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Ucraina, Meloni: Emirati disponibili a ruolo per pace giusta

Ucraina, Meloni: Emirati disponibili a ruolo per pace giustaAbu Dhabi, 4 mar. (askanews) – Durante il colloquio con il presidente degli Emirati arabi si è parlato di Ucraina, “anche questa è una nazione che può giocare un ruolo, ci siamo confrontati sulla situazione e crediamo che possano contribuire a facilitare questo percorso che per noi deve sempre partire dal presupposto di una pace giusta per il popolo ucraino. Mi pare che lo sceicco fosse consapevole e ci fosse la loro disponibilità”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso di un punto stampa ad Abu Dhabi al termine della visita in India ed Emirati Arabi.

Autonomia, Zaia: è progetto in linea con Costituzione

Autonomia, Zaia: è progetto in linea con CostituzioneGodega Sant’Urbano (Tv), 4 mar. (askanews) – Autonomia? “Il Governo e la presidente del Consiglio sono stati di parola. La coerenza della presidente Meloni c’è fino in fondo” rispetto a questo tema. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, a margine dell’Inaugurazione dell’Antica Fiera di Godega di Sant’Urbano.
Le Regioni del Sud sono contrarie? “Certo, le Regioni governate dal Centrosinistra ovvero la Campania e la Puglia perché la Calabria ha dato l’ok, la Sicilia ha dato l’ok, la Basilicata ha dato l’ok, il Molise ha dato l’ok. Contrario quindi non è il Sud ma è il Centrosinistra al Sud” ha aggiunto Zaia.
“L’autonomia – ha proseguito – è un progetto costituzionale, rispettoso della Costituzione e quando si offende il progetto, a mio avviso si manca di rispetto al Capo dello Stato che nulla ha avuto da ridire anzi conferma che tutto questo è in linea con la Costituzione”.
“L’autonomia – ha concluso il governatore – o la facciamo per scelta noi oggi oppure qualcuno la dovrà fare per necessità”.

Giornata contro obesità, la prevenzione inizia con la Dieta mediterranea

Giornata contro obesità, la prevenzione inizia con la Dieta mediterraneaMilano, 4 mar. (askanews) – Entro il 2035 oltre la metà della popolazione mondiale sarà in sovrappeso o in stato di obesità, con un impatto economico di oltre 4 trilioni di dollari all’anno. Sono le proiezioni diffuse in occasione della Giornata mondiale dell’obesità dalla World obesity federation. Per contrastare il fenomeno della “globesity”, la scienza ha evidenziato che la dieta mediterranea, nella quale un ruolo centrale è giocato dalla pasta, è una soluzione per combattere e prevenire il fenomeno. A sottolinearlo è Barilla che dal 2010 ha riformulato 488 prodotti per ridurre il contenuto di grassi, grassi saturi, sale e/o zucchero o incrementando il contenuto di fibre).
Secondo una ricerca dell’Università di Parma, pubblicata sulla rivista scientifica “Nutrition, Metabolism & Cardiovascular Diseases”, ha dimostrato che un regime alimentare ipocalorico in linea con i principi della Dieta Mediterranea, con la pasta al centro, risulta efficace per raggiungere e mantenere la riduzione ponderale. I soggetti dello studio, sovrappeso o obesi, sottoposti ad un regime alimentare ipocalorico e mediterraneo “high pasta” non solo hanno perso più peso, mantenendolo anche dopo la fine del modello alimentare seguito, ma hanno anche riferito ulteriori benefici sulla qualità della vita e sulla salute fisica percepita. Un altro studio italiano ha ulteriormente evidenziato la superiorità e le solide basi scientifiche della dieta mediterranea, la migliore per gestire il peso e per prevenire le malattie croniche non trasmissibili, prima di tutto il diabete di tipo 2. Realizzato dal Gruppo Giovani della SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana) e pubblicato sulla rivista Advances in Nutrition, lo studio ha esaminato circa 80 tra revisioni e meta-analisi disponibili per analizzare le 11 diete più popolari e i fattori di rischio cardiometabolico. Anche in questo caso, una modello alimentare bilanciato come la dieta mediterranea risulta il più efficace nel miglioramento del peso corporeo e riduzione dei fattori di rischi cardiometabolici.
A tal proposito Barilla ha ricordato anche il suo impegno per la promozione di stili di vita sani e abitudini alimentari equilibrate, come, per esempio, Giocampus, progetto educativo dedicato al benessere delle generazioni future attraverso un programma innovativo di educazione fisica e alimentare per i bambini tra i 5 ei 14 anni.

Riso Gallo: in 2022 estero spinge lieve crescita, su 2023 incognita siccità

Riso Gallo: in 2022 estero spinge lieve crescita, su 2023 incognita siccità

Ebitda in leggero aumento, soffre gdo. Riso italiano non mancherà

Milano, 4 mar. (askanews) – Grazie soprattutto ai risultati raggiunti all’estero, il 2022 per Riso Gallo si è chiuso con un incremento, sia pur lieve, di margini e ricavi. A soffrire un po’ è stata la grande distribuzione italiana, in un anno in cui ai galoppanti rincari di materie prime ed energia si è aggiunta una stagione di straordinaria siccità che ha colpito tutto il comparto del riso italiano. E questa resta anche la principale incognita del 2023 per l’azienda risiera, nata a Genova nel 1856 e oggi operativa a Robbio Lomellina, nel Pavese.
“Il 2022 – ci ha detto Carlo Preve, consigliere delegato della storica azienda – si chiuderà con un Ebitda in leggera crescita rispetto al 2021 e questo grazie alla crescita sull’estero, ristorazione e clienti industriali e una leggera sofferenza nella nostra Gdo dove abbiamo dovuto presentare tre aumenti di listino per compensare gli aumenti della materia prima e dell’energia. Il 2023 speriamo sia più facile, ma questa resta una speranza che, se non piove, rischia di essere disattesa”. Il fatturato, da bilancio civilistico, dovrebbe chiudersi a valore a 134 milioni contro i 117 del 2021, con una lieve crescita anche a volume, grazie sempre al traino dei mercati esteri. “L’estero – puntualizza – pesa ormai più della metà dei volumi, già da qualche anno il dipartimento estero si vanta di vendere più scatole di riso dell’Italia”.
Certo i prezzi dell’energia in alcune fasi dell’anno sono cresciuti così tanto da erodere quasi completamente i margini. “A un certo punto quasi tutto l’Ebitda veniva mangiato dal costo dell’energia. Eravamo tra quelle aziende – ha raccontato – che se non riuscivano a far passare gli aumenti di listino andavamo a gambe all’aria. È stato un anno che non vedevamo da tanto tempo”. Per non parlare della siccità, che ha pesantemente penalizzato la coltivazione di riso italiano, unico mercato da cui Riso Gallo si approvvigiona tranne che per la varietà Basmati. “Ora il costo dell’energia e del gas è in discesa e questo aiuta ma il riso vive un momento particolare perché dopo la siccità storica dello scorso anno, che nemmeno i nostri ex dipendenti in pensione si ricordavano, una cosa del genere purtroppo rischia di ripetersi anche quest’anno se non piove”. Quindi dovremo aspettarci nuovi aumenti dei prezzi finali? “Questo occorrerà vederlo – ha detto – finché non si vede il raccolto non sai mai cosa ti porta la natura”.
Le sfide poste dalla congiuntura economica e dalla crisi climatica, però, non distolgono l’attenzione da uno sviluppo che parla la lingua dell’innovazione tanto sul fronte della sostenibilità quanto del prodotto. “Noi puntiamo soprattutto su sostenibilità e servizio. Nel caso del servizio interveniamo con la linea Bontà pronta, pronta in 2 minuti e nel caso della sostenibilità con un riso da agricoltura sostenibile che è l’unica sostenibilità vera perchè il nostro è un prodotto povero di cui non buttiamo nulla”. Quello adottato da Riso Gallo è un approccio alla sostenibilità che non può che essere di filiera, a partire dalle aziende agricole che forniscono la materia prima, il risone. Il perchè lo spiega Carlo Preve: “L’industria risiera in sè, nel senso delle riserie dove riceviamo il risone dagli agricoltori e lo trasformiamo in riso, è per definizione sostenibile: la lolla viene bruciata direttamente per fare energia o venduta per essere bruciata, mischiata con la terra per i fiori, diventa letto per le stalle oppure nel nostro caso, attraverso Ricehouse, ci costruiamo pannelli isolanti per l’edilizia. Anche gli scarti sono recuperati e finiscono nell’alimentazione animale per cui l’industria è di per sé circolare. La filiera agricola del riso è invece in centro classifica quanto a sostenibilità, e lì si può fare la differenza visto che il 90% delle opportunità sono lì”.
Di qui il progetto Il riso che sostiene che dal 2018 coinvolge le realtà agricole della filiera risicola, oggi arrivate a 155 tra Lombardia e Piemonte, tutte certificate secondo il protocollo Farm sustainability assessment, che punta a promuovere pratiche agricole sostenibili come la Carta del riso e l’impiego di soluzioni tecnologiche e innovative di precision farming. Un impegno che gli è valso l’inserimento nella classifica delle prime 100 aziende sostenibili, unica azienda risiera. E seguendo questo approccio anche il problema della siccità, ora che si è fatto minaccia concreta, impone un cambio di visione e interventi concreti. Partendo da un presupposto: “Il riso ha bisogno di acqua ma meno di altre colture perché quando si allaga la risaia l’acqua rimane lì e non scorre quindi possiamo sfatare il mito che il riso consumi più acqua di tutte le altre colture – precisa Riccardo Preve, anche lui consigliere delegato – L’acqua che viene utilizzata dal riso in Italia viene dalle Alpi, dai laghi e una volta usata torna nei fiumi quindi viene usata ma non consumata. Detto questo il 2022 è stato un anno con molta meno acqua, cosa che ha colto impreparato il settore perché in questa zona noi veniamo da decenni di abbondanza di acqua, siamo abituati a usare l’acqua quando vogliamo, basta scavare 3-4 metri e si trova l’acqua. Ora non è più così, occorre cambiare mentalità, fare investimenti sulle strutture per evitare le perdite e in agricoltura usarla in modo consapevole, quando c’è e non quando si vuole”.
Per ora entrambi i fratelli Preve, tuttavia, escludono di dover ricorrere ai mercati esteri per rifornirsi di materia prima. “Il calo della produzione l’anno scorso ha inciso e si è visto dell’andamento dei prezzi, noi però abbiamo relazioni secolari col territorio e questo ci ha aiutato. Non credo assolutamente” si debba importare ha detto Riccardo Preve. “L’Italia esporta il 50% del proprio riso – ha aggiunto Carlo – io credo che i primi a soffrirne saranno gli stranieri, il riso italiano per gli italiani non mancherà”. E qui con orgoglio ha rivendicato che “Alla Cop26 di Glasgow siamo stati l’unica azienda a vendere al Regno Unito ovviamente Carnaroli e Arborio per risotti ma anche basmati fregando gli indiani”.

Veroni sponsor ufficiale del torneo di tennis Bnp Paribas Open

Veroni sponsor ufficiale del torneo di tennis Bnp Paribas OpenMilano, 4 mar. (askanews) – Il gruppo Veroni, primo brand italiano di affettati a libero servizio negli Stati Uniti, vola al Tennis Paradise. Il salumificio emiliano inaugura il 2023 come Official italian charcuterie sponsor del Bnp Paribas Open. L’evento, in programma dal 6 al 19 marzo, si disputa all’Indian wells tennis garden, nel cuore della Coachella Valley, in California.
“Il Bnp Paribas Open è il primo torneo di tennis che sponsorizziamo quest’anno. Puntiamo a rafforzare la grande visibilità ricevuta nel 2022 grazie a una strategia di sponsorizzazione mirata che ci ha portato a selezionare gli eventi sportivi e culinari più seguiti negli States – afferma Marco Veroni, presidente di Veroni Usa – Per apprezzare veramente i nostri salumi italiani, prodotti con ricette tramandate di generazione in generazione nella nostra famiglia, bisogna assaggiarli. Questa manifestazione come le altre a seguire, saranno un’ottima opportunità per far conoscere la qualità Veroni agli amanti dello sport”.
L’azienda anche nel 2022 ha registrato una crescita a doppia cifra nel mercato americano con un incremento del 20% rispetto all’anno precedente.

Autonomia, Occhiuto: no a Sud che scappa in ritirata, affrontiamo sfida

Autonomia, Occhiuto: no a Sud che scappa in ritirata, affrontiamo sfidaRoma, 4 mar. (askanews) – “Sull’autonomia differenziata la mia linea, e dunque quella del governo regionale che guido in Calabria, è chiara: attuare per interno la Costituzione può rappresentare una grande opportunità anche per le Regioni del Sud. E quando dico attuare per intero quanto prescritto dalla nostra Carta fondamentale, non mi riferisco soltanto all’articolo 116, quello appunto sull’autonomia, ma anche al 117 e al 119, quelli che regolano i diritti sociali e civili – che vanno garantiti in modo uniforme su tutto il territorio nazionale – e la perequazione”. Lo afferma in una nota Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria.
“E in questa mia posizione la stella polare è rappresentata dal fatto che – semmai questo processo andasse a buon fine – ci saranno ricadute concrete sulle risorse che verranno ripartite tra le Regioni. Se l’autonomia differenziata diventa l’occasione per superare una volta per tutte il criterio della spesa storica, a favore di quello dei fabbisogni standard, ben venga il disegno di legge Calderoli. Grazie alle modifiche al ddl, che Forza Italia è riuscita ad ottenere anche su mia sollecitazione, abbiamo un buon punto di partenza per condurre in porto questo percorso appena iniziato: ogni riferimento alla spesa storica è stato stralciato”, sottolinea.
“Da 20 anni si provava ad ottenere questo risultato, e non ci si è mai riusciti. La versione del testo approvata in Consiglio dei ministri dice di fatto che prima andrà superata la spesa storica, e solo poi si farà l’autonomia differenziata. Se questo sarà l’iter, e noi vigileremo affinché questa logica venga rispettata, sarà un’importante novità anche per le Regioni del Mezzogiorno. Poi c’è un aspetto politico e di approccio che voglio rivendicare. Dico con determinazione ‘no’ ad un Sud che scappa in ritirata. L’atteggiamento di chi ha giocato di rimessa negli anni passati ha creato solo sperequazione per le Regione meridionali, e vantaggi per il Nord. Qui, invece, occorre giocare questa partita a viso aperto, senza timori reverenziali. Chi ha governato la Calabria negli scorsi decenni mi ha consegnato una Regione allo sfascio, anche senza autonomia differenziata. Noi stiamo lavorando per cambiarla, e ci riusciremo anche se otterremo una corretta attuazione della Costituzione repubblicana”, conclude Occhiuto.

Cuore, Long Covid raddoppia i rischi cardiovascolari

Cuore, Long Covid raddoppia i rischi cardiovascolariRoma, 4 mar. (askanews) – Se Covid-19 ha lasciato qualche “strascico”, attenti al cuore: chi soffre o ha sofferto di Long Covid ha una probabilità più che doppia di andare incontro a problemi cardiovascolari nei mesi successivi all’infezione rispetto a chi non ha mai avuto Covid-19. Lo dimostra un’ampia metanalisi degli studi condotti sull’argomento, che sarà presentata il 6 marzo durante il convegno annuale dell’American College of Cardiology a New Orleans. Per questo gli specialisti della Società Italiana di Cardiologia (SIC) invitano i pazienti con Long Covid a effettuare controlli regolari in presenza di nuovi sintomi respiratori o cardiaci. “Covid-19 non è soltanto una malattia respiratoria, chi ha sintomi sospetti dopo aver avuto l’infezione deve approfondire per evitare conseguenze cardiovascolari serie”, raccomanda Pasquale Perrone Filardi, presidente SIC.
I dati del nuovo studio, raccolti da 11 ricerche su oltre 5.8 milioni di persone in tutto il mondo, indicano chiaramente che il Long Covid mette in pericolo il cuore, aumentando il rischio cardiovascolare e quello di sviluppare sintomi come affanno, palpitazioni o dolore toracico rispetto a chi non ha mai avuto l’infezione. Studi precedenti hanno già dimostrato che il contagio da SARS-CoV-2 è associato a un maggior rischio per cuore e vasi: il danno cardiaco acuto è una delle complicazioni più frequenti di Covid-19, arrivando a riguardare dal 20 al 45% dei pazienti. Il nuovo studio invece mostra che sono ad alto rischio anche i pazienti con Long Covid, ovvero coloro che per 6 mesi dopo l’infezione acuta riportano sintomi come stanchezza cronica, dolori muscolari e articolari, difficoltà di concentrazione. “Le stime indicano che il Long Covid può colpire fino a una persona contagiata su 7 e i dati di questa metanalisi mostrano chiaramente che in questi soggetti è molto importante fare attenzione a eventuali segni di disturbi cardiovascolari – spiega Pasquale Perrone Filardi -. La metanalisi, che ha la forza dei grandi numeri, indica che il Long Covid aumenta da 2.3 a 2.5 volte le probabilità di sviluppare sintomi correlati a malattie cardiovascolari come dolore toracico, stanchezza, affanno, palpitazioni rispetto a chi non è stato contagiato. Tra le persone con Long Covid è anche più probabile presentare alterazioni negli esami diagnostici, come i test sul sangue, l’elettrocardiogramma o gli esami di imaging come l’ecografia cardiaca o l’ecocardiografia con anomalie indicative di un aumentato rischio cardiovascolare o della presenza di disturbi”.
Lo studio, che include i dati di 450.000 persone con complicazioni cardiovascolari, ha analizzato anche pazienti che avevano già malattie cardiovascolari e per esempio erano state già vittime di un attacco cardiaco; anche in questi soggetti, il Long Covid ha aumentato le probabilità di ulteriori complicanze, come ad esempio la fibrillazione atriale.
“Lo studio ha dimostrato che chi ha avuto il Covid ha una probabilità piu’ che doppia di avere problemi cardiovascolari anche se non ha indagato i possibili meccanismi biologici alla base del maggior rischio, ma è noto che il virus Sars-CoV-2 ha fra i suoi bersagli anche cuore e vasi – aggiunge Ciro Indolfi, past-presidente SIC e Presidente della Federazione Italiana di Cardiologia-. E’ possibile che l’infiammazione cronica indotta dal Long Covid abbia un ruolo rilevante e sarà importante indagare ancora per capire se i pazienti con condizioni cardiovascolari preesistenti possano essere protetti con terapie specifiche”. “Tuttavia, questi dati sono un monito per tutti: dopo l’infezione Covid e in presenza dei sintomi del Long Covid – concludono Perrone Filardi e Indolfi – sono più probabili complicanze cardiovascolari. Pertanto, è opportuno ed essenziale approfondire qualsiasi eventuale sintomo insolito e monitorare con maggiore attenzione il rischio cardiovascolare dei pazienti, eventualmente prevedendo controlli cardiologici regolari in chi è più a rischio”.

Nuovo look per il museo civico di Storia Naturale di Comiso

Nuovo look per il museo civico di Storia Naturale di ComisoPalermo, 4 mar. (askanews) – Il museo civico di Storia Naturale di Comiso si rinnova. Da domani i visitatori potranno apprezzare il nuovo percorso museale realizzato per ampliare e qualificare la fruizione a partire dall’eliminazione delle barriere architettoniche, da nuovi e più funzionali orari di apertura e dalla biglietteria elettronica che consentirà prenotazioni e acquisti online. Nuovo sito web, nuovo bookshop, audioguide plurilingue, una nuova sala didattica dedicata ai servizi educativi, visite guidate, percorsi e laboratori per adulti e famiglie, per l’infanzia e le scuole.
Affiancheranno la Direzione nella gestione integrata dei servizi museali due importanti aziende: Civita Sicilia, Società regionale del Gruppo Civita, e Logos, una delle più importanti strutture di consulenza nel panorama siciliano. Sono partner del progetto Its-Fondazione Archimede, Legambiente e Sicindustria Ragusa.
Il museo civico di Storia Naturale di Comiso, uno dei più importanti d’Italia, è riconosciuto come “Istituzione Scientifica” dal Ministero dell’Ambiente e svolge un ruolo fondamentale nella trasmissione della cultura scientifica e nell’analisi dell’evoluzione del territorio ibleo attraverso lo studio e conservazione della biodiversità nonché un’azione di sensibilizzazione verso i problemi della conservazione della natura e della sostenibilità ambientale, costituisce un polo scientifico e di divulgazione naturalistica in ambito nazionale ed internazionale per l’importanza dei suoi reperti e delle sue collezioni.

Nomine, Tajani: Fi favorevole alla conferma di Descalzi come Ad Eni

Nomine, Tajani: Fi favorevole alla conferma di Descalzi come Ad EniAbu Dhabi, 4 mar. (askanews) – Forza Italia è favorevole alla conferma di Claudio Descalzi alla guida dell’Eni. Lo spiega il ministri degli Esteri, Antonio Tajani, parlando con i giornalisti prima di partecipare all’incontro della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con il presidente degli Emirati arabi.
“L’ad di Eni Descalzi qua è molto ben visto”. Una parte della maggioranza, in particolare la Lega, chiede però discontinuità. “Forza Italia – dichiara – è favorevole alla conferma, Berlusconi dà un giudizio molto positivo, si sono parlati più volte. Se devo dare un giudizio come ministro degli Esteri, lui lavora molto bene. Il governo deciderà, ma per quanto mi riguarda non posso che dare un giudizio positivo. Descalzi ha fatto sempre bene gli interessi dell’Italia”.
Quando si aprirà entrerà nel vivo il dossier nomine? “È presto, penso tra un mesetto”, aggiunge.

Tubercolosi, Spallanzani pubblica revisione protocollo gestione clinica

Tubercolosi, Spallanzani pubblica revisione protocollo gestione clinicaRoma, 4 mar. (askanews) – “Il nostro Istituto si conferma in prima linea nel monitoraggio e nella gestione della Tubercolosi”. Così il Direttore Generale dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani”, Francesco Vaia, nel presentare la revisione 2023 del “Protocollo di gestione clinica della Tubercolosi” approvato dalla direzione aziendale. Si tratta della nona revisione dal 2000, anno del primo protocollo. Numerose le novità rispetto alla revisione 2020: dalla diagnostica molecolare ai nuovi schemi terapeutici della tubercolosi farmacosensibile e, in particolare, delle forme multiresistenti per le quali l’INMI è l’unico centro regionale autorizzato alla dispensazione dei nuovi farmaci.
Le modifiche sono state discusse e approvate durante uno specifico evento ECM tenutosi presso il Centro Congressi dell’INMI e sono disponibili sul sito istituzionale: (https://www.inmi.it/servizio/protocolli_e_linee_guida/).
Il protocollo descrive il percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) garantito ai pazienti con infezione/malattia tubercolare che accedono nell’Istituto secondo gli standard internazionali per la cura della tubercolosi. La valutazione dell’adesione al protocollo e dell’efficacia dello stesso si basa sull’uso di specifici indicatori di processo ed esito, che potranno eventualmente essere modificati in considerazione della trasferibilità del protocollo ad altre strutture del Servizio Sanitario Nazionale. Sottolineando che l’incidenza della tubercolosi nell’area metropolitana di Roma Capitale è superiore alla media nazionale, Fabrizio Palmieri, Direttore UOC Malattie Infettive dell’Apparato Respiratorio e Responsabile Gruppo di Lavoro Tubercolosi dell’INMI, spiega: “A questo rilevante problema di sanità pubblica è necessario dare risposte appropriate e tempestive. L’Istituto, aggiornando le proprie strategie operative, è in grado di soddisfare in modo sempre più preciso e puntuale, nell’ambito dell’attività di coordinamento della rete regionale per le malattie infettive, i requisiti richiesti dalla Regione per la centralizzazione della presa in carico e gestione dei casi relativi a questa malattia”.