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Australian Open, Djokovic: “La mia peggior partita”

Australian Open, Djokovic: “La mia peggior partita”Roma, 26 gen. (askanews) – Novak Djokovic non perdeva a Melbourne dal 2018 (ottavi con Chung)e quel che più fa male e che la sconfitta con Sinner è sembrata un passaggio di consegne. Non tanto nei confronti dell’altoatesino quanto di una giovane generazione di tennisti pronti ad avventarsi sul leone 37enne. Il serbo era imbattuto in semifinale agli Australian Open, dove vantava uno stratosferico 10/10. “Voglio congratularmi con Sinner per aver giocato una grande partita, un grande torneo finora – le parole di Djokovic – È meritatamente in finale. Mi ha completamente battuto oggi. Ero scioccato dal mio livello, non ho fatto molto nei primi due set. Immagino che questa sia una delle peggiori partite del Grande Slam. Almeno quello che ricordo. Non è una sensazione molto piacevole giocare in questo modo. Ma allo stesso tempo, gli va riconosciuto il merito di aver fatto tutto meglio di me, in ogni aspetto del gioco. Ci ho provato, ho lottato. Sono riuscito ad alzare un po’ il livello nel terzo, ho salvato il match point e ho giocato un buon tiebreak. Ma ancora una volta nel quarto set, il livello delle mie prestazioni si è abbassato. Congratulazioni a lui, era molto dominante. Dominante nei suoi giochi di servizio. Ovviamente se servi bene e non affronti un breakpoint, puoi mettere più pressione sui giochi in risposta e lo ha fatto”. Poi aggiunge: “Colpiva sempre la palla molto forte sia dal diritto che dall’angolo del rovescio. È solo che è famoso per questo, dà solo schiaffi sulla palla, gioca molto veloce, ama essere aggressivo. Penso che il suo servizio sia migliorato molto e che abbia anche aumentato la velocità. Serve più veloce ora e più preciso. Poi era sempre molto calmo, molto composto in campo. In passato aveva faticato a vincere le partite importanti, nei momenti importanti, ma ora le cose stanno andando bene per lui. Ovviamente Darren Cahill, che è un allenatore molto esperto e qualcuno che ha lavorato con ex numeri 1 al mondo, averlo al suo fianco è molto utile, dal lato mentale delle cose, ovviamente, insieme a tutto il resto. Ha una grande squadra, è su un ottimo percorso. Tra un paio di giorni avrà la possibilità di vincere il suo primo Grande Slam”. Sul declino della carriera conclude: La stagione? Ho ancora grandi speranze, per gli altri Slam, le Olimpiadi e qualunque torneo giocherò. E’ solo l’inizio della stagione. Non è la sensazione a cui sono abituato. Voglio dire, è stato incredibilmente soddisfacente per me, iniziare la maggior parte delle mie stagioni con una vittoria del Grande Slam e non perdere mai in semifinale o finale dell’Australian Open. Quindi questa volta è un po’ diverso, ma è quello che è successo. Questo torneo non è stato, come ho detto, all’altezza dei miei standard, dei miei criteri o del livello a cui giocherei normalmente o mi aspetterei di giocare, ma non significa necessariamente che sia l’inizio della fine, come ad alcune persone piace chiamarlo. Vediamo cosa succede nel resto della stagione”.

Usa, Kenneth Smith giustiziato in Alabama con la maschera ad azoto, metodo definito dall’Onu “tortura”

Usa, Kenneth Smith giustiziato in Alabama con la maschera ad azoto, metodo definito dall’Onu “tortura”Roma, 26 gen. (askanews) – E’ stata eseguita in Alabama l’esecuzione di Kenneth Smith, condannato a morte per un omicidio su commissione avvenuto nel 1989. La condanna a morte è stata eseguita, per la prima volta, attraverso una maschera che ha rilasciato azoto.

Ieri la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva respinto il ricorso dell’uomo, dando così il nulla osta all’esecuzione. Un metodo, che uccide per soffocamento, definito dalle Nazioni Unite “una tortura”, legale solo in 3 Stati negli Usa. “Un trattamento crudele, inumano e contro il diritto internazionale” secondo l’Onu. Preoccupazioni condivise da esperti come Robin Maher, direttrice dell’Osservatorio sulla pena di morte. “L’Alabama sta usando un metodo di esecuzione non testato e non provato – ha spiegato – Non è mai stato usato prima per giustiziare qualcuno negli Stati Uniti o nel mondo, per quanto ne sappiamo. Ci sono molti rischi e molte preoccupazioni riguardo a questo metodo”.

Schlein visita acciaierie Piombino: servono soluzioni in fretta

Schlein visita acciaierie Piombino: servono soluzioni in frettaPiombino, 26 gen. (askanews) – L’incontro con le rappresentanze dei lavoratori “è andato bene, qui c’è una fase delicata per il futuro di questa città, abbiamo voluto incontrare i rappresentanti dei lavoratori e delle lavoratrici e Rsu per farci illustrare quali sono le speranze e anche le paure: qui servono soluzioni in fretta, noi chiaramente faremo la nostra parte per sollecitare che al più presto si firmino i memorandum e si prendano gli impegni vincolanti e stringenti che servono per il rilancio di questo territorio che ne ha molto bisogno”. Lo ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein parlando con i giornalisti a Piombino dove ha avuto un incontro presso il Consiglio di Fabbrica con i rappresentanti dei lavoratori e delle lavoratrici delle acciaierie. 

“Siamo anche noi preoccupati per il futuro di Piombino, per il futuro di lavoratrici e lavoratori, se non riusciamo a preservare con investimenti strategici questo territorio e questo settore perderemo anche il resto, i sevizi, lo spopolamento che va fermato” ha aggiunto la segreteria Dem.

IA, FT: Musk vuole raccogliere 6 mld di dollari per il progetto xAI

IA, FT: Musk vuole raccogliere 6 mld di dollari per il progetto xAIRoma, 26 gen. (askanews) – Elon Musk punta a raccogliere fino a 6 miliardi di dollari per lo sviluppo della sua divisione sull’intellingenza artificiale, battezzata xAI e con cui intende rivaleggiare con OpenAI appoggiata da Microsoft. Lo riporta il Financial Times, secondo cui nelle ultime settimane l’imprenditore si è rivolto a diversi investitori e magnati nel mondo.

Secondo diverse fonti anonime citate dal quotidiano, l’obiettivo di Musk sarebbe di raggiungere una valorizzazione della divisione di 20 miliardi di dollari. L’iniziativa è focalizzata sull’Estremo Oriente, in particolare a Hong Kong, la città Stato controllata dalla Cina, ma coinvolge anche investitori in Giappone e Corea del Sud. A detta del quotidiano questo elemento potrebbe creare attriti nell’ambito delle tensioni geopolitiche tra gli Usa e Pechino.

Sudcorea, first lady nei guai per una borsetta di Dior

Sudcorea, first lady nei guai per una borsetta di DiorRoma, 26 gen. (askanews) – Una borsetta di Dior sta mettendo a rischio la tenuta del governo conservatore sudcoreano di Yoon Suk-yeol, a pochi mesi da elezioni parlamentari cruciali per il paese al centro di una grande partita geopolitica. Oggi l’opposizione è partita all’attacco, accusando Yoon di aver coperto illeciti che coinvolgono la moglie, Kim Keon-hee, la quale avrebbe accettato un regalo improprio. Attacchi che vengono dopo che la vicenda ha provocato una frattura all’interno dello stesso partito di maggioranza.

Il principale leader dell’opposizione, Lee Jae-myung, ha accusato il presidente d’interferire negli affari del Partito del potere del popolo (PPP) di maggioranza, volendo coprire i sospetti sulla consorte. I commenti fanno seguito allo scontro pubblico di Yoon con Han Dong-hoon, il capo della formazione al potere, sulle accuse secondo cui la first lady avrebbe ricevuto in regalo una borsa di lusso da circa 2mila euro nel 2022 dal pastore metodista coreano-americano Choi Jae-young, il quale ha avuto la pessima idea in seguito di pubblicare le foto della first lady che accetta il regalo sull’app di comunicazioni Kakao Talk.

“Il presidente non solo non riesce a comunicare con il pubblico, ma è anche attivamente coinvolto nel nascondere i sospetti sulla first lady, la palese interferenza nelle questioni del partito e l’ingerenza nelle elezioni”, ha affermato il deputato Lee, presidente del principale partito di opposizione, il Partito democratico (DP). Secondo l’opposizione, la first lady avrebbe violato una precisa norma che vieta a consorti di funzionari pubblici di accettare regali di valore superiore a 1 milione di won (688 euro). Ma, sullo sfondo di questa vicenda, c’è una partita tutta interna al partito di maggioranza, che si trova ad affrontare difficili elezioni parlamentari ad aprile. La spaccatura tra Yoon e Han è particolarmente pesante per il PPP, perché i due sono stati stretti alleati fin da quando ricoprivano gli incarichi di pubblici ministeri. I due si sarebbero divisi, secondo i media sudcoreani, in realtà soprattutto sul tema delle candidature.

L’Ufficio della presidenza sudcoreana, dal canto suo, ha ammesso che la first lady ha accettato il regalo del pastore, ma ha segnalato che questo è stato messo a disposizione dell’ufficio come proprietà del governo. Tuttavia, uno dei più stretti alleati di Han nel partito di maggioranza, Kim Kyung-yul, ha tirato una sciabolata al presidente, che sarebbe infuriato secondo i media locali, paragonando la consorte del presidente sudcoreano a Maria Antonietta. E, come si sa, la coppia reale francese finì ghigliottinata. Il capo dell’ufficio di Yoon – a quanto riferisce il Financial Times – ha chiesto le dimissioni di Han da numero uno del partito, posizione che ha assunto un mese fa. Questi ha rimandato al mittente la richiesta.

Attualmente, nell’Assemblea nazionale il DP è in maggioranza. I sondaggi suggeriscono una corsa testa-a-testa tra il partito che ha espresso il presidente Yoon (e che oggi appare attraversato da una velenosa battaglia interna) e il DP stesso, con una quota enorme di indecisi tra gli elettori. Tutto ciò mentre il tasso di popolarità del presidente è al suo livello minimo in nove mesi, in un paese che elegge e brucia leader in maniera spesso piuttosto radicale.

AIE: mercato del libro tiene, prezzi crescono meno di inflazione

AIE: mercato del libro tiene, prezzi crescono meno di inflazioneMilano, 26 gen. (askanews) – Il mercato del libro registra nel 2023 una tenuta sostanziale, da leggere in chiaroscuro rispetto al futuro. Le vendite dell’editoria trade in Italia nel 2023 sono state infatti pari a 1,697 miliardi di euro a prezzo di copertina, in crescita dello 0,8% rispetto all’anno precedente (più 14,1% sul 2019). Le copie sono state invece 111,85 milioni, in flessione dello 0,7% sull’anno precedente (più 12,6% sul 2019). In concomitanza con la giornata conclusiva del XLI Seminario di Perfezionamento della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri di Venezia, l’Associazione Italiana Editori (AIE) ha reso pubblica l’analisi di mercato sull’editoria trade nel 2023, realizzata in collaborazione con Nielsen BookScan e IE Informazioni Editoriali. Nel trade, o varia, sono conteggiati i libri a stampa di narrativa e saggistica, compresi i titoli per bambini e ragazzi ed esclusa la scolastica, comprati nelle librerie fisiche e online e nella grande distribuzione.

Nel 2023 il prezzo medio di copertina dei libri comprati è stato di 15,17 euro, in crescita dell’1,5% rispetto l’anno precedente. Nei 12 mesi, l’inflazione è stata invece del 5,7%. Tra il 2019 e il 2023, il prezzo dei libri venduti è cresciuto del 2,6%, contro una crescita generale dei prezzi del 15,7%. Numeri che testimoniano la riduzione dei margini di guadagno degli editori, ma anche il loro sforzo per tenere bassi i prezzi per non deprimere la domanda di libri e di lettura nel nostro Paese. Le librerie fisiche sono il primo canale di vendita per i libri: di qui passa il 54,7% (53,5% nel 2022) di tutto il mercato trade nel 2023, più di un punto percentuale dell’anno precedente ma 10 punti sotto i valori pre-pandemia. L’online si attesta al 40,7% (41,9% nel 2022), stabile la grande distribuzione al 4,6%. Cresce l’ebook e l’audiolibro, ma gli italiani preferiscono la carta. Nel 2023 le vendite di e-book sono cresciute del 2,5%, arrivando a 81 milioni, gli abbonamenti per l’ascolto di audiolibri del 12%, raggiungendo i 28 milioni. Ma gli italiani continuano in massima parte a preferire la carta: ebook e audiolibri pesano su un mercato complessivo (trade di copie a stampa più digitale) di 1,806 miliardi solo il 6%.

Se guardiamo alle vendite per genere, la narrativa italiana segna una crescita del 7,2% a fronte di un calo della narrativa straniera del 3,6%. La manualistica (non universitaria, ovvero how to do e self help) cresce del 4,7%, la saggistica di divulgazione del 4,6%, i libri per bambini e ragazzi dell’1%. In calo la saggistica specialistica (-1,7%), e i fumetti (-10,6%, dopo il boom del 2021-2022). Nella top dieci dell’anno (vedi allegato) sono presenti ben sette titoli scritti da autori italiani. Innocenzo Cipolletta, presidente di AIE, ha commentato: “Nel 2023 il mercato non è andato male, ma il 2024 sarà una sfida difficile per il venir meno di alcune misure a sostegno della domanda di libri, mentre la crescita dei costi di produzione pesa sui bilanci degli editori. Per questo chiediamo una politica industriale per il libro, che è centrale nella crescita economica e culturale del Paese. D’altro canto la buona crescita della narrativa italiana, ma direi più in generale dell’autorialità italiana, è il segno della crescente competitività dell’industria editoriale nazionale che si presenta quindi alla Fiera del Libro di Francoforte 2024, dove l’Italia è Ospite d’Onore, con tutte le carte in regola per imporsi ancora di più di quanto non faccia oggi sui mercati internazionali”.

La crescita del mercato trade in Italia nel 2023 (più 0,8%) è simile a quella registrata in Francia e Regno Unito (più 1%), mentre la Germania cresce del 2,9%. Gli Usa (dato di ottobre) arretrano dello 0,2%. Se guardiamo invece al confronto tra inflazione e crescita del prezzo dei libri in tutta Europa, secondo i dati Eurostat nel 2022 la prima è stata del 9% e la seconda del 3%. Ricardo Franco Levi, presidente della Federazione degli Editori Europei (FEP) ha commentato: “Il libro si conferma prima industria culturale europea. Non solo: sei dei primi 10 gruppi editoriali mondiali hanno sede nel Continente. Come Associazione, il 2024 ci vedrà ancora impegnati nella difesa del diritto d’autore, soprattutto in relazione alla regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale, ambito in cui l’Ue è all’avanguardia. Chiediamo, in particolare, l’obbligo della trasparenza sui dati utilizzati per allenare gli algoritmi a carico delle aziende che sviluppano strumenti di Intelligenza Artificiale”.

Bce, giù attese su crescita e inflazione economisti settore privato

Bce, giù attese su crescita e inflazione economisti settore privatoRoma, 26 gen. (askanews) – Peggiorano ulteriormente le aspettative di crescita economica tra economisti ed esperti di banche e del settore finanziario privato nell’area euro, mentre contestualmente si attenuano anche le loro attese sull’inflazione, che ormai risultano perfettamente allineate dal 2025 in poi con gli obiettivi della banca centrale europea. E’ quanto emerge dai risultati dell’ultima indagine trimestrale condotta dalla stessa istituzione di Francoforte.

Sulla crescita economica ormai ci si attende che quest’anno l’espansione si limiti allo 0,6%, per poi mostrare una ripresa all’1,3% nel 2025 e all’1,4% nel 2026. Nella precedente indagine, tre mesi fa, in media era attesa una crescita economica sull’insieme di quest’anno anno dello 0,9% e per il 2025 un più 1,5%. Passando dall’inflazione in media ora gli esperti del settore privato prevedono un 2,4% quest’anno sull’area euro e poi 2% sia nel 2025 sia nel 2026. Tre mesi fa pronosticavano 2,7% quest’anno e 2,1% il prossimo. Riviste al ribasso anche le aspettative sull’inflazione di fondo, cioè la crescita dei prezzi escludendo voci volatili come energia, alimentari e tabacchi: 2,6% quest’anno, 2,1% il prossimo e 2% nel 2025.

La Bce ha come obiettivo di inflazione una crescita dei prezzi al consumo al 2% simmetrico per il medio termine. Ieri il Consiglio direttivo ha confermato l’importazione della politica monetaria, il principale tasso di riferimento è al 4,50% e ha mantenuto un atteggiamento cauto sulla tempistica dei primi tagli dei tassi di interesse, che generalmente sono attesi verso la fine della primavera. L’inchiesta (Survey of professional forecasters) ha coinvolto 59 analisti e economisti ed è stata condotta tra il 5 e il 10 gennaio, riporta la Bce. L’unico elemento che non abbia mostrato variazioni è l’attesa sulla disoccupazione: 6,7% quest’anno, 6,6% il prossimo è il 6,5% nel 2026 (che sarebbe un nuovo minimo storico).

Giappone, parte delle azioni di Tokyo Metro in borsa in estate

Giappone, parte delle azioni di Tokyo Metro in borsa in estateRoma, 26 gen. (askanews) – Il governo centrale giapponese e quello metropolitano di Tokyo vorrebbero mettere in borsa la metà delle loro azioni complessive in Tokyo Metro, l’operatore della metropolitana della capitale nipponica, che sarà quotata in borsa dopo quest’estate. Lo scrive oggi il Nikkei.

Attualmente, il governo centrale possiede il 53,4% della metropolitana di Tokyo e il governo metropolitano il restante 46,6%. Secondo il piano del governo, il ricavato della vendita sarà utilizzato per finanziare gli sforzi di ricostruzione dopo il terremoto-tsunami del Giappone orientale del marzo 2011. I tempi della vendita saranno determinati alla luce dell’andamento delle azioni sulla borsa di Tokyo.

Il governo metropolitano di Tokyo ha incluso circa 3,6 miliardi di yen (22 milioni di euro) di spese per le procedure di vendita nel suo piano di bilancio fiscale 2024 annunciato oggi. Il governo centrale voleva già vendere le azioni per assicurarsi fondi ulteriori per la ricostruzioni, ma è stata Tokyo a opporsi per mantenere i suoi livelli d’influenza sulle opere infrastrutturali legate alla metropolitana. Tuttavia la ripresa post-pandemica anche dei traffici della metropolita ha reso piuttosto allettanti le prospettive di una vendita.

I risultati finanziari consolidati della metropolitana di Tokyo per il periodo aprile-settembre dell’anno fiscale 2023 hanno mostrato che il suo utile netto è recuperato a 24,2 miliardi di yen (151 milioni di euro), circa 2,7 volte rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Bce, prestiti a imprese e famiglie nell’eurozona restano deboli

Bce, prestiti a imprese e famiglie nell’eurozona restano deboliRoma, 26 gen. (askanews) – Segnali contrastanti dagli aggregati monetari e sul credito nell’area euro. A dicembre la crescita dei mutui alle famiglie ha subito un ulteriore rallentamento al più 0,3% su base annua, dal più 0,5 di novembre. Invece, secondo la rilevazione mensile condotta dalla Bce, la crescita dei prestiti alle imprese non finanziarie è tornata positiva per uno 0,4%, fronte di una variazione nulla a novembre novembre.

Anche il generale aggregato monetario M3 è tornato flebilmente positivo, con un più 0,1% su base annua a fronte del meno 0,9% di novembre. Questi sviluppi potrebbero tuttavia riflettere anche i netti indebolimenti che si stavano già verificando nello stesso periodo di un anno prima. Guardando i grafici pubblicati dall’istituzione, più che un qualche segnale di ripresa sembra essersi verificata una stabilizzazione delle dinamiche del credito a valori deboli.

Ieri la Bce ha confermato i livelli dei tassi di interesse e la presidente Christine Lagarde si è mantenuta molto prudente sulle indicazioni in merito ai possibili futuri tagli, limitandosi a ribadire che verranno valutati con attenzione i dati che verranno pubblicati dopo la fine del primo trimestre.

Giappone, occhi puntati sui prezzi: sono settimane cruciali

Giappone, occhi puntati sui prezzi: sono settimane crucialiRoma, 26 gen. (askanews) – In Giappone gli occhi dei policy maker economici sono puntati sui prezzi, in queste settimane. Dall’andamento dell’inflazione, infatti, dipenderanno le scelte della banca centrale che, diversamente dagli altri grandi istituti d’emissione, ha continuato a mantenere una politica ultra-espansiva durante tutta la fiammata inflazionistica determinata dalla situazione geopolitica.

Oggi è stato diffuso da ministero degli Affari interni un dato molto rilevante, che deve aver fatto storcere il naso dalle parti dela Banca del Giappone (BoJ): nella capitale, Tokyo, l’indice dei prezzi al consumo con l’eclusione degli alimentari freschi, cioè la cosiddetta inflazione “core” ma inclusiva anche dei prezzi dei carburanti, è cresciuto questo mese del solo 1,6% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. E’ la prima volta in un anno e otto mesi che questo dato è al di sotto del 2%. Nei 23 quartieri di Tokyo, se si escludono gli alimentari freschi troppo soggetti alla variabile meteorologica, l’indice è risultato 105,8 a metà di questo mese, considerando la media del 2020 pari a 100, con un aumento dell’1,6% rispetto al 104,2 rilevato a gennaio dello scorso anno. Parliamo insomma di un rallentamento, anche perché a dicembre il tasso di crescita dei prezzi era stato del 2,1%.

A spingere in basso i prezzi sono stati, secondo il ministero, le misure del governo volte a ridurre il peso delle bollette di elettricità e gas, oltre al rallentamento del tasso di aumento degli affitti. I prodotti alimentari non freschi, dal canto loro, sono cresciuti del 5,7% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Resta un livello piuttosto elevanto, anche se il tasso di aumento dei prezzi ha rallentato di 0,3 punti rispetto al mese scorso.

I dati di Tokyo sono un indicatore particolarmente rilevante di quanto succede su scala nazionale. E il momento, da questo punto di vista, è cruciale. La BoJ ha mantenuto, nell’ultima riunione dello scorso anno, ferma la politica di tassi d’interesse negativi, ma tra i membri del Consiglio monetario è ormai piuttosto vivo il dibattito sui tempi di uscita da questa lunghissima fase ultra-espansiva. Ci sono analisti che prevedono tra marzo e aprile un ritocco verso l’alto dei tassi, ma le minute della riunione – uscite oggi – fanno rilevare come nulla sia scontato. E ancor meno lo è dopo il dato di Tokyo, che suggerisce un raffreddamento dei prezzi che potrebbero non raggiungere il target della BoJ di un’inflazione stabilmente al 2%.

Si tratta insomma d’”un momento cruciale per determinare se l’economia del Giappone tornerà alla deflazione o si muoverà verso una completa uscita da essa”, ha commentato lunedì lo stesso primo ministro Fumio Kishida, in un incontro le parti sociali. A questo punto, in effetti, le attese sono appuntate sui negoziati salariali tra le parti sociali, che sono stati avviati due giorni fa. Il governatore della banca centrale Kazuo Ueda ha espresso le sue speranze per un “ciclo virtuoso prezzi-salari” in una conferenza stampa dopo il suo ultimo incontro di politica monetaria di martedì scorso, dicendo: “I sindacati hanno espresso la loro volontà di chiedere salari più alti rispetto allo scorso anno e ci sono stati alcuni riscontri positivi in dichiarazioni del management, in particolare nelle grandi aziende”. Accogliendo la richiesta dello stesso governo, che ha chiesto un recupero del potere di spesa dei lavoratori dopo che i prezzi sono stati sopra le attese per un anno, le grandi aziende si presentano al tavolo con sostanziosi aumenti, che potrebbero alimentare un po’ l’inflazione. La Japan Business Federation, confindustria giapponese conosciuta anche come Keidanren, nel suo forum annuale sul lavoro e sul management, ha sollecitato i suoi associati in questo senso. In un videomessaggio, il presidente Masakazu Tokura ha affermato che le aziende “hanno la responsabilità sociale” di aumentare i salari in modo da tenere il passo con l’inflazione. Le trattative salariali primaverili, conosciute come “shunto”, riuniscono sindacati e management per fissare i salari mensili prima dell’inizio dell’anno fiscale giapponese ad aprile. In Giappone i sindacati sono generalmente a livello aziendale, piuttosto che a livello di settore, e mirano a rafforzare la loro posizione negoziale tenendo colloqui più o meno tutti nello stesso periodo. “Il tasso di crescita salariale dello scorso anno è stato il più alto degli ultimi 30 anni, ma i salari reali non sono aumentati perché l’inflazione era ancora più alta”, ha detto in un’intervista Tomoko Yoshino, presidente della Confederazione sindacale giapponese Rengo, composta da 7 milioni di membri. “Siamo stati in grado di dimostrare – ha proseguito – che aumentare i salari è possibile. Nel 2024 vogliamo dimostrare che possiamo continuare ad aumentare i salari”. Rengo ha detto che quest’anno vuole almeno un aumento del 5% per i suoi membri. I capi di alcune grandi aziende giapponesi hanno già promesso di aumentare gli stipendi oltre l’obiettivo di Rengo. Takeshi Niinami, amministratore delegato del produttore di bevande Suntory Holdings, lo scorso ottobre ha dichiarato che la società aumenterà le retribuzioni in media del 7%. Anche Dai-ichi Life Holdings, una compagnia di assicurazioni sulla vita, prevede ritocchi verso l’alto del 7%, in parte attraverso un nuovo piano di remunerazione azionaria per circa 50.000 dipendenti. La contrattazione collettiva non ha quasi mai previsto i salari in Giappone da quando è scoppiata la bolla economica nei primi anni ’90. La situazione ha iniziato a cambiare intorno al 2022, con l’inflazione elevata e il management ha iniziato a sentire il peso di una grave carenza di manodopera. Lo shunto dello scorso anno si è tradotto in un aumento salariale medio di circa il 3,6%, il massimo degli ultimi 30 anni, che comprendeva un aumento dello stipendio base mensile e aumenti della retribuzione basata sull’anzianità. Ma, se per le grandi aziende mettere in campo cifre importanti per remunerare i dipendenti, diverso è il discorso per l’enorme massa di piccole e medie imprese, che già hanno subito gravi danni nel periodo pandemico e faticano a trasferire i costi più elevati ai propri clienti. In un sondaggio condotto questo mese su 833 piccole imprese dalla Jonan Shinkin Bank di Tokyo, solo il 27,7% ha dichiarato di voler aumentare i salari quest’anno, mentre il 35% ha dichiarato di non avere tali piani. Un altro 37,3% si dichiara indeciso.