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Il gruppo Candy Factory acquisisce le caramelle Monk’s

Il gruppo Candy Factory acquisisce le caramelle Monk’sMilano, 15 gen. (askanews) – Candy Factory ha acquisito dal gruppo svizzero Hunziker, Akellas, azienda con sede a Cerro Maggiore, nel Milanese, che produce e commercializza le caramelle balsamiche Monk’s. Il gruppo Candy Factory è nato nel 2022 su iniziativa di Fvs e Clessidra capital credit grazie all’integrazione di due aziende italiane del settore dolciario come Casa del Dolce e Liking per consolidare il comparto. Con questa operazione Candy Factory prosegue, dunque, il percorso di aggregazione di operatori italiani nel segmento, aggiungendo al suo portafoglio prodotti il marchio Monk’s che ha un riconosciuto premium price e un’elevata brand awareness. Akellas entra quindi a far parte di un progetto industriale che prevede la crescita in Italia e all’estero con l’obiettivo di valorizzare i marchi del gruppo e le competenze industriali delle società.

Candy Factory ha chiuso il 2023 con un fatturato di circa 60 milioni di euro, in crescita rispetto al 2022 del 25%, e una marginalità superiore alla media del settore; oltre il 30% delle vendite del gruppo è realizzato all’estero. Nell’ambito dell’acquisizione, Candy Factory ha presentato il nuovo direttore generale del gruppo, Marco Scurati, entrato a dicembre 2023 per favorire il percorso di crescita anche attraverso altre operazioni di M&A, integrando le varie realtà e valorizzando le competenze tecniche e manageriali di ciascuna. Marco Scurati, che vanta oltre 30 anni di esperienza in pmi e medi gruppi industriali italiani e non a forte caratterizzazione imprenditoriale e in progetti di forte crescita anche per linee esterne, ha lavorato in diversi settori e contesti manufatturieri, tra i quali anche il settore alimentare.

“Siamo lieti di accogliere Akellas nel gruppo Candy Factory. Grazie al marchio Monk’s possiamo aggiungere al nostro portafoglio un’eccellenza italiana con forte riconoscibilità anche all’estero – ha commentato Roberto Ippolito, presidente di Candy Factory e managing director di Clessidra – Continuiamo ad essere alla ricerca di imprenditori che desiderino partecipare alla creazione di un polo industriale nel segmento confectionery ma che, al contempo, non vogliono perdere l’identità storica dell’azienda familiare”. L’operazione è stata finanziata da Cassa Centrale Banca – Credito Cooperativo Italiano, già istituto di riferimento nell’ambito delle acquisizioni di Liking e Casa del Dolce.

Omer, fornirà componenti arredo e carenature 40 Frecciarossa Etr 1000

Omer, fornirà componenti arredo e carenature 40 Frecciarossa Etr 1000Roma, 15 gen. (askanews) – OMER società attiva nel settore della componentistica e arredi interni per mezzi di trasporto ferroviario – comunica di aver sottoscritto, con Hitachi Rail, un contratto avente ad oggetto la fornitura di componenti di arredo e di carenature per 40 treni Frecciarossa ETR 1000 commissionati da Trenitalia.

Si tratta, informa l’azienda in una nota, di nuovi treni full Hitachi – ovvero realizzati esclusivamente da Hitachi Rail – destinati in via prioritaria alla rete italiana, seppur predisposti per correre sulle reti ad Alta Velocità d’Europa. I nuovi convogli, che conservano le principali caratteristiche dei treni già in circolazione, presenteranno delle evoluzioni dal punto di vista del design degli interni. L’ETR 1000, inoltre, è particolarmente apprezzato anche per il contenuto impatto ambientale che garantisce, oltre ad essere noto per le eccellenti prestazioni in termini di accelerazione e silenziosità e per le ridotte vibrazioni. L’avvio delle forniture da parte di Omer è previsto a partire dal 2025, con una durata del contratto prevista fino al 2028. Il valore del contratto, del quale non è possibile dare piena disclosure, contribuirà al backlog dell’azienda1 in una percentuale ricompresa in un range tra il 15 e il 20%. Giuseppe Russello, Presidente e Amministratore Delegato di OMER S.p.A., ha commentato: “Siamo estremamente soddisfatti di aver siglato questo importante contratto, che consolida il nostro pluriennale rapporto di collaborazione con il gruppo Hitachi Rail. Il treno ad alta velocità Frecciarossa ETR 1000 può sicuramente essere considerato il fiore all’occhiello dell’industria ferroviaria italiana. In particolare, su questa tipologia di veicolo, in questi ultimi anni, riscontriamo una cresciuta attenzione del settore verso l’esperienza di viaggio ed il comfort del passeggero, nel rispetto dei requisiti di sicurezza e di attenzione per l’ambiente. Ed è proprio in tale direzione che Omer sviluppa, da oltre 30 anni, le proprie iniziative di investimento e di ricerca e allo sviluppo”. Il presente comunica

Giappnese KDDI partecipa a costruzione prima metro di Manila

Giappnese KDDI partecipa a costruzione prima metro di ManilaRoma, 15 gen. (askanews) – La società di telecomunicazioni giapponese KDDI ha annunciato oggi che parteciperà allo sviluppo della prima metropolitana di Manila, costruendo sistemi di telecomunicazioni e di riscossione delle tariffe come parte di un progetto nazionale per alleviare la congestione del traffico e l’inquinamento atmosferico nell’area metropolitana della capitale filippina.

KDDI Filippine, una filiale di KDDI, parteciperòà al progetto di sviluppo della prima metropolitana nelle Filippine, che collega la città settentrionale di Valenzuela e la città meridionale di Parañaque, nell’area metropolitana di Manila. Il 6 dicembre 2023, KDDI Filippine ha firmato un contratto con Thales, società francese che fornisce sistemi di trasporto per questo progetto.

L’area di partecipazione di KDDI Filippine è di circa 30 km in totale, coprendo quindici stazioni dalla stazione di East Valenzuela alla stazione Terminal 3 di NAIA (Aeroporto Internazionale Ninoy Aquino), nonché il deposito e il centro di controllo operativo. Si prevede che l’apertura di questa metropolitana ridurrà il tempo di percorrenza di oltre un’ora rispetto a quello attuale in auto. Il completamento è previsto per il 2029.

Il progetto mira a migliorare le questioni sociali come la congestione del traffico e l’inquinamento atmosferico nella capitale delle Filippine e viene portato avanti come parte dell’ODA (aiuto ufficiale allo sviluppo) del Giappone sotto forma di aiuti in prestito. Manila è una megalopoli con un’estensione di 620 km2 e una popolazione che è salita dai quasi 8 milioni del 1990 a quasi 13,5 milioni di oggi.

Milano, inaugurate le colonnine ricarica City Plug di A2A

Milano, inaugurate le colonnine ricarica City Plug di A2AMilano, 15 gen. (askanews) – Ricaricare l’auto elettrica in strada come a casa, senza limiti di tempo. Dopo l’installazione pilota a Brescia, A2A inaugura a Milano, in via Manara nei pressi del Tribunale, le colonnine di ricarica City Plug, progettate dalla utility e disegnate da Giugiaro Architettura.

Le City Plug sono colonnine di ricarica compatte collegabili ai pali della luce elettrica con una potenza fino a 7 Kw “non impattanti sulla rete cittadina” e con energia da fonti rinnovabili. Non avranno spazi dedicati ma, grazie alle dimensioni ridotte, saranno presenti capillarmente nelle aree di sosta blu e gialle della città per conciliare l’incremento delle infrastrutture per veicoli elettrici con la tutela degli spazi urbani. Inoltre, grazie al loro sistema di bilanciamento sulle varie prese, le colonnine permettono di minimizzare il carico sulla rete elettrica urbana e ogni colonnina può caricare fino a 7 auto. A2A punta a installare circa 4mila punti di ricarica a Milano nei prossimi due anni, quasi triplicando la disponibilità attuale, suddivisi in 285 stazioni distribuite uniformemente su tutto il territorio comunale e portando Milano a essere la città con la maggior densità di punti di ricarica pubblica d’Italia e tra i vertici in Europa insieme a Parigi, Londra e Amsterdam. Nel piano industriale A2A ha indicato l’obiettivo di installare 22mila colonnine al 2030 in tutta Italia.

“Le City Plug progettate da A2A E-Mobility costituiscono una splendida rivoluzione per Milano e per l’intero sistema della mobilità urbana sostenibile. La presenza capillare e discreta di colonnine di ricarica nei parcheggi non solo avvicinerà la nostra città alle grandi metropoli del mondo che hanno già adottato sistemi simili, ma darà un positivo impulso alla diffusione di veicoli elettrici”, commenta il Sindaco di Milano Giuseppe Sala. Il sindaco ha detto che a Milano il 60% delle colonnine previste sarà installato da A2A “entro l’anno”. “A2A scommette sul fatto che il capoluogo lombardo, anche grazie a questa capillare infrastruttura, accelererà la transizione elettrica, e per questo ha progettato soluzioni che, riducendo sensibilmente il costo di investimento, non richiedono uno stallo dedicato, né fissano un tempo limite di occupazione della colonnina, come invece avviene oggi per ogni altra colonnina sul territorio nazionale”, afferma Renato Mazzoncini, Ad di A2A.

Legacoop, le coop chiudono in positivo il 2023: l’80% è in utile

Legacoop, le coop chiudono in positivo il 2023: l’80% è in utileRoma, 15 gen. (askanews) – “La chiusura positiva del 2023, con un’importante crescita del fatturato e la grande maggioranza delle imprese che registra un utile conferma le tendenze che si erano già evidenziate nel 2022 sulla scia della ripresa post-pandemica. Si tratta di performance realizzate nonostante il persistere degli alti costi delle materie prime energetiche, l’aumento dei tassi di interesse ed il progressivo rallentamento dell’economia italiana ed europea nel secondo semestre 2023. Tutti elementi che si sono riflessi in una evidente contrazione degli investimenti. I risultati della nostra analisi rafforzano le preoccupazioni già espresse sulle ripercussioni che il rallentamento complessivo dell’economia avrà sulle cooperative, maggiormente su quelle che operano nel mercato interno, ma anche sul fronte dell’export. Per questo, oltre ad auspicare che ci siano le condizioni per sfruttare a pieno le opportunità del PNRR per un rilancio della crescita, riteniamo indispensabile una progressiva riduzione dei tassi di interesse e la definizione, completamente trascurata nella legge di bilancio, di specifiche politiche di sostegno e di risorse che consentano alle imprese di far ripartire gli investimenti necessari per affrontare con successo la transizione verso la sostenibilità e la digitalizzazione”. È quanto afferma Simone Gamberini, presidente di Legacoop, commentando i risultati dell’indagine congiunturale sugli andamenti delle cooperative effettuata dall’Area Studi di Legacoop.

Dai dati dell’indagine risulta che le cooperative aderenti a Legacoop chiudono il 2023 con indicatori positivi: l’80% ha registrato un utile, il 40% ha aumentato il valore della produzione (di queste, 4 su 10 registrano un incremento superiore al 10%) e il 27% anche l’occupazione. Risultati raggiunti nonostante la carenza di manodopera, l’aumento dei costi energetici e delle materie prime, l’accresciuto costo del denaro determinato dall’aumento dei tassi di interesse e più stringenti condizioni di accesso al credito. Aspetti che condizionano anche le aspettative per i prossimi mesi dove, rispetto alla rilevazione effettuata a luglio scorso, pur restando prevalenti le indicazioni di un quadro di stazionarietà della domanda (espresse dal 68%) e di stabilità dell’occupazione (72%), cala di 9 punti percentuali (dal 26% al 17%) la quota di chi prevede un aumento della domanda e di 7 punti (dal 23% al 16%) la quota di chi prevede un incremento dell’occupazione. Previsioni che si iscrivono nel quadro generale di un crescente pessimismo sull’andamento del contesto macroeconomico italiano, dove cala di ben 11 punti (dal 18% al 7%) la quota di chi ne vede un’evoluzione favorevole, mentre cresce di 8 punti (dal 24% al 32%) la quota di chi prevede una dinamica in peggioramento. Nel 2023, le cooperative che hanno aumentato il fatturato (il 40% del totale) registrano una maggiore concentrazione nel settore consumo-distribuzione (54,5%), della cultura (53,8%) e della cooperazione sociale (45,9%); a livello dimensionale nelle grandi cooperative (62,5%) e, a livello territoriale, al Sud (43,3%). Sul fronte dell’occupazione, le cooperative che l’hanno aumentata (il 27% del totale) sono maggiormente concentrate nel settore della cultura (34,6%), dell’industria delle costruzioni (30,6%) e della cooperazione sociale (29,9%); a livello dimensionale nelle grandi cooperative (45,8%) e, a livello territoriale, al Sud (31,4%). Riguardo all’utile di bilancio (registrato, complessivamente, dall’80% delle cooperative), i settori che evidenziano una maggiore concentrazione di cooperative sono l’industria delle costruzioni (91,7%) e l’agroalimentare (87%); le grandi cooperative (95,8%) e il Nord (84%). L’analisi dell’Area Studi ha preso in esame anche le dinamiche dell’ultimo quadrimestre del 2023. In questo periodo, il 68% delle cooperative registra una stabilità della domanda destagionalizzata di prodotti/servizi (6 punti in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente); il 14% indica un incremento, con percentuali maggiori del dato medio nei settori abitativo (50,0%), industria delle costruzioni (30,6%) e cultura (19,2%) e, a livello territoriale, al Sud (20,0%). In confronto al quadrimestre precedente, non muta il quadro complessivo del livello della domanda di prodotti e servizi, che risulta stazionario per il 66%, in crescita per il 17,6% e in diminuzione per il 16,4% (quindi con un saldo leggermente positivo, +1,2%). Dati superiori alla media si evidenziano al Sud, dove registra un aumento della domanda il 28,3%, e nei settori dell’abitazione (60,0%), dell’industria delle costruzioni (22,2%) e della cooperazione sociale (22,0%). Riguardo all’occupazione, la prevalenza delle cooperative (il 73%) l’ha mantenuta stabile; aumenta di 1 punto la quota di quelle che l’hanno diminuita (il 10%) e di 4 punti la quota di quelle che l’hanno aumentata (il 22%), con un saldo positivo di 12 punti. Come per l’andamento della domanda, la maggiore concentrazione di cooperative che registrano incrementi occupazionali si osserva nei comparti dell’industria delle costruzioni (30,6%), della cooperazione sociale (26,7%) e delle attività culturali (23,1%). A livello dimensionale, le grandi cooperative registrano un 42,9% e, a livello territoriale, il Sud evidenzia un 29,4%.

Le aspettative per i prossimi quattro mesi, pur di segno complessivamente positivo, registrano qualche segnale di un’inversione di tendenza che, come ricordato prima, si inserisce in un complessivo peggioramento delle previsioni riguardo all’andamento del contesto macroeconomico italiano, con un calo di ben 11 punti (dal 18% al 7%) degli ottimisti, mentre i pessimisti crescono di 8 punti (dal 24% al 32%). Nonostante il 68% delle cooperative si attenda un livello stazionario della domanda, calano sensibilmente le previsioni di aumento (dal 26% al 17%), che vedono una maggiore concentrazione nei settori abitativo (40,0%), dell’industria delle costruzioni (25%), delle attività culturali (23,1%): e, a livello territoriale, al Sud (23,3%). Dinamiche analoghe si evidenziano per l’occupazione. Se il dato largamente prevalente è quello di stabilità (indicata dal 73%), le prospettive di aumento sono in calo rispetto alla rilevazione precedente (luglio 2023), attestandosi al 16% (-7 punti percentuali) e determinando un deterioramento nel saldo, che resta positivo, ma passa dal 6% al 4%. I settori dove è maggiore la percentuale di cooperative che prevedono aumenti occupazionali sono l’industria delle costruzioni (33,3%) e la cooperazione sociale (20,7%). Superiore al dato medio anche il Sud, con il 19,6%. Resta positiva la propensione agli investimenti: stazionari per il 57,2%, il 26% ne prevede un aumento, a fronte del 16% che ha pianificato una riduzione (quindi con un saldo positivo di 11 punti). A livello di tendenza generale, il 37% delle cooperative prevede un consolidamento delle attività, il 31% una situazione di stabilità, il 10% un’espansione delle attività, l’8% la realizzazione di alleanze strategiche. Tra i problemi che condizionano la propria attività, al primo posto la scarsità di manodopera (indicata dal 41%), seguita dall’aumento dei costi delle materie prime e dei materiali (31%) e, tutti con la percentuale del 26%, l’aumento dei costi energetici, l’aumento dei tassi di interesse, la liquidità a breve termine. Cresce poi di 20 punti percentuali, attestandosi al 35%, la quota delle cooperative che hanno riscontrato fattori negativi che condizionano l’export. Tra queste, il 68% indica costi e prezzi più elevati e il 53% l’instabilità geopolitica internazionale. Infine, le difficoltà sul fronte del credito. Le cooperative che negli ultimi 4 mesi del 2023 hanno richiesto un finanziamento (il 31%) continuano a rilevare un aumento dei tassi di interesse (il 77%), la richiesta di altre condizioni da parte delle banche (30%), l’aumento dei tempi di concessione (28%) e delle garanzie richieste (26%).

Il 17 gennaio torna il Vera Pizza Day in 16 paesi del mondo

Il 17 gennaio torna il Vera Pizza Day in 16 paesi del mondoRoma, 15 gen. (askanews) – Parte il countdown per la quarta edizione del Vera Pizza Day, l’evento che attraversa tutti i continenti per celebrare il prodotto bandiera del Bel Paese. Primo appuntamento del calendario Associazione Verace Pizza Napoletana per un 2024 che vedrà l’associazione celebrare 40 anni di storia.

Il 17 gennaio ci sarà a tradizionale accensione del fuoco di sant’Antuono presso la sede AVPN di Capodimonte. Quest’anno sono 16 i Paesi coinvolti con un programma di 22 masterclass, tutte in diretta streaming sul canale Youtube. “E’ il nostro primo appuntamento del 2024 – racconta Antonio Pace, presidente AVPN – che dà il via ad un anno di festeggiamenti in occasione del nostro quarantennale. Il Vera Pizza Day è l’evento che forse meglio incarna il nostro desiderio di divulgare la vera pizza napoletana in ogni dove”. Tra gli appuntamenti che animeranno la quarta edizione del Vera Pizza Day, che quest’anno vede il patrocinio della Regione Campania e del Comune di Napoli, si svolgerà in Australia la prima masterclass, per poi spostarsi alla volta del Giappone, Cile, Usa East Coast, Cina, Usa West Coast, Egitto, Turchia, Francia, Germania, Polonia, Spagna, Regno Unito, Brasile, Canada, Perù, Italia e di nuovo Polonia e Stati Uniti. Due le new entry: la prima masterclass in lingua cinese e il doppio appuntamento dal Sud America (Cile e Perù).

Davos, Oxfam: nuovo rapporto, un mondo sempre più disuguale

Davos, Oxfam: nuovo rapporto, un mondo sempre più disugualeRoma, 15 gen. (askanews) – Dal 2020 i 5 uomini più ricchi al mondo (Elon Musk, Bernard Arnault, Jeff Bezos, Larry Ellison e Warren Buffett) hanno più che raddoppiato, in termini reali, le proprie fortune – da 405 a 869 miliardi di dollari – a un ritmo di 14 milioni di dollari all’ora, mentre la ricchezza complessiva di quasi 5 miliardi di persone più povere non ha mostrato barlume di crescita. Ai ritmi attuali, nel giro di un decennio potremmo avere il primo trilionario della storia dell’umanità, ma ci vorranno oltre due secoli (230 anni) per porre fine alla povertà.

È quanto emerge da Disuguaglianza: il potere al servizio di pochi, il nuovo rapporto pubblicato oggi da Oxfam, organizzazione impegnata nella lotta alle disuguaglianze, in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos. ‘Il rapporto ci dice che 7 delle 10 società più grandi al mondo hanno un miliardario come amministratore delegato o azionista di riferimento. Queste corporation hanno un valore di 10.200 miliardi di dollari, superiore al PIL combinato di tutti i Paesi dell’Africa e dell’America Latina. – ha detto Amitabh Behar, direttore esecutivo di Oxfam International – Sembra di vivere in un film distopico, di trovarci agli albori di un ‘decennio dei grandi divari’, con miliardi di persone a sopportare il peso di epidemie, inflazione, guerre, e una manciata di super-ricchi che moltiplicano le proprie fortune a ritmi parossistici’.

‘Il potere economico delle grandi aziende è oggi decisamente fuori controllo, una macchina che alimenta le disuguaglianze. -ha aggiunto Behar – Rendite monopolistiche, compressione dei costi e dei diritti dei lavoratori, elusione delle imposte che concorrono ad ampliare le fortune dei ricchi azionisti. L’estrema ricchezza è potere. Un potere spesso esercitato per condizionare le politiche pubbliche preservando le posizioni di privilegio di sparute minoranze a discapito dell’interesse collettivo e minando alla base l’essenza stessa della democrazia’. L’aumento della ricchezza estrema nell’ultimo triennio è stato poderoso, mentre la povertà globale rimane inchiodata a livelli pre-pandemici. Oggi, i miliardari sono, in termini reali, più ricchi di 3.300 miliardi di dollari rispetto al 2020 e i loro patrimoni sono cresciuti tre volte più velocemente del tasso di inflazione.

L’incremento dei patrimoni dei miliardari rispecchia la straordinaria performance delle società che controllano. Il 2023 è destinato, in particolare, ad essere ricordato come l’anno più redditizio di sempre. Complessivamente, 148 tra le più grandi aziende al mondo hanno realizzato profitti per circa 1.800 miliardi di dollari tra giugno 2022 e giugno 2023, con un aumento del 52,5% degli utili rispetto alla media dei profitti nel quadriennio 2018-21. Per ogni 100 dollari di profitti generati da 96 tra i maggiori colossi globali, 82 dollari sono fluiti agli azionisti sotto forma di dividendi o buyback azionari. A non essere ricompensato adeguatamente è invece chi con il proprio duro lavoro, spesso precario e poco sicuro, contribuisce a rendere floride quelle stesse imprese. L’analisi di Oxfam sui dati della World Benchmarking Alliance relativi a 1.600 tra le più grandi aziende del mondo rivela come solo lo 0,4% di esse si sia pubblicamente impegnato a corrispondere ai propri lavoratori un salario dignitoso e a supportarne l’introduzione, lungo le proprie catene di valore. In molti casi le più penalizzate sono le donne: basti pensare che a una lavoratrice del settore socio-sanitario servirebbero 1.200 anni per raggiungere la retribuzione annua percepita, in media, da un amministratore delegato delle 100 aziende più grandi di Fortune.

Inoltre, mentre durante la fase più acuta della crisi inflattiva le imprese sono riuscite a tutelare i propri margini di profitto, ampi segmenti della forza lavoro hanno perso potere d’acquisto. Per quasi 800 milioni di lavoratori occupati in 52 Paesi i salari non hanno tenuto il passo dell’inflazione. Il relativo monte salari ha visto un calo in termini reali di 1.500 miliardi di dollari nel biennio 2021-2022, una perdita equivalente a quasi uno stipendio mensile (25 giorni) per ciascun lavoratore. ‘Esiste una via d’uscita da questo status quo: il potere pubblico deve riacquistare centralità, i governi devono usare il loro potere politico per promuovere società più eque, investendo in beni e servizi pubblici di qualità accessibili a tutti, ridando potere, dignità e valore al lavoro, agendo sulla leva fiscale per appianare le disuguaglianze. – conclude Behar – I governi devono anche ricondurre il potere economico a obiettivi che vadano a beneficio dell’intera collettività, spezzando i regimi monopolistici, tutelando la concorrenza, tassando gli enormi profitti aziendali, incoraggiando, anche per via normativa, il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità sociale ed ambientale’. DISUGUITALIA Nel 2023 persistono marcati incrementi patrimoniali per miliardari e multimilionari italiani In Italia, il quadro distribuzionale tra il 2021 e il 2022 mostra quasi un dimezzamento della quota di ricchezza detenuta dal 20% più povero (passata dallo 0,51% allo 0,27%), a fronte di una sostanziale stabilità della quota del 10% più ricco degli italiani. La forbice si amplia: se a fine 2021 la ricchezza del top-10% era 6,3 volte superiore a quella detenuta dalla metà più povera della popolazione, il rapporto supera il valore 6,7 nel 2022. Ancor più al vertice della piramide distributiva, le consistenze patrimoniali nette dell’1% più ricco (titolare, a fine 2022, del 23,1% della ricchezza nazionale) erano oltre 84 volte superiori alla ricchezza detenuta complessivamente dal 20% più povero della popolazione italiana. Dall’inizio della pandemia fino al mese di novembre 2023 il numero dei miliardari italiani è aumentato di 27 unità (passando da 36 a 63) e il valore dei patrimoni miliardari (pari a 217,6 miliardi di dollari a fine novembre 2023) è cresciuto in termini reali di oltre 68 miliardi di dollari (+46%). Nel corso del 2023 è cresciuto sensibilmente anche il numero dei multimilionari italiani: l’insieme dei titolari di patrimoni finanziari superiori a 5 milioni di dollari ha visto 11.830 nuovi ingressi su base annua. Il valore complessivo dei loro asset è lievitato nel corso dell’anno passato di 178 miliardi di dollari in termini reali. Cresce l’incidenza della povertà assoluta nel 2022. Prospettive di peggioramento per il 2023 La disuguaglianza nella distribuzione dei redditi netti equivalenti in Italia è rimasta pressoché stabile nel 2021 (ultimo anno per cui le stime distribuzionali sono accertate) rispetto al 2020, grazie a un ruolo incisivo dei trasferimenti pubblici emergenziali e del reddito di cittadinanza. Il profilo poco egalitario della distribuzione dei redditi colloca il nostro Paese in ventunesima posizione sui 27 Paesi membri dell’UE. Nel 2022 il fenomeno della povertà assoluta mostrava in Italia una maggiore diffusione rispetto all’anno precedente. Poco più di 2 milioni e 180 mila famiglie per un totale di 5,6 milioni di individui versavano nel 2022 in condizioni di povertà assoluta, non disponendo di risorse mensili sufficienti ad acquistare un paniere di beni e servizi essenziali per vivere in condizioni dignitose. L’incidenza della povertà a livello familiare è passata in un anno dal 7,7% all’8,3%, mentre quella individuale è cresciuta dal 9,1% al 9,7%. Un aggiornamento che si colloca in coerenza con il trend più che ventennale di crescita della povertà in Italia, sospinta da una perdurante stagnazione economica e dagli effetti non cicatrizzati delle crisi che nel nuovo millennio si sono abbattute sul nostro Paese. ‘L’aumento tra il 2021 e 2022 dell’incidenza della povertà assoluta è attribuibile in larga parte e malgrado il buon andamento dell’economia italiana nel 2022, all’impennata dell’inflazione e ai suoi impatti più incisivi sulle famiglie a bassa spesa rispetto a quelle benestanti. – ha commentato Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia – La dinamica del 2023 risentirà verosimilmente del rallentamento dell’economia nazionale e della minore capacità delle famiglie di fare affidamento sui propri risparmi. Peseranno anche la riduzione delle misure compensative contro l’impennata dei prezzi nella fase di rientro dall’inflazione, e la portata degli strumenti che hanno sostituito il reddito di cittadinanza. Misure che segmentano la platea dei poveri secondo discutibili criteri di meritevolezza, i cui beneficiari si stima potranno ridursi di 500.000 unità rispetto alle famiglie eleggibili per il reddito di cittadinanza. Misure destinate ad aumentare la disuguaglianza, l’indigenza e l’esclusione sociale’. Mercato del lavoro: debolezze strutturali e marcate disuguaglianze Alcuni segnali positivi, come il tasso di occupazione al 61,3% per le persone tra i 15 e i 64 anni di età, non devono distogliere l’attenzione dai problemi strutturali del mercato del lavoro nazionale. Persistono ampi squilibri territoriali tra aree ad alta e bassa occupazione, oltre che forti ritardi rispetto agli indicatori UE o di Paesi omologhi all’Italia, come Francia e Germania. Ancora, il miglioramento registrato dagli indicatori italiani risulta sempre più ‘agevolato’ dalla dinamica demografica negativa. Tanti nodi restano ancora irrisolti come la perdurante stagnazione salariale e la contenuta produttività del lavoro, o i forti ritardi occupazionali, la bassa qualità lavorativa di giovani e donne, il diffuso ricorso a forme di lavoro atipico che determina marcate disuguaglianze retributive e amplia le fila dei working poor. ‘Piuttosto che prendere di petto le debolezze strutturali del mercato del lavoro italiano gli interventi del governo rischiano di esacerbarle. L’assenza di una chiara politica industriale, orientata alla creazione di posti di lavoro di qualità, costituisce una rinuncia a contrastare l’indebolimento dell’economia nazionale e a riqualificare lo sviluppo del Paese in campo tecnologico e ambientale. – ha aggiunto Maslennikov – L’ulteriore liberalizzazione dei contratti a termine e del lavoro occasionale rischia di rafforzare le trappole della saltuarietà, discontinuità e precarietà lavorativa. L’opposizione al salario minimo legale è infine una scelta emblematica di un profondo disinteresse a tutelare i lavoratori meno protetti, impiegati in settori in cui la forza dei sindacati è minima’. Un’agenda politica per l’uguaglianza e l’equità La riduzione delle disuguaglianze rappresenta un tema cui nessun governo, al netto della retorica, ha finora attribuito centralità d’azione. Il Governo Meloni non fa eccezione e il suo primo anno è stato caratterizzato da politiche del lavoro incapaci di ridimensionare il fenomeno della povertà lavorativa, da una riforma fiscale che riduce l’equità e l’efficienza del sistema impositivo italiano e dall’abbandono dell’approccio universalistico alla lotta alla povertà in nome di una visione categoriale e in favore di interventi che, lungi dal correggere le note criticità del reddito di cittadinanza, inaridiscono lo schema di reddito minimo, negando dignità e speranza a troppi. Invertire la rotta e fare sì che il potere politico torni ad interessarsi del benessere economico e sociale dei più fragili è cruciale. In Italia, Oxfam raccomanda al Governo di intervenire nei seguenti ambiti prioritari Misure di contrasto alla povertà a vocazione universale ‘ Ripensare profondamente le misure per l’inclusione sociale e lavorativa introdotte nel 2023, riabbracciando l’approccio universalistico che garantisce a chiunque si trovi in difficoltà la possibilità di accedere a uno schema di reddito minimo fruibile fino a quando la condizione di bisogno persiste. Misure in materia fiscale per una maggiore equità del sistema impositivo ‘ Riconsiderare il rafforzamento della funzione redistributiva della leva fiscale, favorire una generale ricomposizione del prelievo (con spostamento della tassazione dal lavoro su profitti, interessi, rendite finanziarie) e tutelare l’equità orizzontale del sistema impositivo ‘ Prevedere l’introduzione di un’imposta progressiva sui grandi patrimoni. Una misura su cui Oxfam ha lanciato la raccolta firme #LaGrandeRicchezza, a supporto di un’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE). In Italia, a titolo esemplificativo, l’imposta potrebbe essere rivolta al solo 0,1% più ricco della popolazione con un patrimonio netto individuale sopra i 5,4 milioni di euro. Con un potenziale gettito stimato tra 13,2 e 15,7 miliardi di euro all’anno. ‘ Non perseguire interventi condonistici che sviliscono la fedeltà fiscale, esasperano comportamenti opportunistici e accentuano iniquità orizzontali e verticali del sistema fiscale. ‘ Dare impulso a una serrata lotta all’evasione fiscale, a partire dall’evasione IVA con consenso, favorendo l’effettivo rafforzamento delle attività di analisi del rischio fiscale e di controllo dell’Agenzia delle Entrate. Misure per contrastare il lavoro povero e promuovere un lavoro dignitoso per tutti ‘ Introdurre un salario minimo legale, indicizzato all’inflazione, affidando il compito di stabilirne i parametri definitori e le modalità di erogazione, il monitoraggio, l’adeguamento periodico a un organo consultivo con forte rappresentanza sindacale. ‘ Estendere erga omnes l’efficacia dei principali contratti collettivi nazionali del lavoro ‘ Disincentivare l’utilizzo dei contratti non standard, introdurre forti limitazioni all’esternalizzazione del lavoro e prevedere una drastica riduzione delle forme contrattuali a tempo determinato, ricorrendo a poche e stringenti causali ‘ Introdurre condizionalità all’accesso agli incentivi per le imprese come il rinnovo dei contratti collettivi scaduti che agevolino il riconoscimento di aumenti salariali, condizionalità che assicurino la riduzione dell’impiego del lavoro atipico e una più equa condivisione, tra i fattori produttivi, dei benefici ricavati dalle attività finanziate dallo Stato

Imprese, Bankitalia: attese migliorano, ma restano negative

Imprese, Bankitalia: attese migliorano, ma restano negativeRoma, 15 gen. (askanews) – Le valutazioni delle imprese italiane sulla situazione economica generale del Paese, così come le attese sulle proprie condizioni operative nei successivi tre mesi, restano nel complesso sfavorevoli, sebbene in miglioramento, mentre le attese sull’inflazione sono di una rientro verso il 2,5% a breve e verso il 2% nel lungo periodo. E’ quanto rileva l’indagine sulle aspettative di inflazione e crescita relative al quarto trimestre 2023 condotta da Bankitalia tra il 22 novembre e il 14 dicembre presso le imprese italiane dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti. “Al lieve recupero dei giudizi – si legge in una nota di Bankitalia – hanno contribuito una moderata ripresa della domanda interna e condizioni per investire meno negative soprattutto nei servizi, che si accompagnano alla tenuta della spesa attesa per investimenti. Nello scorcio dell’anno si è attenuato il peggioramento dei giudizi sull’accesso al credito per tutti i settori e nove imprese su dieci dichiarano almeno sufficienti le proprie condizioni di liquidità. Per il primo trimestre del 2024 le imprese prevedono un proseguimento dell’espansione dell’occupazione”.

“La dinamica dei prezzi praticati dalle aziende ha continuato a indebolirsi e si attenuerebbe ulteriormente nei prossimi 12 mesi. Circa due terzi delle aziende prevedono un aumento delle retribuzioni orarie dei propri dipendenti nei prossimi 12 mesi e quasi un terzo dichiara di aver già tenuto conto nel corso del 2023 di eventuali aumenti salariali futuri nei propri listini. Le attese sull’inflazione al consumo si sono nettamente ridotte su tutti gli orizzonti temporali, collocandosi poco sotto il 2,5 per cento sugli orizzonti a breve termine e appena sopra il 2 per cento su quelli a lungo”.

Boom di produzione di melagrane in Puglia, +150% in 3 anni

Boom di produzione di melagrane in Puglia, +150% in 3 anniRoma, 15 gen. (askanews) – Boom della produzione di melegrane in Puglia in aumento del 150% in 3 anni, con le quantità in quintali passate da 65mila a 162mila. Lo rende noto Coldiretti Puglia, sulla base di una elaborazione di dati Istat, chiedendo massima attenzione per tutelare il comparto in forte crescita dpo la prima intercettazione della Commissione europea di Falsa Cydia (Thaumatotibia leucotreta) in una spedizione di melagrane proveniente dal Marocco, finora ‘zona free’ dal parassita da quarantena.

Secondo la confederazione è quindi necessario un cambio di passo nelle misure di prevenzione e di intervento sia a livello comunitario che nazionale, anche con l’avvio di una apposita task force. In provincia di Taranto si concentra oltre il 70% della produzione di melegrane, seguita da Foggia e Bari. Sono due le varietà che si stanno diffondendo più velocemente in Puglia, Akko e Wonderful, la prima più precoce, dato che la campagna comincia nella prima decade di settembre con una produttività che varia dalle 25 alle 30 tonnellate per ettaro, mentre per la seconda la campagna prende l’avvio nella seconda metà d’ottobre e la produttività varia dalle 35 alle 45 tonnellate per ettaro.

Shoah, Segre: quando entro al Binario 21 torno bambina deportata

Shoah, Segre: quando entro al Binario 21 torno bambina deportataMilano, 15 gen. (askanews) – Quando entro al Memoriale della Shoah – Binario 21 “non sono più la vecchia che sono adesso, sono quella che è entrata qui per essere deportata, non l’ho mai dimenticato”. Lo ha detto la senatrice a vita Liliana Segre al suo ingresso nel Memoriale in occasione della visita della Commissione straordinaria per il contrasto a intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all’odio e alla violenza del Senato, da lei presieduta. È prevista la partecipazione, tra gli altri, del presidente del Senato Ignazio La Russa, del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e del sindaco di Milano Giuseppe Sala. Asa