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Biden concede la grazia la figlio Hunter, ecco come la Casa Bianca ha spiegato la decisione

Biden concede la grazia la figlio Hunter, ecco come la Casa Bianca ha spiegato la decisioneNew York, 02 dic. (askanews) – Continua a far discutere, in patria e non solo, La decisione del presidente Usa (uscente) Joe Biden di concedere la grazia “piena e incondizionata” per suo figlio Hunter Biden, che questo mese avrebbe dovuto affrontare delle udienze di condanna per reati fiscali federali e per reati sulle armi.


La Casa Bianca ha provato a spiegare il perché di questa decisione, a sorpresa, a 50 giorni dalla fine del mandato del presidente democratico, dopo che ripetutamente Biden, in passato, aveva garantito che non avrebbe interferito. La portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre, in volo verso l’Angola, durante la conferenza stampa con i giornalisti che stanno accompagnando la visita di stato del presidente americano Joe Biden, ha detto che concedere la grazia al figlio non è stata una decisione facile. “Il presidente ha preso questa decisione nel fine settimana. Ci ha pensato, ci ha lottato”, ha detto la Jean-Pierre, ribadendo che il presidente ha preso la decisione perché credeva che suo figlio fosse preso di mira per motivi politici. L’addetta stampa della Casa Bianca ha chiarito che Biden non ha mentito al popolo americano concedendo la grazia, dopo che il presidente americano per mesi ha assicurato che non avrebbe graziato il figlio.


Alla domanda se il presidente avrebbe preso questa decisione se Kamala Harris avesse vinto le elezioni, Jean-Pierre ha detto: “Non lo farò, non lo farò, non entrerò nelle elezioni. È un no, posso rispondere, è un no”. All’insistenza del giornalista l’addetta stampa ha ribadito: “Possiamo parlare solo dell’oggi, non posso parlare di ipotesi”. La portavoce della Casa Bianca ha spiegato che il presidente Joe Biden ha deciso di graziare suo figlio nel fine settimana convinto che Hunter Biden è stato perseguitato politicamente, ma ha sottolineato che Biden continua ad avere fiducia nel Dipartimento di Giustizia. “Due cose possono essere vere. Il presidente crede nel sistema giudiziario e nel Dipartimento di Giustizia. E crede anche che suo figlio sia stato preso di mira politicamente”, ha detto Jean-Pierre sull’aereo presidenziale in viaggio per l’Angola. Jean-Pierre ha spiegato che il presidente ha preso in considerazione la possibilità di concedere la grazia nel fine settimana e che preso la decisione da solo. Ha poi aggiunto che il presidente concederà altre grazie.


Hunter Biden, figlio del presidente è stato condannato per aver evaso le tasse e comprato un’arma da fuoco, mentre era sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. La sentenza di condanna sarebbe stata emessa il 12 dicembre. La first lady Jill Biden ha dichiarato, durante la conferenza stampa natalizia, che sosteneva la decisione del presidente Joe Biden di offrire la grazia completa al figlio Hunter Biden. In risposta ad una domanda dei giornalisti sul caso, la first lady ha detto “ovviamente sostengo la grazia di mio figlio”.


La prima critica alla decisione di Biden di graziare il figlio è arrivata dal presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, che l’ha definita, un “abuso e un errore giudiziario”. “Il perdono concesso da Joe a Hunter include gli ostaggi J-6, che sono stati imprigionati per anni? Che abuso e errore giudiziario!” ha rilanciato Trump su Truth Social. Una critica che è rimbalzata anche da Mosca: la grazia che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha firmato per suo figlio Hunter Biden è “una caricatura della democrazia”, ha detto a Izvestia la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, citata dall’agenzia Tass.

Libano, il premier israeliano Netanyahu: Hezbollah ha rotto la tregua, risponderemo con forza

Libano, il premier israeliano Netanyahu: Hezbollah ha rotto la tregua, risponderemo con forzaRoma, 2 dic. (askanews) – Dopo un attacco di mortaio di Hezbollah su una posizione delle IDF nell’area del Monte Dov, al confine libanese, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso una risposta ferma.


“Gli spari di Hezbollah al Monte Dov costituiscono una grave violazione del cessate il fuoco e Israele risponderà con forza”, ha affermato in una dichiarazione. “Siamo determinati a continuare a far rispettare il cessate il fuoco e a rispondere a qualsiasi violazione da parte di Hezbollah: una minore sarà trattata come una maggiore”.

In Francia si apre la crisi: i partiti di Le Pen e Melenchon pronti a votare la sfiducia al governo Barnier

In Francia si apre la crisi: i partiti di Le Pen e Melenchon pronti a votare la sfiducia al governo BarnierRoma, 2 dic. (askanews) – Il Rassemblement national (Rn) presenterà una mozione di sfiducia al governo di Michel Barnier dopo che il premier ha fatto ricorso all’articolo 49 della Costituzione per far passare la legge di bilancio per la previdenza sociale del 2025. Lo ha annunciato Marine Le Pen.


“Le cose erano chiare, Michel Barnier non ha voluto rispondere alle richieste degli 11 milioni di elettori del Rassemblement national, noi faremo le nostre”, ha aggiunto Marine Le Pen. “Presenteremo una mozione di censura. Voteremo le mozioni di censura e prima di tutto la nostra”, ha aggiunto ancora. Prima di Rn, anche il partito di sinistra estrema la France Insoumise di Mélenchon aveva invocato il ricorso al voto di sfiducia all’esecutivo guidato da Barnier. “Di fronte a questa ennesima negazione della democrazia, sfiduceremo il governo. Michel Barnier passerà alla storia come colui che ha avuto il mandato più breve. Viviamo nel caos politico a causa del governo di Michel Barnier e della presidenza di Emmanuel Macron”. Così la deputata Mathilde Panot all’Assemblea nazionale dopo l’annuncio del premier.


Il capo del governo francese, Michel Barnier, invocando “il momento della verità che metta ciascuno di fronte alle proprie responsabilità”, ha fatto scattare l’articolo 49.3 della Costituzione sulla legge di bilancio per la previdenza sociale 2025. “D’ora in poi, signore e signori, ognuno deve assumersi le proprie responsabilità e io mi prendo le mie”, ha detto a conclusione del suo intervento davanti ai deputati. Subito dopo l’annuncio, i deputati di sinistra e di estrema sinistra hanno lasciato il parlamento. Mathilde Panot, della France Insoumise, ha detto a Le Figaro che il suo partito voterà la sfiducia al governo di Barnier. Poi anche il Rassemblement national ha evocato la possibilità di far cadere l’esecutivo.


“Il primo ministro ha appena fatto scattare l’articolo 49.3 della Costituzione per far passare il budget della previdenza sociale”, ha scritto Rn su X. “Questo testo, come il governo, meritano la sfiducia”, ha aggiunto.

Cosa succede in Siria e perché anche l’Onu è preoccupata

Cosa succede in Siria e perché anche l’Onu è preoccupataRoma, 2 dic. (askanews) – L’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) ha espresso preoccupazione per l’evolversi della situazione nel nord-est della Siria. Lo ha dichiarato Jens Laerke, portavoce dell’organizzazione. “La situazione nel nord-ovest della Siria è preoccupante e stiamo seguendo da vicino questa situazione di instabilità”, ha dichiarato il portavoce. Laerke ha aggiunto che l’accesso umanitario e gli spostamenti dei civili nella provincia siriana di Aleppo sono sempre più difficili a causa del deterioramento della situazione nella regione, secondo i dati operativi dell’organizzazione pubblicati il 1 dicembre.


Il 27 novembre, gruppi affiliati all’organizzazione terroristica Hayat Tahrir al Sham (ex Fronte al Nusra) hanno lanciato un’offensiva su larga scala nelle province siriane di Aleppo e Idlib per la prima volta dal 2016. Questi gruppi controllano attualmente l’intera città di Aleppo, compresi l’aeroporto internazionale e la base aerea di Kuweirs, cosa che non accadeva dallo scoppio del conflitto armato in Siria nel marzo 2011, in cui le forze governative si trovano ad affrontare gruppi di opposizione armata e organizzazioni terroristiche. La soluzione del conflitto viene cercata su due piattaforme: a Ginevra, sotto l’egida delle Nazioni Unite (ONU), e ad Astana con la mediazione di Iran, Russia e Turchia. Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, è arrivato ieri a Damasco, ha incontrato il presidente siriano Bashar al Assad e ha ribadito il sostegno di Teheran al governo siriano nella lotta contro il terrorismo.


L’offensiva guidata dagli islamisti è un tentativo di ridisegnare la mappa della regione in linea con gli interessi degli Stati Uniti. E’ quanto ha detto il presidente della Siria Bashar al Assad in una telefonata con il presidente iraniano Masoud Pezeshkian. “L’escalation terroristica riflette gli obiettivi di vasta portata di dividere la regione e frammentare i Paesi al suo interno e di ridisegnare la mappa in linea con gli obiettivi degli Stati Uniti e dell’Occidente”, ha affermato Assad secondo un comunicato del suo ufficio. Il presidente siriano Bashar al Assad ha cercato ieri il sostegno dei suoi alleati dopo aver perso il controllo di Aleppo, la seconda città della Siria, durante un’offensiva ribelle che ha provocato più di 410 morti, secondo una ong. È la prima volta dall’inizio della guerra in Siria nel 2011 che il governo, alleato di Iran e Russia, perde completamente il controllo di questa città del nord, una dura battuta d’arresto inflitta da una coalizione di gruppi ribelli dominata dagli islamici.


La Russia intanto ha affermato che le sue forze aeree stanno aiutando l’esercito siriano a “respingere” i ribelli nelle province di Idlib (nord-ovest), Hama (centro) e Aleppo (nord), mentre l’Iran ha ribadito il suo “fermo” sostegno al regime di Assad. Nel 2015 e con il fondamentale sostegno militare di Russia e Iran, il regime di Assad ha lanciato una controffensiva che gli ha permesso di riprendere gradualmente il controllo di gran parte del Paese e nel 2016 dell’intera città di Aleppo, cuore economico del pre-guerra in Siria. Le attuali violenze, le prime di questa portata dal 2020, fanno temere una ripresa delle ostilità su larga scala in un Paese diviso in diverse zone di influenza, dove i belligeranti sono sostenuti da diverse potenze regionali e internazionali. Intanto, a seguito dell’ingresso ad Aleppo del movimento radicale Hayat Tahrir al Sham (HTS), le Nazioni Unite hanno avviato un’evacuazione verso Damasco, ancora in fase iniziale. Un primo gruppo di auto, con a bordo anche alcuni italiani, è arrivato in città, mentre altri pullman messi a disposizione dell’Onu sono in attesa di partire con un convoglio cui dovrebbero unirsi alcuni connazionali con auto private. Mercoledì scorso, il gruppo islamico Hayat Tahrir al-Sham (HTS) e le fazioni ribelli alleate, alcune sostenute dalla Turchia, hanno lanciato un’offensiva contro le forze governative, catturando decine di città nelle province di Aleppo, Idlib e Hama, più a sud, e sabato hanno sequestrato gran parte della città di Aleppo. HTS, l’ex ramo siriano di Al-Qaeda, e i ribelli “controllano la città di Aleppo, ad eccezione dei quartieri in mano alle forze curde. Per la prima volta dal 2011, Aleppo è fuori dal controllo del regime”, ha affermato Rami Abdel Rahmane, capo dell’Osservatorio siriano sui diritti umani. Secondo questa ong, che conta su una vasta rete di fonti in Siria, da mercoledì sarebbero state uccise almeno 412 persone: 214 ribelli, 137 membri delle forze filogovernative e 61 civili. “A meno che non lanci presto una controffensiva o la Russia e l’Iran non inviino molto più sostegno, non credo che il governo sarà in grado di riconquistare la città”, ha detto all’Afp Aron Lund, del think tank Century International. Sabato l’esercito ha confermato la presenza di combattenti antigovernativi in “gran parte” della città. E domenica, aerei russi e siriani hanno effettuato attacchi ad Aleppo, uccidendo 12 persone, mentre aerei russi hanno anche bombardato la città di Idlib, uccidendo otto persone, secondo l’Osdh.


Per l’agenzia ufficiale siriana Sana, gli aerei russi e siriani hanno preso di mira “un raduno di comandanti di organizzazioni terroristiche” nella provincia di Aleppo, uccidendo “decine di persone” e distrutto un convoglio di veicoli che trasportavano armi nella provincia orientale di Idlib. Inoltre, il Collegio Francescano Terra Sancta di Aleppo è stato colpito da un attacco russo che ha causato gravi danni. Dopo il raid aereo russo, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha chiesto all’Ambasciatrice d’Italia a Mosca, Cecilia Piccioni, di compiere un passo presso le autorità russe. Stando a quanto riferito dalla Farnesina in una nota, l’Ambasciatrice domani verrà ricevuta al ministero degli Affari esteri della Federazione russa per un incontro già programmato e presenterà la richiesta di rafforzare le procedure per evitare che nuovi attacchi militari possano per errore colpire altri istituti religiosi o comunque installazioni civili ad Aleppo e nella regione in cui sono in atto combattimenti. Ieri Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito hanno chiesto una “de-escalation” in Siria, aggiungendo che “l’escalation” del conflitto sottolinea “l’urgente necessità” di una “soluzione politica”.

Il presidente della Cpi: Corte minacciata, il pericolo è esistenziale

Il presidente della Cpi: Corte minacciata, il pericolo è esistenzialeRoma, 2 dic. (askanews) – Il presidente della Corte penale internazionale (CPI) ha criticato oggi gli attacchi contro la Corte, che si ritrova bersaglio di “minacce, pressioni, atti di sabotaggio” e viene trattata come un’organizzazione terroristica, dopo i suoi mandati di arresto per le guerre a Gaza e in Ucraina. Rivolgendosi ai membri della Corte penale internazionale all’Aia, il presidente della Cpi Tomoko Akane ha affermato che la Corte si trova ad affrontare “misure coercitive, minacce, pressioni e atti di sabotaggio”, senza fornire dettagli. “Siamo a un punto di svolta nella storia (à) Il diritto internazionale e la giustizia internazionale sono minacciati. Proprio come il futuro dell’umanità”, ha aggiunto.


“La Corte è minacciata di sanzioni economiche draconiane da parte delle istituzioni di un (…) membro permanente del Consiglio di Sicurezza come se fosse un’organizzazione terroristica”, ha insistito, alludendo senza nominarli agli Stati Uniti. “Se il tribunale scompare, ciò significherà inevitabilmente il collasso di tutti gli affari… Il pericolo per il tribunale è esistenziale”, ha continuato. “La Corte penale internazionale continuerà ad adempiere al suo mandato legale, in modo indipendente e imparziale, senza cedere ad alcuna interferenza esterna”, ha affermato. La Corte penale internazionale ha attirato critiche dopo i mandati di arresto emessi il mese scorso nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, del suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant e dei leader di Hamas.

Guterres: “Gaza ha il più alto numero di bambini amputati al mondo”

Guterres: “Gaza ha il più alto numero di bambini amputati al mondo”Roma, 2 dic. (askanews) – “La situazione a Gaza è spaventosa e apocalittica”. Così oggi il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres durante una conferenza ministeriale al Cairo per accelerare gli aiuti umanitari a questo territorio palestinese da tredici mesi nella morsa della guerra. “La catastrofe di Gaza non è altro che un collasso totale della nostra comune umanità. L’incubo deve finire. Non possiamo continuare a distogliere lo sguardo. E’ ora di agire”, ha affermato in un discorso letto da Amina Mohammed, vicesegretaria generale dell’Onu. La Striscia di Gaza ha ora “il più alto numero di bambini amputati pro capite nel mondo” ha affermato ancora Antonio Guterres. “Molti perdono gli arti e si sottopongono a interventi chirurgici senza nemmeno anestesia. Ciò a cui stiamo assistendo potrebbe essere uno dei crimini internazionali più gravi”, ha aggiunto.

Tajani al Cairo partecipa alla Conferenza umanitaria per Gaza

Tajani al Cairo partecipa alla Conferenza umanitaria per GazaRoma, 2 dic. (askanews) – Il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, è in missione al Cairo per partecipare alla Conferenza umanitaria per rafforzare la risposta umanitaria a Gaza, co-organizzata da Egitto e Nazioni Unite. L’incontro è presieduto dal ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty, dalla coordinatrice Onu per Gaza, Sigrid Kaag, e dall’alto commissario di Unrwa, Philippe Lazzarini. Al Cairo, si legge in una nota, saranno presenti il segretario generale delle Nazioni Unite, il segretario generale della Lega araba e molti primi ministri e ministri di tutta la regione del Mediterraneo allargato.


La Conferenza si svolge in un momento di stallo dei negoziati per il cessate il fuoco a Gaza e di preoccupazione per il ruolo dell’Onu nei Territori palestinesi. Obiettivo principale dell’incontro è rafforzare gli aiuti per la popolazione civile nella Striscia. Quattro sono le finalità principali: risposta umanitaria; garantire un’adeguata preparazione al cessate il fuoco; sostenere il flusso di aiuti verso Gaza attraverso l’Egitto; pianificazione della prima fase di ripresa. Gli organizzatori si attendono impegni umanitari di natura finanziaria oltre che indicazioni di massima sulla disponibilità all’impegno per la ricostruzione, quando le condizioni lo consentiranno.


“Al Cairo sono sicuro che potremo proseguire lungo il cammino che abbiamo tracciato a Pescara e poi a Fiuggi. Ringrazio l’Egitto e le Nazioni Unite per aver organizzato questo importante appuntamento, che rappresenterà un’ottima occasione per rafforzare il nostro coordinamento con i partner arabi, discutere su come favorire la stabilità nella regione e pensare alla futura ricostruzione”, ha dichiarato Tajani. L’incontro sarà anche il primo momento in cui la comunità internazionale potrà confrontarsi sul nuovo capitolo della crisi in Siria, con l’avanzata delle formazioni militari del gruppo Hayat Tahrir al-Sham verso il Sud del Paese.

Trump contro Biden: la grazia al figlio Hunter è un abuso

Trump contro Biden: la grazia al figlio Hunter è un abusoRoma, 2 dic. (askanews) – Il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, ha definito la decisione del presidente uscente Joe Biden di perdonare suo figlio Hunter Biden, un “abuso e un errore giudiziario”.


“Il perdono concesso da Joe a Hunter include gli ostaggi J-6, che sono stati imprigionati per anni? Che abuso e errore giudiziario!” ha affermato Trump su Truth Social. Biden ha firmato un ordine esecutivo di grazia “piena e incondizionata” per suo figlio Hunter, affermando che questa decisione è stata dettata dalla sua convinzione su un’ingiusta accusa.


In passato, la Casa Bianca e lo stesso Biden avevano ripetutamente affermato che non sarebbe stata decisa alcuna grazia per Hunter Biden, che è stato dichiarato colpevole di accuse di possesso di armi e di evasione fiscale dalle corti federali del Delaware e della California.

Biden concede la grazia “piena e incondizionata” al figlio Hunter

Biden concede la grazia “piena e incondizionata” al figlio HunterRoma, 2 dic. (askanews) – Il presidente Joe Biden ha annunciato ieri la grazia “piena e incondizionata” per suo figlio Hunter Biden, che questo mese avrebbe dovuto affrontare delle udienze di condanna per reati fiscali federali e per reati sulle armi.


“Oggi ho firmato una grazia per mio figlio Hunter”, ha affermato il presidente in una dichiarazione. Si tratta di una “grazia totale e incondizionata”, secondo una copia della concessione esecutiva di clemenza. Questa grazia non può essere revocata dal presidente eletto Donald Trump.


Graziando suo figlio, Joe Biden ha rinnegato una promessa pubblica che aveva fatto ripetutamente prima e dopo essersi ritirato dalla corsa presidenziale del 2024. Il presidente e il suo principale portavoce della Casa Bianca aveva affermato in modo inequivocabile, anche dopo che Trump aveva vinto le elezioni del 2024, che non avrebbe graziato Hunter Biden né commutato la sua condanna. La grazia significa che Hunter Biden non verrà condannato per i suoi crimini, ed elimina ogni possibilità che venga mandato in prigione, cosa che era possibile. I giudici che supervisionano i suoi casi probabilmente annulleranno le udienze di condanna, che erano previste per il 12 dicembre nel caso delle armi e per il 16 dicembre nel caso delle tasse.

In Romania Parlamento frammentato: vince Psd ma estrema destra cresce

In Romania Parlamento frammentato: vince Psd ma estrema destra cresceRoma, 2 dic. (askanews) – Quando lo scrutinio è quasi terminato, con il 99,1% delle schede scrutinate, i Socialdemocratici romeni (Psd), il partito di governo filoeuropeo, conferma i risultati proposti dagli exit poll, attestandosi al primo posto nelle elezioni legislative sia alla Camera che al Senato. Un risultato confortante, dopo lo schock del primo turno delle presidenziali che ha visto vincere l’outsider filo-russo Calin Georgescu, ma non del tutto rassicurante, perché l’estrema destra è cresciuta in maniera significativa, portando tre partiti in Parlamento, un risultato mai visto: le tre formazioni sovraniste, Aur, Pot e Sos Romania insieme sono al 30% delle preferenze, il triplo di quanto raccolto appena quattro anni fa.


C’è attesa, quindi, per la decisione della Corte costituzionale sul riconteggio del primo turno delle presidenziali. Le autorità hanno messo in dubbio l’influenza russa nell’attuale contesto regionale e il ruolo della piattaforma TikTok. L’Alta corte potrebbe decidere oggi di annullare il voto e di ripeterlo a metà dicembre. Il ballottaggio di domenica 8 dicembre per Palazzo Cotroceni, tra Georgescu e la riformista Elena Lasconi è quindi sempre più in bilico e potrebbe avere conseguenze su tutto il panorama politico romeno. Il presidente ha infatti il compito di nominare il premier e il rischio è un’alleanza nazionalista tra capo di stato e governo che potrebbe far cambiare il corso europeista di Bucarest e il posizionamento strategico del Paese anche in chiave Nato. Intanto, se il primo ministro socialdemocratico Marcel Ciolacu, eliminato domenica scorsa dalla corsa presidenziale, si è rallegrato del primo posto ottenuto dal suo partito, ha preso anche atto della spinta nazionalista: “I romeni hanno inviato un segnale importante alla classe politica”, quello di continuare sulla strada europea “ma anche proteggere la nostra identità e i nostri valori nazionali”.


L’estrema destra, divisa tra diversi gruppi accomunati dall’opposizione al sostegno a Kiev in nome della “pace” e dalla difesa dei “valori cristiani”, ha invece rivendicato la vittoria. “Oggi il popolo romeno ha votato per le forze sovraniste”, ha dichiarato il leader del partito AUR (Alleanza per l’Unità dei Romeni), George Simion, che ha ottenuto il 18% dei voti. “Questo è l’inizio di una nuova era in cui i romeni rivendicano il diritto di decidere del proprio destino”, ha aggiunto, mentre il tasso di partecipazione ha raggiunto il livello più alto degli ultimi due decenni (52%) per le elezioni legislative. L’Aur è pronta ad assumersi la responsabilità di governo, ha aggiunto Simion, e ha lanciato un appello alle istituzioni statali affinché permettano la “transizione democratica” del potere. Appello raccolto e rilanciato a sua volta dalla controversa presidente del partito Ssos Romania, l’eurodeputata di estrema destra e filo-Mosca Diana Sosoaca che ha chiesto agli altri partiti sovranisti un’alleanza per entrare nel governo. Anche il nuovissimo Partito dei giovani (Pot), altra formazione nata da una costola di Aur, è entrato in Parlamento: hanno ottenuto rispettivamente con il 7,5% e il 6,2% dei voti.


Dalla caduta del comunismo nel 1989, il Paese non aveva mai vissuto una svolta simile: i motivi dell’onda sovranista vanno ricercati nella rabbia di gran parte dei 19 milioni di romeni che protestano per le difficoltà economiche e la guerra dall’altra parte del confine. L’avanzata della destra, però, potrebbe essere bloccata in Parlamento da una possibile alleanza delle forze moderate: il partito Liberale (14,4%), l’Udmr (6,5%) e l’Usr (12%), insieme al Psd. Diversi leader politici hanno già lanciato appelli per un “governo di unità nazionale” pro-europeo. “Uniti possiamo fare miracoli”, ha detto la leader dei centristi dell’Usr (12%), Lasconi aggiungendo che “dopo questi giorni da incubo”, bisogna mettere da parte le liti tra i partiti per difendere la “democrazia” e l’indipendenza della Romania dalla Russia.