Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Tag: askanews

Cina, arrestato miliardario Zhang Jin: raccolta illegale fondi

Cina, arrestato miliardario Zhang Jin: raccolta illegale fondiRoma, 9 mag. (askanews) – Zhang Jin, un miliardario cinese proprietario del gigante delle materie prime Cedar Holdings, è stato arrestato per una raccolta di fondi illegale stimata in circa 20 miliardi di yuan (2,9 miliardi di dollari). Lo riferiscono i media cinesi.

La polizia di Guangzhou ha aperto un’indagine sull’assorbimento illegale di depositi pubblici da parte di Guangdong Yuanfang Investment, un’unità interamente controllata da Cedar, e ha arrestato Zhang, ha dichiarato l’ufficio di pubblica sicurezza in una dichiarazione pubblicata su il suo account WeChat ufficiale domenica. In un’informazione alla borsa da parte di Cedar Development, la filiale di Cedar Holdings attiva nell’abbigliamento e quotata a Shanghai, Zhang Jin, che controlla la società con quasi il 70% delle azioni attraverso partecipazioni indirette, è stato indicato come “non raggiungibile”. Alcuni giornali finanziari hanno riferito che è stato arrestato dalla polizia e la circostanza è stata poi confermata dalle autorità.

L’arresto arriva mentre le autorità cinesi intensificano la loro attività di repressione dei crimini finanziari, in un momento di ripresa incerta dopo la crisi indotta dalla pandemia Covid-19. Zhang è il pesce più grosso mai finito nella rete della campagna. I suoi beni sono stati congelati. Zhang, 52 anni, è originario della provincia meridionale di Hunan. E’ stato il fondatore di Cedar a Guangzhou nel 1997, dopo aver fatto fortuna con il mercato azionario.

Cedar è un conglomerato di imprese attive dalle catene di approvvigionamento delle materie prime fino alla cultura. E’ inoltre attivo nel turismo e nei servizi per la comunità intelligente. Si è classificato al 359mo posto nell’elenco Global500 della rivista Fortune nel 2021 con un fatturato di 233,4 miliardi di yuan (oltre 30 miliardi di euro).

Fisco, appello di accademici: delega in contrasto con riforma equa

Fisco, appello di accademici: delega in contrasto con riforma equaRoma, 9 mag. (askanews) – “Il sistema fiscale italiano versa in una crisi gravissima che ne mina il corretto funzionamento e la stessa legittimazione. Una corretta distribuzione del carico fiscale è quindi un elemento fondamentale del contratto sociale in cui i cittadini dovrebbero riconoscersi”. E’ quanto riporta l’appello di 26 accademici di diverse università italiane e esperti del settore, mentre la Camera sta esaminando il disegno di legge del governo sulla delega fiscale. E proprio sulla delega si concentra l’attenzione degli esperti, secondo cui il provvedimento “non affronta, anzi trascura ed appare in contrasto con le necessità di riforma”. Tra i promotori dell’iniziativa figurano Giuseppe Pisauro, dell’Università la Sapienza di Roma e ex presidente dell’Upb, Massimo Bordignon dell’Università Cattolica di Milano, Franco Gallo della Luiss e già ministro delle finanze, Vieri Ceriani, già sottosegretario al Ministero dell’economia e delle finanze, Elena Granaglia dell’Università Roma 3, Vincenzo Visco della Sapienza di Roma e già ministro dell’economia, Silvia Giannini dell’Università di Bologna.

Per questo i 26 esperti, ritenenendo opportuna una “una presa di coscienza e una mobilitazione” hanno sottoscritto un appello, che pongono all’attenzione dell’opinine pubblica e che invitano coloro che ne condividono lo sperito a sottoscriverlo. L’obiettivo è quello di “per promuovere un cambiamento che renda di nuovo il fisco la casa di tutti e non più una fabbrica di abusi, privilegi e iniquità, integrando al tempo stesso il sistema di welfare, che va esteso in tutte le sue componenti anche ai lavoratori indipendenti, per motivi di equità e per evitare che le lacune esistenti possano diventare un alibi per l’infedeltà fiscale”. Nel loro appello i promotori analizzano i pricipali elementi che caratterizzano la crisi dell’attuale sistema fiscale e che andrebbero modificati con la riforma.

Al primo posto “la massiccia evasione di intere categorie di contribuenti che nascondono al fisco il 65-70% della loro base imponibile proveniente da redditi di lavoro autonomo e da impresa individuale”. A questi stessi contribuenti, sottolineano gli esperti, viene poi riservata la determinazione forfettaria dell’imponibile e una aliquota piatta “molto favorevole”, cui si è aggiunta, per chi non aderisce al regime forfettario, l’aliquota piatta sugli incrementi di reddito. “Il trattamento agevolato per lavoratori autonomi e professionisti – spiega l’appello – si traduce in una serie di distorsioni che aggravano la scarsa produttività del settore dei servizi, uno dei limiti principali dell’economia italiana”. Altri elementi di criticità riportati nell’appello sono: la frammentazione del sistema di imposizione per cui pure a parità di reddito, i contribuenti subiscono prelievi molto diversi; i regimi cedolari e sostitutivi; il trattamento difforme dei diversi redditi di capitale, il cui onere varia da 0 al 26%, che influisce negativamente su una corretta allocazione del risparmio, e quindi sugli investimenti; la struttura delle aliquote effettive dell’Irpef, caratterizzata dall’esistenza di aliquote implicite molto elevate che, a causa del sistematico svuotamento della sua base imponibile, riserva sempre più la progressività del prelievo ai soli redditi di lavoro dipendente e pensione; la pianificazione fiscale aggressiva dei gruppi multinazionali; il meccanismo di pagamento concentrato su due versamenti, a saldo e in acconto, che crea seri problemi di liquidità a molti contribuenti; l’arretratezza del catasto che penalizza i proprietari di immobili di minor pregio rispetto a quelli di maggior valore; l’eccesso del prelievo fiscale e contributivo sul lavoro rispetto agli altri redditi e agli altri fattori di produzione; il sistema di riscossione totalmente inefficiente che determina la concessione di periodiche cancellazioni di ruoli, di cui molti perfettamente esigibili; il ricorso continuo a misure di definizione agevolata dei carichi tributari che coltiva la convinzione dell’impunità per l’infedeltà fiscale.

“In sostanza – conclude l’appello – tutti i principi fondamentali di un buon sistema fiscale sono da noi inapplicati, con gravi conseguenze non solo di disparità di trattamento, ma anche di distorsioni economiche che determinano una riduzione della crescita. Sono ormai numerosi gli studi che dimostrano come una significativa riduzione dell’evasione fiscale, conseguita a parità di pressione fiscale complessiva, determinerebbe un significativo aumento del Pil italiano”.

Meloni: non dimenticare le vittime del terrorismo, il dovere delle istituzioni è illuminare le pagine oscure

Meloni: non dimenticare le vittime del terrorismo, il dovere delle istituzioni è illuminare le pagine oscureRoma, 9 mag. (askanews) – “Il 9 maggio di 45 anni fa, cinquantacinque giorni dopo il suo sequestro e la strage di via Fani, le Brigate Rosse uccisero Aldo Moro. Il terrorismo toccò il suo punto più alto di aggressione allo Stato, colpendo al cuore le Istituzioni democratiche e scrivendo una delle pagine più cupe della storia della nostra Repubblica. Il barbaro assassinio di Moro ferì profondamente la Nazione e ne lacerò il tessuto sociale, ma il popolo italiano seppe reagire mostrando unità e coesione”. E’ quanto scrive la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

“Quell’unità e quella coesione senza le quali lo Stato non avrebbe avuto la forza necessaria per combattere e sconfiggere il terrorismo e l’eversione. Oggi l’Italia celebra il Giorno della Memoria delle vittime del terrorismo interno e internazionale e delle stragi di tale matrice e si stringe ai famigliari e ai cari di ognuna di loro – sottolinea la premier -. L’impegno per non dimenticare quanto accaduto non deve mai esaurirsi, ed è preciso dovere delle Istituzioni proseguire anche sul cammino della verità per illuminare quelle pagine rimaste purtroppo ancora oscure e che attendono di essere conosciute pienamente”.

Pnrr, Gentiloni: sfruttarlo appieno per crescita più sostenibile

Pnrr, Gentiloni: sfruttarlo appieno per crescita più sostenibileRoma, 9 mag. (askanews) – “Negli ultimi anni l’Ue ha portato avanti una serie di iniziative importanti per centrare gli obiettivi dell’agenda 2030. Tra queste vale la pena di ricordare il green deal europeo, la legge europea sul clima e il piano d’azione per il pilastro europeo dei diritti sociali. Abbiamo impostato NextGenerationEu e i Pnrr tenendo a mente gli obiettivi di sviluppo sostenibile, i sei pilastri su cui sono ripartiti i Pnrr ricalcano quegli obiettivi comuni e lo stesso vale per i fondi strutturali all’interno della politica di coesione”. Lo ha rilevato il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni intervenendo con un videomessaggio al Festival dello sviluppo sostenibile, organizzato a Napoli dall’Asvis.

“Sfruttare appieno queste risorse – ha detto Gentiloni – è fondamentale per lanciare una crescita economica che sia non solo più forte ma anche più sostenibile”. “Abbiamo poi approvato misure per ridurre le diseguaglianze tra cui muove regole europee per il salario minimo e per rafforzare la parità di genere ai vertici delle istituzioni”. E nel frattempo l’Unione Europea “è stata in prima linea nei negoziati che hanno portato all’accordo internazionale sulla tassazione delle multinazionali, un passo avanti storico sul piano dell’equità e della giustizia. Ed altrettanto storico – ha proseguito – è stato l’accordo sulla protezione della biodiversità.

“Come mostrano i rapporti di monitoraggio annuale pubblicati da Eurostat, negli ultimi anni l’Unione Europea ha fatto progressi su molti degli obiettivi di sviluppo sostenibile in un contesto complicato prima dalla pandemia, poi dall’invasione russa in Ucraina e delle sue conseguenze. Tuttavia riconosciamo che rimane ancora molta strada da fare, da una parte perché i risultati non sono omogenei nei diversi paesi dell’Unione, dall’altra perché alcuni indicatori hanno fatto segnare progressi non sufficienti in qualche caso addirittura un peggioramento. Per questo il lavoro di sensibilizzazione della politica e dell’opinione pubblica come quello che svolge l’Asvis è così prezioso in un momento storico che rimane di grande incertezza”. Bisogna quindi “alzare lo sguardo e non perdere di vista l’orizzonte più lungo e gli obiettivi comuni – ha detto ancora Gentiloni -. Sono passati ormai quasi otto anni da quando l’assemblea Generale dell’Onu ha approvato l’agenda 2030 e i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. In quei giorni ero a New York come ministro degli Esteri insieme alla delegazione italiana ricordo l’orgoglio e il senso di responsabilità per vedere 190 paesi stringersi attorno a un traguardo comune, anche in quel caso grazie alla spinta dell’Unione Europea. Siamo ormai al giro di boa in questa corsa verso il 2030 e l’Unione Europea continuerà a fare la sua parte ma questa è una corsa che si può vincere soltanto tutti insieme. Gli standard ambientali e sociali adottati dall’unione rappresentano un incentivo anche per paesi terzi non europei, un incentivo a adottare normative più stringenti pur di conservare l’accesso al nostro mercato, ma dobbiamo continuare a lavorare per rafforzare il multilateralismo. Una sfida resa ancora più complessa da un quadro globale frammentato, ma che rimane il modo migliore, il multilateralismo, per affrontare i problemi globali dalla crisi climatica, delle epidemie, della sicurezza alimentare, della riduzione delle diseguaglianze”.

“I recenti accordi internazionali sulla tassazione e sulla protezione degli oceani mi rendono fiducioso che questo sia ancora possibile. La Cop 28, la prossima conferenza internazionale sul clima sarà un banco di prova – secondo l’eurocommissario – e vorrei concludere complimentandomi con Avis e augurandovi buon lavoro per questi giorni di iniziative e di appuntamenti in tutta Italia”.

Guterres: al momento non vedo le condizioni per negoziati di pace in Ucraina

Guterres: al momento non vedo le condizioni per negoziati di pace in UcrainaRoma, 9 mag. (askanews) – Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ritiene che al momento non ci siano le condizioni per un accordo di pace tra Russia e Ucraina perché “entrambe le parti sono convinte di poter vincere” la guerra.

In un’intervista rilasciata al quotidiano spagnolo El País, Guterres si è detto pessimista sulla capacità dell’Unione europea e delle Nazioni Unite di mediare la fine del conflitto scatenato dall’invasione della Russia nel febbraio dello scorso anno. “Sfortunatamente, non credo che al momento siano possibili negoziati di pace”, ha detto. “Entrambe le parti sono convinte di poter vincere. Questa invasione russa è stata contro il diritto internazionale e contro la Carta delle Nazioni Unite, ma non vedo che la Russia sia disposta a ritirarsi dai territori che sta occupando in questo momento e penso che l’Ucraina stia sperando di riconquistarli”, ha insistito il leader dell’Onu. Guterres ha quindi precisato che le Nazioni Unite stanno invece facendo il possibile “per avere un dialogo con entrambe le parti per risolvere problemi concreti”, come le esportazioni di grano ucraino e le esportazioni russe di cibo e fertilizzanti.

Il segretario generale ha inoltre minimizzato le speranze di una mediazione cinese o brasiliana per porre fine alle ostilità. “Ho già detto che i negoziati di pace non avranno luogo al momento”, ha commentato. “Ma spero che lo faranno in futuro. Si parlava di un’offensiva invernale russa e di un’offensiva ucraina in primavera; è chiaro che entrambe le parti sono completamente coinvolte nella guerra”, ha concluso.

Trenta anni fa a Pisa la prima pagina web pubblicata in Italia

Trenta anni fa a Pisa la prima pagina web pubblicata in ItaliaRoma, 9 mag. (askanews) – Il 1993 era iniziato da poco quando sullo schermo di un PC/Unix dell’Università di Pisa fu visualizzata la prima pagina web messa online in Italia. Una schermata rudimentale – testo, immagini e qualche elemento di grafica – che segnò l’approdo del nostro Paese nel world wide web nato meno di due anni prima.

A rendere possibile quell’impresa, – ricorda l’Università di Pisa – la creazione del primo server web italiano, nato esattamente 30 anni fa e realizzato a partire dal codice (ancora in versione BETA) che lo stesso Tim Berners-Lee, l’inventore del World Wide Web, aveva regalato a Maurizio Davini, all’epoca giovanissimo studente in fisica e oggi CTO del Green Data Center di Ateneo. All’impresa parteciparono, Stefano Suin, informatico e oggi dirigente della Direzione infrastrutture digitali Unipi; e l’economista Paolo Caturegli, insieme ad altri docenti dell’Università di Pisa. Pionieri, la cui curiosità e voglia di sperimentare diede vita, in quegli anni, ad una serie di progetti informatici che collocherà l’Università di Pisa all’avanguardia in Italia e in Europa nello sviluppo del web. “Il mio incontro con Berners-Lee avvenne alla fine del 1992 al Centro di Calcolo del CERN di Ginevra – racconta Maurizio Davini – Ero lì per vedere come funzionava la sua workstation NEXT e in quell’occasione mi spiegò la sua creazione e alla fine mi dette una copia di quello che era il codice sorgente del web. Tornai a Pisa e poche settimane dopo, agli inizi del 1993, avevamo il nostro server funzionante. Con i colleghi ripetemmo poi l’esperienza con i sistemi IBM AIX di Ateneo e dell’INFN di Pisa. Avevamo gettato le basi dei primi siti web italiani che di lì a poco, nell’agosto de 1993, avrebbero trovato una prima forma compiuta nel sito del CRS4 di Cagliari, Centro diretto, peraltro, da uno dei nostri laureati più illustri, Carlo Rubbia, ed estensione del CERN in Italia”.

Le origini di questa storia, per molti anni rimasta chiusa negli archivi dell’Università di Pisa, risalgono ad un gruppo di ricercatori e studenti che già nel 1989 si erano cimentati nel primo collegamento italiano in fibra ottica. Da quel nucleo originario, nel 1992, nascerà la squadra di lavoro organizzata dal professore Giuseppe Pierazzini dell’Università di Pisa, che porterà alla nascita della prima rete universitaria in fibra ottica d’Italia e poi al Centro di SERvizi per la Rete di Ateneo (SERra). “Eravamo giovani e con tanta voglia di sperimentare – racconta Stefano Suin, – Il gruppo di Pierazzini, interdisciplinare e interdipartimentale, era il terreno di coltura adatto per sviluppare progetti che all’epoca erano veramente pionieristici. Basti pensare che negli anni che hanno preceduto l’avvento del world wide web, il nostro Ateneo è stato un punto di riferimento in Europa per Gopher, il protocollo utilizzato inizialmente per collegare PC in tutto il mondo, e server per l’Italia di Archie, il primo motore di ricerca nella storia di internet”.

Oggi – evidenzia Unipi – questa storia d’eccellenza prosegue nel Green Data Center di Ateneo che, oltre ad essere quasi ad impatto zero, è anche uno dei pochissimi classificato come A dall’AgID. Nel GDC si portano avanti progetti di ricerca che vanno dai nano materiali al quantum computing e vi si testano tecnologie di nuova generazione. Il Green Data Center è il cuore dell’attuale rete dell’Università di Pisa, formata da oltre 9000 km di fibra ottica, con 80 km di canalizzazioni, che collega 250 edifici universitari. Attraverso accordi e convenzioni, inoltre, l’infrastruttura server ormai da tempo anche l’intera rete civica pisana e collega gli enti e le istituzioni di ricerca della città e le scuole di ogni ordine e grado di Pisa e Livorno.

Unipi, 30 anni fa a Pisa la prima pagina web pubblicata in Italia

Unipi, 30 anni fa a Pisa la prima pagina web pubblicata in ItaliaRoma, 9 mag. (askanews) – Il 1993 era iniziato da poco quando sullo schermo di un PC/Unix dell’Università di Pisa fu visualizzata la prima pagina web messa online in Italia. Una schermata rudimentale – testo, immagini e qualche elemento di grafica – che segnò l’approdo del nostro Paese nel world wide web nato meno di due anni prima.

A rendere possibile quell’impresa, – ricorda l’Università di Pisa – la creazione del primo server web italiano, nato esattamente 30 anni fa e realizzato a partire dal codice (ancora in versione BETA) che lo stesso Tim Berners-Lee, l’inventore del World Wide Web, aveva regalato a Maurizio Davini, all’epoca giovanissimo studente in fisica e oggi CTO del Green Data Center di Ateneo. All’impresa parteciparono, Stefano Suin, informatico e oggi dirigente della Direzione infrastrutture digitali Unipi; e l’economista Paolo Caturegli, insieme ad altri docenti dell’Università di Pisa. Pionieri, la cui curiosità e voglia di sperimentare diede vita, in quegli anni, ad una serie di progetti informatici che collocherà l’Università di Pisa all’avanguardia in Italia e in Europa nello sviluppo del web. “Il mio incontro con Berners-Lee avvenne alla fine del 1992 al Centro di Calcolo del CERN di Ginevra – racconta Maurizio Davini – Ero lì per vedere come funzionava la sua workstation NEXT e in quell’occasione mi spiegò la sua creazione e alla fine mi dette una copia di quello che era il codice sorgente del web. Tornai a Pisa e poche settimane dopo, agli inizi del 1993, avevamo il nostro server funzionante. Con i colleghi ripetemmo poi l’esperienza con i sistemi IBM AIX di Ateneo e dell’INFN di Pisa. Avevamo gettato le basi dei primi siti web italiani che di lì a poco, nell’agosto de 1993, avrebbero trovato una prima forma compiuta nel sito del CRS4 di Cagliari, Centro diretto, peraltro, da uno dei nostri laureati più illustri, Carlo Rubbia, ed estensione del CERN in Italia”.

Le origini di questa storia, per molti anni rimasta chiusa negli archivi dell’Università di Pisa, risalgono ad un gruppo di ricercatori e studenti che già nel 1989 si erano cimentati nel primo collegamento italiano in fibra ottica. Da quel nucleo originario, nel 1992, nascerà la squadra di lavoro organizzata dal professore Giuseppe Pierazzini dell’Università di Pisa, che porterà alla nascita della prima rete universitaria in fibra ottica d’Italia e poi al Centro di SERvizi per la Rete di Ateneo (SERra). “Eravamo giovani e con tanta voglia di sperimentare – racconta Stefano Suin, – Il gruppo di Pierazzini, interdisciplinare e interdipartimentale, era il terreno di coltura adatto per sviluppare progetti che all’epoca erano veramente pionieristici. Basti pensare che negli anni che hanno preceduto l’avvento del world wide web, il nostro Ateneo è stato un punto di riferimento in Europa per Gopher, il protocollo utilizzato inizialmente per collegare PC in tutto il mondo, e server per l’Italia di Archie, il primo motore di ricerca nella storia di internet”.

Oggi – evidenzia Unipi – questa storia d’eccellenza prosegue nel Green Data Center di Ateneo che, oltre ad essere quasi ad impatto zero, è anche uno dei pochissimi classificato come A dall’AgID. Nel GDC si portano avanti progetti di ricerca che vanno dai nano materiali al quantum computing e vi si testano tecnologie di nuova generazione. Il Green Data Center è il cuore dell’attuale rete dell’Università di Pisa, formata da oltre 9000 km di fibra ottica, con 80 km di canalizzazioni, che collega 250 edifici universitari. Attraverso accordi e convenzioni, inoltre, l’infrastruttura server ormai da tempo anche l’intera rete civica pisana e collega gli enti e le istituzioni di ricerca della città e le scuole di ogni ordine e grado di Pisa e Livorno.

Spazio, Rossettini (D-Orbit) tra finalisti European Inventor Award

Spazio, Rossettini (D-Orbit) tra finalisti European Inventor AwardRoma, 9 mag. (askanews) – Luca Rossettini, Ceo di D-Orbit società di logistica spaziale e di trasporto orbitale, è tra i tre finalisti nella categoria “Pmi” dell’European Inventor Award 2023 – riconoscimento dedicato a invenzioni eccellenti brevettate presso l’Ufficio europeo brevetti (EPO) – per aver inventato un dispositivo che consente di spostare i satelliti in una parte inutilizzata dell’orbita o addirittura riportarli sulla Terra in modo controllato. Una volta portati fuori dall’orbita terrestre, i satelliti possono bruciare nell’atmosfera e disintegrarsi in un’area designato e sicuro. Questo sistema riduce il costo totale delle missioni spaziali del 10%, contribuendo alla creazione di un’economia circolare per lo spazio.

Secondo l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), dal primo lancio di un satellite nel 1957 sono stati inviati nell’orbita terrestre più di 15.000 satelliti. Oltre 600 collisioni, esplosioni e incidenti nello spazio hanno ridotto in pezzi molti di questi veicoli spaziali e l’ESA stima che, di conseguenza, più di 36.500 oggetti di dimensioni superiori a 10 cm stiano sfrecciando intorno alla Terra. L’inventore italiano Luca Rossettini e la sua squadra hanno lavorato per risolvere questo problema creando un sistema che consente di manovrare i satelliti in modo più preciso ed efficiente nei loro slot orbitali e poi di rimuoverli in modo sicuro dall’orbita terrestre quando non sono più utili. Conosciuto come D-Orbiter(D3)™, il dispositivo di disattivazione progettato dall’azienda – informa una nota – è un piccolo rotore indipendente e intelligente che viene collegato a un satellite prima del suo lancio. È dotato di sistemi propri di propulsione, di carburante, di unità di controllo a distanza e di telecomunicazione. L’apparecchio rimane inattivo finché non rileva un problema di funzionamento del satellite e avvisa gli operatori sulla Terra. Il D3 offre una soluzione economica alle aziende di satelliti per ridurre i detriti nello spazio, dato che il costo sostenuto per proteggere la missione dall’impatto con oggetti in orbita e della rimozione del satellite a fine vita può raggiungere un decimo del costo totale della missione.

“Se si punta a raggiungere davvero un’economia circolare sostenibile per lo spazio, il problema numero uno sarà la gestione dei detriti spaziali” spiega Rossettini. “Oggi, abbiamo centinaia di frammenti in orbita che rappresentano la principale minaccia per i satelliti. Non sappiamo dove siano. Quindi, ogni volta che si invia un satellite si fa una scommessa di non essere colpiti da nessuno di questi detriti. E si capisce che, se il numero di satelliti continua ad aumentare come ora, non si potrà continuare a scommettere, soprattutto se si desidera costruire un business nello spazio”. D-Orbit ha anche creato una soluzione per la consegna “ultimo miglio”, chiamata ION Satellite Carrier, che si basa sul metodo brevettato dall’inventore per il rilascio in sicurezza dei satelliti. ION è un veicolo spaziale multiuso che può trasportare satelliti in orbita e rilasciarli individualmente esattamente dove devono essere per iniziare la loro missione in condizioni operative ottimali e svolgere diversi altri servizi avanzati, come testare payload di terze parti in orbita, durante la stessa missione.

L’invenzione di Rossettini è il risultato della sua lunga passione per lo spazio e la sostenibilità. Dopo aver prestato servizio come Ufficiale Aeronautico nell’esercito italiano, ha conseguito un Master in Ingegneria Aerospaziale presso il Politecnico di Milano. Ha lavorato per un anno in un laboratorio di ricerca statunitense sulle nanotecnologie applicate ai propellenti spaziali prima di tornare in Europa per completare un secondo master in Leadership strategica verso la sostenibilità. Successivamente ha conseguito un dottorato di ricerca in Propulsione Spaziale Avanzata sempre presso il Politecnico di Milano e, in seguito ad un tirocinio presso la NASA all’interno del Centro ricerche di Ames, Rossettini ha co-fondato D-Orbit in Italia nel 2011. I vincitori dell’edizione 2023 dell’European Inventor Awards saranno annunciati nel corso di un evento (in presenza e digitale) il 4 luglio 2023 a Valencia (Spagna). La cerimonia sarà trasmessa online e aperta al pubblico.

La Russa: l’uccisione di Moro è stata una pagina drammatica della nostra Repubblica

La Russa: l’uccisione di Moro è stata una pagina drammatica della nostra RepubblicaRoma, 9 mag. (askanews) – “In occasione del Giorno della memoria delle vittime del terrorismo e nel 45° anniversario della sua morte, l’Italia ricorda commossa l’uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse. Una pagina drammatica della nostra Repubblica. Cinquantacinque giorni prima di quel vile omicidio, nello strenuo tentativo di proteggere lo statista e Presidente della Democrazia Cristiana dalla furia terrorista, furono Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Francesco Zizzi e Raffaele Iozzino a perdere drammaticamente la vita. Quello delle Brigate Rosse fu un attacco allo Stato che puntava a destabilizzare la vita democratica italiana. Un attacco che ha segnato profondamente la politica e la storia del nostro Paese. Ma da quegli stessi giorni così tristi, quando l’Italia era sull’orlo del baratro, lo Stato ha saputo risollevarsi, dimostrando coraggio e forza. Ed è anche con questo spirito di orgoglio che oggi rendiamo omaggio alle vittime del terrorismo”. Così il Presidente del Senato Ignazio La Russa.

Putin: contro di noi scatenata una vera guerra

Putin: contro di noi scatenata una vera guerraMilano, 9 mag. (askanews) – “In una svolta decisiva contro la nostra Patria, è stata nuovamente scatenata una vera guerra”. Lo ha detto Vladimir Putin dalla tribuna d’onore circondato dai veterani della II guerra mondiale, alla parata del 9 maggio sulla piazza rossa. “Abbiamo respinto il terrorismo internazionale, proteggeremo anche gli abitanti del Donbass” ha detto. Per poi aggiungere: “proprio come la stragrande maggioranza delle persone sul pianeta, vogliamo vedere un futuro pacifico, libero e stabile. Crediamo che qualsiasi ideologia di superiorità sia intrinsecamente, disgustosamente criminale e mortale. Tuttavia, le élite globaliste occidentali affermeranno ancora la loro esclusività” provocando “conflitti sanguinosi e colpi di stato”. L’Ucraina è finita “ostaggio di un colpo di Stato” e “moneta di scambio in mano all’Occidente”, ha dichiarato Putin. I Paesi occidentali “vogliono distruggere qualsiasi centro di sviluppo sovrano”, ha aggiunto. Citando “tutta una serie di Paesi”, il presidente russo ha sostenuto che “il loro obiettivo, e qui non c’è nulla di nuovo, è ottenere il collasso e la distruzione del nostro Paese, cancellare i risultati della Seconda guerra mondiale, infrangere deninitivamente il sistema di sicurezza globale e il diritto internazionale e soffocare qualsiasi centro sovrano di sviluppo”, ha detto Putin alla Victory Parade. L’Occidente, ha accusato Putin, perseguendo il mantenimento di una egemonia, “scatena sanguinosi conflitti, sparge i semi della russofobia” e vuole “dettare le sue regole a tutte le nazioni”. Quindi ha salutato “tutti coloro che stanno combattendo per la Russia sul campo di battaglia” Vladimir Putin dalla tribuna d’onore circondato dai veterani della II guerra mondiale. “Per chi è ora al posto di combattimento in guerra” ha detto. Per poi aggiungere: “i nostri eroici antenati hanno dimostrato che non c’è niente di più forte, potente e affidabile della nostra unità, non c’è niente di più forte al mondo del nostro amore per la patria. Alla Russia, alle nostre forze armate, alla vittoria”, ha scandito, durante la diretta trasmessa in streaming dal primo canale russo.

Poi facendo riferimento alle 7 delegazioni straniere da Paesi ex sovietici (tra le quali non compare ovviamente l’Ucraina), presenti oggi alle celebrazioni a Mosca, ha parlato di “libero sviluppo di tutti i paesi e di tutti i popoli”. Per poi aggiungere: “è molto importante che i leader dei paesi della Comunità degli Stati indipendenti si siano riuniti oggi qui a Mosca, lo vedo come un atteggiamento di gratitudine nei confronti dell’impresa dei nostri antenati, hanno combattuto insieme e vinto insieme. Tutti i popoli dell’URSS hanno contribuito alla vittoria comune”. Da ieri dall’Ucraina – mentre prosegue la guerra – il presidente Volodymyr Zelensky ha posto una cesura netta rispetto al passato sovietico e ha deciso di celebrare il Giorno della Vittoria l’8 maggio, secondo un calendario più occidentale e ben sapendo che la data del 9 per i russi è considerata sacra.