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Consorzio vini Doc Sicilia con Ais per Concorso miglior sommelier Sicilia

Consorzio vini Doc Sicilia con Ais per Concorso miglior sommelier SiciliaMilano, 18 mar. (askanews) – Il Consorzio di Tutela Vini DOC Sicilia conferma anche quest’anno il proprio impegno nel sostenere la formazione e la valorizzazione dei sommelier siciliani, rinnovando la collaborazione con Ais Sicilia in occasione della sesta edizione del “Concorso Miglior Sommelier Sicilia”, che si concluderà con la serata finale e la premiazione domenica 27 aprile a Taormina.


“Il Consorzio è orgoglioso di contribuire alla crescita della nuova generazione di sommelier – sottolinea l’enologo Giuseppe Figlioli consigliere del cda del Consorzio – sostenendo un evento che premia la professionalità e promuove l’eccellenza del vino siciliano in Italia e nel mondo”. Un’importante novità di questa edizione è l’anticipo della data del concorso, tradizionalmente fissata a ottobre, al mese di aprile. Una scelta pensata per permettere ai partecipanti di prepararsi con maggiore anticipo per il Concorso Miglior Sommelier d’Italia, previsto a novembre. Di conseguenza, anche le lezioni della Scuola Concorsi si terranno tra marzo e l’inizio di aprile, offrendo un percorso formativo approfondito in cui i concorrenti possono migliorare le proprie competenze sulla degustazione e sulla conoscenza dei vini e delle aziende siciliane. Gli incontri sono guidati da docenti di livello regionale e nazionale, con un appuntamento speciale tenuto dal Miglior Sommelier d’Italia.


La collaborazione tra il Consorzio di Tutela Vini DOC Sicilia e Ais Sicilia si concretizza anche con una serie di iniziative volte ad arricchire il percorso formativo dei partecipanti. Tre Cantine siciliane, appartenenti ad areali diversi dell’isola, apriranno le loro porte agli studenti della Scuola Concorsi, offrendo un’esperienza diretta sul territorio. Inoltre, verranno organizzate tre masterclass dedicate ai vitigni siciliani, con un focus particolare su Lucido, Grillo e Nero d’Avola, oltre ad una selezione di vini rossi. In occasione della serata finale del concorso, il Consorzio fornirà i vini per una masterclass esclusiva, il cui programma è ancora in fase di definizione. Per celebrare il talento dei migliori sommelier siciliani, ai primi tre classificati saranno donate magnum di vini Doc Sicilia, grazie alla partecipazione di sedici aziende che hanno già aderito con entusiasmo all’iniziativa.

Le famiglie degli ostaggi condannano il raid a Gaza: tornare al cessate il fuoco

Le famiglie degli ostaggi condannano il raid a Gaza: tornare al cessate il fuocoRoma, 18 mar. (askanews) – Il Forum dei familiari degli ostaggi israeliani ha condannato la ripresa degli attacchi nella Striscia di Gaza, accusando il governo di “aver scelto di rinunciare agli ostaggi” e chiedendo di riprendere i negoziati sull’accordo di cessate il fuoco.


“La più grande paura delle famiglie, degli ostaggi e dei cittadini israeliani si è concretizzata: il governo israeliano ha scelto di rinunciare agli ostaggi – si legge nella dichiarazione riportata da Haaretz – siamo scioccati, arrabbiati e terrorizzati dallo smantellamento deliberato del processo per liberare i nostri cari dalla terribile prigionia di Hamas”. Sono 59 gli ostaggi ancora in mano Hamas nella Striscia di Gaza, di cui si stima solo 24 siano ancora vivi. “L’affermazione secondo cui è stata ripresa la guerra per ottenere il rilascio degli ostaggi è un totale inganno: la pressione militare mette in pericolo gli ostaggi e i soldati – continua la nota – dobbiamo tornare al cessate il fuoco”. Rivolgendosi al governo israeliano, il Forum ha quindi aggiunto: “Perché non state combattendo nella sala delle trattative? Perché vi siete ritirati dall’accordo che avrebbe potuto riportare tutti a casa?”. Quindi le famiglie hanno lanciato un appello al presidente americano Donald Trump perchè ottenga “il rilascio di tutti gli ostaggi”.

Gli Houthi rivendicano un nuovo attacco a una portaerei Usa nel Mar Rosso

Gli Houthi rivendicano un nuovo attacco a una portaerei Usa nel Mar RossoRoma, 18 mar. (askanews) – Il gruppo yemenita Houthi ha dichirato di aver lanciato un nuovo attacco contro la portaerei americana Harry Truman nel Mar Rosso.


“Nelle ultime ore, le forze armate yemenite hanno preso di mira con successo la portaerei statunitense USS Harry Truman nel nord del Mar Rosso con due missili da crociera e due droni, e hanno preso di mira un cacciatorpediniere statunitense con un missile da crociera e quattro droni”, ha dichiarato il portavoce delle forze armate Houthi, Yahya Saree, sottolineando in un comunicato che si tratta del “terzo attacco contro la portaerei nelle ultime 48 ore”.

Prima di sferrare l’attacco su Gaza Israele ha consultato l’amministrazione Trump

Prima di sferrare l’attacco su Gaza Israele ha consultato l’amministrazione TrumpRoma, 18 mar. (askanews) – Israele ha consultato l’amministrazione Trump prima di lanciare gli attacchi aerei nella Striscia di Gaza. Lo ha detto la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, all’emittente Fox.


“L’amministrazione Trump e la Casa Bianca sono state consultate dagli israeliani sui loro attacchi a Gaza e, come ha chiarito il presidente Trump, Hamas, gli Houthi, tutti quelli che cercano di terrorizzare non solo Israele ma anche gli Stati Uniti d’America, vedranno il prezzo da pagare. Si scatenerà l’inferno”, ha detto Leavitt. “Tutti i terroristi in Medio Oriente, i terroristi per procura sostenuti dall’Iran e lo stesso Iran dovrebbero prendere sul serio il presidente Trump quando dice di non avere paura di schierarsi dalla parte delle persone che rispettano la legge”, ha aggiunto.

M.O, Hamas: i raid israeliani a Gaza sono una “condanna a morte” per gli ostaggi

M.O, Hamas: i raid israeliani a Gaza sono una “condanna a morte” per gli ostaggiRoma, 18 mar. (askanews) – Gli attacchi aerei lanciati da Israele nella Striscia di Gaza sono una “condanna a morte” per gli ostaggi israeliani detenuti nell’enclave. Lo ha dichiarato un membro dell’ufficio politico di Hamas, Ezzat al-Rishq, citato dalla Cnn.


“La decisione di Netanyahu di riprendere la guerra è una decisione di sacrificare i prigionieri dell’occupazione e la loro condanna a morte”, ha detto al-Rishq, aggiungendo: “Il nemico non otterrà con la guerra e la distruzione quello che non è riuscito a ottenere attraverso i negoziati”.

M.O., attacchi israeliani nella Striscia di Gaza: oltre 300 morti

M.O., attacchi israeliani nella Striscia di Gaza: oltre 300 mortiRoma, 18 mar. (askanews) – Almeno 308 persone sono rimaste uccise negli attacchi aerei lanciati la scorsa notte dalle forze israeliane nella Striscia di Gaza. Lo hanno riferito fonti sanitarie ad Al Jazeera, precisando che almeno 154 sono morte nel nord dell’enclave palestinese.


L’esercito israealiano ha fatto sapere di aver messo a segno “attacchi su vasta scala contro obiettivi terroristici di Hamas nella Striscia di Gaza”, dopo aver ricevuto ordini dal premier Benjamin Netanyahu e dal ministro della Difesa Israel Katz di “agire con forza” contro Hamas. “Questo segue il ripetuto rifiuto di Hamas di rilasciare i nostri ostaggi e il suo rifiuto di tutte le proposte ricevute dall’inviato del Presidente degli Stati Uniti, Steve Witkoff, e dai mediatori”, ha fatto sapere l’ufficio del premier israeliano, affermando in una nota di voler “raggiungere gli obiettivi di guerra come stabilito dalla leadership politica, incluso il rilascio di tutti i nostri ostaggi, sia i vivi che i morti”.

Ue, nel Pd mediazione difficile su risoluzione, il nodo ‘Rearm Eu’

Ue, nel Pd mediazione difficile su risoluzione, il nodo ‘Rearm Eu’Roma, 17 mar. (askanews) – E’ difficile la mediazione nel Pd sul testo di risoluzione da presentare per il dibattito sul Consiglio Ue, la riunione iniziata alle 15.30 non ha ancora portato ad un’intesa ed è stata aggiornata a stasera. Il nodo resta sempre lo stesso: il piano di riarmo presentato da Ursula von der Leyen, che Elly Schlein ha criticato seccamente e al quale invece ha detto sì metà delegazione Pd al Parlamento europeo. La leader democratica, racconta un parlamentare, vuole un testo che riprenda sostanzialmente le linee da lei esposte nella direzione del 27 febbraio scorso. Una relazione che, però, non è stata votata da buona parte della minoranza. L’ala riformista, dal canto suo, chiede che la risoluzione non contenga un secco ‘no’ al piano della Commissione Ue.


La bozza di documento su cui si lavora, racconta chi è al corrente della trattativa, è stata elaborata dai due capigruppo Francesco Boccia e Chiara Braga, insieme a Peppe Provenzano e poi portata alla riunione di oggi alla quale partcipano anche Alessandro Alfieri, Piero De Luca, Stefano Graziano, Enzo Amendola. Nel testo non ci sarebbe appunto un ‘no’ esplicito al piano von der Leyen, né un dispositivo tipo “la risoluzione impegna il governo a votare no a ‘Rearm Eu’”. D’altro canto, secondo quanto racconta chi ha seguito il dossier, verrebbe appunto ribadito tutto l’elenco di critiche e distinguo rispetto al piano, con una formula che per i ‘riformisti’ non sarebbe accettabile. Ai Tg il capogruppo al Senato Francesco Boccia, uno dei più duri nello scontro scoppiato la scorsa settimana con la minoranza, ha spiegato: “Il Pd vuole un’Europa federale e un sistema di difesa comune, ma dice no al piano di riarmo degli Stati nazionali”.


La minoranza, viene spiegato, avrebbe chiesto di limare il testo della mozione. Il no al riarmo degli Stati nazionali è condiviso anche dall’ala moderata, ma “bisogna anche capire che vuol dire”, spiega un parlamentare. “Soprattutto in una prima fase è inevitabile che si cominci a livello nazionale…”. Insomma, il discorso va bene se è un ragionamento di prospettiva, ma non si può che iniziare dalla dimensione nazionale, se si vuole avviare un processo. E, in questo senso, per la minoranza non è possibile dire no al piano von der Leyen. Idee diverse sul fronte della maggioranza. “Molti – spiega un parlamentare della sinistra – sono determinati ad andare fino in fondo nel chiarimento. La direzione ha votato una linea, se ora la minoranza dice di non avere partecipato al voto quella linea la rimettiamo nella risoluzione”.


I pontieri, da un lato e dall’altro, sono al lavoro per evitare una nuova conta. Una nuova spaccatura, dopo quella della scorsa settimana, rafforzerebbe molto l’ipotesi di un congresso anticipato caldeggiata da diversi dirigenti vicini alla segretaria. Gran parte della minoranza non intende andare a nuove assise ora, anche considerando i rapporti di forza. Ma pure in maggioranza, raccontano, l’ipotesi di congresso anticipato è stata sconsigliata durante la riunione di venerdì scorso con Schlein sia dall’area che fa capo a Dario Franceschini sia da quella di Andrea Orlando e Provenzano, che spingono invece per un chiarimento “tematico”, magari anche coinvolgendo la base del partito sulla politica estera.


Schlein, spiegano più parlamentari di maggioranza, si è riservata di decidere sul congresso, ribadendo però che ci deve essere chiarezza sulla linea di politica estera. Stasera si proverà di nuovo a trovare un punto di equilibrio e, se necessario, si continuerà domattina prima della riunione congiunta di senatori e deputati Pd fissata per le 11.30. Da definire, peraltro, anche la linea da tenere sulle altre risoluzioni che verranno presentate. Quasi scontato il no al documento del centrodestra, mentre si pensa all’astensione sui testi delle altre opposizioni. Ma anche su questo c’è da ragionare a fondo, perché è probabile che molti riformisti finiranno per dire ‘no’ alla risoluzione M5s e forse anche a quella Avs, e diversi esponenti della sinistra Pd potrebbero fare lo stesso sui documenti di Azione, Iv e Più Europa.

Ucraina, Trump valuta il riconoscimento della Crimea come territorio russo

Ucraina, Trump valuta il riconoscimento della Crimea come territorio russoRoma, 17 mar. (askanews) – L’amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo nell’ambito di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev. E’ quanto riporta il sito Usa Semafor citando due persone a conoscenza della questione. Secondo le due fonti, l’amministrazione ha anche discusso la possibilità che gli Stati Uniti sollecitino le Nazioni Unite a fare lo stesso. Tale richiesta allineerebbe l’amministrazione Trump alla posizione del presidente russo Vladimir Putin, che da tempo considera la Crimea suo territorio.


L’amministrazione Trump ha parlato apertamente della necessità che l’Ucraina faccia delle concessioni territoriali alla Russia per porre fine alla guerra che dura da tre anni, e lo stesso presidente in passato ha dichiarato di essere disposto a considerare la Crimea parte della Russia. Ma da quando Trump è in carica, i suoi consiglieri non si sono pronunciati pubblicamente su cosa avrebbero potuto offrire a Putin.Trump ha lanciato per la prima volta la prospettiva di riconoscere la Crimea come territorio russo anni prima che la Russia lanciasse l’invasione dell’Ucraina. Mentre si candidava alla presidenza nel 2016, e successivamente durante il suo primo mandato, il presidente ha ripetutamente affermato che avrebbe “valutato” se gli Stati Uniti si sarebbero mossi per riconoscerla.

Ue-Ucraina, Tajani: non fidarsi di Putin? Io sono pragmatico

Ue-Ucraina, Tajani: non fidarsi di Putin? Io sono pragmatico

Bruxelles, 17 mar. (askanews) – “Io sono molto pragmatico. Fidarsi o non fidarsi, non è questo il tema; il tema è si fa un accordo oppure no: se si fa un accordo, quell’accordo poi deve essere rispettato, non è una questione di simpatia o antipatia, fiducia o non fiducia; bisogna fare degli accordi, dobbiamo arrivare alla pace, una pace che deve essere giusta, e l’Italia sta lavorando per questo”. Lo ha affermato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, oggi a Bruxelles, dopo la riunione del Consiglio Esteri dell’Ue, che ha avuto al centro la questione ucraina. Il ministro rispondeva a un giornalista che aveva ricordato il giudizio dell’Alta Rappresentante per la Politica estera Ue, Kaja Kallas, secondo cui “di Putin non ci si può fidare”, per negoziare un pace giusta per l’Ucraina.

Come Italia, ha continuato Tajani, “sosteniamo, l’abbiamo detto e scritto anche nel documento del G7, le iniziative che devono portare alla pace. L’Europa dovrà sedersi al tavolo delle trattative, noi lavoriamo per l’unità dell’Occidente. Quando sarà finita la guerra – ha aggiunto -, io mi auguro che si possa costruire un rapporto positivo con tutti”.

“Noi – ha ricordato il ministro – non siamo mai stati in guerra con la Russia. L’Italia non ha mai autorizzato l’uso di armi italiane fuori dai confini ucraini, proprio perché un conto è difendere il diritto all’indipendenza ucraina, un conto è essere in guerra con la Russia: sono due cose completamente differenti. Noi – ha insistito – non siamo mai stati e non siamo in guerra con la Federazione russa”.

“Detto questo – ha continuato Tajani -, sappiamo bene che la Federazione russa ha aggredito l’Ucraina, e che l’Ucraina è stata aggredita dalla Federazione russa. Questo non cambia. Per quello noi abbiamo sempre difeso l’Ucraina, continuiamo a difenderla, l’abbiamo ribadito tutti quanti insieme al G7, continuiamo a dirlo: noi stiamo dalla parte dell’Ucraina”.

“Ma una volta finita la guerra, io mi auguro che anche nel mondo possano esserci rapporti differenti. La pace – ha sottolineato il ministro – significa pace. Non è che continua la guerra quando finisce la guerra. Lavoriamo per quello. Quindi avremo, mi auguro, rapporti positivi con tutti, una volta finita la guerra”. (Quanto al nuovo piano di sostegno militare all’Ucraina da 20-40 miliardi di euro per il 2025, proposto dell’Alta Rappresentante, durante il Consiglio Esteri “é emerso che c’è chi è contrario, e noi vogliamo avere approfondimenti. E soprattutto – ha avvertito Tajani – non bisogna prendere decisioni prima che si sappia cosa accadrà. 50 miliardi non sono pochi, noi siamo già chiamati a investire per la Nato, dove dobbiamo raggiungere il livello del 2% del Pil”.

“Poi – ha proseguito il ministro – c’è il piano per la sicurezza della Commissione europea, altri 50 miliardi: sono una cifra consistente, dobbiamo valutare attentamente come spendere questi fondi. Per quello ho detto che serve un approfondimento, una valutazione e serve aspettare che ci sia una novità per quanto riguarda le trattative. C’è questo colloquio tra Trump e Putin, bisogna capire cosa accadrà; perché se si arriva al cessate il fuoco e poi ad una tregua, le cose cambiano”.

“Quindi aspettiamo, abbiamo ascoltato, abbiamo valutato, però, ripeto le spese sono tante: abbiamo già inviato diversi strumenti militari all’Ucraina, abbiamo aiutato in tutti i modi, anche da un punto di vista finanziario, abbiamo fatto interventi importanti. Di questi 50 miliardi l’Italia dovrebbe spendere 5 miliardi, che non sono pochi. Io sono sempre molto prudente. Occorre vedere cosa bisogna fare. Per questo è bene sempre approfondire. Prima di dare una risposta bisogna vedere cosa accadrà e studiare attentamente come vengono spesi i soldi europei”.

Alla domanda se si tratterà allora di 40 miliardi di euro, come ha annunciato Kallas, o di 50 miliardi, Tajani ha replicato: “Non è ben chiaro, ma 40 o 50, cambia poco: sono sempre 4 o 5 miliardi che l’Italia deve mettere. Quindi occorre capire bene per fare cosa, per utilizzarli come. Siamo chiamati a fare tante cose per la sicurezza, sia dell’Ucraina che dell’Europa”.

E poi “l’Ucraina è un paese candidato a diventare parte dell’Unione europea, quindi saranno anche investimenti che faremo per garantire la sicurezza complessiva, ivi compresa dell’Ucraina stessa. Quindi, vediamo, bisogna coordinare le iniziative. C’è quella della presidente della Commissione europea che noi abbiamo approvato, adesso c’è questa proposta dell’Alta Rappresentante, la valutiamo, la valuteremo. Ma prima di dire sì, ripeto, bisogna approfondire molto”, ha concluso il ministro.

Verso l’intesa nella maggioranza sulla risoluzione Ue, eviterà temi divisivi

Verso l’intesa nella maggioranza sulla risoluzione Ue, eviterà temi divisiviRoma, 17 mar. (askanews) – Una risoluzione di maggioranza ‘minimal’, strettamente aderente all’ordine del giorno del Consiglio europeo (che non prevede, per esempio, di parlare della coalizione dei “volenterosi”), stando alla larga da tutti i temi divisivi. E’ questa, secondo quanto si apprende da varie fonti, la via scelta in vista delle comunicazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni domani al Senato e mercoledì alla Camera, prima del summit Ue che vedrà i leader riuniti a Bruxelles giovedì e venerdì prossimi.


Nei giorni scorsi le posizioni della Lega hanno mostrato chiaramente le divisioni nella maggioranza sui temi della politica estera: Matteo Salvini ha schierato il partito totalmente sulla linea di Donald Trump sull’Ucraina e criticato duramente il piano ‘ReArm Europe’, con pesanti giudizi nei confronti di Ursula von der Leyen. Un atteggiamento che aveva portato Meloni a un “chiarimento” con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti a margine dell’ultimo Cdm, ma anche con lo stesso vice premier. Il doppio passaggio parlamentare, con una risoluzione di maggioranza da votare, aveva dunque creato apprensione e aperto un complesso lavoro diplomatico per arrivare a una sintesi. Al momento sembra accantonata l’ipotesi di limitarsi a una formulazione stringatissima (una cosa tipo “sentita la comunicazione del presidente del Consiglio, si approva…”) in favore di quello che è un po’ un escamotage, ovvero attenersi strettamente all’ordine del giorno del Consiglio europeo, già deciso da tempo, che vede al centro la competitività e il bilancio pluriennale, con un confronto anche sull’Ucraina e un “follow up” sul piano von der Leyen. Ribadendo il principio sempre sottolineato da Meloni della necessità di non dividere l’Occidente, mantenendo un rapporto con gli Usa, senza tuttavia citare direttamente Trump. “Domani – ha assicurato in tv il capogruppo al Senato di Forza Italia Maurizio Gasparri – avremo certamente una risoluzione unitaria, il documento riguarderà l’ordine del giorno del Consiglio Europeo di giovedì, che non include il piano dell’Inghilterra”. Fiducioso anche Maurizio Lupi, leader di Noi moderati, convinto che “come è sempre stato in questi due anni e mezzo, il centrodestra si dimostrerà compatto, trovando la sintesi migliore e votando un’unica risoluzione sulla politica estera del Governo”, mentre fonti leghiste escludono ‘incidenti di percorso’ come anche l’ipotesi, circolata su alcuni organi di stampa, che i parlamentari del partito di Salvini possano essere tentati dalla risoluzione pacifista di M5s: “Voteremo solo le risoluzioni che avranno il parere favorevole del governo”, assicura un senatore.


Intanto proseguono (pur tra le smentite di rito) i contatti tra Palazzo Chigi e la Casa Bianca, con protagonista l’ambasciatrice in Usa Mariangela Zappia, per fissare in tempi stretti un incontro tra Trump e Meloni. Al momento, però, una data non è stata ancora individuata.