La Thatcher assolta dalla giuria popolare della Storia a ProcessoMilano, 16 feb. (askanews) – Margaret Thatcher è innocente. Questo è il verdetto finale espresso a larga maggioranza dalla giuria popolare ieri sera, al Teatro Filodrammatici a Milano, al termine del processo alla Lady di Ferro, a dieci anni dalla sua scomparsa, imputata del format “La Storia a Processo!”, ideato e curato da Elisa Greco.
I capi di imputazione a carico di Margaret Hilda Roberts in Thatcher, Baronessa di Kesteven, nata a Grantham, il 13 ottobre 1925, conosciuta anche come Iron Lady:
“Perché – in qualità di primo ministro del Regno Unito dal 1979 al 1990 – svolgendo il mandato in modo imperialista e “machista” – le donne, che certamente avrebbero fornito un contributo di ragionevolezza, sono state sempre escluse dal Consiglio dei Ministri – respingendo le ripetute proposte di mediazione dell’allora presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, e dei governi di Brasile e Messico nonché di altri paesi dell’America Latina, ma potendo fare affidamento sull’appoggio politico, oltre che logistico, del Cile di Pinochet, mobilitò la flotta britannica nel Sud dell’Atlantico (inviandola a oltre 13 mila chilometri di distanza), per difendere la sovranità della Corona sulle isole Malvinas, situate sulla piattaforma continentale sudamericana, a 500 chilometri dalla costa orientale dell’Argentina, così scatenando, senza dichiararla, una guerra sanguinosa, che provocò la morte di 649 argentini, 255 inglesi e tre abitanti delle isole: una guerra tipicamente coloniale alla fine del XX secolo”.
“Nel dibattimento processuale – spiega la curatrice Elisa Greco – si è partiti dall’operazione militare condotta nelle isole Malvinas per poi ripercorrere la sua carriera e rileggere la sua politica economica. Un’analisi tra luci e ombre del suo lungo mandato governativo, in quanto è stata la prima donna Primo Ministro del Regno Unito, per ben tre mandati, la cui azione, cosi come la sua figura cosi controversa, ritornano ad essere di grande attualità. Alla fine il pubblico ha scelto di assolverla”.
Sul palcoscenico del teatro si sono confrontate con passione le tesi contrapposte dell’accusa e della difesa, moderate dal magistrato Claudio Galoppi, Consigliere Corte di Appello Milano, nel ruolo del Presidente della Corte. Il magistrato Eugenio Fusco, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Milano, nel ruolo del Pubblico Ministero, con piglio determinato ha cercato di dimostrare la colpevolezza dell’imputata anche grazie alla testimonianza dello scrittore argentino Adrian Bravi, che nel suo libro “Sud 1982” racconta l’assurdità dell’operazione militare condotta nelle isole Malvinas con gli occhi delle giovani reclute, carne da macello, per combattere una guerra folle, voluta dalla dittatura in cerca di consenso popolare. L’avvocato matrimonialista Laura Cossar ha brillantemente difeso la Thatcher grazie ai numerosi documenti storici mostrati alla corte, come la corrispondenza tra il primo ministro inglese e il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, e grazie alla testimonianza di Michela Cella, professoressa di politica economica Università di Milano Bicocca, che ha dimostrato, numeri alla mano, l’importanza della figura politica dell’imputata, prima donna a guidare un governo in Occidente, che, con il suo esempio, ha contribuito a incrementare la partecipazione delle donne alla vita politica e nei ruoli apicali.
Inoltre, come consulente della Corte, è intervenuta Elisabetta Rosaspina, in collegamento da Parigi, giornalista del Corriere della Sera, autrice del libro “Margaret Thatcher, biografia della donna e della politica”, per illustrare il ruolo politico dell’imputata nella scena internazionale e le conseguenze delle sue scelte sull’opinione pubblica inglese.
Al centro della scena l’imputata Margaret Thatcher, interpretata da Silvia Sciorilli Borrelli, giornalista corrispondente dall’Italia per il Financial Times, ha rivendicato con orgoglio il suo operato, sia sul fronte politico internazionale, sia dal punto di vista personale, in quanto donna.
Al termine del dibattimento il pubblico in sala ha votato esprimendo una netta maggioranza a favore dell’imputata, che è stata, quindi, assolta da ogni capo d’imputazione.