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La guida Taxfix per combattere “la paura di venire a sapere”

La guida Taxfix per combattere “la paura di venire a sapere”Roma, 11 mar. (askanews) – Sono tanti gli acronimi inglesi che indicano paure, ansie o difficoltà e che sono diventati dei veri e propri neologismi in italiano, come FOMO (che sta per “fear of missing out”, la paura di perdersi esperienze piacevoli e gratificanti mentre non si è presenti) e FOBO (“fear of better options”, la paura di avere opzioni migliori che porta ad esitare ed a non prendere decisioni).
Tra queste, spiega una nota, la meno conosciuta e probabilmente la più insidiosa, è la FOFO, “fear of finding out”, ovvero la paura di venire a sapere. Questo blocco psicologico impedisce di informarsi su un potenziale problema o una situazione spigolosa per timore di risvolti futuri. Non limitato ad un’unica area, la FOFO, anzi, caratterizza un ampio ventaglio di contesti: da quello medico, ambito nel quale il termine è stato coniato per la prima volta e in cui viene principalmente utilizzato, a quello lavorativo e relazionale.
La paura di affrontare conseguenze spiacevoli è molto sentita anche quando si parla di soldi, dichiarazioni e tasse. E questa tendenza è confermata anche da una ricerca condotta da Taxfix: la quasi totalità degli intervistati (7 su 10) ha dichiarato di sentirsi scoraggiati di fronte alla dichiarazione dei redditi, sentimento che si combina ad incertezza e impotenza per le rispondenti di sesso femminili. Il rischio che ne consegue è proprio quello di incorrere nella FOFO, che può portare le persone a perdere importanti deadline e ad imbattersi in problemi.
Gli esperti di Taxfix, app accessibile da smartphone e computer creata per rendere più agevole la dichiarazione dei redditi online, hanno quindi stilato una guida con alcuni utili accorgimenti per tenere a bada la FOFO e frenare così questo “auto-sabotaggio” in ambito fiscale e della gestione delle proprie finanze.
A causa dei tanti impegni della vita quotidiana, capita che ci si senta sopraffatti dal tran tran di tutti i giorni. Come vincere il desiderio di fuggire di fronte alle responsabilità e non dimenticarsi di scadenze personali, lavorative e fiscali? Il modo più efficace è avere un calendario che possa servire come promemoria. Un trucco in apparenza “scontato”, ma efficace se fatto con costanza: in questo modo sarà, infatti, più facile capire quali attività prioritizzare e gestire le mansioni senza farsi prendere dall’ansia!
In ambito tasse, ad esempio, è importante appuntarsi i momenti clou dell’anno: per esempio il 30 giugno, deadline per il pagamento delle tasse dovute per chi non ha un sostituto d’imposta e il 2 ottobre, ultimo giorno per presentare il 730/2023 (scadenza di solito fissata al 30 settembre, ma posticipata quest’anno perché giorno feriale).
Un calendario di impegni ben appuntati non può prescindere da un aspetto molto importante, l’organizzazione. La chiave vincente dietro ogni successo è proprio essere in grado di impostare razionalmente il percorso organizzativo, cosa che riduce nettamente lo stress e libera la mente. Per esempio, è bene tenere traccia delle proprie uscite mensilmente in un “diario online” – per esempio, sul proprio smartphone così come iniziare a raccogliere con cura tutti i documenti necessari inerenti alle spese che si possono detrarre dalla dichiarazione dei redditi. Ridursi all’ultimo minuto è un fattore che accresce il senso di impotenza e genera FOFO.
Non va dimenticato che persino per gli argomenti più ostici e apparentemente poco comprensibili ai “principianti”, come le tasse, si possono trovare online risorse gratuite che facilitano la comprensione grazie a spiegazioni chiare e lineari. A tal proposito, Taxfix fornisce supporto costante ai propri utenti con iniziative dedicate, come il Glossario del “burocratese” e la serie di video pillole “Il fiscalese in 60 secondi”. L’apparentemente incomprensibile burocratese è reso così accessibile senza troppi tecnicismi e grazie al ricorso a molti esempi concreti.
L’educazione su temi difficili, come la gestione delle proprie finanze, è un elemento essenziale per ponderare al meglio le scelte della vita quotidiana e non lasciarsi sopraffare dalla FOFO: risulta importante, pertanto, per migliorare le proprie conoscenze, seguire corsi e webinar da fonti autorevoli incentrati sulla gestione dei propri risparmi e investimenti. Altra paura comune è affrontare in autonomia processi burocratici percepiti come degli ostacoli insormontabili: eppure, non siamo soli! Il supporto di professionisti del settore consente non solo di non commettere errori e dimenticanze, ma anche di acquisire maggiore consapevolezza e di conseguenza, più sicurezza e serenità. Ad esempio, con Taxfix si è seguiti da esperti in tutte le fasi della dichiarazione dei redditi.
Last but not least… la “proattività” emotiva è un valido strumento per combattere la FOFO: porsi domande su ciò che si sta evitando di fare è un ottimo strumento per distanziarsi psicologicamente dal blocco e mettersi all’opera, sforzandosi di superare la paura… non è un percorso facile, ma da qualche parte si deve pur iniziare!
“In Italia, purtroppo, vi è ancora un basso livello di alfabetizzazione finanziaria, non all’altezza delle scelte complesse che ci si trova ad affrontare quotidianamente. Di conseguenza, le persone, in molti casi non consapevoli dei grandi vantaggi di una buona gestione delle proprie finanze, incorrono nella FOFO. Spesso, infatti, non si fa la dichiarazione dei redditi temendo l’arrivo di spese aggiuntive mentre, conoscendo a pieno i propri diritti e doveri fiscali, si riesce spesso ad ottenere un ottimo ritorno monetario” ha commentato Alessandra Birolo, Commercialista e AD per Taxfix Italia.

Capolavori al polso: i nuovi orologi ispirati all’arte di Swatch

Capolavori al polso: i nuovi orologi ispirati all’arte di SwatchLisbona, 11 mar. (askanews) – Un evento in un ex convento a Lisbona per presentare la nuova collezione di orologi ispirati all’arte e realizzati con quattro grandi musei di tutto il mondo. Swatch ha svelato il proprio progetto “Art Journey”, che vede coinvolti il MoMA di New York, il Louvre Abu Dhabi, il Museo e la Fondazione Magritte di Bruxelles e le Gallerie degli Uffizi di Firenze.
“L’arte – ha detto ad askanews Alain Villard, Ceo di Swatch – è uno dei pilastri più importanti per noi, forse il più importante, è nel nostro DNA, e avere questa collaborazione con i musei è importantissimo per noi, i nostri clienti ci chiedono questo tipo di prodotti. Siamo felici di mettere in relazione tutti questi musei, di avere qui tutte queste persone che si incontrano e si confrontano. È molto importante anche per il futuro del nostro brand”.
Sugli orologi, presentati ciascuno in una sala tematica, si trovano opere di Roy Lichtenstein, di René Magritte, di Hokusai e di Botticelli.
“Quindi – ha aggiunto Carlo Giordanetti, Ceo dello Swatch Art Peace Hotel – abbiamo l’arte Pop; il Surrealismo con il suo senso dell’umorismo e della provocazione; abbiamo i grandi capolavori del Rinascimento re-interpretati dagli occhi dai nostri designer; abbiamo questo meraviglioso progetto della grande onda di Hokusai che si trasforma in una specie di opera astratta. È come se quest’anno ci fossimo voluti liberare e andare a fare shopping di opere d’arte”.
Dall’altra parte, accanto al tema della moda e degli orologi, c’è anche il modo in cui i musei guardano alle proprie strategie di comunicazione e allargamento del pubblico. Un’operazione nella quale sono impegnate anche le Gallerie degli Uffizi di Firenze, di cui Christian Spadoni è il social media manager.
“Ormai è chiaro – ci ha detto – che i musei vanno fuori dai propri confini e un’opera d’arte la puoi anche ritrovare su un orologio e questo è interessante, perché fa capire che i musei contemporanei ormai guardano altrove e le opere stesse escono dal museo”.
Si tratta ovviamente di comunicazione e marketing, ma anche di una opportunità di avvicinare sempre più persone alla cultura, vista in modo più leggero e, nel caso degli orologi di Swatch, anche fashion e ironico, ma presentando capolavori assoluti e simboli della storia dell’arte di tutti i tempi.

IN’EI, una nuova galleria a Venezia che inaugura con Gao Bo

IN’EI, una nuova galleria a Venezia che inaugura con Gao BoVenezia, 11 mar. (askanews) – Una nuova galleria d’arte a Venezia, per portare in Italia artisti dall’Oriente. IN’EI, questo il nome dello spazio poco distante dal Ponte di Rialto, è un progetto di Hélène Dubois, che lo ha fondato insieme a Patrice Dumand. “Apriamo questa galleria a Venezia, dedicata all’arte e al design dell’Asia orientale – ha detto Dubois ad askanews -. Abbiamo scelto questo luogo perché Venezia è stata sempre la porta d’Oriente. Per questo siamo molto felici di arrivare in questa città che per noi rappresenta la creatività e l’arte”.
La mostra inaugurale è molto intensa, e l’opera più forte occupa lo spazio in un modo installativo, che è già in un certo senso una dichiarazione di poetica anche della stessa galleria. L’artista chiamato è Gao Bo, che ha portato il progetto “Offerta. Venezia-Himalaya” e si è concentrato in particolare sui ritratti di donne e uomini impressi sulla pietra. “Questo lavoro – ci ha spiegato Gao Bo – è stato realizzato in Tibet, i mille ritratti che ci sono qui sono tibetani: incontrati per strada, sono giovani, sono miei amici tibetani… Perché li ho ritratti? Perché questi ritratti compongono alla fine il nostro di ritratto”.
L’opera, realizzata nel 2012, è nata dal legame dell’artista con la cultura tibetana ed è non solo un’offerta alle persone rappresentate, e a tutto il loro popolo, ma anche una riflessione sulla vita, sulla morte, sulla memoria e sulla relatività del tempo. Oltre che sulla violenza e sui campi di detenzione, simboleggiati dai numeri impressi su ogni pietra. “Questi numeri – ha aggiunto l’artista – sono una sorta di archivio. Ho voluto archiviare queste storie”.
In questa prospettiva è anche molto suggestivo il neon installato nella galleria: una scritta “non verbale”, che nasce dal rifiuto di tutte le lingue che si sono compromesse con la violenza.

Vino, Consorzi Soave e Lessini Durello a Prowein con il progetto Heva

Vino, Consorzi Soave e Lessini Durello a Prowein con il progetto HevaMilano, 11 mar. (askanews) – I Consorzi del Soave e del Lessini Durello saranno alla 28esima edizione di Prowein in programma dal 19 al 21 marzo a Dusseldorf, con il progetto dell’Unione europea “Heroes of Europe: Volcanic Agriculture” (Heva).
Il Distretto italiano del vino bianco da suolo vulcanico torna all’importante fiera tedesca del vino, “forte dei brillanti risultati che il progetto Heva sta portando, all’interno di uno spazio ideato appositamente”. I due Consorzi “grazie a questo progetto europeo, si prefiggono di promuovere, evidenziare e far conoscere ai consumatori le straordinarie caratteristiche di una viticoltura che fonda la sua differenza sull’origine vulcanica dei suoli: terroir diversi che hanno sviluppato una medesima propensione alla qualità, basata su simili caratteristiche pedoclimatiche, storia geologica, esposizioni e altimetria”.
“Prowein – ha dichiarato il presidente del Consorzio Soave, Sandro Gini – è un’occasione molto importante per ribadire la qualità, lo stile e l’origine del Soave partendo proprio dal vulcano, ricordando prima di tutto una cosa: maggiore è la mineralità di un vino, maggiore sarà la sua capacità di durare nel tempo e quindi di accrescere in valore. Esattamente quello che succede oggi nel Soave”.
A Prowein lunedì 20 marzo, nello spazio della rivista Vinum, si terrà una masterclass dedicata ai vini da suolo vulcanico, “Heroes of Europe Volcanic Agriculture – Vulkanweine im Vergleich” (Vini vulcanici a confronto), dove saranno protagoniste le differenti interpretazioni del Soave e quelle del Lessini Durello. Inoltre, nel punto denominato “Be Soave, be smart!”, la “smart-enoteca” del Consorzio dove saranno messi in assaggio i vini, “il visitatore, oltre a poter consultare il materiale fisicamente presente, inquadrando i QRcode predisposti potrà collegarsi immediatamente alle aziende che espongono, salvarsi i contatti, annotarsi informazioni”.

Silicon Valley Bank, in un solo giorno fuga da 42 mld dai conti

Silicon Valley Bank, in un solo giorno fuga da 42 mld dai contiRoma, 11 mar. (askanews) – In un solo giorno dai conti correnti della Silicon Valley Bank sono stati ritirati in fretta e furia 42 miliardi di dollari. Oltre un quarto del totale. A quel punto per la banca è stata la fine.
Mentre inizia a diradarsi il polverone attorno al più grande fallimento di un istituto di credito Usa dai tempi del tracollo di Washington Mutual del 2008, la stampa finanziara cerca di ricostruire cosa sia avvenuto in un tempo relativamente breve (elemento tipico dei bank run) fino a spingere la Federal Deposit Insurance Corporation (che garantisce i depositi sui conti correnti) a chiudere l’accesso ai clienti e assumere il controllo del gruppo.
Negli Usa i conti bancari sono garantiti find ad un ammontare massimo di 250mila dollari. Il problema è che buona parte della clientela di questa banca è costituita da investitori professionisti, Pmi del settore tecnologico, startup o imprese avviate che dispongono di conti con cifre spesso superiori alla soglia tutelata. Secondo la stessa Fdic l’89% dei 175 miliardi di dollari in depositi non è coperto.
E quando una agenzia dello Stato della California ha lanciato allarmi sulla solvibilità della banca è esploso il panico. Tutti coloro, privati o società, che avevano depositi non tutelati e che erano venuti a conoscenza del dissesto – e in una regione connessa come la Silicon Valley erano evidentemente molti – si sono precipitati a cercare di ritirare i fondi prima di finire intrappolati in una procedura fallimentare.
L’innesco è partito dall’annuncio nella serata di mercoledì da parte della banca, fino a quel momento ritenuta ben patrimonializzata e certamente solvibile, dell’intenzione di reperire 2,25 miliardi di dollari in nuovi finanziamenti, prevalentemente tramite l’emissione di bond.
Una decisione che ha colto di sorpresa, negativamente, gli operatori, prima, e i clienti subito dopo. Secondo alcune ricostruzioni, la banca si sarebbe trovata in affanno sulle liquidità dopo una prima sere di ritiri di depositi seguiti al crollo di Silvergrade, uno dei tanti gruppi di criptoasset falliti nelle ultime settimane.
Svb aveva già venduto tutti gli asset facilmente cedibili per reperire contanti. E quando ha annunciato l’intenzione di raccogliere nuovi fondi e si è vista nuovi nervosismi dei mercati, e nuovi prelievi dai conti, non disponeva di ulteriori margini.
Alcuni operatori puntano il dito contro il comportamento dei clienti attivi sul Venture Capital, ritenendoli responsabili dell’ondata di panico. I tentativi di raffreddare la situazione dell’amministratore delegato, Greg Becker, che ha chiesto ai clienti di “restare calmi” hanno avuto l’effetto diametralmente opposto. In poche ore giovedì il titolo Svb ha perso il 60%. E venerdì ha ripreso a collare. Dai quasi 270 dollari di mercoledì è precipitato sotto quota 80 dollari giovedì, e nell’after hours ha proseguito il tracollo ad un valore teorico di 39 dollari.
Sta di fatto che questo disastro finanziario si è verificato anche nell’ambito di un drastico inasprimento della linea monetaria portato avanti in questi mesi dalla Federal Reserve, in risposta alla galoppante inflazione. Proprio questa settimana, martedì pomeriggio, il presidente Jay Powell ha rilanciato la retorica rialzista sui tassi, avvertendo che nel caso in cui tutti i dati lo avessero giustificato la Fed sarebbe stata pronta a riaccelerare gli aumenti sul costo del denaro.
Questa situazione potrebbe avere ramificazioni diffuse nell’economia dato che le start-up più esposte alla necessità di finanziamenti potrebbero ritrovarsi nell’impossibilità di pagare dipendenti e fornitori e gli investitori del segmento del Venture Capital potrebbero trovarsi a corto di finanziamenti, un concomitare di fattori che potrebbe alimentarsi a vicenda.
E questo potrebbe essere uno degli elementi alla base del dissesto della Silicon Valley Bank quando, secondo fonti finanziarie citate da Cnbc, diversi player di Venture Capital hanno impartito ordini di ritiro di fondi temendo che un eventuale bank run (la classica profezia auto realizzante) avrebbe potuto innescare fallimenti di molte start-up clienti della banca.
L’autorità federale annunciato che i clienti potranno iniziare ritirare i loro depositi nel pomeriggio di lunedì 13 marzo, ma ovviamente questo non da alcuna garanzia a coloro che non siano sotto la soglia assicurata. Nei prossimi giorni si vedrà se il dissesto avrà ulteriori ricadute. Intanto ha innescato pressioni ribassiste su tutto il comparto bancario, non solo Usa.

Lventure tratta fusione con Digital Magics, ok atteso entro l’anno

Lventure tratta fusione con Digital Magics, ok atteso entro l’annoRoma, 10 mar. (askanews) – LVenture, gruppo di Venture Capital che investe in startup digitali, e Digital Magics, business incubator italiano, hanno avviato trattative non vincolanti sull’integrazione tra le due società, tramite fusione per incorporazione di Digital Magics in Lvg. Secondo quanto riporta un comunicato, alla luce del contesto di elevato sviluppo del settore del venture capital, l’Operazione è volta a creare un operatore leader nel mercato nazionale e che assume rilevanza (per dimensioni e caratteristiche) nel panorama europeo, aprendo uno spettro di opportunità allo sviluppo anche internazionale.
Secondo le intese preliminari raggiunte, soggette ad ulteriori approfondimenti e verifiche sulla base di una due diligence reciproca nonché alla realizzazione di operazioni societarie funzionali, inter alia, a incrementare il patrimonio netto di Lvg , si prevede che la business combination possa essere realizzata sulla base di un rapporto di concambio basato su una valorizzazione di, rispettivamente, DM e di LV – in termini di apporto nella Combined Entity – compresa nel range del 61,5% – 38,5% / 66,5% – 33,5%.
L’ipotesi allo studio prevede che l’attuale Presidente Esecutivo di DM, Marco Gay, assuma il ruolo di Presidente Esecutivo e l’attuale Amministratore Delegato di LVG, Luigi Capello, rivesta il ruolo di Amministratore Delegato. “Questo processo di integrazione proietta LVenture Group in una nuova dimensione, facendo massa critica e mettendo a fattor comune con Digital Magics competenze, asset, risorse finanziarie e un portafoglio che comprende le migliori startup e scale-up italiane – ha commentato Capello -. L’operazione getta le basi per la creazione di uno dei principali operatori early-stage Venture Capital europei”.
Secondo Gay, “in Digital Magics siamo da sempre convinti che per crescere bisogna fare sistema. Abbiamo grandi sfide ed opportunità da cogliere in una industria che sempre più dimostra concretamente la capacità di crescere, creare valore e competere a livello internazionale. Con l’operazione che stiamo iniziando oggi vogliamo valorizzare 20 anni di storia di Digital Magics creando le basi per proseguire in un percorso di ulteriore forte dinamismo, grazie alla grande capacità del management e di tutto il team ed al supporto dei nostri soci storici”.
Le società non si attendono che l’Operazione dia luogo ad obblighi di offerta pubblica di acquisto. Il Term-Sheet concordato, si legge, ipotizza che i passaggi procedurali previsti per il perfezionamento dell’Operazione possano completarsi entro la fine del corrente anno.

Ue rende più facili gli aiuti di Stato alle industrie del Green Deal

Ue rende più facili gli aiuti di Stato alle industrie del Green DealBruxelles, 10 mar. (askanews) – La Commissione europea ha finalmente adottato, ieri a Bruxelles, l’atteso nuovo “Quadro temporaneo di crisi e transizione” per gli aiuti di Stato che consentirà ai paesi dell’Ue di sostenere in modo consistente i settori industriali fondamentali per la transizione verso un’economia a zero emissioni, e gli investimenti e i finanziamenti per le tecnologie pulite.
La decisione è in linea con il Piano industriale del Green Deal, che la stessa Commissione proporrà martedì prossimo, 14 marzo, e risponde in parte alle preoccupazioni causate nell’Ue dai massicci sussidi previsti dall’”Inflation Reducion Act” americano, che si teme possano portare a delocalizzazioni di investimenti e produzioni dall’Europa agli Usa, e a forti svantaggi competitivi per gli europei, soprattutto se verrà applicata la logica del “buy American”. Il nuovo quadro prende in conto le reazioni degli Stati membri nel contesto di una consultazione condotta dalla Commissione, e modifica e proroga in parte il quadro temporaneo di crisi che era stato adottato il 23 marzo 2022 per permettere agli Stati membri di sostenere l’economia nel contesto della guerra della Russia contro l’Ucraina, e che era stato già modificato il 20 luglio 2022 e il 28 ottobre 2022.
Il Quadro temporaneo verrà applicato insieme alla modifica del “Regolamento generale di esenzione per categoria”, approvata anch’essa dalla Commissione oggi, che ha elevato in diversi settori le soglie minime, in termini di ammontare del sostegno, sotto cui gli aiuti di Stato non devono neanche essere notificati all’Ue.
E’ stata introdotta innanzitutto una proroga di due anni, fino al 31 dicembre 2025, della possibilità per gli Stati membri adottare aiuti di Stato per la transizione verde, in particolare riguardo ai regimi di sostegno per accelerare la diffusione delle energie rinnovabili, per lo stoccaggio di energia, e per la decarbonizzazione dei processi di produzione industriale.
In questi ambiti, sono previste diverse ulteriori misure: 1) verranno semplificate le condizioni per la concessione di aiuti a piccoli progetti e tecnologie meno mature, come l’idrogeno rinnovabile, eliminando la necessità di una procedura di gara competitiva, soggetta a precise salvaguardie; 2) saranno ampliate le possibilità di sostegno per la diffusione di tutti i tipi di fonti energetiche rinnovabili; 3) verranno allargate le possibilità di supporto alla decarbonizzazione dei processi industriali passando ai combustibili derivati dall’idrogeno; 4) saranno previsti dei massimali di aiuto più elevati e metodi di calcolo dell’aiuto semplificati.
Nuove misure, applicabili anch’esse fino al 31 dicembre 2025, potranno essere introdotte per accelerare ulteriormente gli investimenti nei settori chiave per la transizione verso un’economia a zero emissioni: per la produzione di attrezzature strategiche, in particolare batterie, pannelli solari, turbine eoliche, pompe di calore, elettrolizzatori; per la cattura e lo stoccaggio del carbonio (Ccs); per la produzione di componenti chiave; e per la produzione e il riciclaggio delle materie prime critiche pertinenti.
In particolare, gli Stati membri potranno fornire aiuti limitati a una soglia di importo nominale e una percentuale dei costi di investimento, a seconda dell’ubicazione e delle dimensioni dell’impresa beneficiaria. Le Pmi e le imprese situate in regioni svantaggiate potranno beneficiare di un sostegno più elevato, per garantire che gli obiettivi della politica di coesione siano debitamente presi in considerazione.
Considerando che le “zone A” della politica di coesione sono le regioni assistite dai fondi strutturali dell’Ue, con Pil pro capite sotto il 75% della media comunitaria (che in Italia comprendono Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna), e che le “zone C” sono aree con problemi strutturali nonostante un Pil pro capite superiore al 75%, le Pmi potranno avere aiuti fino a 350 milioni di euro, che coprano fino al 55% dell’investimento nelle zone A, 200 milioni di euro per il 40% dell’investimento nelle zone C, e 150 milioni con il 35% dell’investimento nelle aree non assistite.
Le imprese più grandi, invece avranno nelle zone A una soglia per gli aiuti di 350 milioni, per il 35% al massimo dell’investimento, nelle zone C un limite di 200 milioni e del 20% dell’investimento, mentre nelle aree non assistite il sostegno non dovrà superare i 150 milioni, e il 15% dell’investimento.
Gli Stati membri potranno concedere percentuali ancora più elevate dei costi di investimento se l’aiuto è fornito tramite agevolazioni fiscali, prestiti o garanzie.
Prima di concedere l’aiuto, le autorità nazionali dovranno verificare i rischi concreti che l’investimento produttivo finisca col finanziare attività al di fuori dello Spazio economico europeo, e, d’altra parte, che non sussista alcun rischio di provocare delocalizzazioni all’interno del mercato unico.
Il nuovo Quadro introduce poi per la prima volta la possibilità dei cosiddetti “matching aid”, aiuti di Stato che potranno essere chiesti dalle imprese, proposti dagli Stati membri e concessi dopo l’approvazione della Commissione per compensare il divario tra le misure di sostegno pubblico disponibili nell’Ue e misure analoghe, di ammontare più altro, offerte in paesi extra Ue.
L’obiettivo, dove esiste un rischio reale che gli investimenti vengano distolti dall’Europa, è quello di scongiurare la delocalizzazione delle aziende degli Stati membri verso i paesi terzi che offrono sovvenzioni più convenienti.
E’ una misura che era richiesta da diversi Stati membri, ma la Commissione ha inquadrato questi “aiuti complementari” in condizioni rigorose. Innanzitutto, il “divario di finanziamento”, ovvero l’aiuto superiore quello a cui l’impresa avrebbe diritto nell’Ue (fino raggiungere eventualmente l’ammontare del sostegno offerto dai paesi terzi), sarà possibile in generale solo nelle “zone A” assistite; oppure, se riguarderà almeno tre Stati membri, dovrà prevedere una significativa quota dell’investimento per almeno una zona A e per un’altra area assistita (anche una “zona C”).
In secondo luogo, il beneficiario dovrà utilizzare una tecnologia di produzione all’avanguardia dal punto di vista delle emissioni ambientali. In terzo luogo, l’aiuto non potrà comportare il trasferimento di investimenti tra Stati membri, o la delocalizzazione delle attività di produzione all’interno dello Spazio economico europeo: le società beneficiarie dovranno impegnarsi a mantenere gli investimenti nella zona interessata per almeno cinque anni (tre per le Pmi) dopo il completamento dei pagamenti.
Infine, l’impresa beneficiaria dovrà fornire prove solide delle sovvenzioni che verosimilmente riceverebbe in un paese fuori dallo Spazio economico europeo per un progetto simile, e dovrà dimostrare che senza l’aiuto l’investimento pianificato non avrebbe luogo in Europa.
Il nuovo Quadro temporaneo aiuterà gli Stati membri anche a realizzare progetti specifici nell’ambito dei Piani nazionali di ripresa (Pnrr) che rientrano nel loro ambito di applicazione.
Le restanti disposizioni del Quadro temporaneo (ammontare limitato degli aiuti, sostegno alla liquidità sotto forma di garanzie statali e prestiti agevolati, aiuti per compensare gli elevati prezzi dell’energia, misure volte a sostenere la riduzione della domanda di energia elettrica), che sono più legate all’immediata situazione di crisi, rimarranno applicabili fino al 31 dicembre 2023. La Commissione valuterà in una fase successiva la necessità di una proroga del nuovo Quadro.

Ue-Usa, Von der Leyen: intese su materie prime chiave e incentivi

Ue-Usa, Von der Leyen: intese su materie prime chiave e incentiviRoma, 10 mar. (askanews) – Nell’ambito degli attriti sull’Inflation Reducution Act, Unione europea e Usa hanno concordato di stipulare un accordo sulle materie prime chiave e sull’avvio di un “dialogo per la trasparenza” sui rispettivi incentivi alle industrie “pulite”. Lo ha annunciato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen con un punto stampa al termine di una bilaterale a Washington, con il presidente Usa Joe Biden (che non ha partecipato al punto stampa).
Un incontro bilaterale “molto positivo e molto costruttivo”, ha detto. “Il primo tema è l’Ira, diamo il benvenuto perché è un investimento massiccio della transizione verde, verso una economia a zero emissioni. Poche settimane fa abbiamo trovato un accordo sui veicoli elettrici e sull’accesso al mercato Usa. Oggi abbiamo raggiunto un accordo sulle materie prime critiche, che vengono lavorate nella Ue per dare loro accesso al mercato Usa. Lavoreremo a un accordo su questo”.
Inoltre “abbiamo accettato di lavorare sul dialogo trasparente sugli incentivi che si danno alle industrie pulite su ambo le sponde dell’Atlantico, per assicurare che lavoriamo assieme per spingere su queste industrie cruciali per raggiungere un’economia circolare e net zero”, ha concluso.

Squalifica confermata, Mou posta foto con le “manette”

Squalifica confermata, Mou posta foto con le “manette”Roma, 10 mar. (askanews) – Il simbolo delle manette di nerazzurra memoria è riapparso nel profilo Instagram di Mourinho, dopo che la Corte sportiva d’appello Figc ha respinto il ricorso della Roma per la squalifica di due giornate comminata al suo allenatore dopo l’espulsione nel match di Cremona. Mourinho che, dunque, non potrà essere in panchina nei match contro Sassuolo e Lazio, aveva aspramente e duramente contestato il provvedimento subito in campo e successivamente anche la sanzione che ne è derivata.

Auto, lunedì a Strasburgo coalizione Paesi Ue contro norme Euro 7

Auto, lunedì a Strasburgo coalizione Paesi Ue contro norme Euro 7Bruxelles, 10 mar. (askanews) – Il ministro dei Trasporti ceco, Martin Kupka, sta organizzando per lunedì pomeriggio un incontro a Strasburgo con i suoi colleghi di una decina di altri paesi dell’Ue, compresa l’Italia, che condividono l’obiettivo di “alleggerire” la proposta legislativa in discussione sui nuovi standard Euro 7 per le emissioni degli autoveicoli e furgoni.
Le nuove norme Euro 7 riguardano la riduzione degli inquinanti come ossidi d’azoto e particolato ma non della CO2, per la quale c’è l’altro regolamento Ue, che prevede l’azzeramento delle emissioni nel 2035, e che è attualmente bloccato in Consiglio Ue da Germania, Italia, Polonia, Bulgaria e la stessa Repubblica ceca.
A quanto si apprende a Bruxelles, i ministri degli altri 10 paesi che sono stati inviati a partecipare alla riunione, che si terrà nei locali del Parlamento europeo a margine della plenaria, grazie alla disponibilità del relatore della proposta sull’Euro 7, il ceco Aleksandr Vondra (del gruppo conservatore Ecr) sono quelli di Finlandia, Francia, Germania, Italia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Ungheria. L’Italia dovrebbere essere rappresentanta dal vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.
Durante la riunione, che è previsto duri fino alle 15, è molto probabile che oltre all’Euro 7 venga affrontato anche il tema del regolamento che pone l’obettivo delle auto a a zero emissioni di CO2 nel 2035, su cui è soprattutto dal governo tedesco che ci si aspetta la proposta di una soluzione che, senza stravolgere l’accordo già raggiunto fra Europarlamento e Consiglio Ue, garantisca il mantenimento in produzione dei motori endotermici, anche se alimentati da solo da carburanti sintetici a zero emissioni nette.
Quanto all’Euro 7, l’obiettivo che verrà proposto per la discussione, a quanto si apprende, sarebbe quello di applicare i nuovi standard di emissione solo al particolato prodotto dall’attrito degli pneumatici sull’asfalto e dai dispositivi meccanici dell’auto durante le frenate, lasciando nvece inalterate le norme attuali Euro 6 per le emissioni dal motore.