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In Campania un nuovo presidio Slow Food: è il grano marzellina

In Campania un nuovo presidio Slow Food: è il grano marzellinaRoma, 25 ott. (askanews) – Nuovo presidio Slow Food in Campania: si tratta del grano marzellina, una varietà di grano duro coltivata a oltre 500 metri di quota nelle province di Avellino e Benevento. Cinque i produttori coinvolti.

La marzellina, detta anche verminia, è una varietà di grano duro storicamente coltivata sulle montagne dell’Appennino campano. Pianta rustica, perfettamente adattata ad altitudini superiori ai 500 metri e capace di arrivare oltre ai mille, ha un apparato radicale forte e ben sviluppato, paglia bianca e corta, spiga compatta e fortemente aristata, seme lungo e acuminato. In passato, il centro principale della produzione era San Bartolomeo in Galdo, nel Beneventano, dove fino all’inizio del ‘900 gli agricoltori destinavano alla sua coltivazione circa un terzo della superficie complessiva a grano, e non solo per via delle sue qualità organolettiche: poteva infatti essere seminata tra febbraio e marzo. Dalla metà del secolo scorso è però stata messa da parte, sostituita da varietà che garantivano rese maggiori. In alcuni terreni, perlopiù piccoli appezzamenti destinati alla produzione di farina per il consumo familiare, la marzellina è comunque rimasta, ponendo così le basi per il suo recupero.

“La marzellina è poco esigente in azoto, fosforo e potassio – aggiunge Leonardo Roberti, referente dei cinque produttori che aderiscono al Presidio per complessivi 30 ettari – e perciò ben si sposa con le tecniche di coltivazione biologiche”. Il disciplinare di produzione consente esclusivamente la concimazione organica. La raccolta avviene normalmente nel mese di agosto, ma può protrarsi fino ai primi giorni di settembre. «Le rese del grano marzellina sono inferiori alle varietà moderne – ammette Roberti – Parliamo di 2,5 tonnellate per ettaro rispetto alle classiche quattro”.

In Abruzzo Marsicaland, festival diffuso dell’agroalimentare

In Abruzzo Marsicaland, festival diffuso dell’agroalimentareRoma, 25 ott. (askanews) – Un festival diffuso dell’agroalimentare abruzzese che durerà sei mesi: Marsicaland è il primo evento itinerante dedicato alla divulgazione delle eccellenze enogastronomiche della Marsica, con un calendario di appuntamenti lungo oltre sei mesi e che coinvolgerà, a livello territoriale, i luoghi più suggestivi del marsicano-fucense.

Mostre, cooking show, convegni, degustazioni, farmer market: sono solo alcuni dei tanti incontri in programma a cavallo tra l’anno in corso e il 2024. Alla presentazione, a Roma, era presente il sottosegretario di Stato al Ministero dell’Agricoltura Luigi D’Eramo. Il festival è incentrato sui luoghi più identitari della Marsica e ha un programma di appuntamenti che culminerà in quello finale di maggio, con le tre giornate conclusive che avranno come teatro Avezzano, vero epicentro dell’intero evento. “La Marsica è una regione nella regione – ha spiegato Giovanni Di Pangrazio, Sindaco di Avezzano – Abbiamo deciso di investire sul nostro territorio, per creare un brand che possa essere riconosciuto in Italia e all’estero, rendendo Avezzano e la Marsica un punto di riferimento per chi voglia immergersi in luoghi ricchi di tipicità, buon cibo, monumenti, arte e storia”.”Abbiamo messo al centro l’agricoltura della Marsica – ha commentato Emanuele Imprudente, vicepresidente della Giunta regionale e Assessore all’Agricoltura della Regione Abruzzo – e l’abbiamo fatto anche pensando a un modello che guarda all’internazionalizzazione e lo fa partendo da un fortissimo concetto di localizzazione e di senso di appartenenza”.

Agricoltura, in Campania al via bandi Psr per 35 milioni di euro

Agricoltura, in Campania al via bandi Psr per 35 milioni di euroRoma, 25 ott. (askanews) – Pubblicati bandi del Programma di Sviluppo Rurale Campania per 35 milioni di euro. Lo ha annunciato Nicola Caputo Assessore all’Agricoltura della Regione Campania. Le misure riguardano le tipologie di intervento 4.2.2 con una dotazione di 11.744.347,87 euro per la Trasformazione, la commercializzazione e lo sviluppo dei prodotti agricoli per micro iniziative agroindustriali. “Risorse che sono rivolte alle imprese agroindustriali in una logica di integrazione – spiega Caputo – con il settore agricolo e di sostenibilità ambientale nell’ambito delle filiere produttive campane: ortofrutticola, florovivaistica, vitivinicola, olivicolo olearia, cerealicola, carne, lattiero casearia, piante medicinali e officinali”.

“Entro la settimana – continua ancora l’assessore regionale – saranno pubblicate le preinformative sulla prossima uscita dei bandi 4.1.1. B (Sostegno a investimenti nelle aziende zootecniche bufaline con una dotazione 16,5 milioni) e 4.1.5 (Investimenti finalizzati all’abbattimento del contenuto di azoto e alla valorizzazione agronomica dei reflui zootecnici con una dotazione 6,5 milioni). Importanti misure riservate alle aziende zootecniche bufaline e volta a promuovere il miglioramento e la realizzazione delle strutture produttive aziendali finalizzate all’ammodernamento e al completamento della dotazione tecnologica con priorità per le azioni di biosicurezza, benessere animale e tutela ambientale in relazione all’emissioni di gas serra”. “Sono state messe a bando ingenti risorse – conclude Caputo – finalizzate alla razionalizzazione e l’ammodernamento del settore bufalino ma anche per le imprese agroindustriali per migliorare la competitività dei produttori primari integrandoli meglio nella filiera agroalimentare. Ancora tante e sostanziali opportunità dalla Regione Campania per gli imprenditori agricoli, agroalimentari e i giovani”.

Granchio Blu, da Emilia Romagna 1 mln per Consorzi e cooperative

Granchio Blu, da Emilia Romagna 1 mln per Consorzi e cooperativeRoma, 25 ott. (askanews) – Un aiuto agli acquacoltori e alle imprese di commercializzazione delle vongole, duramente colpite dall’invasione del granchio blu che ha ridotto vistosamente la produzione vendibile e distrutto il novellame nelle aree di Goro e Comacchio. La Regione Emilia Romagna, con proprio provvedimento, come annunciato ha stanziato ristori per un milione di euro a favore delle imprese che vendono le vongole e sono concessionarie di aree demaniali per l’allevamento.

“Una risposta concreta – spiega l’assessore regionale all’Agricoltura e alla Pesca, Alessio Mammi – per un settore in grande difficoltà. Siamo in contatto continuo con i pescatori e l’intera filiera delle vongole, e abbiamo visto la gravità dei danni provocati dall’invasione di questa specie aliena”. “Mettiamo a disposizione – prosegue Mammi – risorse proprie della Regione per avviare i primi indennizzi alle imprese che hanno avuto forti perdite economiche e compensare i costi derivati dallo smaltimento dei granchi blu pescati. Occorre comunque una strategia nazionale per quest’area che rappresenta la più importante produzione di vongole in Europa, considerando che nel frattempo, la diffusione del granchio ha raggiunto anche altri territori della costa. Oltre a sostegni per i danni- chiude Mammi- e alle aperture a nuove soluzioni su pesca e contenimento del granchio, stiamo sviluppando azioni di monitoraggio in collaborazione con università, centri di ricerca e imprese”.

Alleanza Coop: filiera latte di montagna a rischio estinzione

Alleanza Coop: filiera latte di montagna a rischio estinzioneRoma, 25 ott. (askanews) – In Alto Adige hanno chiuso 150 stalle solo nell’ultimo anno. In Lombardia sono a rischio oltre 500 piccole aziende agricole nelle zone montane, che sopravvivono oggi solo grazie alle cooperative di raccolta latte. Sono alcuni dei numeri resi noti al II Forum sulla zootecnia di montagna organizzato a Bergamo da Alleanza Cooperative Agroalimentari, al quale ha partecipato anche il sottosegretario al ministero dell’Agricoltura Luigi D’Eramo, che ha annunciato che avvierà a breve un progetto pilota che punterà ad un rilancio complessivo delle aree interne, facendo leva anche sulla logistica e sui servizi. Il progetto coinvolgerà tre diverse aree, una al nord, una al centro e una al sud, e partirà da una mappatura delle realtà esistenti per capire come si possa intervenire.

A pesare sulle aziende di montagna sono i costi di produzione, mediamente più alti rispetto alle aziende che operano in pianura, il peso dalla burocrazia, le ricadute delle nuove normative sul benessere animale, per finire con la pressante questione del ricambio generazionale. Giovanni Guarneri, coordinatore settore lattiero-caseario di Alleanza Cooperative Agroalimentari spiega: “i costi di produzione per aziende di 20-50 capi sono sempre più insostenibili. A pesare maggiormente è il costo del gasolio agricolo: una cooperativa per raggiungere tutte le stalle in ogni singola vallata percorre ogni giorno diverse decine di chilometri con i camion di raccolta latte. C’è poi il grande tema del ricambio generazionale”. Le nuove norme europee non fanno altro che complicare un quadro già molto difficile. “La proposta della Commissione europea – afferma Stefano Albasini, presidente della cooperativa Trentingrana e coordinatore del Gruppo di lavoro sulla zootecnia di montagna – prevede al momento che per essere a norma, le aziende, anche le più piccole, debbano avere la cosiddetta stabulazione libera. Ciò comporta dei costi altissimi, specie per piccole imprese di montagna che non superano i 20-30 capi e che rischiano di non sopravvivere, perché adeguarsi alla stabulazione libera richiederebbe spazi più ampi e diversi investimenti che una piccola azienda non riuscirebbe a sostenere”.

Origin Italia: riforma Ig è un successo del Modello Italia

Origin Italia: riforma Ig è un successo del Modello ItaliaRoma, 25 ott. (askanews) – Un successo per tutto il modello italiano. È questo il primo commento di Origin Italia, l’associazione italiana consorzi Indicazioni Geografiche che rappresenta oltre il 95% delle produzioni IG italiane, al raggiungimento dell’accordo sulla Riforma del Sistema IG avvenuto il 24 ottobre in sede di trilogo.

Tra le novità della riforma: più forza al ruolo dei Consorzi di tutela, maggiore protezione delle Ig, anche online grazie all’ex-officio sui domini internet che bloccherà in automatico i contenuti illeciti, e procedure semplificate, oltre agli impegni di sostenibilità. Il nuovo regolamento entrerà in vigore a partire dal 2024. Al suo interno, anche tante nuove opportunità per quanto riguarda i Consorzi stessi, come la promozione del turismo enogastronomico e l’estensione da 3 a 6 anni per i piani di regolazione dell’offerta, che consolidano una ulteriore crescita della Dop Economy e dei territori che riguardano il settore.

“E’ un obiettivo raggiunto grazie a un lavoro di concerto tra il mondo produttivo e quello politico che dimostra come quello italiano sia ancora una volta un modello per quanto riguarda il settore delle DOP IGP – commenta Cesare Baldrighi, presidente di Origin Italia – l’impegno di Origin Italia è stato determinante durante tutto il percorso portando all’attenzione le esigenze del settore e i potenziali pericoli che sarebbero scaturiti dall’adozione di alcune disposizioni normative che inizialmente il testo conteneva e per questo dobbiamo ringraziare il Governo italiano, in particolare il Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, oltre al Relatore stesso della Riforma, l’eurodeputato Paolo De Castro”.

Riforma Ig, De Castro: via libera a testo unico della qualità Ue

Riforma Ig, De Castro: via libera a testo unico della qualità UeRoma, 24 ott. (askanews) – “Lo avevamo promesso: dal 2024 i nostri agricoltori e produttori potranno contare su un nuovo testo unico europeo sulle produzioni di qualità, con misure ambiziose, nel solo interesse delle nostre filiere produttive d’eccellenza”. Così Paolo De Castro, relatore dell’Europarlamento per il nuovo regolamento Ue sui prodotti Dop e Igp, commenta l’accordo raggiunto nel pomeriggio di oggi con i negoziatori di Consiglio (il Ministro spagnolo Luis Planas, presidente di turno del Consiglio Agrifish) e Commissione (il Comissario Janusz Wojcechowski).

Grazie al forte mandato negoziale del Parlamento, rivendica De Castro, “il nuovo regolamento, che entrerà in vigore nei primi mesi del 2024 dopo i passaggi formali in Parlamento e Consiglio, farà evolvere un sistema senza eguali nel mondo, capace di generare valore senza investire alcun fondo pubblico. Come? Rafforzando il ruolo dei consorzi, la protezione di Dop e Igp, e la trasparenza verso i consumatori”. “In particolare – aggiunge De Castro – introduciamo l’obbligo di indicare sull’etichetta di qualsiasi Dop e Igp il nome del produttore, ed eliminiamo una volta per tutte quelle falle del sistema che consentono di sfruttare indebitamente la reputazione delle nostre IG, come nel caso dell’aceto balsamico sloveno e cipriota, o del Prosek made in Croazia. Viene infatti chiarito – spiega l’eurodeputato PD – come le richieste di registrazione di menzioni tradizionali, come quella del Prosek, non potranno più essere prese in considerazione, in quanto identiche o evocative di nomi di Dop o Igp”.

I prodotti Dop e Igp, quindi, “beneficeranno di protezione ex-officio anche nel sistema dei domini internet, con un sistema di geoblocking immediato di tutti i contenuti illeciti. Nel caso in cui le IG siano utilizzate come ingredienti, sarà necessario informare il consorzio dell’utilizzo del prodotto. Gli Stati membri che lo vorranno, potranno prevedere anche l’obbligo di autorizzazione scritta da parte dei consorzi di tutela – prosegue De Castro – a beneficio dei quali abbiamo inserito nuovi poteri, tra cui tra cui la lotta alle pratiche svalorizzanti, la programmazione produttiva con piani fino a sei anni e la promozione del turismo IG, esemplificato le norme per la registrazione e la modifica dei disciplinari di produzione”. Viene messa la parola fine anche su uno dei punti più discussi del regolamento, il ruolo dell’Ufficio europeo della proprietà intellettuale, l’Euipo: “oggi – dichiara De Castro – abbiamo chiarito che l’Euipo dovrà avere un ruolo consultivo e solo su questioni amminstrative, mentre l’interlocutore dei produttori resterà la Commissione Ue, consolidando il legame tra i marchi della qualità europea e lo sviluppo delle aree rurali”.

“Il nuovo testo unico per la qualità europea sarà l’unico atto legislativo di questa legislatura a supporto di un settore agricolo e agro-alimentare più competitivo, sostenibile, integrato e in grado di creare valore aggiunto, a beneficio delle nostre aree rurali”, conclude De Castro.

Carni sostenibili: emissioni nette agricoltura Ue sono 4,6% del totale

Carni sostenibili: emissioni nette agricoltura Ue sono 4,6% del totaleMilano, 24 ott. (askanews) – Il settore zootecnico europeo rappresenta il 38,5% dell’intero comparto agricolo per un valore di 206 miliardi di euro e circa 4 milioni di addetti. In questa fase storica è al centro di una sfida che vede da un lato gli impatti ambientali delle sue attività dall’altro quelli economici. Proprio i temi al centro del libro “Meats and cured meats: the new frontiers of sustainability”, scritto da Elisabetta Bernardi, Ettore Capri e Giuseppe Pulina e presentato al Parlamento europeo. Il volume è edito, in formato open access, da Franco Angeli con il contributo di Carni Sostenibili, organizzazione no profit che riunisce le associazioni dei produttori di carni e salumi italiani.

Considerando il bilancio delle emissioni dei gas e il sequestro di carbonio dei sistemi rurali, il settore agricolo europeo peserebbe, secondo nuove metriche, per il 4,6% del totale. Sugli impatti ambientali del settore si è espresso Giuseppe Pulina, professore di Etica e sostenibilità degli allevamenti all’Università di Sassari e presidente di Carni Sostenibili. “L’intero comparto agricolo in Europa ha ridotto le proprie emissioni di oltre il 18% tra il 1990 e il 2021”. L’argomento su cui fa leva Pulina è che l’agricoltura oltre a emettere carbonio, contemporaneamente lo sequestra. Per questo motivo ritiene che quando si parla di zootecnia, non si debba parlare di sole emissioni climalteranti, ma di bilancio fra queste e sequestro di carbonio da parte degli agroecosistemi. “Ma vi è di più – aggiunge – in questi anni si è evidenziata la necessità di sviluppare nuove metriche per calcolare le emissioni, capaci di tenere in considerazione la tipologia di gas climalteranti e della loro permanenza in atmosfera”. Già nel 1990 l’Ipcc, il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, affermava che tutte le metriche fino ad allora utilizzate presentavano limitazioni e incertezze. Per questo un team di fisici dell’atmosfera dell’Università di Oxford ha proposto la revisione delle metriche. “Così ricalcolate, le emissioni dell’intero settore agricolo europeo peserebbero non l’11,8% o il 4,6% se compensate dai riassorbimenti del totale, ma diventerebbero addirittura negative – sostiene Pulina – Lo studio dei ricercatori di Oxford prende in considerazione per la prima volta la differenza tra gli inquinanti climatici a vita breve, quale il metano, e gli inquinanti climatici a vita lunga, quale l’anidride carbonica e le nuove metriche tengono conto di questa differenza, una differenza sostanziale se consideriamo che il metano ha una emivita di circa 10 anni, mentre l’anidride carbonica permane in atmosfera per circa mille anni”. Il volume contiene anche un punto anche su carne e nutrizione a cura di Elisabetta Bernardi, nutrizionista, biologa e specialista in Scienze dell’alimentazione: “Recenti studi permettono di valutare la qualità delle proteine negli alimenti in rapporto al fabbisogno degli esseri umani. Se è vero che i prodotti di origine animale apportano solo il 18% delle calorie, essi contribuiscono per il 34% delle proteine e per il 55% degli aminoacidi essenziali. Questi ultimi sono parametri chiave nella valutazione della qualità degli alimenti”. Secondo Bernardi “l’impronta ecologica degli alimenti di origine animale è pressoché simile o addirittura inferiore a quella relativa alla produzione di proteine vegetali, a eccezione della soia, che però non è nella tradizione mediterranea”.

Sul tema della sostenibilità degli allevamenti italiani torna anche Ettore Capri, professore di Chimica agraria presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che fa un punto sul modello italiano. “Negli ultimi anni – dice Capri – abbiamo assistito a una progressiva presa di coscienza del comparto che ha metodicamente provveduto a rigenerare le risorse e a diminuire gli scarti”. Oggi l’Italia è il quarto produttore al mondo di biogas e secondo in Europa dopo la Germania. Nello stesso senso va lo sviluppo delle attività di carbon farming: “Si tratta di una serie di pratiche agricole volte alla produzione alimentare – spiega ancora Capri – che nel contempo sono in grado di sequestrare con maggiore efficienza il carbonio atmosferico. È un processo naturale ecosistemico che l’allevamento del bestiame intensifica grazie al ruolo primario svolto dalla produzione di sostanza organica”. “Oggi il settore zootecnico europeo è al centro della sfida ambientale – ha detto nel suo intervento Salvatore De Meo, presidente della commissione Affari costituzionali e membro della commissione Agricoltura – ma la transizione va perseguita in maniera pragmatica, non impositiva e soprattutto non ideologica. La sostenibilità, che è l’obiettivo verso cui bisogna continuare a tendere, deve necessariamente essere coniugata con lo sviluppo economico e produttivo. Le imprese e i cittadini vanno aiutati e accompagnati sulla strada della transizione verde. L’auspicio è che la prossima legislatura si muova su questa strada, riconoscendo l’enorme valore che tutto il comparto agricolo europeo esprime anche nella lotta ai cambiamenti climatici e alla transizione verde”.

“La risposta alla domanda di sostenibilità non può essere quella di smantellare le attività agricole e delegare ai laboratori la produzione di quello che mangiamo”, ha detto Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia che torna a ribadire i suoi timori sul consumo di carne coltivata, facendo leva sulla mancanza di studi “necessari che dicano che il consumo di questo prodotto, addizionato di ormoni, antibiotici e antimicotici necessari per farla crescere, non comporti rischi”.

Imballaggi frutta e verdura, De Meo: delusione risultato voto

Imballaggi frutta e verdura, De Meo: delusione risultato votoRoma, 24 ott. (askanews) – “La proposta di ridurre il divieto di utilizzo di imballaggi monouso per frutta e verdura fresca da 1,5 chili a un chilo, non affronta adeguatamente la questione. Al contrario, evidenzia la mancanza di consapevolezza di alcuni gruppi politici riguardo alle possibili e gravi conseguenze che questa misura potrebbe avere sul settore agroalimentare e sul problema degli sprechi alimentari. Mi auguro che durante il voto in plenaria, alla fine di novembre, avremmo l’opportunità di modificare e migliorare il testo eliminando definitivamente questa disposizione che considero assurda”. E’ il commento di Salvatore De Meo, membro della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale al Parlamento europeo.

“Sono lieto – conclude De Meo – che il vino sia stato escluso dall’ambito di riutilizzo e ricarica, tuttavia, nutro preoccupazioni riguardo ai superalcolici e liquori per i quali persistono gli obblighi rispetto al riuso delle bottiglie”.

Lollobrigida: ortofrutta, fondo emergenze 270 mln in L. Bilancio

Lollobrigida: ortofrutta, fondo emergenze 270 mln in L. BilancioRoma, 24 ott. (askanews) – Un fondo emergenze da 270 milioni di euro per il triennio 2024-2026 in legge di Bilancio, una campagna di comunicazione e una maggiore collaborazione con mense e ristorazione. E’ quanto annunciato dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, nel corso del tavolo sul settore ortofrutticolo che si è tenuto oggi al Masaf e al quale hanno partecipato tutte le associazioni di categoria.

“In legge di Bilancio abbiamo chiesto 20 milioni per i prestiti cambiari in favore del settore ortofrutticolo. Con apposito decreto ministeriale, abbiamo previsto 9,4 milioni di euro per sostenere il settore degli agrumi dal malsecco, 10 milioni di euro per la filiera della pera e 2 per quella dei kiwi. Infine, avvieremo un’apposita campagna di comunicazione sul consumo di frutta e verdura”, ha spiegato Lollobrigida. “I dati di Ismea raccontano delle difficoltà del settore ortofrutticolo – ha detto il ministro – In un’ottica di sostegno al comparto, abbiamo inoltre previsto in manovra un fondo emergenze da 270 milioni di euro per il triennio 2024-2026. Il nostro obiettivo, però, non è convocare questa riunione solo per raccontare le criticità, ma per pianificare lo sviluppo di un asset nevralgico per la nostra economia e che sconta un evidente divario infrastrutturale, oltre ad aver pagato enormi conseguenze a causa di alluvioni e siccità. Per rilanciare la filiera sarà determinante puntare su innovazione e ricerca”, ha detto Lollobrigida.

“La sfida che abbiamo di fronte, e che abbiamo il dovere di raccogliere, è quella di conquistare i mercati internazionali. Paghiamo, evidentemente, un’eccezionale gravità in termini di ritardo sul trasporto merci, criticità sulla quale il Governo Meloni lavora insieme – ha aggiunto il ministro – Dobbiamo rafforzare il sistema, perché i mercati puntano su bassi prezzi a scapito della qualità. Se si assottigliasse il divario tra l’Italia e altre Nazioni su questo aspetto, considerando il gap sui trasporti, ci troveremmo di fronte a un rischio potenziale per il futuro. Su questo, abbiamo i fondi del Pnrr da sfruttare”, continua il ministro.