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McDonald’s: 85% nostri fornitori sono italiani, valgono 370 mln

McDonald’s: 85% nostri fornitori sono italiani, valgono 370 mlnMilano, 16 mar. (askanews) – McDonald’s ha lanciato la nuova piattaforma di comunicazione, I’m lovin’ it Italy, attraverso cui racconta i 37 anni di attività in Italia. Oggi la catena di fast food ha come fornitori l’85% aziende italiane, acquista ogni anno 140 mila tonnellate di prodotti provenienti da tutta la Penisola, per un totale di oltre 370 milioni di euro. Tra questi ci sono anche 18 ingredienti Dop e Igp, entrati in assortimento per la prima volta nel 2008 e di cui in 15 anni sono state acquistate 4.600 tonnellate.
La relazione con l’Italia passa anche dal percorso di sostenibilità che McDonald’s ha intrapreso ormai da anni all’interno del proprio sistema, coinvolgendo quindi la propria rete di ristoranti e i propri fornitori: un esempio è l’eliminazione della plastica monouso dal packaging – ogni anno il risparmio è di 1.000 tonnellate – in favore di materiali più sostenibili, come la carta. Le analisi condotte da Comieco hanno dimostrato la piena riciclabilità dei rifiuti di McDonald’s in carta: circa il 90% del packaging realizzato in carta è 100% certificata e riciclabile.
“Crediamo e vogliamo che il nostro impatto positivo sia sempre più rilevante – ha commentato Dario Baroni, amministratore delegato McDonald’s Italia – Ecco perché confermiamo il nostro impegno nell’investire sull’agroalimentare made in Italy, certi che qualità e italianità siano da un lato la chiave giusta per rispondere alle richieste dei nostri clienti, e dall’altro una via solida attraverso cui contribuire alla crescita del Paese”.
“L’attenzione del governo per il cibo, il nostro cibo, non è una mera battaglia ideologica. Proprio in questo senso, la sovranità alimentare passa anche dall’impegno a introdurre prodotti Dop e Igp, come il pomodoro pachino, nei menù di grandi catene commerciali – ha sottolineato il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida in occasione della presentazione a Roma – un risultato molto positivo. Investire sulla produzione nazionale e valorizzare le filiere più deboli è fondamentale. Oggi il valore aggiunto è dato dalla qualità”. “La collaborazione con McDonald’s rappresenta una grande opportunità per valorizzare le eccellenze agroalimentari nazionali garantendo ai consumatori l’italianità delle produzioni e dando un giusto reddito economico al lavoro dei nostri imprenditori agricoli”, ha sottolineato Ettore Prandini, presidente Coldiretti. “La collaborazione tra McDonald’s e la filiera agroalimentare italiana ha rappresentato, anche attraverso l’adesione a Filiera Italia, un modello unico e lungimirante. Di chi, come azienda leader nella ristorazione a livello globale, comprende come oggi la vera forza sia consolidare le proprie filiere agricole e produttive, investire insieme per renderle sempre più distintive e competitive. Di come il ruolo di chi unisce migliaia di agricoltori e fornitori a milioni di consumatori sia un ruolo di responsabilità di chi contrasta l’omologazione lavorando, da un lato, per una equa ripartizione del valore aggiunto generato a tutta la filiera e, dall’altro, per rendere accessibile a tutti i consumatori la qualità, sicurezza e distintività dei nostri prodotti e la nostra cultura distintiva”, ha aggiunto Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia.

Non solo gusto, i suoni della prima colazione che fanno stare bene

Non solo gusto, i suoni della prima colazione che fanno stare beneMilano, 16 mar. (askanews) – Ogni suono ha la capacità di influenzare le nostre emozioni e i nostri comportamenti già a partire dalla prima colazione. Secondo diversi studi scientifici i suoni legati al cibo riuscirebbero ad attivare sensazioni di rilassamento e benessere: si chiama Asmr, Autonomous sensory meridian response, ovvero risposta autonoma del meridiano sensoriale. Si tratta di un’esperienza sensoriale che porta gli individui a rilassarsi, a provare esperienze di benessere o di felicità di fronte a certi stimoli sonori: sembra, ad esempio, che lo scoppiettio del latte versato sui cereali mentre si gonfiano sia un ottimo rimedio per rilassarsi; lo sfrigolio del burro che si scioglie in padella prima di versare l’impasto dei pancakes metta subito allegria; così come il borbottio della moka rappresenti un ottimo dispensatore di energia.
“Io Comincio Bene”, la campagna di Unione italiana food che promuove il valore della prima colazione in Italia, ha scoperto, attraverso una social survey, quale “suono” ha il primo pasto del mattino per la community di breakfast lovers. Per oltre sei intervistati su 10 (64%) il “crunch” dei biscotti al mattino è il suono ‘evocativo’ per eccellenza e riporta all’infanzia; mentre più di tre su 10 (36%) associano a questo ricordo i cereali che si tuffano nel latte. La colazione, però, è anche sinonimo di energia: otto breakfast lovers su 10 (l’83%) la associano al borbottio del caffè sul fuoco; per il 16% degli intervistati anche il suono della crema al cacao e alle nocciole spalmata sulle fette biscottate è in grado di dare la carica.
Per la metà del campione intervistato (46%), il suono delle bevande vegetali versate nel bicchiere rappresenta l’emblema della colazione moderna. Anche il suono dello sciroppo versato sui pancake è per considerato sinonimo di modernità. Lo conferma il 54% degli intervistati. I pancake, tipici della colazione americana si sono diffusi anche in Italia, accompagnati da miele, marmellate, creme spalmabili.
Per i ‘romantici’ della colazione, invece, non ci sono dubbi: il suono del cornetto appena spezzato, per otto su 10 (81%) è quello più amato, seguito dal coltello che taglia la torta (19%).

La Bce vara un nuovo aumento ai tassi ma non si sbilancia sul dopo

La Bce vara un nuovo aumento ai tassi ma non si sbilancia sul dopo

“Troppa incertezza” da tempeste Borse. Se necessario interverrà

Roma, 16 mar. (askanews) – La Banca centrale europea ha tirato dritto con il nuovo rialzo dei tassi di interesse da 50 punti base, che aveva preannunciato già dalla riunione del Consiglio direttivo di inizio febbraio. Mentre in riposta alla tempesta finanziaria che ha investito Borse e banche, ha assicurato che se dovesse rendersi necessario sarà pronta a intervenire per garantire la stabilità dei mercati. Ha rimarcato la solidità degli istituti di credito dell’eurozona e, infine, si è astenuta, questo sì, dall’indicare ulteriori mosse sui tassi di interesse.
Ma questo non significa che non intenda alzarli ancora. Vista l’accresciuta incertezza che al momento circonda le prospettive di inflazione “non è possibile a questo punto determinare quale sarà il percorso dei tassi”, ha spiegato la presidente Christine Lagarde, nella conferenza stampa esplicativa. “Ma se lo scenario previsionale di base si dovesse confermare, abbiamo ancora tanta strada da fare” (in termini di rialzi).
Perché di fondo, secondo la Bce, l’inflazione rischia di “rimanere troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato”. E quindi era giustificato, oggi, operare la nuova stretta, anche in un contesto che sembrava raccomandare maggiore cautela.
La decisione è stata presa “con una ampia maggioranza dal Consiglio direttivo, con 3 o 4 componenti che che non la supportavano, non perché fossero contrari in linea di principio – ha riferito la presidente – ma perché avrebbero preferito avere più tempo per valutare”.
La Bce non dice mai chi abbia votato cosa nel direttorio. Non lo riportano nemmeno i verbali – e su questo Consiglio bisognerà attenderli fino al 20 aprile – ma è un fatto che da settimane, se non mesi, sia il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, sia il componente italiano del Comitato esecutivo della Bce, Fabio Panetta, lanciavano richiami ad una maggiore prudenza sulla stretta monetaria.
Ad ogni modo, gli sviluppi sui mercati “accrescono l’importanza di un approccio fondato sui dati per le decisioni”, riconosce tutto il Consiglio. E, appunto, dalle comunicazioni è quantomeno sparito qualunque riferimento a “intenzioni” sulle mosse future.
Sempre oggi la Bce ha pubblicato le sue previsioni aggiornate su economia e inflazione, ma con un problema rilevante: non tengono conto degli effetti proprio dell’ultima fase di alta tensione dei mercati (sono state completate in precedenza). Quindi, di fatto, già superate, specialmente se la tensione dovesse trascinarsi. Se invece la volatilità dovesse svanire, dopo le misure decise dalla Federal Reserve in risposta al fallimento della Silicon Valley Bank, e della Banca nazionale svizzera, dopo il tracollo del Credit Suisse, allora le cifre fornite oggi potrebbero forse riguadagnare consistenza.
I tecnici della Bce hanno rivisto al rialzo al più 1% l’attesa di crescita dell’area euro di quest’anno, mentre hanno limato al più 1,6% la previsione sia sul 2024, sia sul 2025. Contestualmente hanno rivisto al ribasso le previsioni di inflazione al 5,3% quest’anno, al 2,9% sul 2024 e al 2,1% nel 2025. Ma hanno alzato al 4,6% l’attesa sull’inflazione di fondo di quest’anno, cioè sulla crescita dei prezzi senza energia e alimentari. “In seguito dovrebbe ridursi al 2,5% nel 2024 e al 2,2% nel 2025”. Quindi non lontana dal valore obiettivo.
L’istituzione ha anche affermato di esser pronta a “intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’area dell’euro”. E ha aggiunto che il settore bancario dell’area dell’euro “è dotato di buona capacità di tenuta, con solide posizioni di capitale e liquidità”.
“Anche se si guarda alla composizione dei margini sulle liquidità sono di alta qualità e molto liquidi”, ha rimarcato il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos. “E c’è un’altra cosa rilevante: le esposizioni ai rischi sono piuttosto limitate e non ci sono concentrazioni di rischi”. Insomma, nell’eurozona non vi è nulla che assomigli a Svb e nulla che faccia presagire un caso simile a Credit Suisse. O almeno così la pensa la Bce.
Infine, non si è parlato, oggi, della manovra di inasprimento “quantitativo” che in parallelo, a ritmi piuttosto blandi, si sta portando avanti riducendo gli stock di titoli, prevalentemente pubblici, in misura di 15 miliardi di euro al mese mediante parziale non rinnovo dei bond che giungono a scadenza. “Abbiamo avuto un sacco di altre cose da discutere”, ha concluso Lagarde.
Per una volta la scelta non ha scatenato ulteriori scossoni sui mercati. Le Borse hanno anzi reagito in positivo e chiuso tutte con rialzi (Milano +1,38%), che recuperano parte dei capitomboli di ieri. Domani si vedrà se la tendenza si confermerà. L’euro ha consolidato i rialzi a 1,0607 dollari in serata. (di Roberto Vozzi).

Credit Suisse, maxi rimbalzo del titolo (+19,15%) con sostegno Authority

Credit Suisse, maxi rimbalzo del titolo (+19,15%) con sostegno AuthorityMilano, 16 mar. (askanews) – Maxi rimbalzo del Credit Suisse alla Borsa di Zurigo – con un incremento del 19,15% a 2,02 Chf e un massimo intra day segnato a 2,25 Chf – dopo il crollo da brivido (-24%) accusato alla vigilia. A sostegno dell’istituto elvetico sono intervenute ieri sera Bns e Finma, rispettivamente la Banca nazionale svizzera e l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari Finma, assicurando di essere pronte e fornire liquidità alla banca se necessario.
Nella notte, la banca ha poi annunciato che prenderà in prestito fino a 50 miliardi di franchi svizzeri dalla Banca nazionale svizzera. Bns e Finma hanno dichiarato che il Credit Suisse “soddisfa i requisiti patrimoniali e di liquidità imposti alle banche di rilevanza sistemica”.
Allontanato in questo modo il rischio di un contagio sistemico, Credit Suisse ha potuto realizzare il recupero in Borsa. Rispetto a un anno fa, la variazione del titolo mostra comunque un ribasso di oltre il 76%.
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Gruppo Montenegro: 11 brand divenuti marchi storici di interesse nazionale

Gruppo Montenegro: 11 brand divenuti marchi storici di interesse nazionaleMilano, 16 mar. (askanews) – Undici brand del Gruppo Montenegro sono stati iscritti nel Registro dei “Marchi storici di interesse nazionale” dal ministero dello Sviluppo Economico. Lo ha riferito in una nota la stessa azienda, spiegando che si tratta di “Amaro Montenegro”, “Vecchia Romagna”, “Rosso Antico”, Buton (“Maraschino Buton” e “Coca Buton”), “Grappa Libarna”, “Rabarbaro Bergia”, “Cuore”, “Bonomelli”, “Cannamela”, “Polenta Valsugana” e “Pizza Catarì”, “marchi storicamente collegati all’Italia e presenti sul nostro territorio da almeno 50 anni”.
“L’iscrizione in questo registro – ha commentato il Ceo, Marco Ferrari – oltre a rappresentare un grande risultato, possiede per noi un valore aggiunto perché premia i costanti investimenti sostenuti negli anni da Gruppo Montenegro per consolidarne ‘heritage’ e ‘awareness’”.
Con un fatturato di oltre 280 milioni di euro nel 2022 (+60% negli ultimi sei anni), l’azienda è presente in oltre 70 Paesi del mondo e rappresenta il secondo player in Italia nell’industria degli spirit.

Lo chef stellato Niko Romito all’Onu: parlerò ai giovani di futuro del cibo

Lo chef stellato Niko Romito all’Onu: parlerò ai giovani di futuro del ciboMilano, 16 mar. (askanews) – L’alta ristorazione italiana sale sul palco dell’aula dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. A portarla il prossimo 19 marzo sarà Niko Romito, chef del ristorante Il Reale a Castel di Sangro, tre stelle Michelin che per la prima volta dialogherà con gli studenti italiani raccontando loro la sua esperienza.
“Salire sul suggestivo palco dell’aula dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel Palazzo di Vetro, ma soprattutto parlare a più di mille ragazzi, già così intraprendenti e dinamici, è per me un grande privilegio”, ha commentato Romito che di questa opportunità ha parlato anche in occasione della presentazione della campagna “+ che svizzeri” lanciata da Formaggi dalla Svizzera a Milano. La sua partecipazione rientra nell’iniziativa in corso a New York, per tutto il mese di marzo, del Global citizens model United Nations (Gcmun), simulazione internazionale studentesca dei lavori negoziali dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, organizzata da United Network Europa, con la partecipazione di oltre 5.000 studenti provenienti da tutto il mondo. Quest’anno, nell’ambito della kermesse, si terrà per la prima volta il side event “Gcmun talks che vedrà alternarsi alcuni protagonisti del mondo della cultura, delle istituzioni, dell’impresa e del terzo settore, tra cui lo chef abruzzese che parlerà domenica mattina davanti a più di mille studenti insieme al cantante Achille Lauro.
Al centro del suo talk “l’importanza dello studio, della ricerca e della formazione. Parlerò di futuro, della cucina di domani e di cibo pubblico, che è un argomento che oggi mi sta molto a cuore e in cui mi sto impegnando sempre di più, sia per mettere in atto cambiamenti importanti nelle scuole e negli ospedali, ma anche per formare le nuove figure che possano occuparsi di queste realtà in modo nuovo. Lo scambio con i giovani per me è sempre stato fondamentale, quindi quello di domenica per me sarà un momento memorabile”.
La biografia di Niko Romito è da sola una lezione. Cuoco autodidatta, profondamente legato al suo Abruzzo, entra per la prima volta in cucina alla vigilia della sua laurea in Economia a Roma: sognava la carriera da broker finanziario ma il padre, che aveva da poco trasformato il Reale, la pasticceria di famiglia, in una trattoria, si ammala. Lui e sua sorella Cristiana tornano in Abruzzo per occuparsi del locale, giusto il tempo di trovare un acquirente. Ma si appassionano al mestiere e, quando il padre viene a mancare, rilevano il Reale. Pur non avendo alcuna esperienza e competenza, lo chef dopo sette anni conquista la prima stella Michelin. Di lì in poi è un’ascesa inarrestabile che lo porterà nel novembre 2014 alla terza stella Michelin. Nel frattempo sviluppa nuovi format attraverso studio e ricerca incessanti che porta non solo nell’alta cucina ma anche nella ristorazione pubblica e nella formazione dei più giovani.
A loro si rivolge quando parla di “formazione e fella necessità di rendere accessibile ai ragazzi un’educazione che fosse al passo con i tempi, in tutti i campi. Mai come oggi, in un mondo che cambia rapidamente e dove ci troviamo costretti a far fronte a problematiche globali e trasversali, che coinvolgono diversi settori e diversi Paesi, sono richieste competenze nuove, maggior creatività, la capacità di creare un dialogo tra universi apparentemente distanti – conclude – e il coraggio di ragionare fuori dagli schemi”.

Schlein vuole fronte comune: prove di dialogo con M5S, Az-Iv, Si

Schlein vuole fronte comune: prove di dialogo con M5S, Az-Iv, SiRoma, 16 mar. (askanews) – Prove tecniche di un fronte comune di opposizione. La neosegretaria del Pd, Elly Schlein, sembra convinta che di fronte alla robusta dote di consensi che Giorgia Meloni continua a raccogliere nel Paese (almeno stando ai sondaggi) serva la capacità di riprendere l’iniziativa politica. Per questo, dal congresso della Cgil a Rimini, dove prende parte alla tavola rotonda fra i leader dell’opposizione parlamentare organizzata da Maurizio Landini e moderata da Lucia Annunziata, prova a rilanciare offrendo una via ai “colleghi” Giuseppe Conte (M5S), Nicola Fratoianni (Si) e Carlo Calenda (Az-Iv). “Gli elettori – dice – non hanno trovato più la sinistra, dobbiamo costruire un’alternativa: diamoci un appuntamento fuori, lontano dalle telecamere. Possiamo fare insieme un ragionamento di contenuto e di merito. Chiudiamoci in una stanza, non usciamo fino a notte fonda, ma poi qualcosa da fare insieme la troviamo piuttosto che far vincere di nuovo quegli altri”.
Il padrone di casa, Landini, invita a diffidare da chi ha “la soluzione in tasca” e invita gli ospiti a recuperare la “capacità di ascolto”; poi, in modo un po irrituale, si lascia andare a un lungo e veemente intervento che spezza tono e ritmi della discussione da talk show e costringe i leader ospiti alla citata posizione di “ascolto”. “Questo paese sta in piedi con le tasse che pagano i lavoratori dipendenti e i pensionati. Io – tuona il segretario della Cgil – mi sono rotto le scatole, non ci sto più a pagare le tasse anche per quelli che non le pagano”.
Per cercare di trovare un terreno comune, probabilmente a seguito di una intesa non dichiarata, il tema più divisivo (guerra in Ucraina e forniture di armi) resta fuori dal palco di Rimini. Solo Calenda prova a spezzare l’incantesimo, polemizzando con Conte che lo accusa di votare con le destre in Parlamento: “Ho votato per le armi in Ucraina col Pd, allora il Pd è di destra?”. Ma del resto, proprio il leader di Azione si vota al compito del guastafeste, rispetto al “format” del dibattito che riproduce il defunto campo largo, quando dice: “Posso governare con le persone che sono qua? No”.
Fratoianni respinge la critica “pragmatica” arrivata da una domanda della moderatrice Annunziata sul ruolo delle opposizioni: “Io non penso – dice – che il problema dell’opposizione sia quello di non mettere le bandierine, ma che in questi anni non c’erano più bandiere e casomai le hanno rialzate altri. “Qualche bandiera bisogna rialzarla, Biden mette una patrimoniale. Vogliamo dirlo che è una iniziativa di giustizia sociale? E’ una bandiera sì, ma una bandiera giusta”.
La piattaforma che Schlein propone ai potenziali partner delle battaglia di opposizione ha il fine di “far sì – spiega – che le persone non pensino più che la politica non possa far nulla per loro”. Snocciola quindi le critiche alla “manovra del governo” che “ha colpito i poveri mentre l’inflazione è altissima” e che “non ha messo investimenti nè su Sud nè su sanità pubblica”. Poi cita la manifestazione di Firenze a difesa della scuola pubblica e sul lavoro, dice, “si può fare qualcosa per spezzare la precarietà, e la Spagna ci ha insegnato che si può. E poi una legge sulla rappresentanza che spazzi via i contratti pirata. E accanto al rafforzamento della contrattazione collettiva bisogna anche fissare una soglia sotto la quale non è lavoro ma sfruttamento, ed è il salario minimo che serve a questo Paese. Sono disponibile a cambiare la nostra proposta per trovare una direzione unitaria”, promette la leader dem.
Non chiude alle proposte di battaglie comuni Conte: “Credo che l’obiettivo di ciascuna forza che abbia una vocazione progressista è battere le forze di destra conservatrici quindi qualunque strumento di dialogo è la premessa per questi obiettivi”. L’ex premier cita, tra le “cose concrete” da fare, “un patto su istruzione, sanità e lavoro” ma “nella prospettiva, che ormai è insopprimibile, di una visione integralmente ecologica”. Ma non rinuncia a mettere i suoi paletti, a cominciare da un affondo su un passato non troppo lontano: “Dobbiamo ritrovarci ammonisce i leader 5s raccogliendo l’applauso dalla platea sindacale e l’immediata contestazione di Calenda – su un punto: tutto ciò che ha rappresentato il Jobs Act è un fallimento”. Dopo Rimini, comunque, c’è lavoro per gli amanti dei retroscena: si farà, e quando, questo incontro proposto da Schlein al chiuso di una stanza? Probabilmente sì, ma resta da vedere se basterà questa iniziativa a posare le fondamenta per un nuovo “campo largo” guidato dal Pd.

Allarme di Mattarella sul clima: rischi gravi, non avremo secondo tempo

Allarme di Mattarella sul clima: rischi gravi, non avremo secondo tempoRoma, 16 mar. (askanews) – Per affrontare le conseguenze del cambiamento climatico “non avremo un ‘secondo tempo’”, bisogna agire subito e globalmente per invertire la rotta, serve insomma “un cambio di paradigma”. Dal Kenya Sergio Mattarella lancia un vero e proprio allarme sulle “conseguenze nefaste” che l’inquinamento del pianeta ha già prodotto: “ondate di calore, inondazioni, siccità, scioglimento dei ghiacciai e innalzamento del livello dei mari sono alcuni dei sintomi più evidenti”.
Il presidente della Repubblica conclude la sua visita di Stato in Kenya con un discorso all’università di Nairobi, dove ha studiato la prima donna africana Premio Nobel per il suo instancabile impegno a favore della promozione dello sviluppo sostenibile, della democrazia e della pace, Wangari Maathai. Sono sue le parole in cui il capo dello Stato dice di “riconoscersi pienamente”: “Non può esserci pace senza sviluppo; e non vi può essere sviluppo senza una gestione sostenibile dell’ambiente in uno spazio pacifico e democratico”.
Sono i due temi che hanno fatto da sfondo a questa missione in Kenya, l’ambiente e la pace, parole che il capo dello Stato ha ripetuto in ogni suo intervento: necessità di collaborare tra Stati e tra continenti. “Soltanto un’azione collettiva può essere capace di coniugare efficacia e solidarietà per evitare gli scenari catastrofici in atto e quelli che si annunciano – ha avvertito -. È il momento dell’unità, della coesione, non di divisioni fra Nord e Sud, fra Est e Ovest del mondo. Affrontare le sfide che si pongono all’umanità, tutta insieme, significa abbandonare gli scenari di guerra e di conflitto interno che gravano, purtroppo, sui destini di tante popolazioni e progettare congiuntamente il futuro”.
Nei suoi discorsi Mattarella non manca mai di ribadire come “la brutale aggressione della Federazione Russa all’Ucraina sta riportando i rapporti internazionali indietro di ottant’anni, come se non vi fosse stato, in questo arco di tempo, un mirabile progresso sul terreno della indipendenza, della libertà e della democrazia, della crescita civile di tante nazioni”.
Ma proprio il contrasto al cambiamento climatico può diventare “un obiettivo unificante che richiama al dialogo multilaterale, al rispetto degli impegni liberamente assunti in sede internazionale”. Infatti bisogna ammettere che “con il crescere della minaccia è aumentata anche la consapevolezza dei gravissimi rischi che l’umanità sta correndo” e “passi avanti sono stati compiuti. Gran parte del merito di questa nuova sensibilità – secondo il Presidente della Repubblica – va attribuito alla società civile e, in particolare, ai tanti giovani come voi che in tutti i continenti – dall’Africa all’Europa, dall’Asia alle Americhe – mantengono alta la pressione sui Governi e sul settore privato, pretendendo azioni immediate e incisive. È la vostra generazione a essere interpellata, anzitutto. Perché ne va del vostro futuro”.
Ma Mattarella non nasconde che quanto fatto finora sia insufficiente perchè “in segmenti della società e in alcuni Paesi non è presente il senso profondo dell’urgenza e della necessità di interventi incisivi. Non si può fuggire dalla realtà. La riduzione delle emissioni nei tempi e nelle modalità indicate dalla comunità scientifica costituisce un obbligo ineludibile, che riguarda tutti”, insiste. “Non ci si può cullare nell’illusione di perseguire prima obiettivi di sviluppo economico per poi affrontare in un secondo momento le problematiche ambientali”.
E allora torna la questione della collaborazione tra Stati e continenti: “La tutela dell’ambiente e il contrasto al cambiamento climatico rappresentano responsabilità ineludibili, che ricadono su tutta l’umanità, nessuno escluso”. E su questo tema Mattarella è convinto che “Africa ed Europa possano e debbano assumere congiuntamente un ruolo di guida. La cooperazione fra Europa e Africa – il cui futuro è in comune – è determinante per promuovere obiettivi ambiziosi”.
“Condividiamo la tensione verso un nuovo umanesimo, che ponga al centro, a livello nazionale e internazionale, l’uomo e la sua aspirazione a vivere con dignità in società più eque, inclusive e sostenibili” conclude allora Mattarella secondo il quale il Kenya è interlocutore ideale “con cui costruire un partenariato fondato, oltre che sulla convergenza verso comuni interessi, su valori condivisi. Quali il rispetto per la dignità di ogni persona e di ogni comunità, la promozione dei valori democratici, l’attenzione per la crescita e lo sviluppo delle giovani generazioni, la cura dei beni comuni globali, a cominciare – appunto – da quello, preziosissimo, dell’ambiente”.

Vino, Chiaretto di Bardolino: a Vinitaly and the city debutta Chiaré Rosé

Vino, Chiaretto di Bardolino: a Vinitaly and the city debutta Chiaré RoséMilano, 16 mar. (askanews) – Le bollicine rosa del “Chiaré Rosé,”, un Chiaretto di Bardolino Spumante nato da un’inedita collaborazione tra alcuni dei maggiori produttori del lago di Garda coordinati dal Consorzio di Tutela del Chiaretto e del Bardolino, debutteranno in esclusiva a Vinitaly and The City, il fuorisalone di Vinitaly che coinvolgerà il centro storico della città di Verona dal 31 marzo al 3 aprile.
Lo Spumante Chiaré Rosé vestirà un’etichetta floreale che descrive appieno la leggerezza e la freschezza di questo extra dry metodo Martinotti, ottenuto da sole uve rosse pregiate di corvina veronese e rondinella, coltivate sulla riviera gardesana e vinificate in rosa. Lo Spumante sarà in vendita all’interno di insegne selezionate del Nord e del Centro Italia, per il momento nelle province di Firenze, Pisa, Siena, Lucca, Pistoia, Arezzo, Torino e Savona, per poi espandersi ad altri territori.
“Con il progetto Chiaré Rosé, il Chiaretto di Bardolino avvia lo sviluppo della versione spumantizzata, nata oltre 25 anni fa ma rimasta a lungo circoscritta al solo consumo locale” ha dichiarato il presidente del Consorzio, Franco Cristoforetti, precisando che “oggi le aziende che propongono lo Spumante nella denominazione sono 25, con una produzione annua di 300mila bottiglie: nel prossimo triennio il Consorzio si prefigge l’obiettivo di sfiorare i 3 milioni di pezzi, distribuendoli nei principali canali di vendita fino a coprire l’intero mercato nazionale”.
“Chiaré Rosé” è un marchio esclusivo di proprietà del Consorzio di Tutela del Chiaretto e del Bardolino. I player coinvolti nel progetto consortile sono Cadis 1898, Cantine di Verona, Cantine Vitevis, Cantina Caorsa Consorzi Agrari d’Italia e Cantine Delibori.

Trasformazione digitale, la rivoluzione è partita anche in Italia

Trasformazione digitale, la rivoluzione è partita anche in Italia

Business da 251 miliardi. Il 23 marzo a Milano primo evento internazionale su Digital Adoption

Roma, 16 mar. (askanews) – “Anche in Italia è in atto la nuova rivoluzione industriale: la trasformazione digitale. Nord e sud viaggiano a velocità diverse. Il PNRR può colmare questo gap geografico ma serve superare alcuni limiti strutturali come la frammentazione amministrativa ed il divario in termini competenze”. Lo afferma Andrea Rubei, Ceo di MyMeta, una start up nata tre anni fa con un team che vanta lunghissima esperienza in questo ambito. MyMeta ha organizzato a Milano, il 23 marzo prossimo, il primo evento internazionale completamente dedicato alla DIGITAL ADOPTION al quale parteciperanno oltre ottanta aziende italiane e non solo che faranno il punto sulla digitalizzazione.
I numeri della trasformazione digitale parlano chiaro: uno studio condotto da IDC evidenzia come la digital transformation potrebbe generare un valore aggiunto di 251 miliardi di euro per l’economia italiana entro il 2024, grazie alla crescita delle attività digitali delle imprese e alla creazione di nuovi prodotti e servizi digitali.
“Un processo inesorabile che sta avendo un impatto profondo sulla società, l’economia e la tecnologia per migliorare la competitività e la sostenibilità dell’organizzazione nel lungo termine, in un mondo sempre più digitale e interconnesso – aggiunge Rubei, la cui azienda occupa un osservatorio privilegiato in termini di Digital Adoption – La Digital Adoption è una componente essenziale della digital transformation, in quanto consente alle organizzazioni di mettere in pratica le nuove strategie e i nuovi processi abilitati dalle tecnologie digitali. In particolare, il cloud computing è uno dei fattori chiave in quanto consente alle aziende di gestire e archiviare grandi quantità di dati in modo efficiente, di migliorare l’accesso ai dati e di ridurre i costi. Inoltre, l’adozione del cloud computing da parte delle imprese italiane potrebbe generare un valore aggiunto di 7,4 miliardi di euro entro il 2024. Il cloud computing tende però a spingere verso una standardizzazione dei processi aziendali, perdendo la possibilitá di personalizzare sulle esigenze specifiche dell’azienda o dell’utente. La Digital Transformation non può realizzarsi pienamente se l’utente non viene messo al centro. Ció vuol dire rendere la trasformazione rilevante per l’utente e metterlo in grado di governare le nuove tecnologie apprendendo gli skills necessari”.
“MyMeta ha sviluppato una piattaforma di adozione digitale che consente alle Organizzazioni di creare un’esperienza migliore e personalizzata per ogni utente, permettendo una formazione contestuale ed un uso immediato e massivo delle nuove tecnologie per garantire il ROI di ogni investimento tecnologico, aiutando i dirigenti a far crescere le loro aziende e ad ogni Process Owner di semplificare i propri processi”, aggiunge Rubei.
“L’Italia ha maggiori difficoltà nella digital transformation a causa di una infrastruttura digitale ancora in fase di sviluppo rispetto ai suoi omologhi europei – spiega il Ceo di MyMeta – Ad esempio, molte aziende italiane hanno ancora una gestione manuale dei processi, piuttosto che automatizzati tramite l’uso di tecnologie digitali. Rispetto a Paesi come gli Usa e la Cina, che da anni investono in innovazione, in tecnologia e in infrastrutture l’Italia ha ancora molte aree in cui la digital transformation è limitata. Purtroppo ci sono ancora regioni ed aree che viaggiano a ritmi diversi con il nord ed il centro che guidano in termini di investimenti in tecnologie ICT e digitali. Resta forte il gap nord sud sia in termini di competenze digitali, utilizzo e disponibilità dei servizi internet. Detto questo, l’Italia ha notevoli eccellenze in tutte le regioni, ma manca ancora di ‘consistenza’ che renda queste eccellenze parte di un sistema e non delle eccezioni”.