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Autore: Redazione StudioNews

Ucraina, Salvini: con Trump non ci sarà bisogno di inviare altre armi

Ucraina, Salvini: con Trump non ci sarà bisogno di inviare altre armiRoma, 6 nov. (askanews) – “L’Ucraina l’abbiamo sempre aiutata e sempre l’aiuteremo finché si tratterà di aiuti per difendersi, mai per attaccare. Conto che l’elezione, la vittoria e l’insediamento di Trump riportino la pace e che non ci sia bisogno di undicesimi, dodicesimi o tredicesimi pacchetti di invio di armi”. Lo ha detto il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, interpellato alla Camera dopo il question time.


“Aiuteremo l’Ucraina a difendersi finché sarà necessario. Conto che l’arrivo dei repubblicani alla Casa Bianca porti alla fine dei due conflitti”, ha aggiunto. E a chi gli chiedeva dell’aumento delle spese militari chiesto dalla Nato, Salvini ha risposto: “Una cosa per volta, se non ci sono più guerre serve anche meno spesa”.

Nordcorea tace su ritorno Trump: possibile nuovo vertice con Kim?

Nordcorea tace su ritorno Trump: possibile nuovo vertice con Kim?Roma, 6 nov. (askanews) – I media di tutto il mondo oggi riportano in grande evidenza la vittoria di Donald Trump nelle elezioni presidenziali statunitensi. C’è però un paese in cui di questo non si parla, eppure è uno dei paesi che potrebbe essere più direttamente influenzato dal ritorno di Trump alla Casa bianca e che potrebbe avere delle opportunità dopo gli anni cupi dell’Amministrazione Biden. Si tratta della Corea del Nord del leader supremo Kim Jong Un.


L’agenzia di stampa statale KCNA, il giornale del Partito dei lavoratori Rodong sinmun, non somigliano oggi ai giornali di tutti il mondo, che riportano in prima pagina foto e cronache della vittoria trumpiana. Ma questo silenzio non deve ingannare: a Pyongyang hanno guardato con grande attenzione a quanto accadeva negli Stati uniti. E l’aumento dell’attività missilistica prima delle elezioni, in qualche modo, è stato anche un modo per mandare segnali in previsione di una vittoria di Trump. Anche quando Trump andò al potere la prima volta, Kim stimolò Washington con varie provocazioni. Non è escluso, quindi, che assuma lo stesso approccio all’inizio del secondo mandato di Trump. Ma – secondo la gran parte degli analisti – il leader nordcoreano potrebbe cercare un nuovo vertice con Trump, anche se la possibilità che possa realizzarsi un qualche accordo sul programma nucleare nordcoreano appare remoto.


Durante il suo primo mandato, Trump ha avuto il primo vertice in assoluto tra un leader statunitense e un leader nordcoreano. Nel 2018 Trump e Kim si videro a Singapore, dove firmarono una dichiarazione d’intenti che, nella retorica, pareva aprire alla possibilità di un accordo, ma nella realtà nascondeva una mancanza di volontà di entrambe le parti di raggiungere un punto comune. Infatti, l’anno seguente, ad Hanoi, i due leader si rividero ma non fecero alcun passo avanti. Da allora, le relazioni tra Usa e Nordcorea sono state tese. Joe Biden, il successore democratico di Trump, sia tornato al concetto di “pazienza strategica” adottato dall’ex presidente Barack Obama rispetto alla Corea del Nord: cioè una politica di rafforzamento delle alleanze regionali e di continua pressione su Pyongyang, senza dialogo, ma con la prospettiva o di un cedimento o di un regime-change.


Kim, dal canto suo, ha approfittato della trasformazione del quadro geopolitico globale, avvicinandosi in maniera consistente alla Russia di Vladimir Putin, con cui ha firmato a giugno un partenariato rafforzato che prevede anche una clausola di difesa reciproca. Un matrimonio tanto forte che, nelle ultime settimane, gli Usa e la Corea del Sud hanno denunciato l’invio da parte nordcoreana di migliaia di soldati in Russia per essere utilizzati nel conflitto ucraino. Inoltre, il leader nordcoreano ha fatto iscrivere nel 2023 nella costituzione il fatto che la Corea del Nord è ormai una potenza nucleare e ha chiarito a più riprese che il dato di fatto del possesso dell’arma nucleare per la Nordcorea non è più questione su cui trattare alcunché, si tratta di un dato “irreversibile”.


Secondo l’intelligence sudcoreana, Kim avrebbe già pronto un settimo test nucleare presso il sito di Punggye-ri. E questo potrebbe rientrare in una politica di provocazione per attirare l’attenzione di Trump: l’ultimo test nucleare nordcoreano, il sesto della sua storia, ebbe luogo nel 2017, all’inizio del mandato di Trump. Dopo il lancio di prova del nuovo missile balistico intercontinentale (ICBM) Hwasong-19 il mese scorso, la Corea del Nord ha confermato che la politica del paese di rafforzamento delle forze nucleari non cambierà, sostenendo di aver raggiunto una “posizione egemonica irreversibile” nello sviluppo di sistemi di consegna di armi nucleari. Per la prima volta in nove anni, la denuclearizzazione della Corea del Nord è stata omessa come obiettivo condiviso in una dichiarazione congiunta emessa dopo il Security Consultative Meeting del mese scorso tra i capi della difesa della Corea del Sud e degli Stati uniti, un’indicazione che la denuclearizzazione della Corea del Nord potrebbe non essere più considerata realisticamente raggiungibile. Quindi, Kim potrebbe voler provare con Trump a negoziare il riconoscimento da parte degli Stati uniti della Corea del Nord come stato nucleare e ottenere concessioni per un “disarmo nucleare” piuttosto che la “denuclearizzazione,” che era sul tavolo durante i precedenti vertici. Trump, a sua volta, se dovesse decidere di rivedere Kim, potrebbe doversi accontentare di un “piccolo accordo” che riduca le minacce dei missili nordcoreani in grado di raggiungere il territorio continentale degli Stati uniti in cambio del riconoscimento della Corea del Nord come stato nucleare, anziché perseguire la denuclearizzazione, ha dichiarato all’agenzia di stampa Yonhap Nam Sung-wook, direttore dell’Istituto per l’unificazione nazionale presso l’Università della Corea. “Sembra esserci una crescente accettazione della Corea del Nord come detentrice di armi nucleari nella comunità internazionale e nei circoli di potere negli Stati uniti, inclusa la menzione del direttore generale dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica (Aiea), Rafael Grossi, della Corea del Nord come stato nucleare ‘de facto’” ha detto Nam. Un altro ostacolo a un possibile progresso in un futuro vertice Trump-Kim potrebbe essere la preoccupazione degli Stati uniti per questioni internazionali percepite come più urgenti, come la guerra Russia-Ucraina, il conflitto Gaza-Israele e la crescente rivalità con la Cina, che potrebbe relegare in secondo piano la questione nucleare nordcoreana.

Usa 2024, Buch (Bce): “Speravamo tutti in un risultato diverso”

Usa 2024, Buch (Bce): “Speravamo tutti in un risultato diverso”Roma, 6 nov. (askanews) – “Non voglio commentare, anche se penso che ci siamo tutti svegliati questa mattina sperando in un altro risultato”. Così la presidente del ramo di vigilanza bancaria della Bce, la tedesca Claudia Buch, ha di fatto commentato – pur dichiarando di non volerlo fare – la schiacciante vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti.


Buch è intervenuta a un dibattito al decennale della creazione del meccanismo di vigilanza bancaria unico Ue. Negli ultimi mesi in più occasioni anche la presidente della Bce, Christine Lagarde si era espressa negativamente rispetto a una vittoria di Trump, suscitando anche perplessità da parte di alcuni osservatori sull’opportunità di queste prese di posizione da parte di istituzioni non elette e indipendenti. (fonte immagine: ECB 2024).

Mattarella in visita di Stato in Cina, venerdì vedrà Xi Jinping

Mattarella in visita di Stato in Cina, venerdì vedrà Xi JinpingRoma, 6 nov. (askanews) – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è in visita di Stato in Cina, fino al 12 novembre.


Obiettivo di questo viaggio è confermare il rilancio dei rapporti bilaterali dopo l’uscita dal Memorandum della Via della Seta e infatti quella del capo dello Stato è l’ultima tappa di un percorso avviato dal governo e culminato con il viaggio fatto a luglio dalla premier Giorgia Meloni. Anche per questo il focus della visita di Stato saranno i rapporti culturali a cui le istituzioni cinesi attribuiscono un grande valore e che vede i due paesi accomunati da una cultura millenaria. Il capo dello Stato vanta inoltre un ottimo rapporto personale con il Presidente Xi Jinpjng, per Mattarella si tratta infatti del terzo incontro con il presidente della Repubblica popolare cinese, dopo la visita di Stato a Pechino del 2017 e quella del presidente cinese in Italia nel 2019. E inoltre Mattarella arriva a Pechino proprio quando Donald Trump è stato appena rieletto alla guida degli Stati Uniti, una novità che si preannuncia foriera di cambiamenti anche nello scenario internazionale. Il presidente della Repubblica arriva il 7 novembre a Pechino, dove avrà colloqui con il presidente Xi Jinping e il premier Li Qiang. Al centro degli incontri ci saranno le posizioni reciproche rispetto alle principali aree di crisi del mondo, a partire dalla guerra in Ucraina, su cui Pechino garantisce il suo pieno appoggio politico alla Russia di Putin e, in quanto potenza globale, può giocare un ruolo determinante nella costruzione di una mediazione tra Mosca e Kiev. Per il capo dello Stato sarà anche interessante – spiegano fonti diplomatiche – approfondire l’idea cinese di costruire un nuovo ordine mondiale che non sia più dominato dall’oligopolio occidentale attraverso i Brics e il maggior coinvolgimento di quella galassia di Paesi che viene chiamata “global south”.


Sul profilo dei rapporti bilaterali ci sarà la questione commerciale: sul fronte import-export l’Italia è penalizzata anche a causa di una politica di dazi attuata dalla Cina che rende difficile per noi le esportazioni. Anche per questo dal Quirinale definiscono questa visita di Mattarella in Cina “molto importante per consolidare un rilancio strategico” e fortemente voluta dalle autorità di Pechino. Il capo dello Stato sarà accompagnato dalla figlia Laura e dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. Venerdì 8 novembre il Presidente Mattarella, dopo aver visitato la Mostra “Viaggio di conoscenze. Il Milione di Marco Polo e la sua eredità fra Oriente e Occidente” allestita al World Art Museum di Pechino, sarà ricevuto al Palazzo dell’Assemblea Nazionale del Popolo dal presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping. Al termine dei colloqui con le rispettive delegazioni ufficiali, i due Presidenti interverranno alla presentazione dei risultati del Forum culturale Italia-Cina e alla firma di intese tra i due Paesi, prima del pranzo di Stato che concluderà la giornata.


Sabato 9 Mattarella incontrerà il primo ministro, Li Qiang, e il presidente dell’Assemblea Nazionale del Popolo, Zhao Leji. Deporrà, quindi, una corona al Monumento degli Eroi del Popolo in Piazza Tienanmen e incontrerà la collettività italiana. Il Presidente, nel pomeriggio ora locale, terrà una Lectio Magistralis all’Università Beida. Ultimo impegno di sabato 9 novembre la visita alla sede del Segretariato del Forum Filantropico Italia-Cina con la cerimonia di firma di intese per l’inaugurazione della Cattedra di “Studi italiani” dell’Università di Pechino. Domenica 10 il Presidente Mattarella si trasferirà a Hangzhou, dove sono in calendario l’inaugurazione all’Accademia Cinese di Belle Arti della Mostra della Biennale di Venezia “La via perfetta – Hangzhou, la città del cielo di Marco Polo” ; e la rappresentazione, al Conservatorio della provincia dello Zhejiang, di un estratto dell’opera lirica “Marco Polo” del Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia.


Lunedì 11 novembre il capo dello Stato renderà omaggio, nel Cimitero dei Missionari Cattolici, alla Tomba del gesuita Prospero Intorcetta. Dopo il colloquio con il segretario provinciale del Partito Comunista Cinese, il presidente della Repubblica partirà per Canton. Martedì 12 è in programma l’incontro con una rappresentanza del mondo imprenditoriale italiano in Cina e, successivamente, con il segretario provinciale del Partito Comunista Cinese, Huang Kunming, prima della partenza per il rientro a Roma.

Usa2024, Salvini: tra me e Meloni non c’è corsa a ‘trumpianità’

Usa2024, Salvini: tra me e Meloni non c’è corsa a ‘trumpianità’Roma, 6 nov. (askanews) – Matteo Salvini non ha ancora sentito il rieletto presidente americano Trump perché “è tardi, penso abbia passato ore impegnative. Sicuramente un viaggio negli Usa è una cosa a cui stiamo lavorando”. Lo ha detto il vicepremier e leader della Lega interpellato dai cronisti alla Camera dopo il question time.


A chi gli domandava se si sente più trumpiano di Giorgia Meloni, Salvini ha risposto: “Non c’è la corsa alla trumpianità. Sono contento, tra mille ironie di qualche fine politologo e famoso giornalista, di non aver mai nascosto le mie simpatie per Trump. La sua elezione è una buona notizia per tutti, anche per quelli che adesso si stanno facendo camomille, tisane e Maalox”.

Usa2024, i media commentano la vittoria di Trump: inizia era MAGA

Usa2024, i media commentano la vittoria di Trump: inizia era MAGANew York, 6 nov. (askanews) – L’elezione di Donald Trump a 47mo presidente degli Stati Uniti, segna una resurrezione politica per il magnate e lo lancia ancora una volta nella lista dei primati. Trump diventa il primo condannato a vincere la Casa Bianca. A 78 anni, è anche la persona più anziana mai eletta alla carica e la seconda a vincere un altro mandato non consecutivi, dopo il presidente Grover Cleveland.


I media americani dopo una notte di analisi e proiezioni accolgono la notizia con animo contrastante. “Don Deal – l’Affare Donald”, e’ il titolo digitale del New York Post di mercoledì mattina presto. Il tabloid di proprietà di Rupert Murdoch ha sostenuto Trump a ottobre e nell’edizione cartacea mattutina del giornale presenta un Trump sorridente con il titolo “Ci è riuscito di nuovo!”. “Trump Storms Back”, ha titolato il New York Times, usando un’espressione che indica il ritorno della furia del magnate alla guida del Paese. “Sbalorditivo ritorno al potere dopo una campagna oscura e provocatoria” è il sommario del Times per descrivere la “nuova era di incertezza” per il paese. La CNN preferisce un secco “Trump riprende il potere”, mentre il sito di notizie Axios calca la mano sulla nuova era inauguarata dal 47mo presidente: “Trump rieletto, inizia una nuova era MAGA”. Fedele alla cronaca è il Wall Street Journal che titola sul suo sito: “Donald Trump eletto 47mo presidente degli Stati Uniti. L’ex presidente e’ il primo in oltre un secolo a riprendersi la Casa Bianca dopo averla persa”.

Manovra, Silvestri-Meleo (M5s): ancora tagli a fondi per Metro C Roma

Manovra, Silvestri-Meleo (M5s): ancora tagli a fondi per Metro C RomaRoma, 6 nov. (askanews) – “Il governo Meloni continua a taglieggiare i Comuni, e in particolare Roma. In Legge di Bilancio è infatti prevista una decurtazione per oltre 400 milioni delle risorse necessarie per la Metro C della Capitale. Eppure questa infrastruttura è essenziale per la mobilità dei cittadini, già gravati dall’incompetenza del ministro dei Trasporti peggiore che il nostro Paese abbia mai avuto. Per questa ragione il Movimento 5 stelle depositerà due emendamenti che mirano ad assegnare le risorse sottratte per il finanziamento del completamento della Metro C e per l’acquisto di treni nuovi. Non possiamo permettere che Roma e i suoi cittadini continuino a essere ostaggio del traffico e dei disagi, specie durante il Giubileo per il quale continuiamo a proporre di potenziare lo smart working per i lavoratori del pubblico e del privato in modo da agevolare tutti coloro che sono obbligati ad attraversare la città per andare a lavoro”. Così in una nota Francesco Silvestri, capogruppo M5s alla Camera, e Linda Meleo, capogruppo M5s al Comune di Roma.

La Cina a Trump: rapporti siano su base di rispetto reciproco

La Cina a Trump: rapporti siano su base di rispetto reciprocoRoma, 6 nov. (askanews) – La Cina, anche dopo l’esito del voto presidenziale Usa che riporta alla Casa Bianca Donald Trump, continuerà a gestire le relazioni con Washington sui “principi del rispetto reciproco, della coesistenza pacifica e della cooperazione win-win”. Lo ha affermato oggi la portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning durante la quotidiana conferenza stampa, rispondendo a una domanda sul potenziale impatto dell’elezione di Trump.


Il presidente eletto americano, durante il suo primo mandato alla Casa bianca tra il 2016 e il 2020, ha reso più aspre le relazioni tra Cina e Stato uniti, imponendo alti dazi ai prodotti cinesi e avviando un processo di “disaccoppiamento” economico nei confronti di Pechino. Di fronte al rischio di un aumento di dazi consistente, che Trump ha promesso durante la sua campagna elettorale, Mao Ning non ha voluto rispondere “una questione ipotetica”, affermando che Pechino “rispetta la scelta del popolo americano”.

Assodigit: nuova Web Tax rischia penalizzare PMI nel digitale

Assodigit: nuova Web Tax rischia penalizzare PMI nel digitaleRoma, 6 nov. (askanews) – Assodigit, associazione impegnata nella promozione della digitalizzazione e del progresso tecnologico delle PMI italiane, esprime forte preoccupazione riguardo alle modifiche proposte alla Web Tax nella Legge di Bilancio 2025. L’allargamento dell’applicazione della tassa a tutte le imprese che forniscono servizi digitali nel Paese, indipendentemente dal volume d’affari, rischia di incidere pesantemente sulle PMI e sulle startup, già impegnate a competere in un contesto sempre più digitalizzato.


La Web Tax, introdotta nel 2018 e finora applicata solo alle imprese con un fatturato globale superiore a 750 milioni di euro e ricavi in Italia di almeno 5,5 milioni, prevede una tassazione del 3% sui ricavi lordi generati dai servizi digitali, inclusi la pubblicità online mirata, le piattaforme digitali e la trasmissione dei dati degli utenti. Tuttavia, la nuova bozza della Legge di Bilancio elimina queste soglie dimensionali, rendendo la tassa applicabile a qualsiasi azienda, indipendentemente dalle dimensioni. Giovanni Cinquegrana, presidente di Assodigit, sottolinea l’impatto di questa modifica: “Estendere la Web Tax a tutte le imprese senza considerare le dimensioni mette a rischio il tessuto delle PMI, che spesso operano con margini ridotti e potrebbero non essere in grado di sostenere l’onere di una tassa basata sui ricavi lordi e non sugli utili. Questa misura rischia di penalizzare fortemente l’innovazione e gli investimenti nel digitale, scoraggiando la crescita di nuovi player nel settore tecnologico italiano”.


Con.Ser.Imp. – Consulenze alle imprese, partner di Assodigit specializzato nella consulenza aziendale, concorda sul fatto che l’aumento della pressione fiscale potrebbe limitare l’adozione di strumenti digitali da parte delle PMI: “Se non vengono previste agevolazioni, questa tassa potrebbe costituire un serio ostacolo per le aziende che vogliono competere nel mondo digitale, colpendo soprattutto le più piccole. Le PMI italiane, che spesso sono la linfa vitale dell’economia, si troveranno ad affrontare nuovi costi senza avere una base solida per assorbirli” commenta il Dott. Francesco Impero di Con.Ser.Imp. Assodigit invita pertanto le istituzioni a riconsiderare la Web Tax per proteggere il dinamismo del settore digitale italiano: “Siamo a favore di una tassazione equa che risponda alla concorrenza sleale, ma è essenziale che venga strutturata in modo da non gravare eccessivamente sulle PMI. Bisogna valutare l’introduzione di agevolazioni fiscali per le piccole imprese, così da consentire loro di competere su scala globale e promuovere lo sviluppo digitale del Paese” conclude Cinquegrana.


L’associazione suggerisce alle aziende di adottare strategie per la compliance fiscale, inclusa l’implementazione di sistemi avanzati di contabilità, la formazione del personale e l’adozione di strumenti di reporting per monitorare e gestire l’impatto della Web Tax sui ricavi digitali. Con.Ser.Imp. sottolinea l’importanza di consulenti fiscali specializzati che possano guidare le PMI attraverso questa transizione. Assodigit e Con.Ser.Imp. continueranno a monitorare l’evoluzione normativa, impegnandosi a rappresentare le istanze delle imprese italiane e proponendo soluzioni che supportino l’equità fiscale senza ostacolare la trasformazione digitale.

Cos’hanno deciso gli elettori Usa sull’interruzione di gravidanza

Cos’hanno deciso gli elettori Usa sull’interruzione di gravidanzaNew York, 06 nov. (askanews) – A oltre due anni di distanza dalla decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di porre fine alla sentenza che garantiva il diritto all’aborto, gli elettori di 10 stati hanno espresso il loro voto per consolidare questo diritto nelle loro costituzioni statali.


Secondo le ultime proiezioni della CNN, le misure per proteggere l’accesso all’aborto in Arizona, Colorado, New York, Maryland, Missouri, Montana e Nevada saranno approvate. Negli stati di New York, Colorado e Maryland, dove l’aborto e’ legale, le misure manterranno l’attuale legislazione in vigore. In Missouri, l’emendamento ampliera’ notevolmente l’accesso all’aborto, che e’ attualmente vietato senza eccezioni per stupro o incesto. Analogamente in Arizona, si prevede che le urne annulleranno il divieto di aborto a 15 settimane di gravidanza.


La Florida ha invece bocciato il referendum che prevedeva l’estensione del periodo di aborto e lo stesso ha fatto il Sud Dakota. In Nebraska, gli elettori si confrontavano su due quesiti: uno prevedeva di inserire il diritto all’aborto fino alla 24 settimana, l’altro di mantenere l’attuale divieto e cioe’ aborto possibile entro 12 settimane. Gli elettori hanno bocciato il primo referendum e approvato il secondo.