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Sette università italiane tra le top 10 mondiali. La Sapienza ancora prima in Studi classici

Sette università italiane tra le top 10 mondiali. La Sapienza ancora prima in Studi classiciRoma, 12 mar. (askanews) – Pubblicata la quindicesima edizione della QS World University Rankings by Subject, la classifica che fornisce un’analisi comparativa indipendente sulle prestazioni di oltre 1700 università in 100 Paesi e territori, in 55 discipline accademiche e cinque ampie aree di studio. L’Italia si colloca al settimo posto nel mondo per numero di voci in classifica e per numero di università classificate, con 7 università Italiane tra le top 10 mondiali: La Sapienza Università di Roma mantiene la leadership mondiale negli Studi classici e di Storia antica; il Politecnico di Milano sale dal settimo al sesto posto in Arte e design e conferma il settimo posto in Architettura – Ambiente costruito; l’Università Bocconi conferma il settimo posto in Marketing e passa dal nono al decimo posto in Studi di economia e gestione; la Scuola Normale Superiore di Pisa passa dal quinto all’ottavo posto in Classici e storia antica; l’Università IUAV di Venezia è la nuova entrata nella top 10: sale di sei posizioni ed occupa il nono posto al mondo per Storia dell’Arte.


La classifica QS comprende ora 56 università italiane, per un totale di 632 piazzamenti in classifica – con un aumento netto di 55 rispetto all’edizione precedente – in 55 discipline accademiche. Tra queste classifiche, ci sono 75 nuovi piazzamenti italiani. Per quanto riguarda le performance, il 40% dei posti italiani in classifica è rimasto stabile (vs 45% lo scorso anno), il 12% ha registrato un miglioramento (vs 19%), mentre il 37% ha subito un calo (vs 24%), con una flessione complessiva del 25% rispetto all’anno scorso (vs -5%). Inoltre, le università italiane si sono aggiudicate 98 posizioni (una in meno rispetto alla scorsa edizione) nelle 5 grandi aree di studio: arti e scienze umane, ingegneria e tecnologia, scienze della vita, scienze naturali e scienze sociali. Di queste, il 50% ha registrato un miglioramento, il 31% un peggioramento, il 15% sono invariate e 4 sono nuovi ingressi. La performance italiana in queste cinque classifiche è migliorata del 19%.


Tra i Paesi UE, se si considerano i piazzamenti all’interno della top 100, l’Italia occupa la terza posizione dopo Germania e Paesi Bassi. Inoltre, l’Italia è seconda solo alla Germania tra i Paesi dell’UE per il numero di inserimenti nella top 200. A livello globale i risultati vedono le università statunitensi in testa in 32 discipline, quasi doppio del concorrente internazionale più vicino, il Regno Unito, con 18 discipline. L’Università di Harvard è l’istituzione più performante al mondo, con il primo posto in 19 discipline. Segue il MIT Massachusetts Institute of Technology, che primeggia in 12 discipline.


Singapore si distingue per essere al terzo postoper numero di piazzamenti nella top ten, con 33 voci. Questo dato colloca Singapore subito dopo il Regno Unito e gli Stati Uniti, evidenziando il suo impatto significativo sulla formazione universitaria globale, nonostante la sua piccola dimensione in termini di popolazione e numero di università classificate (6). “La nostra più ampia classifica, che ha valutato l’eccellenza accademica di oltre 1.700 università a livello globale in 55 discipline, poggia su una base che va oltre le metriche di ricerca”, ha detto Ben Sowter, vicepresidente senior di QS: “Esse si basano sulle opinioni di 175.000 accademici e oltre 100.000 datori di lavoro intervistati in tutto il mondo. Queste classifiche non solo illuminano i fattori che determinano la qualità della formazione universitaria ma offrono anche una comprensione di come si raggiunge l’eccellenza globale. Gli investimenti mirati e sostenuti e la collaborazione internazionale sono pilastri fondamentali per il progresso. Inoltre, la promozione di relazioni più forti con l’industria è correlata a migliori prospettive di occupazione, risultati della ricerca e innovazione”.


“Questa valutazione completa delle prestazioni universitarie è particolarmente pertinente nel contesto delle sfide economiche globali e dell’instabilità geopolitica. In questi tempi, la salvaguardia e il rafforzamento della formazione universitaria e della mobilità studentesca internazionale sono imperativi in quanto motori del progresso e dell’innovazione della società. L’Italia contribuisce in modo significativo al progresso accademico e della ricerca e la classifica sottolinea la sua competitività a livello regionale e globale. Inoltre, il Paese continua a dimostrare eccellenza accademica in diverse aree, con alcune università di spicco che godono di un riconoscimento globale”, ha concluso Sowter.

Northvolt, fallisce la casa svedese cruciale per l’Ue sulle batterie

Northvolt, fallisce la casa svedese cruciale per l’Ue sulle batterieRoma, 12 mar. (askanews) – Fallisce definitivamente Northvolt, una iniziativa su cui l’Europa aveva puntato molto per le batterie degli autoveicoli. Dopo aver già presentato istanza di fallimento per le attività negli Stati Uniti (lo scorso novembre) e dopo aver tentato per mesi di trovare altri appoggi, la società ha portato i libri contabili al tribunale fallimentare anche nella madrepatria Svezia.


Fondata nel 2016, Northvolt, secondo quanto riporta il Financial Times, era riuscita a richiamare investimenti per 15 miliardi di dollari sia dal pubblico che dal privato. Soprattutto era ritenuta una iniziativa chiave nella Unione europea per recuperare terreno sui sistemi per le auto elettriche, rispetto alle case statunitensi e soprattutto su quelle cinesi.


Era appoggiata da giganti dell’auto e della finanza come Volkswagen, Volvo, Scania, Goldman Sachs e Blackrock. E nonostante questo ha dovuto riferire di non essere in grado di ottenere sostegno sufficiente per restare in piedi. L’annuncio della nuova istanza di fallimento è stato diramato dal presidente ad interim, Tom Johnston. Dopo la procedura fallimentare negli Usa, Northvolt aveva cercato di tenersi a galla avviando una serrata serie di incontri con oltre 100 potenziali investitori per raccogliere 1 miliardo di dollari, con cui tenere in piedi l’unica fabbrica di batterie effettivamente esistente, allestita in una cittadina nell’estremo nord della Svezia, Skelleftea.


Il quotidiano finanziario ricorda che una sua precedente indagine sul gruppo aveva rivelato come Northvolt avesse cercato di aprire contemporaneamente sei fabbriche, mentre i dipendenti riferivano problemi sulla gestione, sugli standard di sicurezza e sull’eccessiva dipendenza da forniture cinesi. Il fallimento si produce mentre l’Unione europea continua a mantenere i pressanti obiettivi che si è auto imposta sull’elettrificazione del settore dell’auto. L’unica mitigazione ad oggi è stata quella di spalmare su tre anni (2025-2027) il periodo in cui raggiungere livelli vincolanti sulle immatricolazioni di auto a zero emissioni, in modo da non far scattare da subito multe multimiliardarie che avrebbero colpito le case europee.


È stato anche deciso di anticipare di qualche mese la procedura di revisione delle modalità per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni, che tuttavia sono state tutti confermati, tra cui quello di zero emissioni nette che di fatto implica nel 2035 la messa al bando dei propulsori endotermici alimentati con benzina o diesel tradizionali. Una linea su cui l’Ue tira dritto, a dispetto di alcuni tentativi di revisione da parte di alcuni Paesi, e che a livello pratico ha avuto effetti molto negativi proprio per il comparto automobilistico europeo, che aveva quasi il predominio globale sul diesel ed era all’avanguardia sui motori a benzina, mentre era rimasto indietro su sistemi ibridi e ancor più su propulsori elettrici rispetto a Giappone, Stati Uniti e Cina, che invece si stanno avvantaggiando dalle scelte Ue. Al punto da spingere sempre Bruxelles a considerare dazi sulle importazioni di elettriche e relativa componentistica dalla Cina, la cui produzione in questo campo si ritiene sia pesantemente sovvenzionata dallo Stato. A esacerbare ulteriormente il quadro, il fatto che negli Stati Uniti la nuova amministrazione Trump abbia fatto tabula rasa delle precedenti politiche pro elettrico sull’auto. (fonte immagine: Northvolt).

Cia aderisce a manifestazione 15 marzo ‘Una piazza per l’Europa’

Cia aderisce a manifestazione 15 marzo ‘Una piazza per l’Europa’Roma, 12 mar. (askanews) – Cia-Agricoltori Italiani aderisce alla manifestazione del 15 marzo a Roma, “Una piazza per l’Europa”, la manifestazione comune nel segno dell’Europa stata proposta da Michele Serra e, già da oggi, ha riunito tutti i suoi delegati per la X Conferenza economica, fino a domani in Auditorium della Tecnica all’Eur, per ribadire, da forza sociale ed economica del Paese, il suo impegno europeista.


“Vogliamo che l’Europa faccia l’Europa e non disattenda i suoi principi fondativi di pace e stabilità – ha detto il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, aprendo la Conferenza Economica di Cia – Si risvegli, negli Stati membri, lo spirito del progetto comunitario per la coesione e la democrazia. L’Europa ragioni da superpotenza, riscriva i suoi processi decisionali e rafforzi la propria economia per creare valore e occupazione, salvaguardare libertà e diritti, anteponendo il cibo alle armi, lavorando per la sicurezza alimentare globale, fondamentale per il futuro”. Ad ascoltare il discorso di Fini in platea Raffaele Fitto, vicepresidente esecutivo della Commissione Ue, Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ed Elly Schlein, segretaria PD.

QS World University Rankings: NABA miglior accademia d’Italia

QS World University Rankings: NABA miglior accademia d’ItaliaMilano, 12 mar. (askanews) – NABA, Nuova Accademia di Belle Arti si riconferma la prima e unica Accademia di Belle Arti italiana tra le migliori università al mondo per il settore Art & Design comparendo, per il quinto anno consecutivo nella classifica delle top 100 elaborata da QS World University Rankings by Subject 2025, consolidando così la sua posizione di un’offerta didattica d’eccellenza.


QS World University Rankings è la classifica internazionale più accreditata in ambito universitario, che analizza e ordina gli atenei per qualità. Per produrre i ranking di quest’anno sono state analizzate oltre 5.200 istituzioni nel mondo; di questo gruppo 1.747 sono state classificate attraverso 55 discipline accademiche suddivise in 5 aree tematiche. Per il settore Art & Design, i criteri utilizzati nell’analisi comparativa indipendente sono stati, in particolare, due. Il primo si riferisce all’Academic Reputation e ha misurato quali istituzioni siano state maggiormente apprezzate dalla comunità accademica globale, chiamata a rispondere al sondaggio di QS (QS Academic Survey), la più grande indagine al mondo delle opinioni dei membri delle diverse facoltà. Il secondo, la Employer Reputation, ha valutato quali istituzioni vengano considerate dai responsabili delle assunzioni di tutto il mondo come i luoghi di formazione dei laureati e diplomati più competenti e talentuosi, pronti ad affrontare il mercato del lavoro. Guido Tattoni, NABA Dean, commenta la conferma di questo importante risultato: “Essere riconosciuti come la prima Accademia di Belle Arti italiana e tra le 100 migliori università al mondo per il settore Art & Design all’interno della rinomata classifica QS World University Rankings è un risultato che accogliamo con grande soddisfazione. Per il quinto anno consecutivo vediamo premiato il nostro impegno, la qualità dell’offerta didattica e del metodo di insegnamento di NABA. Da sempre l’Accademia si distingue per il suo approccio multidisciplinare che unisce ricerca e progettazione, rispondendo alle tendenze artistiche e professionali contemporanee. Una metodologia che si basa sul concetto di imparare facendo, a partire dalla centralità dei laboratori in Accademia, dove le idee diventano progetti e prototipi, concretizzandosi spesso in output reali. Una realtà caratterizzata dall’applicazione dell’Intelligenza Artistica per innovare e progettare il futuro”.


Scelta da oltre 6.000 studenti, di cui il 35% internazionali provenienti da oltre 100 Paesi del mondo, NABA, Nuova Accademia di Belle Arti è un’Accademia di formazione all’arte e al design: è la più grande Accademia di Belle Arti in Italia e la prima ad aver conseguito, nel 1981, il riconoscimento ufficiale del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR). Con i suoi due campus di Milano e Roma, offre corsi di primo e secondo livello nei campi del design, fashion design, grafica e comunicazione, arti multimediali, nuove tecnologie, scenografia e arti visive, per i quali rilascia diplomi accademici equipollenti ai diplomi di laurea universitari, oltre a PhD e Special Programmes. Fondata da Ausonio Zappa a Milano nel 1980, coinvolgendo in una prima fase Guido Ballo e Tito Varisco, e poi attivando un nucleo di artisti tra cui Gianni Colombo, l’Accademia ha avuto da sempre l’obiettivo di contestare la rigidità della tradizione accademica e di introdurre visioni e linguaggi più vicini alle pratiche artistiche contemporanee e al sistema dell’arte e delle professioni creative. Numerose sono ogni anno le collaborazioni con istituzioni e aziende italiane e internazionali che offrono agli studenti l’opportunità di svolgere esperienze multidisciplinari e di misurarsi con il mondo del lavoro creativo. Dal 2018 l’Accademia è parte di Galileo Global Education, uno dei principali player internazionali nella formazione superiore privata, rafforzando il suo percorso di crescita sino ad oggi.

Pecorino Romano Dop punta sulla promozione in Giappone

Pecorino Romano Dop punta sulla promozione in GiapponeRoma, 12 mar. (askanews) – Il Pecorino Romano DOP punta al Giappone con una forte presenza al Foodex di Tokyo, la più importante manifestazione fieristica agroalimentare del Giappone. La fiera rappresenta infatti una grande opportunità, spiega in una nota il Consorzio, sia per le aziende già presenti sul mercato giapponese sia per quelle che in quel mercato vogliono entrare, con espositori provenienti da oltre 60 Paesi pronti a svelare nuove opportunità di business e soluzioni alle sfide globali emergenti.


In questo contesto, il Consorzio per la Tutela del formaggio Pecorino Romano DOP, presieduto da Gianni Maoddi, rafforza la sua presenza in Giappone con il progetto triennale KYOI 2024-2027, cofinanziato dall’Unione Europea. L’iniziativa mira a intensificare le attività di informazione e promozione dei prodotti agroalimentari europei di alta qualità tra i consumatori giapponesi, proseguendo con successo quanto già realizzato nel periodo 2020-2023 con il progetto CHIZU. Nel 2024, le principali categorie di prodotti alimentari importati dall’Italia in Giappone hanno registrato un incremento in valore rispetto all’anno precedente, con performance particolarmente brillanti proprio per i formaggi (+14,9%). “Grazie alla partecipazione a Foodex Tokyo 2025, il Pecorino Romano DOP punta a consolidare il suo posizionamento in Giappone, promuovendo la qualità, la tradizione, l’innovazione e la versatilità di un prodotto che incarna l’eccellenza del patrimonio gastronomico italiano”, dice il presidente Maoddi. La fiera si protrarrà fino al 14 marzo: nello stand del Consorzio i visitatori potranno assaggiare il prodotto e informarsi sulle caratteristiche di uno dei formaggi più apprezzati al mondo.


“Il Consorzio intensificherà le attività promozionali attraverso degustazioni, incontri con buyer e distributori locali e iniziative mirate alla valorizzazione del prodotto presso il pubblico giapponese”, conclude il direttore generale del Consorzio Riccardo Pastore.

In 2024 export formaggi +10,7%, crescita in tutti i mercati

In 2024 export formaggi +10,7%, crescita in tutti i mercatiRoma, 12 mar. (askanews) – Record per l’export dei formaggi italiani nel 2024, con una crescita del 10,7% che Paolo Zanetti, presidente di Assolatte, definisce “impetuosa” e che fa aumentare “di ulteriori 457 milioni di euro il fatturato realizzato all’estero dalle nostre imprese”.”Risultati eccezionali, anche se oggi sono molte “le preoccupazioni tra le imprese del settore, con la spada di Damocle della nuova era dei superdazi minacciati dagli Stati Uniti e dalla Cina”.


Timori per i dazi Usa a parte, le esportazioni di formaggi italiano sono “al sedicesimo anno consecutivo di crescita, una corsa al galoppo che rende questa performance straordinaria e al tempo stesso ordinaria – ricorda Zanetti – straordinaria, per l’entità dell’aumento, più che doppio rispetto a quello del 2023, e ordinaria perché conferma ancora una volta che l’export è oramai componente determinante e strutturale dei fatturati del sistema latte nazionale”. La crescita 2024 è anche estremamente diffusa. L’export caseario italiano è cresciuto in tutti i principali mercati. Un record ancora più importante perché riguarda praticamente tutti i principali paesi di destinazione: in Francia sono state raggiunte le 146 mila tonnellate e 1,07 miliardi di euro; in Germania sono state sfiorate le 90 mila tonnellate; negli Stati Uniti le nostre esportazioni hanno superato per la prima volta le 40 mila tonnellate; il Giappone, ha raggiunto e sorpassato la soglia dei 100 milioni di euro.


Anche nel 2024 la mozzarella si è dimostrata il prodotto più importante per volumi di export, forte di 153mila tonnellate (+7,4%) e 943,2 milioni di euro. In vetta alla classifica troviamo ovviamente Grana Padano e Parmigiano Reggiano (che in forme o pezzi valgono 1 miliardo e mezzo di euro per 122mila tonnellate, di cui 1/3 tra Germania e Stati Uniti). Solo un gradino più sotto, gli altri formaggi freschi (173mila tonnellate), il Gorgonzola (+4,8% in volume per oltre 200 milioni di euro), il Pecorino (soprattutto nei mercati nordamericani), i grattugiati (tra i più dinamici con +10,7% in volume e +12,2% in valore) e tanti altri formaggi di grande qualità e tradizione italiana.

La portavoce Zakharova: la posizione di Mosca sulla tregua in Ucraina sarà decisa in Russia, non all’estero

La portavoce Zakharova: la posizione di Mosca sulla tregua in Ucraina sarà decisa in Russia, non all’esteroRoma, 12 mar. (askanews) – La posizione di Mosca sulla proposta di cessate il fuoco concordata ieri da Ucraina e Stati Uniti nell’incontro avuto a Gedda, in Arabia Saudita, verrà decisa all’interno della Russia, non all’estero, e non attraverso sforzi di parti straniere. E’ quanto ha detto oggi la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.


“Le notizie principali per noi arriveranno da qui. La formazione della posizione della Russia non avviene all’estero o a spese degli sforzi di altre parti. La formazione della posizione della Russia avviene in Russia”, ha detto Zakharova ai media russi.

Valore aggiunto agricolo Italia cresce meno dei competitor

Valore aggiunto agricolo Italia cresce meno dei competitorRoma, 12 mar. (askanews) – Negli ultimi cinque anni, la crescita del valore aggiunto agricolo in Italia, in termini reali, non ha seguito il trend di quelli correnti, alla luce di una sensibile riduzione delle quantità prodotte determinata da avverse condizioni climatiche. Anche in termini correnti, comunque, il tasso di crescita del valore aggiunto agricolo italiano (27%) è risultato inferiore a quello dei diretti competitor come Spagna (+41%), Polonia (+39%) e Germania (+34%) in considerazione di una maggior dinamicità competitiva delle aziende agricole degli altri paesi Ue.


E’ uno dei dati che delineano lo stato di salute del settore primario messi in luce nel report di Nomisma presentato in occasione della X Conferenza economica di Cia-Agricoltori Italiani a Roma e illustrato dal responsabile Agroalimentare Denis Pantini alle istituzioni e ai delegati riuniti in Auditorium della Tecnica. Con quasi 75 miliardi di euro, l’Italia rappresenta la terza agricoltura europea per valore della produzione, ma la prima per valore aggiunto generato. Questo discende da una forte specializzazione e vocazionalità del proprio modello agricolo (incentrato su prodotti distintivi di alta qualità e spesso inseriti in filiere Dop e Igp) che conduce a una valorizzazione media unitaria per ettaro tra le più alte a livello europeo: 3.400 euro a ettaro di valore aggiunto contro una media Ue di meno di 1.500 euro a ettaro.


La dinamicità competitiva degli altri Paesi Ue, però, deriva anche da una differente struttura imprenditoriale che per l’Italia presenta una forte polverizzazione e che rende più difficile recuperare divari di inefficienza. Basti infatti pensare che, mentre in Francia o Germania le aziende agricole con superficie superiore ai 50 ettari sono rispettivamente il 43% e il 31% del totale nazionale, in Italia tale incidenza è appena pari al 4%. Parallelamente, le aziende con valore della produzione superiore ai 100.000 euro raggiungono il 36% in Germania e il 46% in Francia, mentre in Italia non superano il 10%. Inoltre, prosegue l’analisi di Nomisma, i limiti strutturali aziendali incidono sulla redditività del settore e spiegano, in larga parte, la minor presenza di giovani imprenditori (sotto i 35 anni) nell’agricoltura italiana rispetto agli altri paesi Ue: il 5% contro l’8% in Germania e il 10% in Francia. Una bassa incidenza che appare “comune” alle diverse aree del Paese, ma che ha visto gli ultimi cinque anni condurre a un maggior calo nelle regioni del Sud (-15% la presenza di imprese giovanili contro il -3,4% del Nord Italia tra il 2019 e il 2024).


Proprio per ovviare a questi limiti strutturali, le imprese agricole italiane sono andate a cogliere le diverse opportunità di mercato (anche al di fuori del core business produttivo) che si sono presentate, sia in virtù di nuovi trend di consumo che di “spazi” aperti da politiche europee e nazionali di sviluppo. Le cosiddette attività di supporto e secondarie pesano oggi per il 19% sul valore della produzione agricola nazionale. Tra queste, il valore della produzione di energia rinnovabile è cresciuto del 18% negli ultimi quattro anni, mentre quello dell’agriturismo del 24%. Oltre alla polverizzazione aziendale, il settore primario italiano da svariati anni deve fare i conti con effetti devastanti sulla produzione agricola derivanti dai cambiamenti climatici. In primis, da temperature medie sempre più alte e con deficit idrici che toccano tutte le regioni. Senza tralasciare gli impatti che i disastri da avversità climatiche (cresciuti in Europa del 221% tra il 2015 e il 2023) producono su un suolo, come quello italiano, estremamente fragile e per il 47% definito “in cattivo stato di salute”, dove proprio l’erosione rappresenta il principale fattore di degrado.

Produzione agricola montana vale 5,5 mld, soprattutto vino e olio

Produzione agricola montana vale 5,5 mld, soprattutto vino e olioRoma, 12 mar. (askanews) – Il valore della produzione agricola italiana ottenuta in montagna vale 5,5 miliardi di euro, vale a dire l’equivalente di quanto prodotto dall’intera regione Sicilia, soprattutto per quanto riguarda i “fiori all’occhiello” del Made in Italy alimentare: il 61% del vigneto Italia si trova infatti in zone montano/collinari, così come il 69% degli oliveti, il 64% dei frutteti, ma anche il 44% degli allevamenti bovini e l’83% di quelli ovicaprini. E’ quanto emerge dal report di Nomisma presentato in occasione della X Conferenza economica di Cia-Agricoltori Italiani a Roma e illustrato dal responsabile Agroalimentare Denis Pantini.


Eppure, nonostante il fatto che gran parte delle produzioni agricole italiane oggi sono ottenute in collina e montagna, la permanenza degli agricoltori nelle aree interne diventa sempre più difficile, alla luce della continua riduzione o della mancanza dei servizi “di base” in un Paese, come l’Italia, in cui il 32% della superficie è classificata come area periferica o ultra periferica (dove la distanza, in quest’ultimo caso, dal più vicino polo di attrazione supera i 75 minuti di percorrenza), con regioni come la Basilicata, la Sardegna o il Trentino Alto Adige in cui tali aree superano il 60% della superficie regionale.

Ismett: primo intervento al cuore nel Sud Italia con sistema Da Vinci

Ismett: primo intervento al cuore nel Sud Italia con sistema Da VinciRoma, 12 mar. (askanews) – È stato eseguito per la prima volta in una struttura del Sud Italia un intervento di cardiochirurgia con l’utlizzo del sistema Da Vinci, un sosfisticato robot che permette di realizzare operazioni di cardiochirurgia mini-invasiva video assistita. L’intervento – un bypass aorto coronarico – è stato realizzato presso ISMETT, la struttura nata dalla partnership fra Regione Siciliana ed UPMC, il centro medico dell’Università di Pittsburgh. A eseguire l’operazione l’équipe guidata dal prof Francesco Musumeci, Senior Consultant in Cardiac Surgery, in sala operatoria a seguire la gestione anestesiologica la d.ssa Maria Scarlata.


Il Da Vinci è una piattaforma robotica che consente un interfaccia computerizzata tra chirurgo e strumenti chirurgici. È già utilizzata in ISMETT per interventi addominali e toracici, che permette di intervenire in modo preciso ed efficace oltre che con una invasività minima. Quello realizzato nei giorni scorsi è il primo utilizzo della tecnologia robotica anche in ambito cardiochirurgico. “L’utilizzo della robotica in cardiochirurgia è l’approccio del futuro – spiega il prof. Francesco Musumeci – evita il classico taglio chirurgico e permette di realizzare interventi mini invasivi, migliorando così la qualità delle cure offerte ai pazienti”. La tecnica ha, infatti, diversi vantaggi per il paziente, permette una maggiore precisione nel gesto chirurgico, minimizza il rischio di possibili complicanze, riduce i tempi di degenza post operatoria.


Per effettuare l’intervento sono praticati nel torace del paziente 3 piccoli fori attraverso cui sono inseriti una piccola telecamera e due minuscoli strumenti chirurgici ed una incisione laterale di circa 4 cm. Il chirurgo siede ad una consolle nel cui schermo ha una immagine tridimensionale ad alta definizione, ingrandita 10 volte del campo operatorio, e dalla consolle comanda i bracci del robot per mezzo di due manipolatori (simili a joystick). Questo consente di avere una visione ottimale delle diverse strutture anatomiche e quindi di avere la massima precisione.


“I vantaggi per il paziente – sottolinea ancora il prof. Musumeci – sono molteplici. L’intervento avviene a cuore battente, senza l’utilizzo del sistema di circolazione extracoroporea, quindi il decorso post operatorio è molto rapido e il rischio di complicanze minimo. Il paziente può lasciare l’ospedale dopo 3-4 giorni di degenza e tornare rapidamente alla sua vita normale”.