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L’inflazione ad aprile riprende a salire all’8,2%

L’inflazione ad aprile riprende a salire all’8,2%Roma, 16 mag. (askanews) – L’inflazione torna a salire ad aprile, interrompendo la fase sua fase discendente. Lo certifica l’Istat che ha comunque rivisto leggermente al ribasso la sua stima iniziale, dall’8,3% all’8,2%. Nel mese precedente, l’inflazione era al 7,6%.

Su base mensile, l’indice dei prezzi ha mostrato ad aprile un incremento dello 0,4%. “Ad aprile – commenta l’Istat – la fase di rientro dell’inflazione si interrompe, principalmente a causa di una nuova accelerazione della dinamica tendenziale dei prezzi dei Beni Energetici non regolamentati, il cui andamento riflette un aumento su base mensile del 2,3% (che si confronta con un -3,9% dell’aprile 2022)”.

“Nel settore alimentare, i prezzi dei prodotti lavorati, come anche quelli dei beni non lavorati, evidenziano un’attenuazione della loro crescita in ragione d’anno – conclude -, che contribuisce al rallentamento dell’inflazione di fondo (che si attesta a +6,2%). Si accentua, infine, la decelerazione su base tendenziale dei prezzi del “carrello della spesa”, che è scesa a +11,6%”. L’accelerazione del tasso di inflazione, spiega l’Istat, si deve, in prima battuta, all’aumento su base tendenziale dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da +18,9% a +26,6%) e, in misura minore, a quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,3% a +6,9%) e dei Servizi vari (da +2,5% a +2,9%). Tali effetti sono stati solo in parte compensati dalla flessione più marcata dei prezzi degli Energetici regolamentati (da -20,3% a -26,7%) e dal rallentamento di quelli degli Alimentari lavorati (da +15,3% a +14,0%), degli Alimentari non lavorati (da +9,1% a +8,4%), dei Servizi relativi all’abitazione (da +3,5% a +3,2%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +6,3% a +6,0%).

L’”inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, registra un lieve rallentamento da +6,3% a +6,2%, così come quella al netto dei soli beni energetici, che passa da +6,4% a +6,3%. Si accentua la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +9,7% a +10,4%), e in misura minore quella relativa ai servizi (da +4,5% a +4,8%), portando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -5,6 punti percentuali, da -5,2 di marzo.

I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano in termini tendenziali (da +12,6% a +11,6%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto accelerano (da +7,6% a +7,9%). L’aumento congiunturale dell’indice generale si deve principalmente ai prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+2,4%), degli Energetici non regolamentati (+2,3%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,0%), degli Alimentari lavorati, dei Beni non durevoli e dei Servizi vari (tutti e tre a +0,5%); tali effetti sono stati solo in parte compensati dal calo dei prezzi degli Energetici regolamentati (-19,6%).

L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,3% per l’indice generale e a +4,5% per la componente di fondo.

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta dello 0,9% su base mensile, aumento più accentuato rispetto a quello del Nic, a causa della fine dei saldi stagionali (di cui il Nic non tiene conto) prolungatisi in parte anche a marzo. L’Ipca aumenta dell’8,7% su base annua (in accelerazione da +8,1% di marzo); la stima preliminare era +8,8%.

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% su base mensile e del 7,9% su base annua.

Aumenta il numero degli statali, ma nei concorsi 2 su 10 poi rinunciano al posto

Aumenta il numero degli statali, ma nei concorsi 2 su 10 poi rinunciano al postoRoma, 16 mag. (askanews) – Dopo l’ennesimo calo registrato nel 2021, a fine 2022 tornano a crescere i dipendenti pubblici in Italia, che raggiungono 3.266.180 unità, il valore il più alto dell’ultimo decennio, +0,8% in un anno. Il segnale positivo di una P.A. che dà segnali di cambiamento e torna ad assumere, ma ha ancora un numero di lavoratori basso (inferiore ai principali paesi europei in proporzione sia alla popolazione che agli occupati), un’età media alta, pochi giovani, poca formazione e una carenza di tecnici e profili specialistici per cogliere le sfide del Pnrr. Nel lavoro pubblico si segnala la crescita del lavoro a tempo determinato, su 100 contratti a tempo indeterminato ce ne sono 15 flessibili, e la difficoltà di reclutamento di fronte a una vera e propria competizione sul talento con il settore privato e tra le stesse amministrazioni. È quanto emerge dall’Indagine sul Lavoro pubblico realizzata da Fpa, società del Gruppo Digital360, presentata questa mattina a Forum Pa 2023 ‘Ripartiamo dalle Persone’, la manifestazione in programma fino al 18 maggio presso il Palazzo dei Congressi di Roma.

La nuova dinamica vede una forte ripresa dei concorsi, ma anche una diminuzione dei candidati e un aumento delle rinunce. Da inizio 2021 a giugno 2022 si sono presentati appena 40 candidati per ogni posto messo a bando, un quinto rispetto ai 200 di media nel biennio precedente, e mediamente due vincitori su dieci hanno rinunciato al posto, con punte del 50% di rinunce per quelli a tempo determinatoi. A causa dell’affollamento delle selezioni nell’ultimo biennio, si sono spesso verificate candidature multiple e vincitori in più posizioni (il 42% ha partecipato a più di un concorso e il 26% è risultato idoneo in almeno due), in una concorrenza tra enti per cui l’8,6% dei 150mila assunti per concorso nel 2021 era già un dipendente pubblico. E l’inedito potere di scelta dei candidati spinge sempre meno persone ad accettare il trasferimento al Nord, dove l’affitto impegna quasi il 50% dello stipendio di un laureato neoassunto, contro il 18- 23% in una città metropolitana del Sudii. La PA è chiamata ad assumere innanzitutto per mantenere l’operatività degli enti: entro il 2033 oltre 1 milione di dipendenti pubblici saranno obbligati ad andare in pensione, circa uno su tre. Alcune amministrazioni dovranno sostituire più di metà del personale in servizio, ma in valori assoluti le uscite più significative saranno per scuola (463.257), sanità (243.130) e enti locali (185.345). E la PA deve far decollare le assunzioni per la tenuta del sistema pensionistico: nel 2023, nel pubblico si contano 94,8 pensioni erogate ogni 100 contribuenti attivi (erano 73 nel 2022). ‘L’indagine evidenzia per il settore pubblico alcuni effetti della trasformazione del mercato del lavoro già emersa nel privato – commenta Carlo Mochi Sismondi, Presidente di FPA -. Da un lato, oggi i lavoratori danno meno importanza al ‘posto fisso’ in favore di aspetti come benessere, motivazione, formazione o lavoro agile. Dall’altro, in una scarsità di personale qualificato, si evidenzia una nuova competizione tra pubblico e privato sui profili tecnici e tra amministrazioni, a causa dell’ingorgo di concorsi. Una condizione che impone alla PA di diventare più attrattiva come datore di lavoro, acquisendo nuovi strumenti di employer branding e presentando ai candidati un’offerta completa di welfare aziendale, smart working, possibilità concrete di crescita professionale e retributiva’.

‘La Pubblica Amministrazione, anche grazie alla spinta dei fondi europei, oggi appare in evoluzione, ma per accompagnare i grandi processi di trasformazione del paese deve compiere un ulteriore cambio di passo, imparando sul campo il mestiere del datore di lavoro – dice Gianni Dominici, Direttore Generale di FPA -. Servono proposte concrete per attrarre nuovi talenti e valorizzare le persone che già lavorano nel pubblico. A FORUM PA faremo la nostra parte, con idee e strumenti pratici come i ‘tavoli di lavoro’ organizzati con i Direttori personale delle più importanti amministrazioni insieme a manager pubblici e privati per analizzare modelli di successo e nuove idee di una PA che deve ‘ripartire dalle persone”. ‘La PA italiana si trova oggi ad affrontare sfide complesse, come quelle dei progetti del PNRR, che richiedono professionalità tecniche avanzate di cui oggi spesso non dispone – afferma Andrea Rangone, Presidente DIGITAL360 -. Ma proprio le future assunzioni del settore pubblico, di fatto il più grande datore di lavoro del Paese, rappresentano l’opportunità di orientare il sistema di istruzione verso l’innovazione e le competenze del futuro. Un’occasione per formare i profili tecnico-specialistici di cui l’Italia ha bisogno per le sfide della transizione digitale e sostenibile’. Il numero dei dipendenti pubblici. Al 31 dicembre 2021 i dipendenti pubblici erano 3.239.000, dopo l’ennesimo anno di stasi in cui circa 178.000 ingressi avevano solo tamponato l’uscita di 184.000 persone. Le stima della Ragioneria dello Stato per il 2022 offre segnali più ottimistici: con 3.266.180 persone, l’incremento annuo è di circa 27.000 unità. Un aumento soprattutto nel comparto Scuola con 14.400 unità in più (+1,2%) e Sanità con 9.000 persone (+1,3%). Nel 2022 cresce la spesa totale per i redditi da lavoro dipendente nella PA, circa 187 miliardi (contro i 177 del 2021), ma è in calo la spesa pro-capite per il reddito dei dipendenti (calcolata a prezzi costanti del 2022, depurata dall’inflazione): è di 57.200 euro, rispetto ai 59.000 euro del 2021 e risulta la più bassa dal 2015.

Secondo i dati a consuntivo, nel 2021 il numero dei contratti a tempo indeterminato ha raggiunto il minimo storico di 2.932.529 persone, il livello più basso dal 2001. Mentre quelli flessibili sono oltre 437.000, 22.000 in più rispetto all’anno precedente. Nella PA, su 100 contrati stabili ce ne sono 15 flessibili. Il 68% di questiè assorbito da Istruzione e ricerca, dove i precari sono 297.000 (il 30% del comparto), il 14% nella Sanità, circa 63.000, in forte crescita per il reclutamento dellapandemia. Nel 2021 gli assunti per concorso sono stati oltre 150.000, ma I’8,6% era già un dipendente pubblico. Analizzando i comparti delle funzioni centrali e locali, la sanità e quello dell’istruzione e della ricerca (al netto della scuola), la competizione tra amministrazioni ha riguardato l’8,6% dei vincitori di concorso che sono in realtà già dipendenti pubblici. Tra tutti i comparti, spiccano le Funzioni locali, terze per numero di assunzioni da concorso, che presentano un’incidenza percentuale di personale già dipendente pari al 15,6%. Dal suo esordio alla fine del 2021 e fino a metà marzo 2023 sul portale InPA (che dal 31 maggio del 2023 diverrà l’unico canale per la pubblicazione dei bandi di concorso), si contano 2.210 bandi (767 procedure ancora aperte, 1.443 chiuse) per un totale di 34.860 posti, di cui 1.000 banditi nel 2021, 14.630 nel 2022 e 19.230 nel 2023. Dei posti messi a bando, il 4% sono per incarichi di collaborazione, il 24% per assunzioni a tempo determinato, il 72% per assunzioni a tempo indeterminato. Gli stipendi privati crescono più in fretta di quelli pubblici e li raggiungono. Confrontando la dinamica salariale, il settore pubblico è stato nettamente in vantaggio sul privato fino al blocco contrattuale del 2010: nel 2009 l’indice della retribuzione oraria (base 2015=100) era a 98 per il settore pubblico contro 88,8 nel settore privato. Poi, anche a causa del blocco contrattuale, i settori si sono avvicinati e nel 2022 sono appaiati (106,1 nel pubblico e 105,4 nel privato). Ma è più netta a vantaggio del privato la differenza nell’istruzione e della ricerca dove nel 2022 il privato spunta un indice di 108,6 contro 104,7 del pubblico. In vantaggio il privato anche nella sanità, dove l’indice del privato è 107,7, mentre nel pubblico resta a 105,5.

I nuovi contratti stipulati nel 2022, ma relativi agli anni 2019-2021, sono un’importante novità sul lavoro pubblico: valorizzano le professionalità e introducono la ‘quarta area’ delle Elevate Professionalità, che rappresenta un futuro sbocco professionale per i funzionari già presenti nell’amministrazione. All’interno dei contratti è forte la spinta alla formazione ed è inserita la distinzione – dopo anni di home working – tra lavoro agile e lavoro da remoto. Nelle PA, nonostante le assunzioni, nel 2021 l’età media del personale stabile è 50,7 anni (49,9 anni per gli uomini, 51,4 per le donne). Nel 2001 era di 44,2 anni. L’età media di entrata è passata in vent’anni da 29,3 a 34,3 anni. Gli impiegati pubblici con meno di trent’anni sono il 4,8%, si riducono al 3,6% solo tra il personale stabile. Nei Ministeri, negli enti locali e nella scuola abbiamo solo due giovani di meno di trent’anni assunti stabilmente ogni cento impiegati. Il confronto con i dipendenti stabili che hanno più di 60 anni è impietoso: nei Ministeri abbiamo lo 0,7% persone di meno di trent’anni, ma il 29,3% sopra i 60 anni. Nelle funzioni locali sono l’1,8% contro il 20,8% di ‘anziani’, nella scuola addirittura lo 0,3% contro il 22,8% di persone sopra i 60 anni.

L’Italia continua ad avere un numero totale di impiegati pubblici nettamente inferiore a quello dei principali paesi europei, sia in proporzione alla popolazione (5,5 impiegati pubblici ogni 100 abitanti, mentre sono 6,1 in Germania; 7,3 in Spagna; 8,1 in UK; 8,3 in Francia), che in proporzione agli occupati (14 impiegati pubblici ogni 100 occupati contro il 16,9 in UK, il 17,2 in Spagna, il 19,2 in Francia).

Dai dati a consuntivo del Conto Annuale della Ragioneria dello Stato si rileva che in tredici anni, dal 2008 al 2021, la spesa per la formazione dei pubblici dipendenti è quasi dimezzata, da 301 milioni di euro reali del 2008 ai 158,9 del 2021. Il numero di giorni di formazione è sceso dal massimo di 4,9 milioni del 2008 ai 2,9 milioni del 2021, meno di un giorno in media per dipendente. Il piano straordinario del ministro Brunetta non ha raggiunto, per ora, gli obiettivi annunciati: a settembre 2022 si contano poco più di 55.000 dipendenti entrati in formazione su 3,2 milioni e solo 2.500 dipendenti immatricolati nelle 65 università aderenti al piano ‘PA 110 e lode’. La PA però è composta da sempre più laureati che sono ora il 43,8% del totale, con una crescita di ben il 27,3% rispetto al 2011. Un dato destinato a crescere perché il 90% dei concorsi sul portale InPA richiede la laurea (esclusi quelli per Forze dell’ordine, di vigilanza e Forze armate).

I Polyphia arrivano all’Alcatraz di Milano per live il 23 maggio

I Polyphia arrivano all’Alcatraz di Milano per live il 23 maggioMilano, 16 mag. (askanews) – I Polyphia, la band statunitense conosciuta per la loro straordinaria abilità strumentale e il loro stile unico che fonde rock, metal, e influenze progressive, si apprestano ad esibirsi all’Alcatraz di Milano il prossimo 23 maggio. I Polyphia hanno conquistato un vasto seguito di fan in tutto il mondo grazie alla loro musica innovativa e alle performance incredibilmente tecniche, conquistando anche il pubblico Italiano. La formazione dei Polyphia è composta da Tim Henson e Scott LePage alle chitarre, Clay Gober al basso e Clay Aeschliman alla batteria. Il loro suono distintivo è caratterizzato da intricate melodie di chitarra, ritmi complessi e l’uso di effetti elettronici, creando un mix unico di virtuosismo strumentale e melodie orecchiabili. Il concerto all’Alcatraz di Milano promette di essere un’esperienza unica per i fan italiani dei Polyphia. La band presenterà un repertorio che spazia dai brani dei loro primi album, fino al loro ultimo lavoro Remeber that you will die, che ha riscosso un grande successo di critica e di pubblico e vede importanti featuring come il la leggenda della chitarra elettrica, Steve Vai.

E’ il maggio più piovoso degli ultimi 20 anni, previsti altri 10 giorni di instabilità

E’ il maggio più piovoso degli ultimi 20 anni, previsti altri 10 giorni di instabilitàRoma, 16 mag. (askanews) – Un mese di maggio così piovoso non si ricorda negli ultimi 20 anni, per lo meno su alcune zone italiane, se escludiamo annate eccezionali come il 2013 ed il 2019. Ma per ora siamo solo a metà mese e tanta altra pioggia arriverà. Ci aspettano altri 10 giorni di tempo instabile e non caldo, tutto il contrario dello scorso anno con un maggio 2022 secco e bollente.

Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, indica 2 zone principali: Basso Tirreno ed Emilia Romagna. Su queste aree del nostro Paese è piovuto, piove e pioverà in modo eccezionale. I terreni sono saturi, non assorbono più la pioggia e le alluvioni lampo sono una realtà. L’allerta è rossa da giorni sull’Italia, per maltempo a macchia di leopardo che colpisce a ripetizione. Prima c’era poca acqua con una drammatica siccità, adesso ce n’è troppa. Colpa probabilmente anche dei cambiamenti climatici. Intanto però, purtroppo, il ciclone tunisino, che ieri ha colpito la Sicilia e gran parte del Sud, ha raggiunto anche le regioni centro-settentrionali con un occhio di 995 hPa di pressione. Un ciclone dunque violento e profondo con venti di tempesta e nubifragi associati; ovviamente i venti portano mareggiate e i nubifragi allagamenti. Prestiamo dunque attenzione almeno fino a domani, poi giovedì è prevista una tregua meteo anche se permarrà il rischio idrogeologico.

Nelle prossime ore pioverà in modo incessante in Emilia Romagna, come avvenuto ad inizio mese: sono previste precipitazioni simili per persistenza ed intensità, si teme dunque una situazione complessa anche perché il vento di scirocco e di levante rallenterà il deflusso in mare delle onde di piena fluviale. Oggi avremo più di 100 mm di pioggia cioè 100 litri per metro quadrato in Emilia Romagna, accumuli simili non sono esclusi anche tra Campania e Calabria tirrenica, mentre dovrebbe migliorare in modo deciso in Sicilia. Il maltempo colpirà in pratica tutta l’Italia, con minor intensità solo sulle Isole Maggiori e parzialmente al Nord-Ovest. Un martedì 16 maggio che ricorderà una giornata di inizio autunno.

Domani il ciclone tunisino, nato appunto tra Algeria, Tunisia e Libia con temporali anche nel Sahara, si porterà sul medio Adriatico e causerà ancora forte maltempo: le piogge più intense sono attese di nuovo su Romagna, Alte Marche e Basso Tirreno. Giovedì 18 maggio invece è previsto un timido miglioramento con una fase interciclonica, cioè tra due cicloni: il ciclone tunisino si sarà allontanato verso i Balcani, mentre un nuovo ciclone algerino proverà a seguire le orme del compagno maghrebino; in pratica dal weekend non sarà impossibile ritrovare una fedele replica di ciò che sta accadendo ora, con la risalita dal nordafrica di un nuovo vortice tempestoso.

Prudenza dunque da Nord a Sud, restiamo tutti uniti nella prevenzione, nella mitigazione del rischio, e seguiamo sempre gli avvisi della Protezione Civile: d’altronde ‘non può piovere per sempre’.

Macron promette “missili” all’Ucraina per consentire la “resistenza”

Macron promette “missili” all’Ucraina per consentire la “resistenza”Milano, 16 mag. (askanews) – “La Francia fornirà aerei all’Ucraina?” “No, non ho parlato di aerei, ho parlato di missili e di formazione” dei piloti. Così il presidente francese Emmanuel Macron, che ha annunciato lunedì sera di aver “aperto la porta per addestrare” piloti ucraini “adesso” e “con diversi altri Paesi europei che sono pronti”, durante un’intervista al canale TF1. Ma ha rifiutato di menzionare la consegna di aerei da combattimento a Kiev se non come “un dibattito teorico” in questa fase.

Il presidente francese ha affermato che il Paese prevede di inviare “nuove munizioni” oltre a missili, la cui portata “consente resistenza” all’Ucraina nel prossimo futuro. Macron non ha specificato di quali missili si tratti.

Rocca (Lazio): mi preoccupa l’emergenza rifiuti a Roma

Rocca (Lazio): mi preoccupa l’emergenza rifiuti a RomaRoma, 16 mag. (askanews) – “C’è un commissario che deve affrontare il tema, io però sono molto preoccupato. Il termovalorizzatore si deve fare per chiudere il ciclo dei rifiuti, ma il dimensionamento fa pensare che si stia gettando la spugna sull’economia circolare. Mi sembra che gli obiettivi che il Comune si è dato per l’aumento della raccolta differenziata siano modesti”. Così il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, parlando dell’emergenza rifiuti che affligge la Capitale in una intervista pubblicata oggi dal Corriere della Sera.

Al via oggi a Reykiavik il Consiglio d’Europa (parleranno anche Meloni e Zelensky)

Al via oggi a Reykiavik il Consiglio d’Europa (parleranno anche Meloni e Zelensky)Reykjavik, 16 mag. (askanews) – Due giorni per parlare di Europa e, soprattutto, di Ucraina. Comincia oggi a Reykjavik il quarto vertice dei capi di Stato e di governo dei 46 Paesi aderenti al Consiglio d’Europa (la Russia non ne fa più parte dal 2022), organizzazione nata nel 1949 con l’obiettivo di promuovere la democrazia, proteggere i diritti umani e lo stato di diritto.

Il summit, a cui è attesa anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, comincerà alle 16.30 ora locale (le 18.30 in Italia) con l’arrivo dei leader che saranno accolti dalla premier islandese, Katrín Jakobsdóttir, e dalla segretaria generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejcinovic Buric. Il titolo del vertice è Uniti ‘attorno ai nostri valori’ e ad ospitarlo e l’Harpa, sala concerti e centro congressi. Dalle 17.45, dopo l’esecuzione dell’Inno alla gioia, è previsto l’inizio dei lavori con un discorso di apertura del primo ministro dell’Islanda. Quindi, a seguire, gli interventi del presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, del presidente francese, Emmanuel Macron, del Cancelliere tedesco, Olaf Scholz, della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e del primo ministro britannico, Rishi Sunak.

La giornata sarà conclusa da una cena di lavoro dall’emblematico titolo ‘United for Ucraine’. Nella seconda giornata, che comincerà alle 8 del mattino, sono previste due sessioni di lavoro, il dibattito generale ‘United for Europe’ e la sessione conclusiva ‘United around our values’. Il vertice sarà concluso alle 13 da un pranzo di lavoro e poi da una conferenza stampa del presidente e del segretario generale del Consiglio d’Europa.

Lazio, Rocca: sulla sanità ereditati oltre 22 miliardi di debito

Lazio, Rocca: sulla sanità ereditati oltre 22 miliardi di debitoRoma, 16 mag. (askanews) – “Abbiamo trovato un debito di 22 miliardi e 300 milioni ma, su indicazione della Corte dei conti, non possiamo più replicare le modalità gestionali del passato: se sforiamo nella sanità dobbiamo recuperare sulla spesa corrente, dalla quale siamo stati costretti a tagliare 218 milioni”. Così il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca in una intervista pubblicata oggi su Corriere della Sera.

Quanto ai posti letto acquistati dai privati per svuotare i pronto soccorso, Rocca ha spiegato: “Abbiamo preso tutti i posti letto disponibili: mi dicano se ho lasciato fuori qualcuno, ne mancano ancora 200. Ho chiesto ai direttori sanitari di indicare il fabbisogno e ho convocato le organizzazioni sindacali della sanità privata. La delibera dice che o si prendono i pazienti dai pronto soccorso degli ospedali o niente, non c’è autonomia gestionale: i letti sono governati direttamente dal sistema”.

Elezioni comunali, Piantedosi: le operazioni elettorali si sono svolte in maniera regolare

Elezioni comunali, Piantedosi: le operazioni elettorali si sono svolte in maniera regolareRoma, 16 mag. (askanews) – “La complessa macchina organizzativa che fa capo al Viminale ha consentito il corretto svolgimento della tornata amministrativa appena conclusa, che ha visto coinvolti 595 comuni delle regioni a statuto ordinario e oltre 4,5 milioni di elettori”. Lo ha dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.

“Grazie all’impegno corale del Dipartimento Affari interni e territoriali, delle Prefetture, dei Comuni, dei Tribunali e delle Corti d’Appello, delle Forze di polizia, dei presidenti di seggio e degli scrutatori è stato garantito il diritto di voto su tutto il territorio. Si tratta di un momento importante per la vita politica delle nostre comunità locali, che ancora una volta è stato gestito con professionalità ed efficienza consentendo il regolare esercizio di tutte le operazioni elettorali”, ha aggiunto il titolare del Viminale.

La Cia lancia un video sui social per reclutare spie russe

La Cia lancia un video sui social per reclutare spie russeRoma, 16 mag. (askanews) – La Cia sta incrementando i suoi sforzi per convincere i cittadini russi a rivelare i segreti del loro Paese ed ha deciso di pubblicare un video su Telegram rivolto a tutte le persone deluse dal loro presidente Vladimir Putin. Il video è stato poi messo online anche su altre piattaforme come YouTube, Twitter, Instagram e Facebook.

Il video suggerisce che i russi possono agire per migliorare le cose – fornendo informazioni alla Cia – pur rimanendo patriottici. E mostra anche come farlo, utilizzando il browser Tor per accedere al “dark web” e agli strumenti di crittografia delle comunicazioni. “La Cia vuole sapere la verità sulla Russia e stiamo cercando persone affidabili che possano dirci questa verità”, ha spiegato l’agenzia nel suo video. “Le vostre informazioni potrebbero essere più preziose di quanto pensate”. L’agenzia americana ha affermato di sperare di entrare in contatto con persone che lavorano nei settori dell’intelligence, della diplomazia, della scienza e della tecnologia e simili, di essere interessata a tutti i tipi di intelligence, compresa quella politica ed economica. L’agenzia statunitense ha utilizzato in passato i social network, ma ora si sta concentrando in particolare sulla rete criptata di Telegram, considerata il modo principale per i russi di conoscere cosa succede nel loro Paese e nel mondo, ha spiegato un funzionario della Cia. L’agenzia spera che, mostrando modi semplici per far trapelare informazioni sul “dark web”, la Cia convinca le persone esitanti a fare il grande passo. “Il nostro obiettivo è fornire loro un mezzo, il più sicuro possibile, per contattarci”, ha detto il funzionario in condizione di anonimato.

Gli Stati Uniti non stanno cercando di provocare un’insurrezione o un cambio di regime a Mosca, ma sperano che alcuni russi vedano un modo per aiutare il loro paese ad andare avanti informando la Cia, ha insistito la fonte, secondo la quale campagne simili su altri social network hanno dato risultati. “Contattaci”, ha concluso la fonte. “Forse le persone intorno a te non vogliono la verità. Noi la vogliamo”.