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Inflazione, Istat: nel 2023 cala al 5,7%, a dicembre allo 0,6%

Inflazione, Istat: nel 2023 cala al 5,7%, a dicembre allo 0,6%Roma, 5 gen. (askanews) – A dicembre l’inflazione aumenta dello 0,2% su base mensile e dello 0,6% su base annua, da +0,7% del mese precedente. Secondo le stime provvisorie dell’Istat, in media, nel 2023 i prezzi al consumo registrano una crescita del 5,7% (+8,1% nel 2022). Al netto degli energetici e degli alimentari freschi (l’”inflazione di fondo”), i prezzi al consumo crescono del 5,1% (+3,8% nell’anno precedente) e al netto dei soli energetici del 5,3% (+4,1% nel 2022). Sulla base delle stime preliminari, il trascinamento dell’inflazione al 2024 è pari a +0,1%.

Il rallentamento su base tendenziale dell’inflazione è dovuto prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici regolamentati (che accentuano la loro flessione da -34,9% a -41,7%), a quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,6% a +3,6%) e dei Beni alimentari lavorati (da +5,8% a +5%); per contro, un sostegno alla dinamica dell’inflazione deriva dall’attenuarsi del calo dei prezzi degli Energetici non regolamentati (da -22,5% a -21,1%) e dall’accelerazione di quelli dei Beni alimentari non lavorati (da +5,6% a +7,0%). Nel mese di dicembre l’”inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, decelera da +3,6% a +3,1% e quella al netto dei soli beni energetici da +3,6% a +3,4%.

I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano lievemente su base tendenziale da +5,4% a +5,3%, come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +4,6% di novembre a +4,4%). L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto, per lo più, alla crescita dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+1,4% anche a causa di fattori stagionali), dei Beni alimentari non lavorati (+0,7%) e dei Beni durevoli e non durevoli (entrambi +0,5%); gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi degli Energetici, sia regolamentati (-3,5%) sia non regolamentati (-2,1%).

In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta dello 0,2% su base mensile e dello 0,5% su base annua (da +0,6% di novembre). Nel 2023 la variazione media annua dell’Ipca è pari a +5,9% (+8,7% nel 2022).

Lavoro, 508mila assunzioni previste dalle imprese a gennaio

Lavoro, 508mila assunzioni previste dalle imprese a gennaioRoma, 5 gen. (askanews) – Sono più di 508mila i lavoratori ricercati dalle imprese a gennaio e circa 1,4 milioni per il primo trimestre dell’anno. Oltre 4mila assunzioni in più rispetto a gennaio 2023 (+0,9%) e +69mila assunzioni (+5,3%) prendendo come riferimento l’intero trimestre. A guidare la domanda di lavoro sono i servizi alle persone che programmano a gennaio 70mila assunzioni (+10,0% rispetto a gennaio 2023). Seguono commercio (68mila unità; +13,7% su base annua) e le costruzioni (51mila unità; +1,8%). È negativa, però, a gennaio la tendenza prevista delle imprese del turismo e dell’industria manifatturiera (rispettivamente -12,1% e -2,3% rispetto all’anno precedente). Sale al 49,2% la difficoltà di reperimento (+3,7 punti percentuali rispetto a un anno fa). A delineare questo scenario è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal.

A gennaio l’industria complessivamente ha in programma 172mila assunzioni (-1,1% su base annua) 121mila delle quali nelle industrie manifatturiere e nelle public utilities, mentre le altre 51mila riguardano il settore delle costruzioni. I servizi prevedono di assumere in totale 336mila lavoratori (+2% su base annua). In generale sono le piccole (10-49 dipendenti) e le medie imprese (50-249 dipendenti) a prevedere per gennaio andamenti di crescita delle assunzioni (rispettivamente +3.300 e +3.800 rispetto a gennaio 2023). Positiva anche la previsione delle grandi imprese con oltre 250 dipendenti (+1.900 assunzioni), mentre le microimprese della fascia 1-9 dipendenti prevedono una flessione pari a circa -4.500 assunzioni rispetto allo stesso periodo del 2023. A gennaio il mismatch tra domanda e offerta di lavoro interessa 250mila assunzioni delle 508mila programmate (49,2%) soprattutto a causa della mancanza di candidati (31,1%), seguita dalla preparazione inadeguata (14,3%) e da altri motivi (3,8%). Dal Borsino delle professioni sono difficili da reperire sul mercato gli specialisti nelle scienze della vita (è di difficile reperimento il 91,4% di farmacisti, biologi e altri profili appartenenti a questo gruppo professionale), seguiti dagli operai addetti a macchinari dell’industria tessile e delle confezioni (72,8%), dai fonditori, saldatori, montatori di carpenteria metallica (72,6%), dagli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (71,8%) e dai tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (70,6%).

I contratti a tempo determinato si confermano la forma maggiormente proposta con circa 206mila unità, pari al 40,5% del totale, sebbene siano in calo rispetto a un anno fa, quando rappresentavano il 41,3% del totale. In crescita invece i contratti a tempo indeterminato che passano dai 122mila di gennaio 2023 agli attuali 129mila (+7mila; +5,7%). Con riferimento ai livelli di istruzione, il 19% delle ricerche di personale è rivolto a laureati (97mila unità), il 30% a diplomati (155mila unità) e il 32% a chi è in possesso di una qualifica/diploma professionale (163mila unità). Circa 7mila le richieste per i diplomati ITS Academy. Per il 18,1% delle assunzioni (oltre 91mila) le imprese pensano di rivolgersi preferenzialmente a lavoratori immigrati, soprattutto nei settori dei servizi operativi (30,8% del totale entrate), della logistica (29,1%), dei servizi di alloggio, ristorazione, turismo (24,4%), delle costruzioni (21,0%) e delle industrie alimentari, bevande e tabacco (20,6%).

A livello territoriale sono le macro-ripartizioni del Nord-ovest e del Nord-est a programmare un maggior numero di assunzioni (rispettivamente oltre 174mila e oltre 118mila), seguite dalle regioni del Sud (oltre 110mila) e del Centro (circa 105mila). La graduatoria regionale delle assunzioni vede, nell’ordine, Lombardia (circa 123mila), Lazio (oltre 53mila), Veneto (oltre 48mila), Emilia-Romagna (circa 48mila), Piemonte (oltre 38mila) e Campania (circa 35mila).

Russia, 11 candidati per la rielezione di Putin

Russia, 11 candidati per la rielezione di PutinRoma, 5 gen. (askanews) – Il Comitato elettorale centrale russo ha registrato stamane in qualità di candidato alle presidenziali di marzo Vladislav Davankov, presentato dal partito di ispirazione liberale Nuova Gente: nuova conferma di un quadro elettorale affollato per una gara ad esito scontato, eppure importante per le sorti del regime putiniano e della stessa Federazione russa.

Ad oggi, per la presidenza fino al 2030 sono in corsa 11 candidati e 10 non hanno alcuna chance di insidiare la decisione di Vladimir Putin di correre per un quinto mandato non consecutivo al Cremlino. Tre gli indipendenti, compreso Putin, e otto i candidati presentati da partiti che a loro volta non minacciano il primato della formazione governativa Russia Unita e quindi il funzionamento della macchina del potere russo. I documenti sono stati registrati dalla Commissione elettorale ed entro il 18 gennaio chi non ha alle spalle un partito rappresentato in parlamento deve raccogliere 100mile firme e 300mila se si autocandida, con precise quote regionali. Un ‘filtro’ in passato usato per escludere eventuali partecipanti poco graditi al Cremlino.

Putin è uno degli ‘indipendenti’ e per le firme a suo sostegno sono all’opera 50 punti di raccolta solo a Mosca. Ovviamente una formalità, ma importante per un processo elettorale che è innanzitutto una verifica del funzionamento del sistema di convogliamento dei voti per il candidato del sistema di potere. Una ‘esercitazione’ che implica innanzitutto una forte partecipazione al voto, in quanto prova della legittimità del capo dello Stato, e il timore degli addetti ai lavori di rielezione di Putin è proprio quello di dover esagerare con gli espedienti per portare alle urne un elettorato che già conosce l’esito del voto. Putin vincerebbe anche senza forzature ma ha bisogno di un plebiscito per avviare un quinto mandato all’età di 72 anni e con la guerra in Ucraina che sarà entrata nel terzo anno al momento delle elezioni, fissate per il 17 marzo. Grazie alla riforma costituzionale del 2020, l’attuale presidente può in teoria restare al potere fino al 2036 ma il suo destino di leader è appeso all’esito del conflitto in Ucraina e un processo elettorale con inciampi e brogli graverebbe sulle decisioni riguardo la guerra. A scanso di sorprese, e con una stretta autoritaria che non si arresta da anni, l’opposizione ‘extraparlamentare’, ovvero le voci dissenzienti sono state escluse dalla gara con ampio anticipo. Esemplare il caso di Aleksey Navalny, che nel 2013 poteva partecipare alle elezioni per il sindaco di Mosca e oggi sconta una condanna a 19 anni di carcere in una colonia penale di sovietica memoria nella regione dell’Artico.

La pletora di candidati deve comunque servire a proiettare l’immagine di un contesto elettorale competitivo o perlomeno vario. Così in gara ci sono esponenti della cosiddetta ‘opposizione sistemica’, di formazioni politiche che siedono in parlamento e si muovono dentro un recinto di azione politica ammessa dal regime. Orfano del sulfureo e carismatico Zhirinovsky, il partito nazionalistico dei Liberal Democratici (Ldpr) presenta lo scialbo Leonid Slutsky, la cui unica proposta originale è l’iscrizione alle scuole superiori gratuita, sulla base di concorsi. Il Partito comunista della Federazione russa (Kprf) candida Nikolay Karitonov, che già nel 2018 si era piazzato secondo dopo Putin alle presidenziali. Motto: “Pane, pace e bene in ogni casa”.

Per Comunisti di Russia si presenta invece Sergey Malinkovic, nel cui programma spicca l’obiettivo di sferrare “dieci colpi staliniani al comunismo e all’imperialismo americano”. I due candidati comunisti raccoglieranno voti tra gli anziani e nelle regioni più in difficoltà economicamente, ma la forza elettorale dei seguaci di Lenin è da tempo in declino, fattore generazionale che riduce a poca cosa i rischi elettorali per il regime. In lizza anche due donne: Irina Spiridova 35enne del poco significativo Partito democratico che insiste sui temi della libertà in un Paese dove i diritti e la libera espressione sono ormai totalmente repressi. E la blogger Rada Russkikh, creatrice dell’omonimo brand di cosmesi, che ha faticato a raccogliere le firme per concorrere ma al secondo tentativo ce l’ha fatta e propone di perseguire “obiettivi elevati” e in particolare lottare contro la burocrazia.

Destinazione Marte: l’insalata ideale per nutrire gli astronauti

Destinazione Marte: l’insalata ideale per nutrire gli astronautiRoma, 5 gen. (askanews) – Semi di papavero, semi di girasole, orzo, cavolo riccio, soia, arachidi e patate dolci. Non è la dieta consigliata dopo le feste natalizie, ma il pasto ideale qualora voleste partire per un viaggio pluriennale verso Marte. Mentre le agenzie spaziali pianificano missioni più lunghe, i ricercatori di tutto il mondo sono alle prese con la sfida di nutrire al meglio gli equipaggi nello spazio cercando alternative nutrienti, gustose e sostenibili ai soliti pasti insipidi e preconfezionati. Un team di ricerca internazionale ha recentemente pubblicato su “Acs Food Science & Technology”, la rivista dell’American Chemical Society, la ricetta per il “pasto spaziale” ottimale: una ricca insalata vegetariana. Per progettarlo, – si legge su Media Inaf, il notiziario online dell’Istituto nazionale di astrofisica – gli scienziati hanno scelto ingredienti freschi, coltivabili nello spazio e che rispondano alle esigenze nutrizionali specifiche degli astronauti uomini.

In generale, gli esseri umani bruciano più calorie nello spazio rispetto a quando sono sulla Terra e necessitano di micronutrienti extra, come il calcio, per mantenersi in salute durante la prolungata esposizione alla microgravità. Inoltre, considerando il numero e la durata delle future missioni a lungo termine, le coltivazioni di cibo dovranno necessariamente essere sostenibili e “circolari” all’interno delle navicelle o delle colonie spaziali. Questi aspetti sono stati già da tempo affrontati dagli scienziati che hanno esplorato e sperimentato diversi metodi di coltivazione del cibo nello spazio. Tuttavia, fino ad oggi, nessuno aveva pensato come fornire i nutrienti necessari agli astronauti attraverso pasti specifici freschi e, per di più, gustosi. La sfida è stata colta da Volker Hessel dell’Università di Adelaide, in Australia, e dai suoi collaboratori: provare a ottimizzare un pasto che rispondesse ai requisiti specifici di un volo spaziale e avesse un buon sapore. Inizialmente, i ricercatori hanno valutato le differenti combinazioni di ingredienti freschi, utilizzando il metodo della programmazione lineare, per bilanciare computazionalmente più variabili al fine di raggiungere un obiettivo specifico.

Nello studio in questione, – prosegue Media Inaf – il modello ha analizzato combinazioni di alimenti misurandone la capacità di soddisfare il fabbisogno nutrizionale giornaliero di un astronauta maschio, in relazione alla quantità minima di acqua necessaria per la loro coltivazione. “Abbiamo adottato l’ottimizzazione numerica per identificare le varie combinazioni, usando come vincoli i contenuti macro e micro nutrizionali dei cibi e ottimizzando il carico d’acqua necessario per la loro coltivazione”, spiegano gli autori dello studio. “I vincoli alimentari sono quelli raccomandati dalla Nasa, e abbiamo considerato fino a 36 nutrienti e 102 colture”. Tra i dieci scenari, o “piatti spaziali”, proposti – quattro vegetariani e sei onnivori, ciascuno con un numero di ingredienti compreso tra sei e otto – i ricercatori hanno scoperto che un pasto vegetariano composto da soia, semi di papavero, orzo, cavolo riccio, arachidi, patate dolci e semi di girasole offriva l’equilibrio più efficiente tra il massimo dei nutrienti e il minimo degli input agricoli. Sebbene questa combinazione non sia in grado di fornire tutti i micronutrienti di cui un astronauta ha bisogno, quelli mancanti potrebbero essere aggiunti con un integratore.

Inoltre, per assicurarsi che la combinazione identificata fosse gustosa, così da non togliere il piacere al palato degli astronauti, il team ha proposto l’insalata spaziale ideale a quattro assaggiatori, qui sulla Terra. Uno dei tester ha espresso giudizi entusiastici sul piatto proposto dichiarandosi ben disposto a mangiarlo anche per tutta la settimana, una volta nello spazio. Gli altri sono stati più moderati nei loro giudizi, ma non si sono comunque fatti mancare una seconda porzione d’insalata. Infine, anche l’occhio vuole la sua parte. Le insalate scelte dal computer sono state selezionate anche in base al colore e alla consistenza degli ingredienti, valutando la soddisfazione dei potenziali consumatori: un aspetto psicologico particolarmente importante nei viaggi più lunghi, quando gli astronauti dovranno far ricorso allo stesso cibo, giorno dopo giorno, per svariati anni.

Se il primo spuntino spaziale fu la mousse di mele in tubetto consumata dall’astronauta John Glenn nel 1962 a bordo della navicella Friendship 7, in futuro si potrà sicuramente contare su un menu più variegato. I ricercatori, infatti, proveranno a utilizzare lo stesso modello computerizzato per ampliare la varietà di colture nel database e, soprattutto, per capire quali opzioni potrebbero essere utili per le esigenze fisiologiche delle astronaute. Tutto sommato, parafrasando Virginia Woolf, – conclude Media Inaf – sappiamo che non si può pensare bene, amare bene, dormire bene – aggiungiamo, esplorare bene – se non si è mangiato bene. (Crediti: Shu Liang et al., Acs Food Sci. Technol., 2023; Università di Adelaide)

Basilicata, approvate due delibere per riduzione bolletta acqua

Basilicata, approvate due delibere per riduzione bolletta acquaRoma, 5 gen. (askanews) – “Le prime due delibere approvate ieri dalla Giunta Regionale sono state quelle che consentiranno a oltre 70mila famiglie lucane di avere bollette più basse, con una riduzione senza precedenti”. Lo afferma in una nota il Presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi. “Sono stati infatti approvati i progetti di costruzione di impianti fotovoltaici proposti da ENI e finanziati anche da Shell, i contitolari della concessione Val D’agri, come forma di compensazione ambientale”, sottolinea l’assessore all’ambiente ed energia, Cosimo Latronico.

“In altre parole, le aziende energetiche faranno i loro investimenti per lo sviluppo sostenibile del territorio proprio sul nostro sistema idrico, realizzando una vera transizione energetica che consentirà ad Acquedotto Lucano di abbattere la tariffa idrica riducendo i costi dell’energia che sarà utilizzata, pulita e rinnovabile. Abbiamo avuto l’intuizione di dare il bonus gas e la risposta economica è stata immediata: l’inflazione in Basilicata è la più bassa d’Italia. Una bassa inflazione vuol dire più consumi, più servizi, più occupazione. Siamo certi che le leggi economiche che ci hanno consentito questo obiettivo anche nel caso del bonus acqua non potranno che portare benefici generalizzati a tutta la regione, non solo aiutando molto concretamente gli utenti/residenti che hanno un ISEE sotto i 30mila euro, ma aiutando anche con questa misura tutto lo sviluppo economico e sociale della Basilicata”, aggiunge Bardi. “Eni costruirà gli impianti su terreni regionali, fornirà energia ad Acquedotto per 8 anni ed al termine del periodo restituirà alla Regione gli impianti che continueranno a produrre la propria energia pulita per gli utilizzi del sistema idrico integrato. Siamo certi di poter dare un futuro di sviluppo e di efficienza al nostro sistema idrico e a tutti i lucani con questa misura”, conclude Latronico.

Conti pubblici, Istat: nel III trimestre deficit-Pil cala al 5%

Conti pubblici, Istat: nel III trimestre deficit-Pil cala al 5%Roma, 5 gen. (askanews) – Nel terzo trimestre del 2023 il quadro di finanza pubblica mostra un indebitamento in miglioramento. L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato, infatti, pari al -5%, era -9,4% nello stesso trimestre del 2022. Lo ha reso noto l’Istat.

Il saldo primario delle AP (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato anch’esso negativo, con un’incidenza sul Pil del -1,2% (-5,6% nel terzo trimestre del 2022). Il saldo corrente delle AP è stato positivo, con un’incidenza sul Pil dell’1,1% (-1,2% nel terzo trimestre del 2022). Complessivamente, nei primi tre trimestri del 2023 le AP hanno registrato un indebitamento netto pari al -7,1% del Pil, in miglioramento rispetto al -8,8% del corrispondente periodo del 2022. Sempre nei primi nove mesi del 2023, in termini di incidenza sul Pil, il saldo primario e il saldo corrente sono risultati negativi, pari rispettivamente al -3,3% (-4,7% nello stesso periodo del 2022) e al -1,4% (-2,1% nel corrispondente periodo del 2022).

Istat: nel III trimestre aumenta reddito e potere acquisto famiglie

Istat: nel III trimestre aumenta reddito e potere acquisto famiglieRoma, 5 gen. (askanews) – Nel terzo trimestre del 2023 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dell’1,8% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dell’1,2%. La propensione al risparmio delle famiglie è stimata al 6,9%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Lo ha reso noto l’Istat.

Il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici è cresciuto rispetto al trimestre precedente dell’1,3% a fronte di un aumento dei prezzi dello 0,5%. “Il potere d’acquisto delle famiglie, dopo la brusca caduta del quarto trimestre 2022, prosegue – è il commento dell’Istat – la ripresa. Tale ripresa, iniziata nel primo trimestre 2023, era stata interrotta dalla lieve flessione del trimestre successivo; la stessa dinamica si osserva per la propensione al risparmio, che tuttavia rimane molto al di sotto dei livelli pre-Covid”.

Nel terzo trimestre del 2023 il tasso di investimento delle famiglie consumatrici si è attestato all’8%, 0,1 punti percentuali più basso rispetto al trimestre precedente, a fronte di una crescita degli investimenti fissi lordi dell’1% e del già segnalato aumento del reddito lordo disponibile

Istat: nel III trimestre pressione fiscale cala al 41,2%

Istat: nel III trimestre pressione fiscale cala al 41,2%Roma, 5 gen. (askanews) – La pressione fiscale, nel terzo trimestre del 2023, è stata pari al 41,2%, in riduzione di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Lo ha reso noto l’Istat.

Complessivamente, nei primi nove mesi del 2023, la pressione fiscale si attesta al 39,9% del Pil, in riduzione di 0,3 punti percentuali rispetto al 2022. Le uscite totali nel terzo trimestre 2023 sono diminuite del 3,8% rispetto al corrispondente periodo del 2022 e la loro incidenza sul Pil (pari al 50,9%) è diminuita in termini tendenziali di 4,5 punti percentuali. Nei primi tre trimestri del 2023 la relativa incidenza è stata pari al 51,9%, in riduzione di 2,2 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2022.

Le uscite correnti hanno registrato, nel terzo trimestre 2023, una diminuzione tendenziale dell’1,2%, mentre le uscite in conto capitale si sono ridotte in termini tendenziali del 17,8%. Le entrate totali nel terzo trimestre 2023 sono aumentate in termini tendenziali del 4,6% e la loro incidenza sul Pil è stata del 45,9%, in calo di 0,1 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2022. Nei primi tre trimestri dell’anno, l’incidenza delle entrate totali sul Pil è stata del 44,8%, in diminuzione di 0,5 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2022.

Le entrate correnti e le entrate in conto capitale nel terzo trimestre 2023 hanno segnato, in termini tendenziali, aumenti rispettivamente del 4% e del 44,2%.

Huawei licenzia team pubbliche relazioni in Usa-Canada

Huawei licenzia team pubbliche relazioni in Usa-CanadaRoma, 5 gen. (askanews) – La compagnia cinese Huawei ha smantellato i suoi team di pubbliche relazioni e relazioni governative negli Stati uniti e in Canada, segno che potrebbe non esserci più aspettative da parte sua rispetto a un allentamento delle restrizioni a cui è sottosposta in questi paesi. Lo segnala oggi il Nikkei Asia, citando fonti informate.

I dipendenti sono stati licenziati negli ultimi mesi, molti subito dopo il capodanno. Alcuni lavoravano per Huawei da circa un decennio e sono rimasti sconvolti dalla notizia, ma altri avevano previsto la decisione in arrivo a causa del peggioramento delle relazioni Usa-Cina. Huawei aveva ampliato le sue attività di pubbliche relazioni e relazioni governative in Nord America dopo essere stata inserita per la prima volta nella lista nera del governo degli Stati uniti nel 2019. Più o meno nello stesso periodo, la direttrice finanziaria Meng Wanzhou – figlia del fondatore – era stata arrestata a Vancouver, in Canada, su richiesta degli Usa, che ne chiedevano l’estradizione.

Nel 2021, Huawei ha assunto il lobbista democratico veterano Tony Podesta e altre tre società di lobbying per concentrarsi sulle questioni relative al rilascio di Meng, nonché sul commercio, sulle sanzioni economiche e su altre misure. Ma negli anni successivi le relazioni Usa-Cina sono ulteriormente peggiorate e Huawei è diventata un simbolo dei giganti tecnologici cinesi che attirano l’attenzione dei governi occidentali. Chris Pereira, ex responsabile delle pubbliche relazioni di Huawei e ora fondatore e amministratore delegato del gruppo di consulenza aziendale iMpact, ha dichiarato a Nikkei Asia che il ridimensionamento era previsto e ha aggiunto che Huawei North America aveva due obiettivi principali: il rilascio di Meng e il superamento delle restrizioni Usa. Meng è stata rilasciata ed è tornata in Cina nel 2021, mentre l’altro obiettivo non sembra a portata di mano alla luce delle relazioni tra Pechino e Washington. Peraltro, al momento, Usa e Canada “in realtà non sono importanti” per la struttura delle entrate di Huawei. Sui mercati esteri la compagnie cinese punta più sul Medio Oriente, il Sudest asiatico, il Sudamerica e l’Europa dell’Est.

La settimana scorsa, Huawei ha registrato il fatturato più alto degli ultimi tre anni. Le vendite nel 2023 hanno superato i 700 miliardi di yuan (99 miliardi di dollari), in aumento del 9% rispetto al 2022, e la società è ottimista riguardo al nuovo anno. “Dopo anni di duro lavoro, siamo riusciti a superare la tempesta. E ora siamo praticamente di nuovo sulla buona strada”, ha detto il presidente Ken Hu in un messaggio di Capodanno. “La convinzione condivisa ci ha aiutato a rompere l’assedio e ad andare avanti insieme”.

Nordcorea spara colpi d’artiglieria in zona cuscinetto marittima

Nordcorea spara colpi d’artiglieria in zona cuscinetto marittimaRoma, 5 gen. (askanews) – La Corea del Nord ha sparato circa 200 proiettili di artiglieria oggi nelle acque al largo della sua costa occidentale. L’affermano le forze armate sudcoreane.

Lo Stato maggiore congiunto di Seoul ha affermato di aver rilevato i colpi di artiglieria da Capo Jangsan e Capo Deungsan, entrambi nelle aree costiere sud-occidentali del Nord, dalle 9:00 alle 11:00 locali I proiettili si sono schiantati nella zona cuscinetto marittima a nord della Northern Limit Line (NLL), il confine marittimo di fatto nel Mar Giallo. La zona cuscinetto è stata istituita nell’ambito di un accordo militare intercoreano firmato il 19 settembre 2018, per ridurre le tensioni al confine.

Il comdando sudcoreano ha affermato che non sono stati segnalati danni causati dal fuoco dell’artiglieria del Nord contro civili o militari sudcoreani e ha definito la mossa di Pyongyang un atto “provocatorio”, minacciando rappresaglie. “Avvertiamo gravemente che l’intera responsabilità di tali situazioni di crisi ricade sulla Corea del Nord e chiediamo con forza la sua sospensione immediata”, ha detto il portavoce dello Stato maggiore, colonnello Lee Sung-jun, in una conferenza stampa. “Sotto stretto coordinamento tra la Corea del Sud e gli Stati uniti, le nostre forze armate stanno seguendo e monitorando le attività correlate e condurranno misure corrispondenti alle provocazioni della Corea del Nord”.

Secondo i funzionari, l’esercito sudcoreano sta pianificando di condurre esercitazioni a fuoco vivo sulle isole di confine nord-occidentali nel Mar Giallo nel corso della giornata in risposta al fuoco dell’artiglieria del Nord. Lo scorso novembre, la Corea del Nord ha annullato unilateralmente l’accordo militanre intercoreano del 2018, dopo che Seoul lo aveva parzialmente sospeso per protestare contro il successo del lancio da parte del Nord di un satellite spia militare.

Pyongyang ha sparato l’ultimo colpo di artiglieria in una zona cuscinetto marittima nel Mare dell’Est il 6 dicembre 2022. L’ultima minaccia della Corea del Nord è arrivata dopo che il leader nordcoreano Kim Jong Un, nella riunione di fine anno del governo di Pyongyang, ha definito i legami intercoreani come relazioni “tra due stati ostili tra loro” e ha chiesto intensificati preparativi per “sopprimere l’intero territorio della Corea del Sud” in un colpo solo.