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Tag: Sanremo 2023

Europee, Bonino: siamo a un bivio, ora gli gli Stati Uniti d’Europa

Europee, Bonino: siamo a un bivio, ora gli gli Stati Uniti d’EuropaRoma, 15 dic. (askanews) – A giudizio di Emma Bonino “l’Europa è davvero a un bivio. O assume un ruolo centrale nel panorama politico mondiale, o resterà – spiega la leader di riferimento di Più Europa in un intervento pubblicato sul quotidiano torinese La Stampa – una regione ad alta concentrazione di bellezza, saperi e opportunità, ma marginale e incapace di giocare tra i protagonisti del XXI secolo”.

“Davanti a questo bivio storico e nella prospettiva delle prossime elezioni europee del 2024, noi – prosegue – crediamo che l’Ue debba dotarsi degli strumenti necessari per rispondere in modo efficace alle sfide e alle crisi del nostro tempo, diventando una vera Federazione Europea. Un progetto che doti l’Unione di un governo responsabile del proprio operato di fronte al Parlamento, capace di avere una politica estera unitaria e una difesa comune, una politica economica e fiscale federali, un sistema di welfare universale, politiche migratorie e ambientali che siano davvero comuni e pensate nell’interesse primario dei cittadini di oggi e di domani”. In sintesi, chiosa Bonino, “il progetto degli Stati Uniti d’Europa”.

Ponte Stretto, R. Occhiuto: Calabria contribuirà con 300 milioni

Ponte Stretto, R. Occhiuto: Calabria contribuirà con 300 milioniRoma, 15 dic. (askanews) – La polemica tra il presidente della Regione Sicilia Renato Schifani e il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini “è stato un equivoco, la Sicilia voleva mettere 1 miliardo, il Governo ne chiede 1,3. Presto si chiariranno”. Se ne dice convinto il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto (FI), in una intervista al Corriere della sera.

“Forza Italia – afferma – è da sempre favorevole alla realizzazione del Ponte sullo Stretto. Io stesso ho chiesto che quest’opera straordinaria fosse intitolata al presidente Silvio Berlusconi”. Secondo l’esponente azzurro “nelle intenzioni del presidente Schifani, più convinto di me sulla realizzazione del Ponte, c’è l’idea di cofinanziare l’opera attingendo ai Fondi di Coesione. E Salvini questo lo sa, perché ne abbiamo parlato otto mesi fa”. Anche la Calabria quindi finanzierà con propri fondi la realizzazione del Ponte: “Trecento milioni di euro”, precisa Occhiuto, molto meno dell’impegno richiesto alla Sicilia ma “bisogna tener presente – spiega – quanto la Sicilia incassa dai Fondi di Coesione, 6 miliardi, mentre alla Calabria ne arriveranno solo 2 miliardi e 200 milioni. E, poi, il Ponte sarà un’opera strategica molto di più per la Sicilia che per la Calabria”, perché “consentirà di superare ai siciliani la condizione di insularità”.

Tpl, sciopero a Roma e Lazio: a rischio bus e metro

Tpl, sciopero a Roma e Lazio: a rischio bus e metroRoma, 15 dic. (askanews) – Ancora disagi oggi a Roma e nel Lazio nel settore dei trasporti locali, per un nuovo sciopero di 4 ore. I sindacati Sgb, Cub, Cobas, Adl, Sgb, Usb Lavoro privato e Orsa hanno confermato lo sciopero, indetto per 24 ore ma poi ridotto a 4.

Lo sciopero sarà sull’intera rete Atac e Roma Tpl sul territorio di Roma Capitale e città metropolitana. Previsti, quindi, disagi in particolare su autobus e metro. Atac informa che l’astensione dal lavoro sarà effettuata dalle ore 9 alle ore 13. Lo sciopero riguarda l’intera rete Atac e l’intera rete RomaTpl nel territorio di Roma Capitale e nei comuni della città metropolitana serviti. Sulla rete Atac lo sciopero riguarda anche i collegamenti eseguiti da altri operatori in regime di subaffidamento.

Veto di Orban su bilancio Ue e fondi Ucraina, nuovo Consiglio a gennaio

Veto di Orban su bilancio Ue e fondi Ucraina, nuovo Consiglio a gennaioBruxelles, 15 dic. (askanews) – Al termine di una seduta in notturna del Consiglio europeo, il primo ministro ungherese Viktor Orban ha posto il veto sul bilancio Ue e sui fondi aggiuntivi per l’Ucraina e le due questioni saranno quindi rinviate a un nuovo Consiglio straordinario che sarà convocato, probabilmente, a gennaio. Lo annuncia lo stesso Orban su X.

“Veto per i fondi aggiuntivi all’Ucraina e veto sulla revisione del Quadro finanziario pluriennale. Torneremo sulle questoni il prossimo anno al Consiglio europeo, dopo un’adeguata preparazione”, scrive Orban. I lavori del Consiglio, sugli altri argomenti all’ordine del giorno, riprenderanno domani alle 9.

Gallerie degli Uffizi, record storico di visitatori e incassi

Gallerie degli Uffizi, record storico di visitatori e incassiMilano, 15 dic. (askanews) – Le Gallerie degli Uffizi di Firenze viaggiano verso gli oltre cinque milioni di visitatori nel 2023, nuovo record storico di presenze (rispetto ai circa 4,3 milioni del precedente, datato 2019), con un aumento di quasi il 50% rispetto al 2015. Il museo ha poi annunciato un secondo record: gli oltre 60 milioni di introiti realizzati nell’ultimo anno, oltre il 70% in più a confronto dei 35 del 2022.

Sono alcune delle cifre più significative del bilancio complessivo degli otto anni della direzione di Eike Schmidt alle Gallerie degli Uffizi. Nello specifico, i visitatori complessivi delle Gallerie (Uffizi, Palazzo Pitti, Giardino di Boboli) fino al 10 dicembre sono stati 4.957.678, con un +27,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e ben il 49% in più rispetto ai numeri del 2015, ma dato il raddoppio delle sale aperte l’affollamento è diminuito. In proiezione, al 31 dicembre verrà superata la soglia delle 5.150.000 presenze. In totale, le persone che dal 2016 ad oggi ha varcato la soglia delle Gallerie sono state 27.677.338 persone. Per quanto riguarda gli incassi nel 2023, fino al 10 dicembre, è stata raccolta dalle Gallerie la somma di 58.973.810, un nuovo picco storico. La stima, per fine anno è di arrivare oltre i 60,3 milioni, con un +72,1% rispetto ai risultati 2022. Anche il dato specifico della bigliettazione costituisce un record. 39.829.357 euro dal 1 gennaio al 10 dicembre, +44,3% rispetto allo stesso periodo 2022, con la proiezione di arrivare oltre quota 40 milioni entro il 31 dicembre; l’aumento di ingressi venduti nel 2023, rispetto al 2015 è di 24.343.125 unità, pari al 157,2% in più.

“Tra pochi giorni – ha commentato il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt – il numero dei visitatori delle Gallerie degli Uffizi per la prima volta varcherà la soglia dei 5 milioni dall’inizio dell’anno, e già tra oggi e domani gli introiti generati dal museo da gennaio scorso supereranno i 60 milioni di euro, quadruplicati rispetto a otto anni fa, mentre al contempo sono stati introdotti numerosi sconti per i visitatori e aumentate le occasioni di gratuità. Gli spazi espositivi e dell’accoglienza dei musei sono stati notevolmente ingranditi, oltre 80 sale sono state riaperte, o rinnovate e allestite secondo moderni criteri museologici, centinaia di opere che prima stavano nei depositi sono state restaurate e ora sono regolarmente esposte. Sono stati rafforzati i servizi educativi, con un gruppo di assistenti e collaboratori che si occupa esclusivamente e stabilmente dell’accessibilità, con molte offerte innovative per i visitatori con esigenze e abilità diverse. Non siamo secondi a nessuno nel campo digitale e sui social media, con circa 1,2 milioni followers su quattro piattaforme, 42 mostre virtuali e oltre 600 mila fotografie gratuitamente fruibili sul nostro sito web, fino agli oltre 400 video che includono spiegazioni delle nostre opere anche in latino, uzbeko, e nella Lingua dei segni italiana (LIS). Con un accrescimento di oltre 1.800 opere negli ultimi otto anni, abbiamo vissuto la stagione di maggiore espansione delle nostre collezioni dal periodo del granduca Pietro Leopoldo, che nel 1766 aprì al pubblico il Giardino di Boboli e nel 1769 anche gli Uffizi. Abbiamo allestito 159 mostre temporanee agli Uffizi e altrove, in particolar modo in tutto il territorio toscano e quello limitrofo nell’ambito dell’iniziativa Uffizi Diffusi. Ma il dato più straordinario da ricordare sono indubbiamente i 145 libri scientifici con complessivamente oltre 30 mila pagine che abbiamo pubblicato durante gli ultimi otto anni (e altri 12 volumi sono attualmente in corso di stampa): a testimonianza, insieme alla nostra rivista scientifica Imagines, alle 238 conferenze e ai 23 convegni svolti che il museo è diventato un vero e proprio centro di ricerca come non era mai stato prima. Tutto questo – e molto di più – non sarebbe stato possibile senza la passione e l’abnegazione della squadra straordinaria di colleghi interni e collaboratori esterni che ringrazio di cuore per l’impegno, la serietà, la motivazione che ci ha portato insieme a questi risultati”.

L’Ungheria blocca l’accordo sul bilancio Ue, trattativa in corso

L’Ungheria blocca l’accordo sul bilancio Ue, trattativa in corsoBruxelles, 15 dic. (askanews) – Prosegue la trattativa nel Consiglio europeo sulla revisione del Quadro finanziario pluriennale ma – secondo quanto si apprende da fonti diplomatiche – sembra improbabile che possa essere raggiunto un accordo questa notte. I lavori, quindi, dovrebbero essere interrotti per riprendere domani, seconda giornata del summit.

A bloccare la possibilità di intesa è ancora la contrarietà del premier ungherese Viktor Orban all’inserimento dei fondi per sostenere l’Ucraina. Lo stesso Orban oggi aveva espresso il suo dissenso contro l’avvio dei negoziati per l’ingresso di Kiev nell’Ue, decidendo però di non porre il veto e lasciare la sala al momento del voto. Sul tema del bilancio però, nonostante il lavoro degli sherpa e il ‘pressing’ degli altri Paesi membri, il premier ungherese non sembra al momento disposto a cedere.

Consiglio Ue, le conclusioni su allargamento e riforme interne

Consiglio Ue, le conclusioni su allargamento e riforme interneBruxelles, 14 dic. (askanews) – Il Consiglio europeo sottolinea che l’allargamento dell’Ue “è un investimento geostrategico per la pace, la sicurezza, la stabilità e la prosperità. È un motore per migliorare le condizioni economiche e sociali dei cittadini europei, riducendo le disparità tra i Paesi, e deve promuovere i valori su cui si fonda l’Unione. Guardando avanti alla prospettiva di un’Unione ulteriormente allargata, sia i futuri Stati membri che l’Ue dovranno essere pronti al momento dell’adesione. Il lavoro su entrambi i binari dovrebbe avanzare in parallelo”. Lo si legge nelle conclusioni del Consiglio europeo, in corso a Bruxelles, relative al capitolo “Allargamento e Riforme”, che riguarda le future nuove adesioni e le modifiche istituzionali e politiche necessarie per rafforzare l’Ue e adeguarne le strutture e il processo decisionale alle nuova sfide.

Gli aspiranti membri dell’Ue, ricordano le conclusioni, “devono intensificare gli sforzi di riforma, in particolare nel settore dello stato di diritto, in linea con la natura basata sul merito del processo di adesione e con l’assistenza dell’Ue”. Ma, si avverte nelle conclusioni, “parallelamente, l’Unione deve gettare le basi interne e fare le riforme necessarie, definendo le ambizioni a lungo termine dell’Unione e le modalità per realizzarle, e affrontando le questioni chiave relative alle sue priorità e politiche, nonché alla sua capacità di agire. Ciò renderà l’Ue più forte e rafforzerà la sovranità europea”.

Basandosi sul “pacchetto allargamento” della Commissione dell’8 novembre 2023, il Consiglio europeo ha quindi adottato una serie di decisioni riguardo a diversi Paesi che aspirano all’adesione. Innanzitutto, “avviare i negoziati di adesione con l’Ucraina e con la Repubblica di Moldova”. Per questi due paesi, il Consiglio europeo invita il Consiglio Ue (a livello ministeriale) ad adottare i rispettivi quadri negoziali una volta adottate le misure pertinenti stabilite nelle rispettive raccomandazioni della Commissione dell’8 novembre 2023. Il Consiglio europeo decide inoltre “di concedere lo status di Paese candidato alla Georgia, fermo restando che saranno adottate le misure pertinenti previste nella raccomandazione della Commissione dell’8 novembre 2023”, mentre “avvierà i negoziati di adesione con la Bosnia-Erzegovina una volta che sarà stato raggiunto il necessario grado di conformità ai criteri di adesione”. Su quest’ultimo punto, i leader invitano “la Commissione a riferire al Consiglio sui progressi compiuti entro marzo 2024, in vista di una decisione”.

“L’Unione europea – continuano le conclusioni – è pronta a completare la fase di apertura dei negoziati di adesione con la Macedonia del Nord non appena quest’ultima avrà adempiuto al suo impegno di completare le modifiche costituzionali indicate nelle conclusioni del Consiglio Ue del 18 luglio 2022, in linea con le sue procedure interne. Il Consiglio europeo invita la Macedonia del Nord ad accelerare il completamento di questi cambiamenti”. “Riaffermando il suo pieno e inequivocabile impegno a favore della prospettiva di adesione dei Balcani occidentali all’Ue”, il Consiglio europeo chiede poi “l’accelerazione del loro processo di adesione”.

I leader prendono atto della comunicazione della Commissione su “un nuovo piano di crescita per i Balcani occidentali, che mira ad accelerare la convergenza socioeconomica tra i Balcani occidentali e l’Unione europea, sulla base di rigorose condizionalità, e incoraggia la regione a compiere passi avanti per accelerare il ritmo delle riforme legate all’Ue e promuovere l’integrazione economica regionale attraverso il mercato regionale comune, sulla base delle norme e degli standard dell’Ue”. Il Consiglio europeo “resta impegnato a portare avanti la graduale integrazione tra l’Unione europea e la regione durante il processo di allargamento stesso in modo reversibile e basato sul merito”. E passa quindi a parlare delle riforme istituzionali interne di cui l’Ue ha bisogno per adattarsi all’ingresso dei futuri nuovi paesi membri. “Con l’allargamento – si afferma nelle conclusioni del vertice – il successo dell’integrazione europea richiede che le politiche dell’Unione siano adatte alla situazione futura e finanziate in modo sostenibile, sulla base dei valori su cui si fonda l’Unione, e che le istituzioni dell’Ue continuino a funzionare in modo efficace”. Il Consiglio europeo annuncia quindi che “affronterà le riforme interne nelle prossime riunioni, con l’obiettivo di adottare entro l’estate 2024 delle conclusioni su una tabella di marcia per i lavori futuri”.

La replica di Luigi Di Maio a Meloni sul Mes

La replica di Luigi Di Maio a Meloni sul MesRoma, 14 dic. (askanews) – A proposito del Mes, “ciò che il presidente del Consiglio Giorgia Meloni dice di falso è che io ho firmato il mandato all’ambasciatore quando il governo Conte 2 era già caduto. Ma la data del documento esibito è relativa a quando il governo era nel pieno dei suoi poteri”. Lo ha detto, tra le altre cose, in collegamento da Bruxelles a “Piazza pulita” su La7 l’ex ministro Luigi Di Maio, oggi rappresentante speciale della Ue per il Golfo.

Di Maio ha specificato che il foglio autorizzativo esibito da Giorgia Meloni era datato 20 gennaio 2021, ovvero 6 giorni prima della caduta del governo Conte 2. Di Maio, sempre in riferimento alla vicenda, ha anche affermato di non condividere che “si dica che gli ambasciatori italiani siano partecipi di una cospirazione”. E che non bisognerebbe “mettere in dubbio l’integrità delle istituzioni”, cosa che “non fa bene a nessuno”.

Calcio, Europa League: Roma e Milan ai playoff

Calcio, Europa League: Roma e Milan ai playoffRoma, 14 dic. (askanews) – Con l’ultima giornata della fase a gironi ormai in archivio, è quasi tutto pronto per conoscere parte del tabellone della fase a eliminazione diretta di UEFA Europa League 2023-24. Il sorteggio dei Playoff si terrà lunedì 18 dicembre a Nyon e vedrà coinvolte anche tre squadre italiane. L’Atalanta rientrerà però in gioco soltanto dagli ottavi di finale, avendo chiuso al 1° posto il proprio girone. Milan e Roma dovranno invece passare per i Playoff, con un’urna che potrebbe riservare qualche pericolo. I rossoneri sono stati “retrocessi” dalla Champions League, nonostante il successo col Newcastle, mentre i giallorossi hanno chiuso al 2° posto il loro girone. Andiamo allora a scoprire tutte le qualificate, sia agli ottavi che ai Playoff, e i potenziali pericoli per Milan e Roma. Queste le squadre interessate dal sorteggio:

Retrocesse dalla Champions League che vanno ai playoff Benfica (POR), Braga (POR), Feyenoord (NED), Galatasaray (TUR), Lens (FRA), Milan (ITA), Shakhtar Donetsk (UKR), Young Boys (SUI) Le seconde classificate in Europa League che vanno ai PLayoff Friburgo (GER), Marsiglia (FRA), Qarabag (AZE), Rennes (FRA), Roma (ITA), Sparta Praga (CZH), Sporting Lisbona (POR), Tolosa (FRA) Prime classificate in Europa League che accedono agli ottavi Prime dei gironi, West Ham (ING), Brighton (ING), Rangers (Sco), Atalanta (Ita), Liverpool (Ing); Villarreal (Spa), Slavia Praga (Cec), Bayer Leverkusen (Ger)

C’è accordo tra istituzioni Ue sulla riforma del mercato elettrico

C’è accordo tra istituzioni Ue sulla riforma del mercato elettricoBruxelles, 14 dic. (askanews) – I negoziatori del Parlamento europeo, della presidenza di turno spagnola del Consiglio Ue e della Commissione hanno raggiunto oggi a Strasburgo un accordo sulla proposta di regolamento che riforma il mercato elettrico nell’Unione, che mira a rendere i prezzi dell’elettricità meno dipendenti dalla volatilità di quelli dei combustibili fossili, a proteggere i consumatori (soprattutto i più vulnerabili) dalle impennate dei prezzi, e ad accelerare la diffusione delle energie rinnovabili.

La riforma, tuttavia, contiene anche una proroga di tre anni e mezzo ai sussidi alle centrali elettriche alimentate da fonti fossili più inquinanti e climalteranti, e l’estensione del sostegno pubblico per le rinnovabili anche alle centrali nucleari esistenti (e non solo ai nuovi impianti). Nelle intenzioni originarie, l’obiettivo principale della riforma doveva essere quello di “disaccoppiare” i prezzi dell’elettricità da quelli del gas, in modo che le bollette elettriche tenessero pienamente conto dei prezzi delle fonti rinnovabili e del nucleare (le fonti dette “infra-marginali”) usati nel mix energetico. Il “disaccoppiamento” era richiesto da Italia, Francia e Spagna, ma osteggiato da Germania e Olanda. Bruxelles, 14 dic. (askanews) – La proposta della Commissione, presentata il 14 marzo scorso, tenendo conto di queste diverse posizioni, non attuava il disaccoppiamento, ma mirava comunque a raggiungere l’obiettivo di ridurre la dipendenza dei prezzi dell’elettricità da quelli dei combustibili fossili, e ad incentivare la diffusione delle energie rinnovabili, ricorrendo all’uso generalizzato dei cosiddetti “contratti per differenza” (Cfd) bidirezionali.

I Cfd bidirezionali sono contratti di lungo termine tra un fornitore di energia e un ente statale, che fissano un prezzo di esercizio, o “strike price”; quando il prezzo dell’elettricità all’ingrosso è inferiore allo “strike price”, lo Stato rimborsa la differenza al fornitore; quando è superiore è il fornitore che restituisce la differenza allo Stato. La Commissione proponeva di stabilizzare i mercati dell’elettricità attraverso i Cfd bidirezionali applicati ai nuovi impianti di energia rinnovabile (eolica, solare, geotermica, idroelettrica senza sbarramenti) e di energia nucleare, mentre per le altre fonti veniva prospettato il ricorso a un altro tipo di contratti a lungo termine, gli Accordi di acquisto di energia (Ppa, “Power Purchase Agreements”) con prezzo fisso pre-negoziato.

Gli Stati membri faciliteranno l’adozione di accordi Ppa, eliminando barriere ingiustificate e procedure o oneri sproporzionati o discriminatori, e promuovendoli con misure come sistemi di garanzia sostenuti dallo Stato a prezzi di mercato, garanzie private, o strutture che mettono in comune la domanda di questo tipo di contratti. L’accordo di oggi sulla riforma del mercato elettrico ha adottato l’impostazione della Commissione, ma su pressione della Francia e di un gruppo di paesi che l’hanno sostenuta ha aggiunto la possibilità di usare i Cfd bidirezionali anche agli impianti nucleari già esistenti, e non solo ai nuovi, se è prevista un’estensione del loro ciclo di vita, un aumento della loro capacità oil loro ri-potenziamento (“repowering”).

Diversi Stati membri (Germania, Austria, Lussemburgo, Belgio, Spagna e inizialmente anche l’Italia) si erano opposti a questo tentativo, che comporterebbe sostanzialmente una generalizzazione degli aiuti di Stato per le forniture di elettricità di origine nucleare (il 70% del totale a livello nazionale) a tutta l’industria francese, con un potenziale svantaggio competitivo per le imprese degli altri paesi. Alla fine, Parigi ha ottenuto quello che voleva, ma la Commissione europea dovrà comunque garantire, con una propria valutazione caso per caso, che questo non porti a distorsioni della concorrenza. Le norme per i Cfd bidirezionali si applicheranno dopo un periodo transitorio di tre anni dall’entrata in vigore del regolamento, al fine di mantenere la certezza giuridica per i contratti in corso. Un’altra modifica importante rispetto alla proposta della Commissione riguarda i “meccanismi di remunerazione della capacità”, ovvero il finanziamento pubblico concesso ad alcune centrali ad energia fossile per svolgere un ruolo di “rete di sicurezza” rispetto alla intermittenza delle energie rinnovabili. In sostanza, il sostegno alle centrali non è legato alla loro produzione di energia, ma alla loro disponibilità a immettere immediatamente energia elettrica in rete per compensare eventuali interruzioni del flusso dalle fonti rinnovabili per mancanza di sole o di vento. L’accordo di oggi, accogliendo la posizione del Consiglio Ue di metà ottobre, elimina il carattere temporaneo e “di ultima istanza”, previsto dall’attuale regolamento del mercato elettrico (in vigore dal 2020) per i meccanismi di capacità, che vengono ora definiti “strutturali”. Inoltre, accogliendo una richiesta della Polonia, viene estesa fino alla fine del 2028 la deroga, originariamente concessa solo fino al 2025, per i limiti alle emissioni di CO2 (550 grammi per kWh di elettricità prodotta) che dovranno rispettare gli impianti di energia fossile ammessi a partecipare e a ricevere i finanziamenti pubblici. Un altro punto che l’accordo di oggi ha modificato è quello relativo alla dichiarazione dello “stato di emergenza”, per mantenere l’energia a prezzi accessibili durante una crisi dei prezzi elettrici, come quella registrata nell’estate del 2022 (con rincari del prezzo medio all’ingrosso o un forte aumento dei prezzi al dettaglio). Il potere di dichiarare lo stato di crisi, che nella proposta originaria era affidato alla Commissione, verrà invece conferito al Consiglio Ue, con una “decisione di attuazione” (“implementing act”), sulla base di una proposta della Commissione. Infine, il Consiglio Ue e il Parlamento europeo hanno concordato di rafforzare le misure che potranno adottare gli Stati membri (che su questo hanno competenza nazionale) per proteggere i consumatori “vulnerabili” in situazione di “povertà energetica”, incluso il divieto di disconnessione in determinati casi di ritardo di pagamento.