Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Tag: Sanremo 2023

Vino, Cina: Prosecco è IG anche con marchio in ideogrammi cinesi

Vino, Cina: Prosecco è IG anche con marchio in ideogrammi cinesiMilano, 29 dic. (askanews) – Dopo due gradi di giudizio, la cinese Beijing High Court (BHC) ha respinto l’appello presentato dall’Australian wine and grape Inc (Agwi), stabilendo che il marchio Prosecco costituisce una IG anche nella translitterazione cinese “PU LUO SAI KE”, e può dunque essere utilizzato esclusivamente per identificare questo vino italiano. Lo ha reso noto il Consorzio di tutela del Prosecco Doc che da anni lavora per proteggere la Denominazione (anche) in Estremo Oriente.

In Cina, il Consorzio aveva già ottenuto importanti tutele, sia grazie alla registrazione del marchio “Prosecco”, sia nell’ambito dell’Accordo di cooperazione e protezione delle indicazioni geografiche tra l’Unione europea e il governo della Repubblica popolare cinese. A questo si aggiunge ora il marchio in ideogrammi cinesi che era stato contestato dall’Agwi che ha interesse a esportare i vini australiani etichettati come “prosecco” anche in questo mercato. L’associazione australiana aveva depositato una domanda di annullamento sostenendo che “Prosecco” è una varietà di vite e non un vino tutelato come indicazione geografica (IG). “Non possiamo che essere contenti del risultato” ha commentato il presidente del Consorzio, Stefano Zanette, sottolineando che “la Cina, uno dei Paesi più popolosi al mondo, ha nuovamente riconosciuto che il termine Prosecco indica in maniera indiscutibile la nostra denominazione d’origine. Questa protezione – ha concluso – vuole salvaguardare ulteriormente il nostro prodotto, l’unicità dei nostri territori e il duro lavoro che tutta la filiera DOC porta avanti quotidianamente”.

Assoturismo: per Capodanno 9 camere su 10 sono prenotate (attese 4,1 milioni di presenze)

Assoturismo: per Capodanno 9 camere su 10 sono prenotate (attese 4,1 milioni di presenze)Milano, 29 dic. (askanews) – Finale d’anno con il ‘pienone’ per il turismo: per l’ultimo week end del 2023 le strutture ricettive italiane si avviano a ospitare 4,1 milioni di presenze nelle notti del 30 e del 31 dicembre, con l’89% delle stanze disponibili già riservate. E con le prenotazioni last minute, in alcune località si potrebbe arrivare al sold out. È quanto stima il Centro studi turistici di Firenze per Assoturismo Confesercenti, a partire dall’analisi sulla disponibilità dell’offerta ricettiva nelle piattaforme online nel weekend del 30-31 dicembre.

Previsioni positive, dunque, per le due notti finali dell’anno, che si estendono anche ai primi giorni del 2024: tra Capodanno e l’Epifania, infatti, il sistema ricettivo italiano dovrebbe registrare 12 milioni di presenze complessive. A registrare il maggiore aumento di prenotazioni sono le località di montagna, soprattutto quelle dell’arco alpino, con tassi medi di saturazione saliti al 94%. Valori elevati risultano anche per le località dei laghi, dove l’occupazione media è del 91%. Tendenze simili per le località termali e della campagna/collina, con una occupazione rispettivamente del 90% e del 91%. Le strutture delle città d’arte si fermano invece all’89%, ma come sempre saranno affollate soprattutto da turisti stranieri. Valori al di sotto della media, invece, per le strutture delle località marine. Il tasso di occupazione più elevato è stato registrato per le strutture attive nelle regioni del Nord Est e del Nord Ovest, rispettivamente del 92% e del 93%. Le regioni del Centro si attestano all’89% e quelle del Sud e Isole scendono invece al 76%.

Antigone: le strutture carcerarie sono fatiscenti e il sovraffollamento è al 117%

Antigone: le strutture carcerarie sono fatiscenti e il sovraffollamento è al 117%Milano, 29 dic. (askanews) – “Lanciamo oggi l’allarme sul sistema penitenziario italiano, prima che si arrivi a condizioni di detenzione inumane e degradanti generalizzate. La politica ponga il tema del carcere al centro della propria agenda e accetti di discuterlo senza preconcetti ideologici o visioni di parte”. A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, nel presentare un breve report della situazione delle carceri italiane a fine 2023.

“Quello che notiamo – sottolinea Gonnella – è la crescita estremamente rapida del sovraffollamento penitenziario. Oggi i detenuti sono 60 mila, oltre 10 mila in più dei posti realmente disponibili e con un tasso di sovraffollamento ufficiale del 117,2%, con una crescita nell’ultimo trimestre (da settembre a novembre) di 1.688 unità. Nel trimestre precedente di 1.198. In quello ancora prima di 911. Nel corso del 2022 raramente si è registrata una crescita superiore alle 400 unità a trimestre. Andando avanti di questo passo, tra 12 mesi, l’Italia sarà nuovamente ai livelli di sovraffollamento che costarono la condanna della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per violazione dell’articolo 3 della Convenzione Edu”. Nel report di fine anno di Antigone si sottolinea come nelle 76 carceri di cui sono state finora elaborate le relative schede, sulle oltre 100 visite compiute negli ultimi 12 mesi dall’Osservatorio sulle condizioni di detenzione dell’associazione, in 25 istituti, il 33%, c’erano celle in cui non erano garantiti 3 mq calpestabili per ogni persona detenuta. Non a caso il numero di ricorsi da parte di persone che lamentavano di essere state detenute in condizioni che violano l’art. 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e che vengono accolti dai tribunali di sorveglianza italiani, è in costante aumento dalla fine della pandemia, quando le politiche di deflazione avevano portato il numero delle persone recluse a essere circa 53 mila. I ricorsi accolti sono stati infatti 3.382 nel 2020, 4.212 nel 2021 e 4.514 nel 2022.

A destare preoccupazione è anche lo stato fatiscente di molti istituti. Considerando sempre le 76 schede elaborate, il 31,4 % delle carceri visitate è stato costruito prima del 1950. La maggior parte di questi addirittura prima del 1900. Nel 10,5% degli istituti visitati non tutte le celle erano riscaldate. Nel 60,5% c’erano celle dove non era garantita l’acqua calda per tutto il giorno e in ogni periodo dell’anno. Nel 53,9% degli istituti visitati c’erano celle senza doccia (benché il termine ultimo per dotare ogni cella di doccia fosse stato posto a settembre 2005). Nel 34,2% degli istituti visitati non ci sono spazi per lavorazioni. Nel 25% non c’è una palestra, o non è funzionante. Nel 22,4% non c’è un campo sportivo, o non è funzionante. “Le politiche governative dell’ultimo anno non hanno di certo aiutato le politiche penitenziarie. Tanti sono stati infatti i nuovi reati o gli inasprimenti delle pene varati da Governo e Parlamento, dal dl Caivano, alle norme anti-rave, fino al recente pacchetto sicurezza. Scelte che non avranno alcun impatto sulla prevenzione dei reati, per cui servirebbero altresì politiche economiche e sociali, ma che stanno contribuendo e contribuiranno sempre di più al sovraffollamento penitenziario e ad un peggioramento delle condizioni di vita delle persone detenute, ma anche del personale, su cui viene scaricata la fatica quotidiana di gestire situazioni complesse a fronte di scarse gratificazioni economiche”, dice ancora Gonnella. Che conclude: “Ci auguriamo quindi che il 2024 riapra una grande discussione nel paese sul carcere e sulle finalità della pena. Che si capisca che abbiamo bisogno di più misure alternative, di prendere in carico le persone – soprattutto quelle con dipendenza o disagio psichico – all’esterno, evitando che il carcere diventi un luogo di raccolta di marginalità e emarginazione. Antigone è a disposizione insieme al suo bagaglio di conoscenze e competenze maturate in quasi 40 anni di attività, monitoraggio e studio dei sistemi penitenziari e penali”.

Casa, Idealista: +13,8% costo affitto nel 2023

Casa, Idealista: +13,8% costo affitto nel 2023Roma, 29 dic. (askanews) – In Italia il costo dell’affitto ha registrato un’impennata record del 13,8% nell’anno in corso. Il canone mensile medio di una proprietà affittata è ora di 12,5 euro al metro quadro. E’ quanto emerge dall’indice dei prezzi pubblicato da idealista. Secondo Vincenzo De Tommaso, Responsabile dell’Ufficio Studi di idealista: “Con meno immobili disponibili per l’affitto in molte aree – quest’anno la riduzione dello stock si attesterà intorno al 20% -, lo squilibrio tra domanda ed offerta ha reso gli affitti sempre più costosi, toccando i livelli più alti da quando l’indice è stato creato. Un aumento solo in parte mitigato dal calo del 3,5% registrato nell’ultimo trimestre”. De Tommaso sottolinea che, “è difficile immaginare che gli affitti aumenteranno ancora in maniera drastica come negli ultimi 12 mesi, ma continueranno a salire a causa del persistente basso livello dell’offerta e della forte domanda, soprattutto nei principali centri dove prevediamo un mercato degli affitti destinato a rimanere impegnativo per gli inquilini nel breve termine”. La pressione crescente della domanda ha fatto lievitare i costi di affitto nella maggior parte dei capoluoghi italiani monitorati con incrementi a doppia cifra in ben 28 città. I mercati di punta per la locazione residenziale trainano come sempre il settore, come attestano gli incrementi di Bari (14,3%), Napoli (14,2%), Torino (12,5%), Milano (10,8%) e Palermo (10,2%). Rialzi rilevanti si sono registrati anche a Genova (7,8%), Bologna (6,8%), Roma (6,3%) e Venezia (5,7%). Tuttavia, è Modena (28,2%) a guidare la classifica degli aumenti degli ultimi 12 mesi, seguita da Pesaro (25,2%), Avellino (23%) e Vibo Valentia (20%). Al contrario, Campobasso (-18%) e Macerata (-10,5%) registrano le contrazioni più marcate. Milano si conferma, anche nel 2023, la città con i prezzi di affitto più elevati, raggiungendo i 22,9 euro al metro quadro e toccando il massimo storico dall’introduzione dell’indice di idealista nel 2012. Venezia (18,1 euro/m2) e Bologna (16,6 euro/m2) seguono nella classifica. Roma (14,8 euro/m2) e Napoli (13,7 euro/m2) occupano rispettivamente il quinto ed il sesto gradino del ranking. Sul versante opposto, i capoluoghi più economici per l’affitto in Italia risultano essere Reggio Calabria (5,4 euro/m2), Vibo Valentia (5 euro/m2) e Caltanissetta (4,8 euro/m2).

Sarà un Capodanno “caldo” ma poi pioggia (e neve sulle Alpi) al Nord

Sarà un Capodanno “caldo” ma poi pioggia (e neve sulle Alpi) al NordRoma, 29 dic. (askanews) – Appuntamento con il freddo rimandato a data da destinarsi: i primi giorni del 2024 saranno ancora miti con temperature oltre la media del periodo, nonostante un tempo più dinamico. Antonio Sanò, fondatore del sito www.iLMeteo.it, prevede un parziale peggioramento delle condizioni meteo per San Silvestro in Italia a causa di un profondo ciclone sulle Isole Britanniche, ma il termometro non subirà flessioni significative e persistenti.

Intanto, nelle prossime ore, il protagonista incontrastato sarà ancora l’anticiclone nordafricano che porterà temperature 7-8 gradi superiori alle medie di dicembre sul versante adriatico e al Nord; sul versante tirrenico, complice una fitta nuvolosità bassa, avremo anomalie di 3-4 gradi oltre la media di giorno, 7-8°C in più durante la notte. Il cielo, come detto, sarà grigio sul versante occidentale, su buona parte della Pianura Padana e a tratti anche sulla Sardegna. A causa della spinta umida dei venti marittimi, un po’ di pioviggine raggiungerà ancora la Liguria di Levante e l’Alta Toscana. Il weekend sarà ‘Giano bifronte’ con due volti, il primo asciutto e più stabile (sabato 30), il secondo più dinamico (domenica 31) con un fronte perturbato collegato al suddetto ciclone britannico. Sabato 30 dicembre il tempo sarà una fotocopia del venerdì, mentre per l’ultimo giorno del 2023, domenica 31 dicembre, San Silvestro, troveremo pioggia e neve. Nel dettaglio, San Silvestro vedrà le prime piogge al mattino su Valle d’Aosta, Liguria, Toscana e Lombardia, di debole intensità e con qualche fiocco sulle Alpi oltre i 1300 metri; nel pomeriggio assisteremo ad una parziale intensificazione dei fenomeni sempre sulle stesse zone con un coinvolgimento anche di Lazio ed Umbria. In serata, soprattutto all’ora del brindisi, sarà necessario avere un ombrello a portata di mano al Nord (meno necessario in Piemonte e Romagna), dalla Liguria alla Toscana, dal Lazio alla Campania. Altrove i fuochi di artificio non saranno disturbati dalle gocce d’acqua.

Il 2024 inizierà poi con alcuni ombrelli aperti e con grandi fiocchi bianchi in caduta libera sulle Alpi centro-orientali fino alle prime ore del mattino; in seguito la perturbazione si sposterà verso i Balcani e resteranno solo alcuni piovaschi tra Bassa Toscana, Lazio e Campania. In giornata anche le Isole Maggiori vedranno le prime precipitazioni del 2024, anche se, pure lì, saranno di debole intensità. Nonostante il passaggio di questo fronte britannico, le temperature resteranno miti ed oltre le medie fino al 5 gennaio: poi dietro l’angolo comparirà una ‘Scopa’ e la possibilità di un possibile intenso ‘Ciclone della Befana’. Dal 6 di gennaio dunque termometri in discesa e tanta pioggia e neve verso l’Italia.

Sanità, survey Fadoi: il 46% dei medici pensa alla pensione anticipata

Sanità, survey Fadoi: il 46% dei medici pensa alla pensione anticipataRoma, 29 dic. (askanews) – Quasi la metà pensa di appendere in anticipo il camice bianco al chiodo, soprattutto per evitare presenti e futuri tagli alle loro pensioni, ma anche per i carichi di lavoro eccessivi. Ma a preoccupare è soprattutto quel terzo abbondante di loro che se tornasse indietro non sceglierebbe più di iscriversi a medicina e quel 12 e passa per cento che addirittura oggi pensa di cambiare proprio mestiere. Mentre l’idea di pagare meglio gli straordinari, come previsto dalla manovra è la ricetta idonea a tagliare le liste d’attesa per a mala pena un dottore su dieci.

A sondare l’umore dei nostri medici, sempre più tentati di dire addio al servizio pubblico, è la survey condotta da Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri, su un campione rappresentativo di camici bianchi di tutte le regioni italiane. Medici d’esperienza, con alle spalle in oltre la metà dei casi molti anni di carriera, con appena il 30% del campione che lavora da meno di 10 anni nel Ssn. L’idea di tagliare in anticipo il traguardo della pensione sta passando per la testa del 46,15% di loro. Una percentuale così alta che se pure nel 10% dei casi si trasformasse in realtà significherebbe la fuoriuscita anticipata dai nostri ospedali di decine di migliaia di professionisti. A spingere il 57,14% dei medici al pensionamento anticipato è la paura di subire un taglio alla propria pensione, magari con misure retroattive come quelle introdotte nella manovra, anche se poi alleggerite con un successivo emendamento. Per il 30,95% la causa sarebbero gli eccessivi carichi di lavoro, mentre la bassa retribuzione motiva solo il 2,38% e la voglia di chiudere la carriera all’estero il 9,53%.

Anche chi non è in età di pensione nel 38,71% dei casi sta pensando di lasciare il servizio pubblico. Il 21,82 % per andare nel privato, il 4,55% all’estero, mentre un preoccupante 12,33% di scoraggiati pensa di cambiare del tutto attività. Uno scoramento che trova conferma nel 36,43% che alle condizioni attuali tornando indietro nel tempo non sceglierebbe più di fare il medico. Però le motivazioni di chi si sente ancora legato al servizio pubblico restano forti, con il 59,2% che motiva la sua scelta con la coscienza di voler garantire a tutti il diritto alla salute, seguito dal 17,46% che percepisce ancora come un valore la sicurezza del posto di lavoro, mentre per il 13,66% a non sciogliere il legame con il Ssn è il fatto che le esigenze assistenziali nel pubblico vengano prima delle ragioni economiche. Un altro 9,68% da invece come motivazione la qualità dei nostri ospedali, che resta ancora alta.

L’indagine punta poi ad analizzare le criticità nei reperti di medicina interna, quelli che in media assorbono circa il 50% di tutti i ricoveri ospedalieri. Per il 52,55% il problema numero uno resta la carenza di personale medico e infermieristico, soprattutto se rapportato alla intensità di cura medio-alta dei reparti di medicina interna, ancora classificati come reparti a bassa intensità di cura. La scarsa valorizzazione del medico di medicina interna nell’organizzazione del lavoro ospedaliero è invece segnalata dal 30,91%. La scarsa o mancata integrazione tra ospedale e servizi territoriali è indicata da un altro 9,27%, mentre per il 7,27% l’elemento di maggiore criticità è la carenza di posti letto nei reparti di medicina. Anche questa frutto della classificazione degli stessi reparti come “a bassa intensità di cura”. Quasi un plebiscito per l’utilizzo degli specializzandi a copertura dei vuoti in pianta organica con solo il 21,25% che pensa possano mettere a rischio la qualità dell’assistenza. Per il 56,36% è invece utile purché svolgano le loro attività affiancati da un tutor, mentre per il 22,39% servono, ma sarebbe utile semplificare la burocrazia che ancora vincola il loro utilizzo negli ospedali al parere delle Università.

Non convince infine la formula straordinari meglio pagati uguale meno liste di attesa, contenuta nella manovra economica, giudicata efficace solo dal 9,87% degli intervistati, mentre per il 41,18% serve assumere personale, per il 19,92% organizzare meglio le attività in modo da garantire un utilizzo più esteso sia delle apparecchiature diagnostiche che delle risorse umane. A parere del 27,70% andrebbe invece ridotta l’inappropriatezza prescrittiva, mentre appena l’1,33% ricorrerebbe al privato convenzionato per tagliare le liste di attesa. “L’indagine rivela, forse a sorpresa per chi non conosce a fondo la realtà medica, che per continuare a tenere legati i medici al servizio pubblico non sono tanto le più alte retribuzioni, che pur andrebbero almeno avvicinate a quelle europee, quanto piuttosto il miglioramento delle condizioni di lavoro e di carriera, oltre che la garanzia del rispetto dei diritti pensionistici acquisiti”, afferma il Presidente di Fadoi, Francesco Dentali. “Certo -prosegue- preoccupa quel 40% che pensa di lasciare il servizio pubblico, ma sono gli stessi medici nelle loro risposte a indicare la via della rinascita: un Ssn che torni a garantire a tutti il diritto alla salute, apponendo le esigenze assistenziali davanti a quelle economiche, indicate da oltre il 70% dei medici come elemento che ancora li lega al pubblico”. “Quanto una buona riorganizzazione possa incidere positivamente nel motivare i medici lo dimostrano le criticità emerse riguardo le medicine interne che assorbono una parte notevole di tutti i ricoveri”, sottolinea a sua volta il Presidente della Fondazione Fadoi, Dario Manfellotto. “Nei nostri reparti -prosegue- basterebbe superare una anacronistica e vetusta classificazione ministeriale, che con il codice 26 li definisce ancora a bassa intensità di cura, quando basta scorrere l’elenco delle cartelle cliniche per capire che i nostri sono pazienti complessi necessitano di alti livelli di assistenza”. “Un problema che sembra di natura burocratico-amministrativa ma che in realtà si traduce in una sotto-dotazione sia in termini di organico che di tecnologia”, conclude Manfellotto. Che chiede di “ridefinire gli standard di personale sanitario ancora vincolati a un vecchio decreto emesso da Donat Cattin”.

Confindustria-Srm: segnali positivi per il Sud, spingere su Pnrr

Confindustria-Srm: segnali positivi per il Sud, spingere su PnrrRoma, 29 dic. (askanews) – Il 2023 si chiude con un’economia meridionale contraddistinta da segnali congiunturali positivi e una generale tenuta delle imprese. E’ quanto emerge dal Check-Up Mezzogiorno 2023, l’analisi congiunturale sullo stato di salute dell’economia meridionale realizzato annualmente da Confindustria e Srm (centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo), che conferma alcuni segnali positivi e una generale tenuta delle imprese rispetto a quanto emerso nell’edizione 2022. Infatti, la stima dell’Indice sintetico dell’economia meridionale per il 2023, elaborata tenendo conto delle principali variabili macroeconomiche, risulta in crescita per il terzo anno consecutivo, dopo il crollo registrato nel 2020. Il valore stimato per il 2023 è pari a 534,9, ossia 8,8 punti in più rispetto al dato dell’anno precedente. Inoltre, da notare che, sulla scia di quanto emerso per il 2022, si supera il livello del 2007. Le previsioni sul Pil nel Mezzogiorno per il 2024, si attestano a +0,6%. Sulla conferma di questo dato influirà in modo considerevole l’effettiva “messa a terra” delle risorse disponibili, in primis quelle legate al Pnrr. Dei circa 14 miliardi di nuove misure e risorse aggiuntive del Piano, circa 12 sono destinati alle imprese: 6,3 miliardi per Transizione 5.0, 2,5 per filiere green e net zero technologies, 2 per i contratti di sviluppo della filiera agroalimentare, 852 milioni per i parchi agrisolari, 320 milioni per il sostegno a investimenti green e 50 milioni per le materie prime critiche.

Capodanno, Confcooperative: dagli italiani 2,2 mld per il cenone

Capodanno, Confcooperative: dagli italiani 2,2 mld per il cenoneRoma, 29 dic. (askanews) – Gli italiani spenderanno 2,2 miliardi per il cenone di Capodanno vale a dire 250 milioni in più dell’anno scorso, e 50 milioni più del capodanno pre pandemico. La maggiore spesa rispetto allo scorso anno non è determinata però da una maggiore propensione alla spesa, ma dalla spirale inflativa che soffia nelle vele del caro vita ed erode il potere d’acquisto delle famiglie. Saranno 5 italiani su 10 ad aspettare a casa, propria o di amici e parenti, il rintocco della mezzanotte per brindare al nuovo anno, mentre 3 su 10 brinderanno al 2023 in viaggio tra località di montagna, terme o città d’arte, 2 su 10 invece trascorreranno la serata in ristoranti o vendita con cenoni organizzati. È quanto emerge da un’indagine condotta dal Centro studi di Confcooperative. Dopo le spese per il cenone di Natale e i regali da mettere sotto l’albero, sarà un capodanno di spending review per molti, all’impronta dello spreco zero. I cenoni esalteranno le eccellenze dell’agroalimentare Made in Italy. Le bollicine italiane, saranno di gran lunga preferite a quelle francesi, e si confermano immancabili superstar dei cenoni con circa 55 milioni di tappi pronti a saltare da bottiglie di spumante e prosecco Made in Italy. Sold out per la lenticchia di Castelluccio di Norcia grande eccellenza, ma anche simbolo della resistenza e della rinascita al tempo stesso dell’Italia centrale dopo i disastri del sisma che ancora fa sentire le sue ferite sul territorio. Per il menù di Capodanno trionfa il ricco paniere delle eccellenze made in Italy: vongole e frutti di mare, decimati dal granchio blu, per i primi piatti (125 milioni di euro); pesce per i secondi piatti (330 milioni di euro); carne, salumi e uova (360 milioni di euro); vini, spumanti e prosecchi (405 milioni di euro); frutta, verdura e ortaggi (295 milioni di euro). Pasta, pane, farina e olio (225 milioni di euro). Non mancherà il tagliere dei formaggi freschi e stagionati italiani (130 milioni). Chiuderà il ricco carrello dei dolci composto da panettone e pandoro, duello all’ultima fetta oltre alla dura concorrenza delle tantissime specialità dolciarie regionali (380 milioni di euro). E se gli italiani sono concordi sul cosa portare in tavola, diverse le scuole di pensiero in cucina. Tra gli over 50 vincono le ricette tradizionali o di famiglia. Tra i più giovani spopolano blog e app per cercare la ricetta d’effetto: crêpes di gamberetti, polpo su fonduta di formaggi, crudi con avocado, rombo in crosta di cacao; risotto gamberi e pesto; filetti di pesce con liquirizia. Le bollicine non avranno lo stesso sapore per tutti. Ci sarà un brindisi dal calice amaro per le persone scivolate in povertà un esercito di poveri che vede gonfiate le sue fila: sono oltre 10 milioni di persone tra povertà assoluta e relativa.

Cam

Zelensky: risponderemo agli attacchi terroristici della Russia

Zelensky: risponderemo agli attacchi terroristici della RussiaRoma, 29 dic. (askanews) – “La Russia oggi combatte con quasi tutto ciò che ha nel suo arsenale” e da ieri “sono stati lanciati 110 missili, la maggior parte sono stati abbattuti”, ha scritto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sul suo canale Telegram, commentando la nuova ondata di attacchi su molte città dell’Ucraina: “Purtroppo a seguito dei bombardmenti ci sono morti e feriti”, sottolinea il capo dello Stato, che presenta le sue “condoglianze a partenti e amici delle vittime” e promette una risposta alla pioggia di missili russi.

“Il terrore russo deve essere sconfitto e lo sarà”, afferma Zelensky, dettagliando i centri colpiti: Kiev, Leopoli, Odessa, Dnipro, Kharkiv, Zaporizhzia e altre città.”Risponderemo sicuramente agli attacchi dei terroristi e lotteremo per garantire la sicurezza del nostro Paese, di ogni città e di tutta la nostra gente”, afferma Zelensky. Negli ultimi attacchi ci sono stati almeno 4 morti a Dnipro, 2 a Odessa, 1 a Kiev, 1 a Kharkiv e uno a Leopoli.

Manovra, Orlando (Pd): no da governo a controllo pubblico Ex Ilva

Manovra, Orlando (Pd): no da governo a controllo pubblico Ex IlvaRoma, 29 dic. (askanews) – “Ieri sera la maggioranza ha bocciato un emendamento alla manovra con il quale chiedevamo di aumentare la partecipazione pubblica nel capitale di Acciaierie d’Italia per assumerne il controllo. Ciò è avvenuto dopo che, sempre nella giornata di ieri, si è tenuto l’ennesimo consiglio di amministrazione di Acciaierie d’Italia che ha deciso per l’ennesima volta, di non decidere. Il Governo non ha deciso perché due ministri, dello stesso partito, non hanno idee convergenti. Con questo emendamento abbiamo chiesto di fare quello che avrebbero dovuto fare un anno fa, fare andare Invitalia in maggioranza nella compagine azionaria di Acciaierie d’Italia”. Così il deputato del Pd ed ex ministro del Lavoro, Andrea Orlando, sui social in un video del suo intervento ieri sera in aula alla Camera nel corso delle votazioni sulla manovra.

“Ci hanno messo un anno per capire che la multinazionale indiana che ha investito in Acciaierie d’Italia non ha più intenzione di proseguire il processo di risanamento e di rilancio. Lo sapeva anche, devo dire, il ministro Giorgetti (mi riferisco a quello che faceva parte del Governo Draghi, perché adesso nel Governo Meloni ce ne deve essere uno omonimo), che aveva non casualmente appostato un miliardo di euro per fare, esattamente, questa operazione. Avevamo messo in guardia rispetto al fatto di non sprecare quelle risorse che invece il Governo ha dato ad Acciaierie d’Italia per pagare le bollette e non modificare l’assetto della governance della impresa. Questo anno che è trascorso non è stato un anno indolore, ma è stato un anno nel quale si è bloccato il piano di ambientalizzazione, si sono perdute quote di mercato, si è determinato un deterioramento ulteriore degli impianti”, ricorda l’ex ministro dem. “Tra qualche settimana si troveranno di nuovo di fronte a questo bivio e dovranno decidere se portare in maggioranza lo Stato o continuare in questa situazione nella quale nessuno si prende la responsabilità di fare alcunché. Sarebbe l’ennesimo paradosso che i sovranisti ci condannassero ad importare acciaio dalla Cina o dall’India. Qual è il concetto di urgenza di questo Governo? È urgente intervenire per impedire a delle persone di fare delle spiaggiate e per questo si usa il decreto? È urgente intervenire sulla carne coltivata e per questo si dà priorità assoluta a una normativa e non è urgente impedire che si chiuda in Italia la più grande acciaieria d’Europa con il rischio di mandare per strada migliaia di lavoratori?”, conclude l’esponente dem.