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Per 9 genitori su 10 credere a Babbo Natale rende i bambini più felici

Per 9 genitori su 10 credere a Babbo Natale rende i bambini più feliciMilano, 7 dic. (askanews) – Credere a Babbo Natale rende speciale il Natale dei più piccoli. È quanto emerge dall’indagine “I bambini e la figura di Babbo Natale”, commissionata dal Magico Paese di Natale ad AstraRicerche, attraverso un questionario rivolto a 1.004 genitori con figli di età compresa dai 4 ai 14 anni.


Il 91,6% dei genitori intervistati ritiene che credere all’esistenza di questa figura renda il Natale dei più piccoli ancora più magico, mentre il 91,4% del campione afferma che la sua presenza contribuisce al buonumore dei bambini e a stimolare la fantasia dei più piccoli. L’influenza di Babbo Natale va oltre l’aspetto ludico: l’85,8% riconosce in lui una figura capace di infondere positività, in grado di insegnare ai più piccoli a guardare il mondo con occhi pieni di ottimismo. Mentre per l’85,5% il credere a Babbo Natale dei bambini crea feeling con un personaggio positivo che aggiunge benessere alla loro vita. Non a caso Babbo Natale è indicato da 7 genitori italiani su 10 (70%) come il personaggio più amato dai propri figli tra quelli che consegnano i doni. Tradizioni folkloristiche come quelle legate a elfi e folletti (7,7%) o a Santa Lucia (4,1%), pur presenti nella cultura natalizia italiana, non suscitano lo stesso affetto che gli italiani riservano a Babbo Natale e percentuali ancora più basse sono registrate per la Befana (3,1%) e i Re Magi (1,5%). Ma quanti bambini credono a Babbo Natale? Dipende – moltissimo – dall’età: tra i quattro e i sei anni di età almeno 9 su 10 ci credono (97%, 94%, 90%), poi c’è una prima riduzione e tra i sette e gli otto anni sono 3 bambini su 4 (75%, 73%). A nove anni si arriva al 56% e subito dopo – a 10 anni – si scende a uno su tre (33%) per poi progressivamente smettere di crederci. In generale le femmine tra i 4 e i 14 anni (58%) ci credono più dei maschi (49%).


Sulle caratteristiche fisiche con cui viene rappresentato Babbo Natale la maggioranza dei genitori non si aspetta cambiamenti significativi nel futuro: 7 su 10 (70,4%) desiderano che Babbo Natale mantenga la sua immagine tradizionale con la barba bianca e la risata contagiosa. Tuttavia, 2 genitori italiani su 10 ritengono che qualche evoluzione possa essere necessaria: il 22,6% degli intervistati vede positivamente un Babbo Natale più sostenibile, ad esempio che si sposti con una slitta alimentata a energia solare o in bicicletta. Per la metà delle famiglie italiane la tradizione di far comparire a casa Babbo Natale è più viva che mai: nel 52,4% dei casi un componente della famiglia si traveste da Babbo Natale per consegnare personalmente i regali ai bambini, creando un’atmosfera di calore e affetto che si tramanda di generazione in generazione. Dall’altro, un ulteriore 38,8% delle famiglie italiane rende magico il momento con segnali tangibili del suo passaggio: impronte sul pavimento, biscotti mangiati e bicchiere di latte quasi vuoto. Solo l’8,8% degli intervistati ammette di non seguire questa tradizione, limitandosi a mettere i regali sotto l’albero.


A Natale l’idea di incontrare Babbo Natale è uno dei desideri più forti nelle famiglie italiane. Il 73,7% dei genitori italiani trova nei mercatini di Natale e nei villaggi natalizi l’occasione perfetta per portare i propri figli a vivere l’emozione di un incontro con Babbo Natale mentre il 43,7% si reca anche ai mercatini e villaggi natalizi all’estero. Allo stesso tempo il 72,6% delle famiglie è solita portare i bambini anche a visitare negozi di giocattoli, librerie e centri commerciali che allestiscono spazi dedicati all’incontro con Babbo Natale. Tra le destinazioni che un giorno si desidera visitare per far incontrare Babbo Natale ai bambini la Lapponia è la meta da sogno per l’83,8% delle famiglie italiane. In Italia invece c’è il Magico Paese di Natale, che ogni anno anima Govone, Asti e San Damiano d’Asti. Un luogo che quasi 9 famiglie italiane su 10 (88,5%) vorrebbero visitare un giorno.

Prima della Scala: chef stellato Andrea Aprea firma il menù per 500 ospiti

Prima della Scala: chef stellato Andrea Aprea firma il menù per 500 ospitiMilano, 7 dic. (askanews) – Il 7 dicembre l’inaugurazione della Stagione d’opera 2024/2025 del Teatro alla Scala, che vedrà in scena l’opera di Giuseppe Verdi La forza del destino, sarà seguita come da tradizione da una cena di gala che si terrà anche quest’anno alla Società del Giardino. Gli oltre 500 ospiti saranno accolti dall’organizzazione di Caffè Scala guidata da Salvatore Quartulli: sette maître, sessanta camerieri, trenta sommeliers e dieci addetti alla movimentazione per servire il menu firmato dallo chef a due stelle Michelin, Andrea Aprea.


L’allestimento delle decorazioni della cena è stato affidato agli studenti del Triennio in Scenografia di Naba, Nuova accademia di belle arti coordinati da Desiree Demolli. Margherita Palli, Set Design Advisor dell’Accademia, ha seguito gli studenti nell’elaborazione dell’allestimento per la cena di gala ma anche per il disegno della decorazione floreale del palco centrale. “Il progetto degli studenti di Naba – spiega Palli – si ispira a Il Parnaso di Andrea Appiani, protagonista indiscusso della scuola neoclassica italiana, per la scelta cromatica dei fiori, e al cambio di stagione, con candelabri e decorazioni argento”. Per l’organizzazione della cena Caffè Scala si ispira a principi di sostenibilità e inclusione con il coinvolgimento anche quest’anno di giovani all’inizio del loro percorso professionale ma anche dei ragazzi della Locanda alla Mano di Milano, un progetto sociale di integrazione per giovani con sindrome di Down e di risorse diversamente abili attraverso l’inserimento lavorativo e lo sviluppo professionale. Il progetto è promosso e realizzato da Contè Società cooperativa sociale onlus, con il contributo di Repower, la collaborazione di Agdp (associazione genitori ragazzi con sindrome di Down) e il patrocinio del Comune di Milano. La sostenibilità infine si concretizza nell’utilizzo di prodotti a chilometro zero, alimenti non geneticamente modificati e in pratiche di riuso e collaborazione con enti istituzionali che possono donare il cibo a chi ne ha bisogno.


Il menù della cena di gala prevede quattro proposte di finger food al passaggio – Baccalà mantecato con morbido di patata, pomodoro giallo, lardo e pane croccante, zuppa di pane con spalla di San Secondo, e Focaccia ai semi di finocchio e pancetta piacentina – accompagneranno gli ospiti nel vivo del menù, che si apre con un risotto mantecato al Grana Padano Riserva, funghi e sottobosco, evocando i profumi della terra di Verdi. A seguire lesso di vitello glassato al pepe nero accompagnato da mostarda di Cremona e cavoletti, un tocco contemporaneo a un classico amato dal compositore. Per concludere, il dessert rende omaggio alla tradizione natalizia meneghina: il Panettone 2.0, dolce icona di Milano. La cena di gala vede anche il contributo di alcuni partner storici del Teatro come Bellavista, Caffè Borbone, Elisenda, il marchio della pasticceria di Esselunga e Valextra. In parallelo alla cena alla Società del Giardino, verrà servita la cena per la festa di tutte le maestranze del Teatro nel retro-palcoscenico, un buffet per 500 persone allestito in brevissimo tempo durante gli applausi, cucinato su misura dall’ executive chef di Caffè Scala Palmer Bischetti e dal suo staff.

Autonomia, De Pascale: è un errore, andrò a dirlo ad Atreju

Autonomia, De Pascale: è un errore, andrò a dirlo ad AtrejuRoma, 7 dic. (askanews) – “Come Regione Emilia Romagna abbiamo non siamo contrari tanto al ddl Calderoli, ma allo strumento dell’Autonomia differenziata in sé: aumentare le funzioni legislative delle Regioni è sbagliato. Non ci serve un Paese con regole diverse da una Regione all’altra, semmai dovremmo avvicinarci tutti a uno standard comune europeo. Possiamo immaginare, nel 2024, di avere venti diversi piani energetici? Io credo di no. Forse quella parte del Titolo V della Costituzione è da rivedere”. Lo dice Michele De Pascale, presidente della regione in un’intervista al Messaggero in cui spiega anche le ragioni che lo hanno portato ad accettare l’invito a partecipare alla festa di Fdi, Atreju.


“Già da presidente dell’Unione delle province italiane mi è capitato di essere invitato a feste di altre forze politiche e sono sempre andato. Ad Atreju non vado da esponente Pd, ma da presidente della Regione Emilia, in veste istituzionale. Tanto più che il tema di cui discuteremo è l’Autonomia differenziata”, dice e aggiunge: “vado ad Atreju con l’obiettivo di far fare la stessa riflessione a FdI. Non do la colpa a loro, anzi: la mia è anche un’autocritica. Spero che, come l’Emilia Romagna ha cam- biato idea, lo faccia anche il partito di Meloni. L’autonomia giusta su cui lavorare è il decentramento amministrativo a favore di comuni ed enti locali. Le leggi, invece, devono essere uguali per tutti. È su questo che voglio confrontarmi con Calderoli”. E lo farà sul palco della festa di FdI, dove Schlein l’anno scorso ha scelto di non andare. A parti invertite, lei avrebbe invitato Meloni a una Festa dell’Unità? “Chiariamoci. Elly Schlein, che da segretaria del Pd è un’esponente politica, dice: il dialogo si fa innanzitutto in Parlamento, perché è quello il luogo deputato. E visto che nelle Aule non si vede tutta questa volontà di ascolto da parte del governo, non ha senso parlarsi alle feste di partito. È una posizione che condivido: vogliamo dialogare? Bene, cominciamo in Parlamento. Diverso è il caso di un’istituzione, come quella che io rappresento”.


Il neoeletto governatore dell’Emilia Romagna parla anche del rapporto con il governo guidato da Giorgia Meloni: “Si è creato un clima di scontro, una speculazione politica continua. È stato offerto un brutto spettacolo al Paese. Per questo è ora di dire basta: le elezioni sono passate, c’è chi ha vinto e chi ha perso. Non è un vogliamoci bene, piuttosto un mettiamoci a lavorare insieme. La presidente Meloni mi ha telefonato, speriamo di incastrare presto una data per vederci. Mi auguro che con questo spirito di squadra si possa realizzare il patto di cui parlavo”.

A Natale Coca-cola conferma il suo sostegno al Banco Alimentare

A Natale Coca-cola conferma il suo sostegno al Banco AlimentareMilano, 7 dic. (askanews) – Coca-Cola conferma il proprio sostegno a Banco Alimentare portando un messaggio di solidarietà anche al Coca-Cola Christmas Village. Cuore del villaggio allestito dal 7 dicembre al 6 gennaio in piazza del Duomo a Milano, sarà l’Albero dei giochi dedicato ai Giochi Olimpici e Paralimpici di Milano Cortina 2026.


Ai piedi dell’Albero dei Giochi ci sarà il mercatino di Natale di Coca-Cola: uno spazio dove poter acquistare gadget e prodotti esclusivi del brand, trasformando un semplice gesto in un contributo concreto per le persone in difficoltà. L’intero ricavato dell’iniziativa, che vedrà coinvolti volontari di Banco Alimentare affiancati da dipendenti di Coca-Cola, sarà infatti devoluto all’associazione. Una collaborazione storica quella tra Coca-Cola e Banco Alimentare che quest’anno ha permesso di distribuire generi alimentari per oltre 1 milione e 400 mila pasti e negli ultimi otto anni si è tradotta in un sostegno pari alla distribuzione di circa 15 milioni di pasti.


“Siamo felici che Coca-Cola abbia nuovamente scelto Banco Alimentare come partner per la campagna natalizia, sicuramente la più importante dell’anno. In una situazione difficile e complessa come quella attuale, è importante il messaggio lanciato da Coca-Cola: un semplice gesto di gentilezza, generosità, e di concreta solidarietà, ha sempre un positivo effetto anche su chi lo compie provocando una reazione a catena di bene. Il nostro obiettivo è da sempre quello di ridare fiducia e speranza alle persone in difficoltà e possiamo raggiungerlo solo facendo squadra con chi realmente si mette in gioco con noi e ci resta vicino” – così Giovanni Bruno, Presidente Fondazione Banco Alimentare ETS. “In questo periodo speciale dell’anno è importante ricordarsi quanto i più piccoli gesti di gentilezza e generosità possano fare la differenza per le persone in difficoltà, per questo siamo orgogliosi di sostenere ancora una volta Banco Alimentare e i suoi volontari. Abbiamo deciso di portare questo messaggio di condivisione e solidarietà anche all’interno del Coca-Cola Christmas Village, nel quale ciascuno di noi potrà celebrare lo spirito e la tradizione del Natale, riscoprendo l’importanza del donare” – dichiara Cristina Camilli, Direttore Comunicazione, Relazioni Istituzionali e Sostenibilità Coca-Cola Italia.


All’interno del Coca-Cola Christmas Village, in una dome house allestita come una piccola casa del Polo Nord, Babbo Natale accoglierà i bambini e le loro famiglie, apponendo il suo timbro sulle letterine a lui destinate e offrendo la possibilità di immortalare il momento in una foto ricordo. Confermate anche nel 2024 le collaborazioni con diversi partner per supportare Banco Alimentare, da Amazon.it, Amazon Core e Fresh, Glovo ai punti vendita Carrefour, Coop e Autogrill.  

Il Franciacorta di Rizzini è un grande Chardonnay millesimato vintage

Il Franciacorta di Rizzini è un grande Chardonnay millesimato vintageMilano, 7 dic. (askanews) – Il tesoro di Guido Rizzini nasce in appena 2,2 ettari coltivati esclusivamente a Chardonnay, un unico vigneto su due livelli a Monticelli Brusati, al confine Nord della Franciacorta (Brescia), dove il suolo, inusualmente argilloso, è conosciuto per dar vita a vini di struttura e di una certa potenza. A mettere a dimora queste piante (allora c’era anche il Pinot Bianco) sopra la piccola Cantina era stato quarant’anni fa, il padre di Guido, Beniamino.


Qui, a partire dal 1992 e soprattutto dal 1999 dopo la scomparsa del papà, questo 48enne vignaiolo indipendente lavora con grande passione, assoluta perizia e tangibile scrupolo per realizzare un Metodo Classico millesimato vintage che sia lo specchio della poliedrica risposta che questo vitigno internazionale a bacca bianca riesce a regalare a seconda dell’annata. E grazie ad uno stile rigoroso, preciso e pulito, i risultati sono davvero eccellenti, tanto che negli anni Rizzini Franciacorta è diventato un punto di riferimento per gli appassionati di bollicine. Fatto che non ha cambiato questo vignaiolo tanto timido quanto tenace e scrupolosissimo che non vuole scendere a compromessi e continua a lavorare esclusivamente le proprie uve figlie di rese volutamente assai basse e poi ulteriormente selezionate tanto da non arrivare a finire in bottiglia se non convincono appieno. Per Rizzini e il suo enologo Andrea Rudelli (subentrato da una quindicina di anni ad Alberto Musatti) non esistono standard, il destino di ogni vino viene deciso annata per annata prima della sboccatura, in base alle sue caratteristiche e al suo potenziale evolutivo.


Una scelta coraggiosa che implica produrre un totale di bottiglie che annualmente si aggira intorno alle 15mila, ma corretta perché, alzando anno dopo anno l’asticella della qualità, diviene anche l’arma per distinguersi nel sempre più affollato mercato dei Franciacorta. Ecco allora che il Brut affina in acciaio un minimo di 60 mesi sui lievi, e tempi ancora più lunghi sono previsti per il Dosaggio Zero, l’Extra Brut e la Riserva, quest’ultima prodotta solo nelle “annate eccezionali” e che, come l’Extra Brut, fa un passaggio in barrique. Il mantra di Rizzini è “il vino deve uscire nel suo momento ottimale”: qualcuno può dargli torto?

”Wine Tourism Hub”: risorse umane punto debole enoturismo italiano

”Wine Tourism Hub”: risorse umane punto debole enoturismo italianoMilano, 7 dic. (askanews) – “La mancanza di risorse umane qualificate non è solo un problema organizzativo ma una vera minaccia per il futuro di un settore strategico per la sostenibilità economica del nostro comparto vitivinicolo”. Così, Lavinia Furlani, presidente di Wine Meridian e co-fondatrice di Wine Tourism Hub, ha commentato i risultati dell’indagine nazionale sul settore enoturistico italiano condotta da WTH e presentata nei giorni scorsi a BTO 2024 a Firenze.


Lo studio, che ha coinvolto centinaia di professionisti del comparto, ha messo in luce ostacoli cruciali e sfide strategiche che rallentano lo sviluppo dell’enoturismo nel nostro Paese. Risorse umane, infrastrutture e digitalizzazione emergono come i temi centrali di una panoramica che invita a una riflessione approfondita. Il dato più allarmante riguarda il fatto che il 43% delle aziende intervistate identifica nella carenza di competenze specifiche e risorse umane adeguate il principale freno all’enoturismo nel nostro Paese. Tra le difficoltà più comuni evidenziate ci sono il reclutare personale qualificato (54% delle aziende), e motivare e trattenere collaboratori (35%), spesso scoraggiati da contratti stagionali e limitate prospettive di carriera. Il 36% degli intervistati lamenta inoltre infrastrutture inadeguate, mentre il 32% segnala una difficile collaborazione tra enti locali e operatori turistici. L’assenza di spazi attrezzati per eventi e servizi igienici adeguati complica ulteriormente l’accoglienza. “Non è necessario aspettare strutture perfette – sottolinea Furlani – ma partire da ciò che si ha, con una comunicazione mirata e una valorizzazione autentica del territorio”.


L’indagine ha anche rivelato che offrire prodotti alimentari durante le attività enoturistiche è considerato molto importante dalla maggior parte degli operatori ma resta un ambito critico. Le difficoltà principali includono: le normative igienico-sanitarie complesse (36%), spazi e logistica inadeguati (23%), e costi elevati per approvvigionamento e gestione degli sprechi (13%). Per quanto riguarda l’importanza crescente degli strumenti digitali, il 46% delle aziende dichiara di essere sotto la sufficienza quando si parla di digitalizzazione. Per quanto riguarda l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, le principali barriere includono la mancanza di risorse finanziarie (20%) e di priorità aziendale (37%). Tuttavia, l’uso di strumenti come “bot” per prenotazioni e assistenti virtuali per personalizzare le visite, sono riconosciuti come un’opportunità concreta per migliorare l’esperienza dei visitatori.

Leonardo Maria Del Vecchio compra il Twiga da Briatore

Leonardo Maria Del Vecchio compra il Twiga da BriatoreMilano, 6 dic. (askanews) – LMDV Capital, il family office che fa capo a Leonardo Maria Del Vecchio, figlio del fondatore di Luxottica, Leonardo Del Vecchio, compra il Twiga dal Gruppo Majestas, che fa capo a Flavio Briatore.


LMDV Capital ha firmato un accordo per l’acquisizione del Brand Twiga e di 4 location del Gruppo Majestas, col quale Triple Sea Food, gruppo di proprietà di LMDV Capital, si avvia a diventare uno dei più importanti protagonisti dell’hospitality di lusso nel nostro Paese, con 50 milioni di fatturato e 600 persone, sottolinea una nota. Il closing dell’operazione, subordinato al positivo completamento delle condizioni previste nel contratto firmato tra le parti, è prevista per il primo trimestre 2025. L’operazione, nel dettaglio, prevede l’acquisizione del 100% del brand e delle quattro location Twiga Forte dei Marmi, Twiga Montecarlo, Twiga Baia Beniamin e lo storico immobile del Billionaire a Porto Cervo che dal prossimo anno diventerà Twiga.


“Da due anni investiamo in questo settore, e l’acquisizione rappresenta un altro passo importante,” commenta Leonardo Maria Del Vecchio, presidente di LMDV Capital. “Siamo orgogliosi di aver creato uno dei più grandi gruppi di ristorazione in Italia, consolidando un modello vincente che unisce alta cucina, intrattenimento e design esclusivo.”

Ue-Mercosur, un accordo storico, ma bisogna convincere l’Italia

Ue-Mercosur, un accordo storico, ma bisogna convincere l’ItaliaBruxelles, 6 dic. (askanews) – L’atteso accordo politico Ue-Mercosur, concluso e annunciato il 6 dicembre a Montevideo da Ursula von der Leyen e dai presidenti di Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay, ‘non è solo un’opportunità economica, è anche una necessità politica’, mentre ‘forti venti soffiano nella direzione opposta, verso l’isolamento e la frammentazione; Ma questo accordo è la nostra risposta chiara. Siamo uniti sulla scena globale, come partner’, ha detto la presidente della Commissione.


I ‘venti contrari’ sono quelli del protezionismo che sta prevalendo, con le nuove tensioni internazionali, la guerra in Ucraina e l’ostilità tra la Russia e l’Occidente, la rivalità economica e geopolitica della Cina, le minacce di una nuova stagione di dazi e sanzioni da parte della nuova amministrazione Trump negli Stati Uniti. L’Europa e l’America latina appartengono alla stessa cultura e condividono storia, civiltà e valori, ma da 25 anni non riuscivano a concludere i negoziati per quest’accordo che comporterà enormi benefici per entrambe le parti. Sarà ‘uno dei più grandi partenariati per il commercio e gli investimenti che il mondo abbia mai visto’, con ‘un mercato di oltre 700 milioni di consumatori’, e significherà, ha sottolineato von der Leyen, ‘più posti di lavoro, e migliori, con più scelta, e prezzi più bassi’. Oltre ad abbattere i dazi alle dogane e le altre barriere agli scambi, il partenariato ‘rafforzerà le catene del valore; svilupperà industrie strategiche; sosterrà l’innovazione’.


Per l’Ue, si prevedono vantaggi pari a 4 miliardi all’anno solo dalla riduzione degli attuali dazi alle esportazioni nel Mercosur (sulle auto e parti di ricambio, sui macchinari, sui prodotti chimici e farmaceutici, su abbigliamento e calzature, su alcol e vini, sul cioccolato, sulla pasticceria). E ci sarà anche un capitolo dedicato alla facilitazione dell’approvvigionamento di diverse materie prime critiche, necessarie per la transizione energetica (litio dall’Argentina, alluminio, grafite, niobio, manganese, vanadio e tantalo dal Brasile). Per i paesi del Mercosur, l’ambizione è quella di sviluppare più attività economiche ad alto valore aggiunto, invece di affidarsi solo all’esportazione delle materie prime. Perché, allora, ci sono diversi paesi europei (la Francia, innanzitutto, a cui si sono aggiunte la Polonia, l’Irlanda, l’Austria, e ora anche l’Italia) che esprimono cautela, o insoddisfazione e perplessità, fino a una netta contrarietà a questo accordo? Al cuore di questa opposizione ci sono le lobby agricole, e soprattutto il comparto dell’allevamento, ma d’altra parte ci sono altri comparti, come quello vinicolo e i prodotti a denominazione d’origine protetta che hanno tutto da guadagnare dall’apertura del mercato latino americano, cn la garanzia della tutela delle Dop.


Il Copa-Cogeca, la confederazione delle associazioni di categoria agricole dell’Ue, ha sottolineato le proprie rivendicazioni in una nota in cui afferma che il settore ‘rimane particolarmente vulnerabile alle concessioni fatte nel capitolo agricolo sbilanciato di questo accordo. Comparti sensibili come carne di manzo, pollame, zucchero, etanolo e riso affrontano rischi maggiori di saturazione del mercato e perdita di reddito a causa dell’afflusso di prodotti a basso costo’ che si prevede dai paesi del Mercosur. Questi paesi, lamenta il Copa-Cogeca, ‘non soddisfano gli standard di produzione richiesti all’agricoltura dell’Ue, sia in termini di prodotti fitosanitari, che di benessere degli animali e pratiche di sostenibilità (ambientale, ndr). Le nazioni del Mercosur operano anche con norme sulle condizioni di lavoro e sicurezza inferiori, ciò che consente loro di produrre a costi inferiori, e rende impossibile una concorrenza leale per i produttori dell’Ue’.


Queste critiche sono riprese nella posizione espressa dal governo italiano alla vigilia dell’Accordo, anche se in questo caso sono declinate più come una puntualizzazione di ciò che va garantito e controllato attentamente che non come una bocciatura netta. ‘Va garantito che le norme europee sui controlli veterinari e fitosanitari siano pienamente rispettate e, più in generale, che i prodotti che entrano nel mercato interno rispettino pienamente i nostri standard di protezione dei consumatori e controlli di qualità’, sottolinea Palazzo Chigi. E aggiunge: ‘Serve un fermo impegno della Commissione a monitorare costantemente il rischio di perturbazioni del mercato e, in tal caso, ad attivare un rapido ed efficace sistema di compensazione, dotato di risorse finanziarie consistenti’. In realtà, le critiche all’Accordo non si riferiscono al testo attuale, ancora non pubblicato, ma a quello che era stato concordato con il Mercosur nel giugno 2019, e poi bloccato dalla marcia indietro del Brasile sugli impegni contro la deforestazione, sotto la presidenza Bolsonaro. Questo, almeno, rilevano fonti della Commissione, facendo notare che ci sono state negli ultimi mesi di negoziato tecnico notevoli aggiunte e modifiche, a cominciare dall’inserimento di una clausola secondo cui il partenariato potrà essere sospeso nel caso in cui una delle parti violi gravemente l’accordo di Parigi sul clima o decida di uscirne. Ci sono poi impegni legali concreti, non solo a livello politico, per fermare la deforestazione entro il 2030, e nuove disposizioni sugli appalti pubblici, sui dazi all’esportazione e sui veicoli. Ma soprattutto, la Commissione, e i paesi favorevoli all’Accordo avranno ora il compito di cercare di convincere gli Stati membri contrari del fatto che le loro preoccupazioni sono in realtà affrontate adeguatamente nel nuovo testo. Che i prodotti importati dal Mercosur rispetteranno le stesse norme fitosanitarie, di sicurezza alimentare (per esempio sui limiti ai residui di pesticidi, e i divieti all’uso degli antibiotici o degli ormoni negli allevamenti), e le stesse norme ambientali e sulle condizioni di lavoro (con il rispetto delle convenzioni dell’International Labour Organization) che si applicano nell’Ue. Un altro elemento importante dell’Accordo, a garanzia del settore agricolo europeo, sono le clausole sull’accesso limitato al mercato Ue, con il sistema delle quote, dei ‘prodotti sensibili’ importati dal Mercosur: carne di manzo, pollame, zucchero, etanolo, miele e riso. Inoltre, se le importazioni dal Mercosur dovessero impennarsi all’improvviso e provocare serie perturbazioni di mercato, potrà essere sospeso il loro ‘trattamento preferenziale’, ristabilendo temporaneamente dei dazi più alti. L’Accordo verrà pubblicato la settimana prossima, ma la Commissione deve ancora decidere la base giuridica, ovvero se sottoporlo poi all’approvazione del Parlamento europeo e degli Stati membri come un pacchetto unico, con competenze ‘miste’ – quella commerciale esclusiva dell’Ue e quella sulla cooperazione e gli aspetti politici di competenza dei paesi membri – o se se separare la procedura di ratifica su due diversi binari. Va considerato che un ‘accordo misto’ richiederebbe l’approvazione da parte dell’Ue e di tutti i suoi Stati membri (all’unanimità e con ratifiche nei parlamenti nazionali) sull’intero accordo prima che possa entrare pienamente in vigore. Se la Commissione sceglierà invece di procedere con il doppio binario, con due testi giuridicamente separati (pur se in unico pacchetto), sarebbe possibile anche un accordo provvisorio sulla sola parte commerciale, con le disposizioni che rientrano nella competenza esclusiva dell’Ue, che richiederebbe solo la ratifica del Parlamento europeo e della maggioranza qualificata del Consiglio Ue, senza le ratifiche dei parlamenti nazionali. In questo caso, che è quello più probabile, diventerà particolarmente importante per la Commissione cercare di convincere l’Italia, perché la sua eventuale opposizione, al fianco della Francia e di uno o due paesi più piccoli, basterebbe a determinare una minoranza di blocco e rendere impossibile la maggioranza qualificata in Consiglio Ue.

Ue-Mercosur accordo storico, ma bisogna convincere l’Italia

Ue-Mercosur accordo storico, ma bisogna convincere l’ItaliaRoma, 6 dic. (askanews) – L’atteso accordo politico Ue-Mercosur, concluso e annunciato il 6 dicembre a Montevideo da Ursula von der Leyen e dai presidenti di Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay, è pronto. Adesso ci sarà da convincere i Paesi recalcitranti (tra cui l’Italia), spesso sensibili alle lobby agricole.


‘Non è solo un’opportunità economica, è anche una necessità politica’, mentre ‘forti venti soffiano nella direzione opposta, verso l’isolamento e la frammentazione. Ma questo accordo è la nostra risposta chiara. Siamo uniti sulla scena globale, come partner’, ha detto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. I ‘venti contrari’ sono quelli del protezionismo che sta prevalendo, con le nuove tensioni internazionali, la guerra in Ucraina e l’ostilità tra la Russia e l’Occidente, la rivalità economica e geopolitica della Cina, le minacce di una nuova stagione di dazi e sanzioni da parte della nuova amministrazione Trump negli Stati Uniti.


L’Europa e l’America latina appartengono alla stessa cultura e condividono storia, civiltà e valori, ma da 25 anni non riuscivano a concludere i negoziati per quest’accordo che comporterà enormi benefici per entrambe le parti. Sarà ‘uno dei più grandi partenariati per il commercio e gli investimenti che il mondo abbia mai visto’, con ‘un mercato di oltre 700 milioni di consumatori’, e significherà, ha sottolineato von der Leyen, ‘più posti di lavoro, e migliori, con più scelta, e prezzi più bassi’. Oltre ad abbattere i dazi alle dogane e le altre barriere agli scambi, il partenariato ‘rafforzerà le catene del valore; svilupperà industrie strategiche; sosterrà l’innovazione’. Per l’Ue, si prevedono vantaggi pari a 4 miliardi all’anno solo dalla riduzione degli attuali dazi alle esportazioni nel Mercosur (sulle auto e parti di ricambio, sui macchinari, sui prodotti chimici e farmaceutici, su abbigliamento e calzature, su alcol e vini, sul cioccolato, sulla pasticceria). E ci sarà anche un capitolo dedicato alla facilitazione dell’approvvigionamento di diverse materie prime critiche, necessarie per la transizione energetica (litio dall’Argentina, alluminio, grafite, niobio, manganese, vanadio e tantalo dal Brasile). Per i paesi del Mercosur, l’ambizione è quella di sviluppare più attività economiche ad alto valore aggiunto, invece di affidarsi solo all’esportazione delle materie prime.


Perché, allora, ci sono diversi paesi europei (la Francia, innanzitutto, a cui si sono aggiunte la Polonia, l’Irlanda, l’Austria, e ora anche l’Italia) che esprimono cautela, o insoddisfazione e perplessità, fino a una netta contrarietà a questo accordo? Al cuore di questa opposizione ci sono le lobby agricole, e soprattutto il comparto dell’allevamento, ma d’altra parte ci sono altri comparti, come quello vinicolo e i prodotti a denominazione d’origine protetta che hanno tutto da guadagnare dall’apertura del mercato latino americano, con la garanzia della tutela delle Dop. Il Copa-Cogeca, la confederazione delle associazioni di categoria agricole dell’Ue, ha sottolineato le proprie rivendicazioni in una nota in cui afferma che il settore ‘rimane particolarmente vulnerabile alle concessioni fatte nel capitolo agricolo sbilanciato di questo accordo. Comparti sensibili come carne di manzo, pollame, zucchero, etanolo e riso affrontano rischi maggiori di saturazione del mercato e perdita di reddito a causa dell’afflusso di prodotti a basso costo’ che si prevede dai paesi del Mercosur. Questi paesi, lamenta il Copa-Cogeca, ‘non soddisfano gli standard di produzione richiesti all’agricoltura dell’Ue, sia in termini di prodotti fitosanitari, che di benessere degli animali e pratiche di sostenibilità (ambientale, ndr). Le nazioni del Mercosur operano anche con norme sulle condizioni di lavoro e sicurezza inferiori, ciò che consente loro di produrre a costi inferiori, e rende impossibile una concorrenza leale per i produttori dell’Ue’.


Queste critiche sono riprese nella posizione espressa dal governo italiano alla vigilia dell’Accordo, anche se in questo caso sono declinate più come una puntualizzazione di ciò che va garantito e controllato attentamente che non come una bocciatura netta. ‘Va garantito che le norme europee sui controlli veterinari e fitosanitari siano pienamente rispettate e, più in generale, che i prodotti che entrano nel mercato interno rispettino pienamente i nostri standard di protezione dei consumatori e controlli di qualità’, sottolinea Palazzo Chigi. E aggiunge: ‘Serve un fermo impegno della Commissione a monitorare costantemente il rischio di perturbazioni del mercato e, in tal caso, ad attivare un rapido ed efficace sistema di compensazione, dotato di risorse finanziarie consistenti’. In realtà, le critiche all’Accordo non si riferiscono al testo attuale, ancora non pubblicato, ma a quello che era stato concordato con il Mercosur nel giugno 2019, e poi bloccato dalla marcia indietro del Brasile sugli impegni contro la deforestazione, sotto la presidenza Bolsonaro. Questo, almeno, rilevano fonti della Commissione, facendo notare che ci sono state negli ultimi mesi di negoziato tecnico notevoli aggiunte e modifiche, a cominciare dall’inserimento di una clausola secondo cui il partenariato potrà essere sospeso nel caso in cui una delle parti violi gravemente l’accordo di Parigi sul clima o decida di uscirne. Ci sono poi impegni legali concreti, non solo a livello politico, per fermare la deforestazione entro il 2030, e nuove disposizioni sugli appalti pubblici, sui dazi all’esportazione e sui veicoli. Ma soprattutto, la Commissione, e i paesi favorevoli all’Accordo avranno ora il compito di cercare di convincere gli Stati membri contrari del fatto che le loro preoccupazioni sono in realtà affrontate adeguatamente nel nuovo testo. Che i prodotti importati dal Mercosur rispetteranno le stesse norme fitosanitarie, di sicurezza alimentare (per esempio sui limiti ai residui di pesticidi, e i divieti all’uso degli antibiotici o degli ormoni negli allevamenti), e le stesse norme ambientali e sulle condizioni di lavoro (con il rispetto delle convenzioni dell’International Labour Organization) che si applicano nell’Ue. Un altro elemento importante dell’Accordo, a garanzia del settore agricolo europeo, sono le clausole sull’accesso limitato al mercato Ue, con il sistema delle quote, dei ‘prodotti sensibili’ importati dal Mercosur: carne di manzo, pollame, zucchero, etanolo, miele e riso. Inoltre, se le importazioni dal Mercosur dovessero impennarsi all’improvviso e provocare serie perturbazioni di mercato, potrà essere sospeso il loro ‘trattamento preferenziale’, ristabilendo temporaneamente dei dazi più alti. L’Accordo verrà pubblicato la settimana prossima, ma la Commissione deve ancora decidere la base giuridica, ovvero se sottoporlo poi all’approvazione del Parlamento europeo e degli Stati membri come un pacchetto unico, con competenze ‘miste’ – quella commerciale esclusiva dell’Ue e quella sulla cooperazione e gli aspetti politici di competenza dei paesi membri – o se se separare la procedura di ratifica su due diversi binari. Va considerato che un ‘accordo misto’ richiederebbe l’approvazione da parte dell’Ue e di tutti i suoi Stati membri (all’unanimità e con ratifiche nei parlamenti nazionali) sull’intero accordo prima che possa entrare pienamente in vigore. Se la Commissione sceglierà invece di procedere con il doppio binario, con due testi giuridicamente separati (pur se in unico pacchetto), sarebbe possibile anche un accordo provvisorio sulla sola parte commerciale, con le disposizioni che rientrano nella competenza esclusiva dell’Ue, che richiederebbe solo la ratifica del Parlamento europeo e della maggioranza qualificata del Consiglio Ue, senza le ratifiche dei parlamenti nazionali. In questo caso, che è quello più probabile, diventerà particolarmente importante per la Commissione cercare di convincere l’Italia, perché la sua eventuale opposizione, al fianco della Francia e di uno o due paesi più piccoli, basterebbe a determinare una minoranza di blocco e rendere impossibile la maggioranza qualificata in Consiglio Ue. di Lorenzo Consoli e Alberto Ferrarese

Risultati e classifica di serie A, Inter a -1 dal Napoli

Risultati e classifica di serie A, Inter a -1 dal NapoliRoma, 6 dic. (askanews) – Questi i risultati e la classifica di serie A dopo Inter-Parma 3-1


Quindicesima giornata Inter-Parma 3-1, ore 20.45 Atalanta-Milan, ore 15 Genoa-Torino, ore 18 Juventus-Bologna, ore 20.45 Roma-Lecce, domenica 8 dicembre ore 12.30 Fiorentina-Cagliari, ore 15 Verona-Empoli, ore 18.00 Venezia-Como, ore 20.45 Napoli-Lazio. Classifica: Napoli 32, Atalanta, Inter 31, Fiorentina, Lazio 28, Juventus 26, Milan 22, Bologna 21, Udinese 17, Empoli 16, Torino, Parma 15, Cagliari, Genoa 14, Roma, Lecce 13, Verona 12, Como 11, Monza 10, Venezia 8.


venerdì 13 dicembre ore 20.45 Empoli-Torino, sabato 14 dicembre ore 15 Cagliari-Atalanta, ore 18 Udinese-Napoli, ore 20.45 Juventus-Venezia, domenica 15 dicembre ore 12.30 Lecce-Monza, ore 15 Bologna-Fiorentina, Parma-Verona, ore 18 Como-Roma, ore 20.45 Milan-Genoa, lunedì 16 dicembre ore 20.45 Lazio-Inter