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Difesa Ue, Meloni a von der Leyen: servono strumenti comuni

Difesa Ue, Meloni a von der Leyen: servono strumenti comuniBruxelles, 20 mar. (askanews) – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha incontrato questa mattina la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.


“Il colloquio – si legge in una nota di Palazzo Chigi – ha consentito di approfondire i temi all’ordine del giorno del Consiglio europeo, a partire dal rilancio della competitività e dal rafforzamento della difesa in tutti i suoi ambiti, concentrandosi in particolare sugli aspetti relativi al finanziamento degli investimenti. A questo riguardo, il presidente Meloni ha ribadito la necessità di porre l’accento sulla partecipazione del capitale privato, per esempio attraverso il modello Invest-EU, come proposto da parte italiana, e su strumenti europei davvero comuni che non pesino direttamente sul debito degli Stati”.

Brondelli di Brondello: per maricoltura serve un piano produttivo

Brondelli di Brondello: per maricoltura serve un piano produttivoRoma, 20 mar. (askanews) – Il settore della maricoltura italiana può e deve essere “sviluppato e incentivato” visto che l’Italia ha “8300 chilometri di coste su cui sono autorizzati solo 22 impianti di acquacoltura in mare: queste concessioni vanno aumentate. Serve quindi un piano produttivo strategico per la maricoltura”. Lo ha detto Luca Brondelli di Brondello, vicepresidente di Confagricoltura, aprendo i lavori degli Stati generali della Maricoltura italiana, in corso oggi a Palazzo della Valle a Roma.


L’iniziativa si inserisce nell’ambito delle attività di valorizzazione e sviluppo della maricoltura quale settore strategico per la sicurezza alimentare, la sostenibilità delle produzioni e il rafforzamento della Blue Economy. Brondelli di Brondello ha spiegato che il piano strategico per la maricoltura deve puntare sulla ricerca “intesa come miglioramento genetico, sulla sostenibilità che si può fare con l’innovazione soprattutto nel settore della mangimistica e su una campagna informativa che spinga i consumi e spieghi al consumatore si tratta di prodotti di pregio”.


Del resto, che ci sia ampio spazio per fare crescere il comparto lo dicono i dati: l’Italia è primo consumatore al mondo di spigole e solo il 20% di quelle consumate sono di produzione italiana, con una bilancia commerciale in negativo per 6 miliardi di euro. “Quella dell’allevamento in mare è una filiera che si sta affermando sempre di più – ha detto il vicepresidente di Confagricoltura – Il settore ha produzioni sostenibili ed è un perfetto esempio di economia circolare che rafforza la Blue economy, che ha un fatturato medio annuo di 65 miliardi di euro, di cui 5,5 miliardi, pari al 9%, sono rappresentati dalla filiera ittica che crea un milione posti di lavoro e a livello mondiale è responsabile del 6% della produzione totale di proteine, cifra che sale al 15% se si considerano solo le proteine animali. Ma soprattutto – ha detto Brondelli di Brondello – è una filiera che genera un moltiplicatore di 1,8”.


Inoltre, mentre i volumi della pesca tradizionale in Italia sono “stabili se non in calo”, l’acquacoltura ha invece volumi in crescita.

In Senato riesplode lo scontro sulle parole di Meloni sul Manifesto di Ventotene

In Senato riesplode lo scontro sulle parole di Meloni sul Manifesto di VentoteneRoma, 20 mar. (askanews) – Esplode anche in Senato lo scontro tra maggioranza e opposizione sulle parole pronunciate alla Camera dalla premier Giorgia Meloni sul Manifesto di Ventotene. La prima a intervenire è stata la capogruppo di Iv Raffella Paita, la quale ha stigmatizzato quanto avvenuto a Montecitorio, un fatto “grave per la democrazia e l’Europa”. Seguita a ruota dagli altri gruppi di minoranza. Ma dal centrodestra è giunta un replica secca con Claudio Borghi della Lega che è arrivato a definire “ripugnanti” le parole del Manifesto, un “testo – ha detto – tra i più orribilmente antidemocratici” e con il presidente dei senatori di Fdi Lucio Malan che ha rivendicato il ‘diritto’ a “dissociarsi da quelle idee”.


“Estrapolare da un manifesto scritto da persone al confino”, degli “eroi” solo alcune parti è “quanto di più grave e vergognoso”, ha detto Paita nel suo intervento. Immediate le proteste tra i banchi della maggioranza, con la vicepresidente Licia Ronzulli (Fi) che ha cercato di riportare la calma scampanellando: “non siamo allo stradio, silenzio”. Il manifesto è un testo “di cui dobbiamo andare tutti orgogliosi – ha proseguito Paita – Noi dovremmo tutti unirci, so che è un appello che viene da tutte le opposizioni”. Il discorso di Meloni “non rende giustizia all’antifascismo e penso che questa sia una pagina brutta che testimonia qualcosa di recondito nei vostri pensieri”, ha sottolineato.

Made in Italy, Roberto Caporuscio: grande preoccupazione per i dazi

Made in Italy, Roberto Caporuscio: grande preoccupazione per i daziRoma, 20 mar. (askanews) – La maestria della pizza napoletana è riconosciuta nel mondo. I nostri pizzaioli, infatti, sono il simbolo dell’eccellenza italiana che da decenni valicano i confini del paese. Uno dei primi maestri pizzaioli emigrati a New York che da anni sta riscuotendo grande successo, anche verso la critica gastronomica è Roberto Caporuscio, che pochi giorni fa, ha ricevuto dalla guida Gambero Rosso il prestigioso riconoscimento dei Due Spicchi per la sua pizzeria “Kesté Pizza & Vino” che si trova a Wall-Street a New York. Un premio che conferma la qualità dei suoi prodotti, rafforzando il suo ruolo di ambasciatore della pizza napoletana negli Stati Uniti.


Originario di Pontinia, Caporuscio ha dedicato la sua vita alla diffusione della tradizione della pizza napoletana, portandola con successo a New York. Fondatore di rinomate pizzerie e di una scuola per pizzaioli, Roberto Caporuscio ha contribuito in modo significativo alla valorizzazione della cultura gastronomica italiana oltreoceano e continua a farlo con grande passione e dedizione. Con lui, tutta la sua famiglia: sua sorella Graziella Caporuscio, che è stata la prima a portare il maritozzo romano nella Grande Mela ed ora sta esportando i grandi dolci della tradizione come la Polacca Casertana, venduta anche sui siti di E-commerce. La figlia del pizzaiolo invece, Giorgia Caporuscio si è affermata come una delle migliori pizzaiole a livello internazionale, consolidando l’impegno familiare nella promozione dell’autentica pizza napoletana, tanto che, nel 2024, le è stato assegnato il prestigioso riconoscimento, Guide to the Best Pizzeria’s in the world di 50 Top Pizza. Nonostante il successo, il settore sta affrontando una sfida significativa, perché l’introduzione dei dazi in USA sui prodotti importati potrebbe influire sui costi delle materie prime. Roberto Caporuscio ha espresso la sua preoccupazione in merito: “L’80% delle nostre materie prime proviene dall’Italia, garantendo la qualità e l’autenticità dei nostri prodotti. L’introduzione di nuovi dazi potrebbe aumentare i costi di produzione, con possibili ripercussioni sui prezzi al consumatore.”


Per questo, nonostante le difficoltà, Caporuscio ribadisce la volontà di mantenere elevati gli standard qualitativi: “Il nostro impegno è chiaro: non comprometteremo la qualità delle nostre pizze. Cercheremo di ottimizzare la gestione operativa per contenere i costi senza sostituire e quindi alterare l’eccellenza del nostro prodotto: continueremo a investire in ingredienti italiani di qualità, perché questo è il nostro tratto distintivo. Non sostituiremo le materie prime con alternative locali, ma adotteremo strategie per garantire ai nostri clienti la stessa esperienza autentica a cui sono abituati.

24/03 in Agrifish dibattito pubblico su Visione Ue agricoltura

24/03 in Agrifish dibattito pubblico su Visione Ue agricolturaRoma, 20 mar. (askanews) – Si riunirà lunedì 24 marzo a Bruxelles il consiglio dei ministri europei dell’agricoltura e della pesca. All’ordine del giorno un secondo dibattito pubblico sulla Vision for agriculture and food pubblicata dalla Commissione europea il 19 febbraio 2025 e successivamente un pranzo informale, durante il quale i ministri della pesca discuteranno del futuro della politica comune della pesca (Pcp), alla luce della sua valutazione in corso e degli obiettivi di semplificazione della Commissione europea. Il regolamento sulla PCP è stato riformato l’ultima volta nel 2013 e il commissario europeo alla Pesca e agli Oceani, Costas Kadis dovrà seguito a una valutazione completa della PCP e preparare una visione per il settore della pesca con una prospettiva al 2040.


Nel dibattito pubblico di febbraio i ministri europei avevano accolto favorevolmente la nuova Visione europa per l’agricoltura, ma avevano anche sottolineato alcuni temi ritenuti fondamentali per il futuro del settore primario, primo tra tutti la necessità che la politica agricola comune abbia un bilancio appropriato e separato basato su due pilastri. Inoltre, erano stati sottolineati l’importanza di un continuo sostegno alle aree rurali e di tenere conto delle specificità regionali, il bisogno un più forte allineamento degli standard di produzione per i prodotti alimentari importati e parità di condizioni per gli agricoltori dell’UE, la necessità di azioni sulla gestione delle risorse idriche e quella di una semplificazione della Pac. Durante la mattinata e il pomeriggio saranno anche discussi gli esiti della conferenza di alto livello “Politica agricola comune per la sicurezza alimentare” organizzata dalla presidenza polacca e tematiche come l’acquisto di animali da riproduzione, l’attuazione delle disposizioni nel regolamento di controllo sul margine di tolleranza per gli sbarchi non selezionati di piccole attività di pesca pelagica, il futuro sostegno al settore della pesca, il lancio di una campagna di comunicazione a livello UE sull’acquacoltura e il problema dell’afta epizootica.

Marina Rei, il ricordo del padre nel nuovo brano “Domenica dicembre”

Marina Rei, il ricordo del padre nel nuovo brano “Domenica dicembre”Roma, 20 mar. (askanews) – Venerdì 21 marzo Marina Rei torna sulla scena discografica con l’inedito “Domenica dicembre”, disponibile in radio e su tutte le piattaforme digitali.


Il singolo, prodotto da Riccardo Sinigallia, segna il suo ritorno e anticipa l’uscita di un nuovo album, in uscita il 16 maggio, che arriva a distanza di nove anni dal suo ultimo disco di inediti. Nella canzone, densa e autobiografica, Marina ricorda il padre, e a lui si rivolge in prima persona, esprimendo con delicatezza il profondo senso di assenza. “Non perdo mai un’occasione / Per ricordarti in ogni tua espressione / Non è solo la forza a renderti invincibile”: i ricordi riempiono il vuoto con forza e determinazione, i sogni mantengono vivo il legame risvegliando la realtà.


“Come stai, io non mi abituo mai” è il cuore del brano: un sussurro che supera il tempo e la distanza. Qui la voce di Marina rivela una profonda sensibilità creativa, aggiungendo forza e autenticità alle parole. “Domenica dicembre” è un piccolo gioiello soul che vede il ritorno della collaborazione con Sinigallia. Marina Rei conferma la grande sincerità delle sue emozioni, delle sue esperienze e del mondo che la circonda, mettendo sempre al centro dell’attenzione la sua autenticità.


Il nuovo album sarà presentato in anteprima live a Largo Venue a Roma il prossimo 15 maggio.

Ocse: totale globale titoli Stato e bond società supera 100.000 mld

Ocse: totale globale titoli Stato e bond società supera 100.000 mldRoma, 20 mar. (askanews) – Lo scorso anno, complessivamente a livello globale, Stati e imprese hanno preso a prestito dai mercati 25.000 miliardi di dollari, quasi il triplo dell’ammontare di indebitamento che era stato emesso nel 2007. Secondo un rapporto pubblicato dall’Ocse, questo aumento è in ampia misura l’eredità della crisi finanziaria globale del 2008 e, più di recente, delle misure operate nell’ambito di lockdown e restrizioni imposti dai governi a motivo del Covid.


Contemporaneamente la stretta normativa e regolamentare sul ricorso al credito bancario ha spinto sempre più le imprese a far ricorso ai mercati obbligazionari. Secondo l’Ocse nel 2024 il valore totale di emissioni di titoli pubblici e di obbligazioni societarie ha superato un ammontare totale di 100.000 miliardi di dollari, sempre a livello globale. “I mercati dell’indebitamento globali fronteggiano delle prospettive difficili. Le dinamiche antecedenti al 2022, con tassi di interessi bassi e sostegno da parte delle banche centrali, non sono tornate nel 2024. I rendimenti in diversi mercati chiave dei titoli di Stato sono aumentati nonostante i cali dei tassi ufficiali, mentre l’indebitamento sia pubblico che privato è aumentato”, rileva l’Ocse nel sommario dello studio.


“Questa combinazione di costi più elevati e maggiori rischi limita la capacità di futuro indebitamento in una fase in cui gli investimenti sono più che mai necessari”, avverte l’Ocse nello studio (Global Debt Report). (fonte immagine: OECD).

Eritrea, Ft: “Il paese che 20 anni fa cacciò Usaid”

Eritrea, Ft: “Il paese che 20 anni fa cacciò Usaid”Roma, 20 mar. (askanews) – “Il paese che cacciò l’Usaid”: così viene descritta l’Eritrea in un articolo in cui il Financial Times rimarca che “due decenni dopo la decisione di Asmara di espellere l’agenzia americana, altri paesi devono trovare alternative per sopravvivere” ai tagli decisi dall’amministrazione di Donald Trump.


“L’Eritrea era un’anomalia in Africa nel 2005 quando cacciò Usaid, chiuse altre agenzie di sviluppo e impose tasse sulle importazioni di aiuti, accelerando intenzionalmente la fine del sostegno della maggior parte dei donatori occidentali”, scrive il quotidiano della City, riportando anche le dichiarazioni rilasciate allora al Ft dal presidente eritreo, Isaias Afewerki, per spiegare la propria decisione: “Se hai bisogno di qualcosa e nessuno te lo dà, lotti ancora di più per farlo da solo”. La scorsa settimana, il segretario di Stati Usa, Marco Rubio, ha ufficializzato il taglio dell’83% dei programmi di Usaid, dopo la revisione agli aiuti all’estero ordinata lo scorso gennaio dall’amministrazione Trump con il conseguente congelamento del bilancio annuale di 43 miliardi di dollari di Usaid. Negli scenari peggiori previsti da alcuni think-tank e agenzie di sviluppo, milioni di africani rischiano ora di morire per morti evitabili o di ripiombare in condizioni di povertà estrema. Ma ci sono anche molti funzionari e analisti africani che intravedono, come fece Afewerki nel 2005, un lato positivo, ha sottolineato il Ft.


“È chiaro che gli aiuti si stanno esaurendo e, qualunque sia la cifra, dovrà essere utilizzata in modo molto più strategico – ha detto al Ft Ngozi Okonjo Iweala, direttore generale nigeriano dell’Organizzazione mondiale del commercio ed ex direttore generale della Banca mondiale – dobbiamo assumerci il più possibile la responsabilità della nostra salute”. L’Eritrea è stata quindi risparmiata, in quanto unico paese africano a non ricevere aiuti dagli Stati Uniti, e negli ultimi due decenni, coltivando resilienza e autosufficienza, ha fatto registrare progressi rispetto ad alcuni indicatori di sviluppo alla stregua di altri paesi che hanno beneficiato di miliardi da parte dei donatori. Stando ai dati Onu, l’aspettativa di vita a 68 anni è la stessa del Rwanda, che riceve ogni anno oltre un miliardo di dollari di aiuti. Inoltre, più eritrei hanno accesso all’elettricità, secondo la Banca Mondiale, rispetto agli ugandesi, sebbene Kampala abbia ricevuto nel 2022 circa 2,1 miliardi di dollari dalle agenzie Onu contro i 55 milioni andati ad Asmara.


“Fin dall’inizio, l’approccio dell’Eritrea è stato ancorato all’idea di evitare la dipendenza strutturale”, ha rimarcato il ministro dell’Informazione eritreo, Yemane Gebremeskel, spiegando come questo approccio abbia reso il paese “immune dai capricci e alle richieste dei donatori”. Ma “l’aspetto più importante – ha aggiunto – è che gli aiuti soffocano l’iniziativa e la capacità locale”.

Fedagripesca: su cibo sintetico condivisibili richieste Coldiretti

Fedagripesca: su cibo sintetico condivisibili richieste ColdirettiRoma, 20 mar. (askanews) – La richiesta avanzata ieri da Coldiretti di prestare maggiore attenzione alle tecniche utilizzate per la produzione di cibi ottenuti con processi di laboratorio “è a nostro avviso legittima e condivisibile. Non si tratta di difesa corporativa o antiscientifica ma di richiesta di valutazione proporzionata all’ impatto di una simile innovazione sulla salute dei nostri figli”. Così il presidente di Fedagripesca Confcooperative Raffaele Drei commenta le istanze presentate ieri dalla manifestazione svolta da Coldiretti a Parma.


“In Europa c’è un approccio ambivalente – spiega Drei – mentre da un lato fioriscono normative sempre più stringenti che potrebbero minacciare produzioni parte integrante della nostra alimentazione, dall’altra si aprono con troppa superficialità strade autorizzative per cibi prodotti attraverso una moltiplicazione cellulare di laboratorio e che con molta perplessità possiamo chiamare cibo. La scienza – prosegue – a nostro avviso si è espressa ancora con il supporto di poche evidenze rispetto a una questione che potenzialmente può cambiare il volto dell’alimentazione dell’umanità”. “Per questo chiediamo anche noi all’Europa – conclude Drei – maggiore cautela nell’autorizzazione dei cibi prodotti da laboratorio. Specie in una fase in cui sono invece messi sotto accusa una quantità di prodotti naturali, spesso demonizzati: si pensi al vino ad esempio, con l’etichettatura di tipo allarmistico, la scritta ‘nuoce alla salute’ su cibi che hanno accompagnato la storia dell’umanità o ancora all’ipotesi di mettere su alcuni prodotti come olio e formaggi il semaforo rosso nella proposta di etichettatura Nutriscore che pare sia stata finalmente accantonata”.

Dazi sul vino, Boscaini (Masi): danneggerebbero sia noi che gli Usa

Dazi sul vino, Boscaini (Masi): danneggerebbero sia noi che gli UsaMilano, 20 mar. (askanews) – “Pochi considerano l’impatto che i dazi hanno non solo sui consumatori americani ma anche sul loro sistema distributivo, che dipende in gran parte dai prodotti italiani. Questo include in particolare anche una buona percentuale di ristorazione italiana o che si rifà allo stile italiano, come i tanti sistemi distribuitivi che sono nati e prosperato con il vino e i prodotti del made in Italy. In effetti, i dazi danneggiano entrambe le sponde dell’Atlantico, generando una tensione economica che potrebbe essere evitata attraverso politiche più equilibrate e reciprocamente vantaggiose. In definitiva, l’imposizione di dazi non fa che creare difficoltà ad un sistema che, da un lato, promuove l’eccellenza del vino italiano, e dall’altro, sostiene interi settori economici e sociali negli Stati Uniti. Gli effetti negativi non riguardano quindi solo le imprese italiane, ma l’intero mercato, dove entrambe le economie rischiano di subire danni reciproci. Non dimentichiamoci che per ogni dollaro di vino che noi incassiamo, agli Usa restano 4,3 dollari tra tasse e altri costi”. Lo ha affermato il presidente di Masi Agricola, Sandro Boscaini, alla presentazione a Milano della ricerca “Resilienza e preparazione al prossimo ciclo di consumo globale di vino. Masi: Un caso studio originale” curata da Jean-Marie Cardebat dell’Università di Bordeaux e da Davide Gaeta dell’Università di Verona.


“La prospettiva dei dazi imposti dagli Stati Uniti è motivo di seria preoccupazione per il settore del vino italiano” ha ricordato Boscaini, ricordando che “il mercato statunitense è il primo mercato a valore per il vino di qualità e secondo solo alla Germania per i volumi, dove il nostro vino gode di ottima reputazione e ottimo posizionamento”. “Il vino italiano ha sempre avuto un forte legame con gli Stati Uniti, non solo per la sua qualità, ma anche per il valore sociale che rappresenta come simbolo di identità culturale tramandato da generazioni di emigranti italiani, molti dei quali lavorano nei settori della ristorazione e della distribuzione” ha continuato il presidente di Masi, aggiungendo che “questo testimonia quanto il vino italiano sia profondamente radicato nel tessuto sociale e culturale americano”. “Se fossero confermati già i dazi al 25%, avremmo un forte impatto sulle esportazioni del vino italiano, del vino veneto, e sulla competitività di tutti i nostri prodotti che ne risentirebbe notevolmente. Del resto, complessivamente il vino italiano perderebbe in quel mercato circa 1 miliardo di euro” ha proseguito “Mister Amarone”, concludendo che “la minaccia di applicare dazi al 200% sul vino italiano è priva di logica, ma soprattutto è un danno reciproco”.