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Ismea: in primi 3 mesi 2023 quotazioni record per Pecorino Romano

Ismea: in primi 3 mesi 2023 quotazioni record per Pecorino RomanoRoma, 6 giu. (askanews) – Quotazioni record nel primo trimestre del 2023 per il Pecorino Romano dopo gli aumenti registrati nel corso del 2022. Un trend che sta trainando al rialzo anche i prezzi del latte ovino. E’ quanto emerge dal report Agrimercati di ISmea sulla situazione congiunturale agricola dei primi tre mesi dell’anno.

I prezzi elevati del Pecorino Romano, se da un lato hanno incentivato le produzioni, però, dall’altro lato hanno scoraggiato la domanda estera. Per quanto riguarda il mercato delle carni ovicaprine, i prezzi degli agnelli nelle settimane precedenti la Pasqua 2023 hanno registrato una contrazione rispetto alla stessa fase della campagna precedente; il calo maggiore è stato registrato per la categoria degli agnelli di 12-20 kg. In linea generale, nei primi mesi del 2023 la tensione sul mercato lattiero caseario mondiale ha iniziato a rallentare, grazie al calo dei prezzi delle materie prime e una ripresa della produzione di latte nel bacino boreale. A livello nazionale, le consegne di latte sono ancora in forte diminuzione come conseguenza di costi di produzione ancora molto elevati. I prezzi alla stalla, spiega Ismea, risultano ancora assestati su valori molto elevati, ma le quotazioni cedenti del latte spot sulla scia delle dinamiche continentali delle principali commodity casearie lasciano intendere per i prossimi mesi un cambio di rotta.

Agricoltura, Prandini: il 5 luglio proposta Commissione Ue su Tea

Agricoltura, Prandini: il 5 luglio proposta Commissione Ue su Tea


Agricoltura, Prandini: il 5 luglio proposta Commissione Ue su Tea


Agricoltura, Prandini: il 5 luglio proposta Commissione Ue su Tea






























1686055322 Agricoltura Prandini il 5 luglio proposta Commissione Ue su Tea

Roma, 6 giu. (askanews) – Il 5 luglio è prevista la presentazione della proposta della Commissione europea. Lo annuncia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, a Bruxelles per una serie di incontri istituzionali, a pochi giorni dall’approvazione dell’emendamento al decreto siccità che dà il via libera alla sperimentazione in campo delle tecniche di evoluzione assistite. All’ordine del giorno degli incontri il tentativo di accelerare la presentazione del nuovo quadro regolamentare per lo sviluppo delle nuove tecniche di selezione genomica, che distingua nettamente i vecchi ed obsoleti ogm dalle tecniche di evoluzione assistita.

“Per rispondere alla sfida dei cambiamenti climatici, della difesa della biodiversità e affrontare l’obiettivo della sovranità alimentare, la ricerca agraria – sottolinea Prandini – ha oggi a disposizione nuove tecnologie di miglioramento genetico che permettono di riprodurre in maniera precisa e mirata i risultati dei meccanismi alla base dell’evoluzione biologica naturale, raggruppate sotto la denominazione Tea (Tecnologie di Evoluzione Assistita). Tecniche che non implicano l’inserimento di Dna estraneo alla pianta”. “È necessario che la spinta a livello italiano – sottolinea Prandini – sia seguita immediatamente dal livello europeo”. Durante gli incontri Prandini ha ribadito di ritenere “inaccettabile che questa proposta venga utilizzata dal Vice presidente della Commissione Frans Timmermans per spingere soprattutto il Parlamento europeo ad approvare norme ideologiche e prive di basi scientifiche come quella sul Ripristino della natura o sulla riduzione dell’utilizzo dei pesticidi”.

Emiliano incontra Fitto su fondi nazionali ed europei: Puglia ok

Emiliano incontra Fitto su fondi nazionali ed europei: Puglia ok


Emiliano incontra Fitto su fondi nazionali ed europei: Puglia ok


Emiliano incontra Fitto su fondi nazionali ed europei: Puglia ok






























1686055143 Emiliano incontra Fitto su fondi nazionali ed europei Puglia ok

Roma, 6 giu. (askanews) – “La Puglia ha le carte a posto siamo i primi in Italia per la spesa dei fondi europei e siamo tra i primi per la spesa del Fondo di sviluppo e coesione (FSC). L’FSC riveste un ruolo determinante nelle strategie regionali. Abbiamo chiarito che la Puglia è tra le migliori regioni italiane in assoluto rispetto ai problemi che Fitto sta ponendo”. Così il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano al termine dell’incontro con il ministro agli Affari europei, le politiche di coesione, il Sud e il Pnrr Raffaele Fitto, a Roma nella sede ministeriale di Largo Chigi.

“Il mio consiglio al ministro Fitto era quello di sbloccare il Fondo di sviluppo e coesione perché si possa immediatamente partire con le oltre 4700 imprese che aspettano le risorse per cominciare a investire in Puglia. Speriamo di riuscire a convincerlo e che questo lavoro di chiarimento di tutti i passaggi sia così rapido da poter cominciare a lavorare. Perché adesso è tutto fermo: il Fondo di sviluppo e coesione e quindi i fondi europei”, ha aggiunto Emiliano che era accompagnato dal capo di Gabinetto, Giuseppe Catalano, e dal responsabile della Struttura speciale regionale Autorità di gestione Por Pasquale Orlando. “Il ministro Fitto ha teoricamente ragione nel tentare di fare chiarezza sui risultati degli anni passati. Oggi si è parlato anche di cose relative al 2007-2013. Il mio timore è, e lo dico per esperienza, che se esageri nel mettere a posto casa poi alla fine rischi che arrivino gli ospiti e tu stai ancora con i mobili in mezzo. Quindi c’è il rischio grave che questo tentativo di gestire in maniera più corretta tutti i passaggi faccia perdere del tempo sui programmi di spesa futuri. La soluzione giusta secondo me era quella di mettere a posto, ma contemporaneamente far partire il riparto del FSC. E su questo punto, invece, non c’è stato verso. Fitto dice che per far partire i nuovi piani bisogna, invece, spiegare nel dettaglio tutto quello che è successo negli anni passati”, ha aggiunto Emiliano.

“Anche in passato abbiamo fatto questo lavoro con Renzi, abbiamo a lungo battagliato perché il governo non sbloccava i fondi: quando però poi i fondi sono stati assegnati, nel giro di pochissimo i tecnici della regione e i tecnici dei ministeri hanno sistemato tutto e abbiamo avuto risultati molto buoni”, ha concluso Emiliano. La Regione Puglia nel corso dell’incontro ha consegnato al ministero la documentazione che descrive il lavoro svolto sul FSC 2014-2020. In sintesi, la Regione Puglia ha mantenuto negli anni una capacità di spesa che la contraddistingue in positivo rispetto agli altri territori meridionali e nazionali, come testimoniato dai dati ufficiali.

(segue)

Ismea: vino, in primo trimestre giacenza prodotto +3,8% su 2022

Ismea: vino, in primo trimestre giacenza prodotto +3,8% su 2022


Ismea: vino, in primo trimestre giacenza prodotto +3,8% su 2022


Ismea: vino, in primo trimestre giacenza prodotto +3,8% su 2022




























1686055022 Ismea vino in primo trimestre giacenza prodotto 38 su 2022

Roma, 6 giu. (askanews) – Un primo trimestre dell’anno non brillante per il vino italiano. Il mercato italiano del vino risulta infatti appesantito da una “giacenza” di prodotto che supera del 3,8% quella dello stesso periodo dell’anno scorso. Lo rileva l’Ismea nel rapporto Agrimercati sulla congiuntura agricola del primo trimestre del 2023.

A questa maggior disponibilità di prodotto, si contrappone una contrazione della domanda sia interna che estera. I dati del commercio con l’estero dei primi due mesi mostrano una leggera flessione dell’export in volume, e un incremento in valore che, però, non rassicura gli operatori. In Italia, dopo le flessioni dello scorso anno anche il primo trimestre del 2023 chiude con un bilancio negativo nella grande distribuzione per il vino. La domanda poco attiva, spiega Ismea, influenza l’andamento dei prezzi che nei primi mesi del 2023 mostrano una tendenza cedente su tutti i segmenti. Alle problematiche di mercato si aggiungono in alcune aree, quelle più colpite dal maltempo delle ultime settimane, le preoccupazioni per la tenuta dei vigneti perché l’eccessiva pioggia potrebbe anche vanificare i controlli messi in atto per le patogene.

Save the Children Italia diventa Ente del Terzo Settore

Save the Children Italia diventa Ente del Terzo Settore


Save the Children Italia diventa Ente del Terzo Settore


Save the Children Italia diventa Ente del Terzo Settore




























1686053762 Save the Children Italia diventa Ente del Terzo Settore

Milano, 6 giu. (askanews) – Save the Children Italia cambia denominazione sociale e diventa “Ente del Terzo Settore”. Il cambio di denominazione coincide anche con una revisione dello statuto con l’obiettivo – si legge in una nota dell’associazione – di “dare maggiore spazio al protagonismo giovanile”. “L”Organizzazione – prosegue la nota – mira a partecipare a pieno titolo al processo di riforma del Terzo Settore, volto a valorizzare il contributo che lo stesso e le singole componenti possono dare alla programmazione e alla progettazione delle politiche pubbliche”. Save the Children Italia – componente italiana dell’organizzazione globale Save the Children – è stata costituita nel nostro Paese a nel 1998 come Onlus e dal 2006 aveva assunto anche la qualifica di ONG (organizzazione non governativa). Con la modifica statutaria ha assunto la qualifica di Ente del Terzo Settore con inscrizione registrata il 9 maggio 2023 nel RUNTS (Registro Unico del Terzo Settore). “Questa trasformazione fa sì che Save the Children, già riconosciuta come organizzazione non governativa per il suo impegno in tutto il mondo, possa ancor di più radicarsi nell’esperienza dell’associazionismo nazionale e partecipare a pieno titolo al processo di riforma del Terzo Settore – ha dichiarato Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children – In particolare, intendiamo dare il nostro contributo a concretizzare uno degli aspetti più significativi del Codice del Terzo Settore, quello che valorizza la co-programmazione e la co-progettazione delle politiche pubbliche, in attuazione del principio di sussidiarietà. Riteniamo infatti che solo da una combinazione più avanzata di responsabilità istituzionali e responsabilità civiche possano generarsi politiche più avanzate in campo sociale, educativo e ambientale, a partire dall’ascolto e dalle risorse dei territori”. Al Registro unico nazionale del Terzo Settore sono iscritte le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale, gli enti filantropici, le imprese sociali, incluse le cooperative sociali, le reti associative, le società di mutuo soccorso, oltre alle associazioni, le fondazioni e gli altri enti di carattere privato costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale.

“Nello statuto, Save the Children ha voluto inserire un nuovo articolo dedicato alla valorizzazione del protagonismo giovanile – ha aggiunto Raffaela Milano – per promuovere la partecipazione dei bambini, delle bambine e degli adolescenti e il loro coinvolgimento attivo anche all’interno delle decisioni associative. Questa modifica statutaria riconosce un lungo percorso che ha portato alla nascita e allo sviluppo del Movimento Giovani per Save the Children, oggi una rete attiva su tutto il territorio nazionale che negli anni ha coinvolto stabilmente più di 3000 ragazzi e ragazze”. “Tra i nuovi articoli dello Statuto ve n’è anche uno che sottolinea l’importanza, per l’organizzazione, di tutelare i minorenni da ogni rischio di abuso e maltrattamento. In tutti i suoi programmi sul campo, Save the Children con i suoi partner territoriali adotta un sistema di tutela interno, comprensivo di un Codice di Condotta e di una Procedura per le segnalazioni, che mira a rafforzare la protezione dagli abusi a partire dai propri ambiti di intervento – ha concluso la direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children -Troppo spesso le cronache ci consegnano casi di violenza ai danni di minorenni consumati nei luoghi che dovrebbero essere per loro i più sicuri come asili nido, scuole, centri ricreativi e sportivi. Il nostro auspicio è che tutte le organizzazioni che a qualsiasi titolo entrano a contatto con bambini e adolescenti si dotino di sistemi di tutela e di regole deontologiche che assicurino ai bambini di crescere in spazi sicuri e protetti”.

In Ucraina distrutta la diga vicino Kherson, migliaia di persone a rischio

In Ucraina distrutta la diga vicino Kherson, migliaia di persone a rischio


In Ucraina distrutta la diga vicino Kherson, migliaia di persone a rischio


In Ucraina distrutta la diga vicino Kherson, migliaia di persone a rischio






























1686053162 In Ucraina distrutta la diga vicino Kherson migliaia di persone

Roma, 6 giu. (askanews) – Una diga di epoca sovietica a Nova Kakhovka, nella parte della regione di Kherson controllata dai russi nell’Ucraina meridionale, è stata fatta saltare in aria oggi, scatenando un’inondazione in tutta la zona. Ucraina e Russia si sono accusate reciprocamente dell’attacco, condannato dai vertici di Kiev e dalla Comunità internazionle come un ecocidio e un crimine di guerra. Le distruzioni potrebbero avere conseguenze anche sulla vicina centrale nucleare di Zaporizhzhia, che utilizza l’acqua della diga per il raffreddamento dei suoi reattori. L’allarme è stato lanciato dal direttore dell’Aiea, Rafael Marano Grossi, che la prossima settimana sarà in visita alla centrale, pur precisando che al momento la situazione resta sotto controllo.

Secondo l’esercito ucraino, a fare saltare in aria la diga sarebbero state le forze russe. Le autorità di Nova Kakhovka hanno proclamato lo stato d’emergenza. Circa 16.000 persone si trovano attualmente nell’area interessata dai danni, sulla riva destra del fiume Dnipro, dove si sono riversate “centocinquanta tonnellate di olio lubrificante” in seguito alla distruzione, secondo le autorità ucraine. “C’è anche il rischio di nuove perdite di lubrificante, che avrebbero un impatto negativo sull’ambiente”, hanno avvertito. Intanto, molti distretti sono già “completamente o parzialmente allagati”: Tiahynka, Lvove, Odradokamyanka nel distretto di Beryslav; Ivanivka, Mykilske, Tokarivka, Poniativka, Bilozerka, il microdistretto di Ostriv. Le autorità locali si sono subito attivate per evacuare i residenti più a rischio verso la città di Kherson, e poi a Mykolaiv, e da lì a Khmelnytskyi, Odessa, Kropyvnytskyi, Kiev e altre città. Da parte loro, le agenzie di stampa russe hanno affermato che la diga, controllata dalle forze russe, è stata distrutta da bombardamenti ucraini, mentre un funzionario russo ha affermato che si è trattato di un attacco terroristico. Il presidente Vlaidmir Putin è stato immediatamente informato dell’incidente e il Cremlino ha “categoricamente” respinto le accuse di responsabilità nell’esplosione. E il rimpallo di accuse tra Mosca e Kiev, ripreso da tutti i media internazionali già pochi minuti dopo l’accaduto, ha fatto infuriore, non poco il capo della diplomazia ucraina, Dmytro Kuleba. Dopo avere chiesto la convocazione urgente del Consiglio di Scurezza, Kuleba ha accusato la stampa di “mettere fatti e propaganda sullo stesso piano”. “L’Ucraina sta affrontando un’enorme crisi umanitaria e ambientale. Ignorare questo fatto significa giocare al gioco ‘non del tutto ovvio’ della Russia”, ha aggiunto su Twitter.

Il sospetto delle autorità ucraine e di alcuni analisti è che le truppe russe avrebbero scelto di far saltare laa diga per rallentare l’annunciata controffensiva ucraina. Non a caso Kiev si è affrettata a chiarire che i piani di riconquista dei propri territori non cambieranno. “La distruzione deliberata e pianificata da tempo da parte della Russia della diga di Kakhovka si traduce in un ecocidio regionale”, ha commentato Kuleba. “Interi ecosistemi vengono danneggiati in modo irreversibile. Esortiamo gli Stati e le organizzazioni internazionali a condannare la Russia e ad aderire alla Formula di Pace di Zelensky alla voce ‘Prevenzione dell’ecocidio”, ha aggiunto il ministro. Il presidente ucraino, da parte sua, ha riunito il Consiglio naziona di sicurezza e difesa ed ha accusato i “terroristi russi” di avere sabotato la diga, un gesto – ha detto – che “conferma solo al mondo intero che devono essere espulsi da ogni angolo del territorio ucraino”. “A loro non dovrebbe essere lasciato un solo metro, perché usano ogni metro per il terrore”, ha aggiunto. Unanime la condanna della Comunità internazionale. Per il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, l’attacco si “configura chiaramente come un crimine di guerra”, di cui “la Russia e i suoi delegati” saranno ritenuti “responsabili”. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha evidenziato invece che l’esplosione “mette a rischio migliaia di civili e provoca gravi danni ambientali”. Questo è un atto oltraggioso, che dimostra ancora una volta la brutalità della guerra della Russia in Ucraina”, ha aggiunto. La distruzione a Nova Kakhovka, secondo il cancelliere tedesco Olaf Scholz, “è qualcosa che ha una nuova dimensione, ma che corrisponde anche al modo in cui Putin sta conducendo questa guerra”. “È anche qualcosa che è in linea con molti dei crimini che abbiamo visto in Ucraina, che sono stati commessi da soldati russi e si inquadrano in un modo di condurre la guerra che ha sempre preso di mira obiettivi civili: città, villaggi, ospedali, scuole, infrastrutture”, ha commentato Scholz. Secondo Kaja Kallas, primo ministro dell’Estonia, “lo stato terrorista della Russia ha ora trasformato l’acqua in un’arma”.

Anche “l’Italia condanna con forza il bombardamento della diga di Kakhovka”, “che sta mettendo a rischio migliaia di persone e sta provocando un disastro ecologico, aggravando ulteriormente l’emergenza umanitaria in atto”, ha fatto sapere il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Seguo – ha aggiunto – con la massima attenzione e preoccupazione gli sviluppi, anche in relazione alle possibili conseguenze sulla sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzia. Siamo al fianco degli amici ucraini e di tutti i civili che stanno subendo le conseguenze di questo ulteriore e brutale attacco”. Roma, 6 giu. (askanews) – Preoccpazione per i “gravi danni” è stata espressa dal direttore dell’Aiea, Grossi. L’esplosione, ha spiegato al bord dei governatori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, ha comportato “una significativa riduzione del livello del serbatoio utilizzato per fornire acqua di raffreddamento alla centrale nucleare di Zaporizhzhia”. E “l’acqua”, ha ricordato, “è necessaria per il sistema di raffreddamento essenziale” dei reattori, per la rimozione del calore residuo dalle vasche del combustibile esaurito e per il raffreddamento dei generatori diesel di emergenza. “L’assenza di acqua di raffreddamento per un lungo periodo di tempo provocherebbe lo scioglimento del carburante e l’inoperabilità dei generatori diesel di emergenza”, ha sottolineato Grossi, pur precisando che “l’attuale valutazione è che non vi è alcun rischio immediato per la sicurezza dell’impianto”. Il capo dell’Aiea ha quindi ricordato che “esiste un certo numero di fonti alternative di acqua”. “Uno dei principali è il grande stagno di raffreddamento accanto al sito che per progettazione è mantenuto al di sopra dell’altezza del serbatoio. Poiché i reattori sono fermi da molti mesi, si stima che questo stagno sarà sufficiente a fornire acqua per il raffreddamento per alcuni mesi”, ha insistito, aggiungendo che “è quindi fondamentale che questo bacino di raffreddamento rimanga intatto”. “Nulla deve essere fatto per minare potenzialmente la sua integrità”, ha ammonito, chiedendo “a tutte le parti di garantire che non venga fatto nulla per indebolirlo”.

Ismea: in primi 3 mesi prezzi altalenanti per mercato carni

Ismea: in primi 3 mesi prezzi altalenanti per mercato carni


Ismea: in primi 3 mesi prezzi altalenanti per mercato carni


Ismea: in primi 3 mesi prezzi altalenanti per mercato carni




























1686052622 Ismea in primi 3 mesi prezzi altalenanti per mercato carni

Roma, 6 giu. (askanews) – Prezzi altalenanti per il settore carni nei primi tre mesi del 2023: in risalita quelli di carni bovine e suine, mentre si registra una live battuta di arresto per le carni avicole. E’ quanto emerge dal report Agrimercati di Ismea sulla congiuntura dei primi tre mesi dell’anno.

Nel dettaglio, per quanto riguarda le carni bovine, l’incremento dei prezzi per i vitelloni in uscita dall’azienda è stato costante fino a settembre 2022, quando a seguito di un raffreddamento della domanda, ha accusato una breve battuta d’arresto; a partire da gennaio 2023 i prezzi hanno ripreso a salire. Anche l’aumento dei costi è stato costante fino a fine 2022, poi c’è stato un rallentamento fino a stabilizzarsi. L’indice di redditività è rimasto in terreno positivo fino a marzo 2023. Il mercato mondiale della carne suina continua ad essere in tensione: i prezzi internazionali continuano a crescere anche nel primo trimestre 2023, a causa dell’aumento della domanda da parte dei paesi asiatici e delle persistenti limitazioni dell’offerta in alcuni dei principali paesi esportatori.

In Italia, è proseguita la contrazione dell’offerta anche nel primo trimestre 2023, conseguenza di costi di produzione ancora molto elevati, dovuti all’aumento dei prezzi dei mangimi e soprattutto dei suinetti che incidono per quasi un terzo sui costi totali negli allevamenti specializzati nell’ingrasso. La ridotta disponibilità interna, spiega Ismea, ha dato impulso alle importazioni di carne fresca. Sul fronte delle esportazioni, aumenta il valore unitario all’export dei salumi italiani. A inizio 2023 i prezzi all’origine delle carni avicole hanno accusato una lieve battuta d’arresto mentre i costi di produzione hanno continuato a stazionare su livelli elevati; pertanto, l’indice di redditività per i primi tre mesi dell’anno è stato sotto il livello di equilibrio, ma dal mese di aprile i prezzi sono in risalita. Consumi domestici in leggero aumento nel primo trimestre 2023.

Università di Udine: una monoposto elettrica fa correre la ricerca

Università di Udine: una monoposto elettrica fa correre la ricerca


Università di Udine: una monoposto elettrica fa correre la ricerca


Università di Udine: una monoposto elettrica fa correre la ricerca






























1686052204 Universita di Udine una monoposto elettrica fa correre la ricerca

Udine, 6 giu. (askanews) – Una piccola vettura monoposto stile Formula 1, con motore elettrico, ideata e costruita da un gruppo di studenti dell’Università di Udine, gareggerà nel campionato universitario internazionale Formula Student. È il risultato del progetto ‘Uniud E-Racing Team’, nato due anni fa nell’ambito dell’Uniud Lab Village, il polo di ricerca applicata avanzata dell’Ateneo friulano. Il prototipo raggiunge i 120 chilometri orari, ha un motore di 80 chilowatt di potenza, pesa 328 chilogrammi, è lungo 3 metri e 2 centimetri, largo un metro e 45 centimetri, alto un metro e 35 centimetri, con un passo di un metro e 69 centimetri. L’investimento complessivo nel progetto è stato di circa 100 mila euro, coperto dall’Ateneo e dalle 15 aziende che collaborano e lo sostengono con finanziamenti diretti e in componentistica.

La monoposto è stata presentata oggi alla Biblioteca scientifica dell’Ateneo nel corso di un incontro al quale hanno partecipatoil rettore Roberto Pinton, il direttore del Dipartimento Politecnico di ingegneria e architettura, Alessandro Gasparetto, e il responsabile scientifico e il team leader del progetto, rispettivamente Luca Casarsa e Yassine Mangar. Il progetto Uniud E-Racing nasce dall’idea di un gruppo di studenti dell’Università di Udine con l’obiettivo di partecipare al campionato Formula Student. La squadra è composta da una cinquantina di studenti ed è suddivisa in sette reparti: aerodinamica, business (business plan e cost report), dinamica, elettronica, marketing, powertrain (sistema di propulsione), telaio. Gli studenti appartengono ai corsi di studio in informatica; ingegneria elettronica, gestionale, meccanica e scienze e tecnologie multimediali. La sede base nel Lab Village è il Laboratorio Turbomachinery and Energy Systems, che fa riferimento al Dipartimento Politecnico di ingegneria e architettura.

La Formula Student è una gara internazionale in cui studenti universitari progettano, costruiscono e gareggiano con monoposto a propulsione elettrica o con la classica propulsione con motore a combustione interna. La sfida si svolge d’estate in diversi Paesi in tutto il mondo, in particolare in Austria, Germania, Italia, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Spagna, Ungheria e altri. Coinvolge circa 100 atenei, una ventina dei quali del nostro Paese. Deriva dall’americana Formula Saf, ideata dall’Università di Austin (Texas) nel 1981. L’obiettivo di Formula Student è promuovere l’innovazione e la ricerca in campo automobilistico e fornire agli studenti un’esperienza pratica per acquisire competenze ingegneristiche e imprenditoriali. Le squadre partecipanti sono giudicate per la loro abilità nel progettare e costruire una monoposto competitiva e la loro capacità di presentare efficacemente il progetto. Oltre a alle ispezioni tecniche che verificano la conformità al regolamento, gli studenti prendono parte a prove statiche, cioè esposizioni di analisi a livello ingegneristico ed economico, e a prove dinamiche, dove gareggiano con la vettura. La monoposto deve, in particolare, essere sufficientemente manovrabile da poter affrontare una gimcana e avere una autonomia di almeno 22 chilometri.

Per la squadra dell’Ateneo friulano i primi appuntamenti in pista, e per i test tecnici ufficiali, sono già fissati. Dal 12 al 16 luglio, in Italia, all’autodromo ‘Riccardo Paletti’ di Varano de’ Melegari, nel parmense. Poi la trasferta in Spagna, a Barcellona, dal 6 al 12 agosto. La monoposto dell’Università di Udine è composta da un telo tubolare in acciaio progettato per dare priorità alla sicurezza del pilota. Il sistema di sospensioni (‘push-rod’) è stato ideato con l’obiettivo di ottimizzare l’aderenza degli pneumatici in tutti gli scenari di curva e in tutte le condizioni atmosferiche. Le batterie da 600 Volt fornite da Tesla, insieme al sistema di frenata rigenerativa, sono stati realizzati per consentire al motore elettrico EMRAX 208 di esprimere una potenza di 80 chilowatt alle ruote. Il pacchetto aerodinamico è stato sviluppato per ridurre al minimo il peso e la resistenza aerodinamica, evitando i tradizionali parafanghi anteriori e posteriori, ma ottenendo comunque una notevole deportanza dal suolo dell’auto. I sistemi elettronici distribuiti sono stati progettati e sviluppati autonomamente dagli studenti. Dalla progettazione dell’hardware al software di telemetria, tutto è fatto su misura per le esigenze della vettura dell’Ateneo friulano. Il linguaggio di programmazione ‘Rust’, pionieristico in questo campo, ha permesso di sviluppare un software per il monitoraggio dei dati della vettura, e la gestione della stessa, con caratteristiche di estrema flessibilità e modularità.

Il progetto vanta 15 i sostenitori, in tutti i settori, che hanno creduto nell’idea proposta degli studenti dell’Ateneo friulano e nelle loro capacità di realizzarla. Si tratta di: Admo, Advantech, Altium, Bacci, ConteColori, Edn Group, EnginSoft, Fantoni, Fondazione Gruppo Pittini, VI-grade, JoSoft, MathWorks, Oerlikon, Parallels, Pmp Industries, Ralc Italia, RapidHarness, Siemens, Sikkens, SolidWorks, Stream, Tecnocmd, Tesla. ‘Uniud E-Racing – ha detto il rettore Roberto Pinton – è la dimostrazione che la ricerca applicata rappresenta un elemento importante per lo sviluppo dell’innovazione e può contribuire a rendere avvincenti i percorsi formativi, creando consapevolezza dell’importanza dell’approccio scientifico alla soluzione di problemi di rilevanza per tutta la società. Mi complimento con gli studenti della squadra e i loro docenti per il grande lavoro condotto in una sede come quella del Lab Village che proprio questo vuol essere: un incubatore dell’innovazione partecipato dall’Ateneo e dalle aziende, promotore di sfide che guardano al futuro, capaci di valorizzare le capacità dei nostri studenti in ogni settore disciplinare’. Per il direttore del Dipartimento Politecnico di ingegneria e architettura, Alessandro Gasparetto, ‘una delle caratteristiche fondamentali del progetto E-Racing è la sua interdisciplinarietà: a esso, infatti, partecipano studenti di tutti i corsi di laurea del dipartimento. Ogni studente porta nel team le proprie competenze. Ad esempio di meccanica, progettazione strutturale, elettronica, gestione, design. ‘Oltre ad acquisire elevate competenze tecniche, gli studenti che partecipano al progetto – ha rilevato il direttore – possono inoltre avere un ‘assaggio’ di come si lavora in un team interdisciplinare, come ormai avviene in tutte le realtà produttive più avanzate’. Il responsabile scientifico del progetto, Luca Casarsa, ha sottolineato come ‘la vettura presentata è il punto di arrivo di quasi due anni di lavoro, ma rappresenta il punto di partenza per il futuro del progetto E-Racing. Volgiamo infatti che il progetto diventi una offerta permanente nella offerta didattica che offriamo ai nostri studenti, certi dell’importante contributo che la partecipazione a questo tipo di attività può portare alla loro formazione’. Uniud Lab Village è uno spazio di innovazione tecnologica in cui accademia e industria collaborano, condividendo spazi, strumenti e risorse per lo sviluppo del territorio. È sostenuto da Ministero dell’università e della ricerca, Regione Friuli Venezia Giulia e Fondazione Friuli. Sono 29 le realtà insediate fra laboratori dell’Università (23), aziende (3) e laboratori misti ateneo-aziende (3), comprese le collaborazioni con Confindustria Udine e Area Science Park di Trieste. Le aziende coinvolte sono: beanTech, Datamind, Digi&Met (Danieli Automation), Lod (Gruppo Luci). I laboratori fanno riferimento a tre dipartimenti dell’Ateneo: Politecnico di ingegneria e architettura; Scienze matematiche, informatiche e fisiche; Scienze agroalimentari, ambientali e animali. Inaugurato nel febbraio 2020 il Lab Village è insediato in una struttura di 9.600 metri quadrati nella quale ricercatori e aziende sviluppano progetti congiunti. Ospita laboratori tecnologici e centri di progettazione e sviluppo di imprese industriali. I laboratori insediati svolgono attività di ricerca in un ampio spettro di ambiti scientifici avanzati, tra i quali: meccatronica e robotica, intelligenza artificiale, machine learning, ingegneria energetica e ambientale, cybersecurity, agricoltura 4.0.

Ismea: olio di oliva, volumi italiani 2022-23 in calo del 27%

Ismea: olio di oliva, volumi italiani 2022-23 in calo del 27%


Ismea: olio di oliva, volumi italiani 2022-23 in calo del 27%


Ismea: olio di oliva, volumi italiani 2022-23 in calo del 27%




























1686052023 Ismea olio di oliva volumi italiani 2022 23 in calo del

Roma, 6 giu. (askanews) – Continua il periodo negativo per l’olio di oliva, e non solo a livello italiano. I volumi 2022/23 di produzione nazionale dell’olio di oliva sono stimati in flessione del 27% rispetto allo scorso anno dall’Ismea nel report Agrimercati sulla congiuntura agricola del primo trimestre dell’anno. Dato questo che potrebbe fare perdere all’Italia il secondo posto nella graduatoria internazionale dei produttori.

In questa cornice – spiega Ismea – il mercato dei primi mesi del 2023 sta rispondendo con aumenti importanti dei listini a partire dal segmento alto della piramide qualitativa. L’aumento dei prezzi quindi, correlato alla diminuzione delle disponibilità sia a livello italiano che internazionale, potrebbe creare qualche problema di approvvigionamento all’industria di imbottigliamento che nei primi due mesi del 2023 ha importato il 20% in meno spendendo il 17% in più rispetto ai primi due mesi del 2022.

Anche nell’export le consegne oltre i confini nazionali sono scese in volume a fronte di un incremento degli introiti. Resta aperto per l’olio di oliva come per gli altri settori il problema dell’aumento dei costi e inizia ad esserci preoccupazione per la prossima campagna, a rischio a causa di eventi meteorologici estremi sempre più diffusi e per la siccità.

IIC Budapest: documentario “I maestri ungheresi del calcio italiano”

IIC Budapest: documentario “I maestri ungheresi del calcio italiano”


IIC Budapest: documentario “I maestri ungheresi del calcio italiano”


IIC Budapest: documentario “I maestri ungheresi del calcio italiano”






























1686051842 IIC Budapest documentario I maestri ungheresi del calcio italiano

Roma, 6 giu. (askanews) – Cogliendo l’occasione della commemorazione di Árpád Weisz da parte delle autorità ungheresi, l’Istituto Italiano di Cultura di Budapest, in collaborazione con l’Ambasciata d’Israele e la Fondazione per l’Eredità Culturale Ebraica Ungherese, ha presentato un documentario inedito che mette in risalto il grande apporto di due importanti allenatori ungheresi al calcio italiano nella prima metà del secolo scorso.

Il 31 maggio, dunque, le autorità locali hanno svelato una statua a lui dedicata nel quartiere budapestino di Kóbanya, dove Weisz iniziò la sua carriera di calciatore. Da parte italiana, oltre alla rappresentanza diplomatica, ha spiccato la presenza di Matteo Marani, attuale presidente della Lega Italiana Calcio Professionistico nonché giornalista.

Dopo l’inaugurazione del monumento si è svolta la proiezione del documentario “I maestri ungheresi del calcio italiano” del regista ungherese Gábor Zsigmond Papp. Il documentario, girato in italiano, narra la storia di Weisz e di Erno Egri Erbstein, che segnarono in modo indelebile il nostro calcio.

Weisz, grande allenatore magiaro (di origine ebraica) che, tra fine anni Venti e fine anni Trenta, ebbe un ruolo importante nel nostro calcio guidando sia l’Inter (all’epoca denominata Ambrosiana) che il Bologna alla conquista dello Scudetto. A causa delle leggi razziali del 1938 fu costretto a lasciare il nostro Paese per riparare in Olanda, ove continuò a fare l’allenatore di calcio prima di essere deportato con tutta la famiglia ad Auschwitz dove, purtroppo, perirono tutti i componenti.

Erbstein è entrato nel mito, così come tutti i componenti della fortissima e sfortunata squadra granata degli anni Quaranta, non solo per le imprese sul campo di quella compagine ma anche in virtù del fatto che, assieme ai suoi ragazzi, morì nel tragico incidente aereo di Superga; una vicenda che gettò nello sconforto l’opinione pubblica e colpì, come pochi altri eventi, l’immaginario della società italiana dell’epoca alla presa con la faticosa ricostruzione post bellica. Le vicende umane dei protagonisti del documentario trascendono il semplice ambito sportivo e portano lo spettatore a riflettere su alcuni dei passaggi più tragici della storia italiana ed europea del XX secolo. Dopo la proiezione il regista Gábor Zsigmond Papp e Matteo Marani hanno dialogato tra loro e con il pubblico sotto l’egida del noto giornalista ungherese János Betlen.