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Ministro giapponese: dazi su acciaio di Trump sono “deplorevoli”

Ministro giapponese: dazi su acciaio di Trump sono “deplorevoli”Roma, 14 mar. (askanews) – Il ministro degli Esteri giapponese Takeshi Iwaya ha dichiarato di aver detto al segretario di Stato statunitense Marco Rubio che l’imposizione di dazi su tutte le importazioni di acciaio e alluminio da parte del presidente Donald Trump è “deplorevole”. Lo riferisce l’agenzia di stampa Kyodo.


Iwaya ha incontrato Rubio a margine del G7 dei ministri degli Esteri nella piccola località turistica canadese di La Malbaie, in Québec, e ha riferito ai giornalisti di aver chiesto all’amministrazione Trump di esentare il Giappone dai dazi previsti sul settore automobilistico e da quelli reciproci. Il ministro giapponese ha anche affermato di aver detto a Rubio che i due paesi dovrebbero rafforzare ulteriormente l’alleanza bilaterale in linea con l’accordo raggiunto tra il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba e il presidente Usa Donald Trump a febbraio durante il vertice alla Casa Bianca.


Tra i dazi pianificati da Trump, che colpiscono sia alleati statunitensi che rivali, il Giappone è particolarmente preoccupato per quelle intorno al 25 percento sui veicoli importati, rispetto all’attuale 2,5 percento. Insieme ai dazi reciproci, che mirano a colpire le importazioni da tutti i paesi con tariffe corrispondenti, Trump ha annunciato che le imposte sull’automobile saranno introdotte il 2 aprile, una mossa che colpirebbe duramente l’industria automobilistica giapponese. Nel 2024, il Giappone ha esportato circa 1,37 milioni di autoveicoli negli Stati uniti, rappresentando il 28,3 percento del totale delle sue esportazioni verso la più grande economia mondiale in termini di valore, secondo i dati commerciali ufficiali giapponesi.


Il Giappone non applica dazi su auto, camion o autobus importati, ma Trump ha costantemente criticato il fatto che pochissime automobili americane vengano guidate in Giappone e in molti altri paesi. Per quanto riguarda il Giappone, collaboratori di Trump hanno affermato che i marchi automobilistici americani sono impopolari a causa di barriere strutturali, come le normative sulla sicurezza.

Dai longobardi all’industria: la colomba dolce tradizione da 97 mln di euro

Dai longobardi all’industria: la colomba dolce tradizione da 97 mln di euroMilano, 14 mar. (askanews) – Quando sulle tavole ci sono ancora le ultime fette di pandoro e panettone, avanzate dalle feste natalizie, l’industria dei dolci da ricorrenza si rimette in moto per avviare la produzione delle colombe, il terzo dei grandi lievitati della tradizione italiana che approderà sulle tavole per Pasqua. Si inizia dopo l’Epifania, a sfornare questo dolce le cui incerte origini longobarde si intrecciano con il più moderno genio imprenditoriale di Angelo Motta che, per la prima volta, ne avviò la produzione nella sua fabbrica, a fine anni Trenta.


Sì, perché se la leggenda vuole che questo dolce nasca all’epoca del re longobardo Alboino, che avrebbe graziato la città di Pavia, durante il suo assedio, dopo aver ricevuto in dono da un fornaio un dolce a forma di colomba, la storia ci dice che è grazie al binomio industria-pubblicità che diventa un simbolo della tradizione pasquale nazionale. Industria che ancora oggi contribuisce a tenere viva questa tradizione, dal 2005 disciplinata dal decreto di Denominazione Riservata, che stabilisce ingredienti e regole di produzione dei lievitati da ricorrenza, colomba inclusa. “La prima cosa da fare quando si acquista è verificare che sul prodotto ci sia scritta Denominazione riservata Colomba – avverte Luca Ragaglini, vice direttore di Unione italiana food in occasione di un evento organizzato nell’ambito del progetto dell’associazione Buone fette – Questo presuppone il rispetto di un Decreto con la definizione di un disciplinare che, ormai, da quasi vent’anni ne preserva gli ingredienti, la lavorazione e la forma: il burro in quantità non inferiore al 16%, almeno il 4% di uova fresche, il 15% di scorze di agrumi canditi e, protagonista assoluto dell’aroma inconfondibile, il lievito che deve essere naturale e costituito da pasta acida”.


Ragaglini snocciola gli ingredienti della complessità di questo lievitato che, al pari dei fratelli maggiori, panettone e pandoro, richiede tempi lunghi di produzione, come quelli di un laboratorio artigianale: basti pensare che per ogni una singola colomba servono fino a tre giorni di lavoro prima che possa essere confezionata. E chiaramente questo per una produzione su larga scala come quella industriale, che deve garantire anche efficienza e accessibilità sul mercato, è un elemento complicato da gestire. “Questi tipi di lavorazione sono complessi perché sono sempre sull’orlo del fallimento: basta un minimo errore che si perde tutto ma è anche il bello di questo mondo – spiega Marco Brandani, presidente del gruppo Lievitati da ricorrenza di Unione italiana food e amministratore delegato di Maina – Mettendoci tre giorni a produrre una colomba abbiamo circa 300 colombe che girano ogni giorno in stabilimento, e non è che il lievito madre sia sempre al top”. “Questa complessità – avverte – D’altronde è anche il motivo per cui il numero delle grandi aziende che le produce si è ridotto”. A oggi sei marchi – Balocco, Bauli, Maina, Melegatti, Paluani e Tre Marie associati al gruppo Lievitati da ricorrenza di Unionfood – producono l’80% di questi dolci, e di questi uno solo è focalizzato su di essi, tutti gli altri hanno diversificato la produzione. “E’ una sfida soprattutto di questi tempi – ha spiegato ancora Brandani – perchè ormai i costi rispetto al pre-Covid sono aumentati del 40%, il burro in un anno è salito del 60%. La ricetta della colomba contiene 5-6 ingredienti di origine agricola soggetti a scossoni e stress ormai da qualche anno. Ma il problema non è l’aumento in sè dei costi quanto l’imprevedibilità degli eventi” che si ripercuote sugli equilibri dei mercati globali. Già, perché per quanto la colomba sia un simbolo della tradizione italiana le materie prime non sono necessariamente tutte di origine italiana, per ragioni di qualità ma anche di quantità. “È chiaro che si cerca di prediligere l’Italia per acquistare materie prime ma non è l’origine che fa la qualità” spiegano in Maina.


Di sicuro l’Italia resta il principale mercato di sbocco per la colomba, mantenendo solida una tradizione che trova riscontro nei numeri: quasi 8 italiani su 10 la portano in tavola per festeggiare la Pasqua. E solo lo scorso anno ne sono stati consumati 31 milioni, per un totale di 24.227 tonnellate e un valore pari a 96,7 milioni di euro (Fonte: Unione italiana Food – stime produzione 2024). Un consumo pressochè domestico, dove è la grande distribuzione il canale privilegiato d’acquisto. Qui l’industria arriva sia con il proprio marchio che con il prodotto private label. “A livello di settore più o meno un 50% sono colombe di marca e il resto sono prodotte con la marca del distributore. In tutti e due i casi il rispetto del disciplinare è garantito” assicura Ragaglini. E di fronte a questa scelta i consumatori si dividono: quasi la metà (49,9%) opta per quelle dell’industria di marca, con una particolare predilezione da parte della Generazione Z. E qui il motivo principale è sicuramente la facile reperibilità dei prodotti presso nella gdo (80,5%) ma anche la fiducia riposta nelle marche (33%).


“Le aziende che producono dolci da ricorrenza sono state tutte pasticcerie – conclude Brandani – e quell’impronta è rimasta: oggi sono dei grandi laboratori che hanno introdotto un certo modo di lavorare ma sempre cercando di proteggere, come nello spirito del Decreto del 2005, le ricette. E noi vorremo continuare con questa storia, vorremmo che questo sogno di famiglia continuasse”.

Difesa Ue, Romeo: qualcuno vuole risanare economia a spese nostre

Difesa Ue, Romeo: qualcuno vuole risanare economia a spese nostreRoma, 14 mar. (askanews) – “Sui grandi temi della politica internazionale ci possono essere anche delle visioni e delle sensibilità un po’ differenti all’interno dei vari schieramenti, sono tematiche che attraversano anche un aspetto etico, non sono così sorpreso e in ogni caso la posizione della Lega è molto coerente: noi diciamo no a questo piano di riarmo così come è stato congegnato da Ursula von der Leyen, figlio dell’improvvisazione, sullo sfondo di minacce che sono del tutto irrealistiche, senza regole di ingaggio e – cosa fondamentale -senza capire bene chi paga il conto, con il rischio di pesanti ricadute sulla spesa sociale”. È questa la lettura di Massimiliano Romeo, presidente dei senatori della Lega, in una intervista al quotidiano L’Identità, sul tema della divisione della maggioranza di centrodestra nel voto a Strasburgo sul piano di riarmo europeo.


Secondo il capogruppo leghista a palazzo Madama, “il rischio è che dietro questa presunta emergenza vi sia l’esigenza di qualche paese di risanare la propria economia a spese nostre. Questione differente invece è la nostra necessità di potenziare la sicurezza interna e la difesa delle frontiere esterne, potenziare il pilastro europeo sotto l’ombrello della Nato con un’attenzione molto importante al fianco sud”. Romeo rivendica la coerenza del suo partito sul tema della guerra in Ucraina: “Sono ormai due anni – afferma – dall’inizio del conflitto che la Lega sostiene con convinzione la necessità di trovare una soluzione diplomatica, ci vorrà sicuramente del tempo ma il tentativo degli Stati Uniti sta andando nella giusta direzione anche perché un accordo di pace, oltre che fondamentale per evitare ulteriori morti, soldati e civili, è quantomai necessario per la stabilità economica”.

Ucraina, Not in my name: poster di Laika contro ReArm Europe

Ucraina, Not in my name: poster di Laika contro ReArm EuropeRoma, 14 mar. (askanews) – Stamane, alla vigilia della manifestazione a difesa dell’Europa, sono apparsi in diverse strade della Capitale centinaia di poster sparsi per tutta la città che denunciano il programma ReArm Europe, promosso da Ursula Von der Leyen e recentemente approvato dal Parlamento Europeo. Il blitz – si spiega in una nota – è opera della street artist Laika, che ha reinterpretato provocatoriamente la bandiera dell’Unione Europea, sostituendo le 12 stelle con 12 granate, un chiaro messaggio contro la crescente corsa agli armamenti.

Bmw: utile 2024 -37% a 7,7 mld, margine auto 6,3%. Dividendo 4,3 euro

Bmw: utile 2024 -37% a 7,7 mld, margine auto 6,3%. Dividendo 4,3 euroMilano, 14 mar. (askanews) – Bmw chiude il 2024 con un calo dei ricavi dell’8,4% a 142,4 miliardi di euro e dell’utile netto del -36,9% a 7,68 miliardi di euro. Il risultato operativo è pari a 11,5 miliardi (-37,7%), l’Ebt, gli utili prima della tasse, a 10,97 miliardi (-35,8%) pari a un margine del 7,7% (11% nel 2023).


Le consegne sono state pari a 2,45 milioni di veicoli (-4%). In crescita le vendite di veicoli elettrici (bev) a 426.536 unità (+13,5%) pari a una quota del 17% grazie a un’offerta di oltre 15 modelli. Le vendite di veicoli elettrificati (bev e phev) hanno raggiunto quota 600mila unità pari a una quota di quasi il 25%. Entro il 2027 Bmw lancerà oltre 40 modelli fra novità e aggiornamenti. “Ciò che ha sempre contraddistinto il gruppo Bmw è la nostra capacità di mantenere la rotta, anche in condizioni difficili. Restiamo chiaramente concentrati su due cose: la nostra performance a breve termine e la nostra prospettiva a lungo termine”, ha affermato il Ceo, Oliver Zipse, “Con la Neue Klasse, stiamo implementando il più grande progetto incentrato sul futuro nella storia della nostra azienda, ottenendo allo stesso tempo un solido free cash flow”.


L’Ebit del settore auto è di 7,89 miliardi (-39,2%) pari a un margine del 6,3% (9,8% nel 2023). L’Ebt del settore auto è pari a 7,9 miliardi (-39,2%); il free cash flow è di 4,85 miliardi (6,9 mld nel 2023). Per il 2025 le stime sono di un ritorno sopra i 5 miliardi grazie a una riduzione delle spese in conto capitale. In crescita gli investimenti a 18 miliardi di euro di cui la metà in ricerca e sviluppo a quota 9 miliardi di euro (+17,1%) anche per il lancio della nuova elettrica Neue Klasse che avverrà durante l’anno con il nome Bmw iX3. In aumento il numero di dipendenti a 159.104 (+2,7%)


Il cda proporrà un dividendo in calo a 4,3 euro (6 euro nel 2023) e 4,32 per le azioni privilegiate (6,02 euro) ma con un pay out in aumento al 36,7% (33,7% nel 2023). Il cda chiederà anche l’autorizzazione a un buyback fino al 10% del capitale nei prossimi 5 anni, dopo aver riacquistato a fine dicembre scorso il 6,35% del capitale con un investimento vicino ai 4 miliardi di euro Per il 2025 Bmw prevede un calo degli investimenti, ma la situazione sfidante in Cina, l’aumento dei dazi e le misure a supporto della catena di forniture giocheranno a sfavore. La guidance tiene conto dei dazi entrati in vigore fino al 12 marzo. Bmw prevede un utile prima delle tasse sui livelli del 2024, un margine operativo per l’auto del 5-7%, con un ritorno sul capitale investito del 9-13%. L’introduzione di nuove tariffe potrebbe avere un impatto negativo.

Difesa Ue, Conte: Schlein? Spero che riesca a compattare il Pd

Difesa Ue, Conte: Schlein? Spero che riesca a compattare il PdRoma, 14 mar. (askanews) – “Il piano da 800 miliardi di von der Leyen è una follia, nessuna persona ragionevole dilapiderebbe, peraltro senza un vero progetto organico, una montagna di miliardi per avere più armi, mentre gli italiani sono alle prese con l’aumento delle bollette e del carrello della spesa e con una sanità al collasso. Eppure Meloni ha firmato questo disastro sulla pelle dei cittadini. Per questo il 5 aprile scenderemo in piazza a Roma per dire basta, fermiamo questo governo”. Con queste parole il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, ribadisce in una intervista al quotidiano Avvenire il suo no al piano ReArm Europe.


Alla domanda se su questo tema si possa allargare la forbice con il potenziale alleato-chiave del centrosinistra, il Pd, l’ex premier replica: “La nostra posizione è sempre stata chiara, nella campagna elettorale per le elezioni europee prendemmo un impegno con i nostri elettori e lo abbiamo rispettato: dicevamo che avremmo portato a Bruxelles dei ‘costruttori di pace’ e così è stato. Naturalmente ho apprezzato la presa di posizione personale di Schlein contro il piano di riarmo e dispiace che poi questa a Strasburgo si sia tradotta in una astensione, ma il mio auspicio è che la segretaria riesca a compattare tutto il Pd su questa sua contrarietà al piano”.

Difesa Ue, Bonaccini: ora confronto nel Pd ma no a conta interna

Difesa Ue, Bonaccini: ora confronto nel Pd ma no a conta internaRoma, 14 mar. (askanews) – Dopo la spaccatura del gruppo del Pd nel voto all’Europarlamento sul piano di riarmo europeo, nel partito serve aprire “un confronto intelligente e responsabile, né muscolare né tanto più di conta interna. Serve la volontà e la capacità di ascoltarsi e di costruire sintesi”. Lo dice, intervistato dal Corriere della sera, Stefano Bonaccini, eurodeputato, presidente de Partito democratico e punto di riferimento dell’area che a Strasburgo ha votato a favore della risoluzione invece di astenersi secondo le indicazioni della segretaria Elly Schlein. “Il mondo è in subbuglio, le opinioni pubbliche sono smarrite e impaurite, abbondano le offerte populiste e le scorciatoie sovraniste, anche antidemocratiche. Mandare per aria anche il Pd – afferma – non mi sembra un gran contributo alla causa dell’europeismo, del progressismo e del campo democratico”.


Bonaccini tuttavia prende le distanze dall’ex capogruppo al Senato dei democratici, Luigi Zanda, che, intervistato da Lilli Gruber su La7, ha sostenuto che la decisione di astenersi all’Europarlamento dimostra che Elly Schlein non può essere la candidata premier. “È un giudizio personale, che non condivido, più che un contributo politico alla sintesi. A me pare – commenta l’ex presidente dell’Emilia Romagna – che oggi il nostro compito, più che dare pagelle, sia quello di incalzare il governo della destra a non isolare l’Italia dall’Europa e la Commissione europea a rafforzare la difesa comune, anziché assecondare spinte sovraniste e schizofreniche”.

Difesa Ue, Picierno: Schlein non è in discussione ma faccia sintesi

Difesa Ue, Picierno: Schlein non è in discussione ma faccia sintesiRoma, 14 mar. (askanews) – “Quello sulla difesa Ue è stato un voto cruciale, fondativo per l’Europa che verrà. È come se il Pd avesse deciso di astenersi su Schengen, o sull’introduzione dell’euro: impensabile”. Intervistata dal Giornale, la vicepresidente del Parlamento europeo ribadisce le ragioni di quella metà della delegazione del Partito democratico che ha votato a favore di ReArm Eu e contro le indicazioni del partito: il Pd, afferma, è finito su un “binario sbagliato”.


“Noi dem europei – rivendica – abbiamo discusso e lavorato insieme, e con il Pse, per migliorare il testo, ottenendo risultati importanti. Poi da Roma è arrivata la doccia fredda, con la decisione di astenersi. È il dialogo con il Nazareno che è mancato, ed è singolare che si sia deciso lì come votare, scavalcando le posizioni nel gruppo. Così alla fine sono emerse due linee, di peso equivalente”. Secondo Picierno “il voto non mette in discussione Elly Schlein, che ha vinto il congresso. Faccia la segretaria, ma ricordi che il compito di un leader è fare sintesi: questa spaccatura segnala che nel Pd c’èun’anima riformista ed europeista forte, che non si può ignorare e annichilire, scambiando i propri desideri per la realtà”. Inoltre, “la decisione di non votare la risoluzione ha creato un problema assai serio: per questo, con molti altri colleghi, abbiamo deciso di votare sì. Per evitare che il Pd si staccasse dal Pse e smentisse la sua vocazione europeista. Se la risoluzione non fosse passata, avremmo messo una pietra tombale sulla difesa comune europea. C’è stata una frattura interna profonda, su una scelta fondamentale per la nostra collocazione europea, e ora – conclude Picierno – bisogna rifletterci e cercare di raddrizzare la rotta”.

”Legion of Merit” Usa a 2 generali italiani: ‘eccezionale servizio’

”Legion of Merit” Usa a 2 generali italiani: ‘eccezionale servizio’Lago Patria (Napoli), 14 mar. (askanews) – Il 13 marzo 2025 alle ore 11, l’Ammiraglio Stuart B. Munsch, Comandante del Comando Interforze Alleato di Napoli (JFC Naples) e Comandante delle Forze Navali Statunitensi in Europa e Africa, ha conferito la Legione al Merito al Generale di Corpo d’Armata Giovanni Maria Iannucci, Comandante Operativo di Vertice Interforze (COVI) e al Generale di Corpo d’Armata Angelo Michele Ristuccia, Comandante del Comando Forze Operative Sud (COMFOP Sud). “L’eccezionale servizio di questi due generali sottolinea il ruolo fondamentale e di primo piano dell’Italia nelle operazioni NATO e nella difesa del continente”, ha affermato l’ammiraglio Stuart B. Munsch, Comandante dell’Allied Joint Force Command Naples. “L’assegnazione della Legion of Merit sia al Generale di Corpo d’Armata Iannucci che al Generale di Corpo d’Armata Ristuccia rappresenta il riconoscimento del loro eccezionale servizio alla guida delle forze NATO rispettivamente in Iraq e Kosovo e l’impegno continuo di questi generali e dell’Italia per la leadership, per la nostra Alleanza e per il nostro obiettivo di una pace duratura”.


La Legion of Merit (LOM) è una onorificenza militare delle Forze Armate degli Stati Uniti che viene assegnata per la condotta di attività particolarmente meritorie nello svolgimento di servizi e risultati eccezionali. L’onorificenza viene anche assegnata per fedeltà e lealtà in posizioni di combattimento o non di combattimento. La decorazione viene inoltre conferita ai membri degli otto servizi in uniforme degli Stati Uniti, nonché a figure militari e politiche di governi stranieri. La Legion of Merit è l’unica decorazione militare statunitense che ha gradi distinti ed è la più importante medaglia statunitense assegnata a cittadini di altre nazioni. “Sono onorato di ricevere dall’Ammiraglio Munsch questa prestigiosa onorificenza”, ha detto il Generale Iannucci. “La considero un riconoscimento del lavoro di tutti gli uomini e donne che servono ogni giorno il nostro Paese dentro e fuori i confini nazionali. A loro va la mia riconoscenza per quanto fanno e per come lo fanno. Parallelamente, ritengo che l’evento di oggi testimoni quanto l’Italia e gli Stati Uniti d’America siano profondamente legati da un rapporto di sincera amicizia. Con gli USA, così come con gli altri Paesi Alleati, formiamo una comunità e le nostre Forze Armate sono unite dagli stessi ideali, da una storia comune e dalla volontà quotidiana di ribadire un patto di unità e di mutua solidarietà”.


Dal 20 gennaio 2025 il Generale di Corpo d’Armata Giovanni Maria Iannucci è stato nominato Comandante Operativo di Vertice Interforze (COVI). In precedenza, nel 2012, ha ricoperto il ruolo di Capo Divisione J3 (Operazioni) presso il COVI. Negli anni successivi, il Generale Iannucci ha continuato a distinguersi in diversi at incarichi nazionali e internazionali, tra cui il ruolo di Vice Capo di Stato Maggiore per le Operazioni presso il Comando della Forza Internazionale di Assistenza alla Sicurezza in Afghanistan (ISAF) e l’incarico, nel 2015, di Comandante della Brigata Paracadutisti “Folgore”. La sua carriera ha raggiunto un ulteriore apice quando ha assunto la guida della Missione NATO IRAQ nel 2022. Nel 2023 è stato nominato Capo di Gabinetto del Ministro della Difesa, ruolo che testimonia la fiducia e il riconoscimento delle sue capacità. “Sono veramente orgoglioso di avere ricevuto questo riconoscimento e fiero di avere rappresentato l’Italia in un ruolo cosí importante nell’ambito della Nato”, afferma il Generale Ristuccia. “Ringrazio gli Stati Uniti e in particolare l’Ammiraglio Munsch per avermi voluto insignire di questo prestigioso riscontro. Ringrazio ancora l’Esercito Italiano per avermi voluto candidare a suo tempo per l’incarico di Force Commander di KFOR e il nostro Ministro per la fiducia accordatami”.


Dall’8 aprile 2024 Generale di Corpo d’Armata Angelo Michele Ristuccia è il Comandante del Comando Forze Operative Sud (COMFOP Sud). In precedenza ha ricoperto l’incarico di: Capo di Stato Maggiore del NATO Rapid Deployable Corps Italy (NRDC-ITA) da gennaio 2019 a maggio 2020 e Comandante della Divisione “Vittorio Veneto” da maggio 2020 a ottobre 2022, periodo in cui, oltre a comandare le dipendenti Brigate, ha supervisionato il processo di riorganizzazione del Comando in Divisione Multinazionale della NATO. Nelle operazioni all’estero ha ricoperto gli incarichi di: Capo dello Special Staff del Comandante di UNIFIL in Libano dal 13 agosto 2009 al 1° gennaio 2010; Comandante del Contingente Nazionale a Erbil in Iraq (Op. Prima “Parthica”) dal 20 maggio 2016 al 27 novembre 2016; Comandante della NATO Kosovo Force (KFOR) in Kosovo delle 10 ottobre 2022 al 10 ottobre 2023.

Esce il libro di Caiazza sull’emigrazione italiana in California

Esce il libro di Caiazza sull’emigrazione italiana in CaliforniaRoma, 14 mar. (askanews) – Tra Otto e Novecento, migliaia di italiani emigrarono in California. Qui, dove i bersagli del razzismo antistranieri erano gli asiatici – cinesi, giapponesi, indiani -, gli italiani non dovettero aspettare per diventare «bianchi». Mentre altrove negli Stati Uniti la loro «bianchezza» veniva contestata, la partecipazione alla difesa della cosiddetta «frontiera dell’uomo bianco» garantì loro l’accesso immediato ai privilegi razziali sia materiali che simbolici propri della popolazione di origine europea in America. La disamina storica del caso degli italiani che si spinsero sul Pacifico mette a fuoco il paradigma – l’esclusione dell’«altro» ai fini della propria assimilazione – che permise alle masse emigrate dal Vecchio Continente di integrarsi negli Stati Uniti, riproducendone il sistema sociale basato sul razzismo.


Tommaso Caiazza (1985) insegna storia e filosofia in un liceo statale di Roma. Dopo la laurea in Storia contemporanea all’Università La Sapienza, ha conseguito il dottorato in Storia sociale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Durante il dottorato, ha trascorso un periodo come visiting student researcher all’Università della California, Berkeley, dove ha condotto la ricerca alla base del presente libro. Suoi articoli e interventi sono apparsi su riviste come «Altreitalie», «Dimensioni e problemi della ricerca storica», «Italian American Review», «Italia contemporanea», «Studi emigrazione», «California Italian Studies», «Memoria e ricerca».