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Tag: Sanremo 2023

MotoGP, Bagnaia: “Ho perso qualcosa dopo l’incidente a Barcellona”

MotoGP, Bagnaia: “Ho perso qualcosa dopo l’incidente a Barcellona”Roma, 9 nov. (askanews) – “Certo che avverto il momento e la pressione che stiamo affrontando, altrimenti vorrebbe dire che la lotta per il titolo non m’importa”. Parola di Pecco Bagnaia nella conferenza stampa del giovedì che apre il weekend in Malesia. Bagnaia ha 13 punti di vantaggio sullo spagnolo Martin con tre gare da disputare. “La pressione è un grande carburante, ti fa sentire la fame e la voglia di essere ancora campione” continua. Di fianco a lui è seduto il suo avversario diretto, Jorge Martin; non c’è tensione tra loro, sorridono alle domande dei giornalisti. “L’anno scorso per tutto il weekend ho avuto tanta pressione e poi ho vinto. Ciascuno la vive in modo diverso, ma è sempre grande aiuto” continua il ducatista.

“Sepang è tra le me piste preferite, conservo dei bei ricordi, in tutte le categorie – continua – Ci vorrà un po’ di fortuna con il meteo, ma possiamo essere competitivi in ogni situazione”. Per Bagnaia prove e qualifiche saranno determinanti. “Nei test a febbraio è andato tutto bene, ma tutti hanno raggiunto un livello molto alto e mi aspetto una bella battaglia, il confronto sarà senz’altro interessante. Io, però, vorrei partire davanti per evitare la bagarre delle ultime gare”. La pressione inferiore delle gomme resta un aiuto in gara: “So perfettamente cosa significa correre con la pressione al di sotto del limite, per tutta la gara – risponde sul punto Pecco -, perché ti dà un gran vantaggio in frenata e stare dietro diventa meno difficile”, ma il suo giudizio su questo aspetto del regolamento resta negativo. L’aveva detto a inizio stagione, lo ribadisce adesso. “A nessuno piace questa regola perché condiziona troppo lo stile di guida e abbassa sensibilmente il livello della sicurezza; basta superare di poco il limite per perdere l’anteriore, com’è successo a me in Thailandia. Ecco perché il mio team sta facendo un lavoro impressionante per garantirmi una pressione della gomma costante”.

Nell’intervista rilasciata a Sky Bagnaia ha aggiunto: “Dall’Igna dice che ho perso esplosività dopo l’incidente di Barcellona? La botta del Montmeló è stata molto intensa, può essere che inconsciamente sia così – ha spiegato il torinese -. Da quel momento ho faticato di più a entrare in pista e fare il giro secco. In Australia ero tornato a essere competitivo sul time attack e nell’ultima gara sono andato abbastanza vicino alla pole, però mi è mancato qualcosa”. Ecco allora un cambio di strategia a partire dalla Malesia: “Sarà fondamentale l’FP1, entrare in pista e martellare forte fin dai primi giri – ha aggiunto Pecco -. Questa è una pista che mi piace molto, giusto attuare qui una strategia diversa per capire se funzionerà o meno. Anche per quanto riguarda le gomme in vista della gara. Sono sicuro che può essere una buona strada”.

Spagna, accordo fra Psoe e Junts: luce verde al governo Sanchez

Spagna, accordo fra Psoe e Junts: luce verde al governo SanchezRoma, 9 nov. (askanews) – Dopo settimane di negoziati il Psoe e gli indipendentisti catalani di Junts hanno raggiunto l’accordo di governabilità che permetterà la prossima settimana di confermare Pedro Sanchez alla guida del governo spagnolo.

Con un documento di quattro pagine i due partiti hanno definito la propria volontà a sostenere un governo di legislatura, in cambio di una legge di amnistia la cui discussione tuttavia spetterà al nuovo Parlamento, e di cui dunque non si ha alcun dettaglio specifico al di là del fatto che dovrà riguardare tutte le persone vincolate alla dichiarazione di indipendenza unilaterale dell’ottobre 2017.

Nissan: utile II trimestre vola a 1,1 mld euro, alza stime anno

Nissan: utile II trimestre vola a 1,1 mld euro, alza stime annoMilano, 9 nov. (askanews) – Nissan chiude il secondo trimestre dell’anno fiscale 2023 con ricavi in aumento a 3,1 trilioni di yen, (19,1 mld euro), un utile operativo di 208,1 miliardi di yen (1,3 mld euro), pari a un margine del 6,6%, e un utile netto più che decuplicato a 190,7 miliardi di yen (1,1 mld euro).

Nel primo semestre i ricavi crescono a 6,06 trilioni di yen (circa 38 miliardi di euro), l’utile operativo a 336,7 miliardi di yen (2 mld euro), pari a un margine del 5,6%, mentre l’utile netto si attesta a 296,2 miliardi di yen (1,8 mld euro). Nonostante il calo delle vendite in Cina, spiega Nissan, le vendite nelle altre regioni sono aumentate “significativamente” rispetto all’anno precedente. L’aumento dei ricavi e dell’utile operativo è stato determinato principalmente dal miglioramento delle prestazioni operative e dall’aumento delle vendite rispetto all’anno precedente.

Alla luce dei risultati e delle previsioni di aumento delle vendite globali (esclusa la Cina) e di vantaggi legati ai tassi di cambio, Nissan rivede nuovamente al rialzo le previsioni per l’intero anno fiscale 2023. I ricavi sono attesi in crescita da 12,6 a 13 trilioni di yen (80 mld euro), l’utile operativo da 550 a 620 miliardi di yen (3,8 mld euro) e l’utile netto da 340 a 390 miliardi (2,1 mld euro). Il Cda di Nissan ha deciso di pagare un acconto sul dividendo di 5 yen per azione con data di registrazione 30 settembre 2023. “Nell’ultimo anno del nostro piano di trasformazione Nissan Next abbiamo ottenuto sostanziali miglioramenti degli utili. Questo ci mette sulla buona strada per raggiungere i nostri obiettivi e realizzare una crescita sostenibile. Stiamo inoltre intraprendendo azioni strategiche per migliorare le nostre attività in Cina, compreso il lancio di quattro veicoli elettrificati a partire dalla seconda metà del 2024. Tutto questo conferma i continui progressi nella realizzazione della nostra visione a lungo termine Nissan Ambition 2030”, afferma Makoto Uchida, Ceo di Nissan.

Copagri: acqua, ragionare su uso dissalatori in agricoltura

Copagri: acqua, ragionare su uso dissalatori in agricolturaRoma, 9 nov. (askanews) – Ragionare sull’uso dei dissalatori per superare l’emergenza acqua in agricoltura. La proposta arriva dal presidente della Copagri Tommaso Battista, che è intervenuto al convegno “Dissalazione e irrigazione: possibili sinergie?”, organizzato da Utilitalia e svoltosi ad Ecomondo, in corso alla Fiera di Rimini.

“L’agricoltura è il settore produttivo che probabilmente più di qualunque altro è indissolubilmente legato alla disponibilità della risorsa idrica, ma è allo stesso tempo un comparto che, nonostante il grande impegno portato avanti dai produttori agricoli – ha detto Battista – ha ampi margini di miglioramento in materia di utilizzo dell’acqua, sia in termini agronomici, che genetici e di scelte colturali”. “Basti pensare – ha evidenziato Battista – alle molteplici applicazioni legate all’irrigazione di precisione, ma anche e soprattutto alle innumerevoli possibilità offerte dall’innovazione e dalla ricerca applicata all’agricoltura, a partire dalle Tecniche di Evoluzione Assistita-TEA, grazie alle quali si potrebbero coltivare specie vegetali meno idroesigenti che permettano al contempo di mantenere adeguare livelli produttivi”.

Secondo Battista, “la dissalazione dell’acqua marina potrebbe essere un ottimo sistema per recuperare, a costi relativamente contenuti, ingenti quantitativi di risorsa idrica da destinare all’uso potabile, liberando di conseguenza acqua a uso irriguo; si tratta di una strada già perseguita da moltissimi altri paesi, quali Israele e Spagna, con positivi risvolti anche sull’occupazione”. “L’Italia, infatti, che ogni anno preleva dalle falde oltre 9 miliardi di metri cubi di acqua potabile, pari a oltre 400 litri al giorno a persona, sconta una gravissima dispersione della risorsa idrica, causata da una rete colabrodo con perdite medie del 40-50% e con una scarsissima manutenzione; in questo contesto si inseriscono gli effetti del climate change, che potrebbe causare una significativa riduzione della disponibilità di risorse idriche, fino al 40% a livello nazionale e fino al 90% per il Sud Italia nel lungo termine”, ha aggiunto il presidente, ricordando che “l’export agroalimentare dipende per l’83% dalla disponibilità idrica”.

Vino, al via terza edizione del Concorso migliore enotecario d’Italia

Vino, al via terza edizione del Concorso migliore enotecario d’ItaliaMilano, 9 nov. (askanews) – Si sono aperte le iscrizioni per il “Concorso miglior enotecario d’Italia 2024” ideato dall’Associazione enotecari professionisti italiani (Aepi). “Il concorso, giunto alla terza edizione, è pensato per valorizzare una figura ancora poco conosciuta dal grande pubblico eppure essenziale per il mercato e l’immagine del vino italiano” ha dichiarato il presidente di Aepi, Francesco Bonfio, ricordando che “l’enotecario professionista è un tecnico preparato e un comunicatore esperto, capace di guidare il cliente nell’acquisto di un prodotto di prestigio, ma può essere anche un fornitore di servizi tesi a valorizzare il vino in tutta la sua complessità. A contraddistinguerlo sono preparazione, competenza, educazione ed empatia ha aggiunto Bonfio, sottolineando che “il concorso diviene una grande opportunità di mettersi alla prova per tutti gli iscritti e crescere personalmente e professionalmente”.

Il concorso è aperto ai proprietari di enoteche, dipendenti o consulenti, collaboratori o liberi professionisti. Due le categorie di gara: la prima dedicata agli enotecari che lavorano presso le bottiglierie esclusivamente con vendita per asporto, e l’altra dedicata a chi presta servizio in pubblici esercizi con vendita e mescita come winebar, enoteche e osterie dove è possibile degustare e acquistare vini e spirits. Vi saranno inoltre due premi speciali: quello per il “Miglior enotecario under 30”, patrocinato dal Consorzio del Vino Chianti Classico, e quello per il “Miglior enotecario d’Italia all’estero”, sotto l’egida del Consorzio Tutela Vini Friuli Colli Orientali e Ramandolo. L’organizzazione ha spiegato che il concorso metterà alla prova i concorrenti “su tematiche complesse, che richiederanno capacità di analisi e ragionamento oltre che conoscenza tecnica”. A valutare la preparazione in tre selezioni consecutive sarà una giuria composta da cinque esperti: oltre al presidente di giuria Stefano Caffarri ci saranno un sommelier professionista, un giornalista, un comunicatore e un formatore. Alle iscrizioni, aperte dal 9 novembre 2023 al 31 gennaio 2024, seguiranno tre prove: la prima e la seconda online nel mese di febbraio 2024, e la finale che si terrà invece a Roma a novembre 2024. Il Concorso si avvale del patrocinio del ministero delle Politiche agricole, Alimentari e Forestali (Masaf) ed è realizzato in collaborazione con Vinarius Associazione enoteche italiane.

I finalisti avranno l’opportunità di partecipare a due stage formativi, il primo organizzato dall’Enoteca del Barolo sul celebre vino piemontese e, per la prima volta, focalizzato anche sui prodotti Dop gastronomici piemontesi più noti (la nocciola del Piemonte Igp, il Murazzano Dop e il Prosciutto Crudo di Cuneo Dop), dal 17 al 21 marzo 2024. Entro ottobre 2024 si terrà inoltre, per il terzo anno consecutivo, lo stage a Épernay, organizzato dal Comité Champagne, l’ente che rappresenta tutte le maison e tutti i vigneron della Denominazione. Assieme a questo speciale programma di visita riservato ai finalisti, il Comité Champagne proporrà anche due momenti di formazione aperti a tutti i candidati: la conoscenza sullo Champagne sarà infatti tema di valutazione sia nelle prove online sia in occasione della finale.

Per Sanchez strada spianata verso nuovo governo dopo accordo con Junts

Per Sanchez strada spianata verso nuovo governo dopo accordo con JuntsRoma, 9 nov. (askanews) – Governabilità in cambio di amnistia, pace coi giudici e qualche vaga promessa: questo, in sostanza, il contenuto delle quattro pagine dell’accordo fra il partito Socialista (Psoe) e gli indipendentisti catalani di Junts che permetterà a Pedro Sanchez di rimanere alla Moncloa e al leader di Uniti per la Catalogna Carles Puigdemont (almeno in linea di principio) di tornare in patria, si vedrà con quale veste politica. Il patto è stato firmato oggi in Belgio, visto che Puigdemont non può per ora entrare in Spagna, dove lo attende un mndato di arresto.

Va detto che da entrambe le parti era difficile ottenere di più: di fatto, il documento non manca di sottolineare le “profonde discrepanze” fra le due formazioni riguardo al referendum e alla dichiarazione unilaterale di indipendenza dell’ottobre del 2017, referendum al quale i socialisti sottolineano di non aver accreditato alcuna legittimità. In ogni caso, ora, due mesi dopo le elezioni, può essere formato il nuovo governo in Spagna. Roma, 9 nov. (askanews) – Nella pratica, è un compromesso di minimo che premia forse di più i socialisti: Sanchez incassa quattro anni di governo che si preannunciano non certo facili vista la strategia di continua delegittimazione della destra, iniziata subito dopo le elezioni. Junts, da parte sua, avrà il premio politico di una legge di amnistia e quello economico di una serie di trasferimenti di competenze (peraltro già accordati da Sanchez con gli altri indipendentisti di Erc) e revisioni della legge di finanziamento regionale. La legge di amnistia peraltro dovrà essere discussa in Parlamento. I contenuti non sono decisi dal patto, ma dovranno essere concordati tra le forze politiche: di qui che non se ne conosca oggi alcun dettaglio se non che dovrà essere applicata a “tutte le persone vincolate” con i referendum del 2014 sullo Statuto di Autonomia – poi bocciato dalla Corte Costituzionale – e di quello di indipendenza del 2017 – il che sembra sufficiente a salvare quanto meno i responsabili politici dai reati più gravi.

Il resto è più buona volontà che fatti: il documento comprende l’impegno ad evitare il “lawfare”, ovvero l’uso della magistratura come arma politica, ma questo è qualcosa che non dipende certo dal governo – tanto meno con una destra e l’ala conservatrice dei giudici già sul piede di guerra e pronti a ricorrere contro qualsiasi provvedimento legislativo. Quanto al tavolo di dialogo, esiste da tempo ma non ha prodotto – prevedibilmente – alcun risultato: la novità è che data la comprovata sfiducia fra le parti viene inserito un meccanismo di verifica internazionale, quanto mai vago; sul tavolo, invece, rimangono da parte socialista l’impegno a ritornare sullo Statuto del 2014; da parte di Junts, una richiesta di referendum consultivo che dovrà seguire lo stesso iter parlamentare di quello cercato ai tempi di Zapatero dal governatore basco Ibarretxe (bocciato senza appello).

In sostanza, niente più iniziative unilaterali – almeno per i prossimi quatto anni – salvo che l’offensiva politico-giudiziaria della destra non faccia saltare tutto: il Partido Popular parla già di “dittatura” socialista e di “umiliazione”, e il dibattito di investitura si preannuncia rovente. Difficile come detto fare di più viste le circostanze: Junts potrà quanto meno esibire l’amnistia come successo politico, comunque vada la sua applicazione che resta tutta da vedere, e mantiene comunque la chiave di una governabilità numericamente stabile; l’alternativa di un ritorno alle urne costituiva un rischio troppo grande – e non sarebbe piaciuta a gran parte della sua base.

Il Psoe da parte sua si garantisce un orizzonte di legislatura, concede un’amnistia di cui non sarà responsabile per quanto riguarda la sua traduzione in realtà effettiva, e prende le distanze dal referendum di indipendenza che considera illegale: insomma, un colpo al cerchio e uno alla botte. Il vero successo per Sanchez sarebbe ottenere finalmente il rinnovo della cupola della magistratura, in massima parte conservatrice, bloccato da cinque anni per le manovre del Pp, che non vuole perdere il controllo di questa leva del potere statale. Un ricambio al vertice permetterebbe di avviare finalmente un processo di riforma di un’amministrazione statale che in alcune componenti (magistratura, ma anche forze armate e in ultima analisi la stessa Corona, la cui costituzionalizzazione è sempre stata problematica) non si è mai allontanata troppo dal franchismo. (di Maurizio Ginocchi)

Salvini: voto su Euro 7 dimostra che nuova maggioranza Ue è possibile

Salvini: voto su Euro 7 dimostra che nuova maggioranza Ue è possibileMilano, 9 nov. (askanews) – “Oggi al Parlamento europeo un’altra vittoria di buonsenso del centrodestra unito, che ha votato compatto per respingere alcune eco-follie sugli Euro 7, battendo la sinistra. Un segnale importante in vista del voto dell’anno prossimo: una nuova maggioranza è possibile”. Lo scrive il segretario della Lega Matteo Salvini, in un tweet in cui commenta il voto all’Europarlamento sun un documento che ammorbidisce – rispetto a quanto chiedeva la Commissione Europea – la stretta sulle emissioni inquinanti dei veicoli.

Lollobrigida:granchio blu, dopo ok Stato-Regioni 10 mln per pesca

Lollobrigida:granchio blu, dopo ok Stato-Regioni 10 mln per pescaRoma, 9 nov. (askanews) – “Dopo il via libera della Conferenza Stato-Regioni, il MASAF è pronto a stanziare dieci milioni di euro per sostenere la filiera della pesca che sta affrontando le fluttuazioni di abbondanza del Granchio blu”. Lo annuncia in una nota il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida.

Le agevolazioni saranno destinate al riconoscimento delle spese sostenute dai consorzi del settore per la semina, il ripopolamento e l’acquisto di strutture fisse e mobili installate per la protezione degli allevamenti di mitili. “Possono beneficiare dei sostegni le imprese che hanno subìto danni dalla proliferazione di questa specie, ma saranno escluse, ad esempio, quelle aziende non conformi alle norme della Politica Comune della Pesca”, aggiunge il ministro. I contributi, validi per le spese sostenute dal primo gennaio al 31 dicembre 2023, sono pari all’80% per i costi relativi a semina e ripopolamento al 100% per la protezione degli allevamenti. “Dopo i 2,9 milioni stanziati per dare un’immediata risposta alle aziende del settore e i 500mila euro previsti dal Dl Asset, grazie a un emendamento del presidente della Commissione Agricoltura del Senato, Luca De Carlo, un ulteriore segnale di attenzione del Governo meloni a un comparto che genera ricchezza, garantisce qualità e merita risposte concrete”, conclude il ministro Lollobrigida.

Intesa in Stato-Regioni: ok a 12 mln euro a sostegno pere e kiwi

Intesa in Stato-Regioni: ok a 12 mln euro a sostegno pere e kiwiRoma, 9 nov. (askanews) – Via libera della Conferenza Stato-Regioni al decreto del Masaf che stanzia 12 milioni di euro a sostegno delle filiere della pera e del kiwi. Oggi, rende noto il Masaf in unan nota, la Stato-Regioni ha raggiunto oggi l’intesa sul testo. Il provvedimento, voluto dal ministro Francesco Lollobrigida, mira a contrastare le conseguenze economiche che stanno vivendo i settori a causa di eventi climatici e naturali, come siccità, grandine e fitopatie. Le risorse ammontano a 10 milioni di euro per la filiera della pera e a 2 milioni di euro per quella del kiwi.

“Il sostegno alle filiere colpite dalle conseguenze dei cambiamenti climatici è un impegno concreto, per tutelare le nostre produzioni di eccellenza e riconoscere il valore del lavoro portato avanti dai nostri agricoltori – dichiara il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida – Questo decreto nasce dal dialogo con i rappresentanti del settore, che ho incontrato in occasione del Tavolo ortofrutticolo convocato presso il Masaf. A partire dalle loro istanze, in due settimane abbiamo elaborato e presentato in Conferenza Stato-Regioni questo importante strumento di aiuto, che a breve firmerò per far partire al più presto le richieste di erogazione”. L’aiuto individuato dal decreto è concesso alle aziende agricole impegnate in questi settori che abbiano subito un decremento del valore della produzione, nel 2023, superiore al 30% rispetto a quella dello stesso periodo dell’anno precedente, al netto di eventuali altri aiuti pubblici o indennizzi assicurativi di polizze agevolate.

L’aiuto ammonterà fino a 1.100 euro per ettaro per la filiera delle pere e fino a 1.000 euro per ettaro nel caso dei kiwi, nei limiti delle risorse disponibili con un massimale dato dal valore del decremento di produzione registrato. Le domande dovranno essere presentate tramite Agea, che fornirà istruzioni successivamente alla firma del decreto da parte del Ministro.

Putin firma con Kazakistan 3 anni cooperazione, anche militare

Putin firma con Kazakistan 3 anni cooperazione, anche militareMilano, 9 nov. (askanews) – Facendo sentire la sua presenza una settimana dopo la visita del presidente francese Emmanuel Macron, il leader del Cremlino Vladimir Putin ad Astana, dal collega Kassym-Jomart Tokayev, ha firmato una dichiarazione congiunta e un piano d’azione per la cooperazione tra Russia e Kazakistan per i prossimi tre anni, nel segno da parte russa di una chiara volontà di tornare stringere i rapporti con il vicino. “In conformità con il principio di sicurezza uguale e indivisibile, la cooperazione militare, tecnico-militare e politico-militare mira a garantire la sicurezza e ad aumentare la capacità di difesa dei due paesi e non è diretta contro terzi” si legge in un dispaccio di Ria Novosti.

Mosca sta dirigendo evidentemente la propria spinta diplomatica nella regione tradizionalmente vista come il proprio “giardino di influenza”. La dichiarazione congiunta contiene i risultati provvisori della cooperazione tra i due paesi, nonché i compiti per il futuro strategico. Putin ha affermato inoltre di aver parlato con Tokayev del coordinamento di Russia e Kazakistan nell’Onu, e deciso di difendere i principi dello stato di diritto. Il leader russo mentre si rivolgeva alla platea accanto a Tokayev si è visto spegnere il microfono quando stava dicendo “noi siamo pronti ad andare incontro ai colleghi kazaki”: allo strano bip che ne è seguito, il capo del Cremlino ha reagito con una battuta: “no, non vogliono, anzi vogliono, hanno già cambiato idea”. Ma i problemi e i ripensamenti non appartengono solo ai microfoni. Prima dell’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio 2022, il Cremlino trattava il Kazakistan come un partner relativamente affidabile anche se qualche volta le due nazioni si sono trovate in disaccordo. Ad esempio nel settembre 2014 Putin dichiarò che “i kazaki non hanno mai avuto uno Stato” e che il loro “desiderio di legami più stretti con la Russia è profondo”: l’allora presidente del Kazakistan Nursultan Nazarbayev minacciò di lasciare l’Unione economica eurasiatica dominata dalla Russia. Eppure, fino ad oggi, il Paese centroasiatico rimane parte del blocco guidato dalla Russia.

Mosca ha fatto capire in questi giorni che non accetterà le spinte occidentali per costruire legami con l’Asia centrale. Russia e Kazakistan – si legge oggi – intendono promuovere la costruzione di un’economia mondiale aperta, espandere l’interazione tra le regioni dei due paesi nella sfera commerciale, industriale, culturale e umanitaria, nonché garantire il rafforzamento del potenziale di transito e trasporto. La dichiarazione contiene punti sullo sviluppo della cooperazione nei settori della difesa, militare e tecnico-militare, sul miglioramento del quadro giuridico per garantire la sicurezza regionale e continentale. “Le azioni di alcuni paesi mirano direttamente a scuotere il potere legittimo, la stabilità sociale e i valori tradizionali nei paesi della CSI, a violare i nostri tradizionali stretti legami commerciali, di cooperazione e culturali”, aveva detto Putin prima del suo viaggio. Chiaro segnale che il Cremlino sente la volontà di maggiore presenza di altri attori.

Nel documento si sottolinea poi l’intenzione di continuare la cooperazione nel settore spaziale, nel campo della ricerca e dell’uso dello spazio per scopi pacifici, nello sviluppo di progetti nel campo della sanità e della protezione ambientale. “Gli spostamenti globali costringono la Russia ad acquisire nuove competenze nel campo dello sviluppo economico e il paese ha successo” sostiene Putin, nel giorno in cui si concluderà il summit della Economic Cooperation Organization nel vicino Uzbekistan. Di recente il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov non le ha mandate a dire, denigrando l’azione diplomatica dell’Occidente in Asia centrale, con una serie di incontri di alto profilo tra i leader dell’Asia centrale e le loro controparti statunitensi ed europee quest’estate. L’accusa è che l’Occidente punta ai “vicini, amici e alleati” della Russia. E con il proposito di mantenere la sempre più ridotta sfera di influenza, in un contesto di crescente concorrenza economica da parte della Cina e di crescente interesse geopolitico da parte dell’Occidente, Putin vuole evidentemente mantenere un punto d’appoggio in Asia centrale, ovvero Kirghizistan, Kazakistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. Ovvero gli -stan, un tempo parte dell’Unione Sovietica di cui più volte Putin ha espresso grande nostalgia.

(di Cristina Giuliano)