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Autore: Redazione StudioNews

Missione Cluster, Esa: rientro mirato del primo di quattro satelliti

Missione Cluster, Esa: rientro mirato del primo di quattro satellitiRoma, 26 ago. (askanews) – Dopo 24 anni di servizio, l’8 settembre prossimo il primo dei quattro satelliti della missione Cluster dell’Agenzia spaziale europea rientrerà nell’atmosfera terrestre all’altezza dell’Oceano Pacifico Meridionale, in una zona disabitata. Un rientro mirato per Salsa (Cluster 2), studiato per garantire che le spoglie satellite non si aggiungano alla quantità di rifiuti spaziali correntemente in orbita attorno alla Terra nell’ottica di un’esplorazione spaziale sostenibile.


Lanciato nel 2000, Cluster ha trascorso 24 anni a studiare forse l’unica cosa che rende la Terra un mondo abitabile unico in cui la vita può prosperare: il suo potente scudo magnetico, la magnetosfera che, come un enorme ombrello, ci protegge dalla maggior parte della pioggia di particelle che il Sole incessantemente invia nella nostra direzione. Ma le raffiche di questo vento solare possono filtrare attraverso questo scudo, inviando raffiche di particelle energetiche a cascata verso la superficie terrestre. Le aurore boreali e australi sono la manifestazione più visibile di questo evento atmosferico. Più raramente, le particelle emesse dal Sole possono interrompere la nostra alimentazione elettrica, disturbare le comunicazioni radio o danneggiare i satelliti. L’influenza del vento solare sull’ambiente magnetico terrestre è denominata ‘meteorologia spaziale’. E fino all’arrivo di Cluster, – evidenzia l’Esa – investigare sulla meteorologia spaziale era impossibile. Cluster non era stato progettato per durare così a lungo, né per un finale così sicuro. Era stato inizialmente lanciato in una missione di due anni per studiare l’interazione tra il Sole e la Terra. Poiché stava conducendo un esperimento scientifico così impressionante e rivoluzionario, gli operatori del veicolo spaziale dell’Esa hanno deciso di farlo continuare. Oltre 24 anni dopo il suo lancio, la storica missione per misurare l’ambiente magnetico terrestre è giunta al termine. Senza alcun intervento, i quattro satelliti di Cluster sarebbero rientrati naturalmente in modo meno prevedibile, potenzialmente su una regione più densamente popolata.


Dei quattro satelliti di Cluster – Rumba (Cluster 1), Salsa (Cluster 2), Samba (Cluster 3) e Tango (Cluster 4) – Salsa sarà il primo a fare il grande rientro nell’atmosfera terrestre. Salsa si dirigerà verso una regione specifica dell’Oceano Pacifico Meridionale, il più lontano possibile dalle regioni popolate. “Lo scorso gennaio abbiamo modificato l’orbita di Salsa per assicurarci che l’8 settembre precipiti rapidamente da un’altitudine di circa 110 km a 80 km,” spiega Bruno Sousa, Responsabile delle Operazioni di Cluster. “Questo ci dà il massimo controllo possibile su dove il veicolo spaziale entrerà nell’atmosfera e inizierà a bruciare.” La squadra di Bruno Sousa sta ora osservando il satellite da lontano. Un rientro mirato consente sufficiente prevedibilità dei tempi e della posizione di rientro, elementi che rendono innecessarie ulteriori manovre. Nonostante l’Esa sia fiduciosa che nessun frammento toccherà terra, “abbiamo ancora pochissimi dati su come si comportano i veicoli spaziali mentre passano attraverso gli strati inferiori dell’atmosfera. Vorremmo saperne di più per prevedere ancora meglio l’ora e la posizione dei rientri satellitari e garantire la sicurezza degli esseri umani sulla Terra”. L’Agenzia sta considerando anche di osservare il rientro di Salsa da un aereo.


Il rientro di Cluster segue quelli delle missioni Esa di Osservazione della Terra Aeolus e ERS-2. Con questo rientro mirato, Esa – evidenzia l’Agenzia – si riconferma pioniere nell’identificazione di nuove strategie per ridurre il suo impatto ambientale, smaltendo le sue missioni in modo più sicuro e sostenibile di quanto previsto al momento della loro progettazione. “Studiando come brucia Salsa, quali parti potrebbero sopravvivere, per quanto tempo e in quale stato, impareremo molto su come costruire satelliti a ‘detriti zero’,” spiega Tim Flohrer, Capo dell’Ufficio Detriti Spaziali di Esa. “Le lezioni apprese da questa attività aiuteranno a trasformare i rientri mirati in un’opzione sicura e ben compresa per lo smaltimento di altre missioni spaziali in orbite simili, come Smile e Proba-3”. Dopo il rientro di Salsa, i tre satelliti di Cluster rimasti entreranno in modalità ‘custode’; anche se non effettueranno misurazioni scientifiche, gli operatori li monitoreranno per ridurre al minimo il rischio di collisione con altri satelliti o con la Terra stessa. Il team di Bruno Sousa regolerà l’orbita di Rumba (Cluster 1) nell’agosto 2024 in preparazione di un rientro mirato simile a quello di Salsa nel novembre 2025. Gli scienziati manovreranno dunque Samba (Cluster 3) e Tango (Cluster 4) nel novembre 2024, preparandosi all’addio definitivo di Cluster nell’agosto 2026.


Alla fine del 2025, l’Esa prevede di lanciare la sua prossima missione rivolta allo studio dell’ambiente magnetico terrestre: il Solar Wind Magnetosphere Ionosphere Link Explorer, o Smile in breve. Missione condivisa con l’Accademia Cinese delle Scienze, Smile si baserà sulle conoscenze di Cluster per svelare ancora di più sul complesso e intrigante ambiente magnetico che circonda il pianeta Terra. (CREDIT: ESA – CC BY-SA 3.0 IGO) Red.Lcp

Tennis, Sinner: “Non sono stato trattato diversamente da altri”

Tennis, Sinner: “Non sono stato trattato diversamente da altri”Roma, 26 ago. (askanews) – “Non sono stato trattato diversamente da qualsiasi altro giocatore”. Jannik Sinner ne parla a Espn a proposito della sua positività accidentale e del fatto di aver potuto continuare a giocare. “Il motivo per cui ho potuto continuare a giocare – continua – è perché sapevamo esattamente da dove proveniva la sostanza incriminata e com’era entrata nel mio organismo – ha detto Sinner -. Abbiamo capito subito quale fosse il problema e per questo lo abbiamo detto immediatamente alle autorità, spiegando tutto per filo e per segno. Non ho avuto un trattamento diverso dagli altri, il processo è stato molto lungo e non è stato un periodo semplice. Capisco che la posizione in cui sono io mi ha permesso di poter avere i migliori avvocati, un ottimo team legale, ma questo non significa che sono stato trattato diversamente dagli altri”. L’azzurro ha poi parlato di quanto difficile siano stati per lui questi mesi e di come ora si sia tolto un peso dalle spalle: “È stato un momento pieno di dubbi e di incertezze, ma adesso è tutto finito, mi sento meglio, più leggero. Posso dire che non auguro a nessun giocatore di passare quello che ho passato io e spero che la gente capisca il perché ho potuto continuare a giocare. Adesso guardiamo avanti”. UN anno complicato per Sinner: “Mi sono ammalato spesso, ci sono notti che non dormivo pensando al procedimento in corso, non avevo energie e tutto questo si è visto, ad esempio a Wimbledon – dice Sinner -. Ci sono stati dei problemi fisici, forse anche dovuti alla situazione che avevo dentro, mi sentivo diverso in campo e non ero felice, non ero me stesso. Spero di riuscire a voltare pagina, ci vorrà ancora un po’ di tempo, e spero di tornare ad essere felice. Ogni torneo che ho giocato avevo ed ho ancora, anche per questo Us Open, delle basse aspettative. Fisicamente, per quello che è successo, per i malanni e per altro, non sono dove vorrei e ancora non mi sento me stesso. Continuare a giocare non è stato facile, ma nella mia testa sapevo di essere innocente e questo ha aiutato. Gli errori possono capitare, purtroppo questo è stato molto grande, ma sono felice di come è andata a finire”.

Cina, in crisi demografica, cerca di rallentare i divorzi

Cina, in crisi demografica, cerca di rallentare i divorziRoma, 26 ago. (askanews) – La Cina sta cercando di rendere più facile il matrimonio e più difficile il divorzio, in un momento di grave crisi demografica per il secondo paese più popoloso del mondo. Lo racconta oggi il South China Morning Post.


Il ministero degli Affari civili ha rilasciato questo mese una bozza di emendamento al Regolamento sul registro dei matrimoni, definendolo un cambiamento importante per “costruire famiglie felici e armoniose”. La bozza è aperta ai commenti del pubblico fino all’11 settembre. Secondo i dati ufficiali, circa 3,43 milioni di persone si sono registrate per il matrimonio nei primi sei mesi del 2024, un calo del 12% rispetto all’anno precedente. Si tratta del dato più basso in un decennio, mentre il tasso di natalità è sceso a un minimo record di 9,02 milioni di nascite nel 2023, secondo l’Ufficio nazionale di statistica.


Il regolamento rivisto prevederebbe che le coppie possano sposarsi utilizzando solo le loro carte d’identità in qualsiasi parte del Paese. In precedenza, era necessario anche il registro familiare ufficiale, o “hukou”, e le coppie potevano sposarsi solo nei luoghi dove erano registrate. Il nuovo regolamento include anche un periodo di riflessione di 30 giorni per il divorzio, durante il quale una delle due parti può ritirare la propria richiesta. Questo periodo si applica solo alle richieste di divorzio presentate presso gli uffici di registrazione e non ai divorzi per via giudiziaria.


Secondo il ministero, l’attesa obbligatoria mira a “ridurre i divorzi impulsivi”, ma la mossa ha suscitato dibattito sui social media cinesi, con critiche che sostengono che prolungherà matrimoni infelici e limiterà la libertà personale. Il tema ha registrato oltre 650 milioni di visualizzazioni su Weibo fino a mercoledì.


Un portavoce del ministero ha cercato di rassicurare, dichiarando all’agenzia di stampa statale Xinhua che la revisione mira a facilitare la registrazione del matrimonio poiché molte persone non vivono più nel luogo in cui è registrato il loro hukou. Il portavoce ha affermato che il periodo di riflessione non influenzerà il diritto al divorzio: “Possono ancora fare richiesta di divorzio o avviare una causa. Se un individuo si sente minacciato dall’altra parte, può cercare aiuto tramite canali legali”.

E’ ormai estinto il ghiacciaio di Flua sul Monte Rosa (Legambiente)

E’ ormai estinto il ghiacciaio di Flua sul Monte Rosa (Legambiente)Roma, 26 ago. (askanews) – Sul versante sud del Monte Rosa, la seconda vetta più alta delle Alpi, il ghiacciaio di Flua è estinto. Non c’è più. Se nella metà dell’800 la sua superficie era di circa 80 ettari, ossia grande quanto 112 campi di calcio, oggi il ghiacciaio di Flua è solo un mare di rocce e detriti. Qua e là si intravedono piccoli cumuli di neve frutto delle ultime nevicate tardive della primavera 2024. A causa delle alte temperature che caratterizzano la crisi climatica in atto è questo il destino a cui i ghiacciai alpini con quote massime al di sotto dei 3500 metri andranno incontro dal 2050 in avanti; tra questi ci saranno anche il ghiacciaio dell’Adamello e quello della Marmolada.


A scattare questa fotografia è Carovana dei ghiacciai 2024, la campagna nazionale di Legambiente in collaborazione con CIPRA Italia e con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano, che per la sua terza tappa è arrivata in Piemonte sul Monte Rosa per osservare quel che resta del ghiacciaio di Flua. Qui il ghiacciaio è solo un lontano ricordo. A dominare, insieme a detriti e rocce, è un lungo cordone morenico, mentre il vuoto del ghiacciaio inizia ad essere “colonizzato” da piante, insetti, ecc… che costituiscono nuovi ecosistemi in evoluzione. Ma sul versante sud del Monte Rosa, anche i ghiacciai limitrofi al Flua, ovvero il ghiacciaio delle Piode e il Sesia-Vigne non se la passano bene. Dagli anni ‘8o il ghiacciaio delle Piode e il Sesia-Vigna (ramo orientale) sono arretrati di oltre 600 metri lineari, con una risalita della quota minima frontale di oltre 100 metri. I dati sui ghiacciai del Monte Rosa, versante sud, sono stati presentati oggi in conferenza stampa a Torino. A pesare sullo stato di salute dei ghiacciai è la crisi climatica: le alte temperature che la caratterizzano, non solo mettono in sofferenza quelli al di sotto dei 3500 metri, ma anche i ghiacciai posti nelle zone più alte. Con lo zero termico a quote sempre più elevate, viene meno l’accumulo di neve e si registra una perdita di massa glaciale. Negli ultimi anni, si verifica una fusione pluricentrimetrica del ghiaccio anche a quote intorno ai 3500 m s.l.m.. Preoccupa anche l’aumento degli eventi meteo estremi in quota: ben 101 quelli registrati nelle regioni dell’arco alpino in questi primi sette mesi del 2024 (da gennaio a luglio) dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente. Erano 87 nel 2023 e 70 nel 2022 (sempre nello stesso periodo). Lombardia, Veneto e Piemonte le regioni più colpite in questi primi mesi del 2024, rispettivamente con 40, 27 e 13 eventi estremi. Tra le province più in sofferenza, quelle di Torino (9), Brescia, Milano e Vicenza (7), Genova e Udine (6), Mantova, Varese e Verona (5). Anche il versante sud del Monte Rosa – prosegue Legambiente – è stato colpito il 29-30 giugno 2024 da una violenta precipitazione piovosa, lo stesso evento che ha colpito la Valpelline (seconda tappa di Carovana dei ghiacciai 2024) ed altre località di Valle d’Aosta e Piemonte. In particolare, lungo il tragitto della terza tappa, i partecipanti alla Carovana dei Ghiacciai hanno verificato numerosi effetti al suolo causati dall’evento piovoso sulla viabilità e sulle infrastrutture, così come hanno apprezzato gli interventi di ripristino dei sentieri che hanno reso possibile l’accesso alle zone glaciali. Restano comunque ben visibili i detriti e i fenomeni di erosione lungo gli alvei dei torrenti.


“Il ghiacciaio di Flua – dichiara Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di CIPRA Italia – ci mette davanti ad una triste e tremenda realtà, la morte dei ghiacciai che si avvicina sempre di più. Da una parte ghiacciai che si estinguono, dopo una lunga agonia, a causa della crisi climatica che avanza, dall’altra parte anche la consapevolezza che il vuoto dei ghiacciai verrà colmato da nuovi ecosistemi. Di fronte a questa realtà e quella che abbiamo visto sul Flua, con Carovana dei ghiacciai torniamo a ribadire l’importanza di mettere in campo politiche di mitigazione e adattamento, senza dimenticare che l’altra grande sfida sarà quella di tutelare e proteggere i nuovi ecosistemi che si stanno formando ad alta quota, come conseguenza alla fusione ed estinzione dei ghiacciai”. “La fusione dei ghiacciai e gli eventi meteorologici estremi generano lungo le pendici del Monte Rosa una serie di effetti a cascata – dichiara Marco Giardino, vice presidente del Comitato Glaciologico e professore dell’Università di Torino – che vanno rilevati e monitorati costantemente e che non possono essere sottovalutati. ‘Cascate’ di ghiaccio dalle cime più elevate, cascate di acqua che si originano dalla fusione glaciale, cascate di detrito che queste acque veicolano verso il basso durante gli eventi piovosi più intensi, cascate di blocchi che staccandosi per frana dalle pareti rocciose ricoprono in parte i ghiacciai. Abbiamo potuto riconoscere ciascuno di questi fenomeni salendo in quota, osservando il versante sud del Monte Rosa, con i ghiacciai delle Piode, di Sesia-Vigne, e il ghiacciaio di Flua che il Comitato Glaciologico Italiano monitora sin dal 1927. La conoscenza scientifica degli ambienti d’alta montagna permette di accrescere la consapevolezza sul cambiamento climatico e di affrontarne gli effetti con maggiore preparazione”.


Dopo Francia, Valle D’Aosta e Piemonte, Carovana dei ghiacciai arriverà in Lombardia dal 28 al 31 agosto per monitorare lo stato di salute del ghiacciaio Fellaria. Poi si sposterà in Friuli-Slovenia (31 agosto- 5 settembre) per monitorare i ghiacciai delle Alpi Giulie, e in Veneto (dal 5-9 settembre) dove l’osservato speciale sarà il ghiacciaio della Marmolada. (Foto di repertorio).

Monte Rosa, Legambiente: il ghiacciaio di Flua non c’è più

Monte Rosa, Legambiente: il ghiacciaio di Flua non c’è piùRoma, 26 ago. (askanews) – Sul versante sud del Monte Rosa, la seconda vetta più alta delle Alpi, il ghiacciaio di Flua è estinto. Non c’è più.


Se nella metà dell’800 la sua superficie era di circa 80 ettari, ossia grande quanto 112 campi di calcio, oggi il ghiacciaio di Flua è solo un mare di rocce e detriti. Qua e là si intravedono piccoli cumuli di neve frutto delle ultime nevicate tardive della primavera 2024. A causa delle alte temperature che caratterizzano la crisi climatica in atto è questo il destino a cui i ghiacciai alpini con quote massime al di sotto dei 3500 metri andranno incontro dal 2050 in avanti; tra questi ci saranno anche il ghiacciaio dell’Adamello e quello della Marmolada. A scattare questa fotografia è Carovana dei ghiacciai 2024, la campagna nazionale di Legambiente in collaborazione con CIPRA Italia e con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano, che per la sua terza tappa è arrivata in Piemonte sul Monte Rosa per osservare quel che resta del ghiacciaio di Flua. Qui il ghiacciaio è solo un lontano ricordo. A dominare, insieme a detriti e rocce, è un lungo cordone morenico, mentre il vuoto del ghiacciaio inizia ad essere “colonizzato” da piante, insetti, ecc… che costituiscono nuovi ecosistemi in evoluzione.


Sul versante sud del Monte Rosa, anche i ghiacciai limitrofi al Flua, ovvero il ghiacciaio delle Piode e il Sesia-Vigne non se la passano bene. Dagli anni ‘8o il ghiacciaio delle Piode e il Sesia-Vigna (ramo orientale) sono arretrati di oltre 600 metri lineari, con una risalita della quota minima frontale di oltre 100 metri. I dati sui ghiacciai del Monte Rosa, versante sud, sono stati presentati oggi in conferenza stampa a Torino. A pesare sullo stato di salute dei ghiacciai è la crisi climatica: le alte temperature che la caratterizzano, non solo mettono in sofferenza quelli al di sotto dei 3500 metri, ma anche i ghiacciai posti nelle zone più alte. Con lo zero termico a quote sempre più elevate, viene meno l’accumulo di neve e si registra una perdita di massa glaciale. Negli ultimi anni, si verifica una fusione pluricentrimetrica del ghiaccio anche a quote intorno ai 3500 m.


Preoccupa anche l’aumento degli eventi meteo estremi in quota: ben 101 quelli registrati nelle regioni dell’arco alpino in questi primi sette mesi del 2024 (da gennaio a luglio) dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente. Erano 87 nel 2023 e 70 nel 2022 (sempre nello stesso periodo). Lombardia, Veneto e Piemonte le regioni più colpite in questi primi mesi del 2024, rispettivamente con 40, 27 e 13 eventi estremi. Tra le province più in sofferenza, quelle di Torino (9), Brescia, Milano e Vicenza (7), Genova e Udine (6), Mantova, Varese e Verona (5). Anche il versante sud del Monte Rosa – prosegue Legambiente – è stato colpito il 29-30 giugno 2024 da una violenta precipitazione piovosa, lo stesso evento che ha colpito la Valpelline (seconda tappa di Carovana dei ghiacciai 2024) ed altre località di Valle d’Aosta e Piemonte. In particolare, lungo il tragitto della terza tappa, i partecipanti alla Carovana dei Ghiacciai hanno verificato numerosi effetti al suolo causati dall’evento piovoso sulla viabilità e sulle infrastrutture, così come hanno apprezzato gli interventi di ripristino dei sentieri che hanno reso possibile l’accesso alle zone glaciali. Restano comunque ben visibili i detriti e i fenomeni di erosione lungo gli alvei dei torrenti.

Zelensky: l’attacco russo condotto con con 100 missili e 100 droni

Zelensky: l’attacco russo condotto con con 100 missili e 100 droniRoma, 26 ago. (askanews) – L’attacco lanciato oggi dalla Russia in Ucraina è stato “uno dei più grandi, un attacco combinato, con oltre un centinaio di missili di vario tipo e circa un centinaio di (droni) ‘Shahed’”. Lo ha precisato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, sottolineando che “in tutta l’Ucraina potremmo fare molto di più per proteggere le vite se l’aviazione dei nostri vicini europei operasse di concerto con i nostri F-16 e sistemi di difesa aerea”. “Se tale unità si è dimostrata efficace in Medio Oriente, deve funzionare anche in Europa. La vita ha lo stesso valore ovunque”, ha aggiunto il presidente su X.


“L’Ucraina non può essere limitata nelle sue capacità a lungo raggio quando i terroristi non hanno queste limitazioni – ha quindi proseguito – i nostri difensori non possono essere limitati nelle loro armi quando la Russia schiera il suo intero arsenale, inclusi gli ‘Shahed’ e i missili balistici dalla Corea del Nord. America, Regno Unito, Francia e i nostri altri partner hanno il potere di aiutarci a fermare questo terrore. Il momento per un’azione decisiva è adesso”.

Farà ancora caldo, nonostante la “goccia fredda” in quota

Farà ancora caldo, nonostante la “goccia fredda” in quotaRoma, 26 ago. (askanews) – Nonostante l’anticiclone inizi a indebolirsi per l’incursione di una goccia fredda in quota, il caldo non accennerà a diminuire, anzi, nei prossimi giorni aumenterà ulteriormente.


Già dalle prossime ore – spiega Antonio Sanò, fondatore del sito iLMeteo.it – si noterà un’atmosfera diversa dai giorni precedenti, infatti la nuvolosità sarà più presente al Centro-Nord anche con precipitazioni che a tratti su Piemonte e Lombardia (possibile anche Veneto) potranno risultare temporalesche anche in pianura, specie al mattino. Il resto delle regioni italiane vedrà un tempo più asciutto. Attenzione invece al caldo, nella zone interne della Sicilia si potranno sfiorare i 40°C e diffusamente i 35-37°C su molte zone del Centro-Sud. Il tempo cambierà un po’ martedì e mercoledì; in queste due giornate si faranno sentire gli effetti di una goccia fredda in quota. In parole semplici, – spiega Sanò su iLMeteo.it – una goccia fredda non è altro che una zona dell’atmosfera più fredda delle zone circostanti. Questa goccia si è staccata dalla depressione attiva tra l’Islanda e le Isole Britanniche. Martedì e mercoledì quindi aumenterà decisa l’instabilità atmosferica, a carico delle regioni centro-meridionali. Temporali pomeridiani con grandine potranno colpire diffusamente tutta la dorsale appenninica, le zone interne e la Sicilia, martedì anche molte zone della Toscana.


Nonostante questa incursione temporalesca, – prosegue il fondatore de iLMeteo.it – le temperature non subiranno grossi scossoni e si manterranno sempre sopra la media del periodo, viaggiando con valori superiori ai 33-35°C al Centro-Sud e spesso sopra i 30-32°C al Nord. E non è finita qui, in quanto da giovedì la pressione tornerà ad aumentare, l’instabilità a diminuire e il sole ad essere sempre più prevalente. L’anticiclone africano avrà un nuovo sussulto e così le temperature massime potranno aumentare ancora raggiungendo picchi diurni che nel weekend di sabato 31 agosto e domenica 1 settembre toccheranno i 37°C anche a Roma.

Foibe, MiC: firmata convenzione per mostra su esodo giuliano-dalmata

Foibe, MiC: firmata convenzione per mostra su esodo giuliano-dalmataRoma, 26 ago. (askanews) – È stata firmata oggi a Roma, al Ministero della Cultura, la convenzione tra l’Istituto Vittoriano e Palazzo Venezia (VIVE) e la Federazione delle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati per la realizzazione al Vittoriano di una mostra temporanea sull’esodo giuliano-dalmata, nelle more della realizzazione, nella Capitale, del Museo del Ricordo.


Erano presenti il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano; la direttrice del VIVE, Edith Gabrielli; il presidente di Federesuli, Renzo Codarin; il presidente onorario di Federesuli, Giuseppe De Vergottini; il Ministro plenipotenziario Michele Rampazzo, coordinatore per le minoranze e gli esuli. L’intesa – informa il MiC – prevede la messa a disposizione, da parte del VIVE, dello spazio collocato al I livello del Vittoriano, mentre la Federazione delle Associazioni degli esuli elaborerà il progetto scientifico e museografico, condividerà con il Vittoriano le fasi operative e realizzerà la mostra, il cui ingresso sarà libero.


La firma della convenzione è stata anticipata nei giorni scorsi dal Ministro Sangiuliano in occasione dell’anniversario della strage di Vergarolla, vicino Pola, del 18 agosto 1946 che portò alla morte di circa 100 italiani di cui un terzo bambini. Una vicenda, quest’ultima, ancora avvolta da tanti misteri e senza colpevoli individuati e che sarà al centro dell’esposizione al Vittoriano e successivamente del Museo. “Questa mostra è il primo e importante passo verso la realizzazione del Museo del Ricordo qui a Roma dedicato alla memoria dei martiri italiani delle foibe massacrati dalla cieca violenza comunista titina. Grazie all’intesa con la Federazione delle Associazioni degli esuli daremo vita ad un’esposizione al Vittoriano che accenderà, in un luogo altamente simbolico e centrale per l’identità nazionale, un faro potente sul buco nero della memoria legata all’esodo, dalle loro terre, di istriani, fiumani e dalmati nel Secondo Dopoguerra. Con questa esposizione continuiamo a restituire, dopo troppo silenzio, la dovuta visibilità e soprattutto la giusta dignità e memoria alla tragedia delle foibe”, ha affermato il Ministro Sangiuliano.


“Il Vittoriano fu costruito per onorare la memoria del primo re d’Italia, attraverso i valori dell’unità della patria e della libertà dei suoi cittadini. Questi valori fondanti rimangono integri nell’ordinamento repubblicano e nella realtà europea di oggi. Il Vittoriano con i suoi oltre quattro milioni di visitatori annui è il monumento che racconta l’Italia e gli Italiani nei momenti di successo e anche nei momenti di dolore. Numerose e importanti esposizioni del passato stanno a dimostrarlo. La convenzione siglata oggi con FederEsuli serve a ricordare un episodio storico estremamente doloroso per migliaia e migliaia di nostri concittadini, e dunque per il popolo italiano nella sua interezza. Come direttrice, sono e rimango persuasa che, in attesa del Museo del Ricordo, il Vittoriano sarà all’altezza di questo compito istituzionale, civile e morale”, ha detto la Direttrice Gabrielli. “La firma di questa convenzione conferma il rinnovato spirito di collaborazione tra Federesuli e istituzioni, in particolare con il Ministero della Cultura. La mostra al Vittoriano è un progetto importante e ambizioso per il quale non posso che ringraziare la Direttrice Gabrielli e il Ministro Sangiuliano, la cui sensibilità per la nostra storia è foriera di grandi risultati”, ha dichiarato il presidente Codarin.

Quanto costa tenere un cane (i conti nella giornata degli amici a 4 zampe)

Quanto costa tenere un cane (i conti nella giornata degli amici a 4 zampe)Roma, 26 ago. (askanews) – Mantenere un cane nel primo anno di vita costa dai 1.804 ai 2.624 euro annui. Negli anni successivi la spesa da sostenere è di 1.589,20 euro annui per un cane di taglia piccola e di 2.346,70 euro annui per un cane di taglia medio/grande. L’aumento registrato, rispetto allo scorso anno, è tra del +2%. E’ quanto emerge dai dati dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori in occasione della giornata internazionale del cane.


In Italia sono oltre 13 milioni i cani accolti in famiglia e, complessivamente, le case degli italiani ospitano circa 32 milioni di animali domestici. Quanto all’assicurazione, il costo, per spese veterinarie, responsabilità contro terzi e tutela legale, varia da 21,40 a 26,90 euro al mese. Mediamente, quindi, un’assicurazione per il proprio cane costa 289,80 euro annui.


Nella Legge di Bilancio 2024 è stato introdotto il Bonus animali domestici, che consente alle persone con almeno 65 anni di età e con un reddito Isee inferiore a 16.215 euro all’anno di alleggerire i costi per le prestazioni veterinarie, compresi gli interventi, e i farmaci. I proprietari di animali domestici possono, in ogni caso, ottenere una detrazione fiscale del 19% sulle spese veterinarie sostenute per la cura degli animali domestici,purché le spese siano tracciabili, con un tetto di spesa di 550 euro e una franchigia di 129,11 euro.

IBM chiude le sue attività di ricerca e sviluppo in Cina (Wsj)

IBM chiude le sue attività di ricerca e sviluppo in Cina (Wsj)Roma, 26 ago. (askanews) – IBM sta chiudendo il suo dipartimento di ricerca e sviluppo in Cina, con l’ultimo tra i ritiri dal Paese da parte delle principali aziende tecnologiche statunitensi.


Lo scrive il Wall Street Journal segnalando che l’azienda sta trasferendo le sue funzioni di R&S dalla Cina ad altre strutture all’estero, come ha detto Jack Hergenrother, un dirigente IBM, ai dipendenti durante un incontro virtuale lunedì mattina, secondo i dipendenti che hanno partecipato. Secondo le stesse fonti il dirigente ha aggiunto che IBM ha dovuto affrontare una concorrenza sempre più intensa in Cina con il suo business infrastrutturale in declino negli ultimi anni. Hergenrother ha precisato poi che IBM prevede di concentrare la sua R&S in diverse regioni al di fuori della Cina. L’azienda sta rafforzandosi con altri ingegneri e ricercatori , anche a Bengaluru, in India, secondo i dipendenti che sono stati informati.


La chiusura avrà effetto su più di 1.000 persone, per lo più impiegate nei laboratori di R&S dell’azienda che hanno sede in diverse città cinesi, tra cui Pechino e Shanghai. Un rappresentante di IBM Cina non ha risposto alle richieste di commento.


Le tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina – scrive il Wsj – hanno portato molte aziende multinazionali a rivedere la propria attività in Cina, con alcune che hanno licenziato dipendenti e trasferito le operazioni in altri paesi. IBM un tempo vedeva la Cina come un importante mercato in crescita, ma la sua quota di mercato è crollata negli ultimi anni poiché i concorrenti locali hanno migliorato i loro servizi e Pechino ha spinto gli acquirenti cinesi ad acquistare di più dai fornitori di tecnologia nazionali, in una campagna soprannominata “Delete America”. IBM ha affermato che i suoi ricavi in Cina sono diminuiti del 19,6% lo scorso anno.


Le aziende statunitensi che fanno affari in Cina devono anche affrontare un controllo più severo da parte dei decisori politici americani in aree strategiche come l’intelligenza artificiale. Microsoft sta ridimensionando le sue operazioni di cloud computing e ricerca sull’intelligenza artificiale in Cina e sta chiedendo ai dipendenti locali di prendere in considerazione il trasferimento in altre sedi.