Ecr in Irlanda lancia manifesto su agricoltura (e guarda a Europee)Kilkenny (Irlanda), 3 nov. (askanews) – Il tema al centro del confronto è quello dell’agricoltura. Ma le Europee sono alle porte. E, infatti, il nuovo appuntamento con gli ‘Ecr party culture weekend’ che comincia oggi in Irlanda, sarà anche occasione per guardare al traguardo di giugno e ragionare di alleanze. Dopo gli eventi ospitati, tra l’altro, a Spalato, Sofia, Gerusalemme, Scilla, Washington e Varsavia, ora tocca alla città di Kilkenny, celebre anche per l’omonima birra.
Il programma dei dibattiti è concentrato nella giornata di domani e avrà come momento centrale l’intervista, che si terra alle 11.45 (ora locale) e che vedrà protagonisti il commissario europeo all’Agricoltura Janusz Wojciechowski (del Pis) e il ministro italiano Francesco Lollobrigida (che sarà in collegamento). A moderare il confronto il segretario generale del partito Ecr, il deputato Antonio Giordano. L’evento di Kilkenny sarà occasione per lanciare una sorta di manifesto conservatore per l’agricoltura, il cui concetto di fondo è promuovere l’innovazione senza calpestare la tradizione, e quindi anche difendere i prodotti nazionali, ribadendo il proprio no a novità come la carne sintetica.
Alla giornata di dibattiti, oltre a esponenti di Fdi come Ylenia Lucaselli, Marco Osnato e Carlo Fidanza, prende parte anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che partecipa a un panel dall’eloquente titolo ‘Una alternativa conservatrice per il futuro dell’Europa’. Inevitabile che si tocchi il tema degli equilibri del prossimo Parlamento, con Ecr – di cui Giorgia Meloni è presidente – che punta ad accrescere il proprio peso a Bruxelles anche in virtù del risultato ‘traino’ di Fdi in Italia. “L’unico obiettivo a cui dobbiamo guardare – aveva detto la premier in occasione di un summit dei conservatori europei che si è tenuto a Varsavia a luglio – è rafforzare la nostra famiglia, con la forza e la serietà delle nostre idee, dobbiamo essere aperti, collaborare e avvicinare tutti i partiti simili ai nostri. Dobbiamo lavorare per rafforzare la nostra famiglia”. Da allora però due elezioni nazionali, quelle in Spagna e quelle in Polonia, non hanno visto risultati lusinghieri per partiti alleati di Fdi, rispettivamente Vox e Pis, come invece Meloni auspicava.
Tradizionalmente in Irlanda ci sono due partiti di centro-destra: Fine Gael (che fa parte del Ppe) e Fianna Fáil (affiliati al gruppo RE). Nessuna formazione aderisce invece a Ecr, ma a Kilkenny saranno presenti politici irlandesi indipendenti, in rappresentanza delle zone rurali, interessati al progetto conservatore come i deputati Michael Collins e Mattie McGrath e la senatrice Sharon Keogan.
Maltempo, Giani: sei morti e due dispersi, sette province coinvolteRoma, 3 nov. (askanews) – “I morti sono sei, più due dispersi, abbiamo chiesto lo stato di emergenza per sette province. Abbiamo avuto un colloquio importante con il presidente della Repubblica e con la premier Meloni”. Lo ha detto il governatore della Regione Toscana Eugenio Giani in diretta su Rete4 a proposito della situazione in Toscana a causa del maltempo.
“C’è una situazione più accentuata nella provincia di Prato, poi c’è la provincia di Firenze e quella di Pistoia dove a Quarrata c’è una stuazione difficile e le previsioni meteo ci lasciano pensare potrebbe piovere domani o dopo domani” ha sottolineato.
Coldiretti: ridurre import grano, in 7 mesi +530% arrivi dal CanadaMilano, 3 nov. (askanews) – Per Coldiretti “è importante rafforzare i controlli sulle importazioni di grano” così come prevedono le decisioni assunte al tavolo di filiera sul grano duro presieduto dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida nel quale è stato annunciato un piano straordinario di controlli sulle importazioni di grano duro per garantire la tracciabilita del prodotto e combattere le frodi.
La confederazione degli agricoltori sottolinea che acquisti di pasta prodotta con solo grano italiano sono cresciuti del 13% nel primo semestre del 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, un aumento a valore dettato anche dall’incremento dei prezzi. Oggi quattro pacchi di pasta su 10 (40%) venduti in Italia utilizzano esclusivamente grano duro coltivato sul territorio nazionale. Un record, lamenta Coldiretti, frenato dai bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che sono scesi del 25% rispetto allo scorso anno su un valore di 35 centesimi al chilo in controtendenza, ritiene Coldiretti, rispetto all’aumento dei prezzi di vendita della pasta in crescita al dettaglio del 13% nei primi nove mesi del 2023. Nei primi sette mesi del 2023 sono aumentate del 530% le importazioni di grano dal Canada, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat ma preoccupano anche le importazioni di grano duro dalla Turchia che hanno fatto crollare i prezzi nazionali. “Occorre ridurre la dipendenza dall’estero – conclude il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – e lavorare da subito nell’ambito del Pnrr per accordi di filiera tra imprese agricole e industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali”.
Grano, Confcoperative: bene controlli ma no aggravi su aziendeMilano, 3 nov. (askanews) – “Accogliamo positivamente l’annuncio fatto dal ministro Lollobrigida relativo all’avvio di un piano straordinario di controlli sul grano. Si tratta di un’iniziativa che contribuirà a dare ulteriore valore aggiunto alla qualità delle produzioni che arrivano sulle tavole dei consumatori, fornendo maggiori e rigorose garanzie sulla tracciabilità dei vari passaggi della filiera. Auspichiamo tuttavia che l’intensificarsi delle attività di controlli non si traduca in un aggravio burocratico per aziende e produttori agricoli”. Lo ha dichiarato Vincenzo Patruno, vice presidente di Confcooperative Fedagripesca a margine della riunione della cabina di regia sui controlli della filiera grano-pasta svoltasi al ministero dell’Agricoltura nel quale Patruno è intervenuto in rappresentanza di Alleanza cooperative agroalimentari.
Patruno ha espresso inoltre “grande apprezzamento rispetto alla decisione, annunciata sempre oggi dal ministro, di affidare a Ismea un’indagine sulla distribuzione del valore aggiunto del prezzo finale della pasta tra i vari attori della filiera, al fine di evitare speculazioni. Si tratta di un tema che ci sta particolarmente a cuore, essendo la cooperazione la forma di impresa che ha insita nella sua mission la tutela e la valorizzazione del reddito dei produttori agricoli”.
Carrefour: 207 tonnellate in meno di imballaggi di plastica dal 2019Milano, 3 nov. (askanews) – Una riduzione di 207 tonnellate di imballaggi di plastica e il taglio del 41% delle emissioni di CO2 nei punti vendita rispetto al 2019, una la diminuzione del 36% degli sprechi alimentari rispetto al 2016. Sono questi i principali traguardi raggiunti nel 2022 da Carrefour Italia inseriti nel bilancio di sostenibilità.
“La possibilità di monitorare e misurare in modo puntuale la nostra performance di sostenibilità ci permette di dare concretezza agli impegni presi, attraverso la realizzazione di progetti specifici con i fornitori, la riduzione delle emissioni di co2, e la lotta contro lo spreco alimentare – ha affermato Christophe Rabatel, Ceo di Carrefour Italia – I risultati emersi dal nostro report di sostenibilità dimostrano la validità del percorso che abbiamo intrapreso nell’ottica di arrivare a garantire la transizione alimentare per tutti, uno dei nostri obiettivi prioritari. L’avvio del nuovo piano strategico 2023-2026, che attribuisce alla sostenibilità un ruolo ancora più centrale per il raggiungimento degli obiettivi aziendali, vede oggi una crescente focalizzazione sui prodotti certificati sostenibili, su un modello di distribuzione responsabile attento agli impatti ambientali e orientato alla circolarità e sulla piena attuazione dei princìpi di inclusione”. Per quanto riguarda i prodotti, nel 2022 sono stati raggiunti risultati importanti: come ad esempio la riduzione degli imballaggi (meno 207 tonnellate rispetto al 2019) e il 35% dei prodotti ittici derivanti da una pesca responsabile rispetto all’obiettivo del 50% al 2025. È aumentata, inoltre, la quota di mercato dei prodotti bio e coltivati secondo principi di agroecologia: la filiera biologica di Carrefour, al 2022, vanta infatti più di 1.500 produttori locali distanti non oltre 50 chilometri dal punto vendita di riferimento.
Con riferimento ai punti vendita, Carrefour Italia si è assunta l’obiettivo di ridurre gli sprechi alimentari del 50% rispetto al 2019. Nel 2022 l’azienda è arrivata a una riduzione del 36%, con iniziative che vanno dalla donazione di pasti a enti caritatevoli, alla realizzazione di collette alimentari e progetti di valorizzazione degli articoli invenduti nei negozi, come l’offerta a scaffale di prodotti vicini alla data di scadenza o oltre termine minimo di conservazione. È stata inoltre raggiunta una riduzione del 41% delle emissioni di CO2 dal 2019 ed il 71% dei rifiuti viene destinato al riciclo, in linea con l’obiettivo di ottimizzazione che mira ad arrivare al 95% della differenziazione totale entro il 2025. Per quanto riguarda i collaboratori: il 62% della forza lavoro e il 28% delle posizioni executive sono ricoperte da donne. L’impegno di Carrefour per promuovere un ambiente di lavoro inclusivo, si fonda sulle pari opportunità di crescita e sull’obiettivo di azzeramento del gender pay gap, che è stato ridotto al 5,6%. Sul fronte della formazione, solo nel 2022, infatti sono state erogate 161 mila ora di formazione, di cui 14.000 dedicate alla formazione sui temi del digitale.
L’azienda ha inoltre messo in campo progetti sociali per rafforzare il sostegno alle comunità locali: in particolare anche nel 2022 è stato portato avanti il progetto della Quiet Hour in 16 Ipermercati e 8 supermercati della rete, per facilitare il momento della spesa a persone con disturbi dello spettro autistico, riducendo stimoli sonori e visivi nei punti vendita.
Grano, Confagricoltura: bene controlli, ora norma definitiva su origineMilano, 3 nov. (askanews) – “Bene i controlli lungo la filiera perché agevolano la tracciabilità, così come è fondamentale conoscere la provenienza del grano, per permettere di garantire la salubrità del prodotto”. Così Filippo Schiavone, componente della giunta di Confagricoltura, al termine della prima riunione della cabina di regia sui controlli della filiera grano-pasta che si è svolta oggi al Masaf.
Per Confagricoltura occorre evitare speculazioni sui prezzi, controllare la catena del valore per riuscire a dare margine di reddito a tutti gli elementi della filiera e rafforzarne i rapporti. A proposito della scadenza il prossimo 31 dicembre dell’obbligo dell’indicazione di origine in etichetta per il grano usato nella pasta: “Non serve una proroga – ha concluso Schiavone – perché conoscere la provenienza del grano usato per produrre questo capolavoro del ‘made in Italy’ è un diritto che va assolutamente stabilizzato, non semplicemente prorogato”.
Premierato, Decaro: non c’è limite 2 mandati. Va tolto per sindaciRoma, 3 nov. (askanews) – “Vedo che nel testo di riforma costituzionale presentato dal governo non compare il limite dei due mandati per il presidente del consiglio eletto direttamente. Mi pare che a questo punto si renda inevitabile togliere questo limite all’unica figura istituzionale che invece continua ad averlo, cioè i sindaci. Così si eliminerebbe una contraddizione incomprensibile con i sistemi in vigore in tutta Europa e soprattutto una limitazione al diritto del cittadino-elettore di decidere se confermare o meno chi amministra la sua comunità”. Lo afferma in una nota il presidente dell’Anci Antonio Decaro, commentando il testo del disegno di legge costituzionale che introduce l’elezione diretta del presidente del Consiglio.
Dal Cdm ok a premierato, per Meloni è “la madre di tutte le riforme”Roma, 3 nov. (askanews) – Il ddl costituzionale che introduce l’elezione diretta del presidente del Consiglio “è la madre di tutte le riforme che si possono fare in Italia” perché “garantisce la stabilità” dei governi evitando così, com’è successo finora, che esecutivi senza un “orizzonte di legislatura” finiscano per “privilegiare tutto quello che immediatamente torna in termini di consenso”. Giorgia Meloni, in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri che ha dato il via libera al provvedimento, rivendica la riforma costituzionale che mette “fine ai governi tecnici e alle maggioranze arcobaleno” capaci di attuare “programmi che nessuno ha votato”, si mostra orgogliosa della natura “politica” del suo governo che proprio perchè “forte e coeso” può mettere in cantiere un progetto del genere, ma sottolinea anche che le competenze del capo dello Stato non vengono toccate. Su questo, spiega la premier, il governo ha ascoltato la voce delle opposizioni ma anche il sentire degli italiani che vedono nel Colle un elemento di garanzia.
Comunque il testo, puntualizza lo stesso comunicato di Palazzo Chigi, “si ispira a un criterio ‘minimale’ di modifica della Costituzione vigente, in modo da operare in continuità con la tradizione costituzionale e parlamentare italiana e da preservare al massimo grado le prerogative del Presidente della Repubblica, figura chiave dell’unità nazionale”. Un messaggio ai tanti critici, sia nel metodo – praticamente tutta l’opposizione sostiene che il tempismo della comparsa sulla scena del ddl costituzionale, nel bel mezzo della sessione di bilancio, è quantomeno sospetto – che nel merito, dove i dubbi attraversano un variegato fronte, costituzionalisti in testa. Uno per tutti Francesco Clementi, docente di diritto pubblico alla Sapienza, che pur non essendo chiuso alla possibilità di un rafforzamento della premiership, in un’intervista ad Avvenire bolla questa soluzione come “confusa, ambigua e rigida” mentre Stefano Ceccanti, ex parlamentare Dem, la definisce un premierato “del tutto anomalo” visto che, peraltro, il secondo premier – ovvero il parlamentare espressione della maggioranza che dovrebbe portare a termine il programma di governo nel caso il premier cadesse – “è più forte del primo perché solo la sua caduta porterebbe al voto anticipato”. In un’intervista al Foglio, poi, il professor Massimo Villone, presidente del coordinamento per la democrazia costituzionale, ribadisce che “eravamo in campo nel 2016 contro il referendum della riforma di Renzi e penso lo saremo anche oggi”. Per le opposizioni – ad eccezione di Italia Viva di Matteo Renzi che ancora una volta si distingue, esprimendosi a favore dell’elezione diretta del premier – si tratta di “una riforma pasticciata e pericolosa” che “indebolisce nuovamente il Parlamento” (Elly Schlein), è “un Italierato. Non è un cancellierato (che avremmo approvato), non è un Premierato, non è Presidenzialismo o semi-presidenzialismo. È una nostra invenzione mai fino ad ora sperimentata nel mondo” (Carlo Calenda), un ddl che “demolisce la Costituzione e delegittima il Presidente della Repubblica, così Giorgia Meloni sogna di diventare imperatrice d’Italia” (Angelo Bonelli).
Anche nella maggioranza “la madre di tutte le riforme” ha visto le forze della coalizione di centrodestra mediare su più aspetti, come quello della norma anti-ribaltone per cui si sono battuti i due vice premier, Matteo Salvini della Lega e Antonio Tajani di Forza Italia. Al netto del fatto che premierato e autonomia differenziata, cavallo di battaglia della Lega, devono marciare di pari passo (parola, e rassicurazione agli alleati, della premier). Ma Meloni cerca di convincere e sottolinea più volte la necessità di garantire “che chi viene scelto dal popolo possa governare con un orizzonte di legislatura, quindi garantire essenzialmente una stabilità del governo, avere 5 anni per realizzare l proprio progetto” perchè finora, “nei 75 anni di storia repubblicana, noi abbiamo avuto 68 governi con una vita media di un anno e mezzo” e “dal 2002 al 2022, in Italia abbiamo avuto 9 presidenti del Consiglio con 12 governi diversi, in Francia 4 presidenti, in Germania tre cancellieri”. Insomma “questa assenza di stabilità ha anche creato un problema di credibilità internazionale” rispetto alla “continuità dei nostri progetti e delle nostre interlocuzioni”.
Il Premierato per Meloni è la “madre di tutte le riforme”, ma si scalda il fronte del noRoma, 3 nov. (askanews) – Il ddl costituzionale che introduce l’elezione diretta del presidente del Consiglio “è la madre di tutte le riforme che si possono fare in Italia” perché “garantisce la stabilità” dei governi evitando così, com’è successo finora, che esecutivi senza un “orizzonte di legislatura” finiscano per “privilegiare tutto quello che immediatamente torna in termini di consenso”. Giorgia Meloni, in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri che ha dato il via libera al provvedimento, rivendica la riforma costituzionale che mette “fine ai governi tecnici e alle maggioranze arcobaleno” capaci di attuare “programmi che nessuno ha votato”, si mostra orgogliosa della natura “politica” del suo governo che proprio perchè “forte e coeso” può mettere in cantiere un progetto del genere, ma sottolinea anche che le competenze del capo dello Stato non vengono toccate. Su questo, spiega la premier, il governo ha ascoltato la voce delle opposizioni ma anche il sentire degli italiani che vedono nel Colle un elemento di garanzia.
Comunque il testo, puntualizza lo stesso comunicato di Palazzo Chigi, “si ispira a un criterio ‘minimale’ di modifica della Costituzione vigente, in modo da operare in continuità con la tradizione costituzionale e parlamentare italiana e da preservare al massimo grado le prerogative del Presidente della Repubblica, figura chiave dell’unità nazionale”. Un messaggio ai tanti critici, sia nel metodo – praticamente tutta l’opposizione sostiene che il tempismo della comparsa sulla scena del ddl costituzionale, nel bel mezzo della sessione di bilancio, è quantomeno sospetto – che nel merito, dove i dubbi attraversano un variegato fronte, costituzionalisti in testa. Uno per tutti Francesco Clementi, docente di diritto pubblico alla Sapienza, che pur non essendo chiuso alla possibilità di un rafforzamento della premiership, in un’intervista ad Avvenire bolla questa soluzione come “confusa, ambigua e rigida” mentre Stefano Ceccanti, ex parlamentare Dem, la definisce un premierato “del tutto anomalo” visto che, peraltro, il secondo premier – ovvero il parlamentare espressione della maggioranza che dovrebbe portare a termine il programma di governo nel caso il premier cadesse – “è più forte del primo perché solo la sua caduta porterebbe al voto anticipato”. In un’intervista al Foglio di oggi, poi, il professor Massimo Villone, presidente del coordinamento per la democrazia costituzionale, ribadisce che “eravamo in campo nel 2016 contro il referendum della riforma di Renzi e penso lo saremo anche oggi”. Per le opposizioni – ad eccezione di Italia Viva di Matteo Renzi che ancora una volta si distingue, esprimendosi a favore dell’elezione diretta del premier – si tratta di “una riforma pasticciata e pericolosa” che “indebolisce nuovamente il Parlamento” (Elly Schlein), è “un Italierato. Non è un cancellierato (che avremmo approvato), non è un Premierato, non è Presidenzialismo o semi-presidenzialismo. È una nostra invenzione mai fino ad ora sperimentata nel mondo” (Carlo Calenda), un ddl che “demolisce la Costituzione e delegittima il Presidente della Repubblica, così Giorgia Meloni sogna di diventare imperatrice d’Italia” (Angelo Bonelli).
Anche nella maggioranza “la madre di tutte le riforme” ha visto le forze della coalizione di centrodestra mediare su più aspetti, come quello della norma anti-ribaltone per cui si sono battuti i due vice premier, Matteo Salvini della Lega e Antonio Tajani di Forza Italia. Al netto del fatto che premierato e autonomia differenziata, cavallo di battaglia della Lega, devono marciare di pari passo (parola, e rassicurazione agli alleati, della premier). Ma Meloni cerca di convincere e sottolinea più volte la necessità di garantire “che chi viene scelto dal popolo possa governare con un orizzonte di legislatura, quindi garantire essenzialmente una stabilità del governo, avere 5 anni per realizzare l proprio progetto” perchè finora, “nei 75 anni di storia repubblicana, noi abbiamo avuto 68 governi con una vita media di un anno e mezzo” e “dal 2002 al 2022, in Italia abbiamo avuto 9 presidenti del Consiglio con 12 governi diversi, in Francia 4 presidenti, in Germania tre cancellieri”. Insomma “questa assenza di stabilità ha anche creato un problema di credibilità internazionale” rispetto alla “continuità dei nostri progetti e delle nostre interlocuzioni”.
Giornata mondiale dono il 28 novembre, settima edizione GivingTuesdayRoma, 3 nov. (askanews) – Un invito a “donare” per sensibilizzare sull’importanza di un gesto di generosità e promuovere la cultura della solidarietà: è questo l’obiettivo del GivingTuesday – la Giornata Mondiale del dono – che quest’anno si celebra in tutto il mondo il 28 novembre. Perché donare, in tutte le sue forme, significa poter fare la differenza e contribuire, in modo concreto, alla costruzione di un mondo più giusto e solidale.
Da queste premesse nasceva nel 2012, a New York, il più grande evento internazionale orientato a diffondere la nobile attitudine ad essere altruisti, per favorire una vera e propria controcultura solidale al consumismo massivo dei nostri tempi, incarnato dal Black Friday e dal Cyber Monday. Quell’invito a donare e ad attivarsi per la cura del prossimo e dell’ambiente oggi, dopo oltre 10 anni, è diventato un movimento globale di solidarietà che incoraggia la cooperazione tra le persone e la pratica del dono, coinvolgendo oltre 90 paesi nel mondo e milioni di cittadini. In Italia il GivingTuesady è organizzato e promosso, dal 2017, dalla Fondazione AIFR, che sin dall’inizio ha voluto mettere in luce l’impegno del Terzo Settore, invitando inoltre le persone a sostenere l’impatto che ogni singola azione può generare sulla comunità. L’iniziativa ha il patrocinio di ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani, Assifero, ASSIF – Associazione Italiana Fundraiser e CSVNet.
“GivingTuesday è un movimento di sensibilizzazione sulla solidarietà e vuole diffondere la cultura del Dono come gesto quotidiano. – spiega Marco Cecchini, Presidente di Fondazione AIFR – Il mondo della solidarietà sta cambiando: c’è una presa di coscienza del donatore che vuole essere promotore di cambiamento e di sviluppo. In questo contesto è importante informare e sensibilizzare sull’importanza del Dono come cultura. Una solidarietà che si esprima tutto l’anno, e non solo in occasione di eventi di alta emotività, per poter essere davvero cambiamento e avere un impatto per tutta la società”. La Fondazione AIFR opera, dunque, con un duplice obiettivo: da un lato vuole fare emergere l’importante ruolo del Terzo Settore e dall’altro intende incentivare e spronare le persone ad attivarsi, contribuendo così alla costruzione di una cultura del dono più partecipativa e meglio riconosciuta. Lo fa attraverso numerose iniziative in programma per la settima edizione del GivingTuesday Italia, con un’attenzione particolare rivolta anche alle giovani generazioni.
Tutte le iniziative promosse da aifr per partecipare al GivingTuesday Italia. Sono numerose le attività proposte nel nostro Paese dalla Fondazione AIFR per partecipare attivamente alla settima edizione del GivingTuesday Italia e quindi alla promozione della cultura del dono.
28 novembre: i monumenti italiani si illuminano di rosso. Dal David di Michelangelo a Firenze, alla Fortezza Malatestiana di Rimini, dal Palazzo delle Logge a Pisa e Piazza del Campo a Siena alla Mole Antonelliana di Torino, dalla Val d’Aosta alla Sicilia, il 28 novembre l’Italia si illumina di rosso per celebrare la Generosità. Anche in Italia, dunque, si consoliderà quella che ormai, in occasione del GivingTuesday, è diventata una tradizione: illuminare i monumenti più simbolici del pianeta come il Cristo Redentore a Rio de Janeiro o le cascate del Niagara in Canada. Nel nostro Paese le comunità, dalle più grandi alle più piccole, sono state coinvolte su tutto il territorio nazionale grazie alla collaborazione di ANCI, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani. La lista dei comuni aderenti è in continuo aggiornamento. StreamingTuesday: 24 ore di solidarietà in live-streaming su twitch. In occasione del GivingTuesday – la Giornata Mondiale del Dono, Fondazione AIFR lancia una nuova iniziativa: StreamingTuesday. Martedì 28 novembre oltre 20 gamer e content creator si alterneranno dalla mattina a notte fonda sulla piattaforma twitch.tv per dare vita a 24 ore di maratona streaming, con l’obiettivo di coinvolgere attivamente e sensibilizzare al dono gli spettatori. Tra sessioni di gaming per sostenere una raccolta fondi a favore di una ONP e “Quattro Chiacchiere” per dialogare con la propria community, lo scopo è promuovere l’importanza di un gesto di generosità e solidarietà anche fra le giovani generazioni. Già da tempo Fondazione AIFR collabora con gamer e content creator per sensibilizzare il Terzo Settore sull’importanza della diretta streaming come opportunità di raccolta fondi e lo scorso aprile ha infatti organizzato il convegno Gaming for Good proprio su questo nuovo e utile strumento. Partner dell’iniziativa è il network 2WATCH la community più grande di casual gamer in Italia. Per conoscere meglio gli streamer e il palinsesto delle live: https://givingtuesday.it/streamingtuesday Vota la fotografia più bella del contest “Scatta la generosità”. Con “Scatta la generosità – il contest fotografico di GivingTuesday 2023”, scuole e organizzazioni non profit possono raccontare il dono e la generosità sfruttando il linguaggio universale della fotografia. Partecipare è facile: sarà sufficiente condividere, entro il 21 novembre 2023, un proprio scatto originale che evochi i valori diffusi nella Giornata Mondiale del dono. La votazione è aperta a tutti: basterà andare sul sito givingtuesday.it nella sezione dedicata alla “galleria del dono”, scegliere la propria fotografia preferita e ricondividerla sui propri canali Facebook e X (Twitter). La foto più condivisa si aggiudicherà una donazione di 3.000 che verrà devoluta all’Associazione vincitrice. I partner dell’iniziativa, inoltre, selezioneranno alcune foto a cui assegnare delle menzioni speciali. Per saperne di più: https://givingtuesday.it/contest-fotografico/ L’altruismo si impara a scuola. Si rinnova, inoltre, l’appuntamento con “A scuola di generosità”, il progetto rivolto agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado ideato e messo gratuitamente a disposizione da Fondazione AIFR per informarli e sensibilizzarli a una cittadinanza attiva a partecipativa. Esperti e organizzazioni non Profit hanno realizzato 10 schede didattiche che gli insegnanti possono scegliere in base alle tematiche di interesse (tra i temi trattati c’è la tutela dell’ambiente, la difesa dei diritti umani, il contrasto all’odio in rete e molto altro), per poi strutturare l’intervento in classe. Come seguire il GivingTuesday sui social. Sui social, ciascuno può infine contribuire a “rendere virale la generosità” condividendo la propria iniziativa e partecipazione alla Giornata con l’hashtag #GivingTuesday.