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Tag: Sanremo 2023

Covid, Nursind: “Potenziare SSN per onorare memoria vittime”

Covid, Nursind: “Potenziare SSN per onorare memoria vittime”

Bottega: “Libera professione infermieri sarebbe primo passo per migliorare offerta servizi”

Roma, 17 mar. (askanews) – “Il modo migliore per onorare le vittime del Covid è mettere in campo azioni concrete per potenziare il Ssn a partire dalla medicina territoriale che ha mostrato tutte le sue lacune durante la pandemia”. Lo dice Andrea Bottega, segretario nazionale del Nursind, alla vigilia della giornata nazionale dedicata. “Consentire la libera professione agli infermieri, per esempio – prosegue -, sarebbe già un primo passo per migliorare l’offerta dei servizi, oltre che per cercare di incentivare la categoria a non abbandonare il lavoro”.
Secondo Bottega, “è un processo che non si può più rimandare e che non può prescindere dal rafforzamento dell’organico infermieristico e dalla valorizzazione dei professionisti della salute. Ecco perché, tra le altre cose, è necessario che il governo reperisca le risorse adeguate per il rinnovo contrattuale del triennio 2022-2024”.
“Un obiettivo sul quale – conclude il segretario – eserciteremo una pressione costante sulle istituzioni di riferimento”.

Usa, Produzione industriale in febbraio invariata come da stime

Usa, Produzione industriale in febbraio invariata come da stimeNew York, 17 mar. (askanews) – In febbraio, la produzione industriale negli Stati Uniti, secondo i dati della Federal Reserve è rimasta pressoché invariata rispetto al mese precedente, quando aveva registrato un dato a 103 punti. Gli analisti avevano anch’essi previsto un dato stazionario. La produzione totale rispetto a febbraio 2022 è scesa dello 0,2%.
La produzione manifatturiera, in febbraio, ha registrato un rialzo dello 0,1%, mentre l’indice del settore minerario è sceso dello 0,6%; mentre l’indice dei servizi di pubblica utilità è aumentato dello 0,5%.
L’utilizzo della capacità degli impianti – che misura la produzione industriale rispetto al potenziale – è rimasta invariata al 78,3%, contro attese per un 78,3%. Il dato di gennaio sulla produzione è stato rivisto a +0,3%; mentre la capacità di utilizzo degli impianti rivista, è passata da 78,3% a 78%.

Svb, la Holding ricorre al capitolo 11 per protezione da fallimento

Svb, la Holding ricorre al capitolo 11 per protezione da fallimentoNew York, 17 mar. (askanews) – La holding della Silicon Valley Bank, SVB Financial Group, venerdì mattina ha presentato istanza di protezione dal fallimento secondo il capitolo 11 presso la corte del distretto meridionale di New York.
La decisione, annunciata da un comunicato stampa, mira preservare il valore dell’attività in vista di una ristrutturazione, che non esclude la vendita, sotto la supervisione della della Federal Deposit Insurance, che ha assunto il controllo di SVB una settimana fa.
La holding, nel comunicato, ha dichiarato di avere circa 2,2 miliardi di dollari di liquidità. Il debito finanziato di SVB Financial Group è di circa 3,3 miliardi di dollari in capitale aggregato. L’unità titoli di SVB, SVB Securities, e le attività di capitale di rischio, SVB Capital, non sono incluse nel deposito del capitolo 11.

Grandine: nell’area Mediterraneo l’Italia è il Paese più colpito

Grandine: nell’area Mediterraneo l’Italia è il Paese più colpitoRoma, 17 mar. (askanews) – Le grandinate sono tipicamente eventi di breve durata e di limitata estensione spaziale, fattori che ne complicano notevolmente l’osservazione laddove non siano disponibili strumenti di misurazione a terra, come i radar. I ricercatori dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna (Cnr-Isac), utilizzando i dati forniti dai satelliti, hanno indagato l’incidenza dei temporali grandinigeni nel Mediterraneo, un’area di particolare interesse perché è una di quelle maggiormente colpite dagli effetti del cambiamento climatico. Nell’ambito di questa ricerca, pubblicata sulla rivista Eos, è stata definita la prima mappa globale di grandine ad alta risoluzione, realizzata utilizzando un set completo di dati provenienti dallo spazio.
“Abbiamo analizzato l’intera rete di sensori satellitari che fanno parte della missione spaziale internazionale Global Precipitation Measurements (GPM). Questo tipo di sensori consentono di utilizzare una vasta gamma di frequenze di sondaggio e hanno un’elevata copertura spaziale, offrendo notevoli potenzialità in termini di rilevamento e di indagine delle grandinate”, spiega Sante Laviola, ricercatore del Cnr-Isac e primo autore dello studio.
Secondo questa ricerca, l’Italia risulta essere il Paese dell’area mediterranea maggiormente colpito dagli eventi grandinigeni, trainando l’incremento delle precipitazioni nell’intero bacino. “I valori rilevati indicano che negli ultimi vent’anni il Mediterraneo si sta riscaldando il 20% più velocemente rispetto alla media globale, con la conseguente variazione dei regimi delle precipitazioni, che aumentano per intensità e frequenza. Nonostante ci sia una grande variabilità tra un anno e l’altro, in tutta l’area si può notare un trend di aumento, pari al 30%, per quanto concerne le precipitazioni di grandine sia intense che estreme. In particolare, nella nostra Penisola si è raggiunto il numero medio più alto di questo tipo di precipitazioni, che si concentrano maggiormente nel nord durante l’estate, mentre crescono nel centro-sud tra la fine dell’estate e l’autunno”, prosegue il ricercatore del Cnr.
Attraverso questi dati – evidenzia il Cnr – i ricercatori potranno migliorare i modelli metereologici e climatici, supportando anche la gestione del rischio con l’obiettivo di mitigare gli effetti della grandine sul territorio e sulle attività dell’uomo. “Una mappa globale di grandine, che può essere prodotta ogni tre ore, fornisce un’informazione – finora inesistente – utile per poter studiare la distribuzione dei pattern grandinigeni su ogni area del pianeta, e in particolar modo in mare. Se da punto di vista operativo le nostre mappe globali permettono di osservare le grandinate anche su aree del pianeta scoperte da sistemi di misura al suolo, da un punto di vista climatico renderebbero possibile replicare il nostro studio su altri hotspot climatici della Terra”, conclude Laviola.

Giornata dell’acqua: italiani promossi ma con riserva

Giornata dell’acqua: italiani promossi ma con riservaMilano, 17 mar. (askanews) – Torna il 22 marzo la Giornata mondiale dell’acqua e con essa i consigli per un uso consapevole delle risorse idriche, come evitare di tenere aperto il rubinetto inutilmente, preferire la doccia alla vasca da bagno, usare l’acqua corrente solo quando serve. L’80% degli italiani ha fatto propri questi consigli e li mette in pratica ogni giorno. È quanto emerge dalla ricerca svolta da SodaStream, marchio leader nell’acqua frizzante, partendo dal tema centrale del World Water Day 2023 “Accelerating change”, un invito collettivo a essere parte del cambiamento con il proprio personale contributo.
Nel complesso emergono dati positivi sui comportamenti più semplici da attuare. Il 90% degli intervistati, infatti, usa la doccia e non la vasca da bagno e ne limita l’uso entro dieci minuti, l’80% chiude il rubinetto quando l’acqua non serve (lavaggio dei denti, rasatura ecc.), il 94% usa la lavatrice e la lavastoviglie solo a pieno carico e il 63% lava le verdure in ammollo e non sotto l’acqua corrente. Un’analisi più approfondita, però, mette in evidenza che c’è ancora margine di miglioramento su tutti quei comportamenti che richiedono più attenzione in termini di tempo e impegno economico.
Nonostante la costante attività di sensibilizzazione da parte di associazioni, istituzioni e opinion leader, oltre il 50% degli italiani sciacqua ancora i piatti prima di metterli in lavastoviglie e più del 50% non pensa mai a come riciclare l’acqua che utilizza in casa. Inoltre, se il 75% fa costantemente una corretta manutenzione dell’impianto idraulico per evitare sprechi, solo il 47% degli intervistati può contare su rubinetti di ultima generazione. Un dato che dimostra quanto la rubinetteria con tecnologia a risparmio idrico sia assente nelle case di oltre la metà degli intervistati.
In generale gli italiani si dimostrano più attenti a risparmiare acqua nella maggior parte delle attività quotidiane ma ci sono margini di crescita, facendo proprie altre piccole abitudini per non sprecarla: riutilizzare l’acqua di cottura di pasta e verdure (per esempio per sciacquare i piatti prima di metterli in lavastoviglie o come concime naturale), utilizzare l’acqua del deumidificatore o dell’asciugatrice per il ferro da stiro (quest’accortezza allunga la vita dell’elettrodomestico perché priva di calcare), monitorare i consumi (controllare periodicamente il contatore è il modo migliore di accorgersi subito di perdite invisibili), quando si va in vacanza chiudere il rubinetto centrale (per evitare sprechi e danni in caso di guasti agli impianti).

Going: il tour operator fa partire il programma Resort

Going: il tour operator fa partire il programma ResortRoma, 17 mar. (askanews) – Negli ultimi mesi, Il tour operator collegato al gruppo MSC Cruises si è reso protagonista di continue evoluzioni e sviluppi, a cominciare dai nuovi rilasci per la piattaforma di dynamic packaging Going4you, della divisione incoming Going2Italy, del programma sinergico con MSC, Going4Cruises. Ora è la volta di completare la propria offerta con Going Resort, che diventa una divisione aziendale dedicata al prodotto di ospitalità leisure, con il quale il tour operator intende ulteriormente caratterizzare e qualificare la sua proposta al mercato. La business unit viene affidata alla guida di Beppe Pellegrino, noto professionista del settore che ha una lunga carriera al suo attivo nell’ambito del tour operating e dell’hospitality, avendo operato in Italia e all’estero per I Grandi Viaggi, I Viaggi del Ventaglio, Pianeta Terra e Settemari.
«Dopo l’ingresso di Maurizio Casabianca, chief commercial & operations officer di Going, l’arrivo recente di Roberto Pannozzo alla guida del settore incoming Goig2Italy ed oggi di Beppe Pellegrino in Going Resorts sono la testimonianza dell’investimento che il Gruppo ha deciso di operare con Going e della fiducia riposta in un progetto di crescita internazionale», ha dichiarato il CEO Domenico Pellegrino.

Mangiare cibi a con farina di insetti: per 1 italiano su 3 si può fare

Mangiare cibi a con farina di insetti: per 1 italiano su 3 si può fare

Ricerca Università di Bergamo. Il settore in Europa vale oltre 260 mln

Milano, 17 mar. (askanews) – Un italiano su tre è propenso ad acquistare alimenti che contengono insetti commestibili. E la maggior parte di loro lo farebbe per soddisfare la propria curiosità e per sperimentare alimenti innovativi. È quanto emerso da “Insect food e consumatori”, la più recente indagine sul tema realizzata dall’Università degli Studi di Bergamo e presentata in occasione dell’evento “Cibi a base di insetti: cosa ne pensano i consumatori?”, presso il dipartimento di Scienze aziendali, con la partecipazione di Giovanni Malanchini, consigliere della Regione Lombardia, di Ipiff (International platform of insects for food and Feed) e di Alia Insect Farm.
Con l’entrata in vigore nel 2018 della normativa Europea (Reg UE 2015/2283) che legittima il consumo degli insetti e la loro appartenenza alla categoria di “Novel food”, con la conseguente possibilità di allevare e introdurre sul mercato tali insetti e le farine derivate, infatti, il settore è cresciuto notevolmente. E si stima possa crescere ancora: in Europa, in particolare, il valore di mercato del novel food si appresta a triplicare, passando da 82 milioni di dollari del 2018 ai 261 milioni previsti nel 20231. Attualmente, il settore europeo degli insetti è composto nella maggior parte da piccole e medie imprese come start up, ma anche grandi aziende che prima erano attive in settori diversi come quello del pet food.
Come evidenziato da Ipiff, organizzazione no-profit che rappresenta gli interessi del settore dei produttori di insetti, la produzione si basa su qualche migliaio di tonnellate (volumi destinati sia al settore feed che food), mentre gli investimenti hanno già superato quota un miliardo di euro e si stima arriveranno ai tre miliardi nel 2025. Il settore degli insetti raggiungerà entro il 2030 oltre 30 mila impiegati full time.
Le opportunità sono anche e soprattutto sul fronte della domanda di mercato. Nonostante le precedenti ricerche in Italia abbiano evidenziato una ridotta disponibilità di acquistare o assaggiare cibi a base di insetti i nuovi dati presentano un’attitudine diversa e sostanziale: un italiano su tre si è detto favorevole al consumo di insect food. L’indagine è stata condotta su un campione composto da 1.170 individui rappresentativi della popolazione italiana, i cui dati sono stati raccolti in un intervallo di tempo compreso tra ottobre 2021 e settembre 2022. In base alle risposte ottenute dai questionari somministrati, in particolare, risulta che il 9% degli intervistati sarebbe “altamente propenso” a consumare insect food e il 21% “mediamente propenso”, mentre il restante 70% si dichiara poco propenso.
La ricerca dell’Università di Bergamo poi, per la prima volta, a profilare le caratteristiche dei consumatori, individuando quattro gruppi omogenei per caratteristiche sociodemografiche, comportamentali e psicologiche: i progressisti, gi inconvincibili, gli edonisti e i follower. Gli edonisti (15% del totale degli intervistati, 181 individui), in particolare, sono tra i più aperti all’acquisto. Sono soprattutto uomini, fino ai 25 anni d’età, per lo più onnivori, con un livello di istruzione media e una vita attiva (dichiarano di praticare sport fino a 5 volte a settimana). Rispetto agli altri cluster, registrano la percentuale più alta di soggetti che hanno già avuto esperienze passate con il consumo di cibo a base di insetti, e l’interesse più basso verso le dimensioni di salubrità ed etica nelle decisioni alimentari. Altrettanto interessati all’insect food sono i “progressisti” (18%, 208 soggetti): persone over 40, equamente divise tra uomini e donne, per lo più liberi professionisti e imprenditori e un livello di scolarizzazione universitario. Si definiscono onnivori e praticanti sport individuali con una media di una o due volte a settimana. Sono i più interessati a provare alimenti inusuali e nuovi e compiono scelte di acquisto alimentari che tengano conto delle proprietà salutistiche degli alimenti e della loro dimensione etica. I meno interessati all’insect food sono gli “inconvincibili” e i “follower”. Gli “inconvincibili” (33%, 391 partecipanti), composti soprattutto da donne, tra i 18 e 25 anni, con un livello di istruzione medio-alto, sono onnivori e non hanno avuto esperienze pregresse con il cibo a base di insetti. Non vogliono esplorare alimenti nuovi e sono poco interessati alla dimensione salutistica degli alimenti. I secondi, ovvero i “follower” (33%, 390 consumatori), sono rappresentati soprattutto da donne, over 26, con istruzione intermedia e sedentarie. Interessati alla salubrità e alla dimensione etica degli alimenti acquistati, tendono a volersi conformare alle opinioni altrui, non hanno mai avuto esperienze pregresse con il cibo a base di insetti e non vogliono variare i loro consumi alimentari.
Ma quali sono le variabili che possono accostarsi all’intenzione di acquisto di alimenti a base di insetti? Spiccano le esperienze pregresse nel consumo di insetti: chi ha già sperimentato alimenti a base di insetti risulta più incline a ripetere l’esperienza; il genere, con gli uomini maggiormente inclini alla possibilità di acquistare cibi a base di insetti; la propensione al cambiamento: i soggetti più curiosi risultano più aperti all’entomofagia.
“‘Insect food e consumatori” è la prima indagine che offre una profilazione degli italiani sul tema, rappresentando un riferimento importante per tutto il settore in Italia -ha spiegato Riccardo Valesi, ricercatore del dipartimento di Scienze aziendali dell’Università degli Studi di Bergamo – Come evidenziato dalla ricerca, i driver principali che spingerebbero i consumatori all’acquisto di questi alimenti sono la curiosità e lo spirito innovativo. Ma questo è solo il primo passo per indagare un mercato molto promettente per il futuro: condurremo altri studi per approfondire il rapporto tra italiani e insect food utilizzando anche tecniche neuroscientifiche che potrebbero includere l’assaggio diretto di questi cibi al fine di valutare i processi percettivo-emotivi impliciti sottesi ai soggetti rientranti nei target primari (progressisti ed edonisti) e secondari (follower)”.

Diabete in corsia, nuove linee guida per gestire fenomeno in crescita

Diabete in corsia, nuove linee guida per gestire fenomeno in crescitaRoma, 17 mar. (askanews) – Sono sempre più numerose le persone affette da diabete o da glicemia elevata ricoverate negli ospedali italiani, nei reparti di chirurgia, come in quelli di medicina o specialistici. Ma non sempre si ha la possibilità di consultare un diabetologo per impostare un adeguato iter diagnostico-terapeutico. Eppure gestire correttamente il diabete (o le iperglicemie da stress o altro) è fondamentale per assicurare al paziente il miglior esito delle cure e una breve degenza. Alla luce di queste considerazioni gli esperti della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI) hanno messo insieme una task force di esperti di varie società scientifiche per redigere delle linee guida ad hoc, un vero e proprio vademecum per la gestione del diabete o delle iperglicemie ‘non-diabete’ durante il ricovero, anche da parte di non specialisti in materia. Le linee guida sono pubblicate sul portale del Sistema Nazionale Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità. Sono circa 4 milioni gli italiani che convivono con il diabete e tra questi, uno su 6 viene ricoverato almeno una volta l’anno. Questo significa che il tasso di ricovero di queste persone è oltre il doppio di quello della popolazione generale (235 per mille persone, contro 99 per mille persone) e la loro permanenza in ospedale è in media di 1,5 giorni superiore agli altri. Ma il fenomeno può essere osservato anche da un’altra prospettiva: il 20-25% dei ricoverati per altre patologie è affetto da diabete e la presenza di questa condizione ha un notevole impatto sugli esiti (nel caso del Covid ad esempio, il 30,3% dei deceduti aveva il diabete). Tuttavia, non tutte le glicemie alte riscontrate durante il ricovero sono imputabili al ‘diabete’.
“Tra tutte queste iperglicemie – spiega il professor Giorgio Sesti, presidente della Società Italiana di Medicina Interna, SIMI – ci sono infatti le persone con diabete ‘noto’, i casi di diabete ‘di prima diagnosi’ (cioè i casi di diabete diagnosticati per la prima volta in occasione del ricovero), ma anche le ‘iperglicemie correlate al ricovero o da stress’, che spesso scompaiono con la dimissione. Servono dunque expertise adeguate per condurre ad una corretta diagnosi e al trattamento di queste condizioni durante il ricovero, organizzando l’assistenza del paziente, una volta dimesso”. Ma la maggior parte dei ricoveri di persone con diabete o iperglicemia avviene al di fuori delle diabetologie. Alla luce di tutte queste considerazioni è scaturita dunque la necessità di mettere a terra una linea guida ad hoc per la ‘Gestione del diabete o dell’iperglicemia nel paziente adulto ricoverato in un setting clinico non critico’ (cioè al di fuori di terapie intensive o subintensive). Un’iniziativa fortemente voluta e promossa dalla Società Italiana di Medicina Interna (SIMI), che l’ha realizzata insieme all’Associazione Medici Diabetologi (AMD), alla Società Italiana di Diabetologia (SID), alla Federazione Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti (FADOI), alla Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) e all’Associazione Nazionale Infermieri di Medicina (ANIMO).

I piani Ue sull’industria Green e per ridurre la dipendenza da Cina

I piani Ue sull’industria Green e per ridurre la dipendenza da CinaBruxelles, 16 Mar. (askanews) – La Commissione europea ha presentato ieri a Bruxelles i due attesi regolamenti sul piano industriale per l’obiettivo zero emissioni nette (“Net-Zero Industry Act”) e sulla riduzione dell’eccessiva dipendenza da paesi terzi, e soprattutto dalla Cina, per l’approvvigionamento di materie prime critiche per il Green Deal (“Critical Raw Material Act”).
Il “Net-Zero Industry Act” mira a produrre in Europa almeno il 40% di quanto è necessario al Green Deal, non con un obiettivo vincolante di politica industriale (che non sarebbe possibile nell’Ue), ma creando le condizioni normative affinché ciò avvenga. Non dovrà più succedere quello che è accaduto con i pannelli solari, che sono stati introdotti in Europa e incentivati dalle politiche ambientali dell’Ue, ma che oggi sono prodotti praticamente solo in Cina, come ha ricordato il vicepresidente esecutivo della Commissione per il Green Deal, Frans Timmermans.
In particolare, verranno semplificate e rese più molto rapide le procedure autorizzative per i progetti industriali nell’ambito del Green Deal, che dovranno essere aggregate, quando ce ne sono di diverso tipo, in uno sportello unico. Il tempo massimo per ottenere l’autorizzazione dovrà essere ridotto a 12-18 mesi al massimo, attraverso un potenziamento del personale e dei mezzi a disposizione delle amministrazioni pubbliche negli Stati membri.
Per una serie di tecnologie individuate come davvero strategiche per la transizione verde, che vengono elencate in una lista allegata al regolamento (solare termico e fotovoltaico, eolico, batterie e accumulatori, pompe di calore ed energia geotermica, elettrolizzatori e celle a combustibile, biogas e biometano, cattura e stoccaggio del carbonio, tecnologie per la rete elettrica) gli Stati membri potranno concedere ai progetti lo status di priorità, come “progetti strategici a zero emissioni nette”. Questi progetti potranno essere considerati “di interesse pubblico prevalente” e beneficiare di termini di autorizzazione ancora più brevi: da 9 a 12 mesi.
Le autorizzazioni più rapide non dovranno compromettere l’integrità e la validità delle procedure previste per la valutazione dell’impatto ambientale dei progetti, ma nel caso che questi siano stati definiti “di prevalente interesse pubblico”, le autorità competenti dovranno considerare attentamente a quali scelte dare la priorità.
Un elemento importante della proposta riguarda lo stoccaggio del carbonio, che è una delle soluzioni individuate come necessarie per decarbonizzare l’industria. Il regolamento fissa a livello europeo l’obiettivo di raggiungere una capacità di iniezione nei siti di stoccaggio di 50 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2030. L’industria del petrolio e del gas avrà l’obbligo di fornire i siti di stoccaggio, che oggi scarseggiano.
Strettamente connesso allo “Zero-Net Industry Act” è l’altro regolamento, che riguarda le materie prime critiche per la transizione verde (e anche per quella digitale). In questo caso, gli obiettivi indicativi che la Commissione propone riguardano l’estrazione dei minerali, la loro raffinazione e il riciclaggio. Entro il 2030, l’Ue dovrebbe riuscire a produrre sul proprio territorio almeno il 10% delle materie prime critiche utilizzate per la propria industria, a raffinarne almeno il 40% e a riciclarne almeno il 15%. Inoltre, ed è forse l’obiettivo più significativo, sempre entro il 2030 l’Unione dovrà fare tutto il possibile per evitare di essere dipendente da un solo paese per più del 65% dei propri approvvigionamenti di materie prime critiche.
Il percorso verso questa riduzione della dipendenza dell’industria dell’Ue verrà monitorato costantemente, e se la Commissione verificherà il rischio di mancare gli obiettivi del 2030, potrà valutare la possibilità di esercitare i propri poteri per ricorrere a misure che ne assicurino il conseguimento (ma il testo del regolamento evita di usare l’aggettivo “vincolanti” per gli obiettivi).
“Per la produzione di turbine eoliche – ha sottolineato il vicepresidente esecutivo della Commissione responsabile per il commercio internazionale, Valdis Dombrovskis presentando la proposta in conferenza stampa -, la domanda di terre rare dovrebbe essere da cinque a sei volte superiore entro il 2030 rispetto a oggi, e da sei a sette volte superiore entro il 2050. Per le batterie dei veicoli elettrici, la domanda di litio dovrebbe essere 12 volte maggiore entro il 2030 e 21 volte maggiore entro il 2050”. Il regolamento comprende una lista di 34 materie prime critiche, di cui 16 sono inserite in un’altra lista che le classifica, in più, come “strategiche”.
La Commissione prevede anche in questa proposta procedure autorizzative più semplici e più rapide (massimo 24 mesi) per i progetti strategici riguardanti attività di estrazione dei minerali (ma sempre rispettando le valutazioni d’impatto e le norme ambientali), e per quelli riguardanti la raffinazione e il riciclaggio (massimo 12 mesi).
Ma è chiaro che, se potrà diminuire la propria dipendenza e diversificare maggiormente le fonti di approvvigionamento, l’Ue non potrà mai contare sull’autosufficienza per le materie prime. Per questo, la Commissione pensa di proporre e sviluppare al massimo gli accordi di partenariato con paesi terzi, basati su vantaggi reciproci. Ad esempio, proponendo di affiancare all’estrazione dei minerali anche attività di raffinazione in loco, e lo sviluppo delle infrastrutture nei paesi con cui stipulerà i partenariati.
“Abbiamo recentemente concluso accordi, ad esempio – ha riferito Dombrovskis -, con la Nuova Zelanda e il Cile, che hanno capitoli dedicati alle materie prime. Stiamo lavorando a un accordo di libero scambio con l’Australia, anche qui con un capitolo sulle materie. Abbiamo già firmato partenariati strategici con Canada, Kazakistan, Namibia e Ucraina. E stiamo lavorando per espandere la nostra rete di partenariati per le materie prime critiche con Norvegia e Groenlandia, e poi con la Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda, con l’Argentina e altri paesi dell’ America Latina”.
“Creeremo un ‘club delle materie prime critiche’ con tutti i paesi interessati a rafforzare le catene di approvvigionamento globali, riunendo i paesi consumatori e quelli ricchi di risorse per una cooperazione reciprocamente vantaggiosa”, ha concluso il vicepresidente esecutivo della Commissione.

FameLab Italia: talent show per giovani scienziati fa tappa a Pisa

FameLab Italia: talent show per giovani scienziati fa tappa a PisaRoma, 17 mar. (askanews) – Giovani ricercatori e ricercatrici di tutta la Toscana sono invitati a iscriversi alla selezione regionale di Famelab, che quest’anno si terrà a Pisa. Famelab è la più famosa competizione di divulgazione scientifica al mondo, nella quale i partecipanti devono catturare l’attenzione del pubblico (e della giuria!) raccontando un argomento scientifico in soli 3 minuti. Le pre-selezioni si svolgeranno la mattina del 19 maggio presso la Scuola Normale Superiore, i primi 10 classificati saranno ammessi alle selezioni, che avranno luogo nel pomeriggio dello stesso giorno presso l’Osservatorio Gravitazionale Europeo, che ospita l’interferometro Virgo, a Cascina.
L’edizione pisana di Famelab Italia è organizzata dalle più importanti istituzioni scientifiche e di ricerca del territorio: l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), la Scuola Superiore Sant’Anna, la Scuola Normale Superiore, l’Università di Pisa, l’Osservatorio Gravitazionale Europeo (EGO) e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). FameLab è rivolto a giovani ricercatrici e ricercatori sotto i 35 anni che studiano o lavorano nel mondo della ricerca scientifica, medica, ingegneristica o umanistica presso istituzioni di ricerca pubbliche o private e che vogliono mettersi in gioco nel raccontare la scienza in modo emozionante e coinvolgente. Per iscriversi basta compilare entro il 4 maggio il modulo di iscrizione disponibile al link: https://famelab-italy.it/famelab-pisa/.
La competizione internazionale, nata nel 2005 nel Regno Unito, ha coinvolto oltre 30 differenti paesi e si svolge dal 2012 anche in Italia con il coordinamento di Psiquadro in partnership con Cheltenham Festivals, ideatore del formato.
Durante le pre-selezioni in mattinata presso la Scuola Normale i partecipanti racconteranno un tema scientifico in 3 minuti, di fronte ad una giuria composta da esperti nei settori scientifici e nel campo della comunicazione. Presidente della giuria quest’anno sarà Barbara Bernardini, comunicatrice scientifica che ha collaborato, fra le altre cose, con il programma televisivo Superquark. I 10 migliori classificati porteranno poi un secondo tema in 3 minuti alla finale, che si terrà nel pomeriggio presso EGO e per la quale la giuria di esperti verrà affiancata da una giuria popolare composta da studenti di scuole superiori toscane.
Il contest pisano selezionerà due candidati che competeranno con gli altri vincitori e vincitrici nelle altre 11 selezioni locali che si svolgeranno in varie città di tutta Italia nella selezione nazionale a Perugia il 30 settembre 2023 in occasione della Notte Europea dei Ricercatori. Prima di approdare alla finale nazionale, come premio, i due finalisti di ogni selezione locale parteciperanno alla Masterclass di FameLab Italia, un workshop di formazione in comunicazione della scienza e public speaking a Perugia dal 9 all’11 giugno e vedrà la partecipazione di Wendy Sadler di Science Made Simple. Il vincitore di FameLab Italia 2023 avrà accesso alla finalissima del concorso FameLab International che si svolgerà online il 24 novembre 2023.