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Libero il regista palestinese Ballal, “ammanettato tutta la notte e pestato” in una base militare israeliana

Libero il regista palestinese Ballal, “ammanettato tutta la notte e pestato” in una base militare israelianaRoma, 25 mar. (askanews) – Hamdan Ballal, regista palestinese vincitore dell’Oscar con “No other land”, è stato rilasciato dalle forze armate israeliane che lo avevano arrestato ieri dopo essere aggredito da un gruppo di coloni ebraici nella località palestinese di Susya: lo ha reso noto il co-regista israeliano del documentario, Yuval Abraham, in un messaggio su X.


“Dopo essere rimasto ammanettato tutta la notte e pestato in una base militare, Hamdan Ballal è libero e potrà tornare a casa dalla sua famiglia”, ha concluso Abraham.

L’arte dell’ospitalità: la via italiana all’accoglienza

L’arte dell’ospitalità: la via italiana all’accoglienzaRoma, 25 mar. (askanews) – Un aperitivo al tramonto in compagnia degli amici sulla terrazza di casa, una cena speciale per vedere e commentare insieme la finale del programma del momento con i colleghi, il primo compleanno di un figlio circondati dagli affetti più cari. Queste sono solo alcune delle occasioni che ci ricordano come la casa sia, da una parte, un luogo intimo e accogliente in cui rifugiarsi dopo lunghe giornate di lavoro e, dall’altra, uno spazio in cui creare e custodire i ricordi più preziosi con le persone care. Ma qual è il valore dell’ospitalità oggi? Per alcuni è un’arte, un’occasione per accogliere e sorprendere gli ospiti; per altri, invece, una fatica a cui si rinuncia volentieri.


Per capire meglio questo fenomeno, HomeExchange, in collaborazione con Metrica Ricerche, ha condotto una survey per esplorare l’importanza dell’ospitalità per gli italiani, intervistando oltre 1000 persone. Qui di seguito, un breve riassunto dei principali risultati emersi dalla ricerca, che offre uno spaccato interessante sul rapporto degli italiani con l’ospitalità. Ospiti a cena? Dipende tutto dall’età! Quanto spesso gli italiani organizzano incontri o attività sociali a casa? Il 36% degli intervistati lo fa occasionalmente, mentre un buon 26% dichiara di farlo spesso. Guardando alle differenze geografiche, il Sud e le Isole si confermano le zone più conviviali, con il 31% che ospita di frequente. Al contrario, Nord e Centro registrano la percentuale più alta di chi non invita mai nessuno, rispettivamente con il 19% e il 18%. Ma l’aspetto più curioso riguarda lo stato d’animo di chi ospita. Il 42% degli italiani accoglie gli ospiti con entusiasmo, ma questa percentuale schizza al 53% tra i giovanissimi dai 18 ai 24 anni. Con l’aumentare dell’età, però, l’entusiasmo tende a calare: nella fascia 55-64 anni, il 16% considera l’idea di avere ospiti più un fastidio che un piacere, mentre tra i più giovani questo valore si ferma appena al 5%.


Pianificatori vs. last-minute Non tutti vivono l’ospitalità allo stesso modo. C’è chi pianifica ogni dettaglio con largo anticipo per assicurarsi che tutto sia impeccabile e chi, invece, si affida all’improvvisazione dell’ultimo minuto. Ma quanti sono i veri perfezionisti dell’accoglienza? Solo il 26% degli intervistati dichiara di organizzarsi con cura per avere la casa in ordine e preparare un banchetto perfetto. Questa percentuale sale leggermente tra i 25-35enni (31%), mentre nelle altre fasce d’età si mantiene sempre tra il 22% e il 27%. La maggior parte degli italiani, quindi, preferisce un approccio più pratico: il 62% degli intervistati tende infatti a ottimizzare il tempo, organizzando le cose in modo semplice ed efficiente. E poi ci sono i veri last-minute: nella fascia 55-64, ben il 10% ammette di fare tutto all’ultimo momento, una percentuale decisamente più alta rispetto alle altre fasce (che oscillano tra il 2% e l’8%). Un atteggiamento che potrebbe derivare dall’esperienza e da un approccio più rilassato all’ospitalità. Dall’igiene al cibo: le preoccupazioni degli italiani quando ospitano a casa Ma cosa preoccupa di più gli italiani quando devono accogliere ospiti? Su questo punto, le opinioni sono più variegate. Al primo posto c’è l’attenzione per l’igiene e la pulizia della casa, prioritaria per il 41% degli intervistati. Segue il desiderio di offrire un’ottima esperienza culinaria (26%), mentre il 16% ritiene fondamentale creare un’atmosfera accogliente e confortevole. Anche in questo caso, l’età fa la differenza: i più giovani (18-24 anni) sono i più attenti alla pulizia, con un 51% che la considera l’aspetto più importante. Gli over 65, invece, sembrano meno preoccupati da questo dettaglio (solo il 21% lo ritiene prioritario) e puntano tutto sul buon cibo, mettendo al primo posto la soddisfazione del palato dei propri ospiti.


A cena dagli altri: l’ospitalità tra galateo e contributo degli ospiti Eccoci arrivati a uno dei temi più delicati quando si parla di ospitalità: cosa e quanto portare quando siamo invitati a cena, con particolare attenzione alla divisione delle spese. Secondo il galateo, molto dipende dal livello di familiarità con l’ospite, e in generale è preferibile portare qualcosa di “accessorio”, come un dolce o un aperitivo, piuttosto che un piatto principale. In effetti, anche dal sondaggio di HomeExchange emerge che il 72% degli intervistati condivide questa visione: questa percentuale afferma di offrire sempre tutto quando invita qualcuno a casa, mentre solo il 9% preferirebbe che anche gli ospiti contribuissero con cibo o bevande. L’ospitalità è alla base della filosofia di HomeExchange, piattaforma leader nello scambio casa con oltre 200.000 membri a livello mondiale e più di 8.000 solo in Italia. Fondata sul principio di accogliere qualcuno nella propria abitazione, HomeExchange promuove una forma di ospitalità basata sulla fiducia reciproca. Aprire le porte di casa propria a qualcuno conosciuto online, fidarsi completamente e fare tutto il possibile per rendere il soggiorno piacevole è un passo significativo. Gli HomeExchangers, da parte loro, sono noti per il loro impegno nel ringraziare l’ospite, lasciando la casa pulita (o anche più pulita), rispettando le regole della casa e prendendosi cura di animali e piante. In molti casi, gli ospiti lasciano piccoli regali o bigliettini di apprezzamento, sorprendendo i padroni di casa al loro ritorno. È proprio questa reciprocità che rende speciale l’esperienza di scambio casa, e da qui nasce l’idea di esplorare come gli italiani vivono l’ospitalità, anche nelle occasioni più semplici come una cena o un aperitivo.


Unirsi alla community è semplice: l’applicazione mobile è disponibile gratuitamente su iOS e Android e, sottoscrivendo l’abbonamento annuale, si ha accesso a tutte le offerte disponibili, permettendo agli utenti di aggiornare il proprio profilo e di chattare direttamente con altri utenti sul proprio telefono. L’iscrizione può essere effettuata anche su www.homeexchange.it About HomeExchange

Annuario TV, italiani la guardano in media 3 ore e 24 minuti al giorno

Annuario TV, italiani la guardano in media 3 ore e 24 minuti al giornoRoma, 25 mar. (askanews) – Si è tenuto presso la Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”, l’evento “Multipolarità. Televisione e streaming verso il mercato maturo”, dedicato al progetto Annuario della televisione, su iniziativa di Assocomunicatori e con il patrocinio di AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni).


Giunto nel 2024 alla sua quarta edizione, Annuario della televisione è curato da Massimo Scaglioni, Professore ordinario di Storia ed economia dei media e Direttore del Ce.R.T.A. (Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi) presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. I volumi, che ogni anno documentano i risultati dello studio, sono realizzati dal Ce.R.T.A. in collaborazione con Auditel, APA, Sensemakers, Comscore, Nielsen, UPA, Confindustria Radio Televisioni, eMedia. L’incontro ha rappresentato un’importante occasione per fare il punto sullo stato di salute del settore audiovisivo nazionale e sulle sue principali tendenze, con uno sguardo particolare alle evoluzioni che stanno caratterizzando il 2025 e che saranno analizzate nella prossima edizione del volume, prevista per la fine dell’anno in corso. Il quadro emerso nel corso dell’evento è quello di una televisione italiana stabile, resiliente, diversificata sul piano dell’offerta e delle formule distributive. Nel quadro della multipolarità e dello “streamcasting” (ovvero dell’ibridazione del tradizionale broadcasting televisivo con lo streaming proprio di servizi digitali e piattaforme) tracciato dall’Annuario 2024, l’offerta televisiva tradizionale si declina anche sulle piattaforme digitali, il cui apporto in termini di consumi è adesso pienamente conteggiato nello standard di misurazione Total Audience.


Barbara Floridia, Presidente della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, ha affermato: ‘I dati che emergono dalla ricerca fotografano una trasformazione del servizio pubblico rispetto al mondo digitale. Dobbiamo imparare ad abitare questo cambiamento stanziando nuove risorse. È necessario, altresì, avviare un dibattito per interrogarci sul ruolo del servizio pubblico in questa trasformazione digitale. L’acquisto degli smartphone ha ormai superato quello delle Tv. Questo significa che osserviamo la realtà in modo verticale, non più orizzontale, e non esiste più la contestualizzazione. È importante riflettere su come sta evolvendo il modo di informarsi. È in atto una rivoluzione antropologica che bisogna affrontare e comprendere per intervenire con normative adeguate a disciplinare un mondo come quello digitale, che va regolato. Occorre, inoltre, parlare di sovranità del singolo rispetto ai propri dati, educando gli individui alla consapevolezza’. Per Giacomo Lasorella, Presidente AGCOM: “Viviamo in un’epoca in cui il linguaggio e la comunicazione stanno evolvendo verso un contesto sempre più multipolare. È essenziale che prendiamo coscienza di questo cambiamento. Il settore dell’informazione si trova ad affrontare un vero e proprio sovraccarico e la sfida primaria consiste nel garantire elevati standard di qualità e l’affidabilità delle fonti. I player televisivi si sono ritagliati il proprio spazio con la possibilità di rivolgersi a un pubblico differente. La funzione del regolatore resta quella di garantire un equilibrio del mercato, senza indebiti vantaggi o rendite di posizione. Infine, occorre una alfabetizzazione digitale, quale elemento chiave per una maggiore consapevolezza dei cittadini rispetto al mondo digitale’.


Come sottolineato da Massimo Scaglioni, Direttore del Ce.R.T.A. (Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi): “La resilienza della TV grazie alla crescita del consumo in streaming e alla misurazione della Total Audience, si conferma, anche quest’anno, come un elemento costante del nostro sistema nazionale. Lo dimostrano i dati dell’ultimo semestre (da settembre 2024 a febbraio 2025): il lieve e fisiologico calo del lineare (-1,2% rispetto a un anno fa) è mitigato dall’apporto dei consumi digitali, che crescono di un ulteriore 6% dallo scorso anno. Nel complesso, nelle ultime tre annualità, il dato di consumo medio di Tv in Italia si attesta stabilmente sugli 8,8 milioni di spettatori nell’intero giorno, ovvero nelle 24 ore”. Nel 2024 il contributo dei consumi digitali è stato infatti del 3,8% sul Totale TV Riconosciuto. Complessivamente l’Italia si conferma un unicum a livello internazionale, con un tempo di visione media giornaliero che si attesta a 3 ore e 24 minuti: si tratta non solo del valore più elevato tra i principali mercati internazionali, ma anche dell’unico dato in crescita (+2 minuti) rispetto al 2023.


Anche analizzando l’output produttivo dei diversi editori e i rispettivi dati d’ascolto emerge un mercato sempre più articolato, con una crescente rilevanza dei “terzi poli” alle spalle del tradizionale “duopolio” Rai-Mediaset. Al fianco dei broadcaster tradizionali, gruppi come Warner Bros. Discovery, Sky e La7 hanno rafforzato la loro presenza e anche le piattaforme di streaming globali hanno consolidato il loro ruolo. Fondamentale, in tal senso, è il ruolo dei contenuti originali: sono 20.000 le ore di prodotto first-run prodotte ogni anno tra scripted (fiction) e unscripted (intrattenimento), che vanno ad alimentare tanto i canali lineari, quanto le piattaforme digitali dei broadcaster e degli attori OTT. Tra gli editori è Sky a beneficiare maggiormente dell’AMR incrementale digital – che vale l’8,8% degli ascolti complessivi nel 2024 – mentre tra i canali l’apporto maggiore è invece registrato da Canale 5 (5,7%) e Rai 2 (5,6%). La sostanziale stabilità dei consumi televisivi, sempre più omogenei nelle diverse coorti generazionali, è stata rimarcata anche da Fabrizio Angelini, Amministratore Delegato di Sensemakers, nel corso del suo intervento: “Negli ultimi mesi i consumi televisivi e quelli digitali sono entrati in una fase di maturità con i tempi di fruizione che rimangono pressoché costanti mentre si rilevano i primi segnali di riequilibrio generazionale delle diete mediatiche e di riduzione del digital divide”. La variabile generazionale rimane, comunque, un fattore chiave per leggere le abitudini di fruizione degli italiani, soprattutto in rapporto ai device utilizzati. La quota di tempo dedicato allo schermo televisivo (incluse le tv connesse) si attesta al 68% per la popolazione con almeno 18 anni di età: il dato cala però al 41% nella fascia 18-24 – con una quota maggioritaria dedicata, quindi, agli small screen – mentre sale fino al 75% nel segmento 45+. Considerando l’intera popolazione 18+, gli small screen hanno totalizzato, nel 2024, un tempo di visione medio pari a 2 ore e 3 minuti, in crescita del 4% sul 2023. In leggero aumento anche il consumo sullo schermo televisivo, che raggiunge una media di 4 ore e 19 minuti (comprendendo anche il consumo “non riconosciuto”). In termini di reach giornaliera, sono pressoché equivalenti le quote di spettatori maggiorenni che guardano contenuti televisivi esclusivamente su small screen (30%) o, in alternativa, solo su Tv Screen (29%), mentre il 41% degli italiani utilizza entrambe le tipologie di device. A proposito della graduale intersezione tra consumi tradizionali e digitali, Angelini ha inoltre aggiunto: “La crescente penetrazione delle TV connesse promuove ulteriormente l’integrazione dei mezzi e gli utilizzi cross-piattaforma e in tale ambito i sistemi di misurazione svolgono un ruolo sempre più rilevante nella comprensione dei fenomeni di consumo e delle dinamiche competitive”. A inizio 2025, infatti, si contano 20,7 milioni di tv connesse – un incremento di 2,4 milioni di apparecchi sull’anno precedente, secondo i dati della Ricerca di Base Auditel – per una reach mensile di 34 milioni di individui. Proprio le tv connesse risultano centrali nel trainare i consumi digitali, con un incremento del +41% tra 2023 e 2024 nel tempo di visione dedicato ai contenuti on demand. Per quel che riguarda invece la quota di traffico Non Riconosciuto su smart tv, questa oscilla tra il 29% e il 32% del Totale Tv Screen nel periodo gennaio 2024-febbraio 2025, con una reach giornaliera arrivata al 39% sulle sole CTV. Inoltre, è giunta al 48% la quota di accessi su tv connessa che si collocano direttamente nel perimetro del Non Riconosciuto anziché sui canali televisivi riconosciuti. Secondo Lorenzo Sassoli de Bianchi, Presidente Auditel: ‘L’Annuario è una preziosa bussola che permette di orientarsi in un labirinto consentendo di interpretare il nostro panorama audiovisivo. Le sfide che affrontiamo sono molteplici. La prima consiste nella comprensione del contesto attuale, assicurando un ambiente competitivo caratterizzato da concorrenza e trasparenza. In tal senso, le ricerche rivestono un’importanza fondamentale. La salute del mercato dipende proprio dalla terzietà e dall’imparzialità delle indagini condotte. L’ulteriore sfida è quella di misurare l’impatto della pubblicità su tutti i device per non creare una distorsione del sistema. Dobbiamo tutti lavorare in questa direzione per restituire al mercato e alla responsabilità di ciascun emittente un sistema sano e trasparente’. Marco Travaglia, Presidente UPA, ha rilevato: ‘È in atto una video convergenza. In questo senso è utile discutere sulle prospettive della comunicazione pubblicitaria. Poter disporre di una Total Audience è certamente fondamentale. In parallelo, è opportuno disporre di una Total Campaign, che sia omogenea su qualsiasi piattaforma: misurare, cioè, quante persone abbiano visto lo stesso spot con standard condivisi. Il tema della misurazione è cruciale per garantire un utilizzo efficiente ed efficace delle risorse degli investitori. I prossimi passi saranno focalizzati sull’analisi dei contenuti pubblicitari. Oggi ancora non abbiamo risposte alle seguenti domande: quante persone hanno visto il medesimo spot, per quante volte e chi sono sul piano sociodemografico”.

Malattia di Huntington, indagine LIRH: ancora scarsa conoscenza operatori

Malattia di Huntington, indagine LIRH: ancora scarsa conoscenza operatoriRoma, 25 mar. (askanews) – “Per il 65% delle persone che hanno scelto di fare il test genetico per la malattia di Huntington vi è stata la volontà di non vivere più con il dubbio. Il 25% è stato spinto dal desiderio di mettere al mondo un figlio, escludendo la trasmissione del gene. Una minoranza, il 10%, invece è stata indotta da pressioni esterne, soprattutto familiari, e dalla possibilità di accedere a sperimentazioni terapeutiche”. È quanto emerge da un’indagine della LIRH, Lega italiana ricerca di Huntington, su un campione di 195 persone, di cui il 61.8% di sesso femminile, di età compresa tra i 18 e 65 anni. Il 64,3% si sono identificati come caregiver, per la maggior parte partner e figli di pazienti, il 23,9% come persone a rischio genetico e il 11,7% come pazienti.


“Il percorso di accompagnamento al test genetico – racconta il report – emerge come un aspetto critico: il 25% non ha ricevuto un counseling genetico/psicologico e il 15% di chi lo ha ricevuto non è più stato contattato dopo la consegna del risultato. Anche la comunicazione dell’esito del test è un momento cruciale: il 19,05% dei pazienti riferisce di non aver avuto una spiegazione chiara di cosa è e come evolve la malattia e il 40% di loro non ha ricevuto informazioni riguardo opzioni terapeutiche e programmi di ricerca disponibili. Il 23,8% dei pazienti dichiara di non essere seguito regolarmente da uno specialista e di non essere stato indirizzato a visite o colloqui successivi, dopo la consegna del risultato. Le visite di controllo annuali – si sottolinea nel report – sono fondamentali per comprendere meglio come la malattia evolve nel tempo e adattare gli interventi terapeutici ai cambiamenti osservabili. Sebbene ad oggi non sia possibile impedire l’insorgenza della malattia di Huntington, esistono tuttavia strategie di intervento personalizzato farmacologico e non farmacologico come fisioterapia, logopedia e sostegno psicologico. Di queste però usufruisce solo il 28,6% dei rispondenti. Dalla survey emerge che il 66,7% delle terapie non farmacologiche è erogato privatamente”. “Le persone a rischio di sviluppare la malattia di Huntington – si legge nel report realizzato dalla LIRH – affrontano un percorso caratterizzato da incertezze, paure e scelte cruciali per la propria vita. Il 70,5% delle persone a rischio che ha risposto alla survey sente il bisogno di rivolgersi a uno psicologo. Tuttavia, solo il 61,4% ha effettivamente intrapreso un percorso di supporto psicologico. Oltre la metà dei rispondenti dichiara di essere venuti a conoscenza del rischio genetico dai propri genitori (58%) o da altri membri della famiglia (11%). Il 25% dichiara, tuttavia, di non avere uno scambio libero in famiglia, sebbene sia una malattia ereditaria”.


L’indagine pone l’accento anche sulla mancanza di comunicazione all’interno delle famiglie, nonostante il nucleo famigliare rappresenti un canale comunicativo del rischio genetico fondamentale: il 52,3% ne discute con il medico di famiglia e il 31,1% con il medico specialista. Da ultimo, il 79% delle persone parla del proprio rischio con il partner e il 59% con amici e colleghi. Altro dato che emerge con chiarezza è la scarsa conoscenza della malattia da parte degli specialisti tanto è vero che in una scala Likert a 10 punti il grado di conoscenza risulta essere insufficiente ottenendo un punteggio medio pari a 1,9 su 10. L’82% dei caregiver non si sente adeguatamente supportato dal Servizio Sanitario Nazionale nel ruolo di cura e avverte un forte senso di solitudine. Le difficoltà in questo ruolo di cura sono nel 54,6% rappresentate dalla gestione dello stress e la mancanza di un adeguato supporto dei servizi territoriali; il 50,5% dei rispondenti riferisce di non avere più tempo per sè, il 44,4% trova difficile conciliare il proprio lavoro con l’assistenza da fornire al proprio caro, il 24% ha difficoltà nell’affrontare i costi necessari all’assistenza della persona (o delle persone, perché in una stessa famiglia possono essere malati più individui) affetta da malattia di Huntington. “È necessario – spiega in conclusione la presidente della LIRH, Barbara D’Alessio – che le famiglie coinvolte si affidino a Centri che conoscono – e rispettano – le linee guide internazionali per il trattamento della malattia di Huntington, incluso il counselling genetico e psicologico, ancora carente. Dall’altra parte, sonoancora troppe le segnalazioni che mettono in evidenza la scarsa conoscenza della malattia, delle sue implicazioni, della sua corretta gestione e delle opzioni terapeutiche disponibili da parte degli specialisti e degli operatori sanitari. La Fondazione LIRH, insieme alla sua rete associativa territoriale, continuerà a fare la sua parte perché questa situazione cambi radicalmente”.

”Vinifera”: la comunità resiliente del vino e dei cibi alpini

”Vinifera”: la comunità resiliente del vino e dei cibi alpiniMilano, 25 mar. (askanews) – Si è chiusa a TrentoExpo la sesta edizione di ‘Vinifera’, fiera-mercato dedicata alle produzioni degli artigiani alpini, primi tra tutti i viticoltori. Centoventi i vignaioli provenienti da tutte le regioni alpine e transalpine italiane ma anche francesi, svizzere, austriache e slovene, a cui si è aggiunta quest’anno un’interessante selezione di produttori delle isole minori del Mediterraneo (Capraia, Ischia, Isola del Giglio, Ustica, Salina, e via dicendo) e diversi produttori di sidro, oltre che di birrifici agricoli sempre d’identità alpina.


‘Qui favoriamo l’incontro e il confronto diretto tra chi produce e chi consuma, che ha il diritto di sapere e il dovere di informarsi da chi, dove e come sono stati prodotti gli alimenti che sta acquistando’ afferma Manuela Barrasso, presidente dell’Associazione Centrifuga di Rovereto che organizza l’evento. Nata nel 2017 come strumento di ricerca, supporto e valorizzazione dello sviluppo sociale e culturale del territorio, Centrifuga è un’associazione di promozione sociale che si occupa in particolare di produzione sostenibile in campo agricolo e consumo responsabile. ‘Noi facciamo una selezione in base a tre criteri fondamentali: il perimetro geografico alpino, la dimensione piccola di tipo familiare la modalità produttiva sostenibile per tutti, fattori in qualche modo ‘validati’ dal controllo incrociato degli altri produttori. Quindi la nostra forza è una selezione coerente, che ha delle eccezioni, come ad esempio Foradori che ha 28 ettari ma lavora in stretto regime biodinamico, o come un territorio come la Slovenia che tecnicamente non rientra nella Suddivisione orografica internazionale unificata del sistema alpino (Soiusa), però completa una dinamica di confine che è molto interessante” spiega ad askanews Stefano Cimadon del direttivo dell’associazione, chiarendo che ‘questi criteri non ci mettono al riparo dal fatto che possano esserci dei vini ‘imperfetti’, questo per la scelta politica di dare visibilità e speranza anche a chi ancora non ha imparato a fare il vino e qui può confrontarsi con realtà simili, scoprendo magari che si possono fare scelte tecniche diverse. Per fare un esempio due cantine liguri provenienti dalla stessa area vitivinicola non avevano mai assaggiato le loro rispettive interpretazioni di Lumassina (vino che si produce nel Ponente ligure dall’omonimo vitigno autoctono, ndr): sono queste occasioni di scambio l’asset principale di ‘Vinifera’, oltre a quella di dare visibilità e un punto di partenza a produttori altrimenti senza palcoscenico’.


E allora eccoli qui, uno a fianco all’altro, vignaioli piccoli e piccolissimi, lupi di terra di vecchio corso e giovani di belle speranze, che hanno iniziato da poco con budget ed esperienza minimi, colmati da grande entusiasmo che talvolta si traduce in un bel vino e in altre in una presunzione acetica spacciata per naturale o in un tentativo tanto onesto quanto ossidato. Ma è un’umanità bella, non solo perché varia ma perché vera, costruita sulla curiosità e sulla fatica di una viticultura spesso eroica, tra il recupero di vigne centenarie e vitigni quasi scomparsi. Vigneron resilienti, baluardo contro lo spopolamento, pazienti come la terra impone. Nani al confronto delle aziende protagoniste del vino italiano, come Laste Rosse di Novella (Trento) che dal suo unico ettaro tira fuori 3.500 bottiglie, o come Nicola Dall’Agnol di Fastro di Arsiè (Belluno) che di ettari ne ha uno e mezzo ma di bottiglie ne fa appena 2.000. Sono quelli come loro, il 90% dei presenti, l’anima di questa manifestazione dove ‘piccolo è bello’ un po’ a prescindere, perché qui l’umanità e l’impegno contano per fortuna più dei punteggi, e pazienza se si non si trova sempre una qualità cristallina. Rispetto ad altre fiere, serve avere voglia di assaggiare perché tra naturali per forza, filosofi dei piwi e orange wine dipendenti, c’è un mondo di mezzo che offre chicche preziose, fuori dai radicalismi e dalle mode. Come, solo per citarne alcuni, il ‘Torrette Supérieur Domus Nostra 2023′ della valdostata Mai Domi, l”Arlevo Chardonnay dei Vigneti delle Dolomiti 2021’ di Eredi Cobelli Aldo o la ‘Nosiola Belle 2022′: un modernissimo e delizioso frizzante sui lieviti di Francesco Poli. Poi l”El Kerner 2022’ di Maso Caliari, o l’inedito e quindi finalmente inaspettato ‘Gewurztraminer Mitterberg 2022’ di In Der Eben. Ma anche il notevolissimo piwi in anfora ‘Amber 2023’ della Cantina bergamasca Pietramatta, fino ad ‘Ambra’ il prezioso Salina Bianco del non più ragazzo Salvatore d’Amico, o il ‘Kalimera’, deliziosa Biancolella in purezza dell’ischitana Cenatiempo. Tralasciando la realtà più conosciuta, Foradori, che con i suoi 28 ettari qui fa la parte del colosso, ma rimanendo sul terreno della biodinamica, va citato Gino Pedrotti, la cui Nosiola in particolare, dovrebbe essere un caso di scuola per quanto riguarda i macerati. Gli acini li fa logorare a contatto con le bucce in vasche Inox per circa 35 giorni, per poi affinare il vino per dieci mesi in acciaio e altri due in bottiglia. Il vino ha 12 gradi e un 1 g/lt di zucchero, ma sopratutto una trasparenza tale da riflettere tutta la pulizia, l’eleganza, l’equilibrio e la luce di quello che è il vitigno bianco più antico e tra i più preziosi del Trentino. Eccezionale anche in versione Trentino Vino Santo Doc, rivela tutta la capacità del vigneron che dà complessità senza coprire l’identità dell’uva e del territorio dove cresce. Anche il pubblico qui a Trento è diverso a quello che solitamente si incontra a questo tipo di appuntamenti. Un mondo rigorosamente under 40 (con una consistente fascia 25-35), attento, curioso e rispettoso, che ribalta l’assunto secondo cui ai giovani il vino non interessa. Come avviene qui il miracolo del sold-out? Grazie alla disponibilità al racconto e alla scarsa prosopopea da parte dei produttori, oltre alla grande accessibilità dei vini, dato che la maggioranza delle bottiglie è in vendita sotto i 15 euro.


Che differenze ci sono con manifestazione tipo la ‘Slow Wine Fair’ e il ‘Mercato dei vini dei vignaioli indipendenti’ della Fivi? ‘Sono realtà da cui noi prendiamo spunto, sono entrambe dei riferimenti” prosegue Cimadon parlando con askanews, evidenziando che ‘dalla nostra abbiamo il vantaggio di avere molta più libertà nella scelte. Qui siamo tutti volontari – continua – e questo ha un impatto importante sulla manifestazione: ci permette di tenere bassi i costi facendo sì che sia accessibile a tutti i produttori. Inoltre, la cosa bella è che il rapporto con i produttori è molto buono, c’è fiducia reciproca, sanno che nessuno di noi guadagna da ‘Vinifera’ e che nessuno lavora in questo settore e quindi non esistono nemmeno conflitti di interesse. Tutto questo – chiosa – si traduce nel fatto che tutti vogliono tornare l’edizione successiva e che abbiamo sempre più richieste da parte di nuove aziende’. Oggi ‘Vinifera’ è l’evento dedicato al vino più grande e importante del Trentino, una regione che ha una lunga tradizione di viticultura e Cantine sociali e private di rilievo nazionale. ‘E’ bellissimo ma è anche una pressione non gradita: fai fatica a non avere gli occhi di tutti addosso’ risponde con grande sincerità Cimadon, spiegando che se è facile escludere giganti da milioni di bottiglie, lo è meno con le realtà locali: per poter avere anche quelli del resto dell’arco alpino, qui ce ne erano solo 25, mentre avremmo potuti averne una sessantina’.


Non solo vino. Importante lo spazio che quest’anno è stato dedicato a chi coltiva la terra e al cibo, dai mieli ai formaggi, fino ai grani antichi e allo scambio di semi (in sinergia con Coltivare Condividendo e con Rete Semi Rurali), tra dedizione, rispetto e qualità sopraffina. Punti di partenza anche per progetti come la rete ‘Tempi di recupero’, una associazione che interviene sui temi dell’utilizzo integrale delle materie prime e la valorizzazione del recupero gastronomico. Un network di agricoltori, artigiani, cuochi, gelatieri, bartender, imprenditori che promuove ‘una visione consapevole del mondo, contribuendo al raggiungimento dell’obiettivo socio-economico del cibo buono e sostenibile, supportando le persone, i luoghi e le economie più fragili’. Tra loro i giovani e bravissimi Martina Francesconi (gelateria ‘Gelatina’ a Genova), Enrico Ponza (con Fabio Ferrua ‘Antagonisti Gipsy Brewer’ a Melle) e lo chef (già stellato) Juri Chiotti (baita-ristorante Reis a Valmala). (Alessandro Pestalozza)

Pasqua con Emergency, con la “Colomba di Pace” per vittime di guerra

Pasqua con Emergency, con la “Colomba di Pace” per vittime di guerraRoma, 25 mar. (askanews) – Donare un simbolo di pace ad amici e familiari in occasione della Pasqua e sostenere l’impegno di EMERGENCY per le vittime di guerra nei Paesi in cui opera (Gaza, Ucraina, Sudan, Afghanistan, Iraq). Si può raggiungere questo doppio obiettivo acquistando la “Colomba di pace” dell’ONG che sarà presente dal 10 al 13 aprile nelle piazze di tutta Italia. Un gesto semplice e immediato che andrà a finanziare gli ambulatori di EMERGENCY e le sue strutture sanitarie a Gaza e in Ucraina, Afghanistan, Iraq, Sudan.


Il dolce pasquale è venduto dalle volontarie e dai volontari dell’Ong nella shopper di EMERGENCY, targato R1PUD1A, la campagna dell’Associazione sull’articolo 11 della Costituzione. La “Colomba di pace” pesa 750 grammi, è decorata da croccanti mandorle intere e granella di zucchero e unisce la sofficità dell’impasto con il profumo intenso degli scorzoni canditi di arance siciliane. Il prezzo è 20 euro.


Sarà possibile acquistare il dolce caratteristico di Pasqua anche online sul sito dal 22 marzo fino al 13 aprile (https://shop.emergency.it/) e anche nei negozi di Milano, Torino, Roma e Genova dal 22 marzo fino a Pasqua ma anche online. Per sapere le piazze nelle quali poter acquistare la “Colomba di Pace” si può consultare il sito: https://www.emergency.it/colomba/

Tajani: partiti quaquaraqua? Solo riferimento teorico, non rivolto a Lega

Tajani: partiti quaquaraqua? Solo riferimento teorico, non rivolto a LegaRoma, 25 mar. (askanews) – Domenica “io ho fatto una distinzione tra partiti seri e partiti populisti, non ho fatto nessun riferimento” alla Lega, “era un riferimento al lavoro che hanno fatto i giovani di Forza Italia in una giornata intera di lavoro, dicendo che i partiti seri approfondiscono tutti i temi e gli argomenti”, mentre “i populisti, che sono tanti nel mondo, sono quelli che non affrontano seriamente i problemi e li affrontano soltanto con slogan. Ma non c’è alcun riferimento specifico, era un riferimento teorico a come un partito deve muoversi per essere serio nei confronti degli elettori”. Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani rispondendo alle domande dei cronisti nel corso della conferenza stampa di Forza Italia convocata stamane nella sede del partito per presentare le prossime iniziative di Fi.


Di sicuro, ha aggiunto Tajani incalzato dai giornalisti, “Afd è un partito populista, M5S è un partito populista”.

In Sudcorea gli incendi distruggono un importante santuario del VII secolo

In Sudcorea gli incendi distruggono un importante santuario del VII secoloRoma, 25 mar. (askanews) – Gli incendi che stanno devastando la regione sudorientale della Corea del Sud stanno distruggendo alcuni importanti tesori culturali coreani, tra cui un importante santuario del VII secolo, e mettendo a rischio un sito UNESCO. Lo riferisce l’agenzia di stampa Yonhap.


I roghi, iniziati venerdì nella contea di Sancheong, si sono estesi alle vicine Uiseong e stanno avanzando verso Andong, Cheongsong, Yeongyang e Yeongdeok, nell’area centrale della provincia di North Gyeongsang, hanno riferito i vigili del fuoco. Le fiamme hanno distrutto il tempio Gounsa (“Nuvola solitaria”) a Uiseong, un antico santuario risalente al 681 d.C., durante la dinastia Silla (57 a.C.-935 d.C.). I tesori nazionali custoditi nel tempio erano stati trasferiti in luoghi più sicuri.


Le autorità hanno avvertito che il villaggio tradizionale di Hahoe, sito UNESCO ad Andong, rischia di essere avvolto dalle fiamme e stanno mobilitando tutte le risorse disponibili per proteggerlo dalla distruzione. Il ministero della Giustizia ha reso noto di aver avviato il trasferimento via autobus di circa 2.600 detenuti dal carcere di Gyeongbuk Northern Prison a Cheongsong verso strutture carcerarie vicine, data la rapida diffusione degli incendi nell’area. È allo studio anche lo spostamento di circa 800 prigionieri dal penitenziario di Andong.


Il presidente ad interim Han Duck-soo ha ordinato ai governi regionali di mobilitare “tutte le risorse amministrative disponibili” per evacuare i residenti delle zone colpite verso luoghi sicuri, e ha disposto il dispiegamento immediato di tutto il personale e le attrezzature necessarie per contenere gli incendi nel più breve tempo possibile. Fin da venerdì, l’esercito ha inviato circa 5.000 militari e 146 elicotteri a supporto delle operazioni antincendio nel sud-est del Paese.


Sei persone, tra cui quattro vigili del fuoco, hanno perso la vita nell’incendio di Sancheong, mentre una dozzina sono rimaste ferite.

Sudcorea, incendi distruggono importante santuario del VII secolo

Sudcorea, incendi distruggono importante santuario del VII secoloRoma, 25 mar. (askanews) – Gli incendi che stanno devastando la regione sudorientale della Corea del Sud stanno distruggendo alcuni importanti tesori culturali coreani, tra cui un importante santuario del VII secolo, e mettendo a rischio un sito UNESCO. Lo riferisce l’agenzia di stampa Yonhap.


I roghi, iniziati venerdì nella contea di Sancheong, si sono estesi alle vicine Uiseong e stanno avanzando verso Andong, Cheongsong, Yeongyang e Yeongdeok, nell’area centrale della provincia di North Gyeongsang, hanno riferito i vigili del fuoco. Le fiamme hanno distrutto il tempio Gounsa (“Nuvola solitaria”) a Uiseong, un antico santuario risalente al 681 d.C., durante la dinastia Silla (57 a.C.-935 d.C.). I tesori nazionali custoditi nel tempio erano stati trasferiti in luoghi più sicuri.


Le autorità hanno avvertito che il villaggio tradizionale di Hahoe, sito UNESCO ad Andong, rischia di essere avvolto dalle fiamme e stanno mobilitando tutte le risorse disponibili per proteggerlo dalla distruzione. Il ministero della Giustizia ha reso noto di aver avviato il trasferimento via autobus di circa 2.600 detenuti dal carcere di Gyeongbuk Northern Prison a Cheongsong verso strutture carcerarie vicine, data la rapida diffusione degli incendi nell’area. È allo studio anche lo spostamento di circa 800 prigionieri dal penitenziario di Andong.


Il presidente ad interim Han Duck-soo ha ordinato ai governi regionali di mobilitare “tutte le risorse amministrative disponibili” per evacuare i residenti delle zone colpite verso luoghi sicuri, e ha disposto il dispiegamento immediato di tutto il personale e le attrezzature necessarie per contenere gli incendi nel più breve tempo possibile. Fin da venerdì, l’esercito ha inviato circa 5.000 militari e 146 elicotteri a supporto delle operazioni antincendio nel sud-est del Paese.


Sei persone, tra cui quattro vigili del fuoco, hanno perso la vita nell’incendio di Sancheong, mentre una dozzina sono rimaste ferite.

Airbus: All’Airbus Summit 20205 le tecnologie per i velivoli a idrogeno

Airbus: All’Airbus Summit 20205 le tecnologie per i velivoli a idrogenoRoma, 25 mar. (askanews) – Durante il Summit Airbus 2025 in corso a Tolosa, Airbus ha fornito un aggiornamento sulla sua tabella di marcia per essere pioniere del futuro dell’aviazione commerciale nei decenni a venire, delineando i piani per preparare un velivolo a corridoio singolo di prossima generazione che potrebbe entrare in servizio nella seconda metà degli anni 2030, nonché la tabella di marcia rivista del progetto ZEROe per maturare le tecnologie associate al volo a idrogeno.


Al vertice, Airbus ha riconfermato il suo impegno a portare sul mercato un aereo a idrogeno commercialmente valido e ha presentato alcuni degli elementi tecnologici chiave che consentiranno l’avvento di un aereo commerciale completamente elettrico e alimentato a celle a combustibile – un percorso che si presenta come il più promettente, dopo anni di ricerca sull’aviazione a idrogeno. Bruno Fichefeux, responsabile dei programmi futuri di Airbus, ha dichiarato: “L’idrogeno è al centro del nostro impegno per la decarbonizzazione dell’aviazione. Anche se abbiamo modificato la nostra tabella di marcia, la nostra dedizione al volo a idrogeno è incrollabile. Proprio come abbiamo visto nel settore automobilistico, gli aeromobili completamente elettrici alimentati da celle a combustibile a idrogeno hanno il potenziale, a lungo termine, di rivoluzionare in meglio il trasporto aereo, integrando il percorso del carburante sostenibile per l’aviazione”.


Queste tecnologie sono state presentate in particolare come parte di un nuovo concetto di velivolo a idrogeno alimentato da quattro motori elettrici di propulsione da 2 megawatt, ognuno dei quali è azionato da un sistema di celle a combustibile che converte idrogeno e ossigeno in energia elettrica. I quattro sistemi di celle a combustibile sarebbero alimentati da due serbatoi di idrogeno liquido. Questo concetto continuerà a essere perfezionato nei prossimi anni, poiché ulteriori test contribuiranno a far maturare le tecnologie associate allo stoccaggio e alla distribuzione dell’idrogeno, nonché ai sistemi di propulsione. Il responsabile del progetto ZEROe di Airbus, Glenn Llewellyn, ha commentato: “Negli ultimi cinque anni abbiamo esplorato diversi concetti di propulsione a idrogeno, prima di scegliere questo concetto completamente elettrico. Siamo convinti che possa fornire la densità di potenza necessaria per un aereo commerciale alimentato a idrogeno e che possa evolvere man mano che matura la tecnologia. Nei prossimi anni ci concentreremo sull’avanzamento dei sistemi di stoccaggio, distribuzione e propulsione, sostenendo allo stesso tempo il quadro normativo necessario per garantire che questi aerei possano prendere il volo”.


Nel 2023 Airbus ha implementato con successo un sistema di propulsione a idrogeno da 1,2 MW e nel 2024 ha completato i test end-to-end di uno stack integrato di celle a combustibile, motori elettrici, riduttori, inverter e scambiatori di calore. Per affrontare le sfide legate alla gestione e alla distribuzione dell’idrogeno liquido in volo, Airbus, in collaborazione con Air Liquide Advanced Technologies, ha sviluppato a Grenoble, in Francia, la Liquid Hydrogen BreadBoard (LH2BB). I test integrati a terra sono previsti per il 2027 presso l’Electric Aircraft System Test House di Monaco, che combina il banco propulsivo e il sistema di distribuzione dell’idrogeno per una convalida completa del sistema. Oltre alle tecnologie aeronautiche, Airbus continuerà a promuovere l’emergere di un’economia aeronautica a idrogeno e il relativo quadro normativo, che sono anch’essi fattori critici per l’avvento del volo a idrogeno su scala.