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Italia-Serbia: incontro alla Luiss per facilitare interscambio

Italia-Serbia: incontro alla Luiss per facilitare interscambioRoma, 8 feb. (askanews) – Una delegazione del Ministero delle Finanze serbo ha preso parte oggi al Forum bilaterale: “La circolazione merci tra Italia – UE e Serbia: digitalizzazione, barriere non doganali e livelli di scambio raggiunti”, organizzato dalla Rappresentanza Internazionale di Confindustria Serbia e dalla Luiss Guido Carli. Al centro dell’incontro sono stati temi come i servizi elettronici, l’armonizzazione della legislazione con l’Unione Europea, la facilitazione delle procedure doganali e il rafforzamento della cooperazione economica tra le imprese serbe e italiane, nonché l’aumento degli investimenti esteri diretti in Serbia. Oltre ai rappresentanti dei Ministeri delle Finanze e delle Amministrazioni delle Dogane di entrambi i Paesi e Rappresentanti delle imprese e docenti della Luiss Guido Carli hanno partecipato anche l’Agenzia per l’Italia Digitale e SACE. Dopo la prima sessione di lavori – alla quale hanno partecipato alte cariche e delegazioni dei due Paesi, tra i quali Sandra Savino, Sottosegretario del Ministero dell’Economia e delle Finanze e Luca Gori, Ambasciatore d’Italia in Serbia – si è tenuto un Executive Seminar sul tema “Favorire l’interscambio tra Italia e Serbia: Strumenti e opportunità per gli operatori”. Tra i relatori, il presidente di Confindustria Serbia Patrizio Dei Tos, Caterina Flick, responsabile legale AgID, Livio Mignano, responsabile rete internazionale SACE, il rappresentante di BDO Serbia (l’azienda associata di Confindustria Serbia) e Luciano Monti, Professore Luiss. L’incontro si è focalizzato sullo sviluppo della cooperazione tra Italia e Serbia e sugli strumenti diretti a facilitare i processi amministrativi di interscambio commerciale tra i due Paesi.

JR alle Gallerie d’Italia di Torino: il mio lavoro è di tutti

JR alle Gallerie d’Italia di Torino: il mio lavoro è di tuttiTorino, 8 feb. (askanews) – “Io sono cresciuto nelle banlieue di Parigi e la mia arte è nata da lì, dai problemi sociali che ho visto nel mio ambiente e quando viaggio nei vari Paesi del mondo la gente non mi riconosce, ce ne sono solo uno o due che mi dicono che hanno visto il mio lavoro.Però le persone vengono lo stesso, perché è anche un modo per dare visibilità alla loro situazione. La mia arte è raggiungere la gente, anche qui a Torino, come abbiamo visto ieri; anche alla fine del mondo in Mauritania, dove sono andato senza pensare che la gente ha visto il mio lavoro, ma quando hanno visto l’immagine gigante del bambino si sono riconosciuti, non c’era bisogno di conoscere il mio lavoro”. Si è presentato così JR, uno degli artisti più noti della scena contemporanea e, al tempo stesso, soggetto anomalo e difficile da classificare nel grande e spesso problematico mare del Sistema dell’arte. Le sue azioni collettive e sociali, pur con una semplicità quasi difficile da immaginare, sono veri e propri scossoni a un palazzo che raccoglie in sé tante e spesso meravigliose contraddizioni, ma che è anche dominato in larga parte da fenomeni economici e tecnologici, più che sociali. Invece nell’artista francese, che pure è amato dai galleristi e usa la tecnologia, la dimensione sociale resta primaria.
Intelligente e delicato, ma anche molto abile nella comunicazione, JR ribadisce che “non sono una artista impegnato, sono un artista ‘ingaggiante’, che lavora con la gente, che cerca un’immagine per loro, che pone domande. Io voglio scoprire situazioni che non conosco, voglio viaggiare e trovare delle storie che abbiamo senso per le persone”. A Torino le Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo ospitano la sua prima mostra personale in Italia, “Déplacés.e.s”, curata da Arturo Galansino e per l’occasione è andata in scena il 7 febbraio anche una grande performance collettiva tipica della pratica di JR. Che ha anche parlato di quando ha deciso che quella dell’arte sarebbe stata la sua strada. “Sono diventato un artista durante le proteste delle banlieue nel 2005 – ha raccontato – che ho documentato con le mie fotografie. Il mondo a quel punto ha conosciuto il mio lavoro e io ho cominciato a prendere coscienza della forza delle mie immagini”.
Poi però poi torna alle persone, alla relazione con loro invece che con la dimensione di superstar artistica, cosa che JR sicuramente è, ma che entra nel suo lavoro soprattutto come cassa di risonanza per le storie che poi va a raccontare, senza prestare, almeno a parole, troppa attenzione alla “firma” dell’artista acclamato. “Il mio lavoro è di tutti – ci ha spiegato JR – perché queste grandi immagini sono immagini dei bambini, non c’è il mio nome sopra, è solo la loro foto. E l’importante è creare questa partecipazione della gente, perché questa è l’arte: la comunione di persone che non si conoscono sono una scusa per mettere in relazione tutta questa gente”.
La mostra è curata da Arturo Galansino, direttore di Palazzo Strozzi che proprio a Firenze aveva portato durante la pandemia il lavoro dei JR “La Ferita”, sulla facciata rinascimentale del museo. E a lui abbiamo chiesto di dirci che tipo di ragionamento museologico sta alla base del progetto delle Gallerie d’Italia, a fronte di un lavoro dell’artista molto orientato all’effimero e all’azione. “JR – ci ha risposto Galansino – basa il suo lavoro sulla fotografia, sulla documentazione fotografica: il suo lavoro inizia da fotografo, ma certo è molto altro e comprende la partecipazione di persone, l’attivazione attraverso i canali social e molti altri modi. Così questa mostra è un grande ibrido nel quale tutte queste cose si sommano in questo formato difficile da categorizzare”.
“È la prima volta – ha aggiunto Michele Coppola, direttore delle Gallerie d’Italia ed Executive Director Arte, Cultura e Beni storici di Intesa Sanpaolo – che lui sceglie di ‘occupare’ un museo in maniera integrale e il risultato è eccezionale. Se si pensa poi che le immagini che vediamo qui riprodotte sulle pareti, i video che presenta in un certo senso impongono di condividerli a nostra volta, di diventare ambasciatori del suo messaggio, ecco, credo che il cerchio si sia chiuso perfettamente”.
In fondo quella che emerge è una storia museale quasi impossibile e, per questo, tanto interessante quanto contemporanea, nel senso proprio della “pratica” del pensare e realizzare mostre che vanno oltre lo spazio fisico che le ospita, cosa che qui a Torino è evidente. E arriva a toccare corde molto sottili, nonostante l’immediatezza delle opere di JR e la loro forza, in un certo senso “elementare”, che a volte rende dubbiosi i critici sul suo status di artista. “Credo che la cosa importante qui oggi – ha detto ancora Arturo Galansino – sia vedere come, grazie alla sua energia e alla capacità di coinvolgere migliaia e milioni di persone in questi anni riesca a fare parlare di temi importanti, di argomenti così urgenti che spesso rifiutiamo perché sappiamo dei problemi dei campi profughi, ma è difficile conoscerli dal vero. JR ce li fa conoscere in modo diverso, con uno sguardo dal basso, che non si ferma solo ai lati drammatici. I campi profughi sono un fenomeno tipico della globalizzazione e in 10 anni è decuplicato il numero dei rifugiati, che oggi sono 100 milioni. Fare questa cosa con la gioia e la freschezza con cui lo fa lui credo sia una cosa eccezionale, artista o non artista”.
E infine, ma anche questo è un tema enorme, c’è l’aspetto della banca che organizza, promuove e ospita la mostra, mettendosi in gioco insieme a JR e alle persone che lui coinvolge. “È facile ragionare sul dividendo sociale delle imprese private – ha concluso Coppola – Intesa Sanpaolo è una grande banca con una lunga storia e il suo impatto sociale, il dividendo sociale è sotto gli occhi di tutti: anziché vendere palazzi li trasforma in musei, continua ad assicurare a quegli edifici una funzione chiara per la comunità nella quale sono presenti. Ma c’è anche un dividendo sociale che è immateriale: quello che è accaduto ieri, con le persone che si sono incontrate e che hanno deciso di partecipare e di dare il loro contributo a qualcosa che aveva un messaggio, di pace, di speranza o di preoccupazione. Che questo avvenga grazie alla visione illuminata di un’impresa privata italiana che è una banca è un unicum che secondo me come Sistema Italia dobbiamo guardare, perché non ce ne sono tanti nel mondo di esempi così”.
La mostra, realizzata in collaborazione con la Fondazione Compagnia di San Paolo, è aperta al pubblico fino al 16 luglio in piazza San Carlo.
(Leonardo Merlini)

Francesco Moser: per me più facile correre in bici che fare il vino

Francesco Moser: per me più facile correre in bici che fare il vinoMilano, 8 feb. (askanews) – “Per me era molto più facile correre in bici che fare il vino, in bici riuscivo a far bene o meglio di tutti, invece nel vino c’è una concorrenza troppo forte in giro per il mondo, e poi, per una ragione o per l’altra, non sai mai chi arriva primo mentre nelle corse si vede chi arriva primo”. A parlare, con grande ironia, è Francesco Moser, leggenda del ciclismo, che nel 1979 ha fondato in Valle di Cembra in Trentino (terra di origine della famiglia), l’azienda vinicola Moser, oggi guidata dal figlio Carlo e dal nipote Matteo, come quasi tutti i maschi della famiglia cresciuti anche loro tra vigne e pedali.
Ad un incontro a Milano per presentare il “Blauen – Blanc de Noirs 2015”, un Trentodoc Extra Brut affinato per 72 mesi sui lieviti, l’ex campione, oggi 71enne, ha ricordato che “noi ci siamo fatti le ossa lavorando nei campi e oggi a casa a Palù di Giovo (Trento) abbiamo ancora un torchio a mano, che quando era periodo di vendemmia veniva usato giorno e notte dai contadini della zona, perché di macchinari così in giro ce ne erano pochi”. “In Valle di Cembra quasi tutte le famiglie hanno un fazzoletto di terra e coltivano la vigna, e anche chi conferisce le uve si fa il suo vino” ha spiegato il 38enne Carlo Moser, che segue la gestione amministrativa e commerciale di questa consolidata realtà che produce complessivamente 150mila bottiglie, di cui 80mila di quattro spumanti Trentodoc, e le rimanenti della linea “Warth”, costituita da quattro bianchi e tre rossi fermi.
“Il primo spumante lo abbiamo fatto nel 1984 su suggerimento di un amico, Francesco Spagnoli, che era preside dell’Istituto agrario – ha precisato Francesco Moser – e lo chiamammo ‘51,151’, il tempo del record dell’ora di ciclismo che feci a Città del Messico nel 1984”. Da allora, la Cantina ha fatto molta strada e lo dimostra proprio l’ultimo nato “Blauen”, elegante bolla “sboccata” nel marzo 2022 e prodotta in circa tremila bottiglie. Il nome è nato per scherzo da “An der schonen blauen Donau” (“Sul bel Danubio blu”, ndr), titolo di un celebre valzer di Johann Strauss, ed è stato scelto dal 42enne Matteo Moser, enologo e agronomo della cantina, a cui piaceva l’assonanza con “Blauburgunder” (termine tedesco per Pinot Nero).
“Il mio pensiero di fondo è dare una continuità e uno stile molto ben definito ai nostri vini e in questo ci aiuta il fatto di essere noi a lavorare i nostri vigneti e a gestire l’intero processo produttivo” ha spiegato Matteo, ricordando che le uve provengono “da due vigneti di Pinot Nero che sorgono su una collina che noi chiamiamo Dòs dei cedri, entrambi a pergola trentina: una forma di allevamento bistrattata per anni ma che ora, con il cambiamento climatico, sta tornando”. “Questo Blanc de Noirs 2015 ha aggiunto Carlo – è frutto della nostra esperienza di oltre trent’anni nella spumantistica e di una meticolosa ed instancabile dedizione, sia in vigna che nei lunghi anni di affinamento in cantina”.
“Nel 1988, anno in cui ho smesso di correre, ho comperato il Maso Warth che è circondato dalle vigne la maggior parte delle quali erano di Schiava, poi c’erano un po’ di Chardonnay, Lagrein, Moscato e Pinot Nero, i cui ultimi filari li abbiamo tagliati quest’anno” ha aggiunto Francesco (ancora oggi il ciclista italiano con il maggior numero di successi), evidenziando che “l’operazione di sostituzione delle piante vecchie con le nuove iniziata negli anni Novanta è ora conclusa”. La proprietà del maso è di quasi trenta ettari ma la superficie vitata non supera i 13, a cui si aggiungono più o meno altri sette ettari in zone vicine. Anche se non ancora certificata, la coltivazione è quasi interamente biologica, e il maso è riscaldato a biomassa e ha un impianto fotovoltaico che copre il 60% dell’energia elettrica consumata. L’azienda, il cui dipendenti hanno un’età media sotto i 30 anni, ha dichiarato di aver chiuso il 2022 con i medesimi volumi del 2021 ma con una crescita di fatturato dell’8%, mentre l’export è ancora una voce marginale perché riguarda circa il 10% delle bottiglie vendute, di cui la metà sono bollicine.

CHEOPS trova un anello “impossibile” intorno al pianetino Quaoar

CHEOPS trova un anello “impossibile” intorno al pianetino QuaoarMilano, 8 feb. (askanews) – Il satellite CHEOPS dell’Agenzia spaziale europea (ESA) ha scoperto un misterioso anello di materia intorno al pianeta nano Quaoar, ai confini del nostro Sistema solare. Misterioso perché quell’anello non è dove dovrebbe essere.
Nel senso che si trova a una distanza ritenuta impossibile, tra 5 e 7,5 volte il raggio del piccolo pianeta, praticamente il doppio di quanto stabilito dal cosiddetto “limite di Roche”, cioé il confine ideale al di sotto del quale la materia si sgretola, vittima delle forze di marea gravitazionale, formando, appunto, degli anelli e al di sopra del quale, invece, si addensa formando delle lune come Weywot, la piccola luna di Quaoar.
E il mistero che lascia stupiti gli scienziati è proprio questo: perché, a una tale distanza, il materiale anziché addensarsi ha formato un anello?
La scoperta è stata pubblicata sulla rivista Nature e ad arrovellarsi il cervello, nel team di studio guidato dall’Università Federale di Rio de Janeiro, in Brasile, ci sono anche anche due ricercatori italiani, dell’INAF (Istituto nazionale di astrofisica).
Lanciato nel dicembre 2019, CHEOPS ha lo scopo di scoprire e caratterizzare nuovi esopianeti ma ha fatto la sua scoperta su Quaoar durante una “pausa di lavoro”.
La missione è caratterizzata da una importante partecipazione italiana grazie, appunto, all’INAF, all’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e all’industria aerospaziale nazionale.
Il telescopio del satellite con il suo complesso sistema ottico basato su specchi asferici, infatti, è stato progettato e costruito da Leonardo a Campi Bisenzio (FI) su specifiche dell’ASI, dell’INAF e dell’Università di Berna.

Corrado Veneziano nel Metaverso, in mostra i non-luoghi dell’artista

Corrado Veneziano nel Metaverso, in mostra i non-luoghi dell’artistaRoma, 8 feb. (askanews) – L’arte invade il Metaverso con le opere di Corrado Veneziano: a distanza di dieci anni dalla sua prima personale, la mostra antologica “Corrado Veneziano nel Metaverso” inaugura mercoledì 15 febbraio in un inedito spazio, quello della Sky Art Gallery su Spatial, ambientata sul comprensorio del Cervino, sospesa nel cielo con un panorama a 360 gradi. A curarla è Francesca Barbi Marinetti, l’architettura della galleria è realizzata da Dario Buratti, aka Colpo Wexler, la direzione artistica è di Marina Bellini, aka Mexi Lane, anche regista del video che sarà distribuito prossimamente sui canali social.
La mostra ripropone le opere più emblematiche della prima personale dell’artista, quella di Roma del 2013 (“L’anima dei non luoghi”), integrate con una selezione di quelle successive, presentate in gallerie e musei pubblici nazionali e internazionali: dai codici a barre ISBN agli alfabeti Morse che traducono testi filosofici e letterari, dai QR code che mimano i mosaici aztechi alle serialità vagamente warholiane. E ancora grafie moderne (cinesi, giapponesi, russe, indiane) e antichissime (l’aramaico, il sanscrito) che sacrificano il proprio significato per desemantizzarsi, diventando pura forma e astrazione.
“Per la prima volta nel Metaverso, Veneziano non poteva che considerare questo ambiente altro e parallelo del percorso umano un contesto che lo attendeva, proprio in considerazione dei temi che permeano la sua ampia produzione artistica: un reiterato confronto, costante e differenziato, con l’immensa foresta di linguaggi che qualificano il passaggio dell’esistere – ha spiegato la curatrice Francesca Barbi Marinetti – poeticamente l’uomo abita la terra, scriveva Hölderlin, e Veneziano si dedica interamente allo studio e rappresentazione della complessa struttura linguistica, simbolica visiva di questo abitare, sperimentandosi con i codici, (ISBN, QRcode, Morse) i “non luoghi” e i simboli della modernità (marchi commerciali compresi). Antico e contemporaneo dialogano costruendo prodigiosamente nuovi ponti e sentieri, in singolar tenzone tra tela e pennello, verso e prosa, miti e loghi, codici e visioni.”
Artista internazionalmente e istituzionalmente riconosciuto, i suoi celebri omaggi ai maestri della poesia e della pittura, da Dante Alighieri a Leonardo da Vinci, sono sempre ricerca innovativa e tentativo di risposta ai grandi quesiti passati e presenti. Ma in questa mostra la sua produzione artistica si sublima: in un ambiente di ricerca che crea e interconnette informazioni, soggetti, avatar e oggetti, i “non luoghi” di Corrado Veneziano assumono nuovo senso e significato. Veneziano ha esposto per la prima volta le sue opere dedicandole proprio ai “non luoghi”. La sua mostra del 2013 godeva dei testi critici di Achille Bonito Oliva e dell’antropologo e filosofo francese Marc Augé, che aveva inventato e battezzato la locuzione “non luoghi”, denunciandone la pericolosa invadenza. E se Bonito Oliva scriveva che “Veneziano lavora sulla riqualificazione dei luoghi per ridare presenza a un passato spaziale, a un’architettura abbandonata”, Marc Augé dichiarava in modo inequivoco che “Veneziano trasforma i non luoghi in spazi vitali”. E aggiungeva che “Veneziano è capace con la sua arte di portare luoghi apparentemente senza identità alla loro essenza più vera”. L’accezione di non luogo era forse per la prima volta resa più poetica, spirituale, umana. Oggi, invece, si sublima in un contesto innovativo, il Metaverso, “luogo non luogo” per antonomasia.
“Superando i concetti di realtà virtuale e realtà aumentata la costruzione di un essere in presenza, ovvero avatar, attraverso la tecnologia sociale, si avvale dell’interoperabilità fra mondi e piattaforme, in un ambiente di ricerca che crea e interconnette informazioni, soggetti, avatar e oggetti”, ha spiegato Marina Bellini.
“Le gallerie d’arte nei metaversi stanno trasformando il modo in cui percepiamo l’arte contemporanea – ha aggiunto Dario Buratti – Questi universi virtuali, come Second Life, Spatial e Sansar, offrono un’esperienza immersiva che va oltre ciò che è possibile in una galleria tradizionale. Essi rappresentano un vero e proprio territorio sperimentale: gli artisti hanno la possibilità di sfruttare la tecnologia per creare esposizioni interattive e coinvolgenti, che catturano l’immaginazione dei visitatori in modo dinamico, offrendo esperienze uniche ed immersive e permettendo di raggiungere un pubblico sempre più vasto”.

In Campidoglio confronto su opportunità commerciali nel Mediterraneo

In Campidoglio confronto su opportunità commerciali nel MediterraneoRoma, 8 feb. (askanews) – Si è svolto il 6 febbraio scorso in Campidoglio nella sala del Carroccio, “Italia – Malta: opportunità e sinergie”. Il confronto internazionale sullo sviluppo culturale e commerciale nell’area mediterranea che ha coinvolto istituzioni, amministrazioni locali, imprese esperti e docenti universitari. L’iniziativa è stata patrocinata dalla Confederazione Italiana di Unione delle professioni intellettuali (CIU-UNIONQUADRI) il sindacato maggiormente rappresentativo delle professionaità dei quadri del settore pubblico e privato, componente del CNEL e del CESE di Bruxelles. Obiettivo: far comprendere, soprattutto alle piccole e medie imprese partecipanti, il sistema economico e politico dell’area mediterranea, con un particolare focus sul forte sviluppo economico che alcuni paesi UE stanno vivendo.
Ad aprire i lavori il Consigliere capitolino Mariano Angelucci, Presidente della Commissione Turismo, Moda, Relazioni Internazionali e grandi eventi che ha dichiarato “Giornate come queste che mettono in contatto amministratori pubblici, cittadini, imprese e mondo delle Università sono fondamentali per creare dei momenti di confronto e di informazione. Per questo sono contento di parlare a ospiti di un partner strategico per il nostro Paese, quale è Malta”. Angelucci ha aggiunto: “Parlare di Malta, in chiave economica ed imprenditoriale, attraverso le voci vive di chi quotidianamente si occupa di impresa, formazione e cultura in questa meravigliosa realtà che tanto ha da offrire ha un grande valore. Il Campidoglio, la casa dei romani, è sempre aperto quando si tratta di realizzare iniziative a favore dei cittadini e delle relazioni internazionali”.
Alessandro Alongi, Consigliere del XII Municipio, ha tenuto una relazione sul ruolo delle innovazioni tecnologiche come volano di crescita in alcuni paesi dell’area mediterranea: “Malta, in particolare, è un’isola proiettata verso il futuro, altamente sviluppata in termini di connettività a banda ultralarga, ragazzi e giovani generazioni formate e consapevoli della strategicità del digitale e un governo nazionale che sta attuando delle precise politiche pubbliche tese all’innovazione”.
L’iniziativa si colloca in un progetto più ampio che mira a costruire le basi per una vera coesione europea che parta dai cittadini. Proprio Marco Ancora, responsabile del dipartimento cultura di CIU Unionquadri, ha ricordato una iniziativa da loro patrocinata nell’arcipelago maltese lo scorso maggio a La Valletta, patrocinata anche del Comune di Roma (Assessorato alla Cultura), dall’Istituto Italiano di Cultura a La Valletta (Ufficio Culturale dell’Ambasciata Italiana a Malta, organismo del Ministero degli Affari Esteri) che si è svolto negli spazi della società Dante Alighieri (a La Valletta). Ancora ha ribadito come la cultura rappresenti un volano per l’economia e sia la base, pur ricordando il nostro passato, per proiettarci nel futuro ed ha proposto Malta come centro di forum e convegni, a partire dal mondo del lavoro e della cultura.

Sanremo, sui social il Festival è cresciuto tantissimo

Sanremo, sui social il Festival è cresciuto tantissimoMilano, 8 feb. (askanews) – Sanremo visto dai social secondo il Monitoraggio a cura di DeRev, società di strategia e comunicazione digitale. Tra i profili storici (escluso Amadeus), la crescita maggiore in termini di follower l’ha fatta registrare proprio Sanremo. In totale, 217mila follower in più, dei quali 144mila su Facebook (+20%) e 50mila su TikTok (+68%).
Tra gli artisti che si sono esibiti, domina Mengoni: +57mila follower. Considerato che si tratta di un artista di lungo corso, è probabile che sia stato scoperto dai più giovani (17mila nuovi follower, infatti, sono arrivati su TikTok e 32mila su Instagram). A seguire, dopo Mengoni, le crescite maggiori sono state registrate da: gIANMARIA (+16,7mila), Coma Cose (+11,3mila), Ultimo (+10,6mila) e Ariete (+10,2mila). In termini di interazioni, il Festival è cresciuto tantissimo. In occasione della prima serata dello scorso anno aveva mosso 2,7 milioni di interazioni tra tutte le piattaforme sui profili dei cantanti, quest’anno oltre 4 milioni. Ai quali va aggiunta la performance di Sanremo stesso che ha totalizzato un volume 1,7milioni di interazioni, delle quali 900mila (oltre la metà) su TikTok. Anche Ferragni ha beneficiato della serata: per quanto la sua fanbase sia già amplissima, ha arricchito di 52mila follower su Ig. Il popolo social, invece, non ha gradito Blanco. Si registra l’unica decrescita in termini di follower (-13,3mila) che, anche se non particolarmente massiccia, si configura come un unicum: non era mai successo che un personaggio in occasione di un momento di visibilità globale perdesse utenti. Da segnalare il neonato profilo Ig di Amadeus che ha registrato picchi in 20 minuti (da pochi centinaia di follower a mezzo milione), andando in crash per sovraccarico più volte.
Di cosa si è parlato di più: Ferragni vs Blanco. Sui social media sono stati condivisi 920 articoli che parlano di Chiara Ferragni. Questi articoli hanno generato 213mila interazioni. Analisi del sentiment: 48% ironia; 35% apprezzamento; 11% indignazione; 3% tristezza; 3% stupore. Sui social media sono stati condivisi 833 articoli che parlano di Blanco. Questi articoli hanno generato 362mila interazioni (quindi gli utenti hanno partecipato più alle conversazioni su Blanco che non a quelle su Ferragni). Analisi del sentiment: 65% indignazione; 28% ironia; 3% tristezza; 2% love, 2% stupore.
Quella su Blanco è anche la notizia che ha generato più interazioni in assoluto in Italia (la Ferragni è soltanto al 12esimo posto, mentre Blanco ricorre 8 volte tra le prime 12 posizioni). È anche la terza notizia al mondo ad aver generato più interazioni.

Lombardia, Balotta (Avs): Pedemontana è Salerno-Reggio del Nord

Lombardia, Balotta (Avs): Pedemontana è Salerno-Reggio del NordMilano, 8 feb. (askanews) – La Pedemontana “è motivo di vergogna: solo Fontana fa finta di non capirlo”. Lo afferma Dario Balotta, candidato alle elezioni regionali nella lista Verdi Sinistra a Milano e Monza per Majorino Presidente, che definisce l’infrastruttura stradale “la Salerno-Reggio Calabria del nord”. “E ferma da oltre 10 anni – afferma Balotta in una nota – Ha consumato oltre 1 miliardo di euro di soldi pubblici eppure il pedaggio costa 20 centesimi al km (il doppio della media italiana) e così nessuno la usa. Ha consumato milioni di metri quadri di verde senza restituire al territorio né servizi né compensazioni. Tiene in ostaggio da anni decine di migliaia di piccoli proprietari che forse saranno espropriati e forse no, prigionieri in casa loro senza avere disponibili le loro proprietà. Ha indebitato – prosegue Balotta – i lombardi per oltre mezzo miliardo di euro sottratti alla sanità ed ai trasporti pubblici e che comunque la devono pagare ogni volta che la usano. Non ha realizzato le opere di compensazione destinate al territorio e ai cittadini”. Per Balotta, la Pedemontana “non sarà completata, perché i soldi non bastano, Ciò significa solo nuovi ricatti ai cittadini ed al territorio della Brianza”.

Unicampus, XV master universitario di II livello in Homeland Security

Unicampus, XV master universitario di II livello in Homeland SecurityRoma, 8 feb. (askanews) – In un contesto che vede la necessità per le aziende e le pubbliche amministrazioni di fronteggiare nuove minacce legate al contesto geo-politico mondiale, alla recrudescenza di fenomeni di estremismo, ai crescenti rischi del cyberspace, ai sempre più frequenti eventi climatici estremi è fondamentale avere professionisti in grado di affrontare queste nuove sfide con una visione integrata e unitaria.
È questo l’obiettivo del Master universitario di II livello in Homeland Security – sistemi, metodi e strumenti per la security e il crisis management dell’Università Campus Bio-Medico di Roma
, giunto ormai alla sua XV edizione che prenderà le mosse il prossimo 8 marzo 2023. Anche quest’anno sarà un’edizione blended per meglio conciliare le attività di formazione con quelle lavorative: il 60% lezioni saranno svolte in aula e il 40% delle lezioni in live streaming.
Il Master si rivolge sia a coloro che vogliono avvicinarsi al complesso mondo della security industriale che ai professionisti che lavorano nel settore e che vogliono razionalizzare le loro conoscenze, oltre che a coloro che operano nel settore pubblico, nelle forze dell’ordine e armate che vogliono specializzarsi in un settore in crescita e in costante evoluzione.
C’è tempo fino al 16 febbraio per candidarsi. L’ammissione avviene tramite graduatoria dopo un colloquio conoscitivo con la commissione di valutazione.Per maggiori informazioni sul programma didattico, borse di studio e quote agevolate è possibile visitare il sito web dedicato www.masterhomelandsecurity.eu oppure scrivere a ucbmacademy@unicampus.it.

Dl milleproroghe,medici famiglia possono andare in pensione 72 anni

Dl milleproroghe,medici famiglia possono andare in pensione 72 anniRoma, 8 feb. (askanews) – I medici di famiglia e i pediatri di libera scelta convenzionati con il Servizio sanitario nazionale possono andare in pensione a 72 anni. Lo prevede un emendamento di maggioranza al decreto legge milleproroghe approvato dalle Commissioni al Senato. Questa facoltà non è concessa agli altri medici.
Con un altro emendamento approvato dalle Commissioni viene prorogata la possibilità di riconoscere nel monte ore formativo dei tirocinanti la sostituzione dei medici di base.