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Commissione Ue sospende contromisure ma restano i dazi Usa

Commissione Ue sospende contromisure ma restano i dazi UsaBruxelles, 10 apr. (askanews) – L’Unione europea ha risposto alla “pausa” di 90 giorni decretata ieri da Donald Trump sui dazi sospendendo per lo stesso periodo le contromisure che aveva deciso ieri, con l’appoggio quasi unanime degli Stati membri (a parte la solita Ungheria), come prima ritorsione contro l’attacco commerciale degli Stati Uniti.


Si tratta di un “bel gesto”, che vuole soprattutto incoraggiare il dialogo e il negoziato con gli Stati Uniti, primo obiettivo strategico europeo, mentre continua a non essere chiaro quale sia la strategia di Trump, che cosa voglia veramente, con le sue minacce sui dazi, usate chiaramente come un’arma tattica negoziale. Ma, dal punto di vista delle condizioni di reciprocità, l’Europa non ci guadagna molto, per ora. La pausa di Trump riguarda infatti solo l’ultima delle tre successive decisioni che il presidente Usa ha preso sull’introduzione di nuovi dazi, rispettivamente il 12 e il 26 marzo e il 2 aprile. Le contromisure dell’Ue che sono state sospese oggi, prima della loro entrata in vigore inizialmente prevista in tre ondate, il 15 aprile, il 16 maggio e a inizio dicembre, rispondevano solo alla prima delle tre decisioni di Trump, quella del 12 marzo sull’imposizione di dazi del 25% alle importazioni di acciaio, alluminio e prodotti derivati. Ora, mentre le contromisure Ue sono state sospese, questi dazi americani restano in vigore, e dovranno essere pagati dalle industrie europee.


Restano in vigore anche i nuovi dazi aggiuntivi del 25% sulle importazioni negli Usa di auto e loro componenti, decisi da Trump il 26 marzo scorso. Qui le misure di ritorsione europee erano in preparazione, ma non erano ancora state decise, e non lo saranno, ovviamente, per tutta la durata della pausa, con la speranza che il negoziato conduca a una soluzione per cui non siano più giustificate. Infine, i dazi cosiddetti “reciproci” di Trump, basati su una formula matematica bislacca per calcolare il deficit commerciale degli Stati Uniti, che sta facendo ridere tutti gli economisti del mondo, per l’Unione europea sono stati solo dimezzati. Passano dal 20 al 10 per cento, ma restano comunque in applicazione anche durante la “pausa”, impropriamente definita come tale. La domanda a questo punto è: che cosa ha avuto, o che cosa avrà l’Unione europea in cambio, oltre alla vaga promessa di un negoziato con gli Usa che non è ancora iniziato davvero, e per il quale Trump pare non abbia ancora trasmesso alcuna direttiva o istruzione ai membri del suo staff? La risposta l’ha data il portavoce per il Commercio della Commissione, Olof Gill, durante il briefing quotidiano per la stampa di oggi dell’Esecutivo comunitario. “Abbiamo premuto il pulsante di pausa – ha spiegato Gill – per dare spazio alle trattative. Quindi sì, i dazi sull’alluminio e sull’acciaio sono ora in vigore negli Stati Uniti, non solo nei nostri confronti, ma nei confronti di tutti. E sì, sono in vigore i dazi per le auto. Ma per il momento non faremo ulteriori passi, perché vogliamo che ci sia spazio per i negoziati. Vogliamo che sia molto chiaro che la nostra strategia è stata quella di procedere su due binari. Da un lato, vogliamo far capire chiaramente ai nostri partner americani che crediamo che dazi di questo tipo siano pericolosi, controproducenti, non rendano felice nessuno e che vogliamo evitarli, vogliamo ottenere risultati positivi. E dall’altro lato, vogliamo dimostrare che se avremo a che fare con una escalation, non ci lasceremo mettere i piedi sulla testa”.


“Le contromisure per le quali i nostri Stati membri ci hanno dato mandato ieri saranno attuate, ma le sospenderemo con un secondo atto esecutivo. Questo ci dà 90 giorni di tempo per negoziare con gli americani. In assenza di risultati positivi, le misure entreranno in vigore dopo i 90 giorni”, ha precisato il portavoce. E ha poi negato che ci sia un problema di credibilità per la Commissione, per il fatto di aver prima annunciato e poi sospeso le proprie misure di ritorsione, senza aver neanche ottenuto la sospensione dei dazi a cui quelle misure rispondevano. Un problema di credibilità, ha affermato, “non c’è per i nostri Stati membri, per la nostra industria, per i nostri partner commerciali in tutto il mondo che fanno la fila per firmare accordi commerciali con noi; perché sanno che siamo stabili, affidabili, prevedibili e che rispettiamo le regole”, al contrario di quanto stanno facendo gli Stati Uniti di Trump. “La nostra azione in questa vicenda è stata coerente, calma e chiara fin dall’inizio e continuerà ad esserlo. Siamo molto soddisfatti – ha continuato Gill – del fatto che la nostra strategia finora, ora e in futuro, sia quella giusta. Stiamo facendo ciò che stiamo facendo perché crediamo che sia la giusta linea d’azione. Stiamo parlando con i nostri Stati membri, con la nostra industria, con i nostri partner in tutto il mondo, manteniamo la calma e siamo piuttosto fiduciosi di stare facendo ciò che dobbiamo fare”.


“Siamo soddisfatti – ha insistito il portavoce – che la nostra strategia fin dal primo giorno sia stata quella giusta; nel senso che è stata calma, coerente, strutturata, paziente, mirata e sempre attuata in stretta consultazione con i nostri Stati membri e l’industria, il che ha permesso un livello di unità dell’Ue davvero notevole su questa questione, unità che è ciò che ci dà la forza al nostro interno e nel mondo, in particolare quando si tratta di negoziati difficili. Continueremo a operare su questa base”. Con gli Stati Uniti, ha riferito ancora Gill, “i contatti sono in corso e costanti. Al momento non erano previsti incontri di persona, ma la situazione potrebbe cambiare con breve preavviso. È chiaro che ci sono stati contatti molto regolari tra l’Ue e gli Stati Uniti a livello politico su questo tema, e continueranno ad esserci”, ha concluso il portavoce.

Meloni in contatto con l’Ue, prepara incontro con Trump

Meloni in contatto con l’Ue, prepara incontro con TrumpRoma, 10 apr. (askanews) – Dopo l’imbarazzo per le frasi volgari di Donald Trump (tutti vogliono “baciarmi il c..o”) e, subito dopo, il sollievo per la sospensione dei dazi per 90 giorni, Giorgia Meloni prepara la missione che il 17 aprile la porterà alla Casa Bianca.


La presidente del Consiglio, dopo aver preso parte questa mattina alla festa della Polizia, ha passato il pomeriggio al lavoro sul dossier. La frenata del tycoon sicuramente ha reso più serena la vigilia del viaggio in America, ma – visto anche l’uomo – restano molte incognite e altrettanti rischi. La premier è in contatto con i principali leader europei e con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. A Bruxelles, assicura una fonte europea, “non c’è diffidenza verso Meloni, non si pensa che possa aprire trattative separate. Il pacchetto dazi è stato approvato 26 a 1, tutti sono consapevoli che è necessario essere uniti”. Del resto, come ha ricordato oggi un portavoce della Commissione europea, Stefan de Keersmaecker, “la Commissione ha competenza esclusiva per negoziare in ambito commerciale. Si tratta quindi di una competenza esclusiva basata sulle disposizioni del nostro Trattato. Spetta quindi alla Commissione portare avanti questo tipo di negoziati”. Il ‘mandato’ di Meloni sarà quindi quello di ribadire a Trump la proposta di “zero per zero” avanzata da Bruxelles e aprire un canale di trattativa. Magari facilitando un contatto diretto del tycoon con la stessa von der Leyen, che fino a questo momento non è avvenuto. Come gesto di ‘buona volontà’, in risposta alla frenata di Trump, la presidente della Commissione ha sospeso le contro-misure europee.


Intanto le opposizioni chiedono che il governo metta in campo iniziative urgenti a sostegno dell’economia italiana. “Credo sarebbe giusto, data la gravità della situazione, che Meloni chiamasse anche le opposizioni al confronto su come affrontare una crisi che quest’anno ci vedrà, insieme agli Usa, andare in recessione in una situazione di grave difficoltà”, dice Carlo Calenda che ha inviato un documento urgente in quattro punti: una manovra per diminuire il costo dell’energia per le imprese, per la cancellazione di transizione 5.0 e il ripristino di industria 4.0, un’operazione di garanzia e di moratoria sui debiti delle imprese e l’estensione della cig. “Noi siamo disponibili a interloquire su delle proposte concrete”, afferma la leader Pd Elly Schlein, che mette però in guardia dal “gioco delle tre carte che sta facendo il governo”.


Per Matteo Renzi (Iv) “ora che i dazi sono sospesi rimane il problema di un’economia bloccata. E di una crescita che il Governo ha previsto essere dimezzata. Parole di Giorgetti, eh. Bisogna darsi una smossa”.

Wall Street torna a precipitare, Dow Jones -4%, Nasdaq -5,67%

Wall Street torna a precipitare, Dow Jones -4%, Nasdaq -5,67%Roma, 10 apr. (askanews) – Niente da fare a Wall Street. Dopo la seduta di spettacolari recuperi di ieri, gli indici tornano a precipitare e nel pomeriggio il Dow Jones che perde oltre il 4%, l’S&P 500 crolla del 4,87% e il Nasdaq che cede un 5,67%. L’alta tensione non abbandona l’azionario statunitense, mentre la tregua sui dazi commerciali decisa dal presidente Usa Donald Trump non riguarda la Cina, su cui invece le misure commerciali sono state appesantite dopo una serie di escalation.


Forti vendite anche sul dollaro che perde oltre il 2% con l’euro che sale a 1,1185 sul biglietto verde. Di nuovo a picco anche i prezzi del petrolio, a New York il barile di West Texas Intermediate perde il 4,10% a 59,79 dollari. Il Brent, il greggio del mare del Nord cede il 3,60% a 63,12 dollari. La tregua invece tiene sui Treasuries, i rendimenti sui titoli del tesoro statunitensi decennali si limano di 2 punti base al 4,37%.

Cannes, TorinoFilmLab per la prima volta in Competizione Ufficiale

Cannes, TorinoFilmLab per la prima volta in Competizione UfficialeRoma, 10 apr. (askanews) – Fucina di talenti internazionali, organizzata dal Museo Nazionale del Cinema, il TorinoFilmLab si prepara a sfilare sulla Croisette per la 78esima edizione del Festival di Cannes con 5 titoli (13-24 maggio 2025).


Dal Cile alla Spagna, dall’Italia all’Egitto fino al Giappone, i 5 film TFL sono tutti caratterizzati da una forte connotazione femminile, non solo per la presenza di 3 registe, ma anche per il taglio delle storie raccontate. L’esperienza del lab si conferma come uno dei luoghi ideali per lanciare registi verso i palcoscenici dei più importanti festival cinematografici del mondo. Da ben 18 anni, infatti, il TorinoFilmLab accompagna professioniste e professionisti nel percorso di sviluppo che dal progetto porta alla realizzazione di film e serie tv. Per la prima volta la competizione ufficiale accoglie due film sviluppati dal TorinoFilmLab, a cui si aggiungono due film di alunni TFL. Renoir di Chie Hayakawa (Giappone), già nota per il precedente Plan 75 – premiato con la Camer d’Or Speciale a Cannes 2022 – che, insieme alla produttrice Eiko Mizuno-Gray, ha partecipato a FeatureLab nel 2023 aggiudicandosi anche un premio alla produzione, ossia il Coproduction Award di 50.000 euro, supportato da Creative Europe Media. Ambientato a Tokyo nel 1987, Renoir segue l’undicenne Fuki, il cui padre Keiji sta combattendo il cancro e la madre, Utako, è costantemente stressata dal prendersi cura del marito e dal lavoro.


Romería di Carla Simón (Spagna), sviluppato nel 2020 grazie al TFL. La regista spagnola ha partecipato anche a ScriptLab 2018 con il suo progetto precedente, Alcarràs, vincitore dell’Orso d’Oro alla Berlinale 2022. La protagonista del film è Marina, giovane orfana che deve raggiungere la costa atlantica della Spagna per ottenere una firma per una domanda di borsa di studio dai nonni paterni che non ha mai conosciuto, risvegliando emozioni sepolte e ferite del passato. In concorso altri due lungometraggi di alunni: Sirat di Oliver Laxe (Spagna), che ha partecipato al TFL nel 2011 con il suo primo film Mimosas; e Alpha della regista Julia Ducournau (Francia), che grazie al lab ha realizzato il suo primo titolo Raw nel 2013.


La sezione Un Certain Regard ha accolto tre lungometraggi del TorinoFilmLab. The Caravan, opera prima di Zuzana Kirchnerová (Repubblica Ceca), sviluppato all’interno di ScriptLab nel 2018 e di FeatureLab nel 2020, ricevendo anche il Production Award da 40.000 euro. Il film è una coproduzione internazionale con la partecipazione dell’italiana Tempesta Film: girato in Italian, racconta la storia di Ester, madre single con un figlio disabile, che ha solo un sogno: trascorrere due settimane in Italia da una vecchia amica senza suo figlio. The Mysterious Gaze of the Flamingo, opera prima di Diego Céspedes (Cile), anch’esso partecipante a FeatureLab nel 2020 e vincitore del Coproduction Award di 50.000 euro. Ambientato nel deserto del Cile nei primi anni ’80, il film racconta dell’undicenne Lidia che vive con la sua famiglia queer in una città mineraria. Una malattia mortale inizia a diffondersi e la leggenda narra che si trasmetta tra due uomini quando si innamorano.


Aicha Can’t Fly Away, opera prima di Morad Mostafa (Egitto), sviluppato nell’ambito del Red Sea Lodge nel 2022. Aisha, una donna somala di 26 anni, vive e lavora in un quartiere del Cairo con una numerosa comunità di migranti africani, controllato da diverse gang. “La bellezza del nostro Museo è di essere sempre a cavallo tra passato, presente e futuro del mondo del cinema – ha detto Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema. Il passato è raccontato dalle nostre importanti e prestigiose collezioni museali, mentre il presente vede protagoniste le grandi mostre alla Mole Antonelliana. Il futuro intercetta nuovi linguaggi dell’audiovisivo e aiuta a creare talenti, a sostenere chi nel cinema crede, con la voglia di crescere e imparare. Siamo quindi felici e orgogliosi che questa strada offra ai registi palcoscenici così ambiti”. “Anno dopo anno il Torino Film Lab si conferma come uno dei laboratori più vitali e dinamici, capace di sostenere opere giovani che sanno cogliere l’attenzione dei più prestigiosi festival internazionali – sottolinea Carlo Chatrian, direttore del Museo Nazionale del Cinema. La ricca presenza femminile e la varietà delle produzioni selezionate al festival di Cannes ci inorgoglisce e ci incoraggia a proseguire nella strada intrapresa. A titolo personale – ga aggiunto il direttore – sono molto felice di notare come il percorso di Carla Simón, già vincitrice dell’Orso d’Oro a Berlino, si arricchisca di un’altra importante tappa”.

Dazi, la Commissione Ue ricorda la sua competenza esclusiva in ambito commerciale

Dazi, la Commissione Ue ricorda la sua competenza esclusiva in ambito commercialeBruxelles, 10 apr. (askanews) – Non esiste l’opzione di una trattativa separata tra uno Stato membro dell’Ue e gli Stati Uniti sui dazi, invece del negoziato con l’intera Unione europea come entità unica, perché non la prevedono i trattati europei. Lo ha ribadito, oggi a Bruxelles, un portavoce della Commissione europea, Stefan de Keersmaecker, durante il briefing quotidiano per la stampa dell’Esecutivo comunitario.


“Posso affermare con chiarezza che la Commissione ha competenza esclusiva per negoziare in ambito commerciale. Si tratta quindi di una competenza esclusiva basata sulle disposizioni del nostro Trattato. Spetta quindi alla Commissione portare avanti questo tipo di negoziati”, ha ricordato il portavoce, in risposta alla domanda di un giornalista sull’intenzione espressa ieri dal presidente americano Donald Trump, di raggiungere accordi uno alla volta, con ciascuno Stato membro dell’Unione europea.

Dazi, FT: Usa e Cina, i due giganti economici verso “il divorzio”

Dazi, FT: Usa e Cina, i due giganti economici verso “il divorzio”Roma, 10 apr. (askanews) – Si profila un drastico “divorzio” tra le due maggiori economie mondiali, Stati Uniti e Cina: secondo il Financial Times, alcune piattaforme cinesi di e-commerce si apprestano alzare i prezzi del 70% a seguito dei dazi commerciali appena rilanciati dall’amministrazione Trump. Ma altri operatori intendono semplicemente abbandonare il mercato usa, perché con questi livelli di tassazione non sono in grado di operarvi in maniera redditizia.


Ieri il presidente Usa, Donald Trump ha annunciato una tregua di tre mesi sui dazi a favore dei paesi che non hanno ancora adottato ritorsioni. Per la Cina invece, che aveva già stabilito contromisure, ha rilanciato i dazi di un ulteriore 21% portandoli al 125%, un livello particolarmente punitivo. Secondo il quotidiano finanziario, alcuni esportatori cinesi stanno allestendo impianti produttivi in Paesi terzi, come la Giordania, per assemblare o completare lì i beni e da lì cercare di esportarli verso gli Usa. Altri cercano di dirottare le esportazioni verso Paesi che hanno trattati con gli Stati Uniti e poi di inviarli lì verso il mercato americano.


Per ora molti operatori commerciali cinesi si limitano ad adottare una posizione attendista. Il quotidiano cita l’amministratore delegato di Brands Factory, una piattaforma di e-commerce secondo cui è estremamente difficile fare previsioni di lungo termine in questa fase. Ma al tempo stesso, le società di trasporto marittimo che operano sulle tratte del Pacifico riferiscono che molti ordini sono stati cancellati e che si attendono ulteriori cancellazioni nelle prossime settimane.


Centinaia di container restano fermi al porto di Shanghai. Il quotidiano non ne parla, ma il rischio è che vengano improvvisamente dirottati sui mercati dei Paesi dell’Unione europea, che si ritroverebbe a fronteggiare un afflusso anomalo, una sorta di invasione, di importazioni dalla Cina, che già non mancano. Infatti il FT riporta che Pechino si è lanciata in una serie di consultazioni diplomatiche parallele, tra cui con il commissario europeo responsabile del commercio, Maros Sefkovic – lo stesso che sta trattando con Washington la partita sui dazi – così come con la Malesia e altri paesi del sud-est asiatico.

MotoGP, Marquez: “In Qatar Alex e Pecco più forti di me”

MotoGP, Marquez: “In Qatar Alex e Pecco più forti di me”Roma, 10 apr. (askanews) – Marc Marquez tra i piloti protagonisti della conferenza stampa della vigilia del GP del Qatar a Lusail. Si riparte dalla caduta in Texas. “Sono le corse – dice – La cosa positiva di questa caduta è che è avvenuta mentre ero davanti con margine rilassandomi. So cos’è successo, so qual è l’errore che ho fatto, è stato un errore che non ha pregiudicato l’essere nelle posizioni di vertice in campionato, sono secondo a un solo punto dal leader. Ricomincio da zero qui in Qatar e vedrò cosa potrò fare. Su questa pista Alex e Pecco teoricamente sono migliori di me, almeno, i precedenti dicono questo, però vedremo cosa potremo fare”. Fedeltà al numero #93: “Ho avuto per cinque anni la possibilità di correre con il numero #1, ma in caso continuerò con il #93”. Un azzardo inconsapevole: “Se sapevo che avrei avuto una penalità di un ride-through in Texas? No, perché le regole ultimamente sono cambiate molte volte. L’unica cosa che mi interessava era avere la gomma migliore, che in quel caso erano quelle da asciutto”. Il siparietto in griglia: “Se mi aspettavo di creare tutto questo caos? Beh sì, ormai ci sono microfoni che captano tutto. Ma fa parte della MotoGP attuale, dobbiamo metterlo in conto”.

Cannes, in Concorso “Eddington” di Ari Aster con cast stellare

Cannes, in Concorso “Eddington” di Ari Aster con cast stellareRoma, 10 apr. (askanews) – Il nuovo film di Ari Aster, “Eddington”, con protagonisti Joaquin Phoenix, Emma Stone, Pedro Pascal e Austin Butler sarà presentato in Concorso alla 78esima edizione del Festival di Cannes (13 – 24 maggio 2025).


Con questio film, Ari Aster (Midsommar, Beau Ha Paura), accompagnato da un cast all star, approda per la prima volta sulla Croisette con un’opera sorprendente, prodotta da A24. Maggio 2020. Lo scontro tra lo sceriffo locale (Phoenix) e il sindaco (Pascal) scatena una polveriera che mette i cittadini gli uni contro gli altri. A Eddington, New Mexico. Il film sarà distribuito in Italia da I Wonder Pictures

Arcigay Roma: manifesti ProVita alimentano intolleranza contro LGBTQ+

Arcigay Roma: manifesti ProVita alimentano intolleranza contro LGBTQ+Roma, 10 apr. (askanews) – Le affissioni di Pro Vita & Famiglia che tappezzano Roma veicolano messaggi lesivi della dignità delle persone LGBTQIA+, promuovendo stereotipi dannosi e alimentando un clima di discriminazione e intolleranza. Chiediamo al Comune di Roma di rimuovere i manifesti per il loro contenuto discriminatorio e lesivo dei diritti individuali, come accaduto in passato”: lo ha dichiarato Rachele Giuliano, presidente di Arcigay Roma, in un comunicato, sottolineando che “queste campagne sono un attacco diretto alla dignità e ai diritti delle persone LGBTQIA+”.


Secondo Giuliano, “è inaccettabile che nel 2025 si debbano ancora affrontare manifestazioni di odio così palesi”, ricordando che la comunità oggi è “come mai prima un bersaglio”. “Ogni giorno le persone LGBTQIA+ vengono vessate, picchiate, minacciate per strada, cacciate di casa e si tolgono la vita. Tutto questo accade sotto lo sguardo compiaciuto del Governo, che quando si è insediato ha attuato una vera persecuzione contro la nostra comunità: ha bloccato le trascrizioni dei figli delle coppie omogenitoriali, si è opposto alle dichiarazioni europee sui diritti LGBTQIA+, ha ridotto ogni tutela in materia di identità di genere e in ultimo la criminalizzazione della gestazione per altri”, ha aggiunto la presidente Arcigay Roma.


Ricordando la sentenza della Corte di Cassazione, che ha bocciato il decreto “padre e madre” del 2019 sulle carte d’identità dei minori, “questi manifesti rappresentano una distorsione della realtà educativa e un attacco diretto alla comunità LGBTQIA+. Questi messaggi non solo disinformano, ma contribuiscono a creare un ambiente ostile e pericoloso per giovani e adulti appartenenti alla comunità LGBTQIA+”, ha sottolineato Giuliano. “Il linguaggio di odio aggredisce e uccide le persone: stiamo vivendo uno stato d’emergenza, ma non abbiamo intenzione di restare a guardare”, ha concluso, auspicando “azioni incisive sul territorio per contrastare l’odio e la violenza omolesbobitransfobica”.


Dopo la Dyke March del 26 aprile, Arcigay Roma ha annunciato di tornare con l’Assemblea di Lazio Pride a Roma con un Pride ad Ostia.

Passa mozione maggioranza ma senza Rearm Eu, centrosinistra attacca

Passa mozione maggioranza ma senza Rearm Eu, centrosinistra attaccaRoma, 10 apr. (askanews) – La prima regola del Fight club è che non si parla del Fight club. Come nel film di David Fincher, per celare le posizioni distinte sul piano di riarmo europeo, la maggioranza preferisce non parlarne. Ne viene fuori che il governo, al cospetto del Parlamento, non prende posizione sul piano di Ursula von der Leyen: su sette mozioni presentate, l’esecutivo dà parere favorevole solo a quella unitaria della maggioranza di centrodestra, l’unica che non fa minimamente cenno al progetto ReArm Europe Plan/Readiness 2030, ma impegna genericamente l’esecutivo “a proseguire nell’opera di rafforzamento delle capacità di difesa e sicurezza nazionale al fine di garantire, alla luce delle minacce attuali e nel quadro della discussione in atto in ambito europeo in ordine alla difesa europea, la piena efficacia dello strumento militare”.


La mozione del centrodestra viene approvata con 144 sì e 105 no al termine di un dibattito acceso in cui è emersa plasticamente la spaccatura nella maggioranza con Fi più europeista da un lato e la Lega pesantemente critica sul piano di Von der Leyen dall’altro. “Dopo l’intervento del collega Billi e dopo le parole del Sottosegretario Perego dico che in un’altra epoca si sarebbe andati al Quirinale a fare una verifica di governo, perché c’è un problema serio nella maggioranza, molto serio”, evidenzia Stefano Graziano (Pd). “Noi della Lega-Salvini Premier – aveva detto Billi – ci opponiamo fermamente a questi 800 miliardi di debiti per la difesa europea. Graveranno sui bilanci, saranno dispersi in migliaia di rivoli. Se ci sono 800 miliardi da spendere è nostro dovere non spenderli in armi e proiettili, ma in salute, in ospedali, scuole e lavoro”. Parole buone per una dichiarazione di voto favorevole alle mozioni di M5s e Avs che chiedevano lo stop al piano di riarmo. Invece, la conclusione di Billi, tra le urla e le proteste dell’opposizione, è il voto a favore della mozione di maggioranza che, osserva Billi, “va nella direzione giusta: sicurezza, credibilità internazionale, rafforzamento della nostra capacità industriale e difesa, che sia davvero una difesa a servizio della pace”.


A difendere la necessità di maggiori investimenti in difesa era stato prima il sottosegretario alla Difesa Matteo Perego di Cremnago (Fi) (“La difesa è deterrenza: aumentare le capacità di difesa non significa cambiare postura a un paese impegnato a difendere la pace nel mondo attraverso le forze armate”), poi la forzista Isabella De Monte (“Ci vuole una risposta europea, che deve essere quella dell’incremento della nostra capacità di difenderci”), quindi Fdi con Giangiacomo Calovini, spiegando che “un’Ue che aspira a essere protagonista nel mondo non può rimanere dipendente da altri per la propria sicurezza. Sostenere oggi una politica di rafforzamento della capacità difensiva nazionale e continentale non significa abbracciare una visione bellicista, ma dotarsi degli strumenti necessari per salvaguardare la pace dell’Europa e dell’Italia”. In aula interviene il leader M5s Giuseppe Conte che, riprendendo i temi del palco della manifestazione contro il riarmo di sabato scorso, attacca la premier Meloni che “si è assunta una grande responsabilità storica, politica e morale: il 6 marzo scorso ha sottoscritto senza nessun mandato un piano di riarmo da 800 miliardi per consentire ai singoli Stati europei di potersi riarmare a piacimento”. E chiede a Fdi: “Almeno non fateci lezioni di patriottismo”.


L’opposizione prova a stoppare, fuori tempo massimo, il voto sulla mozione di maggioranza appellandosi al regolamento della Camera e osservando che il documento del centrodestra non cita in nessun passaggio il piano di riarmo europeo e quindi non era assimilabile alle altre mozioni all’ordine del giorno. “Non possiamo venire qui a chiedere al Governo e alla maggioranza un’opinione e poi dover votare una mozione con scritto ‘viva la mamma’. Non funziona così. Se nella mozione c’è scritto ‘viva la mamma’ e non c’è scritto la cosa di cui discute questo Parlamento cioè cosa pensate del piano di riarmo europeo, è un bel problema”, attacca Matteo Richetti (Azione). Ma secondo la presidenza della Camera la mozione del centrodestra “concerne altre questioni oggettivamente correlate, come la guerra in Ucraina, il tema delle spese per la difesa. I motivi di tipo politico – spiega il vicepresidente Fabio Rampelli – sono legittimi ma non alterano le procedure né il regolamento”.