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In Toscana bando da 8,3 mln per rinnovo e ammodernamento frantoi

In Toscana bando da 8,3 mln per rinnovo e ammodernamento frantoiRoma, 21 set. (askanews) – Arriverà entro ottobre il bando da 8,3 milioni per il rinnovo e l’ammodernamento dei frantoi in Toscana. La giunta regionale ha approvato le disposizioni specifiche per l’attivazione del bando “Innovazione e meccanizzazione nel settore agricolo e alimentare” che dà attuazione al bando quadro nazionale, attraverso il quale sono concessi contributi finalizzati a favorire la sostituzione o l’ammodernamento degli impianti di lavorazione, stoccaggio e confezionamento dell’olio extravergine di oliva, con l’obiettivo di migliorare la sostenibilità del processo produttivo, ridurre la generazione di rifiuti e favorirne il riutilizzo a fini energetici.

Attraverso il bando sono concessi contributi a fondo perduto per favorire la sostituzione o l’ammodernamento dei frantoi esistenti, anche attraverso l’introduzione di macchinari e tecnologie che migliorino le performance ambientali dell’attività di estrazione dell’olio extravergine di oliva. Il rinnovo degli impianti tecnologici è finalizzato, inoltre, al miglioramento della qualità degli olii e ad un generale incremento della sostenibilità della filiera olivicolo-olearia. L’importo complessivo dei fondi messo a disposizione per il bando è pari a 8.334.107,07 euro. L’entità del sostegno è pari al 65 per cento e pari all’80 per cento per gli investimenti realizzati da parte dei giovani agricoltori. L’importo massimo del contributo è di 600mila euro e il contributo minimo richiesto è di 30mila euro.

Spreco alimentare: italiani consapevoli ma non sanno dimensione problema

Spreco alimentare: italiani consapevoli ma non sanno dimensione problemaMilano, 20 set. (askanews) – Tra gli italiani c’è una conoscenza elevata del fenomeno dello spreco alimentare, ma quella qualificata è molto meno. Tradotto meno della metà sa quantificare quanto cibo si spreca nel mondo. A scattare la fotografia sul rapporto tra italiani, spreco di cibo e spesa sostenibile è la seconda edizione dell’Osservatorio commissionato a Bva-Doxa da Babaco market in occasione della Giornata internazionale della consapevolezza sugli sprechi e le perdite alimentari.

Dall’indagine 2023 risulta che il 96% degli italiani dichiara di averne una chiara percezione e ritiene importante agire come collettività per arginare il fenomeno dello spreco alimentare (il 97% pensa sia fondamentale il raggiungimento degli obiettivi Onu 2030), ma solo il 41% ne conosce la reale entità. A conferma di questi dati, rimane stabile rispetto al 2022 anche la percentuale di chi è a conoscenza dell’impatto che lo spreco alimentare ha in termini di emissioni di gas serra che agiscono sul surriscaldamento globale (77%), ma in leggero calo rispetto al 2022 la quota di chi ne ha piena conoscenza (-4 p.p. vs 2022). Un elemento di novità è l’elevata percezione del legame tra cambiamenti climatici e spreco alimentare: nove italiani su 10 ritengono che le sempre più frequenti calamità naturali abbiano un impatto sulle produzioni, causando perdite agricole e conseguente spreco alimentare.

Ma quali sono le cause dietro questo fenomeno? Rispetto al 2022 c’è un calo di attenzione nei consumi e nella preparazione dei cibi: anche se il 78% degli italiani dichiara di prestare molta attenzione e di non buttare quasi mai cibo, quasi un quarto dei rispondenti ammette di sprecare cibo per la scarsa attenzione. Il 57% ha dichiarato inoltre di aver riscontrato almeno un episodio di spreco alimentare domestico nell’ultimo mese. Le cause sono riconducibili alla mancanza di attenzione alla data di scadenza o al deterioramento degli alimenti (59% con un aumento di 5 punti percentuali rispetto al 2022); alla conservazione poco adeguata dei prodotti nei punti vendita (28%); al fatto che si tende a comprare troppi alimenti (16%) o in formati troppo grandi (16%) e infine perché si tende a cucinare cibo in eccesso (14% con un aumento di 5 punti percentuali rispetto al 2022). Verdura e frutta fresca si confermano anche per il 2023 le prime due tipologie di alimenti soggetti allo spreco alimentare. Tra le principali azioni anti-spreco attuate dagli italiani, invece, l’indagine Babaco Market-BVA Doxa annovera l’interesse nei confronti degli acquisti in grado di facilitare una spesa sostenibile: due su tre gradirebbero particolarmente fare una spesa antispreco e sostenibile. Attualmente, però, uno su due, non trova facilmente fattibile una spesa sostenibile attraverso i canali abituali (tra i principali ostacoli, per il 75% dei rispondenti il tempo e lo sforzo extra richiesto, la disponibilità di punti vendita, la localizzazione dei negozi, la modifica delle proprie abitudini consolidate). L’86% dei rispondenti ha inoltre l’impressione che la maggior parte della gdo non venda prodotti prossimi alla scadenza o con confezioni/etichette rovinate, facendo sì che una grande quantità di prodotti rischi di essere sprecata.

Il 54% degli intervistati si dichiara comunque molto interessato a fare la spesa online da aziende che supportano l’antispreco, la sostenibilità e le eccellenze del territorio. Per il 39% degli italiani una spesa alimentare più virtuosa si caratterizza per prodotti antispreco, eccellenze del territorio (28%), sostenibili a livello ambientale (24%) e a livello sociale (9%).

Babaco market: con le box salva anche cibi confezionati e apre primo store

Babaco market: con le box salva anche cibi confezionati e apre primo storeMilano, 20 set. (askanews) – Babaco market diventa grande e da delivery online solo di frutta e verdura fresca “fuori dall’ordinario”, come definiscono in azienda i prodotti scartati dalla distribuzione moderna perchè non conformi agli standard, allarga la gamma delle referenze a prodotti confezionati e inizia a mettere le radici, partendo da Milano. Certo il primo negozio sarà un temporary store per quattro mesi da fine settembre all’interno del Mercato centrale ma è un test al quale non è detto che non seguano altri luoghi fisici. Perchè come ha detto il founder e ceo, Francesco Giberti, “noi siamo partiti dall’inizio della filiera, con i produttori, ma la filiera ha sprechi ovunque, anche nell’industria” e poi “vogliamo arrivare anche a chi magari non ha molta dimestichezza con la tecnologia e gli acquisti online”.

Babaco Market è partita tre anni fa, nel pieno dell’emergenza pandemica, con l’idea semplice di consegnare a domicilio, su abbonamento, box di prodotti alimentari che solo per dei difetti estetici non arrivano sulle nostre tavole. Nel corso di questi tre anni con la sua attività ha evitato lo spreco di 1.800 tonnellate di prodotti raggiungendo progressivamente circa 1.000 città, concentrate nel centro-nord, incluse Roma, Genova, Venezia, Firenze e Bologna, oltre Milano da dove tutto è partito. Per fare questo oggi collabora con una rete di un centinaio di produttori nazionali che riforniscono l’azienda di prodotti altrimenti scartati dalla gdo. L’ultimo bilancio si è chiuso con tre milioni di fatturato e oggi conta su una squadra di lavoro di 44 dipendenti (raddoppiati nell’ultimo anno). “Per il pareggio ci vuole ancora un po’ – ha detto Giberti – siamo ancora in una fase di forti investimenti. In questi anni abbiamo raccolto otto milioni di euro da privati e fondi, ma per il break even point ci vorranno ancora due anni”. L’ultimo round di finanziamento si era chiuso a novembre del 2022 e ora, spiega il ceo, ce ne sarà uno nuovo il prossimo anno. Un nuovo finanziamento per supportare lo sviluppo dell’attività che è continuo come testimonia l’ampliamento merceologico con “La bottega”, che consente di aggiungere alla box di frutta e verdura anche prodotti da dispensa, 500 nuove referenze selezionate da Babaco in base a tre criteri: riduzione degli sprechi (prodotti alimentari creati grazie a progetti di economia circolare, prossimi alla data di scadenza o con qualche difetto di packaging), rispetto per l’ambiente e le persone (selezione di alimenti provenienti solo da filiere sostenibili e da aziende che si occupano di reinserire nella società persone in difficoltà) e ricerca delle eccellenze del territorio italiano (ortofrutta e ingredienti contraddistinti da presidi Slow Food, Igp e Pat). Nel frattempo si lavora all’apertura ormai prossima del temporary di Mercato centrale a Milano dove si alterneranno due persone alla vendita, formate per raccontare, oltre che vendere, queste materie prime seconde, a cui dare una seconda possibilità dal momento che sono buone e dietro nascondono lavoro e investimenti.

Ma il ceo ragiona anche su possibili ulteriori sviluppi come quello nel canale della ristorazione o quello delle etichette “buono oltre” per recuperare anche prodotti in scadenza, mentre si lavora sul paradigma dell’economia circolare avviando progetti pilota con altre aziende per trasformare quelle materie prime che andrebbero buttate. Come è accaduto con la birra al limone realizzata col birrificio Biova che ha utilizzato limoni di un produttore siracusano inadeguati per la gdo per difetti alla buccia. Ma alla fine di questo lavoro di recupero quanto costano le box? Si va dai 21,9 euro di una da 6 chili di frutta e verdura (a sorpresa in base alle stagioni con 10-12 varietà di prodotti) ai 29,9 di quella da dieci chili, una media di 3 euro al chilo circa. Un prezzo finora considerato sostenibile da Babaco per i propri abbonati, 17mila fino a oggi. “Dai dati sappiamo che le persone vedono il valore di questi prodotti – ha detto Giberti – il mercato ci dice che non siamo costosi, anzi siamo più competitivi dei nostri competitor dell’e-grocery, in media costiamo un 30% in meno”. Certo occorre fare i conti con l’inflazione che erode il potere di acquisto delle famiglie e le costringe a modificare le proprie abitudini di spesa per esempio scegliendo la convenienza del discount. “Ecco noi non saremo mai competitivi coi prezzi che fanno i discount – ha ammesso Giberti – da loro troverete per esempio le pere che arrivano dal Cile perchè quelle italiane costano di più e stanno sparendo. Del resto alla gdo conviene più comprare le cilene che le nostre. Ma per noi il tema è: fino a quando potremo continuare a comprare qualcosa senza pensare a quello che c’è dietro?”. Anche il prezzo di acquisto dei prodotti fuori standard che sarebbero andati persi senza il loro intervento, non scende mai troppo perchè “il nostro obiettivo non è strozzare il produttore ma riconoscere un valore al suo lavoro”. Di qui anche la scelta di evitare i rider per le consegne a domicilio. “Anche in questo caso ci affidiamo a fornitori terzi, aziende specializzate dotate di mezzi refrigerati e non ricorriamo ai rider”. “Inizialmente, quando contattavamo i produttori, pensavano che scherzassimo perchè tutti da loro volevano le melanzane perfette, le mele senza cicatrici – ha concluso Giberti – abbiamo avuto la fiducia di tanti investitori per poter crescere e ora i produttori sono contenti di avere un canale alternativo a cui rivendere i propri prodotti senza doverli buttare”.

Agrinsieme: sospendere decreto su canapa solo a fini farmaceutici

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詳細説明

1994年にフランスの百貨店で購入したドーム工房の花瓶になります。名前は確かミモザだったと思います。購入時は専用の箱がありましたが今はありません。高さ21cmで重さ1.5kgブラックライトを当てると緑色に発光しますので、確かではありませんが微量のウランが含有しているかも知れません。近年はウラングラスは生産していないと聞いていますのでその点はよく分かりません。尚、目立った傷や汚れたはありません。

最新入荷 ボタニカルキャンドル センチ 花瓶

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銀座ミキモトで、ドーム工房によるミニチュアのアール・ヌーヴォー

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想像を超えての ドーム工房の花瓶.ミモザ

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オンラインショップ 深川製磁 花瓶 鳥 葉 花瓶

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想像を超えての ドーム工房の花瓶.ミモザ

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想像を超えての ドーム工房の花瓶.ミモザ

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ブランド品専門の ドーム工房の花瓶.ミモザ 花瓶

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Mariafrancesca Serra, un’ingegnera-pastora guida le donne Coldiretti

Mariafrancesca Serra, un’ingegnera-pastora guida le donne ColdirettiMilano, 20 set. (askanews) – Mariafrancesca Serra, sarda, ingegnere edile-architetto con master a Vienna alla guida di un allevamento biologico a Usellus, nel cuore dell’Alta Marmilla (Oristano), è la nuova leader delle donne Coldiretti. Eletta all’unanimità dall’assemblea di Coldiretti donne impresa, riunita a Roma a Palazzo Rospigliosi con la presenza di centinaia di contadine da tutte le regioni assieme al presidente della Coldiretti Ettore Prandini, al ministro alle Riforme istituzionali Elisabetta Alberti Casellati e al ministro delle imprese Adolfo Urso.

La Serra, quarantuno anni, dopo una maturità scientifica ottiene la laurea in ingegneria edile-architettura. Prosegue quindi il percorso formativo all’Università di Arti applicate di Vienna dove consegue un master in costruzioni eco-sostenibili e una specializzazione come tecnico competente in acustica ambientale all’Università di Architettura Roma Tre. Segue una esperienza di qualche mese anche in Giappone che le consente di apprendere attività agricole di realtà molto diverse e di portarle nel suo vissuto per incrementare lo sviluppo tecnologico nella sua azienda, che ha sempre seguito insieme alla sua famiglia, seppur da lontano. Tra un’esperienza e l’altra decide poi di tornare definitivamente a casa. “Mariafrancesca Serra – afferma Coldiretti – è l’esempio lampante di come le donne possano eccellere in qualsiasi campo, dalla cultura alla formazione, dall’agricoltura all’allevamento”. “Il mio – dice la nuova responsabile Donne Coldiretti – è un lavoro, tradizionalmente considerato maschile, ma che oggi fa parte della nuova sfida sociale, per le tante donne che come me amano abbattere barriere e pregiudizi. Per le tante donne che guardano al futuro con ottimismo e armate di un grande e importante bagaglio culturale ed esperienziale vedono nell’agricoltura il nuovo volano per la propria realizzazione professionale. Ho superato tante sfide ma ho cercato sempre di non allontanarmi dalla mia realtà, dalla mia terra che amo in maniera incondizionata. Ora con grande sacrificio ma anche con tanta passione e volontà voglio mettere a frutto le mie conoscenze, quanto ho imparato nel mio percorso di studi e migliorare la mia azienda sempre di più, con importanti innovazioni e nuove tecnologie che possano aiutare me e i miei collaboratori.

I suoi allevamenti (ovini, bovini e suini) si basano sul rispetto del benessere di ogni animale, una parola chiave della sua attività, basata sui principi della sostenibilità e dell’utilizzo delle risorse naturali e rinnovabili con l’obiettivo di trasferire nell’allevamento la passione per l’innovazione e applicazioni di tecnologie avanzate. “Sono onorata e felice – continua Serra – di rappresentare le donne della Coldiretti. Insieme saremo una squadra motivata dalla passione, dall’intraprendenza e dai valori del mondo contadino. Le tante e difficili sfide che ci attendono, in primis la lotta ai cibi sintetici, non ci fanno paura anzi ci stimolano a fare sempre meglio per amore della nostra amata campagna e del buon cibo made in Italy. Ma lavoreremo anche per superare le tante difficoltà che incontrano le donne in campagna, soprattutto quelle più giovani, a partire, ad esempio, dalla scarsa tutela soprattutto nell’ambito della maternità dove il sostegno è davvero irrisorio e non riesce a coprire i costi di un’altra persona, visto che il lavoro agricolo non si può certo fermare”.

Assieme alla Serra l’assemblea, che è composta da rappresentanti provenienti da tutte le province e regioni italiane, in rappresentanza di oltre 200mila donne contadine ha eletto anche il nuovo esecutivo composto da Caterina Ricci (Lazio) e Francesca Gironi (Marche) in qualità di vice responsabili nazionali accompagnate da Santina Interrante (Sicilia), Anna Maria Cascone (Campania), Francesca Biffi (Lombardia), Valentina Galesso (Veneto), Antonella Di Tonno (Abruzzo) e Rita Tamborrino (Puglia).

Ppe, Giansanti: pronti a dialogo strategico su futuro agricoltura

Ppe, Giansanti: pronti a dialogo strategico su futuro agricolturaRoma, 20 set. (askanews) – “In questi ultimi anni gli agricoltori europei sono sempre stati in prima linea nell’affrontare impatti geopolitici significativi, dovuti alle conseguenze della Brexit, all’aumento dei costi energetici e di produzione, all’inflazione, alla crisi COVID, alle questioni legate al sostegno del settore agricolo ucraino, gli incendi boschivi o gli sconvolgimenti climatici che stanno influenzando la nostra produzione, raccolto dopo raccolto”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che è anche vicepresidente del Copa intervenuto all’emiciclo del Parlamento europeo in rappresentanza delle Organizzazioni agricole europee, alla conferenza organizzata dal PPE ‘European farmer’s deal’.

Giansanti ha ricordato quanto sia centrale il ruolo degli agricoltori nell’economia mondiale. “Siamo pronti a fare la nostra parte con un forte impegno per garantire la sicurezza alimentare in Europa, in termini di disponibilità, convenienza e accessibilità per tutti, coniugando i 3 pilastri della sostenibilità: economico, ambientale e sociale – ha detto Giansanti – Ma per proseguire su questa strada è necessario riconoscere il giusto reddito agli agricoltori, investire in ricerca, innovazione e nuove tecnologie, favorire il ricambio generazionale, investire nelle aree rurali e migliorare le infrastrutture e i servizi – ha proseguito – Dobbiamo investire nelle 4F: food/feed/fuels/fibres”. Le imprese europee del settore guardano quindi con grandi speranze ai prossimi mesi. “Copa-Cogeca ha accolto con entusiasmo il riconoscimento dato al settore agricolo e forestale da Ursula von der Leyen nel suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione europea insieme all’annuncio di aprire ‘un dialogo strategico’ sul futuro dell’agricoltura, atteso da tutti gli attori della filiera, e non vediamo l’ora di avere maggiori dettagli e di poter contribuire in modo concreto a questa discussione”, ha concluso Giansanti.

Al convegno del PPE è intervenuta anche Diana Lenzi, sempre di Confagricoltura, in rappresentanza del CEJA, l’Organizzazione dei giovani agricoltori europei.

Approvato da Comagri Pe testo su strategia UE per proteine

Approvato da Comagri Pe testo su strategia UE per proteineRoma, 20 set. (askanews) – E’ stato approvato dalla Comagri PE il testo del rapporto di iniziativa sulla strategia europea per le proteine. “Lo ripetiamo da mesi, e adesso lo abbiamo messo anche nero su bianco in una relazione del Parlamento europeo: la carne sintetica, con i suoi impatti da un punto di vista ambientale, sociale, economico ed etico non può rappresentare una soluzione al deficit strutturale di proteine affrontato dall’Europa”, commenta Paolo De Castro, membro della Commissione agricoltura del Parlamento europeo.

“Al contrario – aggiunge De Castro – la scienza ci offre soluzioni ben più sostenibili, a partire dalle nuove tecnologie ad evoluzione assistita delle piante, che possono portare ad un incremento nel breve termine della produzione europea di proteine vegetali, grazie a varietà più produttive e più resistenti.” “Nonostante il testo messo al voto includesse un paragrafo che definiva la carne sintetica un’opportunità da sfruttare – spiega l’europarlamentare PD – grazie agli emendamenti presentati insieme alla collega Daniela Rondinelli e vari altri deputati del Gruppo dei Socialisti e Democratici, siamo riusciti a ribaltare questo impianto, eliminando ogni riferimento al cibo di laboratorio e sottolineando l’importanza delle nuove biotecnologie sostenibili nella sfida globale per un’agricoltura in grado di produrre di più, utilizzando meno input”.

“La battaglia contro il cibo sintetico e a favore di una scienza che, come con le TEA, sostenga e rafforzi i cicli biologici necessari alla produzione di cibo, continua. E come paesi mediterranei – conclude De Castro – dovremo essere in grado di creare un blocco granitico a difesa del legame cibo-natura, che rischia di essere sostituito a causa di visioni opposte alle nostre, soprattutto da parte dei paesi nord-europei”.

Piazza (Enpaia): agricoltura ha accolto in pieno sfida transizione green

Piazza (Enpaia): agricoltura ha accolto in pieno sfida transizione greenMilano, 19 set. (askanews) – “Dall’osservatorio Enpaia-Censis è emersa la resilienza del comparto agricolo sia da un punto di vista sociale che economico, e ha mostrato come il settore stia raccogliendo a pieno titolo la sfida verso la transizione green rappresentando un baluardo contro il riscaldamento globale. Un argine dovuto alla grande capacità delle imprese agricole, degli allevamenti e del settore di adeguarsi velocemente alle sfide ambientali sapendone cogliere in anticipo gli obiettivi. Le Casse di previdenza, grazie alla loro capacità di saper coniugare progresso, lavoro, economia e salvaguardia dell’ambiente, sono in prima linea nel raggiungimento di questo obiettivo, conoscendo da vicino il valore sociale che questa sfida rappresenta”. Così Giorgio Piazza, presidente Fondazione Enpaia ha commentato i dati dell’osservatorio presentato a Roma a Villa Aurelia in occasione del Forum Enpaia 2023 sul tema “Economia e società. Scenari e prospettive”.

Secondo Roberto Diacetti, direttore generale Fondazione Enpaia, “l’agricoltura italiana rappresenta il 2% del valore aggiunto nazionale e il 16% del valore aggiunto agricolo europeo: cifre che sintetizzano la rilevanza del comparto nell’economia italiana ed europea. L’agricoltura è particolarmente esposta ai cambiamenti climatici e ai rischi ambientali ed è in prima linea nel contrastarli. Lo pensa peraltro il 68% degli italiani. In questo contesto Enpaia sta privilegiando sempre più investimenti Esg e orientati allo sviluppo sostenibile delle imprese agricole”. “L’agricoltura è un settore produttivo importante del nostro Paese con un contributo al pil molto rilevante e con un’occupazione altamente qualificata. Pertanto può essere, e lo è già, un veicolo che caratterizza l’Italia – è stato il commento di Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente – La strategia per rendere il sistema agroalimentare più sostenibile e resiliente di fronte ai cambiamenti climatici è quella della modernizzazione, facendo uso delle più moderne tecnologie nella strumentazione, nella coltivazione e di creare le condizioni per avere minori emissioni o comunque riuscire a trattare quelli che sono i residui della lavorazione nel modo opportuno, degli allevamenti in particolare”.

“Enpaia ci dimostra quanto una sana gestione di filiera possa dare risultati incredibili – ha aggiunto Federico Freni, sottosegretario al ministero dell’Economia – Purtroppo i prezzi dell’agroalimentare sono quelli che scendono più tardi e colpiscono soprattutto le fasce medio-basse. La strategia del governo è quella di continuare a garantire i sussidi erogati e incentivare strutture di filiera che consentono poi di abbassare a valle il prezzo di vendita”.

Sindacati: avviato percorso per contratto integrativo a McDonald’s Italia

Sindacati: avviato percorso per contratto integrativo a McDonald’s ItaliaMilano, 19 set. (askanews) – Inviata oggi ufficialmente da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs nazionali la prima piattaforma per la stipula di un contratto integrativo aziendale alla multinazionale McDonald’s development Italy. La richiesta è quella di aprire un tavolo di trattativa che si estenda anche a tutti i lavoratori dei licenziatari McDonald’s, attraverso anche l’invio di piattaforme rivendicative.

A oggi in Italia i lavoratori della catena di fast food sono sprovvisti della contrattazione di secondo livello. Il contratto ha l’obiettivo di integrare e migliorare le condizioni di lavoro per i dipendenti, promuovendo una cultura aziendale inclusiva ed equa, spiegano i sindacati, così come previsto dal contratto collettivo nazionale applicato e sottoscritto anche da McDonald’s. “Considerato che McDonald’s è un’azienda impegnata nella promozione del benessere dei propri dipendenti, non può sottrarsi dal negoziare un accordo di secondo livello atto a contribuire e a creare un ambiente di lavoro motivante – si legge nella nota – garantendo benefici e opportunità aggiuntive per il personale”.

L’apertura di un tavolo di trattativa permetterà a McDonald’s di discutere in modo approfondito le proposte formulate nella piattaforma dalle organizzazioni sindacali di categoria. “Auspichiamo – si legge nella nota siglata unitariamente da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs – che McDonald’s dia un celere riscontro all’apertura del tavolo di trattativa e a un confronto leale e costruttivo. Siamo fiduciosi che l’apertura del tavolo di trattativa rappresenti un passo importante per migliorare le condizioni di lavoro e per promuovere un ambiente aziendale inclusivo e gratificante. Rimaniamo in attesa di una risposta positiva, sicuri che un’azienda come McDonald’s sarà pronta acogliere le opportunità che verranno dal tavolo di trattativa”.

Centinaio: norma su meat naming non vuole danneggiare aziende cibi vegetali

Centinaio: norma su meat naming non vuole danneggiare aziende cibi vegetaliMilano, 19 set. (askanews) – L’emendamento che vieta l’utilizzo per i prodotti a base vegetale di nomi che si ispirano al mondo della carne e del pesce, e/o a terminologie della macelleria, salumeria e pescheria li aveva visti su fronti contrapposti questa estate. Ora il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, primo firmatario della misura, e Unione italiana food fanno sapere di aver avuto un confronto proprio in merito all’approvazione in Senato del provvedimento, inserito nel disegno di legge sugli alimenti e i mangimi sintetici. E a parole c’è distensione e reciproca comprensione anche se nei fatti non sembrano esserci cambiamenti sostanziali all’orizzonte.

“L’incontro è servito a fare il punto sul percorso legislativo della norma, ora all’esame della Camera dei deputati, e a precisare la distinzione tra i prodotti in questione e quelli di origine sintetica, dei quali si occupa il medesimo disegno di legge”, si legge nella nota congiunta. “L’emendamento presente nel Ddl approvato in Senato nel luglio scorso – ha garantito il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio – non vuole mettere in difficoltà le aziende che operano in questo settore, ma punta solo a fare maggiore chiarezza sul fronte delle denominazioni di questi prodotti, per rendere ancora più consapevole la scelta dei consumatori”.

Centinaio, che ha definito “sicuramente un confronto importante” quello avuto con i rappresentanti delle aziende di prodotti a base vegetale, ha riconosciuto a queste “aziende italiane ed estere, di produrre valore, dare occupazione a tante persone nel nostro Paese e realizzare prodotti che rispondono a una precisa richiesta del mercato. Proprio per questo – ha ammesso – è giusto sottolineare che i prodotti a base vegetale non hanno nulla in comune con il cibo coltivato in laboratorio, né per caratteristiche, né per materie prime usate, né per le garanzie di sicurezza fornite ai consumatori”. I prodotti a base vegetale “sono realizzati con materie prime agricole tradizionali, che fanno parte da sempre della nostra cultura alimentare: verdure, cereali e legumi”, conclude Centinaio. Il direttore generale di Unione italiana food, Mario Piccialuti, dal canto suo ha fatto presente quanto già più volte ribadito in passato: “I prodotti a base vegetale sono ormai presenti sulle tavole dei consumatori italiani da oltre 30 anni e le loro etichette rispettano la normativa vigente, sono chiare e trasparenti e non vogliono certamente ingannare o confondere i consumatori che li scelgono, come mostrano diverse ricerche condotte sulla comprensione del consumatore. Parliamo di prodotti ben conosciuti ed apprezzati proprio per le caratteristiche nutrizionali e organolettiche, acquistati da consumatori molto evoluti nelle scelte e che dimostrano un alto tasso di fidelizzazione”.