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Tag: Sanremo 2023

Golf, Pga Italiana: il campionato Maestri è di Mauro Bianco

Golf, Pga Italiana: il campionato Maestri è di Mauro BiancoRoma, 23 set. (askanews) – Terzo titolo per Mauro Bianco nel campionato di PGA Italiana riservato ai maestri, il primo conquistato a Bogogno nel 2006, il secondo (2008) nella sua Sanremo, dove è nato 61 anni fa e dove è cresciuto golfisticamente alla scuola del padre Mario, che ha insegnato per oltre 40 anni presso il circolo ligure. E ha vinto alla grande, prendendo le distanze da due temibili avversari, Gregory Molteni e Alessandro Tadini (uno dei giocatori italiani più esperti, che dopo un giro era in testa con lui). Quattro colpi di distacco dal primo, due solidi score in 67 sul tracciato tutto strategia del Salsomaggiore Golf. Campo e gara nelle parole del vincitore: «Secco e molto duro nella prima giornata, più morbido oggi dopo la pioggia della notte, ma green molto belli, velocissimi e con pendenze micidiali. È proprio qui che ho fatto la differenza. Sono partito imbucando un putt in costa da dieci metri, dopo nove buche avevo già fatto cinque birdie. Un cecchino oggi. Altro bastone chiave il driver, quello che di solito gioco meglio: dove i miei colleghi più lunghi (anche di trenta metri) hanno giocato ferri dal tee io ho guadagnato distanza col driver, per me affidabile anche su queste buche storte e tattiche. Poi mi ha aiutato anche qualche rimbalzo giusto. Del resto chi ha giocato tanto a Sanremo ai rimbalzi è abituato». Il professionista ligure che si “autogestisce”, come dice, per quanto riguarda la tecnica, aveva buone sensazioni prima di partire e aveva postato un video su Instagram che annunciava: “Ecco il mio swing per il campionato maestri”.

Per Mauro Bianco una carriera da amateur con tre titoli italiani (Cadetti 1977, Juniores 1980, Medal 1982), un internazionale di Svizzera (1982) e poi in squadra ai campionati del mondo. Passato professionista a 22 anni (e da allora socio di PGA Italiana), ha giocato nel tour europeo per tre stagioni per poi insegnare (coach anche della nazionale) prima a Sanremo, poi a Bologna per 23 anni e dal 2018 una lezione con lui si può prenotare al Riviera Golf di Rimini. Compiuti i 50, il pro ligure è tornato a competere full time nel circuito europeo seniores (2014- 2015) dopo due carte mancate, comparendo nelle ultime stagioni solo nella tappa italiana del Tour. Da senior ha messo a segno anche un triplete nel campionato di categoria dell’Associazione. La storia del Campionato Maestri inizia 25 anni fa a Is Molas, in Sardegna, e quello di Pietro Molteni è il primo nome ad essere inciso sul trofeo della gara. Cinque edizioni sullo stesso tracciato e poi, negli anni, quattro a Bogogno (No), tre al San Domenico (Br), due al Des Iles Borromées (Vb), a Grado (Go), al Pevero (Ot) e al Molinetto (Mi); una volta si è giocato a Sanremo (Im), a Margara (Al), a Udine e a Rapallo. Hanno vinto più di tutti Mauro Bianco e Zeke Martinez (tre titoli), ma sono riusciti nella doppietta anche Giuseppe Calì, Federico Elli, Emanuele Bolognesi e Michele Reale. Nell’albo d’oro, tra gli altri, Costantino Rocca ed Emanuele Canonica.

Domani torna il Torino d’Argento Tour Locations

Domani torna il Torino d’Argento Tour LocationsRoma, 23 set. (askanews) – Torna domani il Torino d’Argento Tour Locations. Dopo la doppia edizione del 2022, che ha portato i partecipanti anche alla grande mostra Dario Argento The Exhibit al Museo Nazionale del Cinema, il tour guidato da Pupi Oggiano e Gabriele Farina torna alla sua formula tradizionale.

Un’intera giornata per le strade di Torino sulle tracce dei film di Dario Argento. In collaborazione con Linea Verde Viaggi, Oggiano e Farina porteranno i partecipanti sulle locations utilizzate dal maestro del brivido nei suoi sette film girati a Torino. Da “Il gatto a nove code” a Quattro mosche di velluto grigio”, da “Profondo rosso” a “Non ho sonno”, passando per “Ti piace Hitchcock?”, “La terza madre” e “Giallo” sarà ancora una volta un lunga camminata ricca di curiosità particolari dai set. La partenza è prevista alle 8.30 in piazzale Duca d’Aosta e l’arrivo quasi dieci ore dopo, intorno alle 18, al Cinema Massimo, proprio sotto la Mole Antonelliana. E qui comincerà la seconda parte dell’incredibile giornata. Al cinema verrà infatti proiettato “MDC – Maschera di cera”, film prodotto da Dario Argento e diretto da Sergio Stivaletti, alla presenza del regista (e Re indiscusso degli effetti speciali), che sarà in sala insieme ad Antonio Tentori, sceneggiatore, collaboratore di Argento e saggista tra i massimi esperti di cinema di genere.

Stivaletti e Tentori incontreranno i partecipanti e racconteranno i segreti del film e delle loro collaborazioni con Argento.

Al Forum Sistema Salute di Firenze 3 premi alle eccellenze nazionali

Al Forum Sistema Salute di Firenze 3 premi alle eccellenze nazionaliRoma, 23 set. (askanews) – L’ottava edizione del Forum Sistema Salute, in programma il 19 e 20 ottobre alla Stazione Leopolda di Firenze, si arricchisce di tre premi per i protagonisti della sanità. Il Forum avrà come tema centrale la “Ri-Evoluzione dell’Intelligenza” e la promozione del ricorso all’intelligenza artificiale in sanità.

Tre premi che hanno come obiettivo quello di stimolare la cultura, l’innovazione ed il miglioramento continuo in sanità passando attraverso la sinergia tra pubblico e privato; la visione strategica di una sostenibilità concreta; la messa a fattor comune delle diverse energie spese sul territorio per garantire le condizioni per un benessere diffuso; la diffusione di una tecnologia che sia al servizio delle persone, per contribuire ad uno stato di miglior salute. “I migliori progetti di sanità territoriale”. Saranno premiate iniziative di Asl e Ausl che puntano a migliorare l’assistenza sanitaria a livello locale, ottimizzando l’utilizzo delle risorse e assicurando servizi di qualità a tutti i cittadini: dall’implementazione di nuove tecnologie digitali, alla creazione di strutture sanitarie di prossimità, alla promozione della telemedicina.

Le candidature possono essere presentate entro le ore 18.00 di martedì 3 ottobre, compilando un semplicissimo form online, con descrizione dell’attività, target di riferimento e obiettivi raggiunti. Per info, bando e candidature: https://forumdellaleopolda.it/premio-territorio-dm77/ https://form.koncept.it/SanitaTerritoriale/ “Smart Hospital Award” è il premio che vuole essere un riconoscimento per tutti quegli attori della sanità italiana che hanno fatto propri i valori del rispetto ambientale, dell’uso razionale delle risorse, dell’efficientamento energetico, della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, della gratificazione professionale, di un buon clima aziendale e di una reale sostenibilità economica, anche quando si tratta di denaro pubblico. La scadenza è per giovedì 28 settembre. Info, bando e candidature: https://forumdellaleopolda.it/sha2023/ https://form.koncept.it/SmartHospital/

“Ai Best in Healthcare” intende valorizzare progetti e soluzioni che impiegano in modo virtuoso l’intelligenza artificiale nel mondo sanitario. Questa tecnologia può potenziare la qualità dell’assistenza, ridurre i costi e ottimizzare i processi. La scadenza è venerdì 6 ottobre. Info, bando e candidature: https://forumdellaleopolda.it/premio-ai-best-in-sanita/ https://form.koncept.it/AiBestInHealthcare

Napolitano, notizia scomparsa fa il giro del mondo in pochi minuti

Napolitano, notizia scomparsa fa il giro del mondo in pochi minutiMilano, 22 set. (askanews) – La notizia della morte di Giorgio Napolitano fa il giro del mondo in pochi minuti, e dalla Cina all’America, sono molti i quotidiani e i media che pubblicano la sua biografia o un commento sull’eredità politica ed economica lasciata. Ecco solo alcuni dei titoli e dei passaggi chiave:

“È morto Giorgio Napolitano, l’ex presidente italiano ed ex comunista che contribuì a ripristinare la fiducia dei mercati nelle finanze del paese nel 2011 durante la crisi del debito sovrano europeo. Aveva 98 anni”. Così si legge in un tweet di Bloomberg Politics, edizione di Washington. Reuters ed Associated Press battono prontamente la notizia. E in particolare Ap, sul suo sito, lo descrive così: “il primo ex comunista a salire alla presidenza della Repubblica italiana e la prima persona ad essere eletta due volte alla carica”. New York Times World, il profilo twitter del Nyt che si occupa del notiziario globale inquadra il suo ruolo come quello di un salvatore del Paese e “pilastro postcomunista italiano”: “Giorgio Napolitano, il presidente più longevo dell’Italia moderna, che ha orchestrato il trasferimento del potere da un Primo Ministro Silvio Berlusconi segnato dallo scandalo a un economista poco conosciuto e ha salvato la sua nazione sull’orlo del collasso, è morto a 98 anni”. E nell’articolo la testata americana cita il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “il quale ha affermato in un comunicato che la vita di Napolitano ‘rispecchia gran parte della storia della seconda metà del 900, con i suoi drammi, la sua complessità, i suoi obiettivi e le sue speranze’”.

“È morto all’età di 98 anni l’ex presidente della Repubblica e senatore a vita Giorgio Napolitano” scrive United News of India. Mentre in Cina è il giornale principale, il Quotidiano del Popolo a twittare: “Giorgio Napolitano, il presidente più longevo dell’era moderna per l’Italia, dal 2006 al 2015, è morto a Roma all’età di 98 anni”. Il giornale è un organo del Comitato centrale del Partito Comunista Cinese. Nel dare la notizia in Russia, l’agenzia di stato Ria Novosti cita il canale RaiNews24 come fonte e sottolinea che il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e l’ex capo del governo Mario Draghi hanno espresso le condoglianze per la sua morte. Mentre il principale quotidiano di opinione russo Kommersant, gli dedica una breve biografia dove si ricordano tutti i passaggi chiave: dalle frequentazioni universitarie, sino ai primi contatti con il partito comunista e poi la lunga carriera politica.

“Giorgio Napolitano, il comunista che diventò il monarca dell’Italia repubblicana” per il quotidiano catalano La Vanguardia che apre subito sulla morte dell’ex presidente, ricordando come sia stato il primo ad essere eletto per due volte al Quirinale. “Il primo presidente con due mandati” per il quotidiano spagnolo El Pais che dedica un lungo articolo alla scomparsa di Napolitano, di cui ricorda anche la lunga carriera politica come presidente della Camera, ministro e senatore prima dell’approdo al Quirinale.

“Simbolo della longevità e della stabilità politica, per nove anni alla guida dello Stato”: così il quotidiano francese Le Monde ricorda la figura del presidente emerito Giorgio Napolitano, definendolo “un militante infaticabile venuto dal comunismo”.

Mattarella: Napolitano garante dei valori, votato alle istanze dei lavoratori

Mattarella: Napolitano garante dei valori, votato alle istanze dei lavoratoriRoma, 22 set. (askanews) – La morte di Giorgio Napolitano “mi addolora profondamente e, mentre esprimo alla sua memoria i sentimenti più intensi di gratitudine della Repubblica, rivolgo ai familiari il cordoglio dell’intera nazione”. Lo dichiara il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

“Nella vita di Giorgio Napolitano – sottolinea il capo dello Stato – si specchia larga parte della storia della seconda metà del Novecento, con i suoi drammi, la sua complessità, i suoi traguardi, le sue speranze. Dalla frequentazione, negli anni giovanili, dello stimolante ambiente culturale napoletano, all’adesione alla causa antifascista e del movimento comunista, all’impegno per lo sviluppo del Mezzogiorno e delle classi sociali subalterne, sino poi alla convinta opera europeistica e di rafforzamento dei valori delle democrazie, il presidente Napolitano ha interpretato significative battaglie per lo sviluppo sociale, la pace e il progresso dell’Italia e dell’Europa. Membro del Parlamento Europeo, e Presidente della sua Commissione Affari costituzionali, promosse il rafforzamento delle istituzioni comunitarie per un’Europa sempre più autorevole e unita. Eletto alle più alte magistrature dello Stato, Presidente della Camera dei Deputati, Senatore a vita, Presidente della Repubblica per due mandati, ha interpretato con fedeltà alla Costituzione e acuta intelligenza il ruolo di garante dei valori della nostra comunità, con sentita attenzione alle istanze di rinnovamento presenti nella società. Votato alla causa dei lavoratori, inesauribile fu la sua azione per combattere la spirale delle morti sul lavoro”.

Napolitano, Papa Francesco: conservo di lui grata memoria

Napolitano, Papa Francesco: conservo di lui grata memoriaMarsiglia, 22 set. (askanews) – “La scomparsa di suo marito, senatore Giorgio Napolitano, ha suscitato in me sentimenti di commozione e al tempo stesso di riconoscenza per questo uomo di stato che, nello svolgimento delle sue alte cariche istituzionali, ha manifestato grandi doti di intelletto e sincera passione per la vita politica italiana, nonchè vivo interesse per le sorti delle nazioni”. Lo scrive Papa Francesco in un telegramma inviato alla vedova Clio dell’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, deceduto oggi.

“Conservo – scrive ancora Francesco – grata memoria degli incontri personali avuti con lui, durante i quali ne ho apprezzato l’umanità e la lungimiranza nell’assumere con rettitudine scelte importanti, specialmente in momenti delicati per la vita del paese, con il costante intento di promuovere l’unità e la concordia in spirito di solidarietà, animato dalla ricerca del bene comune. Desidero esprimere a lei, ai figli e ai familiari la mia vicinanza, assicurando il ricordo nella preghiera. Nel porgere le mie condoglianze, invoco su di lei e sulle persone care la consolazione del cuore”.

Napolitano, Zaia: riconobbe coerenza di autonomia con Costituzione

Napolitano, Zaia: riconobbe coerenza di autonomia con CostituzioneVenezia, 22 set. (askanews) – “Con l’affermazione che l’autonomia è vera assunzione di responsabilità, il Presidente Napolitano non solo riconobbe la coerenza con la Carta fondamentale delle aspirazioni dei veneti ma, da garante della Costituzione, rimarcò il solco tracciato dai nostri Padri Costituenti, a cominciare dal suo predecessore Luigi Einaudi, con il loro disegno di una Repubblica squisitamente aperta alle autonomie. In questo e in altri richiami segnò un salto di qualità verso il federalismo. Anche per questo esprimo gratitudine alla memoria del Presidente Giorgio Napolitano nel momento del cordoglio mio e di tutto il Veneto per la sua scomparsa”. Queste le parole con cui il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, esprime il cordoglio per la morte del Presidente Emerito della Repubblica Giorgio Napolitano.

“Il Presidente Napolitano è il Capo dello Stato nelle cui mani ho giurato fedeltà alla Costituzione da ministro delle Politiche Agricole nel 2008 – prosegue il Governatore -. Nel segno della Carta su cui è fondata la Repubblica, a lui mi lega anche questo momento personale. Ma, in questo momento di lutto, il ricordo che più desidero sottolineare è quello di un uomo delle istituzioni molto vicino al Veneto, terra che gli apparteneva per aver abitato a Padova, dove ha studiato al Liceo Tito Livio, durante la seconda guerra mondiale”. “Ho avuto modo di incontralo in più occasioni durante le sue visite in Veneto e sempre, con la sua cortesia, faceva risaltare un interesse vivo per la nostra Regione – conclude il Presidente Zaia -. Ricordo la telefonata con cui mi raggiunse in occasione dell’alluvione del 2010, colloquio in cui si informava sui danni e sulle condizioni dei cittadini; mi annunciava il suo arrivo a breve e, dimostrando ancora una volta la sua attenzione per le realtà locali, il desiderio di incontrare i sindaci. Sentiva realmente che lo Stato non si fondava esclusivamente sulle istituzioni centrali. In più occasioni, infatti, ha riservato parole per sottolineare che gli enti territoriali erano quelli maggiormente vicini ai cittadini. Un ruolo che riconobbe anche con la sua rielezione al Quirinale, la prima nella storia della Repubblica, quando disse pubblicamente che era stato l’appello dei Governatori delle Regioni ad averlo convinto ad accettare”.

Mattarella: Napolitano garante valori, votato a istanze lavoratori

Mattarella: Napolitano garante valori, votato a istanze lavoratoriRoma, 22 set. (askanews) – La morte di Giorgio Napolitano “mi addolora profondamente e, mentre esprimo alla sua memoria i sentimenti più intensi di gratitudine della Repubblica, rivolgo ai familiari il cordoglio dell’intera nazione”. Lo dichiara il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

“Nella vita di Giorgio Napolitano – sottolinea il capo dello Stato – si specchia larga parte della storia della seconda metà del Novecento, con i suoi drammi, la sua complessità, i suoi traguardi, le sue speranze. Dalla frequentazione, negli anni giovanili, dello stimolante ambiente culturale napoletano, all’adesione alla causa antifascista e del movimento comunista, all’impegno per lo sviluppo del Mezzogiorno e delle classi sociali subalterne, sino poi alla convinta opera europeistica e di rafforzamento dei valori delle democrazie, il presidente Napolitano ha interpretato significative battaglie per lo sviluppo sociale, la pace e il progresso dell’Italia e dell’Europa. Membro del Parlamento Europeo, e Presidente della sua Commissione Affari costituzionali, promosse il rafforzamento delle istituzioni comunitarie per un’Europa sempre più autorevole e unita. Eletto alle più alte magistrature dello Stato, Presidente della Camera dei Deputati, Senatore a vita, Presidente della Repubblica per due mandati, ha interpretato con fedeltà alla Costituzione e acuta intelligenza il ruolo di garante dei valori della nostra comunità, con sentita attenzione alle istanze di rinnovamento presenti nella società. Votato alla causa dei lavoratori, inesauribile fu la sua azione per combattere la spirale delle morti sul lavoro”.

Napolitano, addio a “Re Giorgio”, primo (e unico) ex Pci a guida Repubblica

Napolitano, addio a “Re Giorgio”, primo (e unico) ex Pci a guida RepubblicaRoma, 22 set. (askanews) – E’ stato il primo – e finora unico – presidente della Repubblica ex comunista, il primo ad essere rieletto per un secondo mandato, il più anziano al momento dell’elezione al Colle, il primo dirigente comunista in viaggio ufficiale negli Usa, l’uomo del Pci che Henry Kissinger ha definito ‘il mio comunista preferito’, il primo comunista a guidare il ministero dell’Interno: è una carriera politica di primati quella di Giorgio Napolitano, ‘Re Giorgio’ come, durante gli anni al Quirinale, lo chiamavano in molti con malizia per alludere al suo decisionismo. Un uomo garbato e gentile nei modi, quasi aristocratico, ma fermo e determinato al momento di gestire i passaggi politici più complicati, dall’invasione russa in Ungheria nel 1956 alle dimissioni di Silvio Berlusconi e alla nascita del governo Monti con l’Italia in piena bufera finanziaria. Fino ad arrivare alla rielezione al Colle del 2013, quando un Parlamento paralizzato gli chiese quasi supplicandolo di rimanere, consacrandolo in una sorta di ossimoro, appunto un re della repubblica.

Un dirigente politico e uomo delle istituzioni che ha attraversato quasi un secolo di storia, sempre molto attento alla ‘ragion di Stato’ e ligio a quella disciplina di partito imparata nel Pci. Convinto sostenitore di un approccio riformista, pragmatico, che spesso, soprattutto nell’ultima fase della sua vita, lo ha portato ad essere considerato quasi un corpo estraneo dall’ala più radicale della sinistra. Figlio di un avvocato liberale, cresciuto nei quartieri Spagnoli di Napoli, Napolitano frequentò prima il liceo classico Umberto I e poi la facoltà di giurisprudenza all’Università Federico II dove si laureò con una tesi di economia politica su ‘Il mancato sviluppo industriale del Mezzogiorno dopo l’unità e la legge speciale per Napoli del 1904’. Proprio all’Università conobbe Clio Maria Bittoni, la donna che sposerà nel 1959 e con la quale ha avuto i figli Giovanni e Giulio.

L’iscrizione al Pci è del 1945, ma iniziò l’attività politica nei ‘Giovani universitari fascisti’, come accadde a molti adolescenti di quel periodo. Militanza che gli verrà poi più volte rinfacciata a sinistra e che lui, in un’intervista a Edmondo Berselli, spiegò così: ‘L’organizzazione degli universitari fascisti era in effetti un vero e proprio vivaio di energie intellettuali antifasciste mascherato e fino a un certo punto tollerato’. Sono anche gli anni in cui Napolitano si appassiona al teatro, conosce personaggi come i registi Francesco Rosi, Giuseppe Patroni Griffi, il giornalista Antonio Ghirelli che, raccontò in seguito, ‘mi convinse della dolorosa necessità che l’Italia per salvarsi doveva perdere la guerra’. Nel Pci entrò nel 1945, a venti anni esatti, e crebbe politicamente seguendo le orme di Giorgio Amendola, il leader dei ‘miglioristi’, la ‘destra’ del partito. Divenne presto segretario della federazione di Napoli e Caserta, poi deputato ininterrottamente dal 1953 al 1996, saltando solo la legislatura dal 1963 al 1968. Due volte eurodeputato, presidente della Camera dei deputati dal 1992 al 1994, ministro dell’Interno dal 1996 al 1998, senatore a vita dal 2005 al 2006, quando venne eletto presidente della Repubblica per la prima volta.

L’invasione sovietica dell’Ungheria, nel 1956, fu uno dei passaggi che segnarono per sempre la sua carriera politica e che lo toccarono anche sul piano personale. Napolitano, all’epoca, si schierò con gli invasori, difendendo la linea ufficiale della dirigenza Pci e attaccando uno dei suoi mentori, Antonio Giolitti, che invece aveva criticato l’intervento, una scelta che poi rinnegò più volte con pubbliche autocritiche. ‘Fu un episodio che determinò un lungo tormento autocritico, per me, – spiegò poi in un’intervista – e il discorso per approfondire quei momenti non può essere troppo sintetico. Di fatto mi espressi, alla tribuna dell’ottavo congresso del Pci, in aperta divergenza con lui’. Fu, ha raccontato Napolitano, ‘un errore in cui caddi in quanto mosso anche da un certo zelo conformistico e da una concezione sbagliata di una serie di problemi del socialismo e della democrazia, che fece restare, me e molti dirigenti del partito, sordi davanti alla battaglia di Budapest’. Un mea culpa ribadito con un gesto simbolico il giorno del suo insediamento al Quirinale, quando andò a trovare Giolitti: ‘Volli fargli visita subito dopo l’elezione per condividere con lui quel momento cruciale del mio percorso dentro le istituzioni, dopo che ne avevamo condivisi insieme tanti altri, dal dopoguerra in avanti’.

D’altro canto fu proprio lui, dodici anni dopo l’invasione dell’Ungheria, a scrivere il comunicato con cui la direzione del Pci condannò l’intervento russo in Cecoslovacchia, un dissenso che avrebbe di fatto avviato il progressivo allontanamento di Botteghe oscure da Mosca. La sera del 20 agosto 1968 le truppe russe entrarono nel Paese per fermare la stagione di riforme avviata da Alexander Dubcek, Napolitano raccontò quelle ore nel suo libro ‘Dal Pci al socialismo europeo’: ‘Fui svegliato nella notte da una telefonata che mi disse della notizia e quindi diedi istruzioni perché fossero convocati d’urgenza a Botteghe oscure, nelle prime ore del mattino, i membri della direzione del partito presenti a Roma. Non potei ovviamente più chiudere occhio, in preda com’ero a una vivissima agitazione, e pensai alla proposta da presentare poche ore dopo per una presa di posizione a nome dell’ufficio politico del partito. Stesi così un progetto di breve risoluzione, che sottoposi alla riunione del mattino’. Ma il ‘ministro degli esteri del Pci’, come lo definì Bettino Craxi interrogato da Antonio Di Pietro, fu anche l’uomo che avviò il disgelo tra Botteghe oscure e gli Usa. Un primo tentativo c’era stato nel 1975, quando venne invitato a tenere delle conferenze in alcune università. Il viaggio però venne annullato perché Kissinger, allora segretario di Stato, gli negò il visto. L’operazione andrò in porto nell’aprile 1978, a poche settimane dal rapimento di Aldo Moro e anche Giulio Andreotti si spese per convingere Washington a dare il via libera: ‘Mi diedi da fare anch’io con l’ambasciata statunitense a Roma – raccontò poi – perché quel visto fosse concesso. Si trattava infatti di un’occasione importantissima: Napolitano potè spiegare agli americani l’evoluzione del Pci e il senso della politica che il suo partito perseguiva in quegli anni’. Lo stesso Kissinger, peraltro, arrivò appunto a definirlo ‘il mio comunista preferito’. Fu grande sostenitore di una linea riformista, fautore del dialogo con i socialisti, persino quando cominciarono ad emergere i primi scandali politici. Quelle questioni, per Napolitano, non potevano impedire la costruzione di un fronte comune. La battaglia di Enrico Berlinguer sulla questione morale non la condivise, all’intervista del segretario Pci a Repubblica sulla ‘diversità comunista’ replicò dopo qualche settimana sull’Unità, il 21 agosto 1981 criticando le ‘reazioni indiscriminate, atteggiamenti di pura denuncia’. Per Napolitano ‘la necessaria polemica con altri partiti, la preoccupazione per i loro comportamenti più torbidi, non può comunque oscurare la nostra visione unitaria’. L’aspirazione all’unità delle forze progressiste rimase una costante del suo impegno politico. Anche quando nel 1989 si arrivò alla svolta della Bolognina di Achille Occhetto, Napolitano provò a spingere in quella direzione. Con la manifestazione dei ‘miglioristi’ del dicembre 1990, aperta anche a esponenti socialisti, tentò di superare le divisioni dei decenni passati, acuitesi negli anni ’80. Ma poi – spiegò in un’intervista – dovette prendere atto che ‘le forze di questa componente erano limitate e non riuscirono a influenzare in modo determinante i caratteri del nuovo partito che nasceva dal vecchio tronco del Pci’. Del resto, a complicare la riunificazione a sinistra arrivò Tangentopoli. Napolintano venne eletto presidente della Camera nel 1992 venne eletto presidente della Camera, quando Oscar Luigi Scalfaro diventò presidente della Repubblica. Erano appunto i mesi in cui crollò la prima Repubblica, sotto i colpi delle inchieste. Il ‘Palazzo’ era sotto attacco, a febbraio 1993 si presentò a Montecitorio la Guardia di Finanza per avere accesso ai bilanci dei partiti. Napolitano disse no, appellandosi alla ‘immunità di sede’. Bettino Craxi, interrogato da Di Pietro, attaccò proprio l’allora presidente della Camera dicendo che non era possibile credere che ‘non si fosse mai accorto del grande traffico che avveniva sotto di lui tra i vari rappresentanti e amministratori del Pc e i paesi dell’est’. Napolitano non rispose a quelle accuse, nel 2010 – in occasione del decennale della morte – scrisse da presidente della Repubblica una lettera alla famiglia del leader socialista nella quale, tra le altre cose, disse che la responsabilità di quei ‘fenomeni degenerativi’ ricadde con ‘durezza senza eguali sulla sua persona’. Durante il governo Prodi fu ministro dell’Interno, nel 1999 venne eletto eurodeputato per la seconda volta (la prima fu nel 1989) e nel 2005 Carlo Azeglio Ciampi lo nominò senatore a vita, carica che di solito segna la conclusione di una carriera politica ma che, nel caso di Napolitano, fu solo un’altra tappa verso l’impegno più importante della sua vita. Dopo soli otto mesi, infatti, toccò proprio a Napolitano succedere a Ciampi al Quirinale. Un mandato difficile, con una prima crisi di governo già nel 2008, quando cadde il secondo governo Prodi e si andò alle elezioni vinte con una larga maggioranza dal centrodestra, ancora guidato da Silvio Berlusconi. Nel 2010 di nuovo una forte turbolenza mette a rischio la tenuta dell’esecutivo, Gianfranco Fini rompe con Berlusconi, a dicembre si va alla conta sulla fiducia in Parlamento e il leader di Fi la spunta per tre voti, grazie all’appoggio di alcuni parlamentari arrivati dall’opposizione, i ‘responsabili’ come li chiamò il premier. Solo pochi mesi dopo, a marzo 2011, un altro passaggio strettissimo. In Libia c’è la guerra, Francia e Gb hanno già deciso di intervenire, mentre Berlusconi – in ottimi rapporti con Gheddafi – non ne vuole sapere. L’Onu dà il via libera all’intervento armato e l’Italia deve decidere. In una drammatica riunione improvvisata al teatro dell’Opera di Roma, dove era in corso un concerto per i 150 anni dell’unità d’Italia – Napolitano, Berlusconi, Ignazio La Russa e altri membri del governo discutono della questione. Il centrodestra, in seguito, racconterà quella sera attribuendo di fatto all’allora capo dello Stato la decisione di far partecipare anche l’Italia all’intervento armato. Napolitano, in una intervista del 2017, ammise la contrarietà di Berlusconi ma aggiunse: ‘Dire che il governo cedette alle pressioni del capo dello Stato in asse con Sarkozy non corrisopnde alla realtà’. Certo, ‘in quella sede informale tutti potemmo renderci conto della riluttanza del presidente Berlusconi’ ma ‘non poteva che decidere il governo, in armonia col Parlamento’. Ancora qualche mese e scoppia la crisi dello spread, mentre Berlusconi è travolto dallo scandalo delle ‘cene eleganti’. I tassi di interesse sui titoli pubblici italiani schizzano in alto, ad agosto la Bce scrive una lettera al governo italiano – firmata da Trichet e Draghi – per sollecitare misure urgenti, all’estero cresce la sfiducia verso la capacità di tenuta dell’Italia, Merkel e Sarkozy mettono in scena il famoso sguardo complice, con sorrisetto, quando viene chiesto loro di Berlusconi. A inizio novembre il premier si dimette e Napolitano affida l’incarico a Monti, appena nominato senatore a vita. Il leader di Fi, in seguito, parlò più volte di ‘colpo di stato’. L’ex presidente in una lettera a Repubblica replicò alle accuse definendole ‘solo fumo’ e ricordando che l’unico motivo della crisi fu il ‘logoramento della maggioranza di governo uscita vincente dalle elezioni del 2008’. Nell’aprile 2013 il Parlamento dovrebbe eleggere il successore di Napolitano, ma le elezioni di un mese prima non avevano prodotto una maggioranza. L’exploit del Movimento 5 stelle manda in tilt il sistema, non c’è una maggioranza e le Camere non trovano i voti per eleggere un nuovo presidente, i partiti di fatto implorano il capo dello Stato uscente che ancora pochi giorni prima aveva detto di no ad eventuali bis. Napolitano viene rieletto, il suo discorso di insediamento è uno schiaffo alle forze politiche, una strigliata che tutti – tranne M5s – applaudono come se fosse diretta a qualcun altro. Nasce il governo Letta, sostenuto da centrodestra e centrosinistra, ma la larga coalizione si incrina in autunno, quando il Senato vota la decadenza di Berlusconi, condannato per frode fiscale, applicando la legge Severino. Fi esce dalla maggioranza, resta Angelino Alfano con una pattuglia di parlamentari che garantisce i numeri. Ma sono solo pochi mesi, Napolitano deve gestire una nuova crisi perché nel frattempo Matteo Renzi diventa segretario del Pd e diventa irresistibile la spinta per un passaggio di consegne a palazzo Chigi. A febbraio 2014 si insedia il nuovo governo, l’ultimo dell’era di Re Giorgio. Il presidente si dimette a inizio 2015 e a 90 anni, torna al suo scranno di senatore a vita. All’inizio della nuova legislatura, nel marzo 2018, presiede ancora una volta il Senato, in attesa dell’elezione del nuovo presidente. Pochi mesi dopo il malore e l’operazione al cuore che, di fatto, hanno segnato la fine della sua lunghissima carriera politica.

Tumori e CAR-T, la rivoluzione dei “farmaci viventi”

Tumori e CAR-T, la rivoluzione dei “farmaci viventi”Roma, 22 set. (askanews) – Possiamo considerarli veri e propri “farmaci viventi”. I linfociti T sono cellule del sistema immunitario. I ricercatori sono oggi capaci di “istruirli” contro i tumori tramite tecniche di ingegneria genetica. Le famose CAR-T sono infatti ormai una realtà: ad oggi si contano già sei farmaci approvati e più di 1400 studi clinici registrati nel mondo. A discutere di questa nuova frontiera dell’immunoterapia sono oltre mille scienziati che partecipano al CICON23 (International Cancer Immunotherapy Conference), evento organizzato dal Network Italiano per la Bioterapia e l’Immunoterapia dei Tumori (NIBIT) che si chiude domani a Milano. La conferenza offre uno spaccato unico sulle realtà accademiche e industriali impegnate nello sviluppo di nuove terapie volte ad eliminare selettivamente le cellule impazzite.

“Il nostro sistema immunitario si è evoluto per imparare a riconoscere agenti infettivi come virus e batteri, ed è capace di riconoscere anche ‘cellule tumorali impazzite’ e spesso di eliminarle prima ancora che si sviluppi un vero e proprio tumore. In alcuni casi però, il tumore si nasconde o spegne le risposte immunitarie, sfuggendo al controllo e prendendo il sopravvento. Da qui l’idea di provare ad amplificare i meccanismi naturali delle cellule del sistema immunitario”, spiega Anna Mondino, responsabile dalla Unità di attivazione linfocitaria presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele. Aggiunge Giulia Casorati, responsabile dell’Unità di immunologia sperimentale presso lo stesso istituto: “Ad oggi, si possono ottenere linfociti anti-tumorali direttamente dai tumori dei pazienti (linfociti infiltranti i tumori), o generarli in laboratorio tramite ingegneria genetica. Abbiamo infatti imparato a modificare geneticamente cellule del sistema immunitario del paziente con molecole naturali (come il recettore delle cellule T, TCR), o sintetiche (come il recettore antigenico chimerico, CAR) che le guidano a riconoscere ed uccidere le cellule tumorali”. Una strategia studiata da Chiara Bonini, oggi professore ordinario di Ematologia all’Università Vita-Salute San Raffaele, che già da studentessa nel gruppo diretto da Claudio Bordignon pubblicò nel 1997 su Science il primo lavoro di ingegneria genetica dei linfociti. “Sappiamo oggi come accendere e spegnere molecole che possono rispettivamente attivare o inibire i linfociti e abbiamo nuove metodologie sempre più efficaci e sicure per modificare geneticamente le cellule dei pazienti – spiega la scienziata -. I risultati sono entusiasmanti. La terapia con CAR-T ha ottenuto una risposta completa in una elevata percentuale di pazienti nel trattamento di alcune neoplasie ematologiche. Sappiamo però che i pazienti possono avere ricadute cliniche perché il tumore impara a sfuggire alla terapia”.

Inoltre, il trattamento dei tumori solidi rappresenta ostacoli aggiuntivi. “Stiamo dotando le CAR-T di nuove armi contro il neuroblastoma, una malattia, ad oggi senza una vera alternativa terapeutica”, commenta Gianpietro Dotti, ricercatore italiano ora al Lineberger Comprehensive Cancer Center dell’Università del North Carolina negli Stati Uniti.