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Tripodi: da Asia-Pacifico possibili grandi opportunità per Italia

Tripodi: da Asia-Pacifico possibili grandi opportunità per ItaliaRoma, 11 feb. (askanews) – “L’Asia-Pacifico è in grande espansione, ed è dunque necessario per l’Italia cogliere le grandi opportunità”, ha dichiarato Maria Tripodi, sottosegretaria agli Esteri, in un’intervista a Formiche.net nel corso della sua missione in Asia che ha toccato Singapore, Giappone e Vietnam.
Uno degli obiettivi della visita a Tokyo e anche nelle altre tappe è “è la presentazione del nostro ambizioso progetto di Expo Roma 2030, al quale anche a queste latitudini si guarda con vivo interesse”. Ottenere l’Expo 2030, “consentirebbe all’Italia di bissare il successo di Expo Milano 2015, con ricadute straordinarie per la nostra economia considerando i 30 milioni di visitatori previsti e una profonda rigenerazione urbana e infrastrutturale di Roma”, ha aggiunto.
Nella visita a Tokyo, Tripodi ha aggiunto che “l’Italia si spenderà per il successo della presidenza giapponese del G7”. “Tra gli obiettivi condivisi spiccano la stabilità di un’area strategica come l’indo-pacifica sferzata da crescenti tensioni regionali. Il concreto sostegno all’Ucraina vittima dell’ orribile aggressione della Federazione Russa. A questi ne seguiranno altri settoriali che certamente emergeranno con le ministeriali G7, propedeutiche al summit dei capi di stato e di governo della prossima primavera a Hiroshima”.
Non poteva mancare nel corso dell’intervista a Formiche.net un accenno alla Cina. “La Cina ha effettuato progressivamente una forte tensione su Taiwan con esercitazioni nello spazio aereo e marittimo limitrofi. Unita ai crescenti investimenti nell’area del Pacifico, alla penetrazione nei porti europei e nel corno d’Africa. Tutto questo non può che generare preoccupazione nei Paesi vicini”, ha detto la sottosegretaria.
ENERGIA, SOTTOSEGRETARIO TRIPODI: “DIVERSIFICARE È PROTEGGERE INTERESSI NAZIONALI”
“L’Italia con il nuovo corso del governo Meloni, ha finalmente preso consapevolezza dell’importanza strategica di alcuni partner, troppo spesso sottovaluti dai governi precedenti per pura miopia politica”. Lo dichiara Maria Tripodi, sottosegretario agli Esteri, in un’intervista a Formiche.net nel corso della sua missione in Asia (Singapore, Giappone e Vietnam).”Proteggere gli interessi nazionali significa infatti anche diversificare gli approvvigionamenti energetici, aprirsi a nuovi scenari, rafforzare relazioni con Paesi che per tradizione e vicinanza geografica sono sempre stati parte integrante e non contorno nella nostra politica estera. È un bene che le visite del presidente Meloni e del ministro Antonio Tajani in Algeria, Tunisia, Turchia, Egitto abbiano tracciato la nuova postura dell’Italia come protagonista e non più spettatrice nel Mediterraneo”, aggiunge.

Meloni al primo test del voto, spera di vincere senza stravincere

Meloni al primo test del voto, spera di vincere senza stravincereRoma, 11 feb. (askanews) – Vincere, per guadagnare un nuovo slancio dopo le polemiche delle ultime settimane, ma non stravincere, per non creare nuove tensioni nei rapporti con gli alleati. E’ questo l’obiettivo di Giorgia Meloni, che a poco più di cento giorni dall’insediamento alla guida del governo arriva al primo test elettorale. Un passaggio, non lo ha mai nascosto, che non ha solo valore locale, ma anche nazionale, a maggior ragione per un voto che riguarda due regioni anche politicamente importanti come il Lazio e la Lombardia.
I casi Nordio sulle intercettazioni, quello Delmastro-Donzelli su Cospito fino a quello (vero o meno che sia) del sottosegretario Fazzolari sulle armi, al di là delle dichiarazioni di facciata, hanno creato qualche tensione tra Fdi, Lega e Forza Italia. Mentre la candidatura di Francesco Rocca a Roma a scapito di Fabio Rampelli ha prodotto una frattura in Fratelli d’Italia a Roma, dove il partito è stato commissariato e affidato allo stesso Donzelli. In questa situazione la premier, come l’allenatore di una squadra che viene da una striscia di risultati negativi, è alla ricerca della classica vittoria “scaccia-crisi”. Per questo (anche con un occhio ai sondaggi) nella chiusura della campagna elettorale a Milano, insieme a Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, ha parlato di maggioranza “compatta, veloce e concreta” e lanciato quasi un “referendum” sul suo operato: “Mi sembra – ha detto – ci siano due Italie, una è quella dei commenti, quella di chi dice siamo al baratro, l’altra è quella dei numeri, dei dati, della Borsa sopra di 20 punti, le stime del Pil a più 0,6%, dell’inflazione che cala. Col voto di domenica e lunedì, dimostrate quale Italia è quella vera, cosa pensa davvero l’Italia”.
La premier è però anche consapevole del rischio di “stravincere” a danno dei partner. Un nuovo exploit di Fratelli d’Italia, infatti, potrebbe mettere in difficoltà gli alleati (a maggior ragione in Lombardia, bacino di voti di entrambi) che temono di essere fagocitati. Nella Lega, dopo il deludente risultato delle politiche, soprattutto al Nord sono emerse le posizioni critiche nei confronti della gestione del segretario Matteo Salvini e una battuta d’arresto potrebbe ulteriormente destabilizzare il Carroccio. Anche per questo Meloni ha “concesso” il primo via libera all’autonomia differenziata. Un discorso simile vale per Forza Italia, dove si vive la preoccupazione di una ‘annessione’ da parte di Fdi, con la difficoltà di far emergere le specificità degli azzurri ad esempio su giustizia ed economia.
Con questo spirito Meloni aspetta il voto, pronta poi a riaprire i dossier ‘caldi’ del governo, per qualche tempo messi in stand by: in agenda ci sono temi rilevanti e non privi di problemi come la ratifica del Mes ma anche le riforme, politiche ed economiche. E non è escluso che, chiusa questa fase, possa anche mettere mano al partito, magari con un congresso. Un modo per “registrare” la macchina di Fdi che l’esplosione di consensi ha fatto crescere ma al tempo stesso potrebbe aver reso più fragile.

##Lazio al voto, centrodestra vede vittoria. Resa dei conti Pd-M5s

##Lazio al voto, centrodestra vede vittoria. Resa dei conti Pd-M5sRoma, 11 feb. (askanews) – La corsa è terminata. Domenica 12 e lunedì 13 febbraio nel Lazio si va al voto e, già nella serata di lunedì, si conoscerà il nuovo presidente della Regione. Tre i papabili per la fumata bianca: Donatella Bianchi per il Movimento 5 Stelle, Alessio D’Amato per il centrosinistra e Francesco Rocca per il centrodestra. A breve giro di orologio andranno in archivio gli anni della giunta di Nicola Zingaretti, l’uomo dei record di via Cristoforo Colombo. L’unico ad aver raggiunto la mèta di due consiliature consecutive: dieci anni non macchiati da scandali e da dimissioni costrette dagli eventi. Dieci anni alla guida di un territorio che l’esponente del Pd aveva ereditato da Renata Polverini e dal centrodestra, sul quale si agitava la mannaia della sanità commissariata. “Anni difficili”, così li ha sempre bollati Zingaretti, attraversati dalla pandemia che, anche grazie a un lavoro certosino della giunta e dell’assessorato alla Sanità, sono stati superati arginando gli effetti del Covid. E proprio l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato, il frontman della crisi Coronavirus, potrebbe essere il prossimo presidente.
E’ stato lui il primo tra i candidati in corsa a scendere in campo a dicembre, forte e convinto di aver lavorato con profitto in questi anni. Una candidatura che è apparsa ad alcuni “strappata” al Pd, ottenuta anche con la complicità di Carlo Calenda e del Terzo Polo. I dem a lui probabilmente avrebbero preferito un candidato gradito al Movimento 5 Stelle, per continuare nell’esperimento del “campo largo” con il Lazio officina della giunta in condominio Pd-M5S, un tentativo fallito di matrimonio. La partita domani e lunedì si gioca anche su questo.
Un centrodestra coeso intorno a Francesco Rocca, avvocato ex presidente della Croce Rossa Internazionale, che vede vicina e possibile la conquista della Regione, e il centrosinistra che corre contro il Movimento 5 Stelle e prova a vincere, come accadde nel 2018. Questo turno elettorale offre un panorama diverso tra il Lazio e la Lombardia entrambe al voto. Nella prima regione Pd e 5 Stelle vanno separati con il Terzo Polo che appoggia D’Amato, in Lombardia invece Pd e M5S si presentano insieme, e il Terzo Polo va in solitaria con Letizia Moratti.
L’avvocato Conte da martedì tirerà le sue somme e, con lui, lo faranno Calenda e Renzi, mentre il Pd, col pensiero al nuovo segretario e le correnti che animano e agitano il partito, farà i conti col risultato delle urne. D’Amato è speranzoso e, ad ogni appuntamento elettorale che in questo periodo ha affrontato, ha caricato i suoi nel segno del “vincerò, perché io vincerò e vinceremo, proprio come accadde nel 2018 anche senza i 5 Stelle”. Dal canto suo la candidata M5s Donatella Bianchi sono settimane che difende l’addio al campo largo accusando il Pd di aver tradito l’anima ambientalista della sinistra con il termovalorizzatore di Roma, poco importa che si tratti di un’opera che rientra nei poteri di Roberto Gualtieri non in veste di sindaco ma di commissario straordinario di governo.
Intanto Francesco Rocca guarda al 14 febbraio, al suo possibile “San Valentino con la Regione”. E’ sicuro che potrà esser lui il nuovo presidente della Regione che oggi, dopo dieci anni di governo del centrosinistra, definisce “sorda alle voci dei territori, ferma e immobile, senza una visione di futuro”, non a caso il suo mantra è “Direzione futuro”.

##Lombardia misura l’effetto Meloni, variabili Moratti e astenuti

##Lombardia misura l’effetto Meloni, variabili Moratti e astenutiMilano, 11 feb. (askanews) – L’onda lunga che ha portato Giorgia Meloni a Palazzo Chigi si farà sentire anche in Lombardia, ma potrebbe avere l’effetto di uno tsunami. Se infatti FdI dovesse doppiare il risultato della Lega e ridimensionare ulteriormente Forza Italia come successo alle politiche di fine settembre, il rischio sarebbe quello di avere, sì, Attilio Fontana rafforzato dalla nuova investitura popolare, ma allo stesso tempo indebolito dalla mancata spinta del suo partito di riferimento e da una coalizione più sbilanciata verso Roma. Per questo la vera sfida delle elezioni regionali lombarde, anche in chiave nazionale e di governo, sembra soprattutto interna al centrodestra, prova di forza tra Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e la stessa Meloni.
Per il candidato di centrosinistra e M5s, Pierfrancesco Majorino, penalizzato in partenza dal fatto di avere alle spalle un Pd in piena stagione congressuale e con un segretario dimissionario, la parte finale delle corsa è stata paradossalmente in discesa, o almeno in piano. Tanto che negli ultimi giorni di campagna elettorale, con il traguardo ormai in vista, ha spinto l’acceleratore sul tema del cosiddetto voto utile: “È chiaro che la sfida è aperta, ed è tra me e Fontana, chi vuole il cambiamento non ha altra scelta” ha ripetuto come un mantra cercando di far convergere su di sè tutti gli insoddisfatti da 28 anni di governi regionali di centrodestra. Il suo risultato sarà anche un test importante per chi vuole a Roma un nuovo “campo largo”, cioè l’alleanza tra dem e pentastellati.
La vera mina vagante di queste elezioni regionali lombarde, oltre all’astensionismo che Berlusconi ha previsto possa affossare l’affluenza fino a un modestissimo 52% degli elettori, è però la presenza in campo di Letizia Moratti, già vice di Fontana fino a novembre, capace sulla carta di togliere consensi tanto al centrodestra quanto al centrosinistra e di rimanere sempre centrale nel confronto quotidiano della campagna elettorale. Una candidatura indubbiamente di peso, il cui risultato può rendere poco affidabile l’asticella del bipolarismo e confermare o meno l’ambizione esplicita del Terzo Polo per le elezioni europee del 2024, cioè quella di diventare il primo partito del Paese.
Quanto a Fontana ha esaltato fino all’ultimo l’unità del centrodestra e assicurato che non ci saranno problemi in caso di pesi ribaltati nel centrodestra. “Abbiamo passato cinque anni in cui c’erano altri rapporti di forza e abbiamo sempre operato senza alcun tipo di frizione. La nostra strategia è quella di parlarci, confrontarci, trovare la soluzione migliore. Nessuno di noi ha mai avuto la volontà di prevaricare gli altri. L’importante sono le idee, non sono i numeri” ha ribadito. Certo è che il partito di Meloni cercherà, in caso di vittoria, di ottenere la poltrona della vice presidenza e soprattutto quella dell’assessorato al Welfare, dalla quale passa un budget di oltre 23 miliardi di euro, pari all’80% del bilancio regionale.

Si vota in Lazio e Lombardia, oltre un quarto di italiani alle urne

Si vota in Lazio e Lombardia, oltre un quarto di italiani alle urne

Seggi aperti domenica dalle 7 alle 23. Lunedì fino alle 15

Roma, 11 feb. (askanews) – Sono oltre 13 milioni i cittadini di Lazio e Lombardia chiamati alle urne domenica e lunedì per il rinnovo dei governi regionali.
In Lombardia sono 8 milioni e 349mila gli elettori; nel Lazio gli aventi diritto sono invece 4 milioni e 815mila. In totale si tratta di oltre un quarto della popolazione italiana e degli aventi diritto al voto.
Nelle due regioni i seggi saranno aperti domenica dalle 7 alle 23, ma si vota anche lunedì fino alle 15. Poi inizierà lo spoglio.
Il risultato della consultazione, che eleggerà i nuovi presidenti e i Consigli regionali delle due più popolose regioni italiane, sarà anche il primo banco di prova del governo Meloni.
Il centrosinistra, che si presenta in coalizione con il Movimento 5 stelle in Lombardia, senza Terzo polo, e in coalizione con il Terzo polo, senza Movimento 5 stelle, nel Lazio, considera invece “aperta” la sfida nelle due regioni. Il centrodestra si presenta invece nella sua formulazione di governo al fianco dei propri candidati in entrambe le regioni.
In Lombardia la sfida è tra il governatore uscente Attilio Fontana, sostenuto dal centrodestra unito; il candidato del centrosinistra Pierfrancesco Majorino; la candidata del Terzo polo Letizia Moratti, ex vice di Fontana. In campo anche Mara Ghidorzi, la quarta sfidante, candidata di Unione popolare.
Nel Lazio è corsa a sei: Alessio D’Amato (centrosinistra), Francesco Rocca (centrodestra), Donatella Bianchi (M5S), Rosa Rinaldi (Unione Popolare), Fabrizio Pignalberi (Quarto Polo e Insieme per il Lazio) e Sonia Pecorilli (Partito Comunista Italiano).
La legge elettorale prevede l’elezione diretta sia del presidente di Regione sia del Consiglio regionale, in un’unica tornata, a suffragio diretto. Non è previsto il ballottaggio: vince chi prende più voti.

##Regionali in Lazio e Lombardia, oltre un quarto italiani al voto

##Regionali in Lazio e Lombardia, oltre un quarto italiani al votoMilano, 11 feb. (askanews) – Sono oltre 13 milioni i cittadini di Lazio e Lombardia chiamati alle urne, domenica 12 e lunedì 13 febbraio, per il rinnovo dei governi regionali. In Lombardia (9 milioni e 943mila abitanti) saranno chiamati a votare 8 milioni e 349mila elettori; in Lazio (5 milioni e 714mila abitanti), gli aventi diritto sono invece 4 milioni e 815mila. In totale si tratta di oltre un quarto della popolazione italiana e degli aventi diritto al voto.
Il risultato della consultazione, che eleggerà i nuovi presidenti e i Consigli regionali delle due più popolose regioni italiane, sarà letto anche come il primo banco di prova del governo dopo le elezioni politiche del 25 settembre scorso. Un significato politico, per questa tappa intermedia in vista delle elezioni europee del prossimo anno, che i leader del centrodestra hanno già attribuito: “La vittoria di domenica e lunedì avrà anche un riflesso nazionale, perché confermerà la vittoria della nostra maggioranza che dopo molti anni è arrivata alla guida del Paese con la signora Giorgia Meloni”, ha detto Silvio Berlusconi dal palco a Milano insieme agli altri leader della coalizione, in chiusura della campagna elettorale lombarda. Analoghe le dichiarazioni della premier: “Col voto di domenica e lunedì, dimostrate quale Italia è quella vera, cosa pensa davvero l’Italia”, ha detto Giorgia Meloni.
Il centrosinistra, che si presenta in coalizione con il Movimento 5 stelle in Lombardia, senza Terzo polo, e in coalizione con il Terzo polo, senza Movimento 5 stelle, nel Lazio, considera invece “aperta” la sfida nelle due regioni. Il centrodestra si presenta invece nella sua formulazione di governo al fianco dei propri candidati in entrambe le regioni.
In Lombardia “la sfida è tra me e Fontana”, ha ripetuto nelle ultime settimane il candidato del centrosinistra Pierfrancesco Majorino, chiedendo la fiducia agli elettori del Terzo Polo come voto “utile” per mandare a casa l’attuale presidente di Regione. Queste le coalizioni: Fontana conta su Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, oltre che della sua lista civica. Moratti è in lizza oltre che col sostegno del Terzo polo, anche con quello della sua lista civica; Majorino è appoggiato dal Pd, del M5s, dell’alleanza VerdiSinistra e Reti Civiche e della sua lista civica. Mara Ghidorzi, la quarta sfidante, è invece la candidata di Unione popolare.
Nel Lazio è corsa a sei: Alessio D’Amato (centrosinistra), Francesco Rocca (centrodestra), Donatella Bianchi (M5S), Rosa Rinaldi (Unione Popolare), Fabrizio Pignalberi (Quarto Polo e Insieme per il Lazio) e Sonia Pecorilli (Partito Comunista Italiano). A sostegno di D’Amato sette liste: Pd, Psi, Azione e Italia viva (Terzo polo), Demos, +Europa Radicali e Volt, Verdi sinistra e Possibile, Lista Civica D’Amato presidente. Con Rocca Fratelli D’Italia, Lega, Forza Italia, Noi Moderati e Rinascimento, Unione di Centro, e Lista Civica per Rocca Presidente. Donatella Bianchi è appoggiata dal Movimento 5 Stelle e dal Polo Progressista. Sonia Pecorilli è la candidata per il Partito Comunista Italiano. Fabrizio Pignalberi invece è sostenuto da Quarto Polo e Insieme per il Lazio. Rosa Rinaldi è candidata per Unione Popolare di Luigi De Magistris.
(segue)

In Europa cresce il ruolo delle donne in ambito scientifico

In Europa cresce il ruolo delle donne in ambito scientifico

Giornata delle Donne nella Ricerca: un video IIT e Fond. Ansaldo

Milano, 11 feb. (askanews) – Cresce in Europa il ruolo delle donne in ambito scientifico e nella ricerca: nel 2021 erano attive nel campo scientifico, a livello europeo, quasi 74 milioni di persone, di cui il 52% rappresentato da donne, aumentate del 26% rispetto al 2011.
In occasione della “Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella Scienza” istituita nel 2015 dalle Nazioni Unite e arrivata alla sua ottava edizione IIT e Fondazione Ansaldo hanno realizzato un video per promuovere l’uguaglianza di genere e l’inclusione nel mondo della scienza e della ricerca. Il video racconta le transizioni della figura femminile nel contesto scientifico. Le protagoniste sono donne di ieri e di oggi. Le prime impegnate nella ex-centrale elettronucleare di Caorso e negli stabilimenti ASGEN di Genova, le seconde nei laboratori dei diversi centri IIT distribuiti in Italia.
Il video – prodotto in collaborazione con Fondazione Ansaldo – vuole sottolineare come le donne siano sempre state presenti nella sfera scientifica. Seppur spesso osteggiate da una società che le voleva relegate a ruoli stereotipati, alcune scienziate riuscivano a distinguersi facendosi spazio in una élite principalmente maschile, ma anche in questo caso venivano considerate come eccezioni o, addirittura, venivano private del loro stesso successo e tenute nell’ombra.
Oggi si registrano segnali di cambiamento, ma il percorso verso la parità di genere anche nei contesti scientifici è ancora lungo da compiere. Il video proposto da IIT e Fondazione Ansaldo vuole quindi supportare un cambiamento culturale in modo che in un futuro il più prossimo possibile, non sia più necessario promuovere politiche di inclusione, perché l’essere donne e ragazze nella scienza sarà la normalità.
Lo staff dell’Istituto Italiano di Tecnologia è composto da oltre 1.900 persone provenienti da circa 70 Paesi, con un’età media di 35 anni e la cui componente femminile supera il 40%. Dal 2020 IIT si è dotato di un ufficio Diversity, Inclusion and Social Impact che ha avuto il compito di redigere il Gender Quality Plan, un documento strategico che delinea gli obiettivi e le azioni da intraprendere per promuovere l’uguaglianza di genere. Proprio per abbattere lo stigma che vuole il mondo della ricerca popolato principalmente da uomini, sono state pianificate diverse azioni di comunicazione, come interviste alle ricercatrici in qualità di role model e l’organizzazione e la partecipazione a eventi sul tema.
Fondazione Ansaldo da sempre è attenta alle politiche di uguaglianza, parità di diritti e inclusione. In particolare, negli ultimi anni si è impegnata a promuovere, attraverso la valorizzazione del patrimonio archivistico di cui è custode, la storia dell’emancipazione femminile e dell’ingresso delle donne nel mondo del lavoro. Per farlo offre percorsi didattici ad hoc per le scuole e, dal 2020, ha allestito la mostra #Women in cinque location distribuite sul territorio genovese e non solo.

Bce, Visco: tassi salgano ma in maniera progressiva e misurata

Bce, Visco: tassi salgano ma in maniera progressiva e misurataRoma, 11 feb. (askanews) – I tassi della Bce devono continuare a salire ma “in maniera progressiva e misurata”, e senza sbilanciarsi nel preferire il rischio di fare troppo piuttosto che su quello, opposto, di fare troppo poco. Lo ha affermato il governatore della Banca, a conclusione del suo intervento al Warwick Economics Summits, secondo il testo diffuso dall’istituzione.
“L’estrema incertezza che stiamo attraversando implica, inevitabilmente, per la fase attuale un proseguimento dell’inasprimento della politica monetaria, per evitare la possibilità di effetti di secondo livello (dovuto all’alta inflazione) rilevanti che si ripercuotano nell’area euro. Tuttavia questa stessa incertezza suggerisce anche che ci muoviamo gradualmente e in maniera prudente – ha detto – con i tassi ufficiali che continuino a salire in maniera progressiva ma misurato sulla base dei dati che giungeranno e della loro valutazione sulle prospettive di inflazione”.
“Ritengo anche che dovremmo essere molto cauti nel fornire una valutazione quantitativa sul preferire uno o l’altro dei due rischi opposti – ha aggiunto Visco -: quello di fare troppo o troppo poco. A me sembra che non ci sia una ragione a priori per preferire di sbagliare da una parte piuttosto che dall’altra”.
Invece, “se dovesse apparire una spirale prezzi-salari e le attese di inflazione dovessero diventare non sufficientemente ancorate, sarebbero certamente giustificati ulteriori e rilevanti inasprimenti monetari”, ha aggiunto.

Ascolti Sanremo, 11.121.000 e 66.5% per la serata delle Cover

Ascolti Sanremo, 11.121.000 e 66.5% per la serata delle CoverRoma, 11 feb. (askanews) – La quarta serata del Festival di Sanremo, quella dei duetti e delle cover, da anni tra le più amate del festival, ha visto collegati 11.121.000 spettatori con il 66,5% di share.
Per trovare un venerdì del festival con uno share medio più alto bisogna tornare all’anno di introduzione della rilevazione Auditel, quando lo share medio della serata di venerdì fu del 67,5%. Negli anni dal 1987 al 1994 (fatta eccezione per il 1989), il festival durava quattro serate, quindi il confronto va fatto con la ‘semifinalè del venerdì
Un trionfo anche rispetto all’anno passato in cui erano stati più di 11 milioni 378 mila spettatori pari al 60,5% di share. Nel dettaglio, la prima parte, dalle 21:25 alle 23:41, è vista da 15.046.000 spettatori con il 65.2%, mentre la seconda parte, dalle 23:4 alle 1:59, è seguita da 7.041.000 spettatori con il 69.7%

Quarta e De Maria alla Iuc con Schubert, Brahms e Beethoven

Quarta e De Maria alla Iuc con Schubert, Brahms e BeethovenRoma, 11 feb. (askanews) – Sonate di Schubert, Brahms e Beethoven, per un concerto che segna l’incontro tra due prestigiosissimi solisti, Massimo Quarta e Pietro De Maria, due eccellenze di scuola italiana rispettivamente del violino e del pianoforte: l’Istituzione Universitaria dei Concerti (Iuc) continua così oggi un ciclo dedicato proprio ai duo.
L’appuntamento è alle 17.30 nell’Aula Magna dell’Università La Sapienza: Quarta e De Maria eseguiranno la Sonata in re maggiore D384 di Franz Schubert, la Sonata n.3 in re minore op.108 di Johannes Brahms e infine di Ludwig Van Beethoven la Sonata n. 10 in sol maggiore op. 96.
Massimo Quarta è considerato uno dei più´ importanti violinisti della sua generazione, ospite regolare dei maggiori festival italiani e stranieri e delle più prestigiose istituzioni concertistiche. Vincitore a soli 26 anni del Primo Premio al Concorso Internazionale di Violino “Niccolò Paganini” di Genova, è stato definito dall’American Record Guide come “la personificazione dell’eleganza” e si è esibito in qualità di direttore e solista nelle più importanti orchestre estere e italiane fra cui la Royal Philharmonic Orchestra e i Berliner Symphoniker. Tra gli impegni più rilevanti delle stagioni appena trascorse, il debutto come direttore e solista al Concertgebouw di Amsterdam con la Netherlands Symphony Orchestra.
Dopo aver vinto il Premio della Critica al Concorso Tchaikovsky di Mosca nel 1990, Pietro De Maria ha ricevuto il Primo Premio al Concorso Internazionale Dino Ciani di Milano (1990) e al Géza Anda di Zurigo (1994). Nel 1997 gli è stato assegnato il Premio Mendelssohn ad Amburgo. La sua intensa attività concertistica lo vede solista con prestigiose orchestre e con direttori quali Roberto Abbado, Gary Bertini, Myung-Whun Chung, Vladimir Fedoseyev, Daniele Gatti, Alan Gilbert, Eliahu Inbal, Marek Janowski, Ton Koopman e Sándor Végh. È il primo pianista italiano ad aver eseguito pubblicamente l’integrale delle opere di Chopin in sei concerti. (Photo Credit: Marnan49)