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Tennis, Errani-Paolini ko a Parigi: titolo a Gauff-Siniakova

Tennis, Errani-Paolini ko a Parigi: titolo a Gauff-SiniakovaRoma, 9 giu. (askanews) – Stop in finale a Parigi per Sara Errani e Jasmine Paolini, battute dalla coppia Coco Gauff-Katerina Siniakova con il punteggio di 7-6, 6-3 in poco meno di due ore di gioco. Un risultato che non cancella il meraviglioso torneo delle azzurre, alla prima finale Slam di coppia e reduci da una serie di 10 vittorie consecutive.


Il rimpianto è per il tiebreak del primo set: avanti 5-3, Sara e Jasmine hanno perso quattro punti consecutivi. Per l’Italia è la terza sconfitta in tre finali a Parigi. Oltre al doppio femminile anche Bolelli-Vavassori nel doppio maschile e Jasmine Paolini nel singolare donne.

Atletica, doppietta azzurra nella mezza: oro Crippa, poi Riva

Atletica, doppietta azzurra nella mezza: oro Crippa, poi RivaRoma, 9 giu. (askanews) – Altra straordinaria doppietta nella mattinata di domenica per il team azzurro agli Europei di Atletica (Foto Fidal). Protagonista questa volta Yeman Crippa che si aggiudica la medaglia d’oro nella mezza maratona, davanti al connazionale Pietro Riva che porta a casa l’argento.


Crippa chiude in 1h01’03, mentre a completare il podio è il tedesco Petros che ha ceduto all’ingresso nello stadio, complice anche il fatto di aver inciampato in curva e non è riuscito a difendere neanche il secondo posto. L’Italia vince anche l’oro a squadre grazie al piazzamento degli altri azzurri in top 10: 6° posto per Selvarolo, 8° per Faniel e 10° per Chiappinelli.

Seggi riaperti fino alle 23. Pochi alle urne il sabato per l’Europa: 14,6%

Seggi riaperti fino alle 23. Pochi alle urne il sabato per l’Europa: 14,6%Roma, 9 giu. (askanews) – Seggi di nuovo aperti in tutta Italia fino alle 23 in tutta Italia per il secondo e ultimo giorno di votazione per l’elezione dei 76 nuovi europarlamentari che rappresentano l’Italia nel Parlamento dell’Unione Europea.


Alle urne sono chiamati 51,7 milioni di elettori maggiorenni che votano con il sistema proporzionale: all’Europarlamento entrano i candidati più votati delle liste che superano il 4% dei consensi. Lo scrutinio avverrà stanotte, a chiusura seggi senza soluzione di continuità. Gli elettori del Piemonte votano anche per l’elezione del Presidente della Regione e del nuovo Consiglio Regionale. Quelli di 3768 Comuni anche per la scelta del loro nuovo Sindaco e Consiglio Comunali. Di questi Comuni al voto, sei sono capoluoghi di Regione: Firenze, Bari, Cagliari, Perugia Potenza e Campobasso. E 23 sono capoluoghi di Provincia :Avellino, Ascoli Piceno, Bergamo, Biella, Caltanissetta, Cesena, Cremona, Ferrara, Forlì, Lecce, Livorno, Modena, Pavia, Pesaro, Pescara, Prato, Reggio Emilia, Rovigo, Sassari, Urbino, Verbania, Vercelli, Vibo Valentia. L’affluenza alle urne nel primo giorno di votazione di ieri con i seggi aperti otto ore dalle 15 alle 23, è stata decisamente bassa: 14,64% per le Europee. Un pò maggiore è stata la presenza alle urne per le Regionali in Piemonte: 17,5%. E ancora più alta alle Comunali: 20,6%.Nel 2009, ultimo anno di elezioni europee in due giorni, la prima giornata si era conclusa con una partecipazione maggiore alle urne di 4 punti rispetto a ieri: 20,5%.


Per spingere l’affluenza, tutti i leader politici hanno votato nelle prime ore di apertura dei seggi: la premier e leader di Fdi Giorgia Meloni come la segretaria del Pd Elly Schlein. I vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, leader di Lega e Forza Italia, come i presidenti di Cinque Stelle Italia Viva PiùEuropa e Noi Moderati Giuseppe Conte, Matteo Renzi Emma Bonino e Maurizio Lupi. Idem, infine il segretario di Azione Carlo Calenda e i due leader di Alleanza Verdi Sinistra Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Fra le cariche istituzionali, come loro si è recato al seggio a Milano ieri il presidente del Senato Ignazio La Russa. Mentre il presidente della Camera Lorenzo Fontana lo farà oggi a Verona all’ora di pranzo. E il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si recherà a votare oggi pomeriggio nel suo seggio a Palermo. I dati affluiti al Viminale sulla partecipazione alle urne di ieri pomeriggio e sera fotografano che gli italiani ieri hanno votato di più nelle Circoscrizioni di Nord Ovest (comprendente Piemonte Lombardia Liguria e Val d’Aosta) con il 16,7%, del Centro (Toscana Umbria Marche Lazio): 15,7% e Nord Est (Trentino Alto Adige Friuli Venezia Giulia Veneto Emilia Romagna): 15,5%. Mentre hanno votato meno nella circoscrizione Sud (Abruzzo Molise Campania Basilicata Puglia Calabria) (12,5%) e pochissimi nelle Isole (Sardegna e Sicilia): 10,6%.


La Regione italiana che ha visto nel primo giorno di elezioni la maggiore affluenza alle urne è stata il Piemonte dove si vota anche per il Governatore: 17,9%. Quella dove si è votato di meno la Sardegna: 10%. Nelle Regionali del Piemonte, la Provincia con maggiore presenza ai seggi è stata Biella con il 19,6% mentre quella con meno votanti Verbania-Cusio-Ossola con il 15,6%. Alle Comunali, infine, fra i sei Capoluogo di Regione alle urne per rinnovare i Sindaci, a Bari si è votato più che negli altri: il 23,2%. A Cagliari meno di tutti: il 17,9%. In mezzo, a decrescere, gli altri: a Firenze ha votato il 22,5%,a Perugia il 21,7%, a Potenza il 20,6% a Campobasso il 20,14%, a Cagliari il 17,9%,

Tennis, Swiatek regina di Parigi, Paolini si arrende in due set

Tennis, Swiatek regina di Parigi, Paolini si arrende in due setRoma, 8 giu. (askanews) – Troppo forte Iga Swiatek, la polacca numero uno al mondo per Jasmine Paolini. L’azzurra si è infatti arresa nella finale del Roland Garros in poco più di un’ora di gioco con il punteggio di 6-2, 6-1 in una finale che praticamente non c’è mai stata. Il primo set va in archivio con un netto 6-2. Eppure il match era iniziato bene per Jasmine che aveva strappato il servizio alla polacca nel terzo game. Da quel momento, però, è arrivata una serie di cinque giochi consecutivi per Swiatek, devastante con il ritmo imposto. Per Jasmine pesa il 25% di punti vinti con la prima di servizio. Chiusura in 35′. Secondo set che si apre con una sconcertante serie di 5-0 per la polacca che in 20′ orienta la finale del suo quarto Roland Garros. Il finale è solo accademia con il gioco conquistato da Jasmine che evita di chiudere a zero.


Iga Swiatek, 23 anni compiuti lo scorso 31 maggio, è considerata una delle tenniste più forti della sua generazione, in carriera ha vinto ventidue titoli WTA, tra cui cinque prove del Grande Slam (4 Open di Francia e uno US Open) e le WTA Finals nel 2023. Nell’aprile del 2022 ha raggiunto la 1ª posizione della classifica mondiale. È stata la prima tennista polacca e la prima al mondo nata nel XXI secolo, ad essersi aggiudicata un Major in singolare e ad avere raggiunto la vetta del ranking mondiale femminile. Jasmine Paolini, da lunedì sicuramente n.7 al mondo, entra nel ristrettissimo gruppo delle finaliste Slam, come l’amica e compagna di doppio Sara Errani, come Roberta Vinci, come Flavia Pennetta e Francesca Schiavone, queste ultime capaci di sollevare il trofeo più bello che c’è. E domani Parigi non è finita per l’azzurra che affronterà la finale di doppio con Sara Errani contro Gauff-Siniakova.

Seggi aperti in tutta Italia, si vota per Europee, Piemonte e 3700 Sindaci

Seggi aperti in tutta Italia, si vota per Europee, Piemonte e 3700 SindaciRoma, 8 giu. (askanews) – Seggi aperti in tutta Italia fino alle 23 e poi di nuovo domani dalle 7 alle 23 per eleggere i 76 nuovi europarlamentari italiani fra i 720 della nuova assemblea Ue, il Governatore del Piemonte ed il suo nuovo Consiglio Regionale e 3698 Sindaci in tutta Italia con relativi Consigli Comunali. Fra i quali 6 capoluoghi di Regione: (Bari, Cagliari, Campobasso, Firenze, Perugia, Potenza). E anche 23 capoluoghi di Provincia :Avellino, Ascoli Piceno, Bergamo, Biella, Caltanissetta, Cesena, Cremona, Ferrara, Forlì, Lecce, Livorno, Modena, Pavia, Pesaro, Pescara, Prato, Reggio Emilia, Rovigo, Sassari, Urbino, Verbania, Vercelli, Vibo Valentia.


Per le Europee si possono esprimere fino a tre preferenze, alternando generi maschile e femminile. Gli elettori italiani per l’Europarlamemnto sono 51,7 milioni gli italiani chiamati al voto. Per votare bisogna avere compiuto 18 anni. Per la prima volta e solo per le elezioni europee di quest’anno gli studenti “fuori sede” potranno votare per le liste e i candidati della propria circoscrizione territoriale di origine, senza la necessità di rientrare nel comune di residenza. La nuova modalità di voto interessa 23.734 tra ragazzi e ragazze che hanno avanzato regolare istanza nel termine previsto del 5 maggio scorso. A pesare su tutti i risultati la percentuale di affluenza alle urne che sarà rilevata oggi a chiusura seggi e domani alle 12 e alle 19 prima del verdetto finale sull’astensionismo che sarà registrato domani sera a chiusura seggi. Nella notte di domani sono previsti exit poll e proiezioni sia sulle elezioni europee che per le Regionali del Piemonte che per i maggiori Comuni capoluogo di Regione (Firenze Bari Cagliari Perugia Campobasso) al voto per i Sindaci. Mentre in notturna avverrà solo lo scrutinio delle europee. Quello delle Regionali e delle Comunali avrà inizio alle 14 Tutte le emittenti televisive nazionali prinicipali pubbliche e private (Rai, Mediaset, La7, Skytg24) e le principali testate on line di informazione trasmetteranno domani sera maratone elettorali con risultati e commenti.


Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella vota domani pomeriggio a Palermo, quello della Camera Lorenzo Fontana all’ora di pranzo a Verona. Le altre cariche istituzionali – il presidente del Senato Ignazio La Russa a Milano, la premier e segretaria Fdi Giorgia Meloni a Roma- come tutti i leader dei partiti in corsa alle elezioni europee (la segretaria del Pd Elly Schlein a Bologna , il presidente Cinque Stelle Giuseppe Conte a Roma, i segretari di Lega Matteo Salvini a Milano, Forza Italia Antonio Tajani a Fiuggi, Alleanza Verdi Sinistra Nicola Fratoianni a Foligno e Angelo Bonelli a Rovereto, di Noi Moderati Maurizio Lupi a Milano, di Pace Terra e Dignità Michele Santoro a Roma) votano questo pomeriggio per dare esempio e invitare a non disertare le urne in questo inedito week end elettorale con seggi aperti anche il sabato, per allineamento con il resto della Ue.

Europee, l’Agcom precisa: il silenzio elettorale è competenza del Viminale

Europee, l’Agcom precisa: il silenzio elettorale è competenza del ViminaleRoma, 8 giu. (askanews) – “Vedo diversi richiami ed informali segnalazioni ad Agcom riguardanti il rispetto del silenzio elettorale. La competenza circa il rispetto del silenzio elettorale non è di agcom ma del ministero dell’ interno. Buongiorno”. Lo precisa in un posto su Facebook il commissario Agcom Antonello Giacomelli. “Per quanto ci riguarda, ci siamo limitati a ricordare su richiesta o comunque d’accordo con il ministero – evidenzia il Commissario Agcom- che tale obbligo, previsto dalla legge 212 del 1956, “si estende a tutte le attività di propaganda elettorale, diretta ed indiretta, anche se veicolata sulle piattaforme online.”Quindi chi intenda segnalare violazioni alla norma, anche per quelle on line, deve rivolgersi al Ministero dell’Interno, direttamente o attraverso le prefetture competenti, secondo le modalità stabilite dal ministero stesso”.

Matteotti, programmazione continua su canale satellitare Camera per centenario

Matteotti, programmazione continua su canale satellitare Camera per centenarioRoma, 8 giu. (askanews) -La cerimonia a Montecitorio dedicata a Giacomo Matteotti che si è svolta giovedì 30 maggio (in diretta su Rai1, a cura di Rai Parlamento) rimane sulla webtv della Camera dei deputati (al link: https://webtv.camera.it/evento/25468) e sarà al centro della programmazione continua sul canale satellitare dalle ore 7:00 alle ore 15:00 (ora in cui inizierà la diretta dell’Aula) di lunedì 10 giugno, a cento anni dal rapimento e dall’uccisione del deputato, da parte di sicari fascisti.


Il canale satellitare è disponibile sia sulla piattaforma Sky, al 524, sia sulla piattaforma Tivusat, al 90. Il video della cerimonia – che è stata aperta dal Presidente della Camera Lorenzo Fontana, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – contiene anche un focus sulla mostra, allestita in Transatlantico, e dedicata a Giacomo Matteotti in Parlamento, organizzata dalla Camera dei deputati con il Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Centenario della scomparsa del deputato. Erano presenti anche il Presidente del Senato Ignazio La Russa, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il Vicepresidente della Corte Costituzionale Giovanni Amoroso. Fra i documenti esposti nelle teche, conservati nell’Archivio storico della Camera e dedicati all’attività parlamentare di Matteotti, alcuni riguardano il discorso con cui il 30 maggio 1924 denunciò i brogli e le violenze elettorali: una foto della seduta, i suoi scritti con la richiesta di annullare la convalida in blocco dei deputati della maggioranza fascista e il risultato del voto, una copia annotata di “Un anno di dominazione fascista”, un dossier allora appena pubblicato, che Matteotti stava probabilmente aggiornando.


E poi, tra gli altri documenti: una selezione dello scambio epistolare con la moglie Velia Titta, le immagini della Biblioteca della Camera a Palazzo Montecitorio negli anni ’20, il registro dei risultati elettorali per il collegio di Ferrara in cui Matteotti venne eletto per la prima volta alla Camera nel 1919, l’originale del volume “La recidiva: saggio di revisione critica con dati statistici”, da cui il parlamentare socialista sviluppò la propria tesi di laurea, ugualmente esposta. Completano la mostra alcune sue richieste autografe di prestito di libri della Biblioteca della Camera che aiutano a ricostruire il suo percorso di studi e di approfondimento. Oltre che dall’Archivio storico e dalla Biblioteca della Camera, alcuni dei documenti in mostra provengono dalla Fondazione di Studi storici “Filippo Turati” di Firenze. Ha partecipato all’allestimento della mostra anche la Fondazione Giacomo Matteotti ETS. In esposizione anche la ristampa dei discorsi del deputato, pubblicata dalla Camera nell’anno del centenario.

Il Papa: l’acqua è necessaria per la vita umana, non sia merce di scambio

Il Papa: l’acqua è necessaria per la vita umana, non sia merce di scambioMilano, 8 giu. (askanews) – “L’acqua è necessaria alla vita umana: nessun progresso, nemmeno quello sociale, può esistere senza di essa”. Lo scrive Papa Francesco in un messaggio inviato all’Ambasciatore di Costa Rica presso la Santa Sede, S.E. Federico Zamora Cordero, e ai partecipanti all’Evento ad Alto Livello sull’azione oceanica “Inmersos en el cambio”, in corso a San José, in Costa Rica, dal 7 all’8 giugno 2024.


“Anche la grande città di Roma è immersa nell’oceano concettuale della potenza dell’acqua. Coloro che ci hanno preceduto l’hanno onorata, non solo nella loro arte, ma anche con la preghiera in lode del Creatore. San Francesco d’Assisi nel Cantico delle Creature la evoca come “sorella acqua”, definendola “utile, umile, preziosa e casta – aggiunge il Santo Padre -. Tuttavia, è deplorevole notare che pervertiamo tali epiteti trasformando ciò che è utile, come l’acqua, in un oggetto di sfruttamento. Oltraggiamo ciò che svolge un lavoro umile e silenzioso per il bene comune. E invece di considerare prezioso questo dono di Dio, lo trasformiamo in merce di scambio, motivo di speculazione e persino veicolo di estorsione”. Non a caso, evidenzia Papa Francesco in un passaggio del suo messaggio, “è significativo che una delle immagini più emblematiche della città di Roma sia quella di Oceano che, su un carro di cavalli marini guidato da tritoni, si fa strada per le sue strade. Sembra quasi che la città stessa sia immersa nel dominio del mare. In questo modo, gli antichi volevano celebrare l’arrivo dell’acqua nel centro della città, che così riacquistava la sua maestosità dopo anni di carestia e angoscia, imposti dalle guerre che avevano distrutto le sue infrastrutture”. E ancora, “l’Acqua Vergine che sgorga dalla Fontana di Trevi – ricorda il Pontefice – deve il suo nome a una giovane fanciulla del villaggio che indicò con coraggio ai legionari romani dove si trovava la sorgente, ed era anche molto apprezzata per la sua purezza. Tutta la bontà che l’acqua porta alle persone semplici rischia di essere spezzata dalla cattiveria, dall’egoismo, dal disprezzo per gli altri”.


Secondo il Santo Padre, è dunque “necessario un cambiamento radicale” sull’acqua: “Valorizziamo la sua utilità comune nella sicurezza alimentare, il suo umile lavoro di regolazione del clima, lottiamo contro l’inquinamento per ripristinare la sua preziosa bellezza e decidiamo di non violare la sua purezza, lasciandola in eredità alle prossime generazioni”.

Al voto in 3.708 Comuni, riflettori su Firenze Bari e Cagliari

Al voto in 3.708 Comuni, riflettori su Firenze Bari e CagliariRoma, 8 giu. (askanews) – Non solo elezioni europee: in 3.708 comuni, quasi 17 milioni di elettori (16.798.420) sono chiamati a scegliere un nuovo sindaco e circa 42.900 consiglieri comunali. Si voterà anche in sei città capoluogo di regione, Campobasso, Perugia, Potenza, Bari, Cagliari e Firenze. Queste ultime tre sono anche Città Metropolitane. Il comune più grande che andrà al voto è Firenze, con 361.619 abitanti, quello più piccolo è Pedesina, in provincia di Sondrio con 35 anime. Altri 12 comuni che rinnoveranno sindaco e consigli superano i 100mila abitanti: Bari, Prato, Modena, Reggio Emilia, Perugia, Livorno, Cagliari, Ferrara, Sassari, Bergamo, Pescara e Forli.


I Comuni di nuova istituzione che andranno per la prima volta al voto sono quattro: Uggiate con Ronago in provincia di Como, Setteville in provincia di Belluno, Santa Caterina d’Este in provincia di Padova e Sovizzo in provincia di Vicenza.La Lombardia è la regione con il maggior numero di comuni al voto, 961, seguita dal Piemonte con 801. La regione con meno comuni chiamati alle urne è la Sardegna con 27, una delle tre regioni a statuto speciale con il Friuli Venezia Giulia, e la Sicilia. In Valle d’Aosta si voterà solo per rinnovare il Parlamento Ue, mentre per il Trentino Alto Adige si aggiunge Rovereto con il turno di ballottaggio delle comunali, tra Giulia Robol, sostenuta dal centrosinistra e Giampiero Lui, candidato per il centrodestra, senza FdI. Anche se l’attenzione sarà tutta concentrata sulle elezioni europee, il risultato delle urne delle sei città capoluogo di regione non lascerà indifferenti i leader dei partiti nazionali.


Vediamo nel dettaglio la situazione: BARI: per il dopo Antonio Decaro, il centrosinistra non ha trovato la quadra su un candidato unitario e così per la corsa allo scranno più alto di Palazzo di Città ci sono Michele Laforgia, candidato M5s, sostenuto da sei liste e Vito Leccese, indicato dal Pd, appoggiato da Verdi e Azione assieme a otto liste civiche, tra cui Decaro per il sindaco, che corre solo per i Municipi. Il centrodestra invece arriva compatto e punta su Fabio Romito, scelto dai partiti di governo Fratelli d’Italia, Forza Italia, Noi moderati, Udc-Prima l’Italia e alcune altre liste civiche. Ci sono poi Sabino Mangano, ex M5s ed ex consigliere comunale con la sola lista Oltre e Nicola Sciacovelli, anche lui ex consigliere comunale, sostenuto dalle liste Sciacovelli sindaco-Ci piace e Noi per Bari-Italexit per l’Italia per Sciacovelli sindaco.CAGLIARI: Zedda contro Zedda. E’ derby (dei nomi) a Cagliari per la carica di sindaco. Alessandra Zedda, per il centrodestra, e Massimo Zedda, per il campo largo del centrosinistra, sono i candidati (non parenti) più accreditati a succedere a Paolo Truzzu di FdI, che ha lasciato Palazzo Civico per la Regione Sardegna. Alessandra Zedda, ex presidente della Giunta regionale sarda, passata da Forza Italia alla Lega è sostenuta da FdI, Lega, FI e altre quattro liste civiche. Massimo Zedda, ex sindaco di Cagliari dal 2011 al 2019, è il candidato dello stesso campo ‘larghissimo’ (10 liste) di centrosinistra che ha portato Alessandra Todde a vincere le regionali. Ci sono poi tre candidati indipendenti: Giuseppe Farris (Movimento CiviCA 2024), Emanuela Corda, ex M5s, (Alternativa), Claudia Ortu (Potere al Popolo e Pci).


CAMPOBASSO: il centrodestra, dopo aver conquistato nel giugno dello scorso anno, la Regione Molise grazie a Francesco Roberti, ora punta anche al comune di Campobasso con Aldo De Benedittis, ex assessore al Bilancio, sostenuto da sei liste: Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Popolari per l’Italia, Noi moderati e Udc. La decisione dei vertici del M5s di non concedere una deroga alla sindaca uscente, Paola Felice, al secondo mandato, ha portato la coalizione di centrosinistra a scommettere su Marialuisa Forte, appoggiata dai Pentastellati, Pd e Alleanza Verdi-Sinistra. Per la corsa a Palazzo San Giorgio c’è anche Pino Ruta, candidato sindaco di tre liste: Costruire democrazia, Unica terra Molise e Confederazione civica.FIRENZE: il centrosinistra non è stato capace di trovare una sintesi per il dopo Nardella e così, per la poltrona di sindaco a Palazzo Vecchio, ai nastri di partenza arriva frastagliato con diversi candidati: il Pd, con Sinistra Italiana, +Europa, Azione, Europa Verde, Movimento Laburista, Volt e Movimento Centro, ha scelto Sara Funaro, ex assessore all’Educazione. Matteo Renzi con Italia viva ha messo in campo l’ex vicepresidente regionale, Stefania Saccardi. M5s ha deciso di puntare su Lorenzo Masi, consigliere comunale uscente. Ci sono poi Cecilia Del Re, ex assessore della giunta Nardella, con la lista Firenze Democratica, Dmitrij Palagi, supportato da Rifondazione comunista, Possibile e Potere al Popolo. Tutt’altro discorso nel centrodestra che, grazie ad una decisione unitaria, ha tirato fuori dal cilindro l’ex direttore degli Uffizi, il tedesco, Eike Schmidt, oggi alla guida del Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli. In corsa per la carica di sindaco di Firenze ci sono anche Andrea Asciuti sostenuto dal Movimento Indipendenza di Gianni Alemanno e dal Popolo della Famiglia, Alessandro De Giuli con Firenze Rinasce, Francesco Zini, con Firenze Cambia e Francesca Marrazza, con Ribella Firenze.


PERUGIA: il centrodestra schiera Margherita Scoccia (FdI) per continuare a guidare il comune di Perugia, dopo i 10 anni targati Andrea Romizi. Scoccia, attuale assessora all’Urbanistica, è sostenuta da otto liste tra cui Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. A sinistra un campo largo scommette su Vittoria Ferdinandi, psicologa clinica, nel 2021 nominata Cavaliere al merito della Repubblica per il suo impegno a favore delle persone con disturbi mentali. Ferdinadi è appoggiata da sette liste tra cui Pd, M5s, Avs e Azione. In corsa per la carica di sindaco ci sono anche Massimo Monni (Perugia Merita), l’ex senatore Leonardo Caponi (Pci), e l’ex calciatore del Perugia e della Juventus, Davide Baiocco (Forza Perugia, Alternativa Riformista – Italexit).POTENZA: squadra che vince non si cambia. E così il centrodestra per le comunali a Potenza si ripresenta con lo stesso campo allargato, ad Azione e Italia viva, che ha portato al bis di Vito Bardi alla presidenza della Regione. Per la corsa a sindaco, la coalizione di centrodestra propone Francesco Fanelli, esponente della Lega, ex vicepresidente della giunta regionale uscente. Discorso diverso nel centrosinistra, che non avendo raggiunto un’intesa, si presenta frastagliato e senza il simbolo del Pd sulla scheda elettorale: c’è Francesco Giuzio, ex consigliere comunale, appoggiato dalla lista Basilicata Possibile; c’è Pierluigi Smaldone, ex consigliere comunale, sostenuto da Potenza Ritorna, M5s e Città nuova; c’è Vincenzo Telesca, ex consigliere comunale, candidato sindaco per Uniamoci per Potenza-Telesca sindaco, La Potenza dei Cittadini-Potenza democratica, Insieme per Potenza, Basilicata Casa Comune, Potenza prima e da una parte del Pd.COME SI VOTA I seggi saranno aperti oggi (dalle 15 alle 23) e domani (dalle 7 alle 23), in concomitanza con le elezioni europee e le regionali del Piemonte, come deciso dal governo con il Ddl Elezioni. L’inizio delle operazioni di scrutinio è fissato alle 14 di lunedì 10 giugno.Nei comuni fino a 15.000 abitanti si vota con un turno unico. Gli elettori possono esprimere una preferenza per il sindaco e una per la lista dei consiglieri comunali collegata al candidato alla carica di sindaco prescelto. Viene eletto il sindaco che ottiene la maggioranza dei voti. In caso di parità di voti si procede ad un turno di ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti, da effettuarsi la seconda domenica successiva. In caso di ulteriore parità viene eletto il più anziano di età.Nei comuni con più di 15.000 abitanti l’elettore ha tre possibilità di voto: tracciare un segno solo sul simbolo di una lista, assegnando la propria preferenza alla lista contrassegnata e al candidato sindaco collegato; tracciare un segno sul simbolo di una lista (partito), tracciando contestualmente un segno sul nome di un candidato sindaco non collegato alla lista votata, quest’ultimo caso è il cosiddetto ‘voto disgiunto’; tracciare un segno solo sul nome del candidato sindaco, votando così solo per il candidato sindaco e non per la lista o le liste a quest’ultimo collegate. Inoltre ogni elettore può esprimere, nelle apposite righe affiancate al simbolo della lista, uno o due voti di preferenza, scrivendo il cognome di non più di due candidati (un uomo e una donna, pena l’annullamento della seconda preferenza) compresi nella lista da lui votata.Chi ottiene la maggioranza assoluta dei voti validi (50%+1) al primo turno diventa sindaco. Se nessun candidato raggiunge questa soglia si rivota domenica 23 giugno (dalle 7 alle 23) e lunedì 24 giugno (dalle 7 alle 15) per il ballottaggio, scegliendo tra i due candidati che al primo turno hanno ottenuto il maggior numero di voti. Al secondo turno viene eletto sindaco il candidato che ottiene il maggior numero di voti.(di Benedetto Lattanzi) 

Europee, lo spettro astensionismo mette i brividi ai partiti

Europee, lo spettro astensionismo mette i brividi ai partitiRoma, 8 giu. (askanews) – Lo spettro dell’astensionismo si aggira un po per tutta Europa, impegnata nella decima tornata elettorale della sua storia. Ma incombe in particolar modo sull’Italia, che dall’euro-entusiasmo delle prime elezioni per il Parlamento europeo potrebbe stavolta veder scendere la partecipazione nazionale intorno al 50% e trovarsi sotto alla media Ue.


Nel corso dei decenni l’affluenza media europea per il rinnovo del parlamento dell’Unione ha subìto un calo quasi costante, passando dal 62% del primo voto nel 1979 al poco più del 50% nell’ultima tornata del 2019. Andando a guardare la serie storica (ai 6 paesi fondatori della Ue nel 1958, e agli altri 3 entrati nel 1973, si sono uniti nel frattempo altri 19 paesi), si nota che dopo il 61,9% del 1979, l’affluenza media europea nel 1984 è calata infatti al 58,9%, nel 1989 è scesa al 58,4% e nel 1994 al 56,6%. Nel 1999 poi, è calata drasticamente al 49,5%, nel 2004 al 45,4%, nel 2009 al 42,9%, e nel 2014, dato più basso di sempre, al 42,6%. Poi c’è stato un buon rimbalzo nel 2019, quando è risalita al 50,6%. Come sarà l’affluenza a livello continentale quest’anno, quando domenica sera si chiuderanno le urne? Difficile fare previsioni, sia perché l’uscita nel 2020 del Regno Unito (che alle Europee ha sempre avuto percentuali altissime di astensione), potrebbe condizionare al rialzo il dato, sia perché molto dipende dalle dinamiche interne a ciascun Paese. Secondo una ricerca della Fondazione Bertelsmann, l’affluenza media continuerà la ripresa registrata nel 2019, soprattutto nei Paesi del Nord. Quasi certamente invece, l’Italia sarà in controtendenza. Da noi il calo della partecipazione nelle elezioni Ue ha mostrato un andamento altrettanto calante, ma più marcato che nel resto d’Europa, seppure “viziato” da percentuali iniziali di partecipazione più alte. Nel primo voto del 1979 l’affluenza italiana è stata dell’85,6%; nel 1984 è calata all’82,4% e nel 1989 all’81%. Nel 1994 si è registrato un brusco calo, al 73,6%, e nel 1999 al 69,7%. Nel 2004 l’affluenza è risalita al 71,7% ma già nel 2009 è ripresa a calare attestandosi al 66,4%. Nel 2014 poi, è stata del 57,2% e nel 2019 del 54,5%, collocandosi ancora poco sopra la media europea.


Domenica dunque, a urne chiuse, l’Italia potrebbe finire per la prima volta sotto la media Ue e trovarsi drammaticamente vicina a una soglia di astensione del 50%. Va detto che in Italia la tendenza all’astensionismo mostra dati più allarmanti alle europee rispetto che alle elezioni politiche (il 36,1% di astenuti nel 2022), segno che la Ue viene percepita come entità più distante. A ben guardare però, le differenze tra i due appuntamenti elettorali scompaiono se si prendono in esame i parametri socioeconomici dei territori più colpiti dall’astensione. Secondo una ricerca Edjnet-Sole 24 ore, sia alle politiche che alle europee i Comuni italiani che hanno registrato maggiore astensionismo hanno in media un indice di vecchiaia più elevato rispetto alla media nazionale e un rapporto di sostanziale parità tra cittadini in età non attiva e quelli in età attiva. Scende anche l’incidenza di laureati (fino a sotto il 30%, contro la media del 36%) e raddoppia l’analfabetismo (da 0,6% a 1,2%). Ma è soprattutto nel confronto sul piano economico che si svelano le radici dell’astensionismo: a fronte di una disoccupazione media nazionale dell’8,8%, nei Comuni più “astensionisti” il tasso supera il 13% e il reddito dichiarato risulta più basso del 23% rispetto alla media nazionale.Si tratta di evidenze che combaciano con una recente analisi del Censis, secondo la quale la ridotta partecipazione elettorale e la scarsa fiducia nelle istituzioni europee sono legate, a livello continentale, al lungo ciclo del “declassamento sociale sperimentato negli ultimi quindici anni da un cittadino europeo su tre: oltre 150 milioni di cittadini – sottolinea il Rapporto sullo stato dell’Unione – che hanno visto ridursi i propri livelli reddituali, che vivono in province periferiche rispetto agli assi produttivi dell’Europa e che a causa di questo inesorabile scivolamento manifestano di conseguenza il profondo malessere dei perdenti, che li porta ad allontanarsi anche dal cuore politico europeo”. Un identikit che, nel caso italiano, sembra coincidere quasi perfettamente con i parametri socioeconomici del Sud. Lo conferma indirettamente, in una recente intervista a Repubblica, il politologo della Luiss Roberto D’Alimonte, secondo il quale “nel 2019 la differenza” in termini di votanti “tra le regioni del Centro Nord e quelle del Centro Sud fu di 17 punti e stavolta la forbice potrebbe allargarsi” ulteriormente. In questo quadro è inevitabile che l’astensionismo faccia più paura a quei partiti che sono forti al Sud, in primis il M5s, visto che, prosegue D’Alimonte, “in proporzione al totale i voti meridionali rappresentano per il Movimento il 65%; il 49 per Forza Italia, il 35 per Fratelli d’Italia, il 34 per il Pd”. Se tra sabato e domenica andrà a votare solo un elettore italiano su due si porrà un problema politico per tutti partiti, perché, come ha scritto il il Censis, “saremo di fronte a qualcosa che può insidiare gli stessi meccanismi di funzionamento delle democrazie liberali” e poi perché tutti i partiti si troveranno davanti a una metà del paese – ha notato Lina Palmerini sul Sole 24 Ore – che non si sente rappresentata né dalle forze di governo né da quelli di opposizione. Ma forse, paradossalmente, potrebbe aprirsi un problema in più per quelle forze politiche più populiste, che hanno cavalcato il malcontento delle persone finite ai margini – che in Italia si trovano soprattutto al Sud – e che non saranno riuscite a convincerle a recarsi ai seggi. (di Massimo Santucci)