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Maltempo,Bonaccini: Mattarella e Meloni a fianco Emilia-Romagna

Maltempo,Bonaccini: Mattarella e Meloni a fianco Emilia-RomagnaBologna, 3 mag. (askanews) – “Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è informato sulla situazione, mi ha chiesto di esprimere vicinanza a tutte le popolazioni e per loro tramite a tutti i sindaci dei comuni colpiti e i volontari della Protezione civile. Questa mattina ho sentito il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ho ringraziato per la vicinanza e ci ha garantito tutto il sostegno possibile”. Lo ha detto il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, nel fare il punto sulla situazione maltempo che ha colpito la regione.

“Tra poche ore arriverà il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio col quale si sorvoleranno le zone alluvionate – ha aggiunto Bonaccini -. Mi ha chiamato il presidente Francesco Acquaroli. Toscana, Marche, Liguria, Lombardia e Veneto si mobiliteranno per venire a dare una mano a tutta la Protezione civile dell’Emilia-Romagna”. “Domani andremo a Faenza per un incontro con i sindaci del ravennate e il prefetto – ha concluso il governatore -; faremo un punto anche nel bolognese e sperando che nel modenese, nel forlivese e nel cesenate le cose non prendano una piega peggiore di quella che è”.

A Cannes Michael Douglas riceverà la Palma d’oro d’onore

A Cannes Michael Douglas riceverà la Palma d’oro d’onoreRoma, 3 mag. (askanews) – Michael Douglas riceverà la Palma d’oro d’onore al 76esimo Festival di Cannes, un riconoscimento per la sua brillante carriera e il suo impegno per il cinema. Lo hanno reso noto gli organizzatori del Festival; gli sarà reso omaggio durante la cerimonia di apertura martedì 16 maggio.

“È sempre una boccata d’aria fresca essere a Cannes che da tempo offre una meravigliosa piattaforma per creatori audaci, coraggio artistico e eccellenza nella narrazione – ha commentato l’attore – dalla mia prima volta qui nel 1979 per “Sindrome cinese” alla mia più recente anteprima per “Dietro i candelabri” nel 2013, il Festival mi ha sempre ricordato che la magia del cinema non sta solo in ciò che vediamo sullo schermo, ma nella sua capacità di avere un impatto sulle persone di tutto il mondo. Dopo oltre 50 anni di attività, è un onore tornare sulla Croisette per inaugurare il Festival e abbracciare il nostro linguaggio cinematografico globale condiviso”. Michael Douglas è arrivato per la prima volta sulla Croisette nel ’79 con Jane Fonda, Jack Lemmon e il regista James Bridges per “Sindrome cinese”. Tredici anni dopo, nel 1992, è tornato con il chiacchierato “Basic Instinct” di Paul Verhoeven con Sharon Stone. Nel 1993 ha presentato “Falling Down” di Joel Schumacher in Concorso. É ritornato sulla scalinata solo 20 anni dopo, con “Dietro i candelabri” di Steven Soderbergh. Trasformato, commovente e all’apice della sua carriera, Douglas ha interpretato il famoso cantante e pianista Liberace. Ma il suo legame con Festival di Cannes viene da lontano, dal padre, Kirk Douglas, amante della Francia e del suo cinema e presidente di Giuria del Festival nel 1980.

Douglas nella sua lunga carriera ha lavorato con i più grandi registi come Robert Zemeckis, Ridley Scott, Barry Levinson; con Oliver Stone ha vinto l’Oscar come miglior attore nel 1987 per il suo ritratto di Gordon Gekko in “Wall Street”. Il sequel “Wall Street: il denaro non dorme mai”, è stato presentato Fuori Concorso a Cannes.

Maltempo, Upi: solidarietà delle Province alle comunità colpite

Maltempo, Upi: solidarietà delle Province alle comunità colpiteRoma, 3 mag. (askanews) – “Solidarietà alle comunità colpite e pieno supporto agli amministratori, Presidenti di Provincia e Sindaci dell’Emilia-Romagna, che in queste ore sono in campo alle prese con le drammatiche conseguenze dell’emergenza maltempo che si sta abbattendo su questi territori”. È il messaggio che arriva all’Upi da tutti i Presidenti delle Province, che hanno immediatamente offerto piena disponibilità di uomini e mezzi per offrire un supporto concreto e fornire ogni aiuto a sostegno dei cittadini e delle imprese.

Nuovo San Siro, Inter e Milan: chiarezza su referendum e vincolo

Nuovo San Siro, Inter e Milan: chiarezza su referendum e vincoloMilano, 3 mag. (askanews) – Prima di riprendere il mano il dossier stadio di San Siro, Inter e Milan chiedono al comune di Milano di “chiarire tempistiche e modalità” sull’ipotesi di un referendum cittadino per il nuovo stadio e di sgombrare il campo dalla possibilità di un “vincolo storico-relazionale” sul leggendario Meazza. Lo hanno scritto i due club in una lettera inviata all’amministrazione comunale, in risposta alla richiesta di un aggiornamento del piano economico e finanziario sul progetto del nuovo stadio avanzata dal comune a metà aprile.

Inter e Milan ritengono quindi “opportuno” sospendere la richiesta di aggiornare il piano finanziario per tre mesi, in attesa dei “chiarimenti” avanzati oggi con la lettera che è stata resa nota dal comune di Milano. Per il sindaco di Milano Beppe Sala “è del tutto ragionevole che in questo contesto Milan e Inter esprimano riserve ad investire tempo e denaro nel progetto. Quindi ho offerto loro il mio supporto per organizzare a breve un incontro con la Sovrintendenza e uno con il Collegio dei Garanti. In questi anni – aggiunge il sindaco – il comune ha fatto tutti i passi dovuti, con trasparenza e nel rispetto delle norme. Penso sia giunto il momento di accelerare”.

Il primo cittadino ricorda che “la richiesta di indizione di un referendum per il mantenimento di San Siro (non previsto dal progetto) è stata respinta in prima battuta dal Collegio dei Garanti, nominato dal Consiglio Comunale, ma poi rimessa in discussione dal Tar; ora si attende un nuovo pronunciamento da parte del Collegio stesso”, mentre invece “sul vincolo che potrebbe essere posto dalla Soprintendenza manca ancora una parola definitiva”.

Roma, opposizioni contro Gualtieri su Ztl antismog: la ritiri

Roma, opposizioni contro Gualtieri su Ztl antismog: la ritiriRoma, 3 mag. (askanews) – Le opposizioni capitoline assediano la giunta Gualtieri per il provvedimento che istituisce una Ztl antismog che impedirebbe già da oggi l’accesso a una vasta porzione della città ai veicoli più vecchi. Con le regole vigenti oltre 30.000 veicoli di residenti, e oltre 300mila di pendolari, sarebbero multati o addirittura costretti al fermo, condizione che diventerebbe inevitabile con l’entrata in attività, prevista per novembre prossimo, dei 51 varchi elettronici che proteggono la Fascia verde.

Nei giorni scorsi il capogruppo capitolino della Lega Fabrizio Santori ha lanciato una petizione su Change.org contro il divieto di accesso, sottoscritta da oltre 26mila contadini, e già pensa a un presidio in Campidoglio e alla presentazione di un referendum di iniziativa popolare, mentre si è già creato spontaneamente sui principali social un coordinamento dei comitati a sostegno della richiesta di un maggiore coinvolgimento dei romani e delle romane nelle politiche di mobilità della città e di revisione radicale della previsione. La consigliera Francesca Barbato, da Fdi, spiega che “la delibera va riscritta radicalmente posticipando i termini, eliminando i divieti per i veicoli a doppia alimentazione a Gpl o Metano e riducendo il perimetro della Ztl”. La misura che rivoluzionerebbe la mobilità cittadina “penalizza eccessivamente chi non può permettersi un mezzo di ultima generazione – secondo Barbato – e le pressioni che la nostra opposizione sta portando avanti su questo tema mi auguro servano a far ragionare la maggioranza che sostiene il sindaco Gualtieri. La delibera va cambiata.”

Lazio, Rocca: situazione disperata nel carcere di Regina Coeli

Lazio, Rocca: situazione disperata nel carcere di Regina CoeliRoma, 3 mag. (askanews) – “Era doveroso, da presidente della Regione Lazio, visitare Regina Coeli. I numeri di questa struttura sono eloquenti: su un range effettivo di 628 posti, sono reclusi al momento 1009 detenuti. Non stupisce, quindi, che il Comitato Europeo per la prevenzione della tortura abbia mosso critiche molto dure sulle condizioni di sovraffollamento della storica struttura romana”. Parole del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, in occasione della visita a Regina Coeli.

“Il problema non nasce oggi e, per le sue proporzioni, è drammatico: il Lazio, infatti, è la seconda regione italiana per tasso di detenuti reclusi nelle case circondariali. Con il 127% di detenuti, infatti, la nostra Regione supera la percentuale nazionale che si attesta al 115%. Regina Coeli vive – spiega – criticità molto profonde anche dal punto di vista sanitario. Ogni anno, infatti, si erogano 80mila prestazioni in condizioni che non esiterei a definire disperate. A fronte di 23 posti letto nella sezione chirurgica, abbiamo le due sale operatorie chiuse. Le attività specialistiche sono insufficienti, basti pensare che il dipartimento di salute mentale vede la presenza di uno psicologo senza un medico psichiatra di riferimento” ricorda Rocca. “Come amministrazione regionale dovremo lavorare di più e meglio, anche di concerto con il Ministero della Giustizia, per incentivare misure alternative al carcere. Sia nella fase cautelare evitando – eccetto quando sia strettamente necessaria – la reclusione prima del giudizio, sia favorendo il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti così come prevede la nostra Costituzione all’art.27, laddove indica che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Il carcere – conclude Rocca – è un luogo di profondo disagio e di sofferenza, ma può essere anche una straordinaria occasione di rinascita. Tuttavia, dobbiamo offrire strumenti e politiche che consentano al detenuto di immaginare una possibilità di futuro e di riscatto”.

La Ria Novosti: sventato un attacco con droni al Cremlino, Putin illeso

La Ria Novosti: sventato un attacco con droni al Cremlino, Putin illesoRoma, 3 mag. (askanews) – L’Ucraina ha provato a colpire la residenza del presidente russo al Cremlino con velivoli senza pilota: lo ha sostenuto il Cremlino, citato dall’agenzia Ria Novosti, spiegando che Vladimir Putin è rimasto illeso.

A seguito una reazione tempestiva con sistemi di guerra elettronica, i droni che hanno tentato di colpire il Cremlino sono stati disabilitati, è stato spiegato e “in seguito alla caduta e dispersione di frammenti sul territorio” della residenza presidenziale nel centro di Mosca “non ci sono state vittime o danni materiali”. La Russia considera l’attacco alla residenza presidenziale come atto terroristico pianificato, ha aggiunto il Cremlino.

Guida all’incoronazione di Carlo III, tra tradizione e innovazione

Guida all’incoronazione di Carlo III, tra tradizione e innovazioneRoma, 3 mag. (askanews) – Con la morte della madre, la regina Elisabetta II, lo scorso 8 settembre, Carlo III è diventato immediatamente re. Nei giorni successivi è stato formalmente proclamato nuovo sovrano e ora, dopo mesi di meticolosa preparazione, la sua incoronazione è alle porte.

Erede al trono da 70 anni, Carlo sarà ufficialmente incoronato con una solenne cerimonia religiosa il 6 maggio. Migliaia di persone prenderanno posto nell’Abbazia di Westminster e nelle strade circostanti del centro di Londra per assistere a una sensazionale esibizione dello sfarzo britannico. Per non parlare dei miliardi di persone che seguiranno lo spettacolo in televisione ai quattro angoli del pianeta. “L’incoronazione”, come concordano gli esperti, è molto di più che porre la corona sulla testa del sovrano. È un incontro simbolico della monarchia, della Chiesa e dello Stato per un rituale religioso durante il quale il monarca si consacra a Dio e al Paese. Buckingham Palace ha affermato che “rifletterà il ruolo del monarca oggi e guarderà al futuro, pur essendo radicata in tradizioni e fasti di lunga data”.

La cerimonia inizierà alle 11 del 6 maggio. La durata non è stata ancora confermata. L’incoronazione di Carlo III dovrebbe essere più breve di quella della augusta madre settant’anni fa. Allora, la cerimonia – che fu il primo evento reale ad essere trasmesso live in televisione – si protrasse per oltre tre ore. In molti scommettono che sarà probabilmente più vicino alle due ore. Anche se le incoronazioni sono rimaste sostanzialmente le stesse per più di 1.000 anni e gli organizzatori anche oggi si appoggiano a quella struttura.

La cerimonia sarà officiata dall’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby. Gli elementi centrali di cui si compone sono il riconoscimento, il giuramento, l’unzione, l’investitura, l’incoronazione e l’omaggio. Il riconoscimento avviene quando il sovrano si trova nel cuore dell’abbazia e si presenta al popolo. Dopo aver prestato giuramento – promettendo di governare secondo la legge, di esercitare la giustizia con misericordia e di mantenere la Chiesa d’Inghilterra – il monarca viene unto con l’olio santo dall’arcivescovo. Questo momento che è considerato la parte più sacra della cerimonia, non fu trasmesso in televisione nel 1953. In vista del grande giorno di Carlo III l’arcivescovo Welby ha spiegato perché neanche sabato vedremo l’unzione del re, spiegando nel programma di ricordo che il momento è “un simbolo dell’investitura da parte del popolo per un compito speciale per il quale è necessario l’aiuto di Dio”. La parte successiva è l’investitura vera e propria, quando il sovrano è vestito con i paramenti sacri dell’incoronazione ed è presentato con i simboli della monarchia: il globo, gli scettri e altri oggetti.

Verso la fine della cerimonia, la corona di Sant’Edoardo viene posta sulla testa del monarca prima che principi e pari del regno si dirigano verso il sovrano per rendergli omaggio. Questa volta, però, si pensa che solo il principe William si inginocchierà davanti al re. In questa incoronazione, i “pari” sono stati sostituiti dal pubblico che è stato invitato a giurare fedeltà a Carlo se lo desidera. La corona di Sant’Edoardo fu realizzata per Carlo II nel 1661 in seguito alla restaurazione della monarchia l’anno precedente. Si ritiene che la precedente corona medievale, che fu sciolta nel 1649, risalisse al re inglese dell’XI secolo, Edoardo il Confessore.

Non è una replica esatta del disegno precedente, ma segue l’originale con quattro croci, quattro gigli e due archi. Realizzata in oro massiccio, è adornata con 444 pietre preziose – tra cui rubini, ametiste, zaffiri e altre gemme – ed è dotata di un cappuccio di velluto viola e di una fascia di ermellino. Storicamente, doveva rimanere nell’abbazia di Westminster, quindi fu creata una seconda corona per il sovrano da poter indossare all’esterno del luogo di culto. Questa seconda corona è l’Imperial State Crown, che viene spesso utilizzata per occasioni cerimoniali come l’inaugurazione del Parlamento. È dotata di 2.868 diamanti, incluso il massiccio Cullinan II. È stata realizzata nel 1937 ed è quasi una replica della precedente Imperial State Crown della regina Vittoria.

Terminati gli elementi spirituali del servizio, re Carlo e Camilla si dirigeranno alla Cappella di Sant’Edoardo, un santuario di pietra nel cuore dell’abbazia, dove il sovrano indosserà la Corona di Stato Imperiale in preparazione del ritorno a Buckingham Palace.

Il re riutilizzerà diversi capi storici indossati dai precedenti monarchi durante le passate incoronazioni negli “interessi della sostenibilità e dell’efficienza”, secondo Buckingham Palace.

“Sua Maestà riutilizzerà i paramenti presenti nei servizi di incoronazione di re Giorgio IV nel 1821, re Giorgio V nel 1911, e Giorgio VI nel 1937 e della regina Elisabetta II nel 1953, tra cui il Colobium Sindonis, la Supertunica, il Mantello Imperiale, la Cintura e i Guanti”, precisava il palazzo.

Due saranno le processioni per le vie della capitale britannica il giorno dell’incoronazione. Una porterà il re all’Abbazia di Westminster e l’altra dopo il servizio sarà una parata più grande per fare ritorno a Buckingham Palace, dove il monarca e i membri della famiglia reale faranno un’apparizione sul balcone e assisteranno ad un sorvolo dell’aeronautica britannica.

Ariston: lascia Jacquemin, Brusadelli sarà il nuovo Ceo

Ariston: lascia Jacquemin, Brusadelli sarà il nuovo CeoMilano, 3 mag. (askanews) – Laurent Jacquemin si dimette, per motivi personali, dalla carica di Ceo di Ariston con effetto dal 27 luglio, rimanendo nel board come consigliere non esecutivo. Maurizio Brusadelli, manager della multinazionale alimentare Mondelez International (ex Kraft Foods) viene indicato come candidato Ceo, con nomina prevista il 3 agosto. Lo comunica una nota del gruppo Ariston che ha approvato i risultati trimestrali.

“Conosco Laurent Jacquemin da oltre 30 anni e ho grande ammirazione, oltre che per le sue capacità manageriali e profonda conoscenza del nostro business, per le sua umanità e generosità”, ha commentato il presidente esecutivo Paolo Merloni. “Voglio esprimere la mia riconoscenza per la sua dedizione ad Ariston e sono felice che resterà nel board come membro non esecutivo, ora che inizierà un nuovo capitolo della sua vita. Non vedo l’ora di dare il benvenuto a Maurizio Brusadelli come nuovo Ceo di Ariston Group. Maurizio porta in Ariston le capacità professionali, manageriali e umane dimostrate nella sua lunga carriera e nelle prime interazioni con noi”. Brusadelli è attualmente EVP & President Asia Pacific, Middle East & Africa presso Mondelez International.· “Mentre progetto un nuovo capitolo della mia vita dedicato ad attività umanitarie no-profit e alla mia famiglia, voglio esprimere la mia fierezza per quanto Ariston Group ha ottenuto finora”, ha dichiarato Jacquemin. “Grazie alla dedizione di un grande team siamo riusciti a sviluppare ed espandere la nostra società, e continueremo a crescere insieme. Ritengo che la scelta di Maurizio Brusadelli come mio successore sia la migliore possibile, e gli formulo i miei auguri per il suo ruolo. Infine, vorrei ringraziare il presidente esecutivo Paolo Merloni e il presidente onorario Francesco Merloni per il loro supporto, la loro fiducia, la loro amicizia, e oltre trent’anni di proficuo lavoro insieme”.

Ushakovs: russi in Lettonia non c’entrano con aggressione Ucraina

Ushakovs: russi in Lettonia non c’entrano con aggressione UcrainaRiga, 3 mag. (askanews) – “Puoi scegliere strade diverse quando hai un bivio davanti”. Ne sa qualcosa l’eurodeputato lettone Nils Ushakovs, ex sindaco di Riga, esponente del partito social democratico Armonia (Saskana), il più grande partito politico a rappresentare la minoranza russa della Lettonia prima di perdere tutti i suoi seggi parlamentari nelle elezioni legislative lettoni del 2022, dopo aver condannato apertamente l’aggressione russa all’Ucraina. “I crimini a Bucha rimangono i crimini a Bucha. Punto”, dice. “Ma i russi in Lettonia, i russofoni in Lettonia – prosegue – non hanno niente a che fare con la guerra della Russia contro l’Ucraina e non hanno nulla a che fare con la responsabilità dei crimini e gli orrori che stanno accadendo lì. Ma certo, nelle circostanze in cui viviamo oggi, non si può sempre contare su un comportamento del tutto adeguato, da tutte le parti”, afferma in una video intervista ad askanews.

Dinnanzi alla guerra in Ucraina, la scelta compiuta da Saskana, della quale Ushakovs è uno degli motori principali, è stata in un certo senso inattesa, oltre che coraggiosa. Ma a guardare il risultato elettorale (4.86%, ovvero sotto la soglia di sbarramento del 5%), la rifareste?, gli chiede askanews. “Sì, certo” risponde sicuro Ushakovs. “E non si discute. C’è la guerra e tu, con la guerra in corso non determini la tua posizione? Impossibile, non scherziamo. Anche se nella parte occidentale dell’Unione Europea, a volte non tutti i politici lo capiscono: lo vediamo in Germania, per esempio, in Francia, e anche in Italia: la profondità della consapevolezza del problema beh, potrebbe essere considerata un po’ diversa. Ma in Lettonia (sul fronte orientale più avanzato della Nato e con 217 chilometri di confine con la Russia, ndr) non può essere così”. Come anche, non è possibile, concedersi seconde possibilità. “Non puoi fare esperimenti rischiando di raggiungere altri estremi. Non puoi incolpare i residenti di lingua russa a Riga per i crimini di Bucha, perché non hanno niente a che fare con questo. Ma i crimini a Bucha rimangono i crimini a Bucha. Punto”, aggiunge l’ex sindaco.

Ushakovs è anche uno dei due eurodeputati lettoni che, insieme con Ivars Ijabs, è parte dell’Intergruppo del Parlamento europeo sui diritti LGBT; ammette che “ora difendere i diritti umani e difendere le cose più giuste in russo è naturalmente più difficile di quanto non fosse due anni fa. Sfortunatamente, per una ragione ingiusta ma oggettiva: la lingua russa sarà meno popolare e avrà meno potere di influenza, proprio a causa della guerra. Sta già succedendo. Bisogna farsene una ragione. Ma è come nelle vecchie barzellette: che probabilità hai di incontrare un dinosauro? 50/50, o lo incontri o non lo incontri. La missione è importante e ha un significato a livello europeo che è più alto della nazionalità. Ma può non riuscire, e non saremmo né i primi, né gli ultimi”. Quale futuro attende i cittadini europei di lingua russa? “Nazioni diverse, in momenti diversi nel tempo, hanno vissuto un’esperienza in cui tutto è finito con il fatto che la stessa lingua è parlata da persone che possono appartenere a diverse identità statali, a diverse possibili identità politiche: appartenere alla stessa lingua non significa che le persone fanno parte di un popolo o di una comunità” dichiara Ushakovs e aggiunge: “Le persone che parlano francese, inglese e tedesco e spagnolo hanno già attraversato questo. Forse ora è arrivato il momento in cui la storia si è sviluppata per coloro che parlano russo: ci sarà anche l’opportunità di definire se stessi o come una persona che appartiene alla Russia, che si considera cittadino russo (e questo non significa essere di etnia russa poiché i russi per cittadinanza appartengono ai più disparati gruppi etnici) o ti consideri una persona che, da un lato parla russo, ma dall’altro parla una o più lingue europee e si considera appartenente all’identità politica europea”.

Lo scorso anno, in ottobre, in Lettonia si è votato per il Parlamento. Saskana non ha superato la soglia del 5% e per la prima volta non ha guadagnato nessun seggio. Molto si è scritto e dibattuto se il fallimento elettorale sia stata la scelta sulla guerra o ci sia altro. E ora lo spettro di elettori che parlano russo è conteso da quattro partiti. Ma cosa chiede l’elettorato a Saskana? “In primo luogo, qui dobbiamo sottolineare che stiamo parlando di cittadini di lingua russa della Lettonia, che hanno un passaporto europeo come tutti gli altri. Poi molto dipende dall’età, dalla geografia. C’è una differenza nell’autodeterminazione: parte dei russofoni si definiscono completamente lettoni, si considerano lettoni di lingua russa. C’è una parola del genere in russo che ti permette di differenziare i russi dai lettoni di lingua russa. Sfortunatamente non c’è in inglese e questo è in realtà un grosso problema: può sembrare ridicolo, ma quando la stessa parola è usata sia per la lingua, che per le sanzioni, e per una guerra di aggressione, può essere un problema”. E ora che la Finlandia è il 31esimo Paese Nato, sul fronte orientale è cambiato qualcosa? “Da un punto di vista militare probabilmente no perché, l’esercito della Finlandia non è cambiato, era potente per i loro standard, compresa l’artiglieria e l’esperienza e così via, e rimane così. Ma da un punto di vista simbolico, ovviamente, la differenza è enorme. E più ancora, in generale per integrazione, il Golfo di Finlandia è diventato un golfo interno, un lago della NATO (sul quale si affaccia anche la russa San Pietroburgo, ndr) e questo ha ovviamente un significato. Ma è positivo che i finlandesi abbiano aderito alla NATO, era tempo che lo facessero”.

(di Cristina Giuliano e Serena Sartini)