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Autore: Redazione StudioNews

Salute, asportata enorme massa addominale: salvata una donna

Salute, asportata enorme massa addominale: salvata una donnaRoma, 16 set. (askanews) – All’ospedale San Sebastiano di Frascati si è compiuta una vera e propria impresa medica: un delicatissimo intervento chirurgico ha permesso di rimuovere una neoformazione addominale di dimensioni eccezionali, salvando la vita di una donna di 76 anni. Grazie alla competenza e all’affiatamento dell’équipe chirurgica e anestesiologica, la paziente ha potuto superare un’operazione complessa, riportando ora uno stato di salute stabile e promettente.


La paziente, una donna già reduce da un accesso recente in un altro ospedale, si è recata al Pronto Soccorso di Frascati in preda a forti dolori addominali. Il suo addome appariva notevolmente disteso, e subito è stato chiaro al personale medico che si trovavano di fronte a una situazione seria. Gli esami clinici, insieme a una tomografia computerizzata con mezzo di contrasto, hanno evidenziato una massa di dimensioni straordinarie, che occupava interamente la cavità addominale. Questa neoformazione non solo schiacciava gli organi interni e le strutture vascolari, ma aveva anche provocato una grave anemia, come rivelato dagli esami ematici. La situazione richiedeva un intervento rapido e risolutivo, dato il pericolo imminente per la paziente.


Dopo aver stabilizzato i parametri ematici della donna, l’équipe chirurgica dell’Ospedale di Frascati, guidata dal dottor Massimiliano Boccuzzi, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Generale, e dal suo assistente, il dottor Mario Rizzello, ha preso in carico la paziente. L’intervento è stato programmato per la mattina successiva. L’operazione è durata circa quattro ore e ha richiesto precisione assoluta. La massa, che misurava ben 51×48 cm, aveva origine dallo stomaco e si era estesa a contatto con importanti strutture vascolari e il fegato, comprimendo gran parte degli organi addominali. La sua rimozione era un’impresa chirurgica di alta complessità, data la vicinanza a queste strutture vitali.


La riuscita dell’intervento – si aggiunge – è stata possibile anche grazie alla perizia dell’équipe anestesiologica, composta dal dottor Raffaele Formica e dal dottor Fabrzio Fattorini, sotto la direzione del dottor Benedetto Alfonsi. Il team ha mantenuto la paziente in condizioni stabili nonostante le difficoltà legate alla pressione che la massa esercitava sulle strutture vascolari, sui polmoni e sul fegato. Ogni momento in sala operatoria è stato delicato, con un monitoraggio costante dei parametri vitali e un controllo chirurgico-metabolico impeccabile. Un riconoscimento speciale va anche agli infermieri e agli operatori socio-sanitari del blocco operatorio e del reparto di Chirurgia. “La loro dedizione e attenzione ai dettagli hanno garantito il corretto svolgimento delle operazioni pre e post-operatorie. Senza il loro contributo, l’intervento non avrebbe avuto lo stesso esito positivo”, si sottolinea.


Alla fine dell’operazione, la paziente è stata trasferita nel reparto di chirurgia, senza necessità di ricorrere alla terapia intensiva, segno dell’efficacia dell’intervento e della stabilità delle sue condizioni. Dopo un ricovero di sette giorni, è stata dimessa in buone condizioni di salute. Oggi, a distanza di poco tempo dall’intervento, la donna gode di una ripresa straordinaria, testimoniando l’importanza di un approccio integrato e specializzato nella gestione di casi così complessi. “Questa operazione rappresenta un esempio concreto di come l’affiatamento tra le diverse figure professionali possa fare la differenza nei casi critici. La sinergia tra chirurghi, anestesisti, infermieri e operatori sanitari ha dimostrato come il perfetto coordinamento e la professionalità possano salvare vite umane anche in situazioni particolarmente critiche”.

Vino, Muradyan (VWFA): in Armenia in ultimi 5 anni da 25 a 150 Cantine

Vino, Muradyan (VWFA): in Armenia in ultimi 5 anni da 25 a 150 CantineYerevan (Armenia), 16 set. (askanews) – “Questa è la prima importante conferenza sul vino e sull’enoturismo che si tiene in Armenia, e siamo davvero contenti perché per noi è una grande opportunità per mostrare oltre all’enologia armena, anche che cos’è questo Paese e far conoscere il nostro ricco patrimonio e la nostra storia. L’Armenia ha un enorme potenziale perché abbiamo tanti territori vocati alla viticoltura. Nel 2018 c’erano solo 25 aziende, ora ne abbiamo più di 150, con una crescita incredibile negli ultimi cinque anni”. Lo ha detto ad askanews Zaruhi Muradyan, direttrice esecutiva della “Vine and Wine Foundation of Armenia” (VWFA), a margine dell’ottava Conferenza globale sul turismo del vino promossa a Yerevan dall’organizzazione del turismo delle Nazioni Unite (UN Tourism).


Fondata nel 2016, la “Vine and Wine Foundation of Armenia” è un’organismo statale che oggi associa 55 Cantine e si dedica principalmente alla promozione del comparto. “Il nostro lavoro è quello di sviluppare il settore vitivinicolo, capendo esattamente il potenziale dei nostri vitigni autoctoni per la vinificazione” racconta Muradyan, spiegando che “inoltre, stiamo cercando di aiutare i produttori a definire uno standard per determinare cosa significa ‘vino armeno’. Il settore sta crescendo davvero velocemente, anche grazie a molti consulenti internazionali (enologi, agronomi ed enotecnici italiani, argentini e francesi, tra cui il celebre Michel Rolland, ndr) che ci hanno supportato nell’implementazione delle nuove tecnologie nelle Cantine – prosegue – e allo stesso tempo, anche il turismo sta crescendo, e quindi questa conferenza è davvero una bella opportunità per fare rete, incontrare le persone e condividere esperienze”. In Armenia oggi vivono circa 2,7 milioni di persone, contro gli otto milioni che vivono all’estero a causa della diaspora a seguito del genocidio perpetrato tra il 1890 e il 1916 dall’Impero ottomano, che causò complessivamente circa 1,5 milioni di morti. Da sempre, gli armeni all’estero aiutano con le rimesse i propri parenti in Patria e molti di quelli che hanno avuto successo sostengono il Paese e investono in Armenia. “Negli ultimi anni molti stanno investendo soprattutto nel settore del vino – evidenzia Muradyan – ed è grazie a loro se oggi abbiamo Cantine moderne e un settore professionale che punta sulla qualità”. Tra gli investitori, non può non essere citato anche il produttore svizzero Jakob Shuler che ad Areni ha messo in piedi la Noa Wines.


La vigna armena si aggira complessivamente su circa 16mila ettari, divisi in cinque zone principali: Armavir (900-1100 metri slm), Ararat (800-1000 mt.), Aragatsotn (900-1400 mt), Tavush (400-1000 mt.) e la più rinomata Vayots Dzor (1.000-1.800 mt.). Sono 31 le varietà autoctone coltivate e vinificate oggi, le più note delle quali sono Sev Areni, Voskehat, Kangoun, Haghtanak, Milagh, Lalvari, Khatoun Kharji e Khndoghni. Nonostante nel villaggio di Areni, nella provincia di Vayots Dzor, sia stata scoperta “la più antica cantina vinicola al mondo2, risalente indicativamente al 4000 a.C., una vera “industria” del vino in Armenia c’è da appena una decina di anni e oggi la produzione si attesta su circa 13 milioni di bottiglie, con l’export che tocca una quarantina di Paesi ma che si concentra per circa l’80% in Russia. Delle 111 Cantine registrate nel 2021, 46 producevano meno di cinquemila bottiglie, 29 tra cinquemila e cinquantamila, e solo cinque oltre il milione. Nonostante tutto questo, diversi produttori e produttrici sono sulla strada giusta e alcuni vini interessanti sono già presenti sul mercato e hanno ottenuto riconoscimenti internazionali. Malgrado il Paese sia storicamente legato alla produzione del suo celebre Brandy-Cognac e al consumo della più economica vodka, il consumo pro capite di vino è passato dai due litri del 2016 ai 4,2 del 2022, anche grazie alla spinta dei giovani della capitale dove adesso sorgono enoteche-wine bar molto di moda. “Per coinvolgere maggiormente le giovani generazioni – continua Muradyan parlando con askanews – molte delle nostre aziende partecipano ad iniziative dedicate, come ad esempio manifestazioni tipo ‘Vino e jazz’ o ‘Vino e scacchi’ (il gioco più diffuso e amato in Armenia, ndr).


In questo contesto, parlare di enoturismo è dunque più da intendersi ancora come ulteriore occasione per la scoperta del territorio più che del vino, che in generale sembra ancora alla ricerca di un’identità precisa, ma che potenzialmente può riservare ben più di piacevoli sorprese, grazie al suo ricco patrimonio di vitigni autoctoni (quasi tutti a piede franco e con piante che hanno anche di 200 anni) e ad un territorio in cui la vitis vinifera si coltiva in suoli molto diversi (seppur quello vulcanico appaia il più determinante) fino a quasi 2000 metri, possibile soluzione al cambiamento climatico. “In questi ultimi anni le aziende hanno iniziato a credere di più nell’enoturismo – prosegue Muradyan – e spero che i produttori capiscano che è un modo molto interessante di presentare i propri vini e raccontare le tradizioni e la storia dei loro territori, oltre che di fornire ai visitatori un’offerta al passo con i tempi”. Alla domanda su quale sia l’ostacolo più rilevante per lo sviluppo del vino in Armenia, la risposta della direttrice del VWFA fa gelare il sangue e dà da pensare: “La guerra”. Già perché qui l’ultimo conflitto risale appena ad un anno fa, nel 2023, quando l’esercito azero riconquistò il Nagorno Karabakh costringendo, dopo un lungo assedio, circa 120mila persone della comunità armena locale a fuggire. “La guerra è una preoccupazione costante anche per la viticoltura, perché molti vigneti si trovano vicino ai confini e quindi è molto pericoloso anche solo prendersene cura, oltre all’incognita di non sapere con certezza se potremo mantenerli in futuro” dice, rimarcando che “però siamo forti, manteniamo lo spirito giusto e continuiamo a fare del nostro meglio, e siamo certi che i nostri progetti avranno successo”.


“Sono pochi i prodotti che possono contribuire all’immagine di un Paese e a farlo conoscere: abbiamo dimostrato di saper produrre un ottimo brandy che è diventato leggendario, perché non possiamo farlo con il vino, se abbiamo questa tradizione millenaria alle spalle?” chiosa Muradyan ad askanews, sottolineando con grande orgoglio che “questa è oggi una priorità per il nostro governo, che sostiene economicamente e politicamente la Fondazione. E insieme con il governo, c’è anche il settore privato: lavoriamo tutti insieme ad un’unica missione, quella di far conoscere il vino armeno nel mondo”.

Energia, Aie: alzare spese transizione da 2.000 a 5.000 mld l’anno

Energia, Aie: alzare spese transizione da 2.000 a 5.000 mld l’annoRoma, 16 set. (askanews) – Per assicurare una transizione energetica ordinata, a livello globale le spese su questo versante dovranno salire dagli attuali circa 2.000 miliardi di dollari l’anno a quota 5.000 miliardi di dollari l’anno per l’inizio del prossimo decennio. Lo ha sostenuto la vicedirettrice esecutiva della Agenzia internazionale per l’energia (Aie), Mary Burce Warlick nel suo intervento alla conferenza di G7 e Aie, organizzata a Roma presso la sede della Banca d’Italia.


“Assicurare una transizione energetica ordinata è cruciale per il mondo e per l’Europa. Stiamo appena uscendo da turbolenze nei mercati dell’energia, che sono stati intensificati dalla guerra in Russia in Ucraina e il mondo si è dimostrato incredibilmente resiliente a questi shock, specialmente nel continuare robusti investimenti su energie pulite. Ma la questione che fronteggiamo ora – ha detto – è come muoversi ulteriormente, salvaguardando la crescita della produzione energetica e la sicurezza”. “Sappiamo tutti che assicurare una transizione ordinata è un imperativo della società intera. Dobbiamo assumere una strategia di lungo termine e questo richiede chiari segnali dalle politiche e collaborazione tra governi, banche centrali, industria e società civile. Bisogna allineare le politiche per gli obiettivi della Cop e aggiustare continuamente le nostre strategie in modo da assicurare che evitiamo shock distruttivi”, ha proseguito.


“All’Aie abbiamo approntato strategie per una tabella di marcia. La condizione primaria è aumentare gli investimenti dell’energia pulita, mostriamo che oggi il mondo investe 2.000 miliardi di dollari l’anno sull’energia pulite ma all’inizio degli anni 30 dovranno raggiungere 5000 miliardi”, ha affermato l’esponente dell’agenzia. Bisogna puntare su “solare, eolico e idroelettrico e al tempo stesso intensificare l’elettrificazione. Dobbiamo investire massicciamente sulle reti di elettrificazione. I miglioramenti delle tecnologie – ha asserito – ci aiuteranno elettrificare i settori che tradizionalmente sono stati difficili da elettrificare, come i trasporti pesanti e l’industria”.


“Non possiamo poi ignorare gli aspetti della economicità e dell’equità. La buona notizia è che il sistema basato sull’energia pulita porta guadagni oltre ai benefici ambientali”, posto che per vederli “bisogna considerare tutti i costi. Molte delle soluzioni sono conosciute – ha concluso Warlick – e politiche ben designate possono dare i segnali di cui abbiamo bisogno per accelerare la velocità e la portata di una transizione energetica tempestiva”.

Energia, Panetta: tagliare la burocrazia che frena la transizione

Energia, Panetta: tagliare la burocrazia che frena la transizioneRoma, 16 set. (askanews) – Le maggiori economie globali devono promuovere gli investimenti sulle tecnologie e basse emissioni, ridurre la burocrazia che frena la transizione energetiche e evitare politiche “a singhiozzo” che creano incertezza e minano gli investimenti privati. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, aprendo la conferenza sulla transizione energetica di G7 e Agenzia internazionale dell’energia (Aie), organizzata a Roma presso la sede dell’istituzione monetaria.


“Il percorso per raggiungere una transizione energetica ordinata fronteggia sfide tecnologiche e sociali formidabili – ha detto – che si combinano con le attuali tensioni geopolitiche. Alla luce di queste tensioni dovremmo focalizzarci su gli sforzi collettivi per contrastare il cambiamento climatico”. “I governi delle maggiori economie globali dovrebbero assumere la guida” di questo percorso. “Dovrebbero – ha proseguito – promuovere gli investimenti su ridotte emissioni di carbonio, ridurre i fardelli regolatori amministrativi che frenano la transizione e evitare politiche a singhiozzo che creano incertezza e minano gli investimenti cruciali del settore privato”.


“Questo – secondo Panetta – è essenziale per il processo di transizione ordinato che dobbiamo approntare. Come banchieri centrali le nostre decisioni possono essere migliorate con una maggiore comprensione delle ricadute macroeconomiche della transizione. Consapevoli di questa prospettiva – ha concluso – questa conferenza è parte di un evento di due giorni disegnato per migliorare l’arricchimento reciproco tra decisori esperti tecnici”.

Calcio, domani il via alla Champions League con Juve e Milan

Calcio, domani il via alla Champions League con Juve e MilanRoma, 16 set. (askanews) – Parte martedì l’avventura della Champions League in versione extralarge. Il primo turno è eccezionalmente spalmato su tre giornate. La Juventus aprirà martedì 17 in casa contro il Psv Eindhoven alle ore 18.45. Il Milan alle ore 21 a San Siro contro il Liverpool.


Mercoledì 18 alle ore 18.45 il Bologna ospiterà lo Shkahtar Donetsk, mentre l’Atalanta giocherà giovedì 19 ore ore 21 in casa con l’Arsenal. L’Inter giocherà la prima partita all’Etihad contro il Manchester City, mercoledì 18 settembre ore ore 21: una rivincita della finale di Champions del 2023.

Peggy Guggenheim, una serata di performance per Jean Cocteau

Peggy Guggenheim, una serata di performance per Jean CocteauVenezia, 16 set. (askanews) – Una serata di apertura straordinaria della Collezione Peggy Guggenheim a Venezia per accogliere una serie di performance e di azioni artistiche che rendono omaggio a Jean Cocteau, poliedrica figura del Novecento cui il museo dedica la mostra temporanea “La rivincita del giocoliere”. Negli spazi di Palazzo Venier dei Leoni giovani artisti hanno dato nuove forme alla lezione di Cocteau, sottolinenando la perdurante contemporaneità dei suoi messaggi.


“Avvenimento#2 – Ho amato un sogno? – ha detto ad askanews il curatore della serata, Edoardo Lazzari – è un evento di performance, che raccoglie una serie di artisti italiani e internazionali e che risuona con la mostra di Cocteau intorno ad alcune tematiche che Cocteau ha ripetutamente affrontato nella sua vita, come il tema dell’identità, di genere, del proprio io; dell’autofiction, ovvero come inserire la propria biografia all’interno delle narrazioni fantastiche e per me questi sono stati alcuni vettori di partenza per costruire un parterre di artiste e artisti che potevano declinare questa forma”. Nelle performance ecco che troviamo il tema del doppio, troviamo riferimenti a Orfeo, ma anche alla marginalità e alle istanze Queer, ma soprattutto si trova un momento di dialogo forte tra un museo istituzionalizzato come la Collezione Guggenheim e la scena più giovane degli artisti, molti locali, oltre che che un pubblico più vasto e variegato.


“Vogliamo offrire spazi e risorse alla scena artistica locale – ha aggiunto Michela Perrotta, coordinatrice dei Programmi per il pubblico della Collezione Peggy Guggenheim – per sostenere un sistema dell’arte che a volte è invisibilizzato e che il museo accoglie nei suoi spazi. La dimensione performativa attiva uno spazio: le persone possono venire, visitare la collezione permanente e la mostra temporanea, che è appunto quella di Cocteau, ma anche vivere il museo come un luogo nel quale accade qualcosa, e quindi scoprire anche una forma d’arte che è viva e contemporanea”. Del resto la vocazione al dialogo e al confronto è parte della storia della Collezione, poiché quando nel 1949 Peggy Guggenheim acquistò il palazzo lo fece per ospitare la sua collezione e la sua casa, ma anche per renderlo un luogo di incontro per la scena artistica dell’epoca, locale e internazionale. E vedere il museo pieno di giovani e animato dalle pratiche performative contemporanee ci fa pensare che la visione della mecenate sia ancora viva e operativa, anche nella Venezia del 2024, nello stesso modo in cui resta attuale la figura di Jean Cocteau.

Spari vicino a Trump, l’ex presidente è al sicuro

Spari vicino a Trump, l’ex presidente è al sicuroMilano, 15 set. (askanews) – Donald Trump è al sicuro “dopo gli spari nelle sue vicinanze”. Lo ha dichiarato il portavoce della campagna elettorale dell’ex presidente Usa, Steven Cheung, in un comunicato, non fornendo ulteriori dettagli. “Il presidente Trump è al sicuro dopo gli spari nelle sue vicinanze. Al momento non ci sono ulteriori dettagli”, ha detto Cheung. L’ex presidente stava giocando a golf al Trump International Golf Club di West Palm Beach. Il campo è stato immediatamente chiuso.


Secondo quanto riferisce la Cnn, “nell’area della sparatoria è stato recuperato uno zaino, un fucile semiautomatico e una telecamera GoPro”. I funzionari ritengono che i colpi sparati fossero destinati all’ex presidente Donald Trump, secondo fonti vicine alla vicenda. Il New York Post scrive invece che Trump è stato portato in salvo dal Secret Service dopo che gli agenti hanno aperto il fuoco contro un uomo che era stato avvistato con quella che poteva essere una pistola mentre l’ex presidente si trovava sul campo da golf. Non è chiaro se l’uomo si trovasse sul campo da golf o nelle vicinanze. Un agente ha aperto il fuoco, sparando più volte.

Nuovo scontro Grillo-Conte, fonti M5s: Beppe finta vittima

Nuovo scontro Grillo-Conte, fonti M5s: Beppe finta vittimaRoma, 15 set. (askanews) – Nuovo capitolo dello scontro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte. Da ambienti vicini al garante M5s filtra “l’amarezza e la rabbia” del comico genovese per una lettera ricevuta dall’ex premier. La sensazione, spiegano le stesse fonti, è che l’attuale leader pentastellato voglia “emarginare” se non addirittura “fare fuori” Grillo da M5s.


La lettera di Conte è una risposta alla missiva inviata qualche giorno fa dal fondatore del Movimento a lui e al Comitato dei garanti del Movimento 5 stelle (composto dall’ex presidente della Camera Roberto Fico, dall’ex parlamentare Laura Bottici e dall’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, fedelissima del fondatore). Missiva nella quale Grillo ha messo sotto la lente d’ingrandimento tutti i passaggi previsti dall’assemblea costituente e gettato ombre anche sul funzionamento materiale del processo costituente. Ai piani alti del M5S non mostrano sorpresa di fronte a questo nuovo attacco di Grillo e al suo tentativo di ribaltare la questione “passando per vittima”. Rimangono “imperturbabili”, osservando che Grillo ha ormai scelto la strada della “guerriglia legale e mediatica”. Osservano che “da un lato si fa scrivere lettere dagli avvocati per intralciare il processo costituente dall’altro si lamenta delle risposte a tono che le sue diffide sollecitano”.


Da ultimo ha inviato al Movimento una diffida a tutti gli effetti legali “prova malamente ad affossare in anticipo qualsiasi risultato dell’assemblea costituente. E poi una volta arrivata la risposta del Movimento si lamenta inondando tutte le agenzie di finto vittimismo”. “Si tratta dell’ennesima iniziativa di Grillo – spiegano le stessi fonti – volta a impedire lo svolgimento del percorso partecipativo e a delegittimare i risultati”.


Nella lettera Conte si è limitato a rispondere che “non saranno diffide, carte bollate e sgambetti di ogni tipo a fermare questo processo democratico”, specificando inoltre che “queste esternazioni e questi tentativi di delegittimare l’assemblea degli iscritti contrastano con gli specifici obblighi contrattuali che il Garante ha sottoscritto con il M5S per ciò che concerne malleveria e consulenza comunicativa”. Un aspetto considerato non secondario, giacché “questa continua attività di Grillo – che ormai appare sabotatoria – rischiano di danneggiare l’immagine del M5S in un momento in cui tutta la Comunità è intenta a rilanciarsi con grande impegno collettivo”. Grillo – aggiungono fonti del M5S – “dimostri di avere ancora a cuore il Movimento” lasciando che “la comunità si misuri in questo percorso democratico che ha sinora raccolta tanto entusiasmo”. Le stesse fonti non escludono che “questo carteggio verrà pubblicato dal Movimento perché tutta la Comunità possa esserne informata”.

Golf, Ottima prova di Manassero: terzo nell’Irish Open

Golf, Ottima prova di Manassero: terzo nell’Irish OpenRoma, 15 set. (askanews) – Grande prova di Matteo Manassero, terzo con 277 (70 66 72 69, -7) colpi che, in un appassionante giro finale, è stato in corsa per il titolo fino alle ultime battute dell’Amgen Irish Open, torneo del DP World Tour vinto con 275 (71 68 71 65, -9) dal danese Rasmus Hojgaard.


Sul percorso del Royal County Down GC (par 71), a Newcastle nell’Irlanda del Nord, Hojgaard, 23enne di Billund, fratello gemello di Nicolai, ha iniziato la sua progressione dalla nona buca (dopo un birdie e un bogey) e con sette birdie, di cui tre a chiudere, contro un bogey (65, -6), ha operato la rimonta superando in extremis il nordirlandese Rory McIlroy, che si era portato in vetta nel terzo round, con Manassero a un colpo. Il numero tre mondiale, che sembrava avviato al successo, ha commesso due errori decisivi (bogey alla 15ª e alla 17ª) lasciando strada al suo avversario con un parziale di 69 (-2, cinque birdie, tre bogey) per un totale di 276 (-8) valido solo per la seconda piazza. Rasmus Hojgaard ha firmato il quinto titolo sul circuito, dove non vinceva dallo scorso anno (Made in HimmerLand ad agosto), alla 105ª gara sul tour e ha ricevuto un assegno di 1.020.000 dollari su un montepremi di 6.000.000 di dollari.


Matteo Manassero ha realizzato un parziale di 69 (-2). Dopo una partenza difficoltosa (un birdie e due bogey in quattro buche) ha poi recuperato con tre birdie di cui l’ultimo alla 18ª gli ha permesso di rimanere da solo in terza posizione. Nella Race To Dubai (ordine di merito) è tornato a essere il primo degli italiani (9°) e può decisamente puntare alla ‘carta’ per il prossimo PGA Tour che sarà assegnata ai primi 15 del ranking. Si sono classificati al quarto posto con 278 (-6) l’inglese Daniel Brown, al quinto con 280 (-4) gli scozzesi Robert MacIntyre e Grant Forrest, al settimo con 281 (-3) l’inglese Jordan Smith e lo statunitense Jimmy Walker e al nono con 282 (-2) il canadese Aaron Cockerill e il finlandese Sami Valimaki.


Degli altri azzurri Filippo Celli è terminato 30° con 286 (68 72 72 74, +2), perdendo terreno nel finale dopo tre buoni round. Più indietro Andrea Pavan, 42° con 288 (73 70 72 73, +4), e Renato Paratore, 45° con 289 (71 73 72 73, +5). Sono usciti al taglio Francesco Laporta, 69° con 145 (+3), Lorenzo Scalise, 81° con 146 (+4), ed Edoardo Molinari, 137° con 151 (+9). Prossimo appuntamento il prestigioso BMW PGA Championship, evento delle Rolex Series in programma dal 19 al 22 settembre al Wentworth Club di Virginia Water in Inghilterra.

Coppa Davis, Italia-Olanda 2-0: Cobolli batte Griekspoor

Coppa Davis, Italia-Olanda 2-0: Cobolli batte GriekspoorRoma, 15 set. (askanews) – Flavio Cobolli conquista il primo successo in carriera in Coppa Davis battendo Tallon Griekspoor con il punteggio di 7-6, 4-6, 6-3 in 2 ore e 10 minuti di gioco e portando l’Italia sul 2-0 contro l’Olanda in Coppa Davis. Grazie alla vittoria di Cobolli l’Italia è certa di chiudere il girone al primo posto.


Una prestazione straordinaria del tennista romano che ha cambiato marcia rispetto al debutto con Bergs. Flavio ha alzato il livello e ha regalato un punto decisivo all’Italia, quello che consente alla squadra di Filippo Volandri di chiudere il girone al primo posto. Gli azzurri conosceranno giovedì l’avversaria nei quarti: sarà l’Australia o l’Argentina. Il doppio sarà fondamentale per la classifica finale del girone. L’Olanda è obbligata a vincere perché, in caso di ko, la seconda qualificata per la Final 8 sarebbe il Brasile.