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NY Canta, premio in memoria Mike Bongiorno a Nek

NY Canta, premio in memoria Mike Bongiorno a NekNew York, 15 ott. (askanews) – Il Premio in memoria di Mike Bongiorno del festival NY Canta è stato conferito nella serata finale dell’evento all’Oceana Theatre a Brooklyn a Filippo Neviani, in arte Nek.


“Dopo essersi cimentato per la prima volta nella conduzione con i “music awards” , è stato la scommessa vinta da Carlo Conti che gli affida la conduzione del suo programma “dalla strada al palco” per tre stagioni consecutive. Per essersi messo in gioco uscendo dalla sua zona confort ,per aver condotto con eleganza e la simpatia che lo contraddistinguono da sempre , per essere stato la rivelazione assoluta di Rai due nel 2022 e nel 2023 la miglior conferma della rete”, questa la motivazione. L’associazione ACINY ha istituito dall’anno 2010 il premio in memoria di Mike Bongiorno dedicato a chi si è particolarmente distinto nel mondo della televisione, della musica e dello spettacolo.


Nell’anno degli anniversari, 100 anni della Radio,, 70 anni di televisione corre anche un altro anniversario ovvero i 100 anni dalla nascita di Mike Bongiorno, indimenticabile conduttore e creatore di programmi tv iconici . Quest’anno quindi il premio assume un’importanza ancor più rilevante. Marino Bartoletti presidente di giuria del NY Canta, ha vinto invece il premio Frank Sinatra.

Meloni: con i centri in Albania stiamo rispettando il diritto internazionale

Meloni: con i centri in Albania stiamo rispettando il diritto internazionaleRoma, 15 ott. (askanews) – “La collega Braga dice che in Albania si stanno consumando delle violazioni, visto che i primi dovrebbero arrivare domani mi pare eccessivo che si siano consumate delle violazioni. Se è il principio quello a cui si riferisce io ricordo che l’accordo con l’Albania prefigura la cessione di territorio albanese che viene coperto da giurisdizione italiana ed europea. Se ritiene che ci sia una violazione o non conosce bene il diritto internazionale o ritiene che violi se stesso. Noi stiamo rispettando il diritto internazionale”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nella replica alla Camera.

Centri Albania,Meloni: stiamo rispettando diritto internazionale

Centri Albania,Meloni: stiamo rispettando diritto internazionaleRoma, 15 ott. (askanews) – “La collega Braga dice che in Albania si stanno consumando delle violazioni, visto che i primi dovrebbero arrivare domani mi pare eccessivo che si siano consumate delle violazioni. Se è il principio quello a cui si riferisce io ricordo che l’accordo con l’Albania prefigura la cessione di territorio albanese che viene coperto da giurisdizione italiana ed europea. Se ritiene che ci sia una violazione o non conosce bene il diritto internazionale o ritiene che violi se stesso. Noi stiamo rispettando il diritto internazionale”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nella replica alla Camera.

Pastificio Garofalo e Accademia Romito a Tokyo con Pasta meets you

Pastificio Garofalo e Accademia Romito a Tokyo con Pasta meets youRoma, 15 ott. (askanews) – Il Pastificio Garofalo, in collaborazione con l’Accademia Niko Romito, scuola di alta formazione e specializzazione professionale, sarà a Tokyo il 16 ottore per la nuova tappa del progetto “Pasta Meets You”, presso la Hattori Academy Educational Institution.


Pasta Meets You è il progetto internazionale per diffondere la cultura della pasta secca e le sue tecniche di cottura. Nato dall’unione di due eccellenze italiane ha l’obiettivo di educare chef di fama mondiale, futuri talenti e appassionati di cucina di tutto il mondo sul corretto utilizzo della pasta secca italiana. La tappa di Tokyo, dopo quella Madrid, rappresenta il quinto appuntamento del progetto, che ha già toccato Brasile, Costa Rica, Turchia e Spagna. La giornata, rivolta a chef professionisti, studenti dell’accademia Hattori e appassionati di gastronomia, sarà suddivisa in due momenti che prevedono masterclass, sessioni formative e degustazioni.


L’appuntamento nipponico prevede nella prima parte della giornata, una sessione sull’arte di cucinare la pasta, introdotta dallo chef Niko Romito, 3 stelle Michelin. La seconda parte della giornata sarà invece dedicata a cinquanta giovani studenti aspiranti chef, con l’obiettivo di approfondire le radici culturali della pasta e le sue tecniche di preparazione.

Sogin: falsa la notizia di una visita della Gdf nella sede centrale

Sogin: falsa la notizia di una visita della Gdf nella sede centraleRoma, 15 ott. (askanews) – “In merito ad un articolo, apparso questa mattina su un sito web, Sogin smentisce in modo categorico quanto riportato nel testo, precisando che non vi è stato alcun ‘accesso’ della Guardia di Finanza negli uffici della società, né ieri né oggi, 15 ottobre”. Lo comunica la società in una nota, aggiungendo di aver “dato mandato ai suoi avvocati di avviare ogni azione legale, sia di natura civile che penale, a tutela dell’immagine e della reputazione della società e dei suoi lavoratori”.

Argentina, università pubbliche si mobilitano contro governo Milei

Argentina, università pubbliche si mobilitano contro governo MileiRoma, 15 ott. (askanews) – Decine di facoltà di università pubbliche nazionali e provinciali dell’Argentina hanno iniziato oggi una grande mobilitazione dopo le assemble studentesche che hanno deciso di opporsi al governo a causa del taglio dei fondi ai centri di studi superiori.


“In questo momento sono state occupate 77 facoltà in tutto il Paese”, ha detto il segretario generale del Centro studentesco di lettere e filosofia dell’Università di Buenos Aires (UBA), Luca Bonfante. Sei giorni dopo che il Congresso ha ratificato il veto del presidente Javier Milei, che annulla la legge sul finanziamento dell’università con la quale si garantiva il bilancio degli istituti di istruzione superiore per quest’anno in corso, gli studenti di tutto il paese si sono riuniti in assemblea ieri sera e hanno deciso di occupare le loro facoltà.


Nell’UBA, l’università più importante del paese, sono state occupate, tra le altre, le facoltà di Scienze , Medicina, Giurisprudenza, Psicologia e Scienze sociali. Nella provincia di Santa Fe (centro-est), sono state occupate le facoltà di Scienze Politiche e Umanistiche e la Facoltà di Lettere dell’Università Nazionale di Rosario.


La stessa sorte è toccata alla Facoltà di Lettere, Giornalismo e Studi Umanistici, Scienze dell’Educazione e Servizio Sociale dell’Università Nazionale di La Plata, capoluogo della provincia di Buenos Aires (est). In questa giurisdizione, dove vive quasi il 37 per cento della popolazione, si trovano l’Università Nazionale di La Matanza, l’Università Nazionale Arturo Jauretche, l’Università Nazionale General San Martín, l’Università Nazionale di Luján, l’Università Nazionale di Moreno, l’Università Nazionale di Lomas de Zamora, l’Università Nazionale General Sarmiento e l’Università Nazionale di Quilmes.


In quest’ultimo centro, giovani simpatizzanti della coalizione di governo, La Libertad Avanza (di estrema destra), hanno lanciato spray al peperoncino contro un gruppo di studenti che stavano partecipando a un’assemblea per decidere di occupare l’università. All’Università Nazionale di Córdoba (al centro), la seconda giurisdizione più grande del paese, sono state occupate la Facoltà di Lettere, la Facoltà di Scienze della Comunicazione e la Facoltà di Psicologia. È stata occupata anche la Facoltà di Scienze Marine dell’Università Nazionale di Comahue, situata nei distretti di Neuquén (sud-ovest) e Río Negro (sud). La Facoltà di Filosofia e Lettere della provincia di Tucumán (nord-ovest), inoltre, ha dichiarato “persona non grata” il governatore della circoscrizione, Osvaldo Jaldo, e i deputati che mercoledì hanno approvato il veto del presidente sulla Legge sul Finanziamento dell’Università. Il presidente argentino ha assicurato martedì che le università pubbliche e i loro finanziamenti non sono “in discussione”, ma ha insistito ancora una volta sulla necessità di un controllo, anche se il governo non ha preso alcuna iniziativa da quando si è insediato, a dicembre, per realizzare queste supervisioni. Nel progetto di Bilancio 2025 presentato al Palazzo Legislativo, l’Esecutivo ha deciso di sospendere l’obbligo dello Stato di investire almeno il 6% del PIL nell’istruzione. Per questo mercoledì nella capitale argentina, gli studenti di varie facoltà hanno indetto un cacerolazo alle 18:00 ora locale (le 22 in Italia), e ci sarà anche una mobilitazione a La Plata, nel quadro di una giornata di proteste e manifestazioni che potrebbero estendersi a tutto il territorio. Il Fronte Nazionale delle Università Nazionali, formato dai sei sindacati che rappresentano docenti e non docenti in tutto il Paese, ha deliberato per questo giovedì un nuovo sciopero di 24 ore, dopo quello indetto il 10 ottobre

Giappone, partita la campagna elettorale: test vitale per Ishiba

Giappone, partita la campagna elettorale: test vitale per IshibaRoma, 15 ott. (askanews) – La campagna elettorale per le elezioni generali del Giappone è iniziata ufficialmente oggi. I candidati e i partiti avranno 12 giorni di tempo per promuoversi, prima che i cittadini vadano alle urne il 27 ottobre.


In palio ci sono 465 seggi della Camera dei rappresentanti, il più importante dei due rami dela Dieta nipponica. La camera alta si chiama Camera dei consiglieri. Di questi 465 seggi, 289 saranno assegnati a politici eletti direttamente in collegi uninominali. Altri 176 saranno selezionati attraverso la rappresentanza proporzionale suddivisa in 11 circoscrizioni. In totale sono in corsa 1.344 candidati, rispetto ai 1.051 dell’ultima elezione del 2021.


Per la prima volta il numero delle candidate ha superato il 20% del totale: sono in lizza 314 donne, rispetto alle 186 delle precedenti elezioni. Il Partito liberaldemocratico – che mantiene il governo del paese in maniera quasi ininterrotta dagli anni ’50 del secolo scorso – sconta un momento di bassa popolarità, aggravato dal recente scandalo dei fondi utilizzati in maniera irregolare da diversi parlamentari. Per questo motivo, l’asticella delle aspettative è piuttosto bassa e punta a mantenere alla camera la maggioranza relativa e quella assoluta (233 seggi) in coalizione col partito buddista, legato alla Soka Gakkai, Komeito.


Nella legislatura appena terminata anticipatamente, la formazione che esprime il primo ministro Shigeru Ishiba aveva da solo 256 seggi, cioè più che la maggioranza assoluta. Assieme al Komeito arrivava a 288 seggi. Questa flessione è destinata a rendere più difficile non tanto la governabilità, ma la possibilità di mettere in campo efficacemente una riforma costituzionale, in particolare relativa all’Articolo 9 della Costituzione che esclude la possibilità al Giappone di avere forze armate (vincolo, questo, solo parzialmente superato). Infatti, per fare la riforma, c’è bisogno di una maggioranza qualificata nelle due camere, oltre a un voto referendario.


“Sono ben consapevole che questa elezione sarà estremamente difficile”, ha ammesso il primo ministro Shigeru Ishiba, durante una conferenza stampa la scorsa settimana, quando ha fissato il “limite della vittoria”. Difficoltà dovute a una serie di scandali, come quello dei fondi irregolari o precedentemente quello dei parlamentari legati alla Chiesa dell’Unificazione. Ma anche a un peggioramento del reddito reale disponibile per le famiglie giapponesi, a causa dell’inflazione e della perdita di valore dello yen. Ishiba ha vinto alla fine del mese scorso le elezioni interne al Partito liberaldemocratico ed è quindi diventato primo ministro il primo ottobre. Immediatamente ha annunciato di voler andare a elezioni, un passo in parte richiesto dalla necessità di ottenere un mandato politico, dall’altro di riconfigurare il Partito liberaldemocratico che è uscito da questa fase elettorale molto frammentato e delegittimato. Il primo ministro ha chiarito subito che non avrebbe dato sostegno a oltre una dozzina di candidati coinvolti negli scandali sul finanziamento. Alcuni si sono ritirati, altri però hanno deciso di concorrere lo stesso, senza il bollino del partito. Il principale partito di opposizione, il Partito costituzionale democratico (CDP), ha a sua volta cambiato leader, scegliendo l’ex primo ministro Yoshihiko Noda. Nella legislatura appena conclusa deteneva 98 seggi alla Camera bassa. Si è dato l’obiettivo di non far raggiungere la maggioranza assoluta alla coalizione liberademocratici-Komeito. I sondaggi usciti finora non gli danno ragione e, pur certificando il calo di consensi del Partito liberaldemocratico, vedono comunque la formazione di Ishiba in vantaggio. Ai giapponesi non piace cambiare e non è un caso che il Partito liberaldemocratico sia stato al governo per 65 dei suoi 70 anni di storia. Solo tra il 2009 e il 2011 il Partito democratico – dalla cui scissione è poi nato il Partito costituzionale democratico – riuscì a strappare il potere alla formazione oggi capeggiata da Ishiba. Il disastro dello tsunami e dell’incidente nucleare di Fukushima, però, lo affossò, perché il governo di Naoto Kan non fu visto come capace di gestire l’emergenza. La stessa esperienza da premier di Noda fu deludente. Alle elezioni seguenti, il pallino tornò nelle mani dei liberaldemocratici, allora capeggiati da Shinzo Abe, il premier più longevo della storia nipponica (poi ucciso nel 2022). Alle elezioni si presentano il Partito dell’innovazione del Giappone, il Partito comunista giapponese, il Partito democratico per il popolo e il Reiwa Shinsengumi. Molti seggi verranno decisi in base a desistenze tra i partiti dell’opposizione, che potrebbero iun questo caso mirare a colpire l’asse Ldp-Komeito. Ma queste formazioni non sembrano particolarmente propense a collaborare tra loro. La Camera dei Rappresentanti – nella struttura bicamerale della Dieta – ha più potere, poiché ha l’ultima parola sulla nomina dei primi ministri e sull’approvazione dei bilanci governativi in caso di disaccordo con la camera alta. I membri della Camera bassa servono mandati di quattro anni, a meno che il primo ministro non la sciolga anticipatamente, come accaduto in questo caso. I candidati devono avere almeno 25 anni, mentre il diritto di voto attivo è assegnato dai 18 anni in su.

Slow food lancia il manifesto del Pane Slow

Slow food lancia il manifesto del Pane SlowRoma, 15 ott. (askanews) – Slow Food Italia celebra le Giornate mondiali dell’Alimentazione e del Pane 2024 con il Manifesto del pane Slow, cibo di base quotidiano che rappresenta identità culturale e, al contempo, condivisione, solidarietà, scambio tra le comunità.


Slow Food vuole raccontare la storia del pane come strumento fondamentale per rivitalizzare le aree interne e diffondere pratiche agroecologiche, l’unica prospettiva di futuro capace di garantire a tutti un accesso a cibo buono, pulito, giusto e sano. “La grande sfida di garantire il diritto al cibo per una vita e un futuro migliori, come indica la Fao in questa Giornata mondiale, per noi parte dal modo in cui gli alimenti sono prodotti, trasformati e distribuiti, anche il pane. C’è un cibo che fa male, frutto di un sistema preciso, dove spreco, sfruttamento e fame sono elementi necessari, l’altra faccia del consumo e del profitto. E poi c’è un cibo che fa bene alle persone e ai territori, fatto di storia, cultura, convivialità, piacere”. Il Manifesto del pane Slow ha l’obiettivo di riunire contadine e mugnai, fornai e pastaie, ma anche cuochi, tecnici e istituzioni che in esso si riconoscono e lavorano per coinvolgere una comunità sempre più ampia di cittadini, sottolinea Serena Milano, direttrice di Slow Food Italia.


Tra i principi del pane Slow quello della qualità del prodotto: il pane Slow è realizzato con pasta acida lievitata – evitando l’uso di agenti lievitanti chimici – acqua e farine integrali o semi-integrali, per un prodotto genuino che conservi tutte le proprietà nutrizionali e i sapori autentici. Ancora, la promozione di metodi di coltivazione e gestione dei terreni che rispettino l’ambiente e favoriscano la biodiversità, impiegando grani tradizionali locali che arricchiscono il patrimonio agricolo. Infine, si punta alla giusta remunerazione di tutti gli attori della filiera, agricoltori, mugnai, panettieri.

Gli Usa a Israele: stop alle armi se continua il blocco degli aiuti a Gaza

Gli Usa a Israele: stop alle armi se continua il blocco degli aiuti a GazaRoma, 15 ott. (askanews) – Gli Stati Uniti hanno informato Israele che interromperanno le forniture di armi se Israele continuerà a bloccare l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Lo riporta Haaretz citando una fonte diplomatica israeliana.


Il quotidiano israeliano ha quindi riportato la lettera firmata dal Segretario di Stato americano, Antony Blinken, e dal Segretario alla Difesa, Lloyd Austin, indirizzata ai ministri israeliani Yoav Gallant e Ron Dermer, datata 13 ottobre, in cui si chiede alle autorità israeliane di agire “entro 30 giorni”. Nella missiva l’amministrazione Biden si è detta “particolarmente preoccupata dal fatto che le recenti misure adottate dal governo israeliano, tra cui l’interruzione delle importazioni commerciali, il rifiuto o l’impedimento di quasi il 90% dei movimenti umanitari tra il nord e il sud di Gaza a settembre, le continue restrizioni onerose ed eccessive sul dual-use e l’istituzione di nuovi controlli e requisiti di responsabilità e doganali per il personale umanitario e le spedizioni, insieme all’aumento dell’illegalità e dei saccheggi, stiano contribuendo a un deterioramento accelerato delle condizioni a Gaza”.

Giappone potrebbe partecipare a riunione trattato anti-nucleare

Giappone potrebbe partecipare a riunione trattato anti-nucleareRoma, 15 ott. (askanews) – Il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha dichiarato che prenderà in seria considerazione l’idea che il Giappone partecipi come osservatore a una riunione del prossimo anno su un trattato delle Nazioni unite che vieta le armi nucleari. Lo riferisce l’agenzia di stampa Kyodo.


Il Giappone, nonostante sia l’unico paese che ha subito bombardamenti nucleari e abbia formalizzato in legge un principio – i cosiddetti “Tre no nucleari” – per il quale non produrrà, non ospiterà e non permetterà che entrino armi atomiche sul proprio territorio, non ha aderito al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Tuttavia, l’assegnazione del premio Nobel per la Pace 2024 all’organizzazione Nihon Hidankyo, la confederazione che riunisce le vittime delle esplosioni delle bombe atomiche e all’idrogeno (gli “hibakusha”), ha riaperto la questione a livello di opinione pubblica, anche perché questa organizzazione è stata tra quelle che più hanno spinto per la realizzazione in sede Onu del trattato.


“Non ho alcuna intenzione di sottovalutarlo. Ci penserò seriamente”, ha affermato Ishiba durante un programma con altri leader di partito sull’emittente pubblica NHK, in risposta alla proposta che il Giappone partecipi alla Riunione degli Stati parte del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari come osservatore. Il predecessore di Ishiba, Fumio Kishida, aveva invocato un mondo libero da armi nucleari, ma il governo giapponese, che si affida alla deterrenza dell’”ombrello nucleare” statunitense, non ha aderito al trattato.


Il trattato, che vieta lo sviluppo, il test, il possesso e l’uso di armi nucleari, è entrato in vigore nel 2021, dopo che almeno 50 stati hanno deciso di aderirvi. Non vi hanno aderito, però, le nazioni dotate di armi nucleari e, paradossalmente, il Giappone che è stato colpito dai bombardamenti atomici Usa nel 1945, a Hiroshima e Nagasaki. Sottolineando che il Giappone è circondato da paesi dotati di armi nucleari, Ishiba ha affermato: “Dobbiamo innanzitutto pensare a come proteggere il Giappone e, anche attraverso discussioni con i partiti di opposizione, trovare un percorso verso l’abolizione delle armi nucleari”.


Yoshihiko Noda, leader del principale partito di opposizione, il Partito costituzionale democratico del Giappone, ha dichiarato che il paese “dovrebbe partecipare come osservatore” per poter svolgere il proprio ruolo di mediatore tra i campi che sostengono la deterrenza nucleare e quelli che promuovono l’abolizione nucleare. Keiichi Ishii, leader del partner di coalizione minore dell’LDP, il partito Komeito, ha anch’egli chiesto che il Giappone partecipi come osservatore, affermando che il paese ha una “missione di trasmettere al mondo la realtà” della devastazione causata dalle bombe atomiche.