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Italia guarda all’Asia, Tajani: India partner prioritario contro dazi

Italia guarda all’Asia, Tajani: India partner prioritario contro daziNuova Delhi, 11 apr. (askanews) – In un momento di grandi “sfide” legate ai dazi americani e alle politiche commerciali di Donald Trump, “l’India e tutta l’Asia sono partner prioritari” per la piena attuazione del Piano d’azione per l’export messo a punto dal governo italiano. Se infatti l’Italia considera “il dialogo” con gli Stati Uniti come “la strada migliore da percorrere” perché “le guerre commerciali non aiutano nessuno e danneggiano tutti”, la situazione attuale fornisce “opportunità di crescita in mercati chiave e ad alto potenziale”. Così, proprio con l’obiettivo di esplorare nuovi mercati, trovare nuovi spazi per i prodotti del Made in Italy, valorizzare l’eccellenza artigianale italiana e l’innovazione tecnologica, il ministro degli Esteri Antonio Tajani è arrivato a Nuova Delhi per una visita ricca di incontri istituzionali e appuntamenti economici e culturali. Una prima tappa di un viaggio che da domenica lo porterà anche in Giappone, altro Paese individuato fra i mercati extra-UE da sviluppare del “Piano d’azione per l’export italiano”. A Osaka il ministro parteciperà all’inaugurazione del Padiglione Italia per Expo 2025.


Il capo della diplomazia di Roma considera “positiva” la decisione di Trump di ridurre al 10% per 90 giorni i dazi pesantemente imposti nei giorni scorsi. Una decisione, a suo parere, che “va nella direzione da sempre auspicata” dal nostro Paese, ovvero “quella del dialogo tra l’Europa e gli Stati Uniti”. E in questo quadro si inserisce anche la prossima visita della presidente del Consiglio Giorgia Meloni negli Stati Uniti che, secondo Tajani, rappresenta “un contributo per ridurre la tensione, favorire un dialogo consistente e arrivare a un accordo tra Unione europea e Usa che possa impedire una guerra commerciale”. Nel frattempo, però, pur “non lasciando” il mercato americano, bisogna guardare anche altrove. Così la “solida amicizia” e il “partenariato economico” tra Italia e India risultano oggi “ancora più importanti”, mentre si affrontano “le conseguenze globali dei cambiamenti nella politica commerciale americana”, ha spiegato il ministro durante il suo intervento al Forum imprenditoriale Scientifico e Tecnologico Italia-India a Nuova Delhi. Evento a cui ha preso parte anche la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, che con il Ministro della Scienza e della Tecnologia della Repubblica dell’India, Jitendra Singh, ha firmato un Memorandum of Understanding per rafforzare la cooperazione bilaterale nel campo della ricerca scientifica e tecnologica tra i due Paesi.


L’India rappresenta d’altra parte una delle economie emergenti più dinamiche e strategiche a livello globale. Con circa 800 aziende italiane già presenti sul territorio, un fatturato complessivo di 11,5 miliardi di euro e oltre 16.500 lavoratori impiegati, il potenziale per una crescita degli investimenti reciproci resta ampio e ancora largamente inespresso. L’interscambio bilaterale ha raggiunto i 14,24 miliardi di euro nel 2024, ma l’Italia presenta ancora un deficit commerciale di circa 3,8 miliardi, segno di un margine di miglioramento significativo. Secondo le stime del Centro Studi Confindustria, il potenziale inespresso dell’export italiano verso l’India ammonta a oltre 3,3 miliardi di euro, concentrato soprattutto in macchinari, chimica, metallurgia e apparecchiature elettriche. Dunque, Italia e India “sono partner economici naturali”, ha commentato Tajani, che oggi ha incontrato i ministri indiani del Commercio e degli Esteri, Shri Piyush Goyal e Subrahmanyam Jaishankar, e ha inaugurato la nuova sede di Simest nella capitale indiana (dopo avere svelato presso l’Istituto italiano di cultura la tela del Caravaggio “Maddalena in estasi”). Un appuntamento che rientra nell’impegno del governo a “supportare al meglio” le aziende italiane, ha ricordato il ministro, che ha auspicato la firma in tempi rapidi dell’accordo di libero scambio fra India e Ue. Un auspicio espresso anche da Barbara Cimmino, vice presidente per l’Export e l’Attrazione degli Investimenti di Confindustria, presente a Delhi. L’accordo, infatti, creerebbe un mercato da “oltre 2 miliardi di consumatori, pari a più del 20% del PIL globale”, e “potrebbe generare benefici concreti in termini di crescita economica, investimenti, occupazione”, ha precisato.


Insomma, tra Italia e India tanto è stato già fatto, ma molto si può ancora realizzare. La firma, lo scorso anno, da parte del primo ministro Narendra Modi e della presidente del Consiglio Giorgia Meloni del Piano d’Azione Strategico tra i nostri due Paesi ha già “aperto un percorso condiviso di cooperazione per rafforzare il nostro partenariato per la crescita”. Ma “voglio fare di più”, ha confermato Tajani, indicando in particolare nella “Via del Cotone”, il Corridoio Economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC), “un’opportunità strategica per la crescita e il commercio”. “Vogliamo rafforzarlo per sostenere esportazioni e investimenti”, ha detto, confermando la nomina a Inviato Speciale per la Via del Cotone dell’ambasciatore Francesco Talò. “Sarà lui a guidare il ruolo dell’Italia in questo importante progetto”, ha precisato, annunciando anche che sarà presto organizzato a Trieste un incontro tra i Paesi interessati al progetto. Grande apertura alla cooperazione, d’altra parte, è stata assicurata dalla controparte indiana. Italia e India hanno “un potenziale incredibile per crescere insieme”, ha detto il ministro Goyal. “L’India è un mercato chiave per le vostre imprese” e “offriamo un’opportunità per tutti per un futuro prospero di business”, ha commentato, incoraggiando l’Italia a “investimenti reciproci, senza barriere”. “E’ rassicurante vedere il livello di relazioni tra Italia e India”, ha aggiunto Goyal, spiegando che “la Via del cotone fornisce l’opportunità per essere più vicini gli uni agli altri”. E’ “un’iniziativa storica” che “creerà davvero un nuovo accesso globale per le economie”, ha commentato da parte sua il ministro degli Esteri Jaishankar, che in riferimento al progetto ha evidenziato l’”interesse” del suo Paese per l’area del Mediterraneo. “Oggi ha perfettamente senso collegare le due parti, con l’Italia che partendo dal Mediterraneo guarda verso est e l’India viceversa”, ha detto, concludendo: “L’Italia occupa un posto di rilievo in molti settori. C’è una naturale complementarietà, che si tratti di energia, trasporti o di trasformazione alimentare”. (di Corrado Accaputo)

Nato, Rutte incontra Healey (Gb) su priorità summit all’Aia

Nato, Rutte incontra Healey (Gb) su priorità summit all’AiaMilano, 11 apr. (askanews) – Il segretario generale della Nato Mark Rutte ha incontrato il Segretario alla Difesa britannico John Healey. I due hanno discusso delle priorità in vista del Summit NATO all’Aia, dell’importanza di rafforzare ulteriormente la nostra deterrenza e difesa e del continuo sostegno all’Ucraina. Lo ha reso noto la portavoce della Nato Allison Hart via social.


Dopo aver presieduto la riunione del gruppo di contatto per l’Ucraina a Bruxelles, Healey ha affermato che le nuove promesse di aiuti militari ammontano a oltre 21 miliardi di euro, “un incremento record”. Anche Rutte, ha dichiarato la scorsa settimana che i sostenitori dell’Ucraina hanno stanziato circa 21 miliardi di dollari nei primi tre mesi di quest’anno.

Ucraina, Trump: “La Russia deve muoversi, troppi morti in una guerra insensata”

Ucraina, Trump: “La Russia deve muoversi, troppi morti in una guerra insensata”New York, 11 apr. (askanews) – “La Russia deve muoversi. Troppe persone stanno morendo, migliaia ogni settimana, in una guerra terribile e insensata”. È quanto ha scritto Donald Trump in un nuovo post pubblicato oggi sul suo social, riferendosi al conflitto in Ucraina.


“È una guerra che non sarebbe mai dovuta iniziare”, ha aggiunto, “e non sarebbe mai iniziata se io fossi stato presidente!”, riferendosi quindi a quando il conflitto è iniziato, nel febbraio 2022, e alla Casa Bianca c’era Joe Biden.

Usa, come si è arrivati al 145% di dazi sui beni cinesi

Usa, come si è arrivati al 145% di dazi sui beni cinesiNew York, 11 apr. (askanews) – Un’escalation progressiva di dazi ha portato gli Usa a colpire le importazioni dalla Cina con una tariffa complessiva del 145%. Tutto è iniziato tra febbraio e marzo, quando l’amministrazione Trump ha imposto un primo 20% sui beni cinesi, legando la misura al ruolo di Pechino nella diffusione del fentanyl.


Il 2 aprile è arrivato un nuovo aumento del 34%, giustificato dal presidente con lo squilibrio commerciale tra i due Paesi. Due giorni dopo la Cina ha risposto con una misura identica sui beni Usa. Lunedì scorso, Trump ha minacciato un ulteriore rincaro del 50% se Pechino non avesse fatto un passo indietro. Una minaccia che due giorni dopo, mercoledì, è diventata realtà: le tariffe Usa sono salite al 104%, poi al 125% con un nuovo incremento deciso dalla Casa Bianca.


Ieri l’annuncio decisivo: il 125% non comprendeva i primi 20 punti percentuali legati al fentanyl. Il totale effettivo, quindi, raggiunge quota 145%. Oggi la Cina ha risposto portando le proprie tariffe sui beni americani al 125%, ma ha anche dichiarato che non andrà oltre: “Dato che, con l’attuale livello di dazi, le esportazioni Usa verso la Cina non sono più commercialmente sostenibili, non risponderemo a ulteriori aumenti”.


Secondo economisti ed esperti, i livelli raggiunti rendono ormai impraticabili i flussi commerciali tra le due maggiori economie mondiali.

Dazi, il commissario europeo al commercio a Washington lunedì (Intanto si prepara un vertice Ue-Cina)

Dazi, il commissario europeo al commercio a Washington lunedì (Intanto si prepara un vertice Ue-Cina)Bruxelles, 11 apr. (askanews) – Il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, si recherà a Washington lunedì prossimo, 14 aprile, per colloqui con i suoi omologhi statunitensi sulla questione dei dazi. Lo ha annunciato il portavoce per il Commercio internazionale della Commissione europea, Olof Gill, durante il briefing quotidiano per la stampa dell’Esecutivo comunitario, oggi a Bruxelles.


“Non entro nei dettagli, ma ricordo – ha detto il portavoce – che l’Ue è disposta a trovare soluzioni reciprocamente vantaggiose con le controparti americane per evitare i dazi, e per scongiurare qualsiasi escalation dannosa che farebbe male a entrambe le sponde dell’Atlantico e di fatto all’economia globale”. Sefcovic, ha insistito Gill, va a Washington “in buona fede per carcere di trovare soluzioni che vadano a beneficio di entrambe le parti”.


Intanto, è in preparazione un vertice Ue-Cina, probabilmente dopo metà luglio. “Per quanto riguarda il vertice Ue-Cina, ci stiamo coordinando” con Pechino “per stabilire una data per l’incontro, che dovrebbe svolgersi in Cina nella seconda metà di luglio”. Lo riferisce una nota del servizio del portavoce del presidente del Consiglio europeo Antonio Costa. A quanto si apprende a Bruxelles, il vertice con la Cina dovrebbe svolgersi dopo il vertice Ue-Giappone, previsto in Giappone, sulla preparazione del quale sono in corso discussioni. L’ultimo vertice Ue-Cina, il 24esimo, si è svolto a Pechino il 7 dicembre 2023.

L’Onu: “Morti solo donne e bambini” in 36 raid delle forze israeliane a Gaza

L’Onu: “Morti solo donne e bambini” in 36 raid delle forze israeliane a GazaRoma, 11 apr. (askanews) – Le Nazioni Unite hanno condannato l’impatto sui civili degli attacchi israeliani delle ultime settimane sulla Striscia di Gaza, sottolineando che “una grande percentuale delle vittime sono bambini e donne”.


“Tra il 18 marzo e il 9 aprile 2025, si sono verificati circa 224 attacchi israeliani contro edifici residenziali e tende per sfollati”, ha affermato l’Alto commissariato per i diritti umani in una nota, aggiungendo che, per i “36 attacchi documentati e corroborati” dall’Ufficio, le vittime “finora erano solo donne e bambini”. Intanto, la Protezione civile palestinese ha annunciato la morte di dieci membri di una famiglia, tra cui sette bambini, durante un attacco israeliano notturno a Khan Younis, nella Striscia di Gaza meridionale. Le vittime, di età compresa tra 3 e 58 anni, sono state uccise in un bombardamento effettuato intorno alle 2,30 del mattino (ora italiana), ha dichiarato all’Afp Mahmoud Bassal, portavoce dell’organizzazione di soccorso.

Nato, Gb e Germania: intensifichiamo il nostro sostegno all’Ucraina

Nato, Gb e Germania: intensifichiamo il nostro sostegno all’UcrainaMilano, 11 apr. (askanews) – Chi non prende impegni per l’Ucraina, ci rifletta perché “tutti gli aiuti militari” di oggi “contribuiranno a garantire una pace duratura domani, perché le forze armate ucraine devono essere il loro più forte deterrente contro futuri attacchi russi”. Lo ha detto il Segretario di Stato per la Difesa britannico John Healey nella 27esima Riunione del Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina, nelle Osservazioni introduttive. Healey ha ribadito nuovamente che “non possiamo mettere a repentaglio la pace dimenticando la guerra. E quindi oggi, in questo gruppo di contatto per l’Ucraina, intensifichiamo il nostro sostegno all’Ucraina nella lotta, e il nostro compito di ministri della Difesa è quello di far arrivare aiuti militari urgenti ai combattenti ucraini. E a quelle nazioni che non prendono nuovi impegni oggi, vi esorto a riflettere di nuovo, a riflettere attentamente su cosa altro potete fare”, ha detto. La riunione si tiene mentre l’inviato speciale degli Stati Uniti in Medio Oriente del presidente Usa Donald Trump, Steve Witkoff, si è recato in Russia e dovrebbe incontrare il leader del Cremlino Vladimir Putin.


Intanto dal quartier generale della Nato sia il britannico Healey che il suo collega tedesco ministro della difesa Boris Pistorius hanno invitato a continuare a sostenere Kiev. “Come europei, abbiamo una responsabilità speciale nel ripristinare la pace e la libertà nel continente europeo, e stiamo facendo fronte a questa responsabilità. L’Ucraina è diventata l’epicentro di un conflitto più ampio, un conflitto tra libertà e depressione, tra il riconoscimento di standard globali e l’imperialismo aggressivo, tra democrazia e autoritarismo”, ha detto Pistorius. “Tutto ciò riguarda se la forza della legge o la legge del più forte prevarrà nelle relazioni internazionali. Si tratta di stabilire se le relazioni internazionali siano governate da una cooperazione pacifica tra Stati sovrani con pari diritti, o se le potenze imperialiste possano semplicemente spostare i confini ed espandere le sfere di influenza a loro piacimento, come facevano molto tempo fa. Ora è il momento di renderci conto di quanto siano essenziali queste questioni, soprattutto perché potrebbe aprirsi una finestra per avviare i negoziati” ha spiegato Pistorius, dando anche il benvenuto a Matthew G. Whitaker che ha assunto l’incarico di rappresentante permanente degli Stati Uniti d’America presso la NATO il 3 aprile 2025. “Benvenuto nel club” gli ha detto. Secondo quanto affermato da Healey alla riunione odierna si collegava anche Pete Hegseth, segretario alla Difesa degli Stati Uniti d’America. Per il britannico il collega Usa “è in viaggio, ma era determinato a unirsi a noi, e lo farà virtualmente”, ha aggiunto. “Il 2025 è l’anno critico per la guerra in Ucraina” ha poi aggiunto. “Stiamo inviando un segnale alla Russia e stiamo dicendo all’Ucraina che siamo al vostro fianco nella lotta, e saremo al vostro fianco nella pace”, ha detto.


IMPEGNO GRAN BRETAGNA “A febbraio, quando il Regno Unito si è riunito e ha presieduto l’ultimo meeting, tutte le 50 nazioni hanno affermato che avremmo intensificato ulteriormente i nostri sforzi insieme. Poi abbiamo promesso ulteriori 1,5 miliardi di euro di aiuti per l’Ucraina. Oggi ci impegneremo a stanziare altri miliardi. Dal Regno Unito, quest’anno spenderemo 4,5 milioni di sterline in supporto militare all’Ucraina, il livello di spesa più alto di sempre”. Lo ha detto il Segretario di Stato per la Difesa britannico Healey. “E oggi posso annunciare 350 milioni di sterline (oltre 400 mln euro) per aumentare il supporto ai combattenti ucraini in prima linea, un pacchetto che include sistemi radar, mine anticarro e centinaia di migliaia di droni, oltre a finanziamenti per la manutenzione e la riparazione delle attrezzature da campo, parte di un nuovo sforzo per riparare migliaia di veicoli ucraini, un nuovo sforzo a cui vogliamo che vi uniate a noi”, ha aggiunto. “Questo supporto extra oggi rafforzerà le truppe ucraine nel combattimento ravvicinato, rafforzerà i nostri legami industriali con l’Ucraina e darà impulso alle imprese britanniche del Regno Unito, perché sappiamo tutti che la difesa può essere un motore di crescita, rafforzando la nostra sicurezza nazionale e la nostra crescita economica”, ha detto. IMPEGNO GERMANIA Sulla stessa linea di Londra, anche Berlino. “Onoriamo il nostro apprezzamento per il rafforzamento delle capacità a lungo termine delle Forze Armate ucraine anno dopo anno, traguardo dopo traguardo” ha detto Pistorius. “La maggioranza del parlamento tedesco ha aumentato il nostro bilancio per il supporto militare quest’anno di tre milioni di euro e, per i prossimi anni, di oltre 8 miliardi di euro in più. La Russia non deve farsi illusioni. L’Ucraina sta diventando più forte”, ha aggiunto.

Nato, Gb e Germania: intensifichiamo nostro sostegno a Ucraina

Nato, Gb e Germania: intensifichiamo nostro sostegno a UcrainaMilano, 11 apr. (askanews) – Chi non prende impegni per l’Ucraina, ci rifletta perché “tutti gli aiuti militari” di oggi “contribuiranno a garantire una pace duratura domani, perché le forze armate ucraine devono essere il loro più forte deterrente contro futuri attacchi russi”. Lo ha detto il Segretario di Stato per la Difesa britannico John Healey nella 27esima Riunione del Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina, nelle Osservazioni introduttive. Healey ha ribadito nuovamente che “non possiamo mettere a repentaglio la pace dimenticando la guerra. E quindi oggi, in questo gruppo di contatto per l’Ucraina, intensifichiamo il nostro sostegno all’Ucraina nella lotta, e il nostro compito di ministri della Difesa è quello di far arrivare aiuti militari urgenti ai combattenti ucraini. E a quelle nazioni che non prendono nuovi impegni oggi, vi esorto a riflettere di nuovo, a riflettere attentamente su cosa altro potete fare”, ha detto. La riunione si tiene mentre l’inviato speciale degli Stati Uniti in Medio Oriente del presidente Usa Donald Trump, Steve Witkoff, si è recato in Russia e dovrebbe incontrare il leadere del Cremlino Vladimir Putin.


Intanto dal quartier generale della Nato sia il britannico Healey che il suo collega tedesco ministro della difesa Boris Pistorius hanno invitato a continuare a sostenere Kiev. “Come europei, abbiamo una responsabilità speciale nel ripristinare la pace e la libertà nel continente europeo, e stiamo facendo fronte a questa responsabilità. L’Ucraina è diventata l’epicentro di un conflitto più ampio, un conflitto tra libertà e depressione, tra il riconoscimento di standard globali e l’imperialismo aggressivo, tra democrazia e autoritarismo”, ha detto Pistorius. “Tutto ciò riguarda se la forza della legge o la legge del più forte prevarrà nelle relazioni internazionali. Si tratta di stabilire se le relazioni internazionali siano governate da una cooperazione pacifica tra Stati sovrani con pari diritti, o se le potenze imperialiste possano semplicemente spostare i confini ed espandere le sfere di influenza a loro piacimento, come facevano molto tempo fa. Ora è il momento di renderci conto di quanto siano essenziali queste questioni, soprattutto perché potrebbe aprirsi una finestra per avviare i negoziati” ha spiegato Pistorius, dando anche il benvenuto a Matthew G. Whitaker che ha assunto l’incarico di rappresentante permanente degli Stati Uniti d’America presso la NATO il 3 aprile 2025. “Benvenuto nel club” gli ha detto. Secondo quanto affermato da Healey alla riunione odierna si collegava anche Pete Hegseth, segretario alla Difesa degli Stati Uniti d’America. Per il britannico il collega Usa “è in viaggio, ma era determinato a unirsi a noi, e lo farà virtualmente”, ha aggiunto. “Il 2025 è l’anno critico per la guerra in Ucraina” ha poi aggiunto. “Stiamo inviando un segnale alla Russia e stiamo dicendo all’Ucraina che siamo al vostro fianco nella lotta, e saremo al vostro fianco nella pace”, ha detto.


IMPEGNO GRAN BRETAGNA “A febbraio, quando il Regno Unito si è riunito e ha presieduto l’ultimo meeting, tutte le 50 nazioni hanno affermato che avremmo intensificato ulteriormente i nostri sforzi insieme. Poi abbiamo promesso ulteriori 1,5 miliardi di euro di aiuti per l’Ucraina. Oggi ci impegneremo a stanziare altri miliardi. Dal Regno Unito, quest’anno spenderemo 4,5 milioni di sterline in supporto militare all’Ucraina, il livello di spesa più alto di sempre”. Lo ha detto il Segretario di Stato per la Difesa britannico Healey. “E oggi posso annunciare 350 milioni di sterline (oltre 400 mln euro) per aumentare il supporto ai combattenti ucraini in prima linea, un pacchetto che include sistemi radar, mine anticarro e centinaia di migliaia di droni, oltre a finanziamenti per la manutenzione e la riparazione delle attrezzature da campo, parte di un nuovo sforzo per riparare migliaia di veicoli ucraini, un nuovo sforzo a cui vogliamo che vi uniate a noi”, ha aggiunto. “Questo supporto extra oggi rafforzerà le truppe ucraine nel combattimento ravvicinato, rafforzerà i nostri legami industriali con l’Ucraina e darà impulso alle imprese britanniche del Regno Unito, perché sappiamo tutti che la difesa può essere un motore di crescita, rafforzando la nostra sicurezza nazionale e la nostra crescita economica”, ha detto. IMPEGNO GERMANIA Sulla stessa linea di Londra, anche Berlino. “Onoriamo il nostro apprezzamento per il rafforzamento delle capacità a lungo termine delle Forze Armate ucraine anno dopo anno, traguardo dopo traguardo” ha detto Pistorius. “La maggioranza del parlamento tedesco ha aumentato il nostro bilancio per il supporto militare quest’anno di tre milioni di euro e, per i prossimi anni, di oltre 8 miliardi di euro in più. La Russia non deve farsi illusioni. L’Ucraina sta diventando più forte”, ha aggiunto.

La Cina alza al 125% i dazi sulle merci Usa (e presenta nuovo ricorso al WTO)

La Cina alza al 125% i dazi sulle merci Usa (e presenta nuovo ricorso al WTO)Roma, 11 apr. (askanews) – La Cina risponde all’innalzamento dei dazi decisa dal presidente Usa Donald Trump, che li ha portati al 145%, con un aumento ritorsivo al 125%. Lo afferma oggi la televisione pubblica cinese CCTV. “Le elevate tariffe imposte dagli Stati uniti nei confronti della Cina violano gravemente le regole internazionali in materia economica e commerciale, contraddicono i principi fondamentali dell’economia e il buon senso, configurandosi come un’azione unilaterale di coercizione e prepotenza”, ha affermato la Commissione affari doganali del Consiglio di Stato (l’esecutivo) cinese.


In conformità alle norme – ha scritto ancora l’istituzione cinese – “si modifica il tasso della tariffa da applicare alle importazioni di beni di origine statunitense (…) portando il tasso dal 84% al 125%”. La Cina, inoltre, ha presentato una nuova causa presso l’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) in relazione all’ulteriore aumento dei dazi statunitensi, ha comunicato oggi il ministero del Commercio cinese. “Per quanto riguarda il prossimo aumento dei dazi statunitensi sui prodotti cinesi, la Cina ha avviato una causa presso il meccanismo di risoluzione delle controversie del WTO”, si legge in una nota del ministero. Il ministero ha inoltre sottolineato che la Cina difenderà con fermezza i propri legittimi diritti e interessi in conformità alle regole del WTO, e sosterrà con decisione il sistema commerciale multilaterale e l’ordine economico e commerciale internazionale.


Se gli Stati Uniti vogliono negoziare con la Cina sulla questione del commercio, “dovrebbero smetterla di esercitare pressioni estreme e assumere comportamenti sbagliati”, ha detto oggi il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lin Jian nella quotidiana conferenza stampa. La Cina “non ha voglia di combattere, ma non ha paura di combattere”, ha detto Lin, precisando che “se gli Stati Uniti vogliono davvero risolvere il problema attraverso il dialogo e la negoziazione, dovrebbero smettere di esercitare pressioni estreme e assumere comportamenti sbagliati. La Cina non ha mai agito in questo modo. Qualsiasi dialogo deve essere basato sull’uguaglianza, il rispetto e la reciprocità. Se gli Stati Uniti insistono nel combattere una guerra dei dazi e una guerra commerciale, la Cina l’affronterà fino alla fine”.

Dazi, il messaggio di Xi all’Ue: reagire uniti alle prepotenze (di Trump)

Dazi, il messaggio di Xi all’Ue: reagire uniti alle prepotenze (di Trump)Roma, 11 apr. (askanews) – I segnali di fumo tra Pechino e Bruxelles stanno diventando sempre più intensi e, mentre la guerra dei dazi innescata dal presidente Usa Donald Trump diventa più aspra contro la Cina e segna per un attimo il passo contro l’Ue, Xi Jinping porge la mano all’Europa con l’idea inedita di creare un asse contro le “prepotenze unilaterali” (degli Usa, naturalmente).


La Cina “considera l’Ue come una delle componenti essenziali di un mondo multipolare ed è una nazione che supporta esplicitamente l’unità e lo sviluppo dell’Europa”, ha detto oggi Xi ricevendo il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez a Pechino. “La costruzione di una partnership sino-europea incentrata su pace, crescita, riforme e civiltà ha un’importanza pratica fondamentale”, ha continuato, sostenendo che Cina e Ue “devono mantenere il loro posizionamento di partner e continuare a perseguire una cooperazione aperta”. Xi – nel suo primo commento esplicito alla questione dei dazi – ha ammonito che “in una guerra dei dazi non ci sono vincitori” e ha avvertito Trump “che opporsi al mondo significa isolarsi”. Ue e Cina, ha ricordato, sono “tra le principali economie globali, entrambe ferventi sostenitrici della globalizzazione e del libero scambio, con un volume economico complessivo che supera un terzo di quello mondiale e con una forte interdipendenza economica”. Pertanto hanno “la responsabilità di salvaguardare il processo di globalizzazione, l’ambiente del commercio internazionale e di opporsi congiuntamente agli atti di prepotenza unilaterale, proteggendo non solo i propri interessi legittimi, ma anche promuovendo l’equità, la giustizia e il rispetto delle norme internazionali”.


Un ragionamento, questo, che contraddice l’asserito ottimismo di Trump delle scorse ore che, se da un lato ha portato i dazi contro Pechino al 145%, ha anche detto di essere fiducioso che, in base alla sua amicizia “personale” con Xi, alla fine con Pechino riuscirà a trovare un accordo sul commercio. Invece, le dichiarazioni del presidente cinese suggeriscono una volontà di approfittare della durezza nella posizione americana anche con l’alleato europeo, per infilarsi all’interno di questo antico rapporto aprendo un canale di dialogo e una convergenza d’interessi con l’Europa. Quest’ultima, dal canto suo, appare ricettiva. La presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha parlato martedì con il primo ministro cinese Li Qiang, mentre il capo del commercio, Maros Sefcovic, ha comunicato mercoledì con il ministro del Commercio cinese Wang Wentao. Durante una videochiamata, Wang e Sefcovic hanno concordato di “avviare immediatamente i negoziati sui compromessi di prezzo per i veicoli elettrici, oltre a discutere la cooperazione negli investimenti dell’industria automobilistica tra Cina e Ue”, secondo un comunicato di ieri del ministero del Commercio cinese.


Durante la chiamata di von der Leyen con Li, i due hanno concordato di monitorare gli effetti del trasferimento del commercio derivanti dalle ampie tariffe globali imposte da Trump. In particolare, gli europei temono un’invasione di merci cinesi a basso prezzo prima destinate agli Stati uniti e poi dirottate verso l’Europa. D’altronde, le ultime prese di posizione della presidente della Commissione, in passato qualificata come un “falco” nei rapporti con Pechino, sostenitrice strenua della linea di contenimento strategico di Pechino, si sono fortemente attenuate e sono diventate piuttosto morbide.


Un eventuale asse tra i due estremi dell’Eurasia potrebbe saldarsi attorno a metà dell’anno. Oggi il South China Morning Post, giornale di Hong Kong di proprietà di Alibaba, ha rivelato – citando cinque fonti informate – che il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e la stessa Von der Leyen sarebbero orientati a recarsi a Pechino per incontrare Xi a luglio. Si tratterebbe di un secondo Vertice Ue-Cina. A evidenziare l’interesse di Bruxelles per procedere rapidamente su questa linea, il fatto che i capi dell’Unione sarebbero disposti a rinunciare alla prassi, che prevederebbe di tenere questo incontro in Europa, pur di accelerare l’incontro alla luce del fatto che Xi non vuole viaggiare nel Vecchio Continente quest’anno.