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Dazi, Orsini (Confindustria): è un’ora buia, si rischia tenuta Ue

Dazi, Orsini (Confindustria): è un’ora buia, si rischia tenuta UeMilano, 26 feb. (askanews) – “E’ un’ora buia. E’ un cambio di paradigma, inaspettato e incredibile quello che arriva dagli Stati Uniti”. Così il Presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, commentando la notizia sui dazi che viene da oltreoceano dopo che il presidente Usa Donald Trump ha dichiarato che annuncerà molto presto dazi del 25% alle importazioni europee.


“La minaccia non è quella di un impatto solo sulle dinamiche commerciali – ha sottolineato -. La verità è ben più drammatica: qui si rischia la tenuta economica e sociale di molti stati dell’Unione e dell’Unione stessa. Quello che arriva dalla leadership americana è un attacco alle imprese e al lavoro europei. Il vero obiettivo è la deindustrializzazione del nostro continente, e quindi dei suoi livelli occupazionali”. “A rischio – prosegue Orsini – sono i valori fondanti delle democrazie occidentali cui ci vantiamo di appartenere: il patto sociale tra impresa e lavoro. Dobbiamo pensare seriamente a misure straordinarie per un momento straordinario. Alla luce delle notizie che vengono da Washington, l’Europa deve cambiare marcia: il tempo è finito, i provvedimenti che sono stati annunciati oggi a Bruxelles non bastano”.


“Voglio citare tre linee di azione nette: sburocratizzazione, meno norme; in seconda istanza: il Clean Industrial Deal deve essere un patto per la crescita, non per la decrescita. Stop a multe e a dazi autoimposti sulla manifattura europea. In terzo luogo – ha concluso Orsini -, serve, ed invochiamo dallo scorso anno, un piano industriale per la crescita economica e sociale europea”.

Exor vende il 4% di Ferrari, incasserà un assegno di 3 miliardi

Exor vende il 4% di Ferrari, incasserà un assegno di 3 miliardiMilano, 26 feb. (askanews) – Exor vende il 4% di Ferrari e dall’operazione incasserà un assegno di 3 miliardi di euro che, in parte, saranno utilizzati per una nuova significativa acquisizione.


La holding della famiglia Agnelli-Elkann ha lanciato un’offerta di accelerated bookbuilding rivolta a investitori istituzionali su circa il 4% del capitale della casa di Maranello (pari a circa 7 milioni di azioni ordinarie detenute). Exor conferma il suo pieno impegno nel sostenere la strategia del Cavallino, oltre che a mantenere la sua posizione di maggiore azionista di lungo termine. Dopo il collocamento, tutti gli accordi di governance relativi alla partecipazione rimarranno invariati, incluso l’accordo tra Exor, Piero Ferrari e il Trust Piero Ferrari, che insieme continueranno a detenere una quota di voto in Ferrari vicina al 50%. Attualmente, Exor detiene il 24,9% dei diritti economici di Ferrari e il 36,7% dei diritti di voto. Al perfezionamento dell’operazione, Exor resterà il maggiore azionista singolo, con circa il 20% dei diritti economici e il 30% dei diritti di voto. L’operazione permetterà di ridurre la concentrazione del portafoglio della holding: i proventi della vendita, pari a circa 3 miliardi, saranno destinati a perseguire la diversificazione attraverso una nuova significativa acquisizione e al lancio di un nuovo programma di buyback da 1 miliardo.


“Nell’ultimo decennio, la performance di Ferrari ha contribuito in modo determinante a triplicare il Nav di Exor e il suo successo ha portato la sua quota nel nostro portafoglio da circa il 15% a circa il 50% del Nav”, ha commentato John Elkann, amministratore delegato di Exor. “La transazione ci consentirà di ridurre la nostra concentrazione e di migliorare la diversificazione effettuando una nuova importante acquisizione, in linea con il nostro obiettivo di costruire grandi aziende. Il nostro sostegno alla Ferrari e la nostra fiducia nel suo solido futuro sono incrollabili. Il nostro impegno a rimanere il suo maggiore azionista a lungo termine è più forte che mai”. Nell’ambito dell’ABB, Ferrari ha annunciato che intende acquistare fino al 10% delle azioni vendute fino a un massimo di 300 milioni di euro. L’acquisto di azioni proprie deve essere considerato come parte del programma pluriennale di 2 miliardi di euro di Ferrari e costituirà la settima tranche del programma di buyback che sarà finanziato dalle disponibilità liquide di Ferrari.

Trump, Schlein: stop tentennamenti Meloni, dica che parte sta su dazi 25%

Trump, Schlein: stop tentennamenti Meloni, dica che parte sta su dazi 25%Roma, 26 feb. (askanews) – “Trump annuncia dazi al 25% per l’Ue, una guerra commerciale che pagheranno imprese, lavoratrici e lavoratori italiani. E’ finito per Giorgia Meloni il tempo del tentennamento, deve scegliere da che parte stare”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein parlando con i cronisti alla Camera.


Ha aggiunto la leader Pd: “Dopo il silenzio imbarazzante di questi giorni di attacchi di Trump sull’Ue e l’Ucraina ora dica da che parte sta. Perché questa guerra commerciale la pagano davvero le imprese, lavoratrici e lavoratori italiani”.

Vino, Federvini: bene impegno Lollobrigida su “etichette sanitarie”

Vino, Federvini: bene impegno Lollobrigida su “etichette sanitarie”Milano, 26 feb. (askanews) – “Apprezziamo l’impegno del ministro Lollobrigida nel tutelare il comparto dei vini, degli aperitivi, amari, liquori e distillati italiani e nel difendere una corretta informazione al consumatore. Siamo convinti che il contrasto all’abuso di alcol non può risolversi attraverso messaggi allarmistici in etichetta. Occorre piuttosto adottare iniziative di educazione e sensibilizzazione che promuovano il consumo consapevole. Non dimentichiamoci, infine, che questa normativa è in contrasto con il quadro legislativo comunitario e crea una frattura all’interno del mercato unico, nonché un ostacolo al commercio” Lo ha dichiarato la presidente di Federvini, Micaela Pallini, dopo che il ministro dell’Agricoltura ha nuovamente espresso al suo omologo irlandese forte preoccupazione per gli effetti della normativa del 2023 che impone l’obbligo di etichettatura con avvertenze sanitarie per tutte le bevande alcoliche commercializzate in Irlanda, a partire da maggio 2026. Preso atto di tali osservazioni italiane, il ministro Heydon ha affermato che ne avrebbe interessato il ministero della Salute, competente in materia.

Frantoio di Riva trionfa a Expoliva con olio bio “46esimo Parallelo”

Frantoio di Riva trionfa a Expoliva con olio bio “46esimo Parallelo”Milano, 26 feb. (askanews) – Il Frantoio di Riva si è aggiudicato il prestigioso Premio Internazionale Expoliva nella categoria “Intense Green Fruity” per la modalità “Ecological Limited Production” con l’olio extravergine di oliva “46esimo Parallelo Biologico”. L’importante riconoscimento è stato conferito dalla Fundación del Olivar nell’ambito della XXIII edizione degli Expoliva International Awards, uno dei più autorevoli concorsi mondiali dedicati alla qualità dell’olio d’oliva.


La cerimonia di premiazione si è svolta oggi, 26 febbraio, presso la sede della Fundación del Olivar a Jaén, in Spagna. Il Frantoio di Riva è stato celebrato per la qualità eccelsa del suo olio biologico, che si distingue per il fruttato intenso e l’attenzione alla sostenibilità ambientale. Expoliva, la più importante fiera internazionale dedicata all’olio d’oliva e alle industrie correlate, si tiene con cadenza biennale a Jaén, nel cuore dell’Andalusia. L’evento attira produttori, esperti e appassionati del settore da tutto il mondo, offrendo una piattaforma unica per presentare le migliori produzioni olivicole e le innovazioni tecnologiche del comparto. Gli Expoliva International Awards rappresentano il momento clou della manifestazione, premiando le eccellenze tra centinaia di campioni di olio extravergine provenienti da ogni angolo del globo.


“Questo premio rappresenta un traguardo straordinario per il nostro frantoio e un riconoscimento al lavoro quotidiano che mettiamo nella cura degli ulivi e nella produzione del nostro olio biologico”, ha dichiarato Giorgio Planchenstainer , presidente di Agraria Riva del Garda, sottolineando che “essere premiati a Expoliva, il più importante palcoscenico internazionale per il settore oleario, ci riempie di orgoglio e ci spinge a proseguire nel nostro impegno per l’eccellenza e la sostenibilità”. L’olio “46esimo Parallelo Biologico” ha una produzione limitata di meno di 10mila litri, e rappresenta un’eccellenza del territorio trentino. La vittoria a Expoliva 2025 consolida la posizione del Frantoio di Riva tra i migliori produttori mondiali di olio extravergine di oliva, portando in alto il nome dell’Italia e del Trentino in un contesto internazionale.

Stellantis: utile 2024 -70%. Elkann: Miglioreremo nel 2025

Stellantis: utile 2024 -70%. Elkann: Miglioreremo nel 2025Milano, 26 feb. (askanews) – Stellantis chiude il 2024 segnato dalla fine dell’era Tavares con un tonfo dell’utile netto del -70% a 5,5 miliardi di euro e guarda al 2025 come a un anno di ripresa grazie anche al lancio di 10 nuovi modelli con varianti ibride per riconquistare quote di mercato, tornare a una crescita profittevole e generare cassa, dopo aver bruciato 6 miliardi lo scorso anno. Confermata la distribuzione di un dividendo pari a 0,68 euro (1,55 nel 2023), grazie anche a 300 milioni incassati dalla cessione della maggioranza di Comau.


Per correggere la rotta però ci vorrà tempo: il secondo semestre sarà più forte del primo, ha detto il Cfo durante la call con gli analisti aprendo a un possibile buy back nella seconda parte dell’anno. E comunque per l’intero anno il margine operativo (Aoi) è atteso sui livelli del 2024 (5,5%), lontano dalla doppia cifra promessa da Tavares. Negativa la reazione in Borsa: Stellantis ha chiuso in calo del 4% a 12,9 euro nonostante il +1,3% del Ftse Mib che toccato nuovi record. La perdita negli ultimi 12 mesi sfiora il 50%. “Il 2024 non è un anno di cui siamo fieri, ora il nostro focus è su una crescita profittevole, con l’obiettivo di guadagnare quote di mercato, e sull’impegno a ricostruire la fiducia con tutti gli stakeholder”, ha detto il presidente John Elkann durante la call.


A pesare sui conti 2024, il calo nei principali mercati Usa e Ue. Negli Usa il risultato operativo è diminuito dell’80% a 2,6 miliardi di euro anche per gli sconti applicati per ridurre le scorte che sono diminuite oltre le attese a 304mila unità (20%). In Europa invece l’utile operativo ha registrato un calo del -63%, mentre la quota di mercato a gennaio ha toccato un minimo del 16%. Fra i costi che hanno impattato maggiormente i conti 2024, spiccano 1,6 miliardi di euro principalmente per gli esuberi e gli 800 milioni per i richiami Ue legati agli airbag Takata, tornati protagonisti a febbraio con un un massiccio richiamo in Francia. Fra i principali nodi da sciogliere, c’è la nomina del prossimo Ceo. “Ci sono candidati esterni ed interni eccellenti, i colloqui procedono in modo molto incoraggiante. Cerchiamo un leader che capisca di finanza e tecnologia e che sappia lavorare in modo unito con azionisti e stakeholder. Confermiamo che la decisione sarà presa nel primo semestre”, ha detto Elkann che ha voluto comunque ringraziare anche Tavares. “E’ anche grazie al suo contributo che abbiamo costruito Stellantis”, ha detto.


Altro capitolo da affrontare è quello delle norme Ue sull’auto. “Sono norme severe e contraddittorie. Stiamo dialogando con l’Ue per valutare cosa capiterà prima e dopo il 2035”, ha detto Elkann. Riguardo invece l’ipotesi di tariffe Usa sulle auto “stiamo valutando diversi scenari, siamo pronti, ma è presto per prevedere effetti”, ha spiegato il presidente Stellantis. Negativa la reazione dei sindacati in Italia che hanno definito la situazione drammatica e chiesto un cambio di rotta e maggiori investimenti. A preoccupare anche la situazione di Maserati che ha chiuso il 2024 con una perdita operativa di 260 milioni di euro e consegne e ricavi dimezzati.

Ue, tutte le proposte per la semplificazione del Green Deal

Ue, tutte le proposte per la semplificazione del Green DealBruxelles, 26 feb. (askanews) – La Commissione europea ha approvato e presentato, oggi a Bruxelles, un pacchetto (‘Omnibus’) di comunicazioni e proposte legislative che mirano a semplificare fortemente gli oneri burocratici delle imprese, soprattutto quelle piccole e medie, sottoposte agli obblighi di rendicontazione previsti da una serie di normative del Green Deal: la direttiva sulla sostenibilità ambientale (Csrd), il regolamento sulla Tassonomia (ovvero i criteri di classificazione degli investimenti ‘verdi’), la direttiva sulla ‘diligenza dovuta’ (Csddd) nel controllo del rispetto delle norme socio- ambientali lungo tutta la catena del valore, e infine il regolamento Cbam sui dazi climatici (‘Carbon Border Adjustemnt Mechanism’), che riguarda in particolare le importazioni di acciaio, ferro e alluminio, cemento e fertilizzanti.


La Commissione, inoltre, ha presentato l’attesa comunicazione sul Clean Industrial Deal (‘Patto sull’industria pulita’), che delinea un piano strategico con una roadmap per accompagnare la decarbonizzazione dell’industria, in particolare nei settori ad alta intensità energetica e in quelli che utilizzano tecnologie pulite (‘clean tech’), mantenendo e rafforzando allo stesso tempo la competitività e la resilienza dei produttori europei. Il pacchetto ‘Omnibus’ include: 1) una proposta di direttiva che modifica entrambe le direttive Csrd e Csdd; 2) una seconda proposta di direttiva che posticipa di due anni l’applicazione di tutti gli obblighi di rendicontazione per le società che originariamente dovevano presentare i loro rapporti nel luglio 2026 e nel luglio 2027 (rispettivamente le grandi imprese e le Pmi); 3) una proposta di ‘atto delegato’ che riguarda il regolamento sulla Tassonomia degli investimenti ‘verdi’ e modifica alcuni requisiti sugli obblighi di rendicontazione delle imprese che vogliono qualificarsi per questo tipo di investimenti; 4) una proposta di regolamento che modifica il regolamento sui ‘dazi climatici’ (‘Meccanismo di adeguamento delle emissioni di carbonio alle frontiere’); 5) una proposta di regolamento che modifica il regolamento sul fondo ‘InvestEu’, individuando nuovi strumenti per aumentare i finanziamenti disponibili e soprattutto per mobilitare gli investimenti privati.


Oltre alla posticipazione degli obblighi di rendicontazione, le modifiche più importanti della direttiva Csrd riguardano il suo campo di applicazione, che viene fortemente ridotto (dell’80% circa rispetto al testo originale della direttiva), per essere limitato alle sole imprese più grandi: la soglia minima di applicazione passerà da 250 a 1.000 addetti, mentre resterà uguale l’altra soglia di applicazione, 50 milioni di euro di fatturato annuo o un bilancio di 25 milioni di euro. Inoltre, le imprese sotto queste soglie non potranno essere obbligate a fornire rapporti di sostenibilità dalle società più grandi (oltre al soglia minima) a cui forniscono merci o servizi. Nella direttiva Csddd, le valutazioni obbligatorie e il monitoraggio delle imprese partner nelle catene del valore, che le grandi aziende devono effettuare per rispettare la ‘diligenza dovuta’, dovranno essere presentate ogni cinque anni, invece di essere annuali come prevede il testo originario. Vengono anche ridotte sostanzialmente le informazioni che possono essere richieste alle Pmi dalle imprese più grandi quando devono monitorare le proprie catene del valore.


Vengono cancellate poi le disposizioni che prevedevano un regime armonizzato a livello Ue di responsabilità civile nel campo di applicazione della direttiva: eventuali azioni in giustizia o richieste di risarcimenti per danni saranno sottoposti alle diverse legislazioni nazionali degli Stati membri. In quest’ultimo caso, va rilevato, la semplificazione contraddice chiaramente un altro obiettivo su cui insiste spesso la Commissione, quello dell’armonizzazione delle regole nel mercato unico contro la frammentazione. Per quanto riguarda la Tassonomia, le modifiche più importanti riguardano una semplificazione del 70% dei dati e informazioni che dovranno essere forniti nella rendicontazione, e l’introduzione di una nuova soglia oltre la quale le società possono decidere di optare eventualmente per rapporti volontari sul loro allineamento ai criteri ambientali previsti: potranno farlo anche le imprese con più di 1.000 addetti e un fatturato fino a 450 milioni di euro. Ma è soprattutto sui ‘dazi climatici’ (regolamento Cbam) che le proposte della Commissione sembrano riuscire a conseguire al meglio il doppio intento di questa complessa revisione della legislazione sul Green Deal: il mantenimento sostanziale degli obiettivi ambientali e allo stesso tempo una drastica riduzione degli oneri burocratici e normativi sulle imprese, attraverso la semplificazione. Il Cbam impone il pagamento di un dazio compensativo alle imprese che importano prodotti da paesi terzi in cui non ci sono normativa equivalenti alla ‘borsa’ europea (Ets) dei permessi di emissioni di CO2. L’obiettivo è evitare di sottoporre a una concorrenza sleale le imprese europee nei settori implicati, e prevenire il ‘carbon leakage’, ovvero la delocalizzazione delle industrie fuori dall’Ue per non pagare i permessi di emissione.


La Commissione ha constatato che, così come era stato impostato originariamente, venivano imposti obblighi, controlli e valutazioni a tutti gli importatori nei settori coperti dal regolamento (acciaio, ferro e alluminio, fertilizzanti e cemento) senza una soglia che escludesse le importazioni con impatto trascurabile per l’effetto sulle emissioni clima-alteranti. La modifica introdotta ora, invece, esclude il 90% degli importatori dal campo di applicazione, e nonostante questo il regolamento continuerà a coprire il 99% delle emissioni originate dai prodotti importati. Inoltre, questa drastica modifica del campo di applicazione potrà servire da lezione quando, alla fine di quest’anno, ci sarà una revisione, già prevista, del regolamento Cbam, per valutare una sua possibile estensione ad altri settori. Il piano industriale ‘Clean Industial Deal’, presentato sempre oggi dalla Commissione, è l’altro pilastro di questo tentativo di attuare una profonda semplificazione amministrativa e allo stesso tempo mantenere e rafforzare la competitività delle imprese, senza rinnegare gli obiettivi del Green Deal. Il piano si concentra soprattutto su due settori strettamente collegati: le industrie ad alta intensità energetica e le tecnologie pulite. Le industrie ad alta intensità energetica necessitano di un sostegno urgente per conseguire la decarbonizzazione e l’elettrificazione. ‘Il settore – rileva la Commissione – deve far fronte a costi energetici elevati, concorrenza globale sleale e normative complesse, che ne danneggiano la competitività’. Quanto alle tecnologie pulite, sono cruciali per la trasformazione industriale, ma anche per la competitività e la crescita future. Inoltre, un elemento importante del Piano è quello del riciclo delle materie prime, per massimizzare le risorse limitate dell’Ue e ridurre le dipendenze eccessive dai fornitori di paesi terzi. La comunicazione prospetta misure volte a rafforzare l’intera catena del valore, e annuncia che la Commissione presenterà un piano d’azione per l’industria automobilistica a marzo e un piano d’azione per l’acciaio e i metalli in primavera, nonché altre altre iniziative su misura per l’industria chimica e per le tecnologie pulite. Il Clean Industrial Deal individua alcuni punti essenziali per la competitività dell’industria dell’Ue. Innanzitutto la riduzione dei costi energetici: a questo proposito la Commissione ha adottato oggi un piano d’azione sull’energia accessibile per ridurre le bollette energetiche per l’industria, le aziende e le famiglie. Il piano d’azione prevede una accelerazione dell’introduzione di energie pulite (rinnovabili e nucleare), accelererà l’elettrificazione, completerà il mercato interno dell’energia con interconnessioni fisiche e utilizzerà l’energia in modo più efficiente, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili importati. Inoltre, per stimolare la domanda sul mercato di prodotti fabbricati nell’Ue con l’impiego di energia ‘pulita’, la Commissione proporrà un ‘Industrial Decarbonisation Accelerator Act’ (una normativa sull’accelerazione della decarbonizzazione industriale), che introdurrà criteri di sostenibilità e requisiti ‘made in Europe’ negli appalti pubblici e privati. Con la revisione del quadro degli appalti pubblici nel 2026, inoltre, la Commissione introdurrà questi criteri di sostenibilità e preferenza europea nelle gare d’appalto per determinati settori strategici. L’Industrial Decarbonisation Accelerator Act lancerà anche un’etichetta volontaria di intensità di carbonio per i prodotti industriali, a partire dall’acciaio nel 2025, seguito dal cemento. La Commissione semplificherà e armonizzerà le metodologie di contabilizzazione delle emissioni di carbonio. Queste etichette informeranno i consumatori e consentiranno ai produttori di avere un vantaggio di marketing dai loro sforzi di decarbonizzazione. La Commissione adotterà anche un nuovo quadro per gli aiuti di Stato nell’ambito del Clean Industrial Deal, che consentirà un’approvazione semplificata e più rapida delle misure delle misure di sostegno pubblico per la realizzazione degli impianti di energie rinnovabili, l’attuazione della decarbonizzazione industriale e la garanzia di una capacità produttiva sufficiente di tecnologie pulite. La Banca europea per gli investimenti (Bei) lancerà anche una serie di nuovi strumenti finanziari concreti per supportare il Clean Industrial Deal, e in particolare un ‘Grids manufacturing package’ per fornire controgaranzie e altro supporto per la riduzione del rischio ai produttori di componenti della rete elettrica. E’ stato annunciato anche un un programma pilota congiunto Commissione europea-Bei di controgaranzie per i Power Purchase Agreement (Ppa), i contratti di fornitura elettrica per le Pmi e le industrie ad alta intensità energetica. Infine, la Commissione istituirà un meccanismo che consenta alle aziende europee di riunirsi e aggregare la loro domanda di materie prime, creando un ‘Centro Ue per le materie prime essenziali’ per acquisti aggregati congiunti per conto delle aziende interessate. Gli acquisti congiunti creano economie di scala e offrono maggiore leva per negoziare prezzi e condizioni migliori. Inoltre, l’Esecutivo Ue adotterà un ‘Circular Economy Act’ nel 2026 per accelerare la ‘transizione circolare’ e garantire che le materie prime rare siano utilizzate e riutilizzate in modo efficiente, per ridurre dipendenze globali dell’Ue e creare posti di lavoro di alta qualità. L’obiettivo è di avere il 24% di materiali ‘circolari’ (ovvero riciclati) entro il 2030.

Papa, “polmonite persiste ma normale evoluzione con terapia”

Papa, “polmonite persiste ma normale evoluzione con terapia”Città del Vaticano, 26 feb. (askanews) – La polmonite persiste ma l’andamento è quello di una “normale evoluzione di un paziente che riceve la terapia”. Lo riferiscono fonti vaticane, secondo cui il Papa – al 13esimo giorno di ricovero al Gemelli – reagisce “nel modo in cui la malattia reagisce a un trattamento”. “Una normale evoluzione”, precisano le fonti.


Bergoglio ogni giorno riceve una quantità elevata di lettere, disegni e fiori. E per la prima volta, nel bollettino non viene usato il concetto di “condizioni critiche” ma la “prognosi resta riservata”. Papa Bergoglio “può muoversi” e continua “la fisioterapia respiratoria”. Questo lascia presupporre che il Pontefice già da alcuni giorni si è sottoposto alla fisioterapia. “E’ un esercizio continuo”, precisano le fonti, che riferiscono che “oggi non ci sono state visite” e “l’attività lavorativa consiste nella lettura di documenti, firma di testi”.

Ferrari: Exor vende il 4%, lancia accelerated bookbuilding

Ferrari: Exor vende il 4%, lancia accelerated bookbuildingMilano, 26 feb. (askanews) – Exor lancia un’offerta di accelerated bookbuilding rivolta a investitori istituzionali su circa il 4% delle azioni circolanti di Ferrari. Lo comunica una nota della holding, che conferma il suo pieno impegno nel sostenere la strategia di Ferrari, oltre che a mantenere la sua posizione di maggiore azionista di lungo termine.


Nessun cambiamento nella struttura di governance di Ferrari a seguito dell’operazione, sottolinea Exor. La transazione ridurrà la concentrazione del portafoglio della holding: i proventi della vendita, pari a circa 3 miliardi, saranno destinati a perseguire la diversificazione attraverso una nuova significativa acquisizione e al lancio di un nuovo programma di buyback da 1 miliardo. “Il nostro supporto a Ferrari e la nostra fiducia nel suo solido futuro rimangono invariati. Il nostro impegno a rimanere il suo maggiore azionista nel lungo termine è più forte che mai”, ha dichiarato John Elkann, amministratore delegato di Exor. “Negli ultimi dieci anni, la performance di Ferrari è stata un fattore determinante nella triplicazione del Nav di Exor, grazie al suo successo, la quota di Ferrari sul Nav è passata da circa 15% a circa 50%. Questa operazione ci permetterà di ridurre la concentrazione e di migliorare la diversificazione attraverso una nuova significativa acquisizione, in linea con il nostro obiettivo di costruire grandi società”.

Xylella, Cia: nuovo inizio il tavolo Masaf, bene fondo da 30 mln

Xylella, Cia: nuovo inizio il tavolo Masaf, bene fondo da 30 mlnRoma, 26 feb. (askanews) – Il tavolo sulla Xylella al Masaf, che oggi ha visto riuniti per la prima volta insieme Governo, Regioni e associazioni agricole, “deve segnare l’inizio di una nuova strategia condivisa per fermare definitivamente il batterio e dare l’impulso decisivo al processo di reimpianti e riconversioni nelle zone colpite”. Così Cia-Agricoltori Italiani al termine della riunione interministeriale indetta dal sottosegretario Patrizio La Pietra con i dicasteri di Sanità e Ambiente.


“Il monitoraggio sulla presenza della Xylella nel territorio pugliese è necessario, ma occorre intervenire in maniera ancora più forte sul contenimento, sostenendo le buone pratiche messe in campo dai produttori e coinvolgendo anche i Comuni – ha detto Gennaro Sicolo, presidente di Cia Puglia e vicepresidente nazionale – Un nuovo Piano di rigenerazione pluriennale è indispensabile per sconfiggere la piaga ultradecennale della Xylella e siamo pronti a collaborare fin da subito”. “Apprezziamo le risorse messe a disposizione dall’esecutivo – ha continuato Sicolo – Questi 30 milioni serviranno a dare un supporto alla ripartenza economica delle province di Lecce, Brindisi e Taranto, ma servono tempi rapidi e certi” e in questo senso “sarà cruciale la sinergia tra Regione e Masaf”. Per il presidente di Cia Puglia, d’altra parte, “occorrono somme ingenti ed è necessario che anche l’Europa se ne faccia carico almeno in parte”.


“Non c’è più tempo da perdere – ha concluso Sicolo – Bisogna fermare una volta per tutte sia lo sviluppo dei nuovi ceppi sia l’avanzata del batterio verso il Barese e il nord della Puglia, perché questo avrebbe effetti disastrosi su un’economia del settore olivicolo-oleario con riverberi occupazionali e produttivi non sostenibili nemmeno dal punto di vista della tenuta sociale. C’è urgenza di ripartire, gli agricoltori hanno bisogno di azioni strutturali e procedure snelle che un Commissario straordinario con poteri speciali siamo certi potrà assicurare”.