Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Tag: askanews

Import di cibo straniero in Italia a quota 65 mln nel 2023

Import di cibo straniero in Italia a quota 65 mln nel 2023Roma, 26 feb. (askanews) – Nel 2023 in Italia è stato importato dall’estero cibo straniero per un totale di 65 miliardi di euro. Il valore delle importazioni agroalimentari non è mai stato così alto e spesso questi prodotti provengono “da Paesi che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale e di rispetto dei diritti dei lavoratori”. A denunciarlo è la Coldiretti, che oggi è scesa in piazza a Bruxelles, dove si tiene l’Agrifish, con 3mila agricoltori.


“Chiediamo che sull’import ci sia un netto stop all’ingresso di prodotti da fuori dei confini Ue che non rispettano i nostri stessi standard, garantendo il principio di reciprocità delle regole, poiché non possiamo più sopportare questa concorrenza sleale, che mette a rischio la salute dei cittadini e la sopravvivenza delle imprese agricole – ha detto il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – Occorre lavorare per aumentare la produzione agricola per recuperare le produzioni in termini non solo di sostenibilità, ma anche in termini quantitativi e su quello dei contratti di filiera”. Tra i prodotti più importati il grano, visto che in Italia nel 2023 le importazioni sono più che raddoppiate: il Canada resta il primo fornitore, ma la “vera invasione” che ha segnato il 2023 è quella di grano russo e turco aumentati rispettivamente del +1164% e del +798% secondo un’analisi pubblicata dal Centro Studi Divulga. Un fenomeno mai registrato nella storia del nostro Paese, che ha fatto calare in maniera significativa le quotazioni del prodotto italiano.


Sotto accusa anche gli accordi commerciali agevolati che portano in Italia prodotti coltivati spesso con l’uso di pesticidi vietati nell’Unione Europea come il riso asiatico che viene coltivato utilizzando il triciclazolo, potente pesticida vietato nell’Unione Europea dal 2016, ma che entra in Italia grazie al dazio zero o le lenticchie canadesi, anch’esse fatte seccare con il glifosato. Seguono le arance egiziane, oggetto di notifiche dal Rassf, il sistema di allerta rapido dell’Ue, per la presenza di Clorpirifos, un pesticida bandito nell’Unione Europea dal 2020; le nocciole turche su cui pesa anche l’accusa del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti di essere coltivate con lo sfruttamento del lavoro minorile; i limoni argentini coltivati usando pesticidi tra cui propiconazolo, vietato dal 2019. Senza dimenticare il concentrato di pomodoro cinese, che costa la metà di quello tricolore grazie allo sfruttamento dei prigionieri politici e fa abbassare le quotazioni del prodotto nazionale. Resta infine, sottolinea Coldiretti, la minaccia dell’accordo Mercosur, il mercato comune dell’America meridionale di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, con le inadempienze di molti Paesi sudamericani sul piano della sostenibilità delle produzioni agroalimentari e rischi per l’ambiente, la sicurezza alimentare e lo sfruttamento del lavoro minorile.

Fertilizzazione precisione, studio Crea per più rese e meno costi

Fertilizzazione precisione, studio Crea per più rese e meno costiRoma, 26 feb. (askanews) – La fertilizzazione di precisione permette di avere maggiori rese in campo e minori costi economici e ambientali. E’ quanto emerge da uno studio del Centro Ingegneria e Trasformazioni Agroalimentari del Crea pubblicato sulla rivista internazionale Sustainability e selezionato come copertina dello Special Issue del numero.


Strategica nella coltivazione e nelle rese del frumento, la concimazione ha ricadute economiche per l’attività agricola, ma anche ambientali, legate alla dispersione di fertilizzanti, soprattutto di quelli in eccesso, con possibile perdita nelle falde acquifere, creando squilibri indesiderati. Non solo, i campi coltivati sono raramente uniformi e le colture mostrano variabilità in tutte le fasi. In risposta all’esigenza, quindi, di una fertilizzazione sempre più sostenibile arrivano le attuali tecnologie dell’agricoltura di precisione. Proprio per verificare l’effetto della fertilizzazione di precisione a rateo variabile con un approccio sito-specifico, il Crea ha condotto, nell’ambito del progetto Agridigit, lo studio “Case Study on the Economic and Environmental Impact of the Introduction of the Variable-Rate Distribution of Fertilizer in Wheat (Triticum aestivum L.) Cultivation”.


Combinando le tecnologie più avanzate disponibili, i ricercatori del Crea hanno messo a confronto sullo stesso campo in due anni successivi due diverse tipologie di distribuzione di fertilizzanti: uniforme il primo anno e sito-specifica il secondo. In questi due anni i dati meteorologici hanno avuto andamenti simili e il campo sperimentale di grano del Crea è stato concimato con la stessa dose media (150 kg) per ettaro. Quando la concimazione è stata eseguita secondo la mappa di prescrizione, ottimizzando la distribuzione dei trattamenti in zone definite, le stesse hanno incrementato significativamente la loro produzione (quasi il 14%), contribuendo quindi all’aumento complessivo della resa del campo. Le altre aree trattate, invece, con una dose ridotta di fertilizzante nel secondo anno hanno registrato una produzione inferiore rispetto all’anno precedente, che però non ha inciso sull’aumento complessivo della resa del campo. Oltre all’incremento della capacità produttiva, la distribuzione rateo-variabile consente, inoltre, di adattare la disponibilità di nutrienti distribuiti al terreno con le necessità delle piante, con un’evidente riduzione del rischio relativo all’impatto dei fertilizzanti in eccesso sulle falde acquifere. Infine, l’agricoltura di precisione supportata da informazioni satellitari, oltre al miglioramento delle pratiche agronomiche, permette anche la registrazione, la conservazione e la tracciabilità delle informazioni.

IA, McCaul (Bce): “Il punto non è sé, ma come usarla nelle banche”

IA, McCaul (Bce): “Il punto non è sé, ma come usarla nelle banche”Roma, 26 feb. (askanews) – Sull’intelligenza artificiale, per le banche e per le istituzioni che svolgono l’attività di vigilanza sulle stesse “il tema non è più se utilizzarla o meno, ma piuttosto come possa esserlo in maniera efficace e responsabile”. Lo sostiene Elizabeth McCaul, l’esponente “americana” del ramo di vigilanza bancaria della Bce, in una intervista alla rivista specialistica Revue Banque.


Una intervista che è quasi un monologo, dato che ci sono solo due domande sullo stesso argomento: l’IA. Secondo McCaul “può analizzare enormi quantità di dati velocemente e efficacemente, migliorare l’identificazione dei rischi individuando le tendenze dei dati, supportare i processi decisionali e automatizzare i compiti ripetitivi: tutti elementi che possono migliorare il lavoro delle autorità di vigilanza”. Al tempo stesso l’IA presenta dei rischi “che non sono ancora pienamente capiti”. E “le banche fronteggiano lo stesso dilemma. l’IA può migliorare l’esperienza che offrono ai consumatori, migliorare la loro potenziale efficienza e rafforzare i processi di gestione del rischio. Ma mentre cercano di fare leva sulla capacità dell’IA, ci sono sfide e rischi, come nella governance per esempio sulla confidenzialità e l’affidabilità dei dati, sui modelli di gestione e i rischi di contabilità”.


Per questo secondo l’esponente della Vigilanza bancaria Ue “dobbiamo adottare un approccio a prova di futuro per capire utilizzare l’IA. Dovremmo usarla per migliorare le nostre capacità di vigilanza e ottenere maggiori capacità di individuare i rischi che fronteggiano le banche vigilante, mentre la utilizzano”.

L’incontro con il Governo sulla sicurezza sul lavoro per la Cisl è stato ‘positivo, per Cgil e Uil ‘no’

L’incontro con il Governo sulla sicurezza sul lavoro per la Cisl è stato ‘positivo, per Cgil e Uil ‘no’Roma, 26 feb. (askanews) – Il leader della Cgil, Maurizio Landini, giudica “totalmente inadeguato” il metodo di confronto tra Governo e sindacati sulla sicurezza sul lavoro. Il numero uno della confederazione al tavolo ha chiesto di “avviare una vera trattativa per realizzare un piano nazionale di prevenzione e protezione della salute e sicurezza”. “Un incontro positivo e apprezzabile,in cui il Governo ha illustrato alcuni elementi che caratterizzeranno il prossimo decreto sicurezza aprendo al contributo del sindacato per miglioramenti e integrazioni” ha, invece detto al termine dell’incontro a Palazzo Chigi sulla sicurezza il leader Cisl, Luigi Sbarra. “In particolare il ministro Calderone ha preannunciato la volontà di rafforzare controlli, ispezioni, assunzioni, sanzioni e investimenti. Sono misure in parte condivisibili, che rispondono ad alcune priorità avanzate dalla Cisl, ma che per essere davvero efficaci devono essere collegate a una complessiva e concertata strategia nazionale. Aspettiamo di conoscere nel merito i contenuti del decreto per una valutazione completa. Bisogna dare continuità al confronto, renderlo strutturale, costante, per costruire insieme una controffensiva partecipata contro le morti sul lavoro, gli infortuni e le malattie professionali. Pensiamo a un vero e proprio patto che unisca Governo, sindacati e imprese per porre fine a una strage silenziosa che porta via oltre mille vittime ogni anno creando decine di migliaia di infortuni. La Cisl ha indicato la via di un decalogo con cui qualificare questo accordo”. Secondo Sbarra “vanno rafforzati controlli e ispezioni sui luoghi di lavoro. Bisogna assumere più ispettori, medici del lavoro e tecnici della prevenzione, puntare sulla qualità delle imprese con una patente a punti che stabilisca un rating sociale collegato alle gare pubbliche. Occorre estendere regole e procedure del codice degli appalti pubblici anche ai grandi cantieri privati”. Il numero uno della Cisl ha aggiunto che “c’è da fare uno sforzo condiviso sul piano formativo, promuovere ad ogni livello cultura della sicurezza e della legalità, nella consapevolezza che un’azienda più sicura è anche una realtà più innovativa e competitiva. Per questo va fatto un grande investimento sulla prevenzione, le competenze e la comunicazione, anche istituendo la materia nelle scuole dell’obbligo. Secondo la Cisl è poi necessario far evolvere le relazioni industriali in senso partecipativo dando ai delegati della sicurezza maggiori poteri decisionali e di controllo nelle aziende. Il tema delle risorse non può essere un freno: si cominci a usare la totalità dell’avanzo Inail, circa 3 miliardi l’anno che vengono ancora troppo dirottati sulla contabilità generale a copertura del debito pubblico. Non va bene: sono soldi di imprese e lavoratori, lì devono tornare, con progetti coerenti e innalzamento delle rendite delle famiglie colpite”. Al Governo “chiediamo di dare concretezza e profondità a queste proposte dentro un metodo decisionale compartecipato, fondato su una corresponsabilità che impegni ogni parte a comportamenti conseguenti – ha concluso – la Cisl prosegue la sua mobilitazione nazionale avviata giorni fa programmando assemblee nei luoghi di lavoro ed iniziative sindacali nel territorio per un forte ed efficace discussione e sensibilizzazione su questi temi”. Sulla sicurezza sul lavoro dal Governo sono arrivare “risposte non all’altezza” della gravità della situazione e la Cgil “ha intenzione di proseguire la mobilitazione con tutte le forme possibili” ha detto il segretario generale Maurizio Landini al termine dell’incontro a Palazzo Chigi. Alcune delle proposte avanzate dal sindacato e che non hanno trovato riscontro nelle risposte del Governo “non costano – ha poi detto Landini – l’incontro non è stato all’altezza dei bisogni che abbiamo. Per il metodo perché essere convocati alle 8.30 quando hanno il consiglio dei ministri alle 15.30 e ci consegnano un testo dopo un’ora che è iniziato il confronto, dà l’idea non c’è una grande volontà di trovare degli accordi con i sindacati. Poi ci sono cose che non costano, che non fanno e che continuano a non fare”, Landini ha ribadito la richiesta di “ripristinare la parità di trattamento, economico e normativo, per tutti i lavoratori di tutta la filiera degli appalti. Viene lasciata la giungla del subappalto, su questo nessuna risposta. La patente a punti la chiediamo per tutti i settori, il Governo dice che la fa per i cantieri mobili, cioé il 95% degli edili”. Nessuna risposta, ha aggiunto, neanche sull’introduzione del reato di omicidio sul lavoro. “Per il Governo – ha concluso il numero uno della Cgil – deve continuare quel modello folle fatto di appalti e subappalti a cascata e di non rispetto delle norme di legge. Siamo molto lontani dalla sensibilità che ci vorrebbe nei confronti dei lavoratori. Così non va bene”.


“C’è un problema di metodo. Lei dice che oggi ci illustrerà delle proposte che saranno decise nel consiglio dei ministri delle 15.30. Come al solito, però, l’illustrazione è orale. Non abbiamo un testo del documento. Cgil, Cisl e Uil hanno presentato una piattaforma unitaria da circa un anno e mezzo, ma non discutono con il ministro del Lavoro su questo tema da luglio dello scorso anno”. E’ quanto avrebbe detto, secondo quanto si apprende, il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, nel corso del tavolo a Palazzo Chigi sulla sicurezza sul lavoro rivolgendosi al sottosegretario alla presidenza del consiglio, Alfredo Mantovano.

Salone di Ginevra torna dopo 4 anni. Protagonista la Cina

Salone di Ginevra torna dopo 4 anni. Protagonista la CinaMilano, 26 feb. (askanews) – Dopo 4 anni di stop torna il Salone dell’Auto di Ginevra che resterà aperto fino al 3 marzo. Un tempo considerato l’appuntamento europeo di maggior rilievo per il settore, oggi conta solo 15 anteprime mondiali, quasi tutte cinesi. Assenti i gruppi giapponesi e coreani, mentre fra i brand europei spicca Renault, fra i pochi presenti insieme alla controllata Dacia, che svela l’attesa R5 elettrica con prezzo di attacco di circa 25mila euro.


Lunga 3,92 metri, la Renault 5 E-Tech Electric è costruita sulla piattaforma Ampere AmpR Small (l’ex Cmf-B Ev dell’Alleanza), sarà prodotta nel nord della Francia, e pesa meno di 1.500 kg. La batteria da 52 kWh promette un’autonomia fino a 400 km, con una capacità di ricarica veloce fino a 100 kW. Sarà offerta con tre livelli di potenza: 110, 90 e 70 kW. A bordo il sistema di infotainment OpenR Link con Google integrato. Dacia invece presenterà la nuova versione dell’elettrica low cost Spring (prezzi da 21.450 euro) con batteria da 27 kWh per un’autonomia di circa 220 km e la nuova Duster. Fra le altre novità, occhi puntati su Byd che presenta una vasta gamma di modelli fra cui la Seal che ha partecipato, prima volta per un costruttore cinese, al premio Car of the Year, vinto dalla Renault Scenic elettrica. A Ginevra sarà presentata la versione ibrida plug-in della Seal pronta a debuttare in Europa. Sempre da Byd arriva il suv elettrico a 7 posti Tang a trazione integrale che promette un’autonomia fino a 530 km. Il brand di lusso di Byd, Yangwang presenterà invece il super suv U8 da oltre 140mila euro con 4 motori indipendenti e tanta potenza. Sempre Yangwang ha presentato domenica a Shanghai la supercar U9, anch’essa con 4 motori e una potenza di 1.300 CV. L’obiettivo è sfidare Ferrari e Lamborghini che presenteranno i loro primi modelli elettrici nel 2025 e nel 2028. Byd sarà presente anche con il brand Denza, frutto di una joint venture con Mercedes, che presenta il crossover elettrico N7. Novità anche da MG Motor, il brand UK acquisito dalla cinese Siac che porta al debutto il nuovo brand elettrico IM, presenta la compatta MG 3 con motore termico e prezzo intorno ai 17mila euro.

La strage degli asini africani, Ua cerca di bloccare export con Cina

La strage degli asini africani, Ua cerca di bloccare export con CinaRoma, 26 feb. (askanews) – Per anni, le aziende cinesi e i loro appaltatori hanno macellato milioni di asini in tutta l’Africa, per procurarsi la gelatina delle pelli degli animali che viene lavorata per produrre medicine tradizionali, dolci popolari e prodotti di bellezza in Cina. Questa crescente domanda di gelatina ha decimato le popolazioni di asini africani a un ritmo così allarmante che adesso, riferisce un’inchiesta del New York Times, l’Unione Africana vuole fare in modo di porre fine a questa strage.


L’Unione Africana, l’organismo che comprende i 55 stati del continente, ha quindi adottato questo mese un divieto a livello continentale sulle esportazioni di pelle d’asino, nella speranza che le scorte si riprendano. Per l’Africa, l’asino è più che un semplice animale, ma “un mezzo di sopravvivenza” che però diventa vittima della “domanda di beni di lusso da parte della classe media cinese”, spiega Emmanuel Sarr, che dirige l’ufficio regionale per l’Africa occidentale di Brooke, un’organizzazione non governativa con sede a Londra che lavora per la protezione di asini e cavalli.


La Cina è il principale partner commerciale di molti paesi africani. Ma negli ultimi anni le sue aziende sono state sempre più criticate per aver impoverito le risorse naturali del continente, dai minerali alla pesca e ora alle pelli d’asino, una critica che in precedenza era diretta principalmente ai paesi occidentali. Questo commercio sta minando i colloqui di sviluppo reciproco tra Cina e paesi africani”, ha affermato Lauren Johnston, esperta di relazioni Cina-Africa e professore associato presso l’Università di Sydney.


Alcune aziende cinesi o intermediari locali acquistano e macellano legalmente gli asini, ma i funzionari governativi hanno anche smantellato dei macelli clandestini. Anche le comunità rurali di alcuni paesi africani hanno segnalato un aumento dei casi di furto di asini, sebbene non vi sia alcuna stima di quanto diffuso sia stato il commercio illegale.


Secondo Donkey Sanctuary, un gruppo di difesa britannico, l’Etiopia ospita la più grande popolazione di asini dell’Africa. Durante un viaggio di ricerca in quel paese nel 2017, Johnston ha detto che molti locali avevano condiviso la loro indignazione nei confronti della Cina, “perché stanno uccidendo i nostri asini”, ha detto. Il commercio cinese della pelle d’asino è la componente chiave di un’industria multimiliardaria per ciò che i cinesi chiamano ejiao, o gelatina d’asino. Si tratta di una medicina tradizionale riconosciuta dalle autorità sanitarie cinesi, ma i cui reali benefici continuano ad essere oggetto di dibattito tra medici e ricercatori.

Sardegna, Gasparri: situazione non mi pare positiva, riflettere

Sardegna, Gasparri: situazione non mi pare positiva, riflettereRoma, 26 feb. (askanews) – “Con tutte le cautele del caso la situazione non mi pare positiva”. Lo ha detto il presidente dei senatori di Fi Maurizio Gasparri, ospite all’Aria Che Tira su La7, commentando i primi dati delle elezioni regionali in Sardegna che vedono Alessandra Todde, candidata di Pd e M5s, in vantaggio su Paolo Truzzu, candidato del centrodestra.


“C’è un giudizio negativo sulla giunta uscente” di centrodestra guidata da Christian Solinas. “C’era un presidente che abbiamo ritenuto di non ricandidare ma la sostituzione non ha ribaltato il giudizio non positivo sulla giunta. Truzzu, sindaco di Cagliari, nella classifica dei sindaci del Sole 24 ore non slittava ai primi posti. Penso che bisognerà riflettere”, ha aggiunto.

Orso polare, Wwf: riduzione ghiaccio artico minaccia sopravvivenza

Orso polare, Wwf: riduzione ghiaccio artico minaccia sopravvivenzaRoma, 26 feb. (askanews) – Il ghiaccio marino artico, habitat dell’orso polare, si sta riducendo sia in estensione che in spessore a una velocità senza precedenti, diminuendo così anche l’effetto fondamentale dello “schermo bianco” in grado di riflettere energia termica nello spazio e regolare così il clima del nostro Pianeta. I più recenti rilevamenti confermano che l’aumento della temperatura in Artico è drammaticamente superiore alla media mondiale, con alcune regioni che presentano un aumento fino a 2.7°C ogni dieci anni, corrispondente addirittura a 5-7 volte il tasso di crescita globale della temperatura. A ricordarlo il Wwf in occasione della Giornata Internazionale dedicata all’orso polare, specie iconica e simbolo degli impatti della crisi climatica sulla biodiversità, che ricorre il 27 febbraio.


Con la riduzione dei ghiacci si riducono le tradizionali zone di caccia degli orsi polari, di conseguenza, questi perdono peso fino a rischiare di morire di fame e fino ad avere conseguenze drammatiche sulla loro fertilità. Questo accade nonostante gli orsi stiano provando a trovare nuovi adattamenti, come andare a caccia di uccelli (invece che cacciare foche, le loro prede abituali, sulla banchisa polare) oppure ridurre i consumi di energia, entrando in una sorta di “letargo” estivo e riducendo gli spostamenti. Lo mostra anche il recente studio – prosegue il Wwf – guidato da Anthony Pagano, del Servizio geologico degli Stati Uniti di Anchorage in Alaska, pubblicato sulla rivista “Nature Communication”, che per 3 anni ha monitorato le infruttuose strategie di sopravvivenza al caldo tentate da 20 orsi polari: 19 orsi su 20 hanno mostrato, infatti, drammatiche perdite di peso. La ricerca di cibo porta gli orsi anche ad avvicinarsi ai villaggi, creando così occasioni di conflitto con le comunità locali. L’integrità dell’habitat è ulteriormente minacciata dalle industrie di estrazione di gas e petrolio, sempre più interessate ai giacimenti artici, con il conseguente aumento del rischio di possibili incidenti. Infine, attraverso l’ingestione di prede contaminate dagli inquinanti sempre più diffusi nei mari, gli orsi polari rischiano di accumulare sostanze tossiche (processo noto come “biomagnificazione”), che possono causare danni fisiologici permanenti agli animali e avere drammatici effetti sulle loro capacità riproduttive.


Sul Pianeta restano poco meno di 30.000 orsi polari divisi in 19 sottopopolazioni. Un esempio che testimonia il declino della specie è rappresentato dal caso della popolazione di orso polare della baia di Hudson in Canada che, dal 1987 al 2017 ha subito una riduzione del 30%. Purtroppo, le previsioni per il futuro prossimo sono drammatiche: gli scienziati stimano che, se lo scenario rimanesse invariato, la specie potrebbe vedere la propria popolazione totale ridotta di 1/3 nei prossimi 30 anni, e potrebbe addirittura estinguersi in natura entro la fine del secolo. “L’orso polare, come tutti i grandi predatori, è un animale che sta al vertice delle catene alimentari; quindi, quando viene a mancare si rompono una serie di equilibri molto importanti perché la presenza di questi grandi predatori serve a mantenere in equilibrio e in salute anche le popolazioni di foca. E poi a seguire tutto quello che dipende dalla loro presenza e dal loro ruolo ecologico. Purtroppo, la loro scomparsa è un indicatore di qualcosa di catastrofico che sta succedendo. Il riscaldamento globale rischia di portare all’estinzione l’orso polare e poi tante altre specie, e poi chissà cosa succederà alla nostra”, afferma Isabella Pratesi, direttrice del Programma di Conservazione del Wwf Italia


Da decenni il Wwf agisce per contrastare le principali cause del cambiamento climatico, facendo pressione sull’adattamento delle politiche energetiche affinché si elimini l’utilizzo di fonti fossili e si investa sulle energie da fonti rinnovabili, azzerando le emissioni di CO2, abbassando drasticamente la nostra impronta ecologica sul Pianeta. Tra i progetti più vasti portati avanti dal Wwf per la conservazione dell’Artico c’è “Last Ice Area”, tra il Canada e la Groenlandia, che ha come obiettivo la tutela dell’area per garantire la sopravvivenza degli orsi polari e delle altre specie artiche. Per la conservazione dell’orso polare, il Wwf promuove l’istituzione e la gestione di aree protette ad hoc, come la Riserva dell’Isola di Vaigach, e promuove la ricerca scientifica in zone altamente significative per la specie come le Isole Svalbard. Dal 2015 il Wwf ha organizzato, inoltre, delle pattuglie per sorvegliare e tutelare la sicurezza degli abitanti del centro abitato più a nord della Groenlandia orientale dalle incursioni dell’orso. I risultati sono ottimi: dalla sua istituzione la pattuglia è stata in grado di allontanare già più di 75 orsi.


Il Wwf è impegnato anche per rendere i villaggi meno “attraenti” per gli orsi polari, lavorando sullo sviluppo di tecniche di prevenzione e di dissuasione. Non si fermano le attività di comunicazione ed educazione tra le popolazioni locali sui corretti comportamenti da tenere in caso di incontro con il plantigrado, poiché la coesistenza pacifica è una delle strategie principali per garantire un futuro all’orso polare. (Credit: naturepl.com/Andy Rouse/WWF)

Sobrero: inserire la gestione dell’Impatto nelle strategie d’impresa

Sobrero: inserire la gestione dell’Impatto nelle strategie d’impresaMilano, 26 feb. (askanews) – Non basta essere trasparenti e rendicontare quanto realizzato nei progetti di sostenibilità: oggi la società e il mercato chiedono di raccontare quali effetti sono stati prodotti. La sfida a cui sono chiamate in particolare imprese e Enti del Terzo Settore diventa quindi misurare e valutare l’impatto generato. E sarà proprio “la gestione dell’impatto” la tematica al centro del lavori della seconda tappa del “Giro d’Italia della Csr”, in programma a Torino il 27 febbraio, organizzata dal Salone della Csr e dell’innovazione sociale in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino, CsrPiemonte e Torino Social Impact.


L’incontro, intitolato “Gestione dell’impatto: dalle contraddizioni al contraddittorio”, avrà luogo a partire dalle 10 nell’aula Jona dell’ateneo torinese, in corso Unione Sovietica 220. Ad aprire i lavori saranno Rossella Sobrero, del Gruppo promotore del Salone, Francesca Culasso, direttrice del dipartimento di Management dell’Università degli Studi di Torino e Paola Casagrande, direttore regionale Coordinamento politiche Regione Piemonte. “Oggi la società e il mercato chiedono di considerare quali sono gli effetti sociali e ambientali prodotti con la propria attività – commenta Rossella Sobrero – Il passo successivo è passare dalla misurazione e valutazione alla gestione dell’impatto, un’attività che dovrebbe essere inserita nei processi di pianificazione strategica di tutte le organizzazioni”.


L’evoluzione verso una sostenibilità più matura è richiesta anche dai cittadini: secondo l’indagine Ipsos “Abitare il cambiamento”, presentata lo scorso ottobre all’ultima edizione nazionale del Salone, il 58% degli italiani, oggi, presta al comportamento sostenibile delle imprese un’attenzione maggiore rispetto al passato. Anche la direttrice del Dipartimento di Management, Francesca Culasso, e il team di docenti e ricercatori impegnati nell’organizzazione della tappa di Torino, confermano il forte impegno nella direzione della sostenibilità evoluta. “Il nostro Dipartimento sta cambiando i contenuti della didattica in modo trasversale – spiegano – introducendo la sostenibilità come punto di vista chiave in tutte le discipline di Business e di Management. Inoltre, abbiamo appena lanciato la nuova Laurea Magistrale Interdipartimentale in Georisorse e Gestione Ecosostenibile d’Impresa. Il nostro impegno ormai pluriennale per ospitare una tappa del Giro d’Italia della Csr testimonia la nostra forte partnership con il Salone per la diffusione di una cultura della sostenibilità, e la risposta degli studenti e delle studentesse ci incoraggia a fare sempre di più”.


Dopo gli interventi introduttivi degli organizzatori, i lavori della tappa torinese del Giro d’Italia della Csr proseguiranno con Giulio Pasi, Policy Officer Social and Sustainable Investments dell’European Commission, e con Raffaella Scalisi, Senior Advisor di Torino Social Impact, network di attori pubblici e privati, profit e non profit, che ha all’attivo, tra i tanti progetti, anche la creazione della Borsa dell’Impatto Sociale. “La strategia di Torino Social Impact – spiega Raffaella Scalisi – in linea con le policy europee, è basata sulla costruzione di ecosistemi locali multi-attore per promuovere l’innovazione nelle risposte alle sfide sociali e incrementare il peso dell’economia sociale e della finanza di impatto a livello territoriale”.


La tappa di Torino proseguirà con tre panel a più voci dedicati ad altrettanti ambiti specifici. Il primo, con focus sul benessere sociale, sarà coordinato da Francesca Ricciardi, professoressa ordinaria di Organizzazione Aziendale dell’Università degli Studi di Torino, con la partecipazione di Luca Pereno, Social Impact Manager di Leroy Merlin Italia, e Alberto Zambolin, vicepresidente de “Il Quinto Ampliamento”, movimento di pensiero nato nell’ideale culla di Ivrea, località simbolo di un modo “altro” di fare impresa. Il secondo panel sarà invece dedicato all’impegno per l’ambiente, con la partecipazione di Marco Piccolo, ceo di Reynaldi, e Sergio Vazzoler, esperto di comunicazione ambientale e partner Amapola, mentre il terzo incontro si concentrerà sui servizi per i cittadini e sugli esempi positivi di innovazione in questo ambito, con la partecipazione di Enrico Sorano, docente di Economia aziendale dell’Università degli Studi di Torino, di Sandro Baraggioli, presidente Confservizi Piemonte – Valle d’Aosta e Chiara Foglietta, assessora alla Transizione ecologica e digitale della Città di Torino. Dopo Torino, il Giro d’Italia della CSR proseguirà con la tappa di Gorizia il 6 marzo 2024. Seguiranno Teramo, Verona, Messina, Bologna, Bari, Cagliari e Genova. Il Giro 2024 sarà anche l’occasione per presentare il primo Manifesto del Salone, un “manuale di intenti” che definisce gli impegni e i propositi de Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale, a dodici anni dalla sua prima edizione e in vista dell’appuntamento nazionale che si terrà dal 9 all’11 ottobre 2024 a Milano. “Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale è un’esperienza di condivisione non solo un contenitore di eventi e un’occasione di confronto di idee ed esperienze per proseguire il percorso verso lo sviluppo sostenibile – si legge nel Manifesto del Salone – Come luogo di incontro e condivisione il Salone della CSR si propone di: facilitare la conoscenza e il networking; favorire la co progettazione e la co programmazione tra soggetti pubblici, profit, non profit; promuovere la cultura della sostenibilità. Come momento di apertura e dialogo il Salone della CSR si impegna a: proporre visioni differenti per fare impresa in modo sempre più consapevole; raccontare la trasformazione degli stili di vita e di consumo delle persone; rendere i giovani protagonisti ascoltando le loro proposte; valorizzare il ruolo delle PMI nei territori e nelle filiere. Come spazio di innovazione e trasformazione il Salone della CSR si propone di:essere fonte di ispirazione non solo di aggiornamento; stimolare la generatività e la creatività; aumentare la consapevolezza nell’era della complessità; promuovere la cultura della misurazione e valutazione d’impatto”. “Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale – conclude il documento – è un riferimento per la community di chi crede nella gestione sostenibile di organizzazioni, territori, città e suggerisce tanti modi per abitare il cambiamento. Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale è promosso da Università Bocconi, Sustainability Makers, Fondazione Global Compact Network Italia, ASVIS – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, Fondazione Sodalitas, Unioncamere, Koinètica.

Agricoltori in protesta a Bruxelles: incendi e lanci di letame

Agricoltori in protesta a Bruxelles: incendi e lanci di letameRoma, 26 feb. (askanews) – “Le regole devono essere uguali per tutti”: lo chiedono gli agricoltori europei, giunti a Bruxelles da diverse nazioni europee come il Portogallo e la Spagna e anche dall’Italia, dove è presente anche Coldiretti con 3.000 agricoltori. Come già accaduto durante la precedente riunione dell’Agrifish, anche oggi si sono verificati alcuni tafferugli e disordini: secondo quanto riportato dal quotidiano belga Le Soir, centinaia di trattori hanno invaso rue de la Loi fino alla Chaussée d’Etterbeek, dove sono stati ammassati diversi pneumatici e appiccati alcuni incendi bruciando le gomme e paglia.


Gli agricoltori sono riusciti a forzare un blocco della polizia all’incrocio tra Avenue d’Auderghem e Rue Belliard, utilizzando i trattori e mettendo in atto lanci di letame contro le forze dell’ordine, che hanno utilizzato gli idranti per spegnere gli incendi. Secondo la polizia sarebbero oltre 300 i trattori arrivati a Bruxelles. Il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, a margine delle manifestazione degli agricoltori si è dissociato dai tafferugli. “Rispetto alle frange violente – ha detto – noi ovviamente ci distinguiamo e prendiamo assoluta a distanza. Si tratta di disordini che sono inconcepibili per noi; anche perché ci allontanano rispetto alla vicinanza che invece dobbiamo avere proprio con i cittadini, e i consumatori stessi”.