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Poggi (Cevi): etichette nutrizionali e riforma IG preoccupano i vignaioli

Poggi (Cevi): etichette nutrizionali e riforma IG preoccupano i vignaioliMilano, 13 mar. (askanews) – Matilde Poggi è una delle produttrici di vino più stimate non solo in Italia. Titolare dell’azienda agricola di famiglia, Le Fraghe a Cavaion Veronese (Verona), ha iniziato nel 1984 a vinificare le uve del papà. “Ho avuto la fortuna di non avere davanti una strada già tracciata e mi sono permessa di fare dei vini che piacessero a me: secchi e di grande bevibilità” racconta ad askanews a margine dell’Anteprima Chiaretto, di cui è una degli interpreti più interessanti, sottolineando con il suo tono autocritico che “solo negli ultimi 4-5 anni ho cominciato a dire che la strada che ho intrapreso 40 anni fa alla fine era quella giusta e sono arrivata dove volevo: nulla è scontato”.
Poggi è stata presidente della Federazione italiana vignaioli indipendenti (Fivi) per nove anni, fino all’anno scorso quando ha passato le redini a Lorenzo Cesconi. Oggi dirige la Confédération européenne des vignerons indépendants (Cevi), fondata a Bordeaux alla fine del 2002 dalle associazioni dei vignaioli francesi, portoghesi (Fenavi) e svizzeri (Asvei), che è l’organismo di rappresentanza e difesa dei viticoltori indipendenti, e che oggi riunisce poco meno di 12mila vigneron di 12 Paesi europei. “Siamo portatori di interessi presso le istituzioni europee e rappresentiamo aziende familiari che fanno prodotti artigianali, la stragrande maggioranza delle quali sono piccole o piccolissime” spiega Poggi, sottolineando che “nonostante le loro dimensioni, queste Cantine hanno una visione, sanno pensare e andare lontano ed, essendo delocalizzate, svolgono un ruolo importantissimo per la tutela dei territori rurali, luoghi marginali in cui danno lavoro permettendo alle famiglie di continuare a vivere lì”.
Tra i principali temi all’ordine del giorno, c’è quello dell’etichettatura delle bottiglie. Quella “ambientale” che deve indicare se gli imballaggi possono essere riciclati o meno, è già in vigore, ma da dicembre 2023 l’etichetta dovrà riportare anche gli “ingredienti” contenuti nel vino (ad esempio solfiti, tannini, contenuto alcolico, ecc.) e le informazioni nutrizionali e i valori energetici (quantità di proteine, carboidrati, zuccheri, e via dicendo). “Il vino cambia di anno in anno, a seconda della stagione, del clima e delle condizioni fitosanitarie dell’uva, il che significa che dobbiamo farci carico di far analizzare il vino ogni vendemmia e poi modificare l’etichetta” spiega Poggi, sottolineando che “dobbiamo impedire che ai nostri vignaioli capiti ciò è successo a certi piccoli caseifici artigianali che sono stati spinti fuori dal mercato quando negli anni ’90 è arrivato l’Hccp (il protocollo obbligatorio di salubrità degli alimenti, ndr): un sistema di regole che, come per tutta la burocrazia, è facile da seguire per le grandi realtà, ma molto meno per quelle piccole, infatti piace solo agli industriali”. “L’etichetta nutrizionale dovrà poi essere scritta nella lingua del consumatore finale – aggiunge – ma noi non imbottigliamo per ogni singolo mercato, però poi spediamo per esempio 20 casse in Polonia e altre 20 in Spagna”.
Altro tema di stretta attualità è la “Riforma del sistema delle indicazioni geografiche dell’Unione europea di vini, bevande spiritose e prodotti agricoli”. Se il Nutriscore (il discutibilissimo sistema a punti per l’etichettatura dei prodotti alimentari) e gli “health warning” che l’Irlanda vuole apporre sulle etichette degli alcolici, hanno trovato in Italia una contrarietà pressoché unanime, qui il fronte è spaccato: industriali da una parte e sindacati e cooperative dei contadini e dei vignaioli dall’altra. “La riforma dà meno peso alla parte agricola e rischia di far perdere al vino la sua specificità” attacca la viticultrice veneta, aggiungendo che “inoltre non avremo più un solo regolamento ma due: oltre all’Ocm Vino, ce ne sarà un altro orizzontale che si occuperà dell’indicazione geografica. Si complica invece che semplificare – prosegue – e non ci piace che alcune competenze vengano demandate all’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo), perché le indicazioni geografiche non sono una proprietà intellettuale ma rappresentano molto di più, sono patrimoni collettivi di interi territori”. “Il vino – ricorda – rappresenta un sistema virtuoso totalmente diverso da quello dei settori agroalimentari: è il prodotto più regolamentato ed è l’unico settore dove ci sono attori che curano l’intera filiera nello stesso territorio”.
La discussione sulla riforma delle IG, ha rilanciato in Italia anche il tema della cancellazione di diverse piccole Denominazioni. “E’ sbagliato perché le Denominazioni sono il valore del vino europeo perché nel resto del mondo questo sistema non esiste – sbuffa la presidente della Cevi – si dice vino di Napa perché è prodotto lì ma non c’è un Disciplinare, non c’è alcun regolamento, mentre le nostre sono denominazioni geografiche che hanno regole precise, ben determinate e c’è una protezione, una garanzia che è data dalla certificazione e dalla tracciabilità”.
Matilde Poggi è una che non molla perché crede in quello che fa, ma sul vino si addensano nubi nere, quelle del cambiamento climatico, delle nuove abitudini alimentari, delle tendenze salutiste, delle diverse abitudini delle nuove generazioni, elementi che, tutti insieme, influiscono sulla tendenza già in atto di un minor consumo. “Ci sono Paesi dove i consumi aumentano, quindi bisognerà cercare di indirizzare il nostro export lì ma non bisogna smettere di presidiare l’Italia, dove la gente beve meno, ma beve meglio” spiega, sottolineando sconsolata “che c’è sovrapproduzione in quasi tutte le Denominazioni anche in quelle dove ci sono vini di punta che vengono venduti molto bene. L’altro giorno parlavo con un vigneron di Bordeaux dove si discute di espiantare 10mila ettari di vigne – prosegue – e hanno chiesto alla Francia e all’Europa di aiutarli con un premio di seimila euro a ettaro, seimila euro per espiantarlo e non piantarlo più: significa che sono messi davvero male!”. “Personalmente sono contraria all’idea dell’espianto, così come a quella del fermo – conclude – ma serve che si smetta di piantare vigna ovunque e comunque e che si ripensi il modello distribuitivo da parte delle Regioni di quell’1% di nuova superficie vitabile che l’Europa da ai Paesi membri ogni anno”.
Nel nostro Paese esiste poi l’annoso problema della rappresentatività all’interno dei Consorzi di tutela, un tema molto caro ai vignaioli indipendenti. “Credo che questo sia il momento giusto per riprendere in mano questo discorso, cercando di avviare un tavolo con il nuovo Parlamento” spiega, ricordando che “si può ragionare su varie ipotesi: dal mettere degli scaglioni minimi molto più alti (ad esempio un voto ogni mille quintali anche se ne produci di meno), al prevedere che per certe decisioni serva la maggioranza qualificata data dal numero di ‘teste’, oppure togliere le deleghe in bianco dei conferitori alle Cantine sociali, o ancora escludere le cooperative dalle decisioni sulla parte strettamente viticola ma far invece votare i loro soci”.

Xi Jinping vorrebbe colloquio faccia-a-faccia con Zelensky

Xi Jinping vorrebbe colloquio faccia-a-faccia con ZelenskyRoma, 13 mar. (askanews) – Il presidente cinese Xi Jinping intende parlare per la prima volta dall’inizio della guerra in Ucraina in un faccia a faccia con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Lo segnala oggi il Wall Street Journal.
La notizia viene dopo che fonti informate hanno detto all’agenzia Reuters che Xi potrebbe recarsi già dalla prossima settimana a Mosca per incontrare il presidente russo Vladimir Putin. In precedenza, il WSJ aveva parlato di aprile per questa visita.
La Cina ha proposto il mese scorso un “position paper” sul tema della guerra in Ucraina e sta cercando di accreditarsi come mediatore per la pace, un ruolo che però è stato accolto con un certo scetticismo in Occidente a causa della posizione sbilanciata verso Mosca da parte di Pechino.

Vino, al via le nuove “Conversazioni” di Bigot sul cambiamento climatico

Vino, al via le nuove “Conversazioni” di Bigot sul cambiamento climaticoMilano, 13 mar. (askanews) – Qual è il futuro della viticoltura in un mondo in cui il cambiamento climatico si fa sempre più evidente? Come reagire a uno scenario sconosciuto, dove fenomeni violenti si manifestano sempre più frequentemente? Sono questi alcuni dei temi della nuova rubrica di Giovanni Bigot, fondatore della società Perleuve e ideatore dell’Indice Bigot, metodo di valutazione oggettivo del potenziale qualitativo del vigneto che prende in considerazione i nove parametri agronomici più importanti.
A partire da mercoledì 15 marzo alle 7.30, una volta al mese, l’agronomo e ricercatore friulano analizzerà l’impatto del cambiamento climatico sulla viticoltura attraverso l’Indice, i dati di oltre 400 aziende e gli indici bioclimatici calcolati per ogni area viticola. La nuova rubrica si inserisce nella quarta stagione delle dirette “Conversazioni viticole con Giovanni Bigot”, che avranno come ospiti docenti universitari, ricercatori ed esperti dei diversi temi trattati. Le puntate saranno trasmesse in diretta streaming e rese disponibili in podcast su LinkedIn, Facebook, YouTube e sul sito di 4Grapes®.
Nella prima puntata, a discutere di viticoltura di precisione assieme a Giovanni Bigot ci saranno anche i professori Maurizia Sigura e Rino Gubiani, docenti del Dipartimento di scienze agroalimentari, ambientali e animali dell’Università degli Studi di Udine. Negli appuntamenti successivi interverrà anche l’enologo Ramon Persello, laureato in Viticoltura ed Enologia con una tesi sugli indici bioclimatici ed esperto di agrometeorologia e cambiamenti del clima.
“Bisogna conoscere il cambiamento climatico per valutare le azioni da mettere in campo: abbiamo acquisito i dati agronomici delle aziende presenti nelle più importanti zone viticole mondiali, li abbiamo analizzati e ne abbiamo ricavato delle previsioni che esporremo durante le dirette” ha spiegato Bigot, aggiungendo che “questi dati servono per comprendere il futuro, intravederne gli scenari e anticipare le scelte agronomiche”.
Da quest’anno, Giovanni Bigot insegnerà Scouting viticolo nell’ambito dell’insegnamento di “Viticoltura di precisione” del corso di laurea in Viticoltura ed Enologia dell’Università di Udine. Le lezioni si concentreranno sulla raccolta di dati riguardanti le condizioni delle viti, delle foglie e dei grappoli, con l’obiettivo di identificare eventuali problemi e prendere le opportune misure preventive o correttive, aumentando il potenziale qualitativo del vigneto, riducendo l’impatto ambientale e i costi.
“Il monitoraggio del vigneto e la viticoltura di precisione entrano per la prima volta in un corso accademico, segno che si tratta di temi sempre più rilevanti nell’ambito dell’agricoltura e della produzione vinicola” ha aggiunto Bigot, sottolineando che “l’introduzione di corsi universitari su questi argomenti rappresenta un importante passo avanti nella formazione di professionisti del settore”.

Salute, DMlab Infernetto: 425 visite gratis per chi è in difficoltà

Salute, DMlab Infernetto: 425 visite gratis per chi è in difficoltàRoma, 13 mar. (askanews) – DMlab Infernetto, centro polispecialistico, ormai noto a livello regionale come fiore all’occhiello della sanità privata romana, sceglie di lanciare un’iniziativa benefica in collaborazione con la parrocchia territoriale. Come spiega il Ceo di DMlab Infernetto, Daniele Marino, “la struttura e il progetto DMlab Infernetto nasce per garantire solo il meglio della qualità in ambito sanitario in tanti diversi ambiti, come viene appunto offerto da questo centro polispecialistico di Roma Sud”.
Il grande successo e la calorosa accoglienza ricevuti fino ad ora da DMlab Infernetto da parte del territorio hanno portato la struttura a scegliere di mettere a disposizione 1 visita per ogni branca del centro (425 in tutto) di coloro che non possono accedere per motivi economici a servizi privati come questi in ambito di visite specialistiche di eccellenza.
“Sarebbe un grande cambiamento se tutte le strutture come le nostre potessero lanciare un’iniziativa benefica a loro volta, così da poter garantire un servizio sanitaria di qualità a tantissime persone”, prosegue Daniele Marino.
Presso DMlab Infernetto è possibile prenotare una visita specialistico in ogni tipologia di ambito sanitario, avendo così la possibilità di accedere a strumentazioni di ultima generazione per esami diagnostici specialistici, analisi cliniche e screening dei più diversi settori medicali.

Fabrizio Venturi: già al lavoro per prossimo Festival Canzone Cristiana

Fabrizio Venturi: già al lavoro per prossimo Festival Canzone CristianaRoma, 13 mar. (askanews) – Il Direttore Artistico del Festival della Canzone Cristiana Fabrizio Venturi, nel corso di un’intervista radiofonica, ha affermato che sta già lavorando per il prossimo Sanremo Cristian Music 2024.
“Sono in molti a chiedermi se sto già pensando alla prossima edizione del Festival: sì, sto già pensandoci. Ho in mente già la scenografia, alcuni cantanti e progetti che vorrei realizzare. Tuttavia, per il momento, si tratta solo di idee. Inizierò ad occuparmene fattivamente solo dopo il Festival della Canzone Cristiana del 6 maggio in Ucraina. Mio nonno diceva che chi ha tempo non perda tempo” ha dichiarato Venturi nel corso dell’intervista nella quale ha voluto sottolineare che il prossimo Festival sarà un grande evento e che sarà svolto in un’importante location.
“Il Festival di quest’anno è andato benissimo: è stato un trionfo di ascolti e le canzoni sono rimaste nei cuori ha continuato il Direttore artistico, il quale ha aggiunto: “Non sono passati inosservati gli attacchi che sono arrivati in seguito alla scelta di portare Vladimir Luxuria sul palco del Festival, la quale, come è noto, di conseguenza ha deciso di non partecipare più. L’intento era quello di far conoscere al grande pubblico la conversione dell’artista al cristianesimo. Mi è molto dispiaciuto quello che è accaduto, perché non dovrebbero esistere discriminazioni soprattutto da parte di chi professa il Vangelo. Cosa potevo fare? Vladimir, giustamente, si è sentita offesa e rifiutata e, per tale motivo, si è ritirata. Io, per rispetto della Chiesa, ho preferito il silenzio. Peccato, perché, come diceva Sant’Agostino, ‘chi canta prega due volte’. Chissà se la terza edizione del Festival della Canzone Cristiana Sanremo 2024 ci riserverà altre sorprese che facciano nuovamente discutere. Una cosa è certa, sia che si tratti del Festival cristiano, sia che si tratti del Festival della canzone italiana, ‘Sanremo è sempre Sanremo’ “.

Kenya, italiani primi per acquisto immobili residenziali di pregio

Kenya, italiani primi per acquisto immobili residenziali di pregioRoma, 13 mar. (askanews) – Gli italiani sono in cima alla lista degli individui con un patrimonio netto elevato che acquistano immobili residenziali di pregio in Kenya. E’ quanto emerge da un rapporto della società immobiliare Knight Frank.
“Leggendo più a fondo i nostri dati, possiamo identificare i principali proprietari internazionali a livello di paese in Kenya: Italia, Regno Unito, Olanda, Belgio, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Francia”, si legge nel rapporto, citato dal quotidiano kenyota Business Daily.
Le zone più ricercate dagli italiani, come da britannici e americani, sono i costosi sobborghi di Nairobi e le zone costiere. Le proprietà residenziali di pregio hanno un prezzo superiore ai 500.000 dollari.

Spazio, Mimit: due contratti da 285 mln per nuovi sistemi trasporto

Spazio, Mimit: due contratti da 285 mln per nuovi sistemi trasportoRoma, 13 mar. (askanews) – Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, annuncia la firma, alla presenza del ministro Adolfo Urso, di due importanti da oltre 285 milioni di euro complessivi per potenziare le capacità tecnologiche dell’industria italiana per l’accesso allo spazio.
L’obiettivo è sfruttare le capacità esistenti in Italia, attraverso i programmi,Vega C e Vega E, e realizzare le prossime generazione di motori con caratteristiche eco-sostenibili che faranno parte delle future famiglie di lanciatori spaziali europei.
L’iniziativa rappresenta un passaggio importante per l’implementazione del “Next Generation EU” e utilizza fondi del Pnrr, pari a oltre 1,2 miliardi, affidati ad ESA con una convenzione.
Alla cerimonia erano presenti, oltre al Ministro delegato dal Governo allo Spazio e Aerospazio, Urso, il direttore dei trasporti spaziali dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), Daniel Neuenschwander e l’amministratore delegato di Avio, Giulio Ranzo, appaltatore principale.
“La firma di oggi è importante per il raggiungimento degli obiettivi Pnrr per lo spazio. Ancora una volta viene ribadito il nostro impegno su un settore determinante, in cui l’Italia può e deve avere un ruolo di leadership grazie al lavoro fatto dalle imprese italiane, la cui tecnologia riscuote unanime riconoscimento – ha dichiarato Urso -. La sigla di oggi è la prima pietra miliare di un percorso che sarà certamente positivo – continua Urso -. Non posso che augurare il miglior successo alle iniziative e ai progetti che scaturiranno da questi due contratti, che valorizzeranno l’intera filiera del comparto”.
I due progetti saranno guidati da Avio come appaltatore principale supportato da una filiera d’eccellenza fatta da importanti realtà industriali italiane, da startup e piccole/medie imprese, nonché da centri di ricerca e università.
Il primo contratto, Space Transportation System (STS), finanziato con 181,6 milioni di euro sarà dedicato allo sviluppo entro il 2026 di un dimostratore in volo di nuove tecnologie e progetti per un lanciatore con motori a ridotto impatto ambientale.   Il secondo programma High Thrust Engine (HTE) finanziato con 103 milioni di euro sarà invece dedicato allo sviluppo di un nuovo motore ad alta spinta, anche questo a basso impatto ambientale, per arrivare ad un primo test di qualifica a terra entro il 2026.

Ambasciatore Taffuri: Azerbaigian hub strategico per export Italia

Ambasciatore Taffuri: Azerbaigian hub strategico per export ItaliaBaku, 13 mar. (askanews) – Da sempre ponte tra Europa e Asia, l’Azerbaigian gode di una posizione geografica strategica, snodo di passaggio fra due continenti, un elemento su cui il Paese caucasico sta puntando per ottenere un posto di rilievo nelle catene internazionali degli approvvigionamenti e per diventare un hub anche per i partner internazionali, tra cui l’Italia. Di questo potenziale, e delle opportunità da cogliere per l’Italia, è convinto l’ambasciatore a Baku Claudio Taffuri, che ad askanews ha parlato delle occasioni da intercettare per l’export e l’internazionalizzazione dell’economia italiana.
“L’Azerbaigian ha grandi potenzialità dal punto di vista economico e geografico per la sua collocazione, potenzialità che noi siamo chiamati a sfruttare come stiamo facendo”, ha detto in un’intervista nella nuova sede dell’ambasciata italiana nella capitale azerbaigiana.
“Baku è centrale rispetto all’Asia, è un potenziale hub e si sta strutturando per questo. È un luogo di grandissime potenzialità, non solo per il Paese stesso e per le opportunità di investimento, ma per il ruolo che ha e può avere nella regione”, partendo dall’area delle repubbliche ex sovietiche, fino alla Cina e all’India, sottolinea l’ambasciatore. “Recentemente è stata creata la Zona economica libera nel porto di Alat, un porto commerciale in cui vige un sistema fiscale e doganale proprio” e che “è particolarmente attrattivo sia per le facilitazioni doganali sia perché consente di tagliare la rotta commerciale sul Caspio, riducendo i giorni di percorrenza e quindi i costi, con un possibile vantaggio economico”, aggiunge Taffuri.
Alat si trova in una posizione strategica, a 70 chilometri da Baku, snodo naturale tra le principali ferrovie e autostrade della regione, tra cui la rotta ferroviaria Baku-Tbilisi-Kars, che collega Europa e Asia riducendo del 70% i tempi di trasporto dalla Cina orientale all’Europa e del 60% quelli fra India ed Europa. Il porto, inoltre, è in una posizione ottimale anche rispetto ai principali confini dei mercati russo (250 chilometri), iraniano (200 chilometri) e turco (1.000 chilometri).
Nel quadro dello sviluppo e della cooperazione tra Italia e Azerbaigian anche nel settore del trasporto merci e dell’ammodernamento della rete ferroviaria, l’ambasciatore spiega che “un altro settore di rilievo è proprio quello dei trasporti”. “Uno dei temi ricorrenti nel Paese è la riapertura delle interconnessioni logistiche nella regione e la definizione di una rinnovata rete di trasporto merci e di stazioni logistiche (ferrovie, strade, capacità portuali). Un tema che risulta strategico per questo Paese che mira a divenire un Hub del commercio est-ovest ed apre interessanti prospettive per le nostre imprese. Al riguardo stiamo lavorando sulla definizione di un nuovo Memorandum of understanding con Ferrovie dello Stato (FFSS) che rappresenterà un primo importante passo in questa direzione”.

Il 25 marzo a Costigliole d’Asti convegno su vino e sostenibilità

Il 25 marzo a Costigliole d’Asti convegno su vino e sostenibilitàMilano, 13 mar. (askanews) – Come e perché produrre vini sostenibili. E’ il tema al centro del convegno organizzato a partire dalle 10 di sabato 25 marzo nel Teatro comunale di Costigliole d’Asti (Asti).
L’appuntamento promosso dal Comune di Costigliole e dal titolo “Sostenibilità, il nuovo valore”, farà il punto su quanto costa e quanto rende produrre vino in modo sostenibile: impegni, certificazioni, mercato e territorio.
Moderati dal giornalista Ercole Zuccaro, interverranno al convegno Vincenzo Gerbi (professore di Enologia dell’Università di Torino e presidente del Comitato tecnico scientifico etico di Equalitas), Giuseppe Liberatore (direttore generale dell’organismo di certificazione ValorItalia), Luigi Bersano (consigliere e coordinatore del Tavolo politico normativo di Unione italiana vini), Denis Pantini (economista agroalimentare e responsabile Business Unit Agrifood e Wine Monitor di Nomisma).
In conclusione svilupperanno le loro riflessioni Daniele Comba, (presidente dell’associazione produttori “Noi di Costigliole”), e Filippo Mobrici (presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato).

James Webb cattura le galassie che hanno reionizzato l’Universo

James Webb cattura le galassie che hanno reionizzato l’UniversoRoma, 13 mar. (askanews) – Le prime stelle e galassie nella storia dell’universo, nate oltre tredici miliardi di anni fa, quando il cosmo aveva solo poche centinaia di milioni di anni d’età, si sono formate a partire da una miscela di gas neutro, costituito principalmente da atomi di idrogeno. La radiazione energetica proveniente da queste prime stelle e galassie ha poi contribuito, nelle centinaia di milioni di anni seguenti, a trasformare questo gas e ionizzarlo, cioè scinderlo in elettroni e protoni. Gli astronomi la chiamano “reionizzazione” poiché durante questa fase il mezzo intergalattico che pervade l’universo, da neutro, torna a essere ionizzato come lo era nel cosmo primordiale. Non è però ancora chiaro quali galassie abbiano contribuito maggiormente a reionizzare il mezzo intergalattico nei primi stadi di questo processo, né quale percentuale di fotoni – le particelle di luce – con energie sufficienti a ionizzare il gas circostante sia fuoriuscita dai diversi tipi di galassie presenti all’epoca.
Con il suo specchio dal diametro di 6,5 metri e la sensibilità osservativa nella banda infrarossa, il James Webb Space Telescope (JWST), osservatorio spaziale della NASA in collaborazione con ESA e CSA, può spingersi indietro nel tempo fino alle galassie più distanti, tra le prime a formarsi nella storia dell’universo. Il progetto GLASS, una collaborazione internazionale di ricercatrici e ricercatori in 24 istituti di ricerca e università tra Italia, Stati Uniti, Giappone, Danimarca, Australia, Cina e Slovenia, che utilizza JWST per cercare risposta ai quesiti ancora aperti sulla reionizzazione cosmica, ha recentemente pubblicato un nuovo articolo a guida italiana sulla rivista “Astronomy & Astrophysics”.
“Abbiamo studiato, tramite osservazioni spettroscopiche e fotometriche ottenute con JWST, 29 galassie lontane e siamo riuscite a misurare in maniera indiretta le loro capacità ionizzanti, dato che a distanze così elevate non è possibile osservare direttamente i fotoni di così alta energia che sono quelli che hanno portato alla reionizzazione del mezzo intergalattico”, spiega la prima autrice del nuovo articolo Sara Mascia, dottoranda in Astronomy, Astrophysics and Space Science all’Università di Roma Tor Vergata, che porta avanti la sua ricerca presso l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). “Questo studio dimostra la capacità di JWST non solo di trovare le galassie più distanti ma anche di svelarne le proprietà fisiche”.
La luce proveniente da queste galassie, catturata con gli strumenti NIRCam e NIRSPec a bordo di JWST, – informa l’Inaf – è stata emessa quando l’universo aveva un’età compresa tra circa 650 milioni e 1,3 miliardi di anni. Prima di queste osservazioni, le proprietà ionizzanti di queste lontanissime galassie erano ignote, soprattutto per quanto riguarda le galassie di piccola massa, molto difficili da studiare.
“Abbiamo stimato per la prima volta la capacità ionizzante delle galassie nell’epoca della reionizzazione: in particolare, siamo riusciti a stimare quanti fotoni ionizzanti fuoriescono dalle galassie di piccola massa grazie all’effetto di lente gravitazionale da parte di Abell 2744, un ammasso di galassie che si trova tra noi e le galassie distanti e amplifica il loro segnale”, aggiunge Laura Pentericci, ricercatrice INAF a Roma e co-autrice del lavoro. “I nostri risultati indicano che oltre l’80 percento delle galassie osservate contribuisce in maniera significativa alla reionizzazione”.
Nuove osservazioni che saranno realizzate prossimamente con JWST estenderanno questa analisi a campioni più grandi di galassie, includendo quelle con masse più elevate o più distanti. Lo scopo – conclude l’Inaf – è di determinare se la maggior parte dei fotoni che hanno contribuito a reionizzare l’universo sia stata fornita da galassie più massicce e luminose di quelle osservate oppure se, come ritenuto dai principali modelli attuali, il contributo maggiore sia dovuto alle galassie più deboli, molto più numerose.