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Da Vox a Madrid i ‘patrioti’ di ‘Mega’, l’estrema destra europea a raccolta

Da Vox a Madrid i ‘patrioti’ di ‘Mega’, l’estrema destra europea a raccoltaRoma, 6 feb. (askanews) – Tutti pazzi per Elon Musk e Donald Trump. L’estrema destra europea dei ‘patrioti’ si appresta a mettere in scena a Madrid, tra domani e sabato, il primo grande evento da quando il patron di Tesla, Starlink e X, ha rilanciato lo slogan ‘Mega’, Make Europe Great Again, clone del Maga di Trump (‘Make America great Again’) con una ‘chiamata’ alla mobilitazione attraverso un post in inglese: “Popoli d’Europa, unitevi al Mega movement! Make Europe Great Again”, sulla scia della ricetta della coppia Trump-Musk. “E’ ora di rendere l’Europa di nuovo grande!”, gli ha fatto eco retwettandolo il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini che parteciperà al summit.


Ci sarà il primo ministro ungherese Viktor Orban, autore del conio ‘Mega’ e regista dei patrioti che, in un’Europa sempre più polarizzata, rappresentano, con 86 membri, la terza formazione dell’euro-Parlamento. E anche la presidente del Rassemblement national Marine Le Pen, oltre al fondatore del partito della libertà nei Paesi Bassi Geert Wilders in forte ascesa, l’austriaco dell’ultra-destra del Fpo Herbert Kickl incaricato di formare il nuovo esecutivo in Austria e l’ex premier della Repubblica Ceca e leader del partito populista Azione dei Cittadini Insoddisfatti (Ano) Andrej Babis. Padrone di casa della kermesse dei ‘Patriots for Europe’ il leader di Vox, Santiago Abascal, rimasto vicino a Giorgia Meloni, dopo aver scelto i patrioti invece che i conservatori di Ecr. Un rapporto da tenere in conto con l’unica premier in carica in Europa ad essere stata invitata all’investitura di Trump, negli Usa dove Abascal ha incontrato anche il presidente argentino Javier Milei.


Rappresentanti di un’Europa sovranista, fieramente cristiano-tradizionalista e identitaria, sostenitori dei muri anti-migranti, nemici giurati della cultura woke e della “ideologia gender” oltreché del Green Deal su cui puntano a mettere una pietra tombale ‘complice’ le marce indietro in atto nel bis della commissione guidata da Ursula Von der Leyen. Alcuni dichiaratamente filo-putiniani (Orban e Kickl in testa), altri con simpatie neo-naziste come l’Afd di Alice Weidel, sponsorizzata dal multi-miliardario Musk come “l’unica speranza per la Germania”. Un entrare a gamba tesa nelle questioni politiche dell’Europa cui il sudafricano ha abituato tutti in questi mesi, attaccando anche i magistrati italiani che non hanno convalidato i fermi dei migranti condotti in Albania (“questi giudici devono andarsene”), costringendo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a difendere la “sovranità” dell’Italia.


Il tentativo della kermesse sarà quello di tratteggiare una strategia in vista delle prossime sfide in Europa, presentare le parole d’ordine unitarie del progetto Mega, schivando il rischio che il Make europe great again possa infrangersi sulla necessità di tenuta del consenso interno, dal ‘Make Hungary great again’ al ‘Make Italy great again’. E provando a non rimanere insabbiati se, alla prova dei fatti, gli interessi di Maga saranno smaccatamente divergenti da quelli di Mega (vedi la guerra tutta da scrivere sui dazi).

Schlein a confronto con sindaci Pd: “ci sarà nostra proposta su sicurezza”

Schlein a confronto con sindaci Pd: “ci sarà nostra proposta su sicurezza”Roma, 6 feb. (askanews) – Il tema era delicato, perché quando si parla di sicurezza il Pd oscilla spesso tra due approcci diversi – uno più ‘pragmatico’ e uno più ‘sociale’ – e la riunione tra la segretaria Elly Schlein e i sindaci dem si conclude con una linea che tenta la quadratura del cerchio. La segretaria, racconta chi era presente, ha concluso tirando una sintesi che tiene insieme le due impostazioni: “La sicurezza è un diritto”, avrebbe detto, ci sarà una proposta del Pd, ma opposta a quella della destra e che tenga insieme sia le misure di ordine pubblico che gli interventi sul piano sociale. Come spiegava la coordinatrice della segreteria Marta Bonafoni nella convocazione della riunione su questo argomenti i democratici “distinguerci definitivamente dall’approccio strumentale delle destre”.


Lo scopo dell’incontro era proprio questo: dare ascolto alle richieste dei sindaci, cercando però di rivendicare la “diversità” del ‘nuovo Pd’ fortemente voluta dalla Schlein, come racconta uno dei partecipanti: “La segretaria non vuole che il Pd accetti l’equazione ‘sicurezza uguale repressione’, non dobbiamo inseguire la destra su questa linea”. Ma, d’altro canto, i sindaci dem chiedono che anche di repressione si parli, si aspettano che il partito offra loro una sponda, essendo da mesi bersaglio quotidiano degli attacchi della destra sui temi della sicurezza. Per questo, spiegano, la segretaria nella sua sintesi finale ha innanzitutto messo nel mirino le misure “securitarie e inefficaci” del governo, dal ddl sicurezza alle norme sui migranti. Su questo la leader Pd ha compattato tutti, parlamentari e sindaci. Ma serviva di più per rispondere al grido d’allarme dei sindaci e di due ‘padri nobili’ come Walter Veltroni e Paolo Gentiloni, che nelle scorse settimane si erano fatti sentire su questo. Il rischio che nel partito si delineassero due posizioni diverse c’era e la Schlein per preparare l’incontro di oggi ha lavorato molto sia col responsabile sicurezza Matteo Mauri che con il sindaco di Torino Stefano Lorusso, che è anche coordinatore dei sindaci dem.


Non a caso a loro è stato affidato il compito di avviare la discussione, dopo l’introduzione della Bonafoni. E non a caso entrambi hanno tracciato una linea simile, che ha preparato il terreno alle conclusioni della segretaria: serve un approccio equilibrato – hanno sostenuto sia Mauri che Lorusso – ci vogliono sia il controllo del territorio che le politiche sociali, di inclusione, che eliminano l’humus su cui prolifera l’illegalità. Quello del presidio del territorio, del resto, è stato il ritornello ripetuto da tutti i sindaci, da Matteo Lepore(Bologna) a Mattia Palazzi(Mantova), passando per Sara Funaro(Firenze) e Gaetano Manfredi. Certo, tutti hanno inserito il discorso in un quadro più ampio, che appunto tenesse dentro anche interventi sul fronte sociale, di recupero delle periferie, di integrazione dei migranti. Ma la presenza delle forze dell’ordine nelle strade è stato un comune denominatore. E Roberto Gualtieri, spiegano, ha ribadito che il Pd deve farsi carico del problema sicurezza, anche se le statistiche dicono che l’Italia ha un tasso di criminalità molto inferiore a quello di altri paesi europei. Ma la percezione dell’opinione pubblica va tenuta in considerazione, ha spiegato.


La Schlein, nelle conclusioni, ha tenuto insieme tutto: la richiesta di controllo del territorio con la rivendicazione di politiche sociali che prevengano i fenomeni di criminalità. Come si legge nella nota finale il Pd intende promuovere “una politica integrata che parli di conoscenza e controllo del territorio, rafforzamento dei presidi di sicurezza, sociali, educativi, di cultura, accanto a politiche abitative, politiche di inclusione e integrazione, di partecipazione, di rigenerazione urbana, e di contrasto alla criminalità”. Uno sforzo di mediazione che sembra aver dato i suoi frutti: “E’ un primo passo, ma molto importante – dice uno dei sindaci Pd – c’era chi temeva che esplodessero contraddizioni, invece è passato il concetto che il Pd si fa carico della sicurezza”.

Segre: l’unica strada per la pace è la scelta di vivere accanto, nel mutuo rispetto da

Segre: l’unica strada per la pace è la scelta di vivere accanto, nel mutuo rispetto daMilano, 6 feb. (askanews) – “La strada per far cessare e per prevenire” la vergogna del giusto davanti alla colpa commessa d’altri di cui scrive Primo Levi, “è una sola: non una generica pace che può essere anche prodotta dalla sopraffazione, ma la scelta della convivenza, cioè di vivere con, di vivere accanto, di vivere nel mutuo rispetto e non nella minaccia permanente o nel dominio sull’altro”, lo ha sottolineato la senatrice a vita Liliana Segre, alla cerimonia al Memoriale della Shoah, il binario 21, alla Stazione centrale di Milano, da dove fu deportata verso Auschwitz: “Da qui, da questa data legata ai miei ricordi più tristi, dalla memoria di quelle persone, i cui nomi sono scritti in bianco su quel muro qui vicino, spero ardentemente che arrivi soprattutto questo grido: pace”.


“Oggi si parla di genocidio, con o senza punto di domanda: io l’ho visto il genocidio, ed era stato preparato a tavolino, già da tempo”, ha ricordato la senatrice Liliana Segre, ricordando la partenza del treno che l’ha portata “fino alla stazione speciale di Auschwitz, preparata per quello scopo”. “Una parola che non deve mai mancare nel vocabolario è la parola ‘accoglienza’, l’accoglienza dell’altro di qualunque colore, di qualunque religione, di qualunque etnia, di qualunque nazionalità. L’ho scelta perché questa parola era l’estremo opposto della volontà dei nazisti di eliminare i diversi, diversi per loro, gli appartenenti a popoli e categorie considerate indegne di vivere. L’accoglienza invece di chi è diverso da noi, la disposizione ad ascoltarlo a soccorrerlo se necessario”. “La mia non è una ricetta semplicistica per problemi seri come quello dell’emigrazione, non è un utopistico ‘accogliamoli tutti’: è in primo luogo una filosofia di vita. Non chiudersi, non respingere a priori, non avere paura dell’altro e non farsi mai abbindolare da chi specula su pregiudizi e investe nell’odio”.

Malumori M5S, tardano regole sui mandati ma Conte è quasi pronto

Malumori M5S, tardano regole sui mandati ma Conte è quasi prontoRoma, 6 feb. (askanews) – “In effetti un po’ di malumore c’è, nei gruppi parlamentari”: a mezza voce, una figura di spicco del Movimento 5 stelle racconta di un sentimento diffuso nel gruppo dirigente e nei gruppi parlamentari per il ritardo nella formalizzazione della proposta di nuove regole sui mandati elettivi nelle istituzioni. Il famoso limite dei due mandati è stato abolito dal voto degli iscritti addirittura lo scorso novembre, ma i quesiti erano multipli, un sondaggio più che una decisione: mentre è certo che potrà candidarsi a sindaco o presidente di Regione anche chi avrà già completato i due mandati parlamentari, per le altre norme da inserire nel codice etico il presidente del Movimento, Giuseppe Conte, si è confrontato per ben due volte a gennaio con il Consiglio nazionale ed ha promesso di depositare una proposta al Comitato dei Garanti (essendo stata abolita, con doppia votazione, la figura del Garante fino ad allora rappresentata dal fondatore Beppe Grillo).


Tutto fermo, nulla finora è stato formalizzato all’organismo presieduto dall’ex presidente della Camera Roberto Fico (l’ex parlamentare Laura Bottici e l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi le altre due componenti: nel complesso tutti interessati al tema mandati e quindi, sibilano i più critici fra i 5 stelle, in conflitto d’interessi). Se ci sono state interlocuzioni “probabilmente hanno viaggiato informalmente solo sull’asse Conte-Fico”, oltre che su quello fra Conte e il fedelissimo deputato-notaio Alfonso Colucci, “forse l’unico che viene consultato davvero sulla materia”, dice, sempre a taccuini chiusi, la citata figura di spicco dei 5 stelle. Pressate sull’argomento, le fonti vicine al leader garantiscono che il taglia e cuci giuridico “è prossimo al deposito”, ma cosa è andato storto, allora? Il punto è che soprattutto la seconda riunione del Cn è stata alquanto vivace, ed ha lasciato emergere diffuse perplessità sugli orientamenti espressi da Conte: vero è che, sconfitta nel “processo costituente” e nel voto on line la fronda “grillina” ortodossa, non c’è una minoranza o un dissenso precostituito nei confronti dell’ex presidente del Consiglio. Neppure uno scontro. Chi c’era, però, racconta che molti fra parlamentari e dirigenti “davano per scontato che il limite dei due mandati, sconfessato dagli iscritti, fosse superato almeno in direzione di un terzo giro nei palazzi”, mentre Conte ha frenato sia internamente che all’esterno, facendo filtrare la sua ferrea volontà di non consentire la trasformazione del Movimento in una fabbrica di carriere politiche. L’assemblea gli ha restituito, se non un “no” franco, quantomeno una diffusa insoddisfazione rispetto alla sua idea di impedire la liberalizzazione del terzo mandato elettorale, filtrandola attraverso il sistema delle deroghe al limite di due elezioni: ma chi deve decidere sulle deroghe? La base? I dirigenti? Conte stesso? Sono interrogativi che agitano la discussione interna.


“Sì, Conte – racconta una delle voci interne più lontane dal giro contiano – vuole pervicacemente tenersi una quota di riserva. Allora il punto è: quante nomine si può riservare senza stravolgere le decisioni degli iscritti rispetto ai candidati da valutare? Anche perché al prossimo giro i posti saranno sempre meno… Quindi le sue scelte, saturando i primi posti in lista, potrebbero di fatto bastare a decidere i prossimi eletti, senza che nessuno possa ragionevolmente ambire a competere per un posto”. Ma il quadro resta frastagliato, “tra virgolette è un tutti contro tutti, per diverse visioni e per interesse naturale”, spiega un deputato di lungo corso. Esempio: agli ex parlamentari, molti dei quali ambiscono a rientrare, piace la regola della pausa di una legislatura, perché loro la stanno facendo e li rimetterebbe subito in pista, con un vantaggio su chi sta facendo ora il secondo giro. Di tutt’altro avviso sono molti di quelli che stanno svolgendo il secondo mandato, non attratti dall’idea di cercarsi un lavoro almeno per i prossimi cinque anni. C’è anche un’altra linea di frattura: ci sono, raccontano fonti interne, insospettabili big convertiti alla linea “partitista”, che vorrebbero archiviare per sempre le “parlamentarie”, cioè il passaggio libero delle candidature al vaglio degli iscritti, uno dei marchi di fabbrica caratteristici dei 5 stelle dell’era Grillo. Insomma, è l’analisi di una voce interna autorevole, “ognuno aveva un’idea sua sulle cose uscite da Nova” (l’assemblea che ha chiuso il “processo costituente”) e comunque “forse abbiamo sottovalutato che i quesiti multipli erano anche in contrasto, non esiste una soluzione che tenga dentro tutto”. A decidere sarà Conte, si vedrà se, come dicono i suoi, la proposta delle nuove regole è effettivamente vicina ad essere presentata ai garanti (e poi votata dalla base degli iscritti, con ogni probabilità), e soprattutto se, e come, l’ex premier riuscirà a evitare di creare nuovo malcontento, visto che comunque accontentare tutti sarà tecnicamente impossibile.

Trump e Ishiba annunceranno sviluppo congiunto IA Usa-Giappone

Trump e Ishiba annunceranno sviluppo congiunto IA Usa-GiapponeRoma, 6 feb. (askanews) – Il presidente Usa Donald Trump e il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba annunceranno nel loro vertice di domani un accordo per lo sviluppo congiunto dell’intelligenza artificiale e dei semiconduttori. Lo afferma il Nikkei.


La cooperazione in questi settori mira a rafforzare le catene di approvvigionamento dei due paesi, anche alla luce delle crescenti capacità tecnologiche della Cina. Il gruppo giapponese SoftBank di Masayoshi Son è uno dei protagonisti del progetto Stargate con OpenAI. Ishiba cercherà di valorizzare la posizione del Giappone come il maggior investitore diretto negli Stati uniti e come creatore di posti di lavoro americani.


I governi giapponese e statunitense avevano deciso lo scorso anno di avviare un nuovo programma di ricerca congiunta sull’intelligenza artificiale, finanziato da aziende tecnologiche come Amazon e Nvidia. Il produttore giapponese di chip Rapidus e IBM stanno fornendo supporto tecnico correlato ai chip. Una dichiarazione congiunta rilasciata dopo il vertice inviterà alla creazione di un’”età dell’oro” delle relazioni nippo-americane e sottolineerà l’importanza di quadri multilaterali come il gruppo di sicurezza Quad — composto da Giappone, Stati Uniti, Australia e India — e le relazioni Giappone-Corea del Sud-Stati Uniti per realizzare un Indo-Pacifico libero e aperto.

Turismo, Falkensteiner si espande con nuovi hotel in Austria e Italia

Turismo, Falkensteiner si espande con nuovi hotel in Austria e ItaliaMilano, 6 feb. (askanews) – Falkensteiner Michaeler Tourism Group (FMTG), il rinomato gruppo di origine altoatesina, continua ad ampliare il suo portfolio con una nuova struttura Premium in Austria. Il gruppo prenderà in gestione l’ex Hotel Alpine Palace di proprietà della società Raiffeisenverband Salzburg con la quale ha firmato un accordo a dicembre scorso.


L’Hotel Alpine Palace chiuderà nella primavera 2025 quando verranno avviati importanti lavori di ristrutturazione. La riapertura della struttura, con una veste rinnovata, è prevista per la stagione invernale 2026/2027 con il nome di Falkensteiner Hotel Saalbach-Hinterglemm. Un esclusivo hotel a 5* che mira a diventare un punto di riferimento per famiglie e viaggiatori appassionati di sport e amanti del relax. Il nuovo hotel del brand altoatesino arricchisce l’offerta alberghiera di Saalbach-Hinterglemm, celebre destinazione sciistica della Glemmtal e parte del comprensiorio Ski Circus Saalbach Hinterglemm Leogang Fieberbrunn. Tra i suoi punti di forza la posizione direttamente sull’impianto di risalita Reiterkogelbahn.


“Siamo lieti di aver trovato in Falkensteiner non solo il Gruppo turistico più conosciuto d’Austria, ma anche un partner che condivide la nostra stessa visione: creare un hotel a 5 stelle che combini perfettamente tradizione, lusso moderno e ospitalità, valorizzando ulteriormente l’offerta di alta qualità della regione. Il nostro obiettivo -ha detto Heinz Konrad, Direttore Generale di Raiffeisenverband Salzburg (RVS) – ha espresso il suo entusiasmo: non è mai stato quello di gestire direttamente un hotel, ma piuttosto di concedere a un partner, come Falkensteiner, la gestione”. Erich Falkensteiner, Presidente del Consiglio di Sorveglianza di FMTG, ha aggiunto: “Siamo entusiasti di far parte del futuro turistico di Saalbach-Hinterglemm, sede della Coppa del Mondo di Sci e una delle destinazioni sciistiche più d’appeal dell’intera regione alpina”.


Prima che il nuovo hotel apra le sue porte l’Alpine Palace, inaugurato 18 anni fa, chiuderà in primavera quando sarà interessato da una completa ristrutturazione e riprogettazione con un investimento pari a 40 milioni di euro. Un concept innovativo di edutainment e programmi di intrattenimento per i piccoli ospiti mirano ad attrarre famiglie con elevate aspettative di vacanza. L’ ospitalità che ha contraddistinto l’hotel in passato sarà portata avanti attraverso la filosofia di Falkensteiner “Welcome Home!”.


Le nuove destinazioni in Italia firmate Falkensteiner: La nuova apertura si aggiunge alle novità del panorama italiano, dove Falkensteiner Michaeler Tourism Group (FMTG) ha in programma tre nuove aperture previste dal 2025 al 2027. Fra questi, spicca il Falkensteiner Park Resort Lake Garda a Salò: un progetto sulle rive del Lago di Garda che comprende un hotel a 5 stelle di 97 camere e 170 Appartamenti Premium Living immersi in un meraviglioso parco botanico, ideati dall’architetto Matteo Thun e dal paesaggista Joao Nunes di PROAP. La struttura, dall’accogliente anima for all, offrirà esperienze active, proposte gastronomiche innovative, oltre a tanti trattamenti benessere presso l’Acquapura Botanic SPA. Nell’estate 2025, verrà inaugurato il Falkensteiner Hotel Bozen Waltherpark, un city hotel, parte della Premium Collection del brand, dallo stile contemporaneo con 113 camere e suite. L’hotel sarà all’interno del nuovissimo complesso Waltherpark che includerà un centro commerciale, uffici e appartamenti. Al sesto piano dell’hotel ci sarà il primo ristorante Mochi in Italia, una vera istituzione della cucina di ispirazione giapponese a Vienna, che proporrà un menù giapponese ed europeo. Completa l’offerta di ospitalità l’Acquapura City Spa, accessibile anche agli esterni. Anche l’hotel di Licata sarà parte della Premium Collection del gruppo. Con 125 camere e un concept family, il resort offrirà un’ampia gamma di attività sportive, ma anche tanti momenti di relax per gli ospiti desiderosi di vivere esperienze indimenticabili sulla splendida costa siciliana.

Carlsberg torna all’utile nel 2024, cresce la birra senza alcol

Carlsberg torna all’utile nel 2024, cresce la birra senza alcolMilano, 6 feb. (askanews) – Il gruppo birrario danese Carlsberg, presente in Italia con Birrificio Angelo Poretti, nel 2024 torna all’utile con 9,12 miliardi di corone (1,22 miliardi di euro)dalla perdita dell’anno prima. L’utile operativo rettificato è salito da 11,1 a 11,4 miliardi di corone, mentre i ricavi sono cresciuti di un 2% a circa 75 miliardi di corone. A livello gruppo, si registra una crescita del 2% per le birre premium e del 6% per il segmento dell’alcol-free, mentre – a livello di brand internazionali – Tuborg cresce del 5%, Carlsberg del 9%, Blanc 1664 del 6% e Brooklyn del 5%.


“Il 2024 è stato un anno ricco di eventi importanti per i prossimi step di crescita di Carlsberg – ha commentato l’amministratore delegato di Carlsberg group Jacob Aarup-Andersen – Il lancio e l’attuazione della nostra rinnovata strategia, Accelerate Sail, con le sue leve di crescita ben definite, l’acquisizione di Britvic, il buyout del nostro partner in India e Nepal e l’ampliamento della partnership con PepsiCo in Kazakistan e Kirghizistan sono stati importanti traguardi che ci consentiranno di ottenere una crescita sostenibile a lungo termine e la creazione di valore. Considerato il contesto difficile in alcuni dei nostri principali mercati, che ha influito sull’andamento dei volumi, siamo soddisfatti dei nostri solidi risultati per il 20242”. Per il 2025 Carlsberg si aspetta una crescita organica del risultato operativo tra l’1 e il 5%. La crescita organica dell’Ebit tuttavia avrà un impatto negativo del 2-3% a causa della perdita della licenza di San Miguel in Uk.

La Grecia a dichiarato lo stato di emergenza a Santorini per le continue scosse di terremoto

La Grecia a dichiarato lo stato di emergenza a Santorini per le continue scosse di terremotoRoma, 6 feb. (askanews) – Le autorità greche hanno dichiarato lo stato di emergenza nel comune di Thira, dove si trova l’isola di Santorini, a causa dell’attività sismica, ha riferito il Ministero per la crisi climatica e la protezione civile.


“Abbiamo deciso di dichiarare lo stato di emergenza per la protezione civile nel comune di Thira, nell’entità regionale di Thira nell’Egeo meridionale, al fine di far fronte alle urgenti necessità e alle conseguenze derivanti dalla recente attività sismica nell’area menzionata”, si legge nella dichiarazione.L’attività sismica nella zona marittima tra le isole di Santorini e Amorgos continua con la stessa frequenza dei giorni precedenti.


La scossa più forte, di magnitudo 5,2, si è verificata mercoledì notte.Secondo l’Università Nazionale Capodistriana di Atene, dal 26 gennaio si sono verificati più di 6.400 terremoti nelle Cicladi, di cui più di 4.800 di magnitudo superiore a 1,0 e più di 800 di magnitudo superiore a 2,5.


 

Crosetto: grave truffa a mio nome, nessuno cada in trappola

Crosetto: grave truffa a mio nome, nessuno cada in trappolaMilano, 6 feb. (askanews) – Telefonavano spacciandosi per lo staff del ministro della Difesa Guido Crosetto, mettendo in piedi raggiri e intascando bonifici per decine di migliaia di euro. Le vittime designate: “grandi imprenditori” e professionisti, almeno cinque, da quanto emerge. “Grave truffa a mio nome, nessuno cada in trappola”: è l’avvertimento che il ministro con celerità diffonde via social. Sul fatto secondo quanto reso noto, la Procura di Milano ha aperto un’indagine per truffa aggravata contro ignoti. Informati magistratura e Carabinieri che indagano.


“Uso questo mezzo per dare pubblicità ad una grave truffa in corso”, scrive il titolare della Difesa sul suo profilo X. “Un’assurda vicenda che inizia martedì con la chiamata di un amico, grande imprenditore, che mi chiede perché la mia Segreteria avesse chiamato la sua per avere il suo cellulare. Gli dico che era assurdo, avendolo io, e che era impossibile. Verifico per sicurezza e mi confermano che nessuno lo ha cercato. Archivio la cosa. Dopo un’ora mi dicono che c’è un noto imprenditore, che non conosco, che vorrebbe mettersi in contatto con me. Autorizzo a dargli il mio cellulare. Mi chiama e mi racconta di essere stato chiamato da me e poi da un Generale e di aver effettuato un bonifico molto elevato ad un conto che gli era stato dato dal “Generale”. Gli dico che si tratta di una truffa ed avviso i carabinieri che vanno a casa sua e raccolgono la denuncia”. Ma gli eventi si rincorrono: “Mercoledì sera – prosegue Crosetto – accade una cosa simile, sempre un grande imprenditore contattato da un sedicente funzionario del ministero della difesa, Giovanni Montalbano, che chiedeva il cellulare del padre. Oggi è accaduto altre due volte: due grandi imprenditori contattati a nome mio. Di tutto sono informati magistratura e Carabinieri ma preferisco rendere pubblici i fatti perché nessuno corra il rischio di cadere nella trappola”, aggiunge.

Medio Oriente, Israele spinge il piano Trump per Gaza, Tajani: è sbagliato

Medio Oriente, Israele spinge il piano Trump per Gaza, Tajani: è sbagliatoAshdod, 6 feb. (askanews) – La posizione italiana sulla Palestina è “chiara”, “siamo per due popoli e due Stati, ma il neonato Stato palestinese dovrà riconoscere Israele e dovrà essere riconosciuto da Israele: ogni altra mossa sarebbe velleitaria e sbagliata, e direi controproducente”. Antonio Tajani è appena arrivato ad Ashdod, in Israele. È sollecitato dai giornalisti a commentare il piano Trump sulla Striscia di Gaza, e non si tira indietro. La risposta conferma la postura storica dell’Italia sulla crisi israelo-palestinese e suona, almeno al momento, come una presa di distanza dalle ultime esternazioni del presidente Usa. Al suo fianco, l’omologo israeliano Gideon Sa’ar lo ascolta interessato. Ha opinioni diverse. “Israele e Italia sono stretti alleati degli Stati Uniti e i nostri governi sono vicini al presidente Trump e alla sua amministrazione. Oggi credo sia importante ascoltare attentamente le nuove idee che sono state proposte e pensare fuori dagli schemi”, sottolinea.


Tajani segue Sa’ar fino a un certo punto. Concorda sulla necessità di guardare avanti e di “lavorare per il futuro”. Ammette che ci sono “molte idee”, ma qui si ferma. E ribadisce: “la posizione dell’Italia è molto concreta. Crediamo in una regione con due popoli, due stati”. Al momento però è “impossibile riconoscere” la Palestina, perché per ora “non esiste”. “Per questo occorre guardare avanti”, lavorare per la “futura stabilità della regione”. Il ministro conferma che non c’è posto per Hamas nella Striscia, mentre il suo omologo dello stato ebraico insiste sul fatto che “Gaza è un esperimento fallito” e “ha certamente fallito sotto il regime di Hamas”. “Gaza nel suo stato attuale non ha futuro. Dobbiamo cercare di trovare una soluzione diversa”, commenta Sa’ar, secondo il quale “gli Usa sono un ottimo candidato per ripristinare la Striscia di Gaza dopo la guerra”.


Quanto al presente, invece, non si può prescindere dall’impegno per l’assistenza umanitaria ai civili palestinesi di Gaza. Sa’ar invita tutti i Paesi che vogliono contribuire a “fare come l’Italia”, che collabora con “associazioni diverse dall’Unrwa”, che “non è parte della soluzione, ma parte del problema”. E anche Tajani su questo punto è molto chiaro, con un messaggio caro al governo di Benjamin Netanyahu. “Abbiamo sospeso i finanziamenti all’Unrwa per il suo coinvolgimento nell’attacco del 7 di ottobre. E condanno fermamente la scelta di utilizzare una sede dell’Unrwa per tenere ostaggi israeliani a Gaza da parte di Hamas”, preside il ministro. “Noi stiamo lavorando in questa fase con un’altra organizzazione della Nazioni Unite, che è il Programma alimentare mondiale, con il quale ci troviamo benissimo”. E proprio al Pam Tajani ha consegnato oggi un carico di beni di prima necessità forniti dalla nostra Cooperazione e 15 camion donati per facilitare le operazioni di distribuzione degli aiuti nella Striscia. Il titolare della Farnesina è arrivato con la ministra dell’Università e della ricerca Anna Maria Bernini e il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio. Presente anche una squadra di medici universitari italiani che rimarrà in Palestina per contatti immediati con l’Autorità Palestinese. Per Tajani, “Food for Gaza può diventare un progetto da ribattezzare Italy for Gaza. Non siamo abituati a fare propaganda, siamo abituati ad agire”. Oltre ai mezzi pesanti donati al Pam, gli aiuti comprendono 14,5 tonnellate di beni di prima necessità, tra cui taniche per la distribuzione dell’acqua e beni volti a contrastare l’impatto dell’inverno, come materassi e coperte a media e alta resistenza termica.


Il governo italiano ha anche deciso di ampliare il focus dell’iniziativa Food for Gaza alla ricostruzione della Striscia, a partire dal settore sanitario. A questo proposito, particolare attenzione è stata posta al tema delle evacuazioni mediche di bambini dalla Striscia. L’Italia accoglierà 14 piccoli palestinesi, malati oncologici, con i rispettivi familiari, per un totale di 42 persone, per garantire loro cure adeguate. “L’obiettivo è aumentare ulteriormente il numero di questi bambini”, secondo il ministro. Israele ha ritirato la disponibilità a usare il valico di Kerem Shalom per la loro evacuazione e l’unica possibilità è un’uscita da Rafah, che al momento ha riaperto per le sole evacuazioni di combattenti feriti. Dal valico al confine con l’Egitto dovranno essere trasferiti con un unico trasporto al Cairo. Da qui, partiranno per l’Italia: quattro saranno assistiti a Milano, due a Monza, gli altri saranno curati all’Ospedale Regina Margherita di Torino e all’Umberto I di Roma. I tempi di uscita dipenderanno dalla rapidità di controlli e autorizzazioni al trasferimento. “La procedura burocratica è lunga, il problema non sono i bambini ma chi li accompagna”, conferma Tajani. Al momento, si pensa possano arrivare in Italia tra il 15 e il 16 febbraio.


(di Corrado Accaputo)