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A Natale Coca-cola conferma il suo sostegno al Banco Alimentare

A Natale Coca-cola conferma il suo sostegno al Banco AlimentareMilano, 7 dic. (askanews) – Coca-Cola conferma il proprio sostegno a Banco Alimentare portando un messaggio di solidarietà anche al Coca-Cola Christmas Village. Cuore del villaggio allestito dal 7 dicembre al 6 gennaio in piazza del Duomo a Milano, sarà l’Albero dei giochi dedicato ai Giochi Olimpici e Paralimpici di Milano Cortina 2026.


Ai piedi dell’Albero dei Giochi ci sarà il mercatino di Natale di Coca-Cola: uno spazio dove poter acquistare gadget e prodotti esclusivi del brand, trasformando un semplice gesto in un contributo concreto per le persone in difficoltà. L’intero ricavato dell’iniziativa, che vedrà coinvolti volontari di Banco Alimentare affiancati da dipendenti di Coca-Cola, sarà infatti devoluto all’associazione. Una collaborazione storica quella tra Coca-Cola e Banco Alimentare che quest’anno ha permesso di distribuire generi alimentari per oltre 1 milione e 400 mila pasti e negli ultimi otto anni si è tradotta in un sostegno pari alla distribuzione di circa 15 milioni di pasti.


“Siamo felici che Coca-Cola abbia nuovamente scelto Banco Alimentare come partner per la campagna natalizia, sicuramente la più importante dell’anno. In una situazione difficile e complessa come quella attuale, è importante il messaggio lanciato da Coca-Cola: un semplice gesto di gentilezza, generosità, e di concreta solidarietà, ha sempre un positivo effetto anche su chi lo compie provocando una reazione a catena di bene. Il nostro obiettivo è da sempre quello di ridare fiducia e speranza alle persone in difficoltà e possiamo raggiungerlo solo facendo squadra con chi realmente si mette in gioco con noi e ci resta vicino” – così Giovanni Bruno, Presidente Fondazione Banco Alimentare ETS. “In questo periodo speciale dell’anno è importante ricordarsi quanto i più piccoli gesti di gentilezza e generosità possano fare la differenza per le persone in difficoltà, per questo siamo orgogliosi di sostenere ancora una volta Banco Alimentare e i suoi volontari. Abbiamo deciso di portare questo messaggio di condivisione e solidarietà anche all’interno del Coca-Cola Christmas Village, nel quale ciascuno di noi potrà celebrare lo spirito e la tradizione del Natale, riscoprendo l’importanza del donare” – dichiara Cristina Camilli, Direttore Comunicazione, Relazioni Istituzionali e Sostenibilità Coca-Cola Italia.


All’interno del Coca-Cola Christmas Village, in una dome house allestita come una piccola casa del Polo Nord, Babbo Natale accoglierà i bambini e le loro famiglie, apponendo il suo timbro sulle letterine a lui destinate e offrendo la possibilità di immortalare il momento in una foto ricordo. Confermate anche nel 2024 le collaborazioni con diversi partner per supportare Banco Alimentare, da Amazon.it, Amazon Core e Fresh, Glovo ai punti vendita Carrefour, Coop e Autogrill.  

Nuovo hub logistico di Mutti a Parma: progetto di 50 mila mq di Vgp

Nuovo hub logistico di Mutti a Parma: progetto di 50 mila mq di VgpMilano, 6 dic. (askanews) – Il Vgp Park Parma Paradigna sarà il nuovo centro logistico di Mutti. L’azienda parmigiana, specializzata nelle conserve di pomodoro, è infatti affittuario del quinto hub in Emilia-Romagna – e il secondo a Parma – che Vgp sta costruendo a pochi chilometri dal centro città e dall’autostrada A1. “La collaborazione con un marchio storico come Mutti, ambasciatore della qualità italiana nel mondo, è per Vgp motivo di grande soddisfazione – si legge in una nota – perché questo nuovo hub rappresenta un investimento strategico per la città di Parma e per l’intero territorio emiliano”.


Con una superficie coperta di circa 50.000 metri quadrati, il centro logistico punta a essere un esempio di integrazione territoriale e sostenibilità ambientale. Situato in via Paradigna, a 7 chilometri dal centro città e a meno di un chilometro dal casello autostradale, il progetto prevede la realizzazione di una serie di interventi a beneficio dell’area circostante. Includerà in intervento infrastrutturale per migliorare l’accessibilità e ottimizzare i collegamenti viari e l’installazione di barriere acustiche per ridurre l’impatto sonoro. Saranno inoltre realizzate opere di mitigazione ambientale, con la cessione di terreni al Comune di Parma. Su queste aree saranno piantumati alberi e arbusti autoctoni, che contribuiranno a migliorare l’ecosistema locale lungo l’asse ferroviario e autostradale. L’adozione di un impianto fotovoltaico di circa 1 MW consentirà di generare energia pulita mentre saranno realizzate soluzioni per la gestione delle acque meteoriche. Vgp è un proprietario, gestore e sviluppatore paneuropeo di proprietà logistiche e semi-industriali. Ha un portafoglio di attività che ammonta a 5,8 milioni di metri quadrati di edifici completati nei siti gestiti, con una banca di terreni da sviluppare (di proprietà o impegnati) di 8,2 milioni di metri quadrati. Fondata nel 1998 come società belga di sviluppo immobiliare a conduzione familiare nella Repubblica Ceca, oggi opera con circa 372 dipendenti a tempo pieno in 17 Paesi europei direttamente e attraverso diverse joint venture 50:50. A giugno 2024, il suo valore patrimoniale lordo, incluse le joint venture al 100%, ammontava a 7,4 miliardi di euro e la società aveva un valore patrimoniale netto di 2,3 miliardi di euro.

Il lievito madre di Bauli entra nella biblioteca dei lieviti in Belgio

Il lievito madre di Bauli entra nella biblioteca dei lieviti in BelgioMilano, 5 dic. (askanews) – Il lievito madre di Bauli entra nella biblioteca dei lieviti di Puratos, azienda internazionale del settore della panificazione, della pasticceria e del cioccolato, a Sankt Vith, in Belgio. Si tratta del 155esimo lievito ufficialmente registrato nella biblioteca, corredato delle relative informazioni e documentazione.


La Sourdough library, del Sourdough Institute, nasce nel 2013 e custodisce e valorizza paste madri provenienti da tutto il mondo, rappresentando riferimento per la protezione della biodiversità e l’avanzamento della ricerca nel settore della panificazione naturale. Il 4 dicembre Fabio Di Giammarco, Ceo del Gruppo Bauli, e Alberto Molinari, general manager di Puratos Italia, hanno ufficializzato il deposito della pasta madre ribattezzata Futura presso la struttura, accolti dal ceo globale Pierre Tossut. Rinfrescato quotidianamente secondo un metodo tramandato da più di un secolo, Futura è alla base di ogni prodotto Bauli e ora, la registrazione presso il Sourdough Institute rappresenta un riconoscimento tangibile di questo patrimonio storico e culturale, e un ulteriore passo per garantirne la conservazione futura.


“Siamo orgogliosi di vedere Futura fra i tesori di questo museo – ha affermato Giammarco – L’inserimento di Futura presso il Sourdough Institute rappresenta non solo un grande riconoscimento della qualità e della tradizione artigianale dell’azienda, ma è anche simbolo del nostro costante impegno nell’innovazione e nella ricerca. Ancora una volta, il gruppo Bauli si fa portavoce della qualità del made in Italy e dell’eccellenza della lievitazione naturale”. La partnership con il Sourdough Institute consente al gruppo dolciario veronese di contribuire attivamente a un progetto che si pone tre obiettivi: preservare la biodiversità tramite la conservazione di campioni di pasta madre, offrendo approfondimenti sulle loro storie e sui processi di fermentazione e panificazione; contribuire alla ricerca sul lievito madre tramite la collaborazione con università e istituti specializzati, in un’ottica di miglioramento continuo dei processi di fermentazione e di scoperta delle infinite potenzialità del lievito; promuovere la cultura del lievito madre e sensibilizzare la comunità sull’importanza e i benefici della lievitazione naturale tramite masterclass, consigli pratici e ricette, promuovendo la consapevolezza e la conoscenza sulle qualità uniche di questo processo.

Accordo tra Satispay ed Esselunga per l’uso dei buoni pasto digitali

Accordo tra Satispay ed Esselunga per l’uso dei buoni pasto digitaliMilano, 5 dic. (askanews) – Accordo tra Satispay e la catena della gdo Esselunga per l’uso dei buoni pasto di nuova generazione negli oltre 190 negozi e Bar Atlantic sparsi in Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Piemonte e Lazio.


Una partnership, quella annunciata oggi, strategica per a fintech “che semplifica la spesa alle migliaia di dipendenti che già oggi fruiscono dei buoni pasto Satispay” lanciati un anno fa. “Siamo orgogliosi di annunciare questa partnership con il gruppo Esselunga che rinnova l’impegno e la fiducia in Satispay, già scelta nel 2017 come strumento di pagamento, e che rappresenta per noi un importante tassello di crescita – ha commentato Angela Avino, chief business development officer di Satispay – Questa integrazione valorizza l’impegno di Satispay che ha creato e diffuso un singolo strumento che racchiude efficienza, comodità ed etica”. I buoni pasto, totalmente digitali, saranno caricati automaticamente su una sezione dedicata nell’app del lavoratore che potrà pagare nei diversi negozi di Esselunga e Bar Atlantic utilizzando sia il buono pasto che l’eventuale importo extra prelevato dal suo wallet personale.


(foto tratta dai canali social Satispay)

Natale, Coop: lieve aumento acquisti alimentari a scapito pasti fuori casa

Natale, Coop: lieve aumento acquisti alimentari a scapito pasti fuori casaMilano, 5 dic. (askanews) – L’Ufficio studi Coop stima per il 2024 una lieve crescita degli acquisti alimentari natalizi pari a 2 miliardi di euro, ma, precisa in una nota, solo grazie a una minore frequenza della ristorazione extra-domestica e una riduzione dei viaggi durante le vacanze di Natale. Secondo i risultati preliminari di una ricerca in corso in questi giorni, condotta dall’Ufficio studi Coop, infatti, il numero di italiani che intendono risparmiare nella ristorazione extra-domestica supera significativamente quello di coloro sperano di riuscire a spendere un po’ di più. Allo stesso modo, quasi otto italiani su 10 non pensano di andare in vacanza nelle prossime settimane, spiega una nota Coop a commento dei dati Istat di oggi. “Così come quelli Ocse di ieri – si legge – confermano un rallentamento nella crescita del Paese e rafforzano l’idea che ci sia la necessità di un intervento da parte del Governo per sostenere la fiducia, i consumi e gli investimenti di imprese e famiglie italiane”.

Consorzio Italia del Vino compie 15 anni e lancia “Wine Business School”

Consorzio Italia del Vino compie 15 anni e lancia “Wine Business School”Milano, 5 dic. (askanews) – Il Consorzio Italia del Vino compie 15 anni e guarda al futuro puntando su “formazione e valori comuni e continuando a credere nella forza del comparto vitivinicolo italiano”. Le 25 realtà consorziate costituiscono la più grande associazione di imprese del settore, con un fatturato complessivo superiore a 1,5 miliardi di euro e una quota di export pari a circa il 15% del valore nazionale di settore.


Nel 2025 Italia del Vino lancerà la sua “Wine Business School”, un corso di formazione che si propone di “coniugare le competenze fornite da importanti organismi scientifici e universitari con le specificità del tessuto produttivo e le esigenze del mercato”. Lo ha annunciato in occasione del tradizionale brindisi di Natale, la presidente del Consorzio, Roberta Corrà, riconfermata quest’anno nel ruolo fino al 2027. “Un interessante progetto formativo in materia di viticoltura ed enologia, con particolare attenzione al marketing, alla comunicazione del vino e del territorio, che oltre alla parte teorica comprende anche un periodo di praticantato nelle aziende associate” ha spiegato Corrà, aggiungendo che “lo scopo è scoprire talenti, mettendo in collegamento domanda e offerta a beneficio di entrambe. Al termine del percorso formativo i cinque migliori studenti riceveranno una proposta di assunzione a tempo determinato, della durata di un anno”.


Oltre alla scuola, per l’anno prossimo l’importante realtà del vino italiano ha in programma ricerche sui mercati emergenti e sulle nuove tendenze di consumo, proponendosi come osservatorio privilegiato per i trend del settore enologico. Sebbene il contesto economico globale mostri una certa incertezza, il Consorzio ha sottolineato che nel 2024 le importazioni di vino italiano si sono mantenute stabili in molti mercati, con alcune categorie che hanno registrato positive performance. Gli spumanti del Belpaese, ad esempio, hanno avuto incrementi significativi rispetto ai primi nove mesi del 2023: +2% in valore e +4,4% in volume. In particolare in Francia e Australia le crescite si avvicinano o superano la doppia cifra percentuale sia in valore che in volume, e seppur con una lieve flessione complessiva, gli Stati Uniti hanno registrato aumenti del +4,2% in valore e del +2% in volume per i vini fermi e frizzanti imbottigliati. Dati che portano Italia del Vino ad evidenziare che “anche in periodi di insicurezza, il settore vitivinicolo italiano può crescere e guardare al futuro con fiducia e determinazione”.

Agricola moderna: con agricoltura verticale -98% consumo suolo e -95% acqua

Agricola moderna: con agricoltura verticale -98% consumo suolo e -95% acquaMilano, 5 dic. (askanews) – L’agricoltura verticale come antidoto al consumo di suolo, un fenomeno in preoccupante aumento che vede ogni 5 secondi erodere l’equivalente di un campo da calcio. In occasione della Giornata mondiale del suolo, Agricola Moderna, azienda agritech fondata a Milano nel 2018 da Pierluigi Giuliani e Benjamin Franchetti, sottolinea l’importanza di proporre delle alternative al consumo di suolo, acqua ed energia, alla cronica dipendenza da fertilizzanti azotati, pesticidi, fitofarmaci e diserbanti e all’insufficiente produttività che rendono insostenibili le pratiche agricole intensive.


L’agricoltura verticale è un metodo di coltivazione indoor che, sottolinea Agricola Moderna, ha dei vantaggi misurabili: questa soluzione consente, infatti, di ottimizzare gli spazi e di ridurre sino al 98% il consumo di terreno e del 95% i consumi di acqua. Quest’ultima, erogata per sub-irrigazione, viene totalmente recuperata, microfiltrata e rimessa in circolo. Grazie alla coltivazione in ambiente chiuso e controllato che esclude qualsiasi contatto con patogeni esterni e quindi senza l’uso di pesticidi, fitofarmaci o diserbanti, le colture si sviluppano in verticale su piani sovrapposti fuori suolo, utilizzando un substrato composto da materiale organico, utilizzato per più cicli di crescita delle piante. Inoltre, l’assenza di residui di agenti chimici di protezione delle colture e di metalli pesanti nel substrato fa sì che il pericolo di contaminazione del suolo e delle falde acquifere sia totalmente rimosso. “Mi limito a fare un esempio concreto, basato sull’esperienza diretta in Agricola Moderna – dichiara Pierluigi Giuliani, Ceo e co-founder di Agricola Moderna – Dal 2020, con la sola produzione dell’azienda pilota di Melzo, offriamo insalate e aromi senza pesticidi e certificati nickel-free, destinati ai punti vendita in Lombardia di un’importante catena della gdo e a una piattaforma di e-commerce. Quando, dall’anno prossimo, sarà operativo 365 giorni l’anno il nuovo impianto ad Agnadello, in provincia di Cremona, alimentato al 100% da energia green di prossimità e all’interno del quale si svilupperà tutta la catena produttiva, dalla semina alla coltivazione fino al confezionamento e alla logistica, grazie ad una vasta superficie di coltivazione, che verrà gradualmente potenziata, ci aspettiamo di raggiungere entro il 2026 una produzione di 2 milioni di chili di ortaggi a foglia l’anno”.


A fare dell’agricoltura verticale un’alternativa a cui guardare con interesse per il futuro è il differenziale in termini di efficienza e di minori sprechi. Questa tecnica, inoltre, può essere impiantata non solo dove sussistono le condizioni più favorevoli alle colture orticole ma anche più vicino ai centri in cui si concentra la domanda, accorciando la filiera di produzione, con ricadute positive in termini di minori sprechi lungo la catena di approvvigionamento e di riduzione delle emissioni legate alla logistica. Soprattutto, il vertical farming è in grado di ottimizzare i naturali cicli di crescita delle piante, ricreando ogni giorno, per 365 giorni l’anno indipendentemente dal clima e dalle stagioni, le condizioni ottimali per le piante controllandone i parametri essenziali come aria, acqua e luce. In Agricola Moderna i cicli di crescita delle piante durano circa tre settimane e si ripetono senza interruzioni, garantendo una produzione continua ed efficiente. Al contrario, in agricoltura tradizionale, questi sono fortemente influenzati dall’andamento stagionale e nei periodi freddi si allungano notevolmente, arrivando anche a due mesi per completare un singolo ciclo di coltivazione. Inoltre, l’agricoltura verticale riduce significativamente gli scarti di produzione. In Agricola Moderna lo sfrido – ovvero la quantità di biomassa edibile che viene persa lungo la linea di produzione – è solo del 2%, grazie all’ambiente controllato e protetto. In agricoltura tradizionale, invece, le perdite sono molto più elevate, soprattutto a causa di attacchi di patogeni che nelle vertical farm non si verificano. La possibilità di programmare le produzioni in modo accurato evita anche le sovrapproduzioni tipiche delle coltivazioni in pieno campo, specialmente durante i periodi di picco stagionale come la primavera e la fine dell’estate, quando le condizioni climatiche ottimali portano a una produzione eccessiva che il mercato non è sempre in grado di assorbire.

Esselunga apre a Cortina un temporary store Le eccellenze

Esselunga apre a Cortina un temporary store Le eccellenzeMilano, 4 dic. (askanews) – Esselunga apre i battenti, come da tradizione di mercoledì, a Cortina D’Ampezzo, in via Cesare Battisti 11, a pochi passi da una delle vie principali della città, con vista sulle Tofane. La catena della gdo si prepara all’evento olimpico di Milano Cortina 2026, forte della partnership – come prima azienda – siglata a luglio del 2022 con la Fondazione dei giochi.


Il format scelto è quello de “Le eccellenze”, nuova interpretazione dell’omonimo negozio inaugurato nel 2022 nel centro di Milano, con spazi e arredi pensati in linea coi codici stilistici del territorio. Il punto vendita nasce come temporary store e sarà aperto per questa stagione fino al 16 marzo 2025. Esselunga, nella duplice veste di produttore e retailer, nei 250 metri quadrati nel negozio di Cortina coniuga una nuova esperienza di spesa sposa con quello di ospitalità, perché oltre al market con prodotti freschi, la gastronomia, la pasticceria e l’enoteca, grande spazio è riservato alla caffetteria con cucina per un servizio di ristorazione veloce. Non solo esperienza di acquisto ma anche intrattenimento poiché adiacente al negozio, dove si trova la Galleria Farsettiarte, nel 2025 sarà inaugurata Casa Esselunga, spazio polifunzionale di eventi e comunicazione che accompagnerà la città alle Olimpiadi e Paralimpiadi di Milano Cortina 2026.


Nel negozio la gastronomia avrà un ruolo centrale con oltre 60 tipologie di formaggi provenienti dal territorio con referenze selezionate dalla Francia, dalla Svizzera e dalla Grecia; più di 50 specialità gastronomiche conservate, 25 tipologie di salumi tra i più rappresentativi del patrimonio della salumeria italiana. A libero servizio anche la linea “Cucina Esselunga”, con ricette locali come canederli, gulash, spatzle alla tirolese, casunziei all’ampezzana tra i piatti pronti. Presente anche l’offerta dolce con Elisenda, l’alta pasticceria di Esselunga nata in collaborazione con il ristorante stellato Da Vittorio dei fratelli Cerea. L’enoteca propone, invece, una selezione di circa 400 etichette, un caveau per i vini più pregiati e per guidare i clienti nella scelta un esperto sommelier. Peculiarità del negozio è la caffetteria con cucina, che prevede più di 40 posti a sedere e il servizio ai tavoli, per accogliere i clienti in diversi momenti della giornata dalla colazione, al pranzo e per l’aperitivo. La proposta coniuga le ricette iconiche della Cucina Esselunga con proposte locali, un’ampia carta dei vini e una selezione di cocktail. I menù cambieranno mensilmente, nel rispetto delle stagioni.

Bolton food: scarti del tonno miniera d’oro, così diventeranno colle stick

Bolton food: scarti del tonno miniera d’oro, così diventeranno colle stickMilano, 4 dic. (askanews) – Nobilitare gli scarti. Suona un po’ come un ossimoro quest’affermazione ma, in realtà, è una delle direttrici della trasformazione, non più rimandabile, dei sistemi alimentari globali, per garantire sostenibilità ambientale e accessibilità al cibo. L’industria delle conserve ittiche, insieme a università e istituti di ricerca, si sta muovendo proprio in questa direzione: valorizzare ciò che fino a oggi è stato considerato poco più di un rifiuto. “Negli scarti del tonno c’è una miniera d’oro” afferma Alberto Dolci, global strategic health & science program manager di Bolton Food, in questa intervista. Tradotto – ci spiega col piglio scientifico che gli deriva dalla carriera accademica – quegli scarti, oggi destinati per lo più alla mangimistica animale, presto potranno essere utili per produrre colle stick o per la cosmesi. Ma è in corso anche uno studio strategico per aumentare la quantità di prodotto edibile attraverso composti naturali che ritardano la decomposizione del pescato.


Di questi progetti, Bolton Food – business unit della multinazionale italiana Bolton che si occupa di prodotti del largo consumo – ha raccontato nel suo primo Partnership report, dedicato alle attività di ricerca portate avanti, in ambito scientifico e alimentare, attraverso progetti di partenariato a lungo termine. Un rapporto che mette in luce alcuni dati utili per capire il futuro dei sistemi alimentari globali e quello dell’industria ittica in particolare. Il primo è che attualmente “solo il 14% circa dell’apporto calorico mondiale arriva dai mari che, invece, ricoprono il 70% della superficie terrestre”. Ma la domanda globale di prodotti ittici è in costante aumento, con proiezioni che indicano una crescita fino al 56% entro il 2050 a fronte dell’aumento e del costante invecchiamento della popolazione mondiale con il conseguente incremento della morbilità. Il secondo è che oggi “circa il 40% del tonno, che è un animale grosso quasi come una vacca e non un pesciolino rosso – rimarca Dolci – viene utilizzato per il consumo alimentare. Il resto diventa farine alimentari: non viene buttato nulla ma è una tecnologia che non valorizza la risorsa pesce al meglio. Considerato che ogni anno nel mondo di tonno se ne pescano 5 milioni di tonnellate, quasi tre sono scarto: lì c’è una miniera d’oro”. Da qui l’idea che “le grandi multinazionali – e noi siamo nel 90% delle famiglie italiane con 600 milioni di scatolette di tonno prodotte ogni anno – non si possano non concepire come una parte sociale. E questo è un cambio di visione”. Alla luce di questi dati, dunque, Bolton, che produce tra le altre cose anche la colla Uhu, ha avuto l’idea di ricavare dagli scarti del tonno molecole per un bioadesivo di origine animale. “L’idea è nata dallo stereotipo della colla di pesce – racconta Dolci – il problema, però, era trovare alternative replicabili e industrializzabili. Per farlo occorreva capire quali fossero i principi attivi nel pesce, in quali aree anatomiche recuperarli e come industrializzare il processo per avere un corrispettivo della colla in stick di origine animale”. Ecco allora che è iniziata “una ricognizione sull’utilizzo delle singole parti degli scarti: nelle colle per esempio da una parte c’è la molecola adesiva dall’altra un filler che di solito è pietra macinata. Ecco abbiamo pensato di sostituirla con le lische e gli ossi del pesce che forse hanno una resa ancora migliore e incollano molto meglio”. Ma quanto tempo servirà per avere una colla stick di origine animale? “Abbiamo vinto il bando a gennaio 2024 capitanato dall’università di Bologna: in 48 mesi di tempo si deve arrivare a un pilota industriale. Noi abbiamo dichiarato che entro 36 mesi dovremo avere almeno due prototipi di adesivi derivanti da pesce e questi sono milestone da rispettare”.


Ma gli “scarti del pesce” possono trovare impiego anche nella nutraceutica, nella cosmesi e in agricoltura. Ed è qui che sta andando avanti la ricerca. “Negli scarti del pesce c’è collagene di tipo uno o nativo, quello che si usa nei grandi ustionati, per usi clinici ed emergenziali. Solitamente per la cosmesi, invece, si usa collagene plant based che ha un’efficacia infinitamente minore. Oggi, però, il costo di una tonnellata di collagene nativo è intorno ai 10mila dollari mentre il plant based è vari ordini di grandezza inferiore. Eppure oggi ne perdiamo molto perchè non abbiamo una tecnologia economicamente sostenibile o scalabile dal punto di vista industriale per recuperarlo”. Stesso discorso per la trasformazione degli scarti in fertilizzante biologico come l’azoto e il potassio: “Con la guerra in Ucraina, primo produttore di fertilizzanti, era diventato un problema reperire. Ma noi sappiamo che il pesce può diventare un ottimo concime biologico e non di sintesi”. Ma per la riduzione degli scarti, oltre che sul reimpiego, Bolton food sta lavorando anche sul miglioramento della conservazione della materia prima: “E’ il progetto più strategico che abbiamo: del 60% di tonno attualmente considerato scarto circa un 8-10% potrebbe essere salvato – afferma Dolci – Il tonno appena smette di nuotare muore e inizia a degradarsi a causa dell’attività batterica: la nostra idea è trovare una sostanza chimica che rallenti l’attività batterica in modo che la carne da scartare in fase di pulitura sia minore”. Le conseguenze del deterioramento dei prodotti ittici, infatti, sono di vasta portata con perdite finanziarie significative e rilevanti ricadute ecologiche. Di qui questo poderoso lavoro di ricerca che senza una partnership pubblico-privato anche una grande multinazionale come Bolton non potrebbe portare avanti: “I partenariati industriali del Pnrr o i progetti europei come One Earth per la prima volta obbligano istituti ed enti pubblici ad avere un partner industriale per partecipare al bando perché ci deve essere una logica di impatto e non puro esercizio di ricerca – spiega il manager – Per noi la grande sfida è accedere a competenze che non avremmo e poi, tramite questi fondi, accedere a programmi a medio e lungo termine che altrimenti non riusciremmo a fare, soprattutto in un momento come questo di rialzo dei costi delle materie prime. E’ un approccio culturalmente nuovo questa commistione tra mondi diversi, ha tantissime sfide ma iniziamo a vedere risultati”.


Nel suo primo partnership report, suddiviso in due sezioni – la prima sul ruolo dei prodotti ittici nella salute della popolazione mondiale e nella lotta alla malnutrizione, e la seconda sul riutilizzo innovativo delle risorse ittiche – Bolton food rendiconta proprio il lavoro portato avanti attraverso due e progetti di partenariato a lungo termine: quello con Onfoods, fondazione nata nel 2022 come parte di uno dei 14 partenariati del Pnrr, finanziato dal programma Next Generation EU, di cui fanno parte 26 aziende alimentari e istituti universitari e di ricerca. E One Hearth, il programma di ricerca quadriennale avviato a giugno 2024, finanziato coi fondi Horizon Europe della Commissione europea e coordinato dall’Università di Bologna, che riunisce un consorzio interdisciplinare di 14 partner provenienti da otto Paesi europei.

Federica Felice nuova presidente Donne della birra

Federica Felice nuova presidente Donne della birraRoma, 3 dic. (askanews) – La friulana Federica Felice è la nuova presidente dell’associazione Donne della birra. E’ stata eletta dopo la nomina del nuovo Direttivo per il triennio 2025/2027, che hanno visto a fine ottobre la conferma della maggior parte della composizione del precedente comitato. Il Direttivo ha nominato vicepresidente Elvira Ackermann, fondatrice e past president ligure. Le altre socie del Consiglio, provenienti da diverse regioni, sono: Michela Cimatoribus, Fiona Monni, Federica Russo, Giuliana Valcavi e, new entry, Nicolea Tagliabracci.


“Eredito un’associazione che è arrivata felicemente al suo primo decennio di vita: un traguardo che ci sta dando la forza per introdurre una serie di progettualità importanti a favore delle donne del settore e del comparto birrario nel suo complesso”, spiega Federica Felice. Federica Felice, di formazione turistica e universitaria in campo bancario, è sommelier AIS. Si è dedicata per 20 anni alla propria attività di famiglia nel settore del vino. Terminata l’esperienza enoica, da quasi un decennio è socia di un birrificio artigianale in Friuli Venezia-Giulia dove vive. Forte della lunga esperienza nel settore della comunicazione, opera da freelance come web and social media strategist.


L’Associazione Le Donne della Birra si è costituita nel 2015 con gli obiettivi di valorizzare il ruolo della donna in ambito birrario e diffondere e migliorare la conoscenza e la cultura della birra di qualità.