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Autore: Redazione StudioNews

Vino, Denis Andreis nuovo direttore generale di Cantina Toblino

Vino, Denis Andreis nuovo direttore generale di Cantina ToblinoMilano, 22 mag. (askanews) – Denis Andreis è il nuovo direttore generale di Cantina Toblino, la cooperativa vitivinicola con sede a Madruzzo (Trento) che riunisce oltre 600 soci della Valle dei Laghi.

“Dopo una attenta e approfondita selezione tra diversi profili, quello di Denis Andreis ha colpito positivamente per l’approccio manageriale e la chiarezza negli obiettivi” ha spiegato il presidente della cooperativa, Federico Sommadossi, sottolineando che “la sua esperienza si amalgama in maniera ottimale con la nostra realtà, che combina l’attività di cantina con la ristorazione di ‘Hosteria Toblino’ e con l’azienda agricola a gestione diretta”. Dopo una formazione tecnica e gestionale per aziende agroalimentari e vitivinicole, il 49enne manager veronese è cresciuto professionalmente alla Cantina Valpolicella Negrar dove ha ricoperto il ruolo di direttore Area gestionale. “Guardo con fiducia e determinazione al futuro della nostra cooperativa, orientata verso l’eccellenza dei prodotti e la cura del territorio” ha affermato il neo Dg, aggiungendo “sono convinto che il destino stesso sia nelle nostre mani e dipenda dalla nostra capacità di collaborare, mettendo al centro la passione e l’abilità necessarie, per far di Cantina Toblino un’azienda di grande successo. Credo fermamente che – ha concluso Andreis – con l’impegno e l’entusiasmo di tutti i soci e di tutti i collaboratori, possiamo raggiungere questo obiettivo”.

Cantina Toblino nasce nel 1960 nelle vicinanze del Lago di Toblino e del suo Castello, in mezzo alle campagne vitate del Piano Sarca, e vinifica esclusivamente l’uva conferita (certificata SQNPI e in parte biologica) dai soci su un totale di circa 900 ettari vitati.

Ocse, titoli Stato per 23.000 mld nell’area scadranno entro 3 anni

Ocse, titoli Stato per 23.000 mld nell’area scadranno entro 3 anniRoma, 22 mag. (askanews) – Da qui a tre anni nelle economie avanzate e dell’area Ocse giungeranno a maturazione titoli del debito pubblico per 23.000 miliardi di dollari, che andranno rimborsati o rinnovati ma in un contesto nettamente meno agevole: tassi di interesse saliti, liquidità meno abbondandi e fiducia degli investitori diminuita. Lo afferma l’Ocse in un rapporto sulle prospettive dell’indebitamento pubblico (Sovereign Borrowing Outlook 2023).

Nell’ultimo anno l’inasprimento monetario ha mostrato una accelerazione, si legge, e la propensione al rischio dei mercati finanziari globali si è spostata, con la fiducia degli investitori diminuita. Questo segna la fine di un lungo periodo di condizioni di finanziamento benigne per le emittenti sovrane. Inoltre la graduale normalizzazione dei conti pubblici, dopo le derapate che si sono verificate durante i crolli dell’economia causati dalle restrizioni imposte a motivo del Covid, è stata minata dalle ricadute economiche finanziarie della guerra in Ucraina.

L’ente parigino stima che nel 2022 il fabbisogno di finanziamenti sia rimasto del 43% al di sopra della media del periodo tra 2011 e 2019 e l’indebitamento totale di 10 punti di Pil superiore. “Questi volumi rilevanti di debito pubblico dovranno essere ripagati o rifinanziati, in ampia misura a breve. Circa la metà di questo indebitamento extra, pari a 23.000 miliardi di dollari – sottolinea nell’editorale dello studio Carmine Di Noia, direttore per gli affari finanziari e imprenditoriali dell’Ocse – giungerà a maturazione nell’ambito dei prossimi tre anni”. E se fino a poco tempo fa la maggior parte dei Paesi avanzati potevano fare conto su politiche monetarie accomodanti, ora la situazione è cambiata, i costi di rifinanziamento sono più che raddoppiati dal 2021 e si profilano altri aumenti nel breve termine.

Intanto le emittenti sovrane devono affrontare sfide che vanno oltre l’aumento dei tassi. Con l’avvio delle manovre di inasprimento quantitativo, la domanda di titoli di Stato delle banche centrali “è evaporata”, mentre sui mercati le liquidità si sono deteriorate con una confluenza di incertezze macroeconomiche, rischi geopolitici e calo della fiducia degli investitori. Non va meglio per le economie emergenti: devono gestire livelli di indebitamento verso l’estero ai massimi storici, contesti di mercato analogamente impegnativi e esacerbati dal calo della qualità creditizia dei rispettivi titoli di Stato. In diversi casi anche in questi Stati i tassi sono in rialzo, e sono presenti diverse vulnerabilità legate al peggioramento della qualità degli asset. L’Ocse a contato 40 revisioni al ribasso di rating tra Europa e America latina.

Tutto questo messo assieme “implica che guardando avanti la sostenibilità del debito è una questione di acresciuta rilevanza e preoccupazione”, dice l’Organizzaizone per la cooperazione e lo sviluppo economico. “Servono una governance adeguata, una gestione economica responsabile e un percorso di gestione del debito credibile: tutti i fattori non possono essere dati per scontati”. A tutto questo, poi, si aggiunge la questione delle politiche ambientali e soprattutto sul concetto di “cambiamento climatico”, su cui governi stanno dirottando una crescente quantità di fondi. Guardando in parallelo al tema dei bond “sostenibili”, l’Ocse chiede una semplificazione, una standardizzazione delle procedure e dei criteri di rendicontazione.

Maltempo, Carrozza: riflettere, la scienza può dare risposta

Maltempo, Carrozza: riflettere, la scienza può dare rispostaRoma, 22 mag. (askanews) – La tragedia dell’Emilia Romagna, che ha provocato vittime e migliaia di sfollati, è un “evento che ci fa riflettere” e l’impegno della scienza è di “lavorare perché questo non accada più e l’impatto di questi eventi non siano più così devastati”. Lo ha sottolineato Maria Chiara Carrozza, presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, intervenendo alla presentazione del Centro Nazionale Biodiversità alla Tenuta presidenziale di Castelporziano, in occasione della Giornata Mondiale della Biodiversità.

“L’evento in Emilia Romagna – ha sottolineato – ci fa riflettere su come noi scienziati e scienziate possiamo lavorare con impegno perché questi eventi non accadano più. Il mondo – ha aggiunto – ha bisogno di ricerca scientifica e la tecnologia è il frutto della scienza da valorizzare in modo sistematico anche per accompagnare le nuove generazioni”. È importante, per Carrozza, “prendere consapevolezza di ciò che sta accadendo” e del ruolo che “la scienza può svolgere”.

Gli Incubus tornano live in Italia dopo 5 anni

Gli Incubus tornano live in Italia dopo 5 anniMilano, 22 mag. (askanews) – Gli Incubus, la celebre band alternative rock californiana, ritornano a esibirsi in Italia dopo 5 anni per un’unica data all’Alcatraz di Milano il prossimo 14 giugno. Dopo anni di attesa, i fan italiani potranno finalmente riscoprire l’energia e la potenza di una delle band più influenti della scena musicale degli anni 2000.

Gli Incubus hanno lasciato un segno nella storia della musica, grazie ai loro brani emozionanti e alle performance cariche di passione. Il carisma di Brandon Boyd, la voce magnetica e potente del frontman, e la maestria degli altri membri della band hanno conquistato milioni di fan in tutto il mondo. Durante la serata, gli Incubus regaleranno al pubblico una selezione dei loro successi più amati, con brani che spaziano dalle loro prime produzioni fino ai loro ultimi album, dimostrando ancora una volta la loro versatilità e la loro capacità di reinventarsi musicalmente.

Coldiretti: in Emilia-Romagna 5mila aziende agricole e allevamenti devastati

Coldiretti: in Emilia-Romagna 5mila aziende agricole e allevamenti devastatiMilano, 22 mag. (askanews) – Dall’albicocca di Imola alla fragola di Romagna, dal grano Senatore Cappelli alla ciliegia di Cesena fino al maiale mora romagnola: l’alluvione che ha colpito il territorio romagnolo mette a rischio anche la biodiversità, con intere produzioni che sono state cancellate dopo che gli agricoltori erano riusciti in questi anni a salvarle dall’estinzione. Coldiretti in occasione della Giornata mondiale della Biodiversità lancia un allarme he è di tutti i gli agricoltori vittime dell’alluvione degli ultimi giorni. Le stime parlano di oltre 5mila aziende agricole e allevamenti devastati in una delle aree piu’ agricole del Paese con una produzione lorda vendibile di circa 1,5 miliardi di euro. L’alluvione ha sommerso i campi con la perdita di almeno 400 milioni di chili di grano decimando anche le semine del Senatore Cappelli, un grano duro antico che ha più di 100 anni, sottolinea Coldiretti, selezionato nel 1915 dall’agronomo Nazareno Strambelli che lo ha così chiamato in onore del senatore del Regno, Raffaele Cappelli. Una varietà che negli anni 60 ha iniziato a scomparire prima di essere recuperato negli ultimi anni. Ma l’esondazione ha sommerso anche i frutteti “soffocando” le radici degli alberi fino a farle marcire con la necessità di espiantare e poi reimpiantare quasi 15 milioni di piante tra pesche, nettarine, kiwi, albicocche, pere, susine, mele, kaki e ciliegi. E tra queste le pesche e le nettarine di Romagna Igp le cui origini risalgono al XIX secolo, ma anche le albicocche Reale e Val Santerno di Imola, due varietà autoctone di grande qualità che già dal 1900 rappresentano una delle principali fonti di reddito per le aziende agricole del territorio e ha senz’altro contribuito ad arginare l’esodo rurale. Minacciate anche la Ciliegia di Cesena così come la fragola di Romagna, i cui campi sono da decenni parte integrante del paesaggio rurale dell’entroterra ed ora sotto finiti sott’acqua.

Preoccupante è la situazione anche per i 250mila bovini, maiali, pecore e capre allevati nelle stalle della Romagna alluvionata dove si contano anche circa 400 allevamenti avicoli, tra polli, galline da uova e tacchini dove secondo la Coldiretti si evidenziano purtroppo diverse situazioni di criticità con migliaia di animali morti e affogati. In pericolo è per Coldiretti l’azione di recupero delle razze storiche da parte degli allevatori, dal maiale di mora romagnola ai bovini da carne di razza romagnola, che nel passato avevano rischiato l’estinzione.

Alluvione, Coldiretti: 5mila aziende agricole e allevamenti devastati

Alluvione, Coldiretti: 5mila aziende agricole e allevamenti devastatiMilano, 22 mag. (askanews) – Dall’albicocca di Imola alla fragola di Romagna, dal grano Senatore Cappelli alla ciliegia di Cesena fino al maiale mora romagnola: l’alluvione che ha colpito il territorio romagnolo mette a rischio anche la biodiversità, con intere produzioni che sono state cancellate dopo che gli agricoltori erano riusciti in questi anni a salvarle dall’estinzione. Coldiretti in occasione della Giornata mondiale della Biodiversità lancia un allarme he è di tutti i gli agricoltori vittime dell’alluvione degli ultimi giorni. Le stime parlano di oltre 5mila aziende agricole e allevamenti devastati in una delle aree piu’ agricole del Paese con una produzione lorda vendibile di circa 1,5 miliardi di euro.

L’alluvione ha sommerso i campi con la perdita di almeno 400 milioni di chili di grano decimando anche le semine del Senatore Cappelli, un grano duro antico che ha più di 100 anni, sottolinea Coldiretti, selezionato nel 1915 dall’agronomo Nazareno Strambelli che lo ha così chiamato in onore del senatore del Regno, Raffaele Cappelli. Una varietà che negli anni 60 ha iniziato a scomparire prima di essere recuperato negli ultimi anni. Ma l’esondazione ha sommerso anche i frutteti “soffocando” le radici degli alberi fino a farle marcire con la necessità di espiantare e poi reimpiantare quasi 15 milioni di piante tra pesche, nettarine, kiwi, albicocche, pere, susine, mele, kaki e ciliegi. E tra queste le pesche e le nettarine di Romagna Igp le cui origini risalgono al XIX secolo, ma anche le albicocche Reale e Val Santerno di Imola, due varietà autoctone di grande qualità che già dal 1900 rappresentano una delle principali fonti di reddito per le aziende agricole del territorio e ha senz’altro contribuito ad arginare l’esodo rurale. Minacciate anche la Ciliegia di Cesena così come la fragola di Romagna, i cui campi sono da decenni parte integrante del paesaggio rurale dell’entroterra ed ora sotto finiti sott’acqua. Preoccupante è la situazione anche per i 250mila bovini, maiali, pecore e capre allevati nelle stalle della Romagna alluvionata dove si contano anche circa 400 allevamenti avicoli, tra polli, galline da uova e tacchini dove secondo la Coldiretti si evidenziano purtroppo diverse situazioni di criticità con migliaia di animali morti e affogati. In pericolo è per Coldiretti l’azione di recupero delle razze storiche da parte degli allevatori, dal maiale di mora romagnola ai bovini da carne di razza romagnola, che nel passato avevano rischiato l’estinzione.

Borrell: giusto dare gli F-16 all’Ucraina, speriamo che i jet arrivino presto a Kiev

Borrell: giusto dare gli F-16 all’Ucraina, speriamo che i jet arrivino presto a KievRoma, 22 mag. (askanews) – Quella di “preparare il campo per fornire all’Ucraina i caccia di cui hanno bisogno” è “una buona idea” arrivata dal G7. E’ quanto ha detto oggi l’alto rappresentante Ue per la Politica estera, Josep Borrell, a Bruxelles, prima del Consiglio Affari Esteri. “L’addestramento è la prima cosa da fare e spero che presto possiamo fornire all’Ucraina questo tipo di armi”, ha aggiunto. Borrel ha quindi detto che l’Unione europea si attende che “la Cina usi la sua influenza per fermare la guerra in Ucraina”. “Ne ha tanta”, ha commentato Borrell, “e ci attendiamo questo dalla Cina”, ha aggiunto.

Prove d’estate con l’anticiclone Zefiro, ma anche tanti temporali

Prove d’estate con l’anticiclone Zefiro, ma anche tanti temporaliRoma, 22 mag. (askanews) – La fase di intenso maltempo che ha interessato l’Italia nei giorni scorsi si chiude definitivamente. Nelle prossime ore ci penserà l’anticiclone Zefiro a riportare un po’ di quiete atmosferica sulle zone martoriate dal maltempo.

Antonio Sanò, fondatore del sito www.iLMeteo.it comunica che l’anticiclone Zèfiro arriverà direttamente dalla Germania e sarà figlio del possente anticiclone delle Azzorre che dall’oceano Atlantico ha già conquistato Regno Unito, Francia e Paesi Bassi. Arrivando da Nord quindi lascerà un po’ indifeso il Sud Italia. Sarà proprio qui che nel corso del pomeriggio si svilupperanno dei temporali che dagli Appennini potrebbero raggiungere, localmente, le coste tirreniche. Fino a martedì quindi si trascorreranno mattinate in prevalenza soleggiate e pomeriggi spesso temporaleschi sui rilievi delle regioni centro-meridionali. Grazie al maggior soleggiamento si registrerà un importante aumento delle temperature, infatti al Nord e in Toscana di giorno si potrebbero toccare addirittura i 28-30°C, valori tipicamente estivi, non più di 24°C invece sul resto d’Italia. Questa situazione potrebbe subire una temporanea pausa tra mercoledì e giovedì quando dalla Svezia una minacciosa goccia fredda potrebbe puntare l’Italia innescando fortissimi temporali al Nord; l’aria fresca in arrivo, infatti, mescolandosi con il caldo preesistente fornirà l’energia necessaria per lo sviluppo di imponenti celle temporalesche che potrebbero generare anche intense grandinate a chicchi grossi. Al Centro-Sud invece continueranno i consueti temporali pomeridiani, relegati però alle sole zone montuose.

Il passaggio della goccia fredda, se confermato, farà calare bruscamente le temperature massime al Settentrione dove di giorno, e in presenza di temporali, potrebbero anche non superare i 21°C, subendo quindi un crollo di quasi 10°C. Non sono attese variazioni invece sul resto del Paese. Per concludere, dopo il passaggio temporalesco, l’anticiclone Zefiro dovrebbe riconquistare il terreno perduto riportando il sole e il caldo su tutta l’Italia.

Comunità energetiche: analisi Rse su vantaggi per utenti e investitori

Comunità energetiche: analisi Rse su vantaggi per utenti e investitoriMilano, 22 mag. (askanews) – “Comunità energetiche rinnovabili” e “Autoconsumo collettivo”: modelli di autoconsumo diffuso dell’energia convenienti per le comunità, le imprese, i singoli utenti e anche per l’ambiente. Per valutare concretamente eventuali vantaggi e opportunità è di aiuto un recentissimo studio elaborato da Rse-Ricerca sistema energetico che riporta alcune riflessioni e analisi riferendosi con una serie di simulazioni su specifici casi studio; in particolare: uno schema di autoconsumo collettivo condominiale; e tre tipologie di Comunità energetiche.

Le simulazioni – riportate nel DossieRSE, pubblicazione accessibile al link https://dossierse.it/19-2023-cer-e-autoconsumo-collettivo-alcune-simulazioni-numeriche-alla-luce-della-nuova-regolazione/ – sono svolte alla luce degli ultimi atti preparatori della normativa che a breva darà il via libera definitivo alle nuove misure di autoproduzione e consumo collettivo. In particolare per quanto riguarda le tre tipologie del modello della Comunità energetica rinnovabile, si è ipotizzata una Cer è composta da 180 utenze, principalmente domestiche, che si trovano all’interno del perimetro della stessa cabina primaria a cui è connesso l’impianto fotovoltaico da 200 kW di picco. La prima tipologia presa in esame dal DossieRSE prevede che i membri finanzino direttamente l’impianto; la seconda secondo prevede il coinvolgimento di un soggetto terzo per la realizzazione dell’impianto e per la gestione della Cer (ad esempio una ESCo o un fornitore di energia); la terza prevede la costituzione di una Cer promossa da un Comune con meno di 5.000 abitanti tramite fondi del Pnrr.

Nel testo sono presentati in modo dettagliato i parametri utilizzati come produzione di energia, i costi di investimento e di gestione, i profili di consumo e i vantaggi economici per i singoli partecipanti; e la sostenibilità economica e finanziaria delle iniziative analizzate. In generale è possibile affermare che, nel caso di un investimento diretto dei singoli membri, la vendita dell’energia e gli incentivi previsti consentono un tempo di ritorno che si attesta tra i 6 e i 7 anni, con un risparmio medio per ciascuna utenza coinvolta (seppur indiretto) del 40-50% sulle componenti variabili della bolletta elettrica, per i 20 anni di incentivazione. Nel caso in cui l’investimento sia effettuato da un soggetto terzo, si è ipotizzato che, per ripagare l’impianto, l’investitore trattenga la remunerazione derivante dalla vendita dell’energia oltre alla metà dell’incentivo. In questa configurazione il tempo di ritorno è di circa 9 anni, a cui è possibile aggiungere per il soggetto terzo altri vantaggi non monetizzabili, come la possibilità di acquisire nuovi clienti e offrire loro ulteriori servizi. In questo secondo caso, gli utenti beneficiano di un risparmio medio del 15% sulle componenti variabili della bolletta elettrica, con l’unico impegno di mettere a disposizione dello schema i propri consumi.

Per l’ultimo caso – che considera l’installazione di un impianto fotovoltaico in un comune con meno di 5.000 abitanti, in modo da poter beneficiare del contributo del 40% in conto capitale previsto dal Pnrr – è possibile affermare che grazie alla Cer sia possibile ridurre la spesa per le componenti variabili della bolletta delle famiglie interessate in un range che varia tra il 23 e il 33%, in funzione della numerosità delle famiglie coinvolte. È bene inoltre sottolineare che questo fattore di protezione diventa più rilevante al crescere del prezzo dell’energia, rispondendo quindi a potenziali situazioni di maggior disagio. Per quanto riguarda infine il modello di autoconsumo condominiale, si è fatto riferimento ad un condominio di medie dimensioni, composto da 18 utenze, in cui i singoli condòmini decidono di investire direttamente nella realizzazione di un impianto fotovoltaico da 20 kW di picco e di costituire uno schema di autoconsumo collettivo. In caso gli investitori possono beneficiare delle detrazioni fiscali del 50% e accedere agli incentivi sull’energia condivisa nell’arco orario dai partecipanti allo schema. Nel caso si presenta la profittabilità dell’intervento, il suo ritorno e si evidenziano i vantaggi economici per i singoli condòmini in termini di impatto sulla riduzione media della spesa per l’energia elettrica, nell’arco del periodo di incentivazione dell’impianto.

Fitto: il Pnrr va smantellato, inutili i fondi alle infrastrutture

Fitto: il Pnrr va smantellato, inutili i fondi alle infrastruttureRoma, 22 mag. (askanews) – “Il Pnrr va smantellato e profondamente cambiato anche negli obiettivi”: serve una “revisione strutturale anche di alcuni obiettivi previsti due anni fa e ormai superati dagli eventi”. Così in un colloquio con la Stampa Raffaele Fitto, ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR.

Per Fitto la scelta è la conseguenza inevitabile che scaturisce dalla “oggettiva constatazione” che “gran parte del Pnrr non è spendibile. C’è un problema di quantità di interventi e uno di qualità. Non si può spendere tanto per spendere. Quindi noi stiamo immaginando dei cambiamenti importanti. Ciò comporterà il definanziamento di una serie di interventi non strategici, su cui abbiamo acquisito la certezza di non realizzabilità”. E il capitolo infrastrutture sarà notevolmente sforbiciato: “Quelle grandi non sono tutte realizzabili, perché il sistema imprenditoriale italiano non è in grado di triplicare in un anno questo genere di interventi”. “La Commissione sembra formalmente collaborativa, nei prossimi giorni capiremo se lo è anche nella sostanza”, prosegue il ministro riguardo i rapporti con Bruxelles, mentre sul fronte interno conclude: “All’inizio alzavano molte resistenze, perché il nostro lavoro mette in discussione una loro grande capacità di spesa. Ora stanno collaborando perché hanno capito che così il Pnrr gli scoppierà tra le mani”.