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Sudcorea adotta definizione della Corea del Nord come “nemico”

Sudcorea adotta definizione della Corea del Nord come “nemico”Roma, 16 feb. (askanews) – Il ministero della Difesa sudcoreano ha fatto riferimento alla Corea del Nord come regime “nemico” nell’ultimo documento di strategia di difesa e sicurezza. Si tratta di una definizione che non veniva adottata da sei anni, segno di un inasprimento dei rapporti alla luce della minaccia nucleare e missilistica di Pyongyang, che si è inasprita.
Il Libro bianco sulla difesa 2022, prodotto dal ministero, inoltre ha descritto il Giappone come “stretto vicino” a rispecchiare un tentativo di Seoul di migliorare i rapporti con Tokyo in vista di tempi peggiori nei rapporti col Nord e sotto la pressione Usa che gradisce un compattamento dei suoi alleati regionali in chiave anti-cinese.
Si tratta del primo documento di definizione della politica di difesa di Seoul da quando, a maggio 2022, il conservatore Yoon Suk-yeol è succeduto alla presidenza a Moon Jae-in, progressista e fautore del disgelo col regime di Kim Jong Un. Il Libro bianco viene stilato ogni due anni.
“Visto che la Corea del Nord ci ha definito come ‘indubbio nemico’ nell’ultima riunione plenaria del Comitato centrale del partito di governo nel dicembre 2022 e continua a porre una minaccia militare senza rinunciare al suo programma nucleare, il regime e i militari di tale regime, vettori di tale minaccia, sono il nostro nemico”, si legge nel documento sudcoreano.
La Corea del Sud ha definito per la prima volta “nemica” la Corea del Nord nel Libro bianco del 1995, quando il regime dell’allora leader Kim Jong Il, padre dell’attuale capo supremo di Pyongyang, minacciò di ridurre Seoul in un “mare di fiamme”. Nel 2004 la definizione fu sostituita da una più morbida e si fece riferimento al regno di Kim come “minaccia militare diretta”.
Dal 2010 al 2016 la definizione di “nemico” tornò, dopo che unità nordcoreane affondarono una corvetta sudcoreana, uccidendo 46 membri dell’equipaggio, e dopo un attacco contro un’isola al confine in cui morirono quattro persone. Solo nel 2018 e in quella del 2020 si tornò all’indicazione più morbida.
Nel documento ultimo, tra l’altro, il capo supremo nordcoreano Kim Jong Un viene chiamato solo per nome, senza titoli ufficiali, mentre nella precedente era definito “presidente della Commissione affari di stato”.
Simmetricamente, nel documento ultimo viene modificata la definizione per il Giappone, che torna a essere “stretto vicino”, come era nel 2018. “La Repubblica di Corea e il Giappne condividono valori e il Giappone è uno stretto paese vicino con cui costruire relazioni cooperative che servano i comuni interessi”, si legge nel documento.
Nella precedente versione il Giappone era definito semplicemente come “un paese vicino” con cui cooperare “non solo per le relazioni bilaterali ma anche per la pace e la prosperità in Asia nordorientale e nel mondo”.

Tajani: diplomazia economica fondamentale per crescita Italia

Tajani: diplomazia economica fondamentale per crescita ItaliaRoma, 16 feb. (askanews) – “La filosofia del governo è quella di lavorare insieme, non più a compartimenti stagni per fare sì che la politica del Paese sia frutto di un’azione collettiva. E questo si può fare solo se lavoriamo per l’internazionalizzaizone del nostro sistema produttivo che è l’esatto contrario della delocalizzaizone. Rafforzeremo strategicamente questo lavoro, grazie alla presenza italiana nelle ambasciate nel mondo, perché la diplomazia economica è fondamentale per la crescita del Sistema Italia”, lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani alla Cabina di Regia per l’Internazionalizzazione.

Crosetto: 2% Pil a Difesa? “A Vilnius saremo il pierino della Nato”

Crosetto: 2% Pil a Difesa? “A Vilnius saremo il pierino della Nato”Roma, 16 feb. (askanews) – Alla prossima riunione dell’Alleanza atlantica a Vilnius, sul 2% del Pil alla Difesa, “alla fine saremo il pierino della Nato”: lo ha detto oggi il ministro della Difesa Guido Crosetto alle commissioni riunite Difesa della Camera ed Esteri e Difesa del Senato. “Ieri per la prima volta ho detto sì con fatica”, ha spiegato facendo riferimento alla riunione dei ministri della Difesa della Nato tenutasi a Bruxelles.
“Ieri mi sono limitato a dire che stante la situazione finanziaria e i vincoli dell’Europa sul bilancio è difficile da raggiungere”, ha insistito Crosetto, ricordando che “il 2% ieri era considerato il punto di partenza”. “La Polonia investe il 4%, l’Inghilterra ha detto che dobbiamo mettere il 3%”, ha spiegato il ministro. “Noi oggi siamo all’1,38%. Da questo nasce la mia proposta dello scorporo”, ha precisato. “Escludere queste spese dal vincolo di bilancio, consente di investire nei settori dove c’è crisi reale, su sociale, sanità, interventi economici”, ha quindi spiegato Crosetto, aggiungendo: “la scelta di destinare il 2% del Pil alle spese della Difesa non è stata fatta né da me né da questo governo, risale al 2014 ed è stata ribadita da tutti i governi”. “E l’unica persona che ieri alla Nato ha detto che il 2% è difficile da raggiungere è stato il sottoscritto”, ha commentato.

Cina, Wang Yi: pronti a lavorare per pace in Ucraina

Cina, Wang Yi: pronti a lavorare per pace in UcrainaRoma, 16 feb. (askanews) – La Cina è pronta a lavorare con la comunità internazionale per trovare una soluzione politica e porre fine al conflitto in Ucraina il prima possibile, ha dichiarato il direttore dell’Ufficio centrale per gli Affari esteri cinese Wang Yi in un incontro con il presidente francese Emmanuel Macron.
Wang è in tour europeo dal 14 febbraio: dopo la Francia, visiterà Italia, Ungheria, Russia e parteciperà anche alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco.
“Le parti si sono scambiate opinioni sulla questione ucraina”, ha affermato il ministero degli Esteri cinese in un comunicato dopo l’incontro in Francia.
Wang ha sottolineato che la Cina aderisce fermamente a una posizione obiettiva ed equa sulla questione ucraina e si sforza sempre di contribuire alla riconciliazione e ai colloqui di pace.
“La Cina attribuisce grande importanza al ruolo della Francia come grande paese indipendente ed è pronta a lavorare con la comunità internazionale, compresa la Francia, per cercare un modo per una soluzione politica e per il cessate il fuoco il prima possibile, per porre fine alla guerra il prima possibile”, ha detto Wang.

Nordcorea, riaperto cruciale collegamento traporto merci con Cina

Nordcorea, riaperto cruciale collegamento traporto merci con CinaRoma, 16 feb. (askanews) – La circolazione di camion lungo un collegamento cruciale tra Cina e Corea cel Nord ha ripreso a fluire dopo due anni di stop. Lo scrive il Nikkei.
“Le autorità dei due paesi hanno concordato di riprendere alcuni trasporti”, ha detto una fonte cinese al Nikkei. Ha anche riaperto la dogana cinese nella città di Hunchun, consentendo così a camion carichi di grano di altri beni di attraversare il confine verso Rason.
La Corea del Nord si è sigillata a gennaio 2020 per fermare l’arrivo nel paese del Covid-19. Il blocco è stato sostanzialmente totale. Ma questo ha creato problemi di approvvigionamento: la Cina rappresenta il 90 per cento dei traffici internazionali nordcoreani.
Pyongyang ha anche riaperto i traffici marini e i treni merci che vanno da Dandong, in Cina, alla città coreana di Sinuju da settembre scorso.

Alto diplomatico cinese Wang Yi ha incontrato a Parigi Macron

Alto diplomatico cinese Wang Yi ha incontrato a Parigi MacronRoma, 15 feb. (askanews) – Wang Yi, il diplomatico cinese di più alto rango, ha iniziato da Parigi il suo lungo viaggio in Europa, che lo porterà anche in Italia e a partecipare alla Conferenza sulla sicurezza di Monaca. Oggi ha incontrato il presidente francese Emmanuel Macron e la ministra degli Esteri Catherine Colonna.
Nell’incontro si è parlato anche del viaggio di Macron in Cina previsto per aprile.
E’ il primo viaggio di Wang da quando ha lasciato l’incarico di ministro degli Esteri per assumere quello di rango più elevato di direttore della Commissione centrale per gli Affari esteri del Partito comunista cinese, oltre essere membro del Politburo, il sancta sanctorum del Pcc.
Secondo un’informativa fornita dal governo cinese, ripresa dall’agenzia di stampa ufficiale Xinhua, Wang e Macron hanno scambiato “approfondite opinioni sulla questione ucraina” e l’alto diplomatico cinese ha detto a Macron che la Cina “aderisce a una posizione obiettiva e imparziale sulla questione ed è impegnata a promuovere colloqui di pace”.
Il governo francese, nel dare notizia, ha scritto che entrambe le parti hanno espresso la determinazione nel “contribuire alla pace in accordo con la legge internazionale”.
Wang Yi, dopo l’Italia, la Germania e l’Ungheria, si recherà anche in Russia.

Delitto Attanasio, esce il libro-inchiesta di Antonella Napoli

Delitto Attanasio, esce il libro-inchiesta di Antonella NapoliRoma, 15 feb. (askanews) – Nel secondo anniversario dell’uccisione dell’ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, Luca Attanasio, il 17 febbraio arriva in libreria “Le verità nascoste del delitto Attanasio”, l’inchiesta di Antonella Napoli, giornalista e scrittrice, direttrice della rivista “Focus on Africa”. Un libro che ricostruisce tutte le fasi dell’agguato e ne svela misteri e fatti finora lasciati in un cono d’ombra.
L’autrice presenterà “Le verità nascoste del delitto Attanasio” il 17 febbraio a Roma presso la Fondazione per il Giornalismo Paolo Murialdi (via Augusto Valenzani, 11 – ore 17.30) alla presenza del Presidente dell’Odg Carlo Bartoli, di Salvatore Attanasio e Dario Iacovacci, rispettivamente padre e fratello delle vittime.
Due gli appuntamenti in Lombardia: il 22 febbraio a Limbiate (MB), alle ore 12.00, il firmacopie alla libreria Mondadori (via Giuseppe Garibaldi, 52) e il 23 febbraio a Milano, alle ore 18.30, nello spazio “The Will” (via Cappuccio, 5), dove l’autrice dialogherà con l’avvocato ed esperto di Africa Roberto Cociancich.
Oltre ad aver acquisito tutti gli atti dell’indagine giudiziaria della Procura del Tribunale di Roma, Antonella Napoli, che conosceva bene Attanasio, ha raccolto testimonianze sul posto trascorrendo un lungo periodo in Congo (dove è poi tornata il 31 gennaio con Papa Francesco, come giornalista accreditata al viaggio apostolico del Pontefice in Congo e Sud Sudan).
Esiste una certezza: il 22 febbraio 2021 l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo vennero assassinati.
Esistono dei piani di sicurezza minuziosamente studiati e approvati: oggi è possibile calcolare il rischio dei pericoli di una missione, e dunque, se necessario, evitarla. Cosa che non è avvenuta per l’operazione del World Food Programme del 22 febbraio 2021.
Questo libro analizza il perché non sia stato fatto abbastanza per evitare un evento così cruento. “Le verità nascoste del delitto Attanasio” è un viaggio a ritroso sulle tracce di fatti realmente avvenuti, affrontato dall’autrice che conosceva l’ambasciatore Attanasio e questo le ha dato maggior forza per mettersi a lavoro, chiedendo giustizia, andando fino in fondo nella ricerca della verità, anche con una campagna lanciata dalla rivista da lei diretta, Focus on Africa, #veritaperlucavittorioemustapha.
“Le verità nascoste del delitto Attanasio” è il secondo testo che Antonella Napoli ha scritto sul suo amico ambasciatore, dopo “Più forte della paura”, pubblicato nel 2022 sempre da All Around – ricordo di un servitore dello Stato, impegnato nella difesa dei più deboli, che ha dato la vita in nome dei suoi ideali.
“Molte azioni e atteggiamenti, già dalle prime ricostruzioni, sono apparsi tutt’altro che trasparenti – dichiara Antonella Napoli nel suo libro – Aspetti che ancora oggi sono avvolti da un’inaccettabile omertà, come la responsabilità della mancata sicurezza per quella missione e del “perché” di determinati comportamenti e decisioni che hanno favorito l’assalto sulla strada attraversata dal convoglio del WFP, che l’aveva classificata zona ‘verde’ e dunque ‘sicura’”.
Raccontare per svelare una verità osteggiata, con testimonianze e riscontri che fanno emergere il coinvolgimento di esponenti delle Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo (Fardc) nell’inchiesta sull’uccisione dell’ambasciatore Attanasio, di Iacovacci e di Milambo.
Il libro di Antonella Napoli contribuisce a rompere il silenzio e intende fare luce su una terra che versa in uno stato di insicurezza permanente, tra divergenze politiche, stagnazione economica, sfruttamento rapace delle risorse, diseguaglianze sociali, crisi epidemiche e strumentalizzazioni etniche.
La prefazione del libro è stata curata da Giovanni Gugg, docente di antropologia culturale all’Università Federico II di Napoli e autore di “Focus on Africa”.

Turismo radici è chiave per futuro e per “triplicare presenze”

Turismo radici è chiave per futuro e per “triplicare presenze”Roma, 15 feb. (askanews) – Un turismo sostenibile, che guarda a un bacino di 80 milioni di italiani all’estero ed italodiscendenti, che punta sulla formazione e su un’offerta capace, preparata e strutturata, una strategia per valorizzare e riscopre cultura, lingua e tradizione dell’Italia di oggi. Questo e molto altro è il Turismo delle radici insieme ai progetti ad esso collegati che sono stati presentati oggi alla Farnesina in occasione dell’evento ‘Progetto PNRR. Turismo delle Radici. Una strategia integrata per la ripresa del settore del turismo nell’Italia post Covid-19’ che si è svolto alla Farnesina.
Una strategia che vede coinvolti cinque ministeri e 600 comuni, un ‘gioco di squadra’, come ha dichiarato il ministro degli Esteri e padrone di casa Antonio Tajani, in vista dell’anno del Turismo delle radici che si svolgerà nel 2024 come stabilito dalla Farnesina. In questo anno di avvicinamento i protagonisti saranno i territori, i borghi, i luoghi identitari e legati anche alle tradizioni sparsi in tutta Italia, piccoli tesori da valorizzare grazie alla collaborazione con le amministrazioni locali e i sindaci in prima linea. ‘Il progetto che presentiamo oggi è legato al Pnrr e punta alla crescita del turismo nel nostro Paese guardando non soltanto alle grandi città, perché vogliamo che tanti italiani che vivono all’estero o sono italodiscendenti possano tornare a scoprire dove vivevano i loro nonni. Si tratta di un messaggio di italianità ma anche un messaggio di crescita turistica’, ha detto il ministro degli Esteri sottolineando che ‘per portare a casa il miglior risultato possibile abbiamo bisogno di collaborazione e di gioco di squadra per questo ho chiesto ai ministri del Turismo, dell’Istruzione e dell’Università di darci una mano e la mano ce la devono dare anche gli amminstratori locali’.
Si tratta di un settore che ha ‘una potenzialità enorme’ e che potrebbe consentire ‘raddopiare o triplicare le presenze grazie a una strategia’ che arrichisca l’offerta turistica italiana con la riscoperta di terre che sono al di fuori degli itinerari consueti ma che per l’italiano che cerca le proprie radici sono essenziali, proprio per il loro essere casa e Italia: il Turismo delle radici ‘punta a difendere la nostra identità e a non far dimenticare all’italiano che vive all’estero qual è la sua cultura, la sua identità e la sua lingua’, ha aggiunto Tajani.
‘Con la guornata di oggi abbiamo lanciato definitivamente il progetto del Turismo delle radici un’iniziativa molto importante, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, che vuole coinvolgere gli italiani all’estero e soprattutto gli italodiscendenti all’estero nella riscoperta dei luoghi delle radici, dell’Italia. Non si tratta solo di fare turismo in Italia per gli oltre 80 milioni di italodiscendenti ma anche di venire regolarmente, di scoprire cultura, enogastronomia, territori, artigianato, tutto quello che questo bellissimo Paese ha da offrire. Lo vogliamo fare con tante iniziative, con un’offerta turistica strutturata, preparata, organizzata e adeguata e con l’anno del Turismo delle radici il 2024 che rappresenterà il catalizzatore di tutti gli eventi’, ha detto Luigi Maria Vignali, Direttore Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie.
Un progetto che si rivolge a milioni di italodiscendenti e anche ai 6,5 milioni di italiani all’estero, che per metà vivono in Europa, ma che vogliono riscoprire l’Italia al pari degli italiani che hanno scelto di vivere più lontano o che non sono mai stati nella terra di origine dei genitori o dei nonni. La presentazione del progetto è stato ‘un passaggio importante, il processo è iniziato da tempo, ma oggi è stato un momento di rilancio e di sintesi tra amministrazioni e territori. Cinque ministeri, oltre 600 comuni che hanno aderito, tante amministrazioni pubbliche e private come Enit, Unioncamere e la Rai. Da oggi dobbiamo partire con le iniziative concrete che già nel 2023 verranno avviate e che dovrebbero sfociare nel 2024 nell’anno del Turismo delle radici’, ha aggiunto Vignali.
Per la ministra del Turismo Daniela Santanché il Turismo delle radici è ‘un’occasione che non possiamo perdere. Il futuro del turismo italiano non può prescindere dal turismo delle radici, non si può guardare al domani, se non guardiamo alle radici e da dove arriviamo’. Per il ministero del Turismo si tratta di ‘uno snodo cruciale del turismo italiano, perché si rivolge a un bacino di utenza di 80 milioni di persone, italiani di seconda e terza generazione che sentono questo forte richiamo delle proprie origini’.
Prima della pandemia ’10 milioni di italiani all’estero avevano scelto l’Italia’ e anche durante la pandemia ‘sei milioni di italiani all’estero hanno riscoperto’ il Belpaese: un altro punto a favore del settore ‘lunghezza del peridoo di permanenza in Italia che va da sei giorni a oltre una settimana e la spesa di questa fascia di turisti nel 2021 è stata pari a 4,2 miliardi di euro’, ha ricordato la ministra.
Ma l’importanza del turismo delle radici ‘va oltre’, perché ‘c’è anche il tema dell’aumento dei flussi destagionalizzati. È un turismo che non si conosce soltanto d’estate, ma si distribuisce in tutto l’anno’, ha sottolineato il ministro aggiungendo che un altro vantaggio è la spinta sul mercato ‘dei prodotti enogastronomici, dell’artigianato e che porta a rivitalizzare le produzioni agroalimentari e artigianali’. Un altro tassello è quello legato ai matrimoni degli italiani all’estero e degli italodiscendenti che ‘vogliono tornare a sposarsi in Italia’.
Nel corso della presentazione, la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini ha voluto porre l’attenzione sul fatto che ”essere italiani è il più grande regalo che abbiamo ricevuto” come dice lo slogan del video di presentazione del Turismo delle radici ‘e essere italiani all’estero è essere due volte italiani. Il ministero dell’Università e della ricerca è il ministero del futuro grazie alla forza delle radici. E’ solo attraverso il passato e la metabolizzazione e valorizazione del nostro straordinario patrimono culturale, artistico e scientifico che si ha il primo viatico per costruire il futuro’.
Un concetto quello del Turismo delle radici che secondo il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi dovrebbe essere messo sempre più al centro, anche sfruttando una vetrina come il prossimo Sanremo: ‘Il Festival di Sanremo è una grande occasione che non si sfrutta a dovere’ nella presentazione ‘e nella giusta rappresentazione del nostro Paese’ e ‘oggi affrontando questa materia, il Turismo delle radici, ho pensato quale meravigliosa occasione potrebbe essere il Festival per promuvere’ questo tema e ‘lancio questa suggestione al direttore artistico’ per la prossima edizione.
Un altro elemento centrale del Progetto è la formazione di attori che nel Turismo delle radici sappiano trovare il loro ruolo. ”Le scuole e gli ITS Academy’ possono offrire ‘un contributo essenziale allo sviluppo del Turismo delle radici: c’è un grande potenziale nel lavoro sviluppato dall’intero sistema di istruzione e formazione a favore dei nostri giovani e del Paese, un sistema che si prende cura di conservare e tramandare le nostre radici culturali e che allo stesso tempo promuove l’acquisizione delle competenze digitali per l’innovazione dei prodotti e dei servizi economici. Tutto ciò con la conoscenza che la conoscenza del nostro passato e l’acquisizione delle competenze per il futuro possono offrire un formidabile contributo non solo per lo sviluppo personale dei giovani, ma anche per la crescita economica del nostro Paese’, ha detto il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, intervenendo al Ministero degli Esteri.
Per Valditara la promozione dell’istruzione e della conoscenza della lingua e della cultura italiana nel mondo è ‘un fattore strategico per lo sviluppo del sistema Paese anche a livello internazionale. Anche questa iniziativa di rilancio della cultura e del turismo, settori chiave per la ripresa del nostro Paese, può trarre grande beneficio da una collaborazione costruttiva tra i nostri ministeri. Infatti gli obiettivi del progetto ‘Turismo delle radici’, possono essere fortemente sostenuti dal sistema educativo italiano e in mondo particolare facendo leva sulle capacità delle istituzioni scolastiche di contribuire all’innovazione culturale, sociale e economica di quei luoghi in cui esse stesse sono parte integrante. Le scuole, se coinvolte in iniziative locali integrate, grazie all’autonomia di cui godono le istituzioni scolastiche, possono offrire un grande contributo al progetto, dedicando adeguato spazio nell’offerta formativa alla riscoperta e alla valorizzazione dei beni culturali, delle tradizioni, degli usi e dei costumi, che costituiscono l’identità specifica di ogni territorio’.
Nel corso della mattinata è stato presentato anche il volume “Scoprirsi italiani: i viaggi delle radici in Italia’ in cui sono stati raccolti dati e storie sul tema perché ‘gli italiani nel mondo sono storie che attendono di essere raccontate’, ha detto Marina Gabrieli, coautrice e Cordinatrice nazionale progetto PNRR “Turismo delle radici”.
Riccardo Giumelli, docente dell’Università di Verona e dell’Università di Mar del Plata, Argentina, che ha partecipato al volume ha ricordato che per realizzare le interviste contenute sono stati raccolti ‘120mila dati e raggiunti 21 paesi’ e un elemento che è emerso è che ‘un cittadino con passaporto italiano su 5 all’estero non è mai stato in Italia’ per questo ci sono diversi motivi del viaggio di ritorno, tra cui ‘chi torna per riscoprire i luoghi delle radici’ che sono per il 53% degli intervistati ‘i luoghi di origine della famiglia e nelle persone care’.
Secondo Giuseppe Sommario, ricercatore dell’Università Cattolica di Milano ‘il desiderio di tornare nasce dalla partenza e per questo parliamo del sentimento della ‘ritornanza’ che provano milioni di italiani partiti e che alimentano attraverso il ricordo’.
La mattinata ha visto anche le esperienze di diversi sindaci che nel Turismo delle radici hanno già creduto e credono ancora, che hanno illustrato le loro aspettative in vista del 2024 e degli eventi collegati. E poi si è parlato anche di come comunicare il Turismo delle radici. Uno dei canali più autorevoli è quello della Rai, di cui Fabrizio Ferragni, direttore di RAI Italia, ha dato alcuni numeri: ‘Siamo uno strumento al servizio del Sistema Paese, raggiungiamo 43 milioni di case nel mondo in 143 paesi, con una platea potenziale di 120 milioni di persone che possono seguire i programmi sottotitolati sia in italiano che in spagnolo e i tg e le rassegne in lingua inglese.
(di Daniela Mogavero)

Tajani: Zen non sappiamo che fine ha fatto, continuano ricerche

Tajani: Zen non sappiamo che fine ha fatto, continuano ricercheRoma, 15 feb. (askanews) – “Abbiamo mandato una squadra specializzata” per la ricerca di Angelo Zen, italiano disperso nella città di Kahramanmaras, “attraverso la nostra unità di crisi per cercare di individuare” il connazionale “che ancora manca all’appello. Non è stato trovato fra le vittime, non sappiamo ancora che fine abbia fatto. Continuiamo le ricerche”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine dell’evento di presentazione del progetto sul Turismo delle radici.
Dmo

Ucraina e Cina, la Conferenza di Monaco a “un punto di svolta”

Ucraina e Cina, la Conferenza di Monaco a “un punto di svolta”Roma, 15 feb. (askanews) – “Zeitenwende”, punto di svolta. Così, a Berlino, definiscono il cambio di paradigma storico della politica di difesa tedesca nella direzione di una militarizzazione più assertiva. Una scelta obbligata, dopo l’aggressione russa all’Ucraina. E’ iniziata il 24 febbraio scorso e la Conferenza sulla Sicurezza di Monaco (Msc) si era chiusa da pochi giorni. A un anno dall’invasione, il conflitto è ancora in corso, più cruento e sanguinoso che mai. “Non ci sono segnali che Putin voglia la pace”, ha detto appena ieri il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. E intatte sono rimaste la necessità di una riscrittura delle regole, della riforma delle istituzioni, di un ripensamento dell’intero strumento di difesa europeo, del sistema di alleanze internazionali, alla luce di minacce nuove o precedentemente non rilevate. Non si tratta solo della Russia di Putin. A preoccupare è anche la Cina e la sua recente, e al momento solo presunta, offensiva di intelligence in svariati Paesi del mondo. Telecamere, droni e palloni spia di fabbricazione cinese hanno costretto le autorità di molti Stati – Usa, Regno Unito, Australia e Canada, su tutti – a ‘drizzare le antenne’ per evitare il furto di informazioni sensibili.
Di questo, e di molto altro ancora, si discuterà dunque da venerdì prossimo durante i tre giorni di lavoro dell’edizione 2023 della Conferenza di Monaco, costretta a rifocalizzarsi sulle sue origini – l’ordine di sicurezza in Europa – dopo le digressioni degli anni scorsi su questioni globali come il clima, la biodiversità, il digitale, la salute e il cibo. Tutti temi che resteranno sul tavolo, di certo, ma nel quadro di una valutazione su un calo della sicurezza globale che ha inevitabili ripercussioni sulla prosperità economica, il cambiamento climatico, gli interessi nazionali contrastanti e, in generale, la sensazione che nell’attuale ordine mondiale le “regole” non si applicano sempre allo stesso modo per tutti. “Se non affrontiamo il risentimento che i paesi dell’Africa, dell’America Latina e dell’Asia nutrono nei confronti dell’ordine internazionale, che non sempre ha servito i loro interessi, faticheremo a vincere i recinti come alleati nella difesa di regole e principi fondamentali”, ha commentato il presidente della Msc, Christoph Heusgen.
Con queste premesse, è facile capire perché quasi tutti i Paesi invitati parteciperanno con delegazioni di alto livello. Gli Stati Uniti invieranno una folta rappresentanza, guidata dalla vicepresidente Kamala Harris. A fare gli onori di casa ci sarà il cancelliere tedesco Olaf Scholz. E’ prevista la presenza del presidente francese Emmanuel Macron, mentre per l’Italia ci saranno la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. Ma a Monaco arriveranno centinaia di altri capi di stato e di governo, ministri e dignitari stranieri. E poi vertici militari, responsabili della sicurezza, spie e funzionari dell’intelligence. La minaccia per l’Europa legata alla guerra in Ucraina è un motivo per raddoppiare il dialogo, ha evidenziato Heusgen. E in questo contesto si inserirà anche la discussione sull’adesione alla Nato di Finlandia e Svezia. “La guerra russa è solo l’attacco più sfacciato all’ordine basato sulle regole”, ha scritto nel Rapporto sulla sicurezza di Monaco, pubblicato alla vigilia della Conferenza. “Attori revisionisti stanno cercando di minare lo status quo e cambiare l’ordine internazionale in molti modi diversi”.
A Monaco, dunque, dove è atteso anche il responsabile della diplomazia del Partito comunista cinese Wang Yi, ci si interrogherà su cosa ha gettato le basi per l’invasione della Russia, sul perché molti stati al di fuori delle sfere più ricche ed eurocentriche esitano a sostenere l’Ucraina, e su quali lezioni si applicano alle crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina nella regione indo-pacifica. Per quanto riguarda l’Ucraina, i paesi neutrali o di tendenza russa ospitano la maggior parte della popolazione mondiale. Dallo Yemen alla Siria, dall’Etiopia e al Mali, fino all’India, al Pakistan e alla stessa Cina, la guerra in Ucraina può apparire solo come un altro conflitto brutale, ma distante dai loro interessi, dai loro confini. I paesi di quelle regioni si chiedono perché dovrebbero schierarsi apertamente al fianco dell’Occidente in una guerra che non considerano “propria”, quando lo stesso Occidente ha fatto ben poco per risolvere i loro stessi problemi. “L’immediata risposta dell’Occidente alla guerra in Ucraina non ha certamente aiutato”, rileva il Rapporto sulla sicurezza di Monaco. “Piuttosto che assistere i paesi nell’affrontare l’impennata dei prezzi del cibo e dell’energia, li ha richiamati per non aver mostrato sufficiente solidarietà a Kiev”.
Ecco allora riemergere – e tornerà a galla anche a Monaco – l’esigenza di un “riequilibrio delle relazioni economiche”, tema che necessita di ben altra sostanza rispetto a semplici iniziative o incontri diplomatici atti a mostrare una presenza fine a se stessa. Vale per la guerra in Ucraina, vale per la Cina e il desiderio statunitense di contenere il suo ruolo smepre più assertivo nel Pacifico. A margine della conferenza potrebbe esserci un incontro, al momento non confermato ufficialmente, tra Wang Yi e il segretario di Stato Antony Blinken. Il momento è di grande tensione. La vicenda dei presunti palloni spia rischia di provocare un’escalation. Così come la decisione di alcuni Paesi – in particolare il Regno Unito – di rimuovere dagli uffici governativi tutte le telecamere di sorveglianza di fabbricazione cinese. Il timore è che Pechino possa acquisire informazioni sensibili che dovrebbero rimanere riservate.
Il rischio, segnala Politico, è reale anche a Monaco. Mentre l’élite mondiale della sicurezza sarà impegnata nei colloqui, i telefoni cellulari di tutti potrebbero essere agganciati alle apparecchiature di telecomunicazione cinesi che circondano la sede dei lavori, l’Hotel Bayerischer Hof. Alcune delle antenne che è possibile scorgere ammirando lo skyline della città, entro 300 metri dal luogo che ospita la conferenza, sono dotate di hardware fornito dal colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei, che continua a negare di rappresentare un rischio per la sicurezza europea. L’Hotel Bayerischer Hof ha inoltrato agli organizzatori dell’evento alcune domande sull’infrastruttura mobile montata sul tetto. “Per principio, non commentiamo i dettagli esatti dell’infrastruttura utilizzata per la conferenza principale di Monaco”, è stata la risposta. “Siamo in stretto contatto con tutte le autorità competenti al fine di proteggere di conseguenza la sede della conferenza, i partecipanti e lo spazio digitale”. Da parte sua, l’Ufficio federale per la sicurezza delle informazioni (BSI) ha tenuto a precisare che la Conferenza sulla sicurezza di Monaco è “al di fuori della responsabilità del BSI”. Un’incertezza di fondo, precisano alcuni esperti europei e americani, che conferma quanto sia necessario porre l’accento sul rafforzamento della cooperazione attraverso la definizione congiunta di norme in materia di tecnologia e sicurezza informatica, in particolare tra l’Unione europea e gli Stati Uniti. (di Corrado Accaputo)