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Fabrizio Venturi: già al lavoro per prossimo Festival Canzone Cristiana

Fabrizio Venturi: già al lavoro per prossimo Festival Canzone CristianaRoma, 13 mar. (askanews) – Il Direttore Artistico del Festival della Canzone Cristiana Fabrizio Venturi, nel corso di un’intervista radiofonica, ha affermato che sta già lavorando per il prossimo Sanremo Cristian Music 2024.
“Sono in molti a chiedermi se sto già pensando alla prossima edizione del Festival: sì, sto già pensandoci. Ho in mente già la scenografia, alcuni cantanti e progetti che vorrei realizzare. Tuttavia, per il momento, si tratta solo di idee. Inizierò ad occuparmene fattivamente solo dopo il Festival della Canzone Cristiana del 6 maggio in Ucraina. Mio nonno diceva che chi ha tempo non perda tempo” ha dichiarato Venturi nel corso dell’intervista nella quale ha voluto sottolineare che il prossimo Festival sarà un grande evento e che sarà svolto in un’importante location.
“Il Festival di quest’anno è andato benissimo: è stato un trionfo di ascolti e le canzoni sono rimaste nei cuori ha continuato il Direttore artistico, il quale ha aggiunto: “Non sono passati inosservati gli attacchi che sono arrivati in seguito alla scelta di portare Vladimir Luxuria sul palco del Festival, la quale, come è noto, di conseguenza ha deciso di non partecipare più. L’intento era quello di far conoscere al grande pubblico la conversione dell’artista al cristianesimo. Mi è molto dispiaciuto quello che è accaduto, perché non dovrebbero esistere discriminazioni soprattutto da parte di chi professa il Vangelo. Cosa potevo fare? Vladimir, giustamente, si è sentita offesa e rifiutata e, per tale motivo, si è ritirata. Io, per rispetto della Chiesa, ho preferito il silenzio. Peccato, perché, come diceva Sant’Agostino, ‘chi canta prega due volte’. Chissà se la terza edizione del Festival della Canzone Cristiana Sanremo 2024 ci riserverà altre sorprese che facciano nuovamente discutere. Una cosa è certa, sia che si tratti del Festival cristiano, sia che si tratti del Festival della canzone italiana, ‘Sanremo è sempre Sanremo’ “.

Kenya, italiani primi per acquisto immobili residenziali di pregio

Kenya, italiani primi per acquisto immobili residenziali di pregioRoma, 13 mar. (askanews) – Gli italiani sono in cima alla lista degli individui con un patrimonio netto elevato che acquistano immobili residenziali di pregio in Kenya. E’ quanto emerge da un rapporto della società immobiliare Knight Frank.
“Leggendo più a fondo i nostri dati, possiamo identificare i principali proprietari internazionali a livello di paese in Kenya: Italia, Regno Unito, Olanda, Belgio, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Francia”, si legge nel rapporto, citato dal quotidiano kenyota Business Daily.
Le zone più ricercate dagli italiani, come da britannici e americani, sono i costosi sobborghi di Nairobi e le zone costiere. Le proprietà residenziali di pregio hanno un prezzo superiore ai 500.000 dollari.

Spazio, Mimit: due contratti da 285 mln per nuovi sistemi trasporto

Spazio, Mimit: due contratti da 285 mln per nuovi sistemi trasportoRoma, 13 mar. (askanews) – Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, annuncia la firma, alla presenza del ministro Adolfo Urso, di due importanti da oltre 285 milioni di euro complessivi per potenziare le capacità tecnologiche dell’industria italiana per l’accesso allo spazio.
L’obiettivo è sfruttare le capacità esistenti in Italia, attraverso i programmi,Vega C e Vega E, e realizzare le prossime generazione di motori con caratteristiche eco-sostenibili che faranno parte delle future famiglie di lanciatori spaziali europei.
L’iniziativa rappresenta un passaggio importante per l’implementazione del “Next Generation EU” e utilizza fondi del Pnrr, pari a oltre 1,2 miliardi, affidati ad ESA con una convenzione.
Alla cerimonia erano presenti, oltre al Ministro delegato dal Governo allo Spazio e Aerospazio, Urso, il direttore dei trasporti spaziali dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), Daniel Neuenschwander e l’amministratore delegato di Avio, Giulio Ranzo, appaltatore principale.
“La firma di oggi è importante per il raggiungimento degli obiettivi Pnrr per lo spazio. Ancora una volta viene ribadito il nostro impegno su un settore determinante, in cui l’Italia può e deve avere un ruolo di leadership grazie al lavoro fatto dalle imprese italiane, la cui tecnologia riscuote unanime riconoscimento – ha dichiarato Urso -. La sigla di oggi è la prima pietra miliare di un percorso che sarà certamente positivo – continua Urso -. Non posso che augurare il miglior successo alle iniziative e ai progetti che scaturiranno da questi due contratti, che valorizzeranno l’intera filiera del comparto”.
I due progetti saranno guidati da Avio come appaltatore principale supportato da una filiera d’eccellenza fatta da importanti realtà industriali italiane, da startup e piccole/medie imprese, nonché da centri di ricerca e università.
Il primo contratto, Space Transportation System (STS), finanziato con 181,6 milioni di euro sarà dedicato allo sviluppo entro il 2026 di un dimostratore in volo di nuove tecnologie e progetti per un lanciatore con motori a ridotto impatto ambientale.   Il secondo programma High Thrust Engine (HTE) finanziato con 103 milioni di euro sarà invece dedicato allo sviluppo di un nuovo motore ad alta spinta, anche questo a basso impatto ambientale, per arrivare ad un primo test di qualifica a terra entro il 2026.

Ambasciatore Taffuri: Azerbaigian hub strategico per export Italia

Ambasciatore Taffuri: Azerbaigian hub strategico per export ItaliaBaku, 13 mar. (askanews) – Da sempre ponte tra Europa e Asia, l’Azerbaigian gode di una posizione geografica strategica, snodo di passaggio fra due continenti, un elemento su cui il Paese caucasico sta puntando per ottenere un posto di rilievo nelle catene internazionali degli approvvigionamenti e per diventare un hub anche per i partner internazionali, tra cui l’Italia. Di questo potenziale, e delle opportunità da cogliere per l’Italia, è convinto l’ambasciatore a Baku Claudio Taffuri, che ad askanews ha parlato delle occasioni da intercettare per l’export e l’internazionalizzazione dell’economia italiana.
“L’Azerbaigian ha grandi potenzialità dal punto di vista economico e geografico per la sua collocazione, potenzialità che noi siamo chiamati a sfruttare come stiamo facendo”, ha detto in un’intervista nella nuova sede dell’ambasciata italiana nella capitale azerbaigiana.
“Baku è centrale rispetto all’Asia, è un potenziale hub e si sta strutturando per questo. È un luogo di grandissime potenzialità, non solo per il Paese stesso e per le opportunità di investimento, ma per il ruolo che ha e può avere nella regione”, partendo dall’area delle repubbliche ex sovietiche, fino alla Cina e all’India, sottolinea l’ambasciatore. “Recentemente è stata creata la Zona economica libera nel porto di Alat, un porto commerciale in cui vige un sistema fiscale e doganale proprio” e che “è particolarmente attrattivo sia per le facilitazioni doganali sia perché consente di tagliare la rotta commerciale sul Caspio, riducendo i giorni di percorrenza e quindi i costi, con un possibile vantaggio economico”, aggiunge Taffuri.
Alat si trova in una posizione strategica, a 70 chilometri da Baku, snodo naturale tra le principali ferrovie e autostrade della regione, tra cui la rotta ferroviaria Baku-Tbilisi-Kars, che collega Europa e Asia riducendo del 70% i tempi di trasporto dalla Cina orientale all’Europa e del 60% quelli fra India ed Europa. Il porto, inoltre, è in una posizione ottimale anche rispetto ai principali confini dei mercati russo (250 chilometri), iraniano (200 chilometri) e turco (1.000 chilometri).
Nel quadro dello sviluppo e della cooperazione tra Italia e Azerbaigian anche nel settore del trasporto merci e dell’ammodernamento della rete ferroviaria, l’ambasciatore spiega che “un altro settore di rilievo è proprio quello dei trasporti”. “Uno dei temi ricorrenti nel Paese è la riapertura delle interconnessioni logistiche nella regione e la definizione di una rinnovata rete di trasporto merci e di stazioni logistiche (ferrovie, strade, capacità portuali). Un tema che risulta strategico per questo Paese che mira a divenire un Hub del commercio est-ovest ed apre interessanti prospettive per le nostre imprese. Al riguardo stiamo lavorando sulla definizione di un nuovo Memorandum of understanding con Ferrovie dello Stato (FFSS) che rappresenterà un primo importante passo in questa direzione”.

Il 25 marzo a Costigliole d’Asti convegno su vino e sostenibilità

Il 25 marzo a Costigliole d’Asti convegno su vino e sostenibilitàMilano, 13 mar. (askanews) – Come e perché produrre vini sostenibili. E’ il tema al centro del convegno organizzato a partire dalle 10 di sabato 25 marzo nel Teatro comunale di Costigliole d’Asti (Asti).
L’appuntamento promosso dal Comune di Costigliole e dal titolo “Sostenibilità, il nuovo valore”, farà il punto su quanto costa e quanto rende produrre vino in modo sostenibile: impegni, certificazioni, mercato e territorio.
Moderati dal giornalista Ercole Zuccaro, interverranno al convegno Vincenzo Gerbi (professore di Enologia dell’Università di Torino e presidente del Comitato tecnico scientifico etico di Equalitas), Giuseppe Liberatore (direttore generale dell’organismo di certificazione ValorItalia), Luigi Bersano (consigliere e coordinatore del Tavolo politico normativo di Unione italiana vini), Denis Pantini (economista agroalimentare e responsabile Business Unit Agrifood e Wine Monitor di Nomisma).
In conclusione svilupperanno le loro riflessioni Daniele Comba, (presidente dell’associazione produttori “Noi di Costigliole”), e Filippo Mobrici (presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato).

James Webb cattura le galassie che hanno reionizzato l’Universo

James Webb cattura le galassie che hanno reionizzato l’UniversoRoma, 13 mar. (askanews) – Le prime stelle e galassie nella storia dell’universo, nate oltre tredici miliardi di anni fa, quando il cosmo aveva solo poche centinaia di milioni di anni d’età, si sono formate a partire da una miscela di gas neutro, costituito principalmente da atomi di idrogeno. La radiazione energetica proveniente da queste prime stelle e galassie ha poi contribuito, nelle centinaia di milioni di anni seguenti, a trasformare questo gas e ionizzarlo, cioè scinderlo in elettroni e protoni. Gli astronomi la chiamano “reionizzazione” poiché durante questa fase il mezzo intergalattico che pervade l’universo, da neutro, torna a essere ionizzato come lo era nel cosmo primordiale. Non è però ancora chiaro quali galassie abbiano contribuito maggiormente a reionizzare il mezzo intergalattico nei primi stadi di questo processo, né quale percentuale di fotoni – le particelle di luce – con energie sufficienti a ionizzare il gas circostante sia fuoriuscita dai diversi tipi di galassie presenti all’epoca.
Con il suo specchio dal diametro di 6,5 metri e la sensibilità osservativa nella banda infrarossa, il James Webb Space Telescope (JWST), osservatorio spaziale della NASA in collaborazione con ESA e CSA, può spingersi indietro nel tempo fino alle galassie più distanti, tra le prime a formarsi nella storia dell’universo. Il progetto GLASS, una collaborazione internazionale di ricercatrici e ricercatori in 24 istituti di ricerca e università tra Italia, Stati Uniti, Giappone, Danimarca, Australia, Cina e Slovenia, che utilizza JWST per cercare risposta ai quesiti ancora aperti sulla reionizzazione cosmica, ha recentemente pubblicato un nuovo articolo a guida italiana sulla rivista “Astronomy & Astrophysics”.
“Abbiamo studiato, tramite osservazioni spettroscopiche e fotometriche ottenute con JWST, 29 galassie lontane e siamo riuscite a misurare in maniera indiretta le loro capacità ionizzanti, dato che a distanze così elevate non è possibile osservare direttamente i fotoni di così alta energia che sono quelli che hanno portato alla reionizzazione del mezzo intergalattico”, spiega la prima autrice del nuovo articolo Sara Mascia, dottoranda in Astronomy, Astrophysics and Space Science all’Università di Roma Tor Vergata, che porta avanti la sua ricerca presso l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). “Questo studio dimostra la capacità di JWST non solo di trovare le galassie più distanti ma anche di svelarne le proprietà fisiche”.
La luce proveniente da queste galassie, catturata con gli strumenti NIRCam e NIRSPec a bordo di JWST, – informa l’Inaf – è stata emessa quando l’universo aveva un’età compresa tra circa 650 milioni e 1,3 miliardi di anni. Prima di queste osservazioni, le proprietà ionizzanti di queste lontanissime galassie erano ignote, soprattutto per quanto riguarda le galassie di piccola massa, molto difficili da studiare.
“Abbiamo stimato per la prima volta la capacità ionizzante delle galassie nell’epoca della reionizzazione: in particolare, siamo riusciti a stimare quanti fotoni ionizzanti fuoriescono dalle galassie di piccola massa grazie all’effetto di lente gravitazionale da parte di Abell 2744, un ammasso di galassie che si trova tra noi e le galassie distanti e amplifica il loro segnale”, aggiunge Laura Pentericci, ricercatrice INAF a Roma e co-autrice del lavoro. “I nostri risultati indicano che oltre l’80 percento delle galassie osservate contribuisce in maniera significativa alla reionizzazione”.
Nuove osservazioni che saranno realizzate prossimamente con JWST estenderanno questa analisi a campioni più grandi di galassie, includendo quelle con masse più elevate o più distanti. Lo scopo – conclude l’Inaf – è di determinare se la maggior parte dei fotoni che hanno contribuito a reionizzare l’universo sia stata fornita da galassie più massicce e luminose di quelle osservate oppure se, come ritenuto dai principali modelli attuali, il contributo maggiore sia dovuto alle galassie più deboli, molto più numerose.

Italia Experience in Croazia, oltre 500 ragazzi incantati da cinema di Giffoni

Italia Experience in Croazia, oltre 500 ragazzi incantati da cinema di GiffoniRoma, 13 mar. (askanews) – Giovani attori crescono. Ma anche sceneggiatori e registi protagonisti indiscussi della terza tappa di Italia Experience in Croazia, il progetto cofinanziato dal Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e realizzato da Giffoni.
Dopo diverse settimane di lavoro, durante le quali i giovani sono stati impegnati nella stesura della sceneggiatura, ieri si sono concluse le riprese del cortometraggio dal titolo “Tihana and the young people of Sibenik”. Venti giffoner, selezionati tra le rappresentanze delle scuole secondarie croate, coordinati dal dipartimento produzione di Giffoni, sono stati gli interpreti dello short movie nato per valorizzare i talenti e le bellezze paesaggistiche del luogo. L’obiettivo è raccontare il patrimonio storico-artistico di Sibenik e della sua comunità, attraverso la narrazione di una storia scritta, rappresentata e recitata dagli stessi alunni.
“Credo sia un’ottima opportunità per scoprire quante professionalità sono coinvolte nella realizzazione di un film – ha raccontato Peter, 17 anni – dopo quest’esperienza non nascondo che, finiti gli studi, mi piacerebbe intraprendere la carriera di fonico”.
Gli fa eco Tihana, 15 anni: “In questo short movie proviamo a raccontare la quotidianità dei giovani di Sibenik – ha aggiunto – è stato interessante lavorare con professionisti di questo settore e vedere come si gira davvero un film”.
Un programma articolato di attività: Giffoni per una settimana ha coinvolto, all’Arsen Art House, 500 bambini e adolescenti provenienti da quattordici istituti scolastici della città dalmata. Quello di Italia Experience è un percorso iniziato ad ottobre 2022 a Skopje, con oltre 500 juror protagonisti della decima edizione di Giffoni Macedonia Youth Film Festival. La seconda tappa si è svolto in Spagna a novembre, in collaborazione con la 15esima edizione del Festival del Cinema Italiano di Madrid, organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura e dalla sua direttrice Marialuisa Pappalardo. Con questo nuovo evento in Croazia, Giffoni ha unito centinaia di giovani grazie al linguaggio universale del cinema, sotto il segno della cultura italiana.
“Crediamo non potesse esserci posto migliore di questo per continuare il nostro viaggio – ha spiegato il diretto generale di Giffoni, Jacopo Gubitosi – condividiamo la grande attenzione alle nuove generazioni, allo sviluppo e all’accrescimento delle loro passioni, legata indissolubilmente alla creatività e all’arte. Da qui, la scelta di puntare su Sibenik per la promozione del cinema italiano all’estero. Sono stati giorni di full-immersion per oltre 500 ragazzi protagonisti delle varie attività in programma: visione di film, cortometraggi e documentari. Grazie a quanti ci hanno sostenuto, in particolare alla Direttrice dell’Ente per la promozione culturale della città Gorana Bariši? Ba?eli?, alla responsabile della Casa d’arte Arsen Morana Perìsa, a Dea Krstevska e Roberto Tamborini”.
Entusiasta anche il sindaco di Sibenik, Željko Buri?: “Siamo onorati che Giffoni abbia scelto la nostra città per questo progetto finanziato dal Ministero della Cultura italiano – ha detto – il cinema è l’unica arte che rimane attuale nonostante i ritmi serrati del progresso ed è uno strumento fondamentale per stimolare i ragazzi”.
Idea totalmente condivisa da Giffoni: “Speriamo che qui si possa creare un nostro hub- ha aggiunto Gubitosi – composto da studenti che possano dialogare con le istituzioni, creando contenuti e iniziative innovative”.
Tante le tematiche affrontate nel corso delle proiezioni con titoli tutti firmati da autori italiani. A partire da “Il ragazzo e la tigre” di Brando Quilici, storia di amicizia e solidarietà tra cuccioli d’uomo e cuccioli di tigre, “Oltre il confine” diretto da Alessandro Valenti che porta sullo schermo il sogno italiano di due bambini africani, e, ancora, “L’afide e la formica” di Mario Vitale che racconta la vicenda umana di un professore e di un’adolescente musulmana legati da una gara podistica nella Calabria dei nostri giorni, “Il bambino nascosto” di Roberto Andò, ambientato a Forcella, con una interpretazione magistrale di Silvio Orlando, “Cuore di bambola” di Antonio Di Domenico, intenso racconto di un’artista e la sua malattia che la rende fragile e fortissima allo stesso tempo, “Who’s Romeo”, un film di Giovanni Covini, che utilizza un intramontabile capolavoro della letteratura mondiale per affrontare un tema delicatissimo, quello dell’integrazione tra culture. Non sono mancati momenti di discussione e confronto, durante i quali i ragazzi sono stati stimolati a riflettere e ad approfondire le tematiche trattate dai film e i cortometraggi proposti.
Ad affascinare il pubblico un omaggio a Paolo Villaggio: alla presenza dei due produttori Daniele Liburdi e Massimo Mescia è stato presentato il documentario “La voce di Fantozzi”, che ripercorre attraverso contributi di attori, registi, scrittori, critici e giornalisti, l’inimitabile successo della saga dell’impiegato più sfortunato e amato nel panorama cinematografico italiano. Un’opera dedicata a un’icona che ha condizionato l’immaginario, la cultura e il linguaggio di un intero Paese come nessun altro, entrando nell’Olimpo degli immortali. Protagonista del film è Paolo Villaggio, nella sua ultima e commovente interpretazione, insieme a personaggi italiani d’eccezione come il premio Nobel Dario Fo e il premio Oscar Roberto Benigni.
A complimentarsi con Giffoni anche Jakov Bili?, Direttore del Festival Internazionale del Bambino che si organizza a Sebenico da 62 anni. “Abbiamo una storia simile – ha commentato Bili? – condividiamo lo stesso focus e abbiamo gli stessi obiettivi: mettere al centro bambini e ragazzi. I segmenti su cui si muove il nostro festival sono principalmente teatro, laboratori, workshop e artisti di strada. Lavoriamo anche sul cinema ovviamente, inteso non come semplici proiezioni ma come esperienza da vivere insieme”. Italia Experience continuerà il suo percorso nei prossimi mesi in Polonia.

In Italia mille aziende biodinamiche, Demeter: “Viviamo con l’export”

In Italia mille aziende biodinamiche, Demeter: “Viviamo con l’export”Milano, 13 mar. (askanews) – L’anno prossimo l’agricoltura biodinamica compirà cento anni. Sarà infatti passato un secolo da quando Rudolf Steiner fornì in un ciclo di conferenze una serie di “impulsi scientifico-spirituali” e pratiche dettagliate per raggiungere “le giuste condizioni affinché l’agricoltura possa prosperare”, evitando “il degradarsi del terreno e permettere una sana alimentazione”, con l’obiettivo non indifferente di “rendere possibile la continuazione fisica della vita umana sulla Terra”. Correva appunto l’anno 1924 e il fondatore dell’antroposofia poneva, con la sua visione, le basi per contrastare la deriva dell’agricoltura industriale, con lo sfruttamento intensivo e l’utilizzo dei composti chimici. Cinque anni più tardi, gli agricoltori che avevano fatto loro queste pratiche, si erano uniti in un’associazione creando il marchio Demeter, ispirato alla dea greca della fertilità e della terra, Demetra.
Oggi Demeter Italia è un’associazione privata che riunisce non soltanto produttori ma anche allevatori, trasformatori e distributori di prodotti agricoli, alimentari e cosmetici biodinamici. In totale un migliaio di aziende sparse su tutto il territorio nazionale, tra cui circa 600 agricoltori e poco meno di 200 viticoltori. Per essere associate, le aziende devono prima essere certificate biologiche secondo il sistema europeo.
Fondata nel 1985 a Parma e affiliata alla Biodynamic Federation Demeter International (BFDI) con sede a Darmstadt, in Germania, Demeter Italia è oggi presieduta da Enrico Amico, titolare della “Amico Bio”, un’importante azienda ortufrutticola di Capua (Caserta) al cui interno, tra le tante cose, ha aperto anche un asilo steineriano. Askanews lo ha intervistato per fare il punto sul biodinamico e sull’associazione.
“L’agricoltore biodinamico ha innanzitutto un approccio attivo e responsabile, e un metodo di lavoro sostenibile in sintonia con l’ambiente, rispettoso della vitalità del terreno e della diversità delle specie vegetali e animali, con l’obiettivo di coltivare prodotti sani e genuini, in armonia con le stagioni e con la natura” esordisce Amico, sottolineando che “oggi Demeter Italia sente ancora di più la responsabilità di affermare questo metodo e di farlo conoscere perché in questo momento è ancor più forte lo strapotere dell’agricoltura industriale”.
Ricordando che questo tipo di agricoltura “è stata un po’ l’antesignana del movimento ecologista mondiale, che si è sviluppato qualche decennio dopo”, il presidente precisa che “alla base della biodinamica c’è un profondo desiderio di giustizia sociale, rispetto e responsabilità nei confronti del mondo e delle generazioni future”. “E’ un’agricoltura per certi versi tradizionale e per certi versi innovativa, oggi fortemente attuale” continua, aggiungendo che “attraverso Demeter e la conoscenza di questi principi, vorremmo far sì che le nostre aziende siano poi un esempio e un modello per tante altre, che possono così passare ad una agroecologia amica dell’ambiente”.
Le associazioni Demeter nel mondo sono 44, con la Germania che storicamente fa la parte del leone, con cinquemila aziende associate, e il Centro-Nord Europa che ha tradizionalmente il mercato più sensibile. “Il nostro è un marchio di qualità che certifica le produzioni attraverso una squadra interna di oltre 20 ispettori che effettuano controlli in campagna, così come nelle industrie di trasformazione e persino sui banchi di vendita” precisa Amico, ricordando che “si tratta di controlli aggiuntivi che si sommano a quelli fatti per legge nelle aziende certificate biologiche”.
“Le nostre aziende associate hanno una media di una cinquantina di ettari, quasi cinque volte la media nazionale” spiega l’imprenditore campano, evidenziando però come nel caso di “Cascine Orsine si superino i mille ettari, e in quello di Fattoria La Vialla i 1.400”. La prima, è stata fondata nel Parco del Ticino (Pavia) da Giulia Maria Crespi, ed è completamente biodinamica dal 1976, mentre la seconda, fondata nel 1978, è la più grande azienda agricola biodinamica in Europa e ha la sua sede centrale a Castiglion Fibocchi (Arezzo).
La caratteristica che però accumuna la maggior parte delle aziende Demeter è che buona parte del fatturato, se non addirittura tutto, viene principalmente dall’export così come succede per il biologico: l’Italia è il primo produttore d’Europa ma uno degli ultimi mercati. “E’ un cane che si morde la coda: il mercato italiano recepisce poco, i prezzi sono così sempre alti (+10-15% sul bio, +30-35% sul tradizionale) e quindi si cercano sbocchi all’estero, dove il mercato risponde bene e quindi si continua ad andare in quella direzione e non si crea un mercato interno” spiega il presidente, sottolineando che “è necessario far crescere nel consumatore la consapevolezza dei principi fondanti la biodinamica e da lì costruire la domanda, come è successo in Germania”. “Lì il prodotto Demeter è entrato nei supermercati non perché la Gdo avesse deciso di imporlo ai consumatori, ma perché i consumatori hanno chiesto quel tipo di prodotti – continua – tanto che inizialmente i supermercati si sono trovati spiazzati perché per i loro numeri e la loro logistica non sapevano dove andare a rifornirsi”. “Noi abbiamo bisogno di un consumatore consapevole – chiosa Amico – quello che non ti abbandona perché la sua scelta di acquisto non è dettata dalla moda”.

Giappone, ottiene nuovo processo dopo 45 anni nel braccio della morte

Giappone, ottiene nuovo processo dopo 45 anni nel braccio della morteRoma, 13 mar. (askanews) – Cosa vuol dire passare quasi 45 anni nel braccio della morte, in attesa ogni giorno di essere portati alla forca, e poi vedere riaprirsi, ormai da vecchi e malati, le porte della speranza con una ripetizione del processo? E’ quello che sta vivendo l’ex pugile professionista Iwao Hakamada, 87 anni: l’Alta Corte di Tokyo – secondo quanto riferiscono oggi i media nipponici – ha stabilito che il caso di questo uomo deve essere riesaminato da un tribunale.
E’ una vittoria per coloro che hanno condotto una campagna per Hakamada, ma una cocente sconfitta per la giustizia in generale e una nuova messa in discussione del sistema nipponico che prevede ancora la pena capitale: il Giappone è rimasto, con gli Stati uniti, l’unico paese del G7 che ancora la mantiene nel proprio ordinamento
Hakamada era stato incriminato nel 1966 per la strage perpetrata su una famiglia di quattro persone. Dapprima aveva confessato, ma poi aveva ritrattatto dichiarandosi innocente. La sua condanna a morte, infine, era stata emessa nel 1980. Da allora era entrato nel braccio della morte fino al 2014, quando una serie di nuove prove avevano portato un tribunale a chiedere un nuovo processo e a decidere una sua liberazione condizionale per motivi umanitari.
La pubblica accusa ha ancora cinque giorni per ricorrere alla Corte suprema, ma le prove portate dalla difesa e accettate ormai da due tribunali rendono improbabile che l’acquisizione di un processo possa essere messa in discussione.
Con quasi 45 anni di permanenza si ritiene che Hakamada sia stato l’uomo che per più tempo è stato ospitato nel braccio speciale in cui i condannati attendono l’esecuzione.
Nel sistema giapponese non viene fissata una data specifica per l’esecuzione dei condannati, i quali vengono a sapere al mattino dell’esecuzione che quel giorno saranno impiccati. Le organizzazioni contro la pena di morte considerano questa pratica una lunga e sistematica tortura. I familiari e l’opinione pubblica generale vengono avvertiti solo a cose fatte.
Nell’apprendere la decisione rarissima di svolgere un nuovo processo, i legali di Hakamada hanno espresso tutta la loro felicità esponendo striscioni fuori dal tribunale. Ne è seguito un fragoroso applauso.
La sorella maggiore di Hakamada, Hideko, è uscita dal tribunale sorridente e, secondo la tv pubblica NHK, ha detto: “Sono davvero felice che il nuovo processo sia stato concesso. Dopo aver combattuto per 56 anni, non vedevo l’ora che arrivasse questo giorno. Mi sento come se un peso fosse stato tolto dalle mie spalle”, ha detto.
L’avvocato Hideyo Ogawa, membro del team di difesa, ha detto in lacrime: “Penso che sia stata una decisione naturale, ma sono davvero felice. Chiederò al pubblico ministero di non presentare un ricorso speciale”.
In tv si sono viste anche Hideko e Ogawa che si sono abbracciate, mentre i sostenitori applaudivano a lungo. Successivamente, una ventina di sostenitori di Hakamada – alcuni dei quali appartenente al mondo della boxe che si è schierata a favore dell’ex pugile – si sono riuniti davanti all’Ufficio del Pubblico Ministero di Tokyo e hanno lanciato slogan per chiedere che non faccia ricorso.
Tuttavia, l’orientamento da parte dell’accusa sembra invece proprio quello di insistere. Il sostituto procuratore capo Hiroshi Yamamoto ha commentato: “È deplorevole che la richiesta del pubblico ministero non sia stata accettata. Esamineremo attentamente i dettagli della decisione e prenderemo azione appropriata”.
Iwao Hakamada non si è recato in tribunale. L’anziano ha invece visitato il tempio Gansuji della città di Hamamatsu, dove è cresciuto. Ha acceso l’incenso e ha unito le mani nella preghiera davanti a una grande statua di Buddha.
I gruppi contro la pena di morte hanno accolto con ottimismo la decisione di oggi. “Questa sentenza fornisce a Iwao Hakamada una chance di ottenere giustizia, dopo che ha passato mezzo secolo sotto la spada di Damocle di una sentenza di morte, nonostante l’evidente ingiustizia del processo in cui era stato condannato”, ha commentato Hideaki Nakagawa, direttore di Amnesty International Japan.
Hakamada lavorava in una bottega che produceva salsa di soia, miso, a Shizuoka quando fu arrestato nel 1966 con l’accusa di furto e strage. Il direttore della fabbrichetta, la moglie e i due figli di questi erano stati trovati morti nella loro casa incendiata. A “incastrare” l’ex pugile erano state delle macchie di sangue su alcuni abiti, secondo l’accusa. Ma questa prova è stata messa negli anni ridimensionata stto l’incalzare della difesa. Inoltre una confessione di Hakamada, avvenuta in una prima fase, era stata ritrattata dall’uomo, il quale aveva accusato la polizia di aver interrogato per 20 giorni, minacciandolo e picchiandolo.
Nel 2014 la Corte distrettuale di Shizuoka ha preso atto che il test del DNA non stabiliva che le famose macchie di sangue erano di Hakamada. Saltava così la prova principe. Ma questo non era bastato alla procura, che aveva presentato ricorso all’Alta Corte di Tokyo, la quale aveva dato ragione all’accusa nel 2018. Dové intervenire la Corte suprema per cancellare questa sentenza e imporre una nuova decisione all’Alta Corte di Tokyo, che oggi ha deciso per un nuovo processo. Sempre che la pubblica accusa non insista ancora.

Ca’ Foscari: solo 7,2% delle aziende agricole produce energia green

Ca’ Foscari: solo 7,2% delle aziende agricole produce energia greenRoma, 13 mar. (askanews) – Il binomio agricoltura e rinnovabili può portare benefici economici concreti alle aziende agricole. Lo rivela uno studio pubblicato sul Journal of Productivity Analysis da due ricercatrici dell’Università Ca’ Foscari Venezia che hanno analizzato i dati di quasi 10mila aziende agricole italiane. Tuttavia, integrare l’attività zootecnica o agricola con la produzione di energia green è ad oggi un’opportunità sfruttata solo dal 7,2% delle imprese del settore. “Le rimanenti 9.216 aziende agricole, pari al 92,8% del nostro campione, non producono rinnovabili, evidenziando il grande potenziale del comparto agricolo per contribuire alla crescita sostenibile”, affermano le autrici Antonella Basso e Maria Bruna Zolin, professoresse di matematica applicata ed economia agraria all’Università Ca’ Foscari Venezia.
Le ricercatrici hanno analizzato i dati del database europeo Rete di Informazione Contabile Agricola (RICA). In particolare, i risultati di un questionario del 2018 che coinvolse 10.386 aziende italiane. Nello studio sono state prese in considerazione le aziende del settore agricolo italiano con una produzione tra un minimo di 8000 e un massimo di 10 milioni di euro e un’area utilizzata superiore ad un ettaro di terreno. In totale sono state prese in considerazione 9.927 aziende agricole.
Nello studio – spiega l’Ateneo – si mette a confronto la produttività della forza lavoro e della terra delle aziende produttrici di energie rinnovabili e di quelle non produttrici. Per produttività viene intesa la resa, misurata in euro, per ogni unità di lavoro o di terreno.
La produttività media del terreno ammonta a 11.672 euro per le aziende non produttrici di rinnovabili. Soltanto prendendo in considerazione le aziende produttrici di energie rinnovabili nel loro complesso la media è di 12.552 euro. Tuttavia, prendendo in considerazione solo le produttrici di biogas la produttività media sale a ben 30.676 (+162,81 %).
La produttività media della forza lavoro è di 56.279 euro nelle aziende prive di impianti a rinnovabili. Si tocca una produttività media di 83.092 euro per le aziende produttrici di energie rinnovabili e di 85.752 euro per quelle che producono energia solare. Per le autrici “i risultati economici dimostrano come, specialmente nel caso della produzione di biogas e di energia solare, questa attività aggiuntiva generi risultati economici superiori nelle aziende produttrici di energie rinnovabili rispetto a quelle che non lo sono”.
Tuttavia, spiegano, ci sono dei colli di bottiglia: “Ci sono molte barriere che ostacolano la produzione e il conseguente uso di energie rinnovabili nell’agricoltura. In primis questioni finanziarie, tecniche, sociali e regolatorie relative alle risorse naturali”. Risulta molto importante il possibile conflitto fra sicurezza alimentare e sicurezza energetica. Attualmente le normative italiane prevedono che la prima abbia precedenza sulla seconda, preferendo dunque la produzione alimentare a quella energetica. Una soluzione, suggeriscono le ricercatrici, è quella di utilizzare i terreni abbandonati, al fine di evitare un possibile conflitto tra i due tipi di produzione.