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Tag: Sanremo 2023

Henry Kissinger, il (controverso) gigante della politica estera Usa

Henry Kissinger, il (controverso) gigante della politica estera UsaRoma, 30 nov. (askanews) – La morte, dopo 100 anni di vita di 100 anni Henry Kissinger, segna probabilmente la fine di un’era. La stampa anglosassone e i giornali di tutto il mondo danno grande evidenza alla notizia della scomparsa dell’ex segretario di stato di Richard Nixon. Il grande diplomatico e vincitore del premio Nobel ha plasmato decenni della politica estera degli Stati Uniti, ma è stato considerato da molti critici anche come un criminale di guerra. A 100 anni già compiuti, nello scorso luglio, Kissinger aveva compiuto un ultimo, storico, viaggio in Cina dove era stato accolto con onori solitamente riservati ai capi di stato.

Nel ricordalo il New York Times titola “Ha contribuito a formare la politica estera americana durante la Guerra fredda” mentre il il Washington Post sottolinea il “raro controllo del policymaking negli affari internazionali del Paese per qualcuno che non sia Presidente”. Il famoso diplomatico ha consigliato una dozzina di presidenti nel corso della sua lunga carriera, tra cui Joe Biden, e ha vinto un premio Nobel condiviso per aver negoziato la fine della guerra del Vietnam.

Ma la sua eredità è definita anche dal suo disprezzo per i diritti umani e dagli sforzi per proteggere gli interessi statunitensi a tutti i costi, con gli oppositori di tutto il mondo che lo consideravano un criminale di guerra. Ha sostenuto la dittatura militare indonesiano nell’invasione di Timor Est, ha appoggiato l’invasione dell’Angola da parte del regime di apartheid in Sud Africa e ha collaborato con la CIA per rovesciare il presidente democraticamente eletto del Cile. Ha inoltre autorizzato le intercettazioni telefoniche di giornalisti e del suo stesso staff. Kissinger era un accademico di Harvard prima di diventare consigliere per la sicurezza nazionale quando Nixon vinse la Casa Bianca nel 1968. Lavorando a stretto contatto con il presidente, fu influente in decisioni importanti riguardanti la guerra del Vietnam, compreso il bombardamento segreto della Cambogia nel 1969 e nel 1970,3 quella che Nixon chiamò la “teoria del pazzo”, un tentativo di far credere al Vietnam del Nord che il presidente degli Stati Uniti avrebbe fatto assolutamente qualsiasi cosa per porre fine alla guerra.

Sopravvisse alla caduta di Nixon nello scandalo Watergate e servì Gerald Ford, lasciando il governo dopo la vittoria elettorale di Jimmy Carter nel 1976. La politica di Kissinger nei confronti dell’Unione Sovietica non fu abbastanza conflittuale per l’amministrazione Reagan, precludendo qualsiasi ipotesi di un suo ritorno alla segreteria di stato negli anni ’80. A destra, è visto come un brillante statista, un grande diplomatico, un esponente della politica di potenza schierata a vantaggio dell’America, paese in cui la sua famiglia si rifugiò lasciando la Germania nel 1938.

A sinistra, non si è mai cancellato il ricordo per il suo ruolo nel golpe in Cile, dove la CIA istigò il rovesciamento di Salvatore Allende; in Pakistan, dove lui e Nixon hanno chiuso un occhio davanti al massacro di centinaia di migliaia di persone; in Medio Oriente a Cipro a Timor Est e altro ancora. Tributi a Kissinger sono arrivati da eminenti funzionari statunitensi dopo la notizia della sua morte. George W Bush ha affermato che gli Stati Uniti “hanno perso una delle voci più affidabili e distintive in materia di affari esteri”, mentre Michael Bloomberg, l’ex sindaco di New York, ha affermato che Kissinger è stato “infinitamente generoso con la saggezza acquisita nel corso di una vita straordinaria”. Alcuni sui social media hanno celebrato la sua morte, facendo riferimento alle vittime dei suoi bombardamenti. Gigante del partito repubblicano, Kissinger è rimasto influente fino alla fine della sua vita, in gran parte grazie alla fondazione nel 1982 della sua società di consulenza geopolitica con sede a New York City e alla paternità di numerosi libri sugli affari internazionali. All’inizio degli anni 2000, Kissinger appoggiò l’amministrazione di George W. Bush nella sua invasione dell’Iraq. Un altro sostenitore di quella guerra, il giornalista Christopher Hitchens, scrisse che Kissinger avrebbe dovuto essere processato per crimini di guerra. Infatti, per aver negoziato il trattato di Parigi che pose fine alla guerra del Vietnam, Kissinger e Le Duc Tho ricevettero un premio Nobel condiviso, sebbene il negoziatore del Vietnam del Nord si rifiutò di accettare l’onoreficienza. Il suo premio per la pace nel 1973 fu uno dei premi più controversi nella storia del Nobel, poiché fu rivelato che Kissinger aveva sostenuto il bombardamento della Cambogia da parte di Nixon nel 1969. Due membri del comitato Nobel si dimisero dalla decisione. Il riconoscimento ha spinto il cantante satirico Tom Lehrer a rispondere: “La satira politica è diventata obsoleta quando Henry Kissinger ha ricevuto il premio Nobel per la pace”. Fuggendo dalla Germania nazista da adolescente ebreo con la sua famiglia, Kissinger nei suoi ultimi anni coltivò la reputazione di rispettato statista, tenendo discorsi, offrendo consigli sia a repubblicani che democratici e gestendo un’attività di consulenza globale. È apparso alla Casa Bianca di Donald Trump in più occasioni. Kissinger ha compiuto 100 anni nel maggio 2023. Durante un’intervista alla CBS subito prima del suo centesimo compleanno su coloro che consideravano la sua politica estera come “criminale”, ha dato una risposta sprezzante; “Questo è solo un riflesso della loro ignoranza”.

Cybersecurity, Netgroup entra nel Global compact Onu

Cybersecurity, Netgroup entra nel Global compact OnuRoma, 29 nov. (askanews) – Netgroup SpA, azienda italiana con esperienza trentennale in Cyber Security, ha ufficialmente aderito al Global Compact delle Nazioni Unite. Questa adesione, si legge in una nota, rappresenta “un rilevante passo in avanti nell’impegno dell’azienda verso la sostenibilità aziendale, partecipando alla più ampia iniziativa globale in questo settore”.

Il Global Compact è infatti la più grande iniziativa di sostenibilità aziendale al mondo e richiede alle imprese che ne fanno parte di abbracciare e applicare dieci principi fondamentali. Questi principi riguardano i Diritti Umani, il Lavoro, l’Ambiente e la Lotta alla corruzione, nonché il sostegno ai target delle Nazioni Unite delineato negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. “L’adesione al Global Compact delle Nazioni Unite – Paola Angelini, Project Director & ESG Manager di Netgroup – conferma il forte impegno di Netgroup nel favorire un modello aziendale all’avanguardia, fondato sul rispetto dei principi fondamentali e su una crescita economica sana e sostenibile”.

L’impegno di Netgroup verso la sostenibilità aziendale – conclude la nota – e la forte attenzione al capitale umano, evidenziano la volontà dell’azienda di contribuire altamente alla promozione di valori etici e sostenibili nel contesto globale.

Caso Cospito, Delmastro: non mi aspettavo il rinvio a giudizio

Caso Cospito, Delmastro: non mi aspettavo il rinvio a giudizioRoma, 29 nov. (askanews) – “Non mi aspettavo il rinvio a giudizio, ero preparato, sono pronto a dimostrare la mia innocenza di fronte al giudice de merito. Non mi aspettavo il rinvio a giudizio,così come non se lo aspettavano più pubblici ministeri che hanno chiesto prima l’archiviazione e poi per ben due volte il proscioglimento”. Così il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro intervistato dalla trasmissione “Stasera Italia” su Rete 4.

“Andrò a giudizio serenamente – ha aggiunto Delmastro – con questa anomalia, per cui l’imputato giocherà in squadra con i pubblici ministeri per affermare la sua innocenza. A nulla è valsa la riforma Cartabia che diceva che un giudice, un Gup, può rinviare a giudizio se c’è una ragionevole previsione di condanna. Una ragionevole previsione di condanna con l’accusa che chiede l’assoluzione”.

Schlein: contro le mafie disponibili a una lotta bipartisan, ma siamo preoccupati

Schlein: contro le mafie disponibili a una lotta bipartisan, ma siamo preoccupatiMilano, 29 nov. (askanews) – “Sul merito saremo sempre disponibili a fare cose giuste per il Paese anche nel contrasto alle mafie”, ma “siamo preoccupati perché in questo primo anno” di governo Meloni “non solo non abbiamo visto le cose che ci aspettavamo, ma abbiamo visto delle cose che secondo noi sono sbagliate”. Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, a Porta a Porta, citando ad esempio i “300 milioni tolti dal Pnrr sui beni confiscati e il loro utilizzo sociale, perché uno dei grandi insegnamenti di chi ha fatto la lotta alla mafia e che bisogna colpirla sul denaro, sui patrimoni, sui beni”.

“Questa scelta – ha proseguito – ci sembra andare in direzione contraria, ma anche quella di alzare il tetto del contante o anche quella, nel codice degli appalti, di permettere il subappalto a cascata”. “Nel merito siamo sempre disponibili, ad esempio si può lavorare sulle vittime della criminalità organizzata, sulle quali abbiamo presentato un emendamento. Il loro riconoscimento parte soltanto dal 1967, in alcuni casi dal 1961, ma è ingiusto nei confronti delle vittime e dei familiari delle vittime colpite in precedenza. Chissà che non si possa votare insieme in Parlamento questo emendamento. Avremo sempre un atteggiamento pragmatico” ha concluso.

Meloni: l’Italia un tempo era famosa per esportare la mafia, ora per l’antimafia

Meloni: l’Italia un tempo era famosa per esportare la mafia, ora per l’antimafiaRoma, 29 nov. (askanews) – “Mi sono iscritta all’Msi che credo avesse il 3% dei consensi al tempo, volevo semplicemente fare la mia parte, non ho mai pensato che avrei fatto politica a questo livello… Oggi ne sono fiera, difendere il carcere ostativo è stato uno dei primi provvedimenti da presidente del Consiglio, rischiavamo di smontare una delle cose più efficaci nella lotta alla mafia”, “abbiamo difeso la legislazione antimafia”, “assunto 12mila esponenti delle forze dell’ordine”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in una intervista, in onda stasera, alla puntata di Porta a Porta su Rai1 dedicata alla lotta alle mafie.

“E’ in quel 19 luglio (la data dell’assassinio del giudice Borsellino, ndr) che ho deciso di impegnarmi in politica – ha raccontato la premier -, davanti alle immagini di quella devastazione ho pensato che non era possibile restare indifferenti”, “mi aveva già colpito l’omicidio e il funerale del giudice Falcone” e “ho pensato spessissimo a quel periodo inferiore ai due mesi in cui Borsellino ha vissuto perfettamente consapevole di come sarebbe andata a finire e ho riflettuto tanto sul coraggio che ci vuole ad andare avanti e a fare il proprio lavoro”. “E’ il consenso che rende la mafia quello che è”, Borsellino ha dato un esempio su questo, “sono uomini che di solito si vedono nei film, persone c he sanno che il loro sacrificio estremo è l’unico modo per andare avanti in quella battaglia” “Noi una volta eravamo famosi perchè esportavamo la mafia, ora siamo famosi perchè siamo un modello di antimafia, ci chiamano a collaborare da tutto il mondo, dall’Ue fino all’America Latina” e certo “bisogna essere estremamenti fermi al momento che abbiamo tutti gli investimenti del Pnrr”.

Conte a Meloni: parlaci di mafia ma risparmiaci ipocrisie

Conte a Meloni: parlaci di mafia ma risparmiaci ipocrisieRoma, 29 nov. (askanews) – “Parlaci pure di mafie, presidente Meloni. Risparmiaci, però, l’ipocrisia nella televisione di Stato”. Lo ha scritto su Facebook il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, in un post intitolato “Giorgia, parlaci davvero di mafia”.

“Stasera su Rai 1 – ha sottolineato l’ex presidente del Consiglio – andrà in scena uno speciale sulle mafie di Bruno Vespa. A parlarci di mafie ci sarà anche Giorgia Meloni, che è presidente del Consiglio ma anche leader di un partito, Fratelli d’Italia, che il M5S ha colto con le mani nella marmellata mentre – tramite un suo esponente – proponeva una norma per aprire le porte dei comuni ai condannati per corruzione. Noi li abbiamo fermati. Ma stasera Meloni potrebbe fornirci qualche spiegazione su questo episodio”. “Questa sera – ha proseguito Conte – Meloni potrebbe approfittarne anche per spiegare perché, con il decreto Rave, hanno dato l’accesso ai benefici penitenziari a chi ha commesso gravi reati contro la pubblica amministrazione. Potrebbe spiegarci pure la ragione per cui hanno approvato un emendamento che non consentirà più le cosiddette intercettazioni ‘a strascico’ per i gravi reati contro la PA. Guarda caso sempre quelli. Eppure Giorgia Meloni sa per certo che la mafia affarista utilizza proprio i metodi corruttivi per perseguire i suoi sporchi affari. Ancora. Questa serata potrebbe essere l’occasione giusta per ascoltare dalla viva voce della presidente Meloni la motivazione con cui, con la doverosa riforma dell’ergastolo ostativo, hanno scelto di rendere più conveniente l’omertà piuttosto che la collaborazione con la giustizia per accedere ai benefici penitenziari. E visto che ci siamo potrebbe spiegare perché con il ddl Nordio propongono di abolire l’abuso d’ufficio, un reato-spia che spesso segnala la capacità delle mafie di piegare le pubbliche amministrazioni ai propri appetiti e interessi”.

“La presidente Meloni – ha scritto ancora il leader del M5S – questa sera ci ricorderà – probabilmente – la sua decisione giovanile di impegnarsi in politica in coincidenza con l’uccisione del giudice Paolo Borsellino. Ma non credo che si scuserà perché, in occasione della campagna elettorale per il comune di Catania, dal palco ha denunciato che le tasse sono un ‘pizzo di Stato’ per gli imprenditori, disonorando così la memoria di tutti gli imprenditori che hanno perso la vita per non avere ceduto alle richieste estorsive delle mafie. Né tantomeno chiarirà perché – in occasione dell’ultima campagna elettorale – non si è presentata per chiedere scusa ai cittadini di Foggia, un comune sciolto per mafia con un’amministrazione di centrodestra”. “Parlaci pure di mafie, presidente Meloni. Risparmiaci, però, l’ipocrisia nella televisione di Stato”, è la conclusione del post di Conte.

Roma Arte in Nuvola, 35mila visitatori per la terza edizione

Roma Arte in Nuvola, 35mila visitatori per la terza edizioneMilano, 29 nov. (askanews) – Oltre 35.000 visitatori per la terza edizione di “Roma Arte in Nuvola”, la Fiera internazionale di arte moderna e contemporanea, ideata e diretta da Alessandro Nicosia, prodotta da C.O.R. e promossa con EUR Spa, con la direzione artistica di Adriana Polveroni e la consulenza di Valentina Ciarallo, che si è conclusa domenica 26 novembre.

“Gli ottimi risultati di questa terza edizione – ha dichiarato Alessandro Nicosia, direttore generale di Roma Arte in Nuvola – sono la dimostrazione che la manifestazione si è ormai pienamente affermata fra le grandi fiere d’arte nazionali ed internazionali. Un successo legato all’alta qualità delle gallerie partecipanti, quest’anno oltre centocinquanta, oltre che alla collaborazione attiva con il ministero della Cultura e quello degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale che hanno contribuito con opere inedite e con una proposta artistica straordinaria che il pubblico ha potuto ammirare in esclusiva nei suggestivi spazi della Nuvola di Fuksas. L’impegno per il futuro – continua Nicosia – è quello di continuare a crescere, coinvolgendo un pubblico ancora più ampio e diversificato e rafforzando quella che, ad oggi, rappresenta la cifra distintiva di Roma Arte in Nuvola: una vincente sinergia fra l’idea di fiera e quella di mostra, fra l’aspetto commerciale e quello curatoriale”.

Nel mondo 750 milioni di persone soffronto la fame, le donne le più colpite

Nel mondo 750 milioni di persone soffronto la fame, le donne le più colpiteMilano, 29 nov. (askanews) – Sono 750 milioni le persone che nel mondo soffrono la fame. E il dato allarmante è che i progressi per contrastarla sono in stallo dal 2015. Nel 2023 la fame a livelli grave o allarmante colpisce 43 Paesi e il numero di persone malnutrite è salito a 735 milioni. Il quadro emerge dall’Indice globale della fame (Global hunger index – Ghi), tra i principali rapporti internazionali sulla misurazione della fame nel mondo, curato da Cesvi per l’edizione italiana e redatto annualmente da Welthungerhilfe e Concern Wordlwide, organizzazioni umanitarie che fanno parte del network europeo Alliance2015.

A pagarne il conto amaro sono le persone più giovani: l’instabilità alimentare attuale significa rischiare una vita adulta di povertà estrema, soffrire la fame, vivere in contesti incapaci di far fronte ai disastri climatici e all’intrecciarsi di altre crisi. Ad aver di fronte lo scenario più buio sono, in particolare, le ragazze: donne e bambine rappresentano circa il 60% delle vittime della fame acuta, mentre il lavoro di assistenza non pagato le sovraccarica, tanto da triplicare la loro probabilità di non accedere a lavori retribuiti rispetto ai loro omologhi.L’analisi calcola il punteggio GHI di ogni Paese sulla base dello studio di quattro indicatori (denutrizione, deperimento infantile, arresto della crescita infantile e mortalità dei bambini sotto i cinque anni) e non è un caso che sia stata presentata alla vigilia dell’apertura della Cop28 a Dubai. Il cambiamento climatico ha un impatto diretto e significativo sull’insicurezza alimentare: all’aumentare di temperature e disastri climatici, crescono la difficoltà e l’incertezza nel produrre alimenti. Gli effetti sono particolarmente evidenti nei Paesi poveri e sulla salute dei loro abitanti: il 75% di chi vive in povertà nelle zone rurali si affida alle risorse naturali, come foreste e oceani per la sopravvivenza, essendo quindi particolarmente vulnerabile ai disastri; inoltre, stima il World food program, l’80% delle persone che soffrono la fame sul Pianeta vive in zone particolarmente colpite da catastrofi naturali. Secondo la Banca mondiale, dal 2019 al 2022 il numero di persone che vivono in insicurezza alimentare è aumentato da 135 milioni a 345 milioni, sotto l’effetto combinato delle varie crisi ed emergenze.

“La sovrapposizione delle crisi sta intensificando le diseguaglianze sociali ed economiche, vanificando i progressi sulla fame, mentre il peso più grave è sui gruppi più vulnerabili, come donne e giovani – ha dichiarato Gloria Zavatta, presidente di Fondazione Cesvi – I giovani devono avere un ruolo centrale nei processi decisionali, mentre il diritto al cibo va posto al centro delle politiche e dei progressi di governance dei sistemi alimentari”, ha aggiunto. Inoltre, ha sottolineato, “nei prossimi anni è previsto che il mondo affronti un numero crescente di choc, provocati soprattutto dai cambiamenti climatici. L’efficacia della preparazione e della capacità di risposta alle catastrofi è destinata a diventare sempre più centrale dal punto di vista della sicurezza alimentare”.Dopo che i passi avanti nella lotta alla fame si sono interrotti nel 2015, il punteggio di GHI 2023 per il mondo è 18,3, considerato moderato, meno di un punto in meno dal 2015 (19,1), e dal 2017 il numero di persone denutrite è aumentato da 572 milioni a circa 735 milioni. Le regioni con i dati peggiori sono Asia meridionale e Africa Subsahariana (27,0 per entrambe, ossia fame grave): negli ultimi vent’anni hanno costantemente registrato i più alti livelli di fame e, dopo i progressi dal 2000, nel 2015 la situazione è entrata in stallo. Nel 2023 in nove Paesi la fame è allarmante: Burundi, Lesotho, Madagascar, Niger, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sud Sudan e Yemen. In altri 34 Paesi è grave. In 18 nazioni dal 2015 la fame è aumentata (situazioni moderate, gravi o allarmanti) e in altri 14 il calo è stato trascurabile (inferiore al 5%). Al ritmo attuale, 58 Paesi non raggiungeranno un livello di fame basso entro il 2030. A destare le maggiori preoccupazioni nel 2023 sono Afghanistan, Haiti, Nigeria, Somalia, Sud Sudan, Sudan e Yemen, oltre a Burkina Faso e Mali nel Sahel: tra i fattori chiave ci sono conflitti e cambiamento climatico, nonché la recessione economica. In sette Paesi il miglioramento è superiore al 5% dal 2015: Bangladesh, Ciad, Gibuti, Mozambico, Nepal, Laos e Timor Est.

Tra le persone giovani nel mondo, una su cinque non lavora, né è impegnata in corsi di studio o formazione, mentre la pandemia ha causato la perdita di milioni di posti di lavoro, colpendo in particolarmente la fascia giovanile, che anche quando lavora ha il doppio delle probabilità degli adulti di vivere in povertà estrema, con meno di 1,90 dollari al giorno, e molte più probabilità di essere impiegata in modo informale. Questo quadro è ancora più fosco per le ragazze, su cui continua a ricadere il lavoro di assistenza non retribuito, che sottrae loro tempo, energie e opportunità per la propria formazione e per accedere a impieghi retribuiti.È ormai noto, seppur senza risposte, che il lavoro di cura non retribuito è uno dei fattori che contribuiscono al protrarsi della disuguaglianza di genere ed è una delle cause principali della povertà e della fame. Ciò, nonostante sia evidente l’importanza della salute e nutrizione delle ragazze, anche per le generazioni successive. Chiave è il cambiamento climatico, con i disastri che porta con sé: entro la metà del secolo, nello scenario peggiore, potrebbe spingere fino a 158,3 milioni di donne e ragazze in più nella povertà (16 milioni in più rispetto a uomini e ragazzi), mentre l’insicurezza alimentare colpirà almeno 236 milioni in più di donne e ragazze (rispetto ai 131 milioni di omologhi). Al tasso attuale di progressi sul divario di genere nel mondo, inoltre, la prossima generazione di donne dedicherà ancora al lavoro non pagato di cura e domestico 2,3 ore in più dei maschi.

Il focus del rapporto quest’anno è proprio su come gli attuali sistemi alimentari hanno pregiudicato ragazze e ragazzi, che erediteranno sistemi insostenibili, iniqui, non inclusivi e sempre più esposti alle conseguenze del cambiamento climatico. Il gruppo demografico under 25 è importante e in crescita, in particolare proprio nei Paesi con problemi di insicurezza alimentare: costituisce il 16% della popolazione del globo (1,2 miliardi di persone), mai così ampio nella storia, e in gran parte vive in Paesi a basso e medio reddito di Asia meridionale, Asia orientale e Africa7. Insicurezza alimentare e malnutrizione sono massime e persistenti proprio nelle zone dove vive la maggior parte della popolazione giovanile, ossia Asia meridionale e Africa sub sahariana. 

Nel mondo 750 mln persone soffronto la fame, le donne le più colpite

Nel mondo 750 mln persone soffronto la fame, le donne le più colpiteMilano, 29 nov. (askanews) – Sono 750 milioni le persone che nel mondo soffrono la fame. E il dato allarmante è che i progressi per contrastarla sono in stallo dal 2015. Nel 2023 la fame a livelli grave o allarmante colpisce 43 Paesi e il numero di persone malnutrite è salito a 735 milioni. Il quadro emerge dall’Indice globale della fame (Global hunger index – Ghi), tra i principali rapporti internazionali sulla misurazione della fame nel mondo, curato da Cesvi per l’edizione italiana e redatto annualmente da Welthungerhilfe e Concern Wordlwide, organizzazioni umanitarie che fanno parte del network europeo Alliance2015.

A pagarne il conto amaro sono le persone più giovani: l’instabilità alimentare attuale significa rischiare una vita adulta di povertà estrema, soffrire la fame, vivere in contesti incapaci di far fronte ai disastri climatici e all’intrecciarsi di altre crisi. Ad aver di fronte lo scenario più buio sono, in particolare, le ragazze: donne e bambine rappresentano circa il 60% delle vittime della fame acuta, mentre il lavoro di assistenza non pagato le sovraccarica, tanto da triplicare la loro probabilità di non accedere a lavori retribuiti rispetto ai loro omologhi. L’analisi calcola il punteggio GHI di ogni Paese sulla base dello studio di quattro indicatori (denutrizione, deperimento infantile, arresto della crescita infantile e mortalità dei bambini sotto i cinque anni) e non è un caso che sia stata presentata alla vigilia dell’apertura della Cop28 a Dubai. Il cambiamento climatico ha un impatto diretto e significativo sull’insicurezza alimentare: all’aumentare di temperature e disastri climatici, crescono la difficoltà e l’incertezza nel produrre alimenti. Gli effetti sono particolarmente evidenti nei Paesi poveri e sulla salute dei loro abitanti: il 75% di chi vive in povertà nelle zone rurali si affida alle risorse naturali, come foreste e oceani per la sopravvivenza, essendo quindi particolarmente vulnerabile ai disastri; inoltre, stima il World food program, l’80% delle persone che soffrono la fame sul Pianeta vive in zone particolarmente colpite da catastrofi naturali. Secondo la Banca mondiale, dal 2019 al 2022 il numero di persone che vivono in insicurezza alimentare è aumentato da 135 milioni a 345 milioni, sotto l’effetto combinato delle varie crisi ed emergenze.

“La sovrapposizione delle crisi sta intensificando le diseguaglianze sociali ed economiche, vanificando i progressi sulla fame, mentre il peso più grave è sui gruppi più vulnerabili, come donne e giovani – ha dichiarato Gloria Zavatta, presidente di Fondazione Cesvi – I giovani devono avere un ruolo centrale nei processi decisionali, mentre il diritto al cibo va posto al centro delle politiche e dei progressi di governance dei sistemi alimentari”, ha aggiunto. Inoltre, ha sottolineato, “nei prossimi anni è previsto che il mondo affronti un numero crescente di choc, provocati soprattutto dai cambiamenti climatici. L’efficacia della preparazione e della capacità di risposta alle catastrofi è destinata a diventare sempre più centrale dal punto di vista della sicurezza alimentare”. Dopo che i passi avanti nella lotta alla fame si sono interrotti nel 2015, il punteggio di GHI 2023 per il mondo è 18,3, considerato moderato, meno di un punto in meno dal 2015 (19,1), e dal 2017 il numero di persone denutrite è aumentato da 572 milioni a circa 735 milioni. Le regioni con i dati peggiori sono Asia meridionale e Africa Subsahariana (27,0 per entrambe, ossia fame grave): negli ultimi vent’anni hanno costantemente registrato i più alti livelli di fame e, dopo i progressi dal 2000, nel 2015 la situazione è entrata in stallo. Nel 2023 in nove Paesi la fame è allarmante: Burundi, Lesotho, Madagascar, Niger, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sud Sudan e Yemen. In altri 34 Paesi è grave. In 18 nazioni dal 2015 la fame è aumentata (situazioni moderate, gravi o allarmanti) e in altri 14 il calo è stato trascurabile (inferiore al 5%). Al ritmo attuale, 58 Paesi non raggiungeranno un livello di fame basso entro il 2030. A destare le maggiori preoccupazioni nel 2023 sono Afghanistan, Haiti, Nigeria, Somalia, Sud Sudan, Sudan e Yemen, oltre a Burkina Faso e Mali nel Sahel: tra i fattori chiave ci sono conflitti e cambiamento climatico, nonché la recessione economica. In sette Paesi il miglioramento è superiore al 5% dal 2015: Bangladesh, Ciad, Gibuti, Mozambico, Nepal, Laos e Timor Est.

Tra le persone giovani nel mondo, una su cinque non lavora, né è impegnata in corsi di studio o formazione, mentre la pandemia ha causato la perdita di milioni di posti di lavoro, colpendo in particolarmente la fascia giovanile, che anche quando lavora ha il doppio delle probabilità degli adulti di vivere in povertà estrema, con meno di 1,90 dollari al giorno, e molte più probabilità di essere impiegata in modo informale. Questo quadro è ancora più fosco per le ragazze, su cui continua a ricadere il lavoro di assistenza non retribuito, che sottrae loro tempo, energie e opportunità per la propria formazione e per accedere a impieghi retribuiti. È ormai noto, seppur senza risposte, che il lavoro di cura non retribuito è uno dei fattori che contribuiscono al protrarsi della disuguaglianza di genere ed è una delle cause principali della povertà e della fame. Ciò, nonostante sia evidente l’importanza della salute e nutrizione delle ragazze, anche per le generazioni successive. Chiave è il cambiamento climatico, con i disastri che porta con sé: entro la metà del secolo, nello scenario peggiore, potrebbe spingere fino a 158,3 milioni di donne e ragazze in più nella povertà (16 milioni in più rispetto a uomini e ragazzi), mentre l’insicurezza alimentare colpirà almeno 236 milioni in più di donne e ragazze (rispetto ai 131 milioni di omologhi). Al tasso attuale di progressi sul divario di genere nel mondo, inoltre, la prossima generazione di donne dedicherà ancora al lavoro non pagato di cura e domestico 2,3 ore in più dei maschi.

Il focus del rapporto quest’anno è proprio su come gli attuali sistemi alimentari hanno pregiudicato ragazze e ragazzi, che erediteranno sistemi insostenibili, iniqui, non inclusivi e sempre più esposti alle conseguenze del cambiamento climatico. Il gruppo demografico under 25 è importante e in crescita, in particolare proprio nei Paesi con problemi di insicurezza alimentare: costituisce il 16% della popolazione del globo (1,2 miliardi di persone), mai così ampio nella storia, e in gran parte vive in Paesi a basso e medio reddito di Asia meridionale, Asia orientale e Africa7. Insicurezza alimentare e malnutrizione sono massime e persistenti proprio nelle zone dove vive la maggior parte della popolazione giovanile, ossia Asia meridionale e Africa sub sahariana.

”Un costante divenire”, il programma 2024 di Triennale Milano

”Un costante divenire”, il programma 2024 di Triennale MilanoMilano, 29 nov. (askanews) – I curatori di Triennale Milano Umberto Angelini, Nina Bassoli, Lorenza Bravetta, Damiano Gullì e Marco Sammicheli hanno presentato la programmazione del 2024 che come sempre comprende mostre, incontri, spettacoli, festival, concerti, conferenze e workshop, in un’offerta ricca e plurale che coinvolge diversi pubblici. A fine gennaio verrà inaugurato un nuovo spazio dedicato alla ricerca, alla memoria e all’innovazione, totalmente flessibile, che ospiterà il Centro studi di Triennale, che dopo oltre 30 anni viene riattivato, e l’archivio dell’istituzione – 300.000 tra disegni, progetti, foto, lettere, testi, tutti digitalizzati.

Nel corso del 2024 sono in programma diverse esposizioni monografiche, che permetteranno di approfondire la conoscenza di figure di primo piano del design, dell’architettura e della moda. Tra queste l’esposizione dedicata ad Alessandro Mendini, (a cura di Fulvio Irace, 13 aprile – 13 ottobre 2024) realizzata in collaborazione con Fondation Cartier pour l’art contemporain, quella su Gae Aulenti (a cura di Giovanni Agosti, con Nina Artioli e Nina Bassoli, maggio – ottobre 2024) in collaborazione con l’Archivio Gae Aulenti, la mostra su Roberto Sambonet, (a cura di Enrico Morteo, maggio – settembre 2024) nel centenario della sua nascita, e quella su Elio Fiorucci (a cura di Judith Clark, ottobre 2024 – febbraio 2025). All’interno dell’Impluvium, ancora in collaborazione con Fondation Cartier pour l’art contemporain, trova spazio un inedito omaggio ad Alessandro Mendini (13 aprile – 13 ottobre 2024) concepito, disegnato e diretto da Philippe Starck, tra i più brillanti creatori e pensatori del nostro tempo, che con Mendini ha condiviso diverse esperienze creative e professionali. Prosegue inoltre il lavoro di studio e ricerca attorno a Ettore Sottsass, con il quinto appuntamento del ciclo di esposizioni che si sviluppa attorno all’installazione permanente di Casa Lana (a cura di Marco Sammicheli, in collaborazione con Barbara Radice e Iskra Grisogono di Studio Sottsass, maggio 2024 – gennaio 2025) e con la mostra fotografica Mise en scène (a cura di Studio Sottsass con Micaela Sessa, novembre 2024 – gennaio 2025). Il Museo del Design Italiano sarà al centro di attività e di approfondimenti rivolti a diversi pubblici: giornate di studio, incontri, visite guidate, laboratori per bambini e famiglie. Nella porzione finale del Museo, lo spazio della Design Platform, inaugurato ad aprile 2023 e destinato ad accogliere mostre temporanee con un focus sul design di oggi, presenterà due mostre sul lavoro di due progettiste di fama internazionale: la designer francese Inga Sempé (a cura di Marco Sammicheli, aprile – settembre 2024) e la creatrice di moda Monica Bolzoni (a cura di Marco Sammicheli, ottobre 2024 – gennaio 2025). Una partnership nuova invece è quella con Kiton, con cui Triennale sta lavorando a un progetto dedicato alla formazione che prende le mosse dall’esperienza della Scuola di Alta Sartoria che il marchio napoletano ha fondato nel 2000. A gennaio, durante la Milano Fashion Week, verrà presentata una mostra coprodotta da Triennale e Kiton (a cura di Luca Stoppini, 12 – 16 gennaio 2024), accompagnata da una serie di appuntamenti che vogliono far conoscere un modello virtuoso e replicabile in altri contesti.

Attraverso le sue mostre Triennale è presente in tutto il mondo. Nel 2024 l’esposizione Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist with Francesca Giacomelli sarà al London Design Museum (29 marzo – 8 settembre 2024), dopo essere stata presentata nel 2023 a C-mine a Genk, in Belgio; Triennale Milano. Una storia attraverso i manifesti (a cura di Marco Sammicheli), progetto che ripercorre la storia delle Esposizioni Internazionali attraverso la grafica, continuerà la sua itineranza in Perù, con una nuova tappa dopo essere stata presentata a Lima nel 2023. Verrà presentata in Triennale la più grande retrospettiva mai dedicata al fotografo Juergen Teller (a cura di Thomas Weski, 27 gennaio -1 aprile 2024) internazionalmente riconosciuto per le sue campagne emblematiche e i ritratti non convenzionali di protagonisti del mondo del cinema, della musica e della moda. La mostra è realizzata in collaborazione con La Rmn – Grand Palais di Parigi. Con la mostra dell’artista italiano Davide Allieri (a cura di Damiano Gullì, novembre 2024 – gennaio 2025) Triennale prosegue la sua indagine della scena artistica contemporanea. Come in passato, Triennale Milano sarà uno dei luoghi di riferimento della Settimana del Salone del Mobile di Milano (16 – 21 aprile 2024). In questa occasione la collaborazione con la manifestazione si concretizza in una mostra dedicata al SaloneSatellite (16 – 28 aprile 2024), il progetto di promozione internazionale del design under 35 voluto e coordinato da Marva Griffin Wilshire, che quest’anno festeggia i suoi 25 anni. Ritorna anche la collaborazione con Giovane Fotografia Italiana | Premio Luigi Ghirri progetto promosso dal Comune di Reggio Emilia di cui Triennale Milano è partner dal 2022 e dedicato alla scoperta e valorizzazione di talenti emergenti della fotografia in Italia. La vincitrice dell’edizione 2023 Giulia Mangione esporrà il suo lavoro in Triennale, (a cura di Ilaria Campioli e Daniele De Luigi, 17 gennaio – 18 febbraio 2024). A maggio si terrà la Milano Arch Week, la settimana dedicata all’architettura promossa da Triennale Milano insieme al Comune di Milano e al Politecnico di Milano, che anche quest’anno, dopo il successo della passata edizione, coinvolgerà numerose realtà cittadine attraverso una call. Da maggio a fine settembre tornerà Triennale Estate, la programmazione estiva di Triennale con talk, performance, dj set, concerti, proiezioni che animeranno il Giardino Giancarlo De Carlo.

La programmazione performativa avrà come sempre il suo progetto di punta nel festival FOG Triennale Milano Performing Arts, la cui settima edizione si svolgerà dall’8 febbraio al 7 maggio 2024. Curato da Umberto Angelini, FOG presenta alcuni tra gli artisti e le compagnie più interessanti della scena performativa internazionale. Tra gli ospiti della prossima edizione, Romeo Castellucci, Grand Invité di Triennale 2021-2024, con un progetto in cui dirige Isabelle Huppert, Wayne McGregor, Gisèle Vienne, La Veronal, Marlene Monteiro Freitas e molti altri. Il 2024 sarà anche l’anno del cinquantesimo anniversario del CRT Centro di Ricerca per il Teatro (oggi Triennale Milano Teatro), a cui nel corso dell’anno verranno dedicati diversi momenti di produzione artistica, studio e riflessione. Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano, ha dichiarato: “Quello di Triennale è un progetto in costante divenire, che cerca di aprire prospettive nuove sui temi e i protagonisti della cultura contemporanea. La programmazione del prossimo anno darà spazio ai grandi maestri del design, dell’architettura, dell’arte, della moda, ma racconterà anche il lavoro di artisti e progettisti che si sono affermati in questi anni. Il 2024 sarà un anno di intenso lavoro per la 24a Esposizione Internazionale che si terrà nel 2025, dal 17 maggio al 16 novembre, e sarà intitolata Inequalities. How to mend the fractures of humanity. Dopo aver approfondito i temi della sostenibilità e della transizione ecologica, oggi, a cento anni dalla sua nascita, Triennale ha deciso di dedicare la sua prossima Esposizione Internazionale alla grande questione delle Diseguaglianze.”