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Mars investe 27 mln Usd per ridurre emissioni lattiero-caseario

Mars investe 27 mln Usd per ridurre emissioni lattiero-casearioRoma, 4 mar. (askanews) – Mars investe 27 milioni di dollari in strumenti, soluzioni tecnologiche e incentivi economici per aiutare gli allevatori del settore lattiero-caseario a ridurre le emissioni nelle loro aziende nell’ambito del programma “Farmer Forward”, un investimento quinquennale creato dall’azienda di snack in collaborazione con Fonterra, produttore globale di latticini.


Circa la metà dell’investimento sarà destinata alla fornitura di strumenti e soluzioni tecnologiche per circa 2.000 allevatori di Fonterra. Il resto dell’investimento andrà invece ai circa 165 allevatori che raggiungeranno ogni anno i migliori risultati in termini di sostenibilità, con incentivi medi di 15.000 dollari a testa. Il programma permetterà di ridurre le emissioni di Mars dal settore lattiero-caseario di oltre 150.000 tonnellate metriche entro il 2030, equivalente a eliminare oltre 380 milioni di miglia percorse su strada e potrebbe teoricamente generare abbastanza latte per produrre 20 miliardi di barrette Snickers all’anno. L’azienda ha intenzione di ridurre del 50% le emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto ai livelli del 2015 e raggiungere l’obiettivo Net Zero entro il 2050.


Il settore lattiero-caseario rappresenta infatti la quarta maggiore fonte di emissioni di carbonio dell’azienda. “Gli allevatori del settore lattiero-caseario sono in prima linea nell’adozione di pratiche agricole sostenibili – spiega Amanda Davies, Chief R&D, Procurement and Sustainability Officer di Mars Snacking – Attraverso questa iniziativa, stiamo investendo circa 27 milioni di dollari nelle aziende agricole familiari di Fonterra nei prossimi cinque anni per fornire un supporto finanziario fondamentale e delle riduzioni significative delle emissioni”.

Lavoro, Meloni: dati Istat importanti ma possiamo fare di più

Lavoro, Meloni: dati Istat importanti ma possiamo fare di piùRoma, 4 mar. (askanews) – “Secondo i dati diffusi oggi dall’Istat, a gennaio 2025 il numero di occupati in Italia ha raggiunto quota 24 milioni 222mila. Il tasso di occupazione cresce al 62,8%. Su base annua, l’occupazione aumenta del 2,2%, con 513mila occupati in più. Numeri importanti, che confermano la crescita dell’occupazione e il buon andamento del mercato del lavoro. Ma sappiamo che possiamo e dobbiamo fare ancora di più. Proseguiremo con determinazione su questa strada, per consolidare la crescita e rafforzare la competitività dell’Italia”. Lo scrive su X la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Emesse tre monete speciali per celebrare Michelangelo

Emesse tre monete speciali per celebrare MichelangeloRoma, 4 mar. (askanews) – Michelangelo genio universale. Per celebrare il 550° anniversario dalla nascita del Maestro oggi sono emesse dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, coniate dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, tre monete. Realizzate in argento 925‰, in oro 999‰ e nella versione da 1 Kg in argento 999‰, hanno rispettivamente valore nominale di 5, 10 e 25 euro.


Le monete raffigurano sul dritto il ritratto di Michelangelo e sullo sfondo il prezioso motivo pavimentale stellato di piazza del Campidoglio a Roma. Michelangelo, che aveva fatto della statua equestre di Marco Aurelio il fulcro della piazza, l’aveva immaginata centrale in uno spazio ovale decorato da un disegno a stella. La decorazione ispirata all’idea del Maestro – anche se non perfettamente coincidente con il suo disegno – fu realizzata solo nel 1940. Proprio come un libro le monete si “leggono” dal dritto al rovescio. Voltando “pagina” la narrazione creata dall’artista-incisora della Zecca dello Stato, Uliana Pernazza, per la celebrazione per i 550 anni dalla nascita del Maestro, prosegue sul rovescio dove si trova il principale e più famoso dettaglio del capolavoro “La creazione di Adamo”, probabilmente l’affresco più noto della Cappella Sistina e universalmente conosciuto e ammirato. Michelangelo lo realizzò nel 1511 circa. L’opera, che si trova nella volta della Cappella Sistina all’interno dei Musei Vaticani, raffigura le dita di Dio e Adamo che si sfiorano. Per concepirla, Michelangelo si ispirò alla frase della Genesi “Dio creò l’uomo a sua immagine”. Il capolavoro iconico, nella versione della moneta da 1 Kg, diventa una “Scultura numismatica”, tanto che è stata realizzata, in soli 200 pezzi, con le tecniche attraverso le quali vengono solitamente create le medaglie.


DESCRIZIONE TECNICA Sul dritto della moneta: Al centro il ritratto di Michelangelo custodito presso il Museo Casa Buonarroti. Sullo sfondo una raffigurazione del tracciato michelangiolesco che caratterizza il pavimento di piazza del Campidoglio a Roma. Nel giro la scritta “REPUBBLICA ITALIANA”. Sulla destra, nel giro, la firma dell’autore “U.PERNAZZA”. Sul rovescio della moneta: Al centro il particolare delle mani della “Creazione di Adamo”, affresco situato all’interno della Cappella Sistina. Nel giro, in alto, la scritta “MICHELANGELO” e nel campo le date “1475” e “2025”, rispettivamente, anno di nascita e anno di coniazione della moneta. Nel giro, in basso, la scritta “QUESTO SOL M’ARDE E QUESTO M’INNAMORA”. In basso, nelle tre versioni della moneta, Argento, Oro e Argento da 1 Kg, rispettivamente “5 EURO”-“10 EURO”- “25 EURO”, valore nominale. A sinistra “R”, identificativo della Zecca di Roma.

Lollobrigida: c’è consenso su riduzione Iva a 10% per ostricoltura

Lollobrigida: c’è consenso su riduzione Iva a 10% per ostricolturaRoma, 4 mar. (askanews) – Il Masaf “farà la sua parte” affinché venga accolta la proposta di ridurre l’IVA sulle ostriche dal 22% al 10%. Una proposta che “ha ottenuto il consenso di maggioranza e opposizione, anche se gli emendamenti presentati in Legge di Bilancio, da PD, M5S, Lega e Forza Italia, non sono stati approvati. Le ostriche non devono essere considerate un bene di lusso, ma un prodotto accessibile che può rappresentare una nuova opportunità per la filiera ittica italiana”.


Lo sottolinea in una nota il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida che stamattina al Senato ha incontrato i pescatori di Goro, “che da anni affrontano le conseguenze dell’emergenza granchio blu. Ho ascoltato le loro preoccupazioni, consapevole di quanto questo settore rappresenti il lavoro e il sostentamento di centinaia di famiglie”, spiega il ministro. “Fin dall’inizio – ricorda poi Lollobrigida – abbiamo lavorato per trovare soluzioni concrete, investendo risorse e presentando un Piano di contenimento che delinea una strategia per contrastare un problema che ha messo in ginocchio la produzione di vongole, cuore dell’economia locale. Oggi, però, emerge un’altra possibilità di riscatto: l’ostricoltura. Le ostriche, più resistenti agli attacchi del granchio blu, possono rappresentare un’opportunità di sviluppo per il territorio”.

Pechino risponde ai dazi di Trump colpendo il settore alimentare

Pechino risponde ai dazi di Trump colpendo il settore alimentareRoma, 4 mar. (askanews) – Le prime due economie del mondo hanno inasprito ulteriormente oggi la loro guerra commerciale, dopo che sono entrati in vigore i nuovi dazi imposti dal presidente degli Stati uniti Donald Trump, che hanno raddoppiato al 20% i nuovi dazi imposti dal suo ritorno alla Casa bianca. Pechino ha risposto, come era previsto, con tariffe di rappresaglia che andranno a colpire il settore agro-alimentare americano: un 15% su pollo, grano, mais e cotone; un 10% su soia, sorgo, maiale, manzo, prodotti lattiero-caseari.


I dazi cinesi entreranno in vigore da lunedì prossimo, secondo la comunicazione che ha diffuso il ministero delle Finanze di Pechino. L’annuncio è giunto praticamente non appena è scaduto il termine per la nuova tariffa generale del 10% imposta da Trump sulle merci cinesi. La Casa bianca ha già applicato due ulteriori serie di dazi del 10% su esportazioni cinesi, stimate in oltre 500 miliardi di dollari, secondo i calcoli della dogana cinese.


Oggi gli Usa hanno anche con l’imposizione di tariffe del 25% sulle importazioni da Messico e Canada, dopo la scadenza di una sospensione di un mese. Washington ha motivato questa raffica di restrizioni commerciali con la scarsa propensione dei tre paesi a fermare i traffici di fentanyl, un oppioide sintetico la cui diffusione è vista come una vera e propria epidemia negli Stati uniti.


La Cina, dal canto suo, sostiene di essere il paese più rigido al mondo nella lotta agli stupefacenti. Dietro la motivazione ufficiale, tuttavia, c’è una realtà fatta di competizione geopolitica tra Stati uniti e Cina, con Washington che considera Pechino il principale concorrente nella corsa all’egemonia globale.


Il ministero del Commercio cinese, oggi, ha anche aggiunto 10 aziende americane, tra le quali società legate alle forze armate coinvolte nella vendita di armi a Taiwan, a una cosiddetta lista di entità inaffidabili. Quindici aziende sono state inserite in una lista di controllo delle esportazioni. All’azienda biotecnologica statunitense Illumina, già etichettata come entità inaffidabile dalla Cina, è stato applicato, in particolare, il divieto di vendere dispositivi di sequenziamento genico nel paese. Inoltre, lo stesso ministero ha annunciato un’indagine sui prodotti in fibra ottica statunitensi, sospettati di aver eluso le misure antidumping della Cina, dichiarando che l’inchiesta durerà sei mesi e potrà essere prorogata. Separatamente, la dogana cinese ha dichiarato stasera che le importazioni di tronchi statunitensi saranno state immediatamente interrotte dopo il rilevamento di alcuni parassiti nel materiale. L’autorità ha inoltre revocato le licenze a tre aziende americane per l’importazione di soia in Cina, per motivi di salute e sicurezza alimentare, affermando che è stato riscontrato un tipo di fungo. Oltre a questa serie di azioni ritorsive, la Cina ha annunciato di aver presentato un’altra denuncia contro gli Stati uniti presso l’Organizzazione mondiale del commercio, ripetendo un reclamo presentato in precedenza all’Omc per i dazi del 10% imposti da Trump agli inizi di febbraio. “Le misure tariffarie unilaterali degli Stati uniti violano gravemente le regole Omc e minano le fondamenta della cooperazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti”, ha dichiarato un portavoce del ministero del Commercio cinese. “La Cina – ha proseguito – è fortemente insoddisfatta e si oppone fermamente a tali misure”. Le contromisure adottate oggi dalla Cina fanno il paio con quelle adottate un mese fa. Pechino ha risposto immediatamente alla prima raffica di dazi del 10% adottata da Trump con dazi sul carbone americano, sul gas naturale liquefatto, sul petrolio greggio, su macchinari agricoli e su alcuni veicoli. La decisione di Trump d’intensificare le tariffe anti-cinesi ha fatto salire il dazio medio effettivo sulle importazioni cinesi a circa il 34%, segnando un aumento del tasso tariffario sulla Cina quasi doppio rispetto a quello registrato durante l’intera prima amministrazione Trump. Gli economisti di Nomura stimano che le tariffe cinesi adottate oggi colpiranno merci statunitensi per un valore di 22,3 miliardi di dollari. Pechino sta prendendo di mira le esportazioni agricole americane in Cina, che sono passate dal 4% del totale nel periodo 1998-2004 al 15% nel periodo 2012-2023, secondo il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti. La Cina rimane un acquirente fondamentale di alimenti statunitensi come mais e manzo. Lo scorso anno ha importato prodotti agricoli per un valore di 24,7 miliardi di dollari dal suo principale rivale, diventando il terzo cliente più importante subito dopo Canada e Messico, secondo i dati dell’agenzia. Tuttavia, le due superpotenze non dipendono l’una dall’altra come in passato. Le statistiche statunitensi mostrano che, in generale, le importazioni dalla Cina sono diminuite dal 21,6% del totale nel 2018 al 13,4% nel 2024. Negli ultimi anni la Cina ha cercato di emendarsi da alcuni prodotti agricoli statunitensi, rivolgendosi a fornitori come il Brasile e promuovendo sostituti nazionali. Le importazioni cinesi di semi oleosi e mangimi animali dagli Stati uniti sono crollate del 23% lo scorso anno rispetto al 2023, e sono diminuite del 29% rispetto al 2021, secondo i calcoli basati sui dati della dogana cinese.

Qatargate, la procura federale belga chiede la revoca dell’immunità per le eurodeputate Pd Gualmini e Moretti

Qatargate, la procura federale belga chiede la revoca dell’immunità per le eurodeputate Pd Gualmini e MorettiBruxelles, 4 mar. (askanews) – La Procura federale belga di Bruxelles ha chiesto la revoca delle immunità per due nuove europarlamentari nell’ambito dell’inchiesta sulla vicenda “Qatargate”, il caso, emerso nel dicembre 2022, di corruzione e ingerenze straniere (con accuse in particolare al Qatar e al Marocco) che hanno coinvolto il Parlamento europeo.


Lo riferisce il quotidiano belga “Le Soir”, che rivela anche i nomi delle persone coinvolte, secondo le sue fonti: si tratterebbe delle eurodeputate italiane del Pd Elisabetta Gualmini e Alessandra Moretti. La Procura federale ha confermato la richiesta di due nuove sospensioni di immunità parlamentare, ma non i nomi riportati da “Le Soir”.La procura ha anche indicato che le due richieste di revoca dell’immunità saranno annunciate lunedì, come da procedura, dalla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola in apertura di una nuova sessione plenaria di Strasburgo.


 

Coldiretti: con dazi a rischio record export cibo made in Italy

Coldiretti: con dazi a rischio record export cibo made in ItalyRoma, 4 mar. (askanews) – L’imposizione di dazi sui prodotti agroalimentari italiani negli Usa metterebbe a rischio il record di 7,8 miliardi fatto segnare dall’export agroalimentare made in Italy nel 2024 in un mercato, quello statunitense, divenuto sempre più strategico per il settore agroalimentare tricolore. Non solo, i dazi potrebbero anche alimentare la già fiorente industria del falso. Lo sottolinea la Coldiretti commentando il messaggio del presidente Donald Trump agli agricoltori americani. La preoccupazione è legata al fatto che un dazio del 25% sul cibo italiano farebbe alzare i prezzi al consumo per i consumatori americani, che potrebbero essere portati a indirizzarsi su altri beni più a buon mercato, proprio a partire dai cosiddetti “italian fake”.


“Nel trattare la quesitone dazi si continua a ragionare solo dell’economia reale, cioè quel che si produce, ma nessuno tiene in considerazione il tema dell’importazione dei servizi che in questo caso vengono erogati dal mercato statunitense – sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – Mettere insieme questi due aspetti diventa la vera trattativa che l’Europa dovrebbe attuare in una visione comune per evitare che ci siano forme di penalizzazione economica che non gioverebbero né al mercato europeo né a quello americano”. Gli Stati Uniti sono oggi il Paese che detiene saldamente la leadership produttiva del falso Made in Italy: qui il fenomeno delle imitazioni di cibo tricolore è arrivato a rappresentare oltre 40 miliardi di euro. Basti pensare che il 90% dei formaggi di tipo italiano in Usa, sottolineano Coldiretti e Filiera Italia, sono in realtà realizzati in Wisconsin, California e New York.


Una fiorente industria del falso che potrebbe avvantaggiarsi del calo di consumi del vero cibo italiano. Secondo un’analisi condotta da Coldiretti su dati Istat, i dazi imposti durante la prima presidenza di Trump su vari prodotti agroalimentari tricolori hanno causato una riduzione del valore delle esportazioni (confrontando il 2019 con il 2020). La diminuzione è stata del 15% per la frutta, del 28% per carni e prodotti ittici lavorati, del 19% per formaggi e confetture, e del 20% per i liquori. Anche il vino, sebbene inizialmente non colpito dalle misure, ha registrato un calo del 6%. Secondo una stima Coldiretti, un dazio del 25% sulle esportazioni agroalimentari Made in Italy negli Usa potrebbe costare ai consumatori americani fino a 2 miliardi di euro in più, con un costo per le singole filiere che sarebbe di quasi 500 milioni solo per il vino, circa 240 milioni per l’olio d’oliva, 170 milioni per la pasta, 120 milioni per i formaggi.

Tpl, sindacati: verso nuovo sciopero per rinnovo contratto

Tpl, sindacati: verso nuovo sciopero per rinnovo contrattoRoma, 4 mar. (askanews) – “Se non verrà dato seguito alle intese assunte in sede ministeriale, di cui rivendichiamo la piena validità, andiamo verso la proclamazione di un nuovo sciopero nel trasporto pubblico locale, nel rispetto di quanto previsto dalla normativa”. Ad annunciarlo unitariamente Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna nel corso di una conferenza stampa che ha ripercorso le fasi della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale del settore, sottolineando che “oggi si è avviata la seconda fase delle procedure di raffreddamento da chiudersi entro 10 giorni e in caso di esito negativo si potrà procedere con la proclamazione”.


“Due intese – hanno ricordato le organizzazioni sindacali – la prima dell’11 dicembre scorso con le controparti datoriali per il rinnovo del Ccnl Autoferrotranvieri – Internavigatori (Mobilità – TPL) scaduto il 31 dicembre 2023 e la seconda il 18 dicembre con il Governo che si era impegnato al reperimento delle risorse a sostegno del rinnovo, in un settore che, a causa dei tagli al Fondo nazionale trasporti, nel corso degli anni, allo stato attuale non è in grado di essere autosufficiente nel sostenere i costi dell’intesa. Ad oggi risulta che lo strumento normativo, contenente la disposizione economica delle risorse, che, secondo le intese, si sarebbe dovuto concretizzare entro la metà di gennaio, non è ancora arrivato in Consiglio dei Ministri per ragioni assolutamente ignote, producendo per l’ennesima volta il rinvio tra le parti per la formalizzazione definitiva. Contestualmente, le associazioni datoriali hanno comunicato con una circolare formale alle aziende loro associate e informalmente a noi di non garantire i contenuti delle intese in assenza delle risorse”. “Quanto accaduto in questi mesi – hanno spiegato Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal, Ugl FNA – configura una escalation di eventi lesivi della dignità di lavoratori e lavoratrici. Il ccnl in questione rappresenta infatti uno strumento di garanzia non solo per i circa 110 mila addetti del settore, ma anche per l’intero sistema del trasporto pubblico locale, da cui dipende l’esercizio del diritto alla mobilità della cittadinanza, nonché il benessere e le opportunità di sviluppo delle varie aree del Paese”.


“Da parte nostra – hanno concluso le organizzazioni sindacali – abbiamo richiesto alle associazioni datoriali di dare seguito a quanto definito nelle intese contrattuali di dicembre e ai soggetti istituzionali competenti, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dell’economia e delle Finanze e Mit, di dare seguito con urgenza agli impegni assunti sul piano delle risorse. In assenza di ciò dopo aver assunto e mantenuto un atteggiamento di responsabilità, tale da non determinare ulteriori elementi di criticità rispetto ad un iter di espletamento procedurale istituzionale, già di per sé estremamente delicato, manifestiamo una seria preoccupazione sulla tenuta della pace sociale nel settore e nel Paese e sulla mobilità dei cittadini, in un momento storico oltretutto caratterizzato da grandi eventi di portata internazionale”.

Sopravvissute Nova Festival a Roma ridanno voce all’inferno 7 ottobre

Sopravvissute Nova Festival a Roma ridanno voce all’inferno 7 ottobreRoma, 4 mar. (askanews) – Hadar Sharvit e Yuval Tapuchi, sono due ragazze di 28 anni sopravvissute al massacro del Nova Festival il 7 ottobre 2023, dove furono uccise 364 persone, mentre molte altre furono rapite. In un incontro organizzato dall’Ambasciata israeliana e dall’Ucei (Unione comunità ebraiche italiane) intitolato “Sopravvivere all’inimmaginabile: voci di donne dal 7 ottobre” organizzato presso la Biblioteca nazionale dell’ebraismo italiano Tullia Zevi a Roma, a pochi giorni dall’8 marzo, con grande coraggio hanno ricordato quel giorno infernale e dato voce a chi non c’è più.


“Ho visto gente freddata a colpi di pistola davanti ai miei occhi, sono immagini che vedo tutte le sere a letto prima di addormentarmi. Hamas è il male assoluto”, ha raccontato Hadar, insegnante di matematica, che oggi dà lezioni sull’autoguarigione dai traumi e offre visite guidate al memoriale delle vittime del Nova. Ha corso via per diverse ore, provato a chiamare il padre per dirgli che “stava per morire”. Si è fermata sotto un albero, e da lì ha sentito di tutto “abusi, grida, urla, silenzio”. “Gente che gridava per la sua vita e poi silenzio. Nessuno dovrebbe sentire questo tipo di inferno, io mi sentivo in inferno e mi stavo preparando a morire. Essere viva oggi non è ovvio”.


“I terroristi erano entrati nel frutteto, noi li vedevamo, loro non vedevano noi – ha proseguito – sentivo granate, spari, suoni che sento ancora oggi nelle mie orecchie. Siamo poi usciti e ho visto tutto quello che avevo sentito in quelle 4 ore. Corpi senza vita per terra, auto bruciate, proiettili. In quanto donna, percepisco quella brutalità in me, lo sento nel mio corpo anche se non era contro di me. Quella donna potevo essere io”. Hadar ha poi rivolto un pensiero alle donne ancora in ostaggio nella Striscia per tutto questo tempo e la “paura” che possano essere incinte di un terrorista, o più semplicemente, il disagio che possono provare quando hanno il ciclo.


“Penso che il mondo non capisca la brutalità di quel giorno, Hamas è stato davvero brutale. Quando vedo gente che sostiene Hamas mi vergogno per l’umanità, se sostenete Hamas sostenete stupri, violenze, omicidi”, ha aggiunto. “Ho imparato che bisogna continuare a correre per salvarsi – ha spiegato Yuval Tapuchi, che fino a prima del 7 ottobre gestiva una clinica per diabetici e oggi si occupa di arte – spero che la gente colga l’opportunità per essere ciò che non vogliamo essere e diventare l’opposto dei terroristi: siamo ancora in guerra, ci sono ancora ostaggi, non sono stati liberati, ci sono anche amici miei. È un lutto collettivo, è qualcosa che non se ne va con cui bisogna imparare a convivere, a elaborare, serve tempo. Puoi fare sedute psicologiche, terapie alternative, agopuntura. Io non sono riuscita ancora a tornare al lavoro, quel giorno ha cambiato tutta la mia vita. Non ho dormito la notte per un anno intero, quando risenti quei suoni che hai sentito, in ogni posto, pensi a un’esplosione e invece è solo un’auto, un cestino. Bisogna darsi il tempo per recuperare e ricostruire se stessi”.


La presidente Ucei, Noemi di Segni, che durante l’incontro più volte non è riuscita a trattenere le lacrime, nel suo intervento introduttivo ha ricordato come quelle avvenute siano state “violenze sulle famiglie, non solo contro le donne, ma contro i nuclei famigliari, per portare orrore dentro le famiglia”. A moderare l’incontro Ophir Eden, consigliere per gli Affari Pubblici dell’Ambasciata d’Israele in Italia. Tra gli interventi anche quello di Inbal Natan Gabay, Consigliere Politico e Portavoce dell’Ambasciata d’Israele in Italia, secondo la quale da quel giorno (7 ottobre) “niente è più come prima” e ha lanciato un appello “affinché tutto questo non accada più, in nessuna parte del mondo”. “In ogni scontro armato c’è sempre una guerra nascosta, la guerra che si combatte contro le donne, i loro corpi, i loro figli – ha dichiarato l’onorevole Martina Semenzato, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta femminicidio e violenza di genere, sottolineando che – la violenza sessuale contro le donne è un’infame strategia militare. Lo scopo è umiliare il nemico, annullare l’identità delle ‘nostre’ donne”. Da remoto invece l’emozionato intervento di Cochav Elkayam-Levy, Fondatrice e Presidente della Commissione Civile sui Crimini del 7 Ottobre di Hamas Contro Donne, Bambini e Famiglie: “Il 7 ottobre ha dimostrato quanto dobbiamo ancora lottare, per dare voce a chi è stato fatto tacere per sempre. Hamas ha compiuto il crimine perfetto, violentando e uccidendo donne, e azzittendo tutto questo per sempre. Ci sono state anche atrocità sessuali. La battaglia legale sta solo iniziando, la raccolta di prove per queste vittime si sta concretizzando e a breve potranno farsi sentire nei tribunali. Hanno separato famiglie e stuprato donne davanti ai bambini. La cosa più importante in questo lavoro è dare voce alle vittime e dare loro linguaggio per esprimere le loro sofferenze”, ha concluso.

Toscana, istituita area doganale Jsw al porto di Piombino

Toscana, istituita area doganale Jsw al porto di PiombinoRoma, 4 mar. (askanews) – Da oggi il porto di Piombino avrà una propria area doganale. Ad annunciare la novità è il presidente della Società Piombino Logistcs Spa, Marco Carrai, che ha lavorato per portare a termine la procedura per l’istituzione del Deposito Doganale Piombino Logistics.


La nuova area doganale è stata inaugurata stamane con una visita tecnica dell’area, e con la prima consegna di materiali industriali (fasce di barre in acciaio destinate alla GSI Lucchini Spa), insieme all’ing. Stefano Favilli, Direttore Operations della Società Piombino Logistcs Spa, che ha illustrato i vantaggi che il deposito doganale porterà alla JSW, alle aziende locali, e al territorio. La nuova area doganale JSW è ubicata all’interno dello Stabilimento JSW Steel Italy Piombino, in prossimità del capannone ex LVP, con un’estensione di circa 12.000 m2, e un perimetro complessivo di circa 530 m: in quest’area potranno essere movimentate varie tipologie di prodotti in acciaio, come fasci di barre, blumi, billette e coils, garantendo alla JSW e alle altre aziende locali che operano nel settore siderurgico, una serie di benefici economici e fiscali, primo fra tutti il differimento della riscossione di oneri doganali, ed IVA. Il deposito doganale JSW, infatti, è un luogo a regime fiscale speciale, dove, previa autorizzazione delle Autorità Doganali, si potranno introdurre alcune tipologie di merci in acciaio, rimandando il pagamento di dazi e tasse al momento in cui la merce verrà estratta dal deposito per una destinazione definitiva. Nel caso poi di merci importate e poi vendute al di fuori dell’UE, non si dovranno pagare neppure dazi né iva. Rimandare il pagamento dei diritti doganali porta benefici al proprio flusso di cassa per il cliente che si avvale del deposito.


Grazie alla nuova area doganale, la Piombino Logistics potrà offrire alla JSW Piombino e a terzi non solo un servizio nuovo, che fino a ieri mancava nel porto di Piombino, ma anche il vantaggio competitivo di un miglioramento del flusso di cassa, che in combinazione con la ZLS recentemente istituita, potrà diventare una fonte di attrazione di nuovi investimenti, con conseguenti nuove opportunità di lavoro. Per il futuro, inoltre, la Piombino Logistcs potrebbe valutare l’opportunità di ampliare la gamma delli merci stoccabili all’interno del piazzale doganale JSW, estendendo tutti i vantaggi (fiscali, di tempistiche, di semplificazione logistica) ad aziende operanti anche al di fuori del settore siderurgico, con conseguente ulteriore sviluppo economico del luogo.


“La nuova area doganale – dichiara il presidente Marco Carrai – è un’ulteriore conferma dell’impegno con cui la JSW mira al rilancio del polo siderurgico di Piombino, accogliendo positivamente e dando seguito agli importanti investimenti con cui la Regione Toscana e l’Ente portuale hanno risposto alla domanda di rinnovamento di un territorio che identifica nel porto lo snodo principale del proprio sviluppo”.