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Il Cremlino nega di avere colpito la cattedrale di Odessa

Il Cremlino nega di avere colpito la cattedrale di OdessaRoma, 24 lug. (askanews) – Il Cremlino nega che siano stati missili russi a colpire la Cattedrale della Trasfigurazione a Odessa. Secondo il portavoce Dmitri Peskov, si tratta di “una menzogna assoluta: l’esercito russo non colpisce le chiese”, ha affermato.

Il portavoce punta il dito contro l’Ucraina, sostenendo che “stiamo parlando di (sistemi) anti-missili, in realtà, che sono stati lanciati e che hanno distrutto la chiesa”. Lo riporta Ria Novosti. Sull’attacco a Odessa nella notte tra sabato e domenica Mosca e Kiev si sono accusate vicendevolmente. Il ministero della Difesa russo prima ha confermato un attacco sulla regione poi ha sostenuto che la causa “più probabile” della distruzione parziale della cattedrale è stato il precipitare di un missile antiaereo ucraino, teoria confermata oggi da Peskov.

Intanto, intervenendo su un altro tema molto attuale, il presidente Vladimir Putin ha affermato che la Russia sostituirà le esportazioni di grano ucraino in Africa, dopo che Mosca è uscita dall’accordo mediato da Turchia e Onu che consente la loro spedizione sicura. Il leader del Cremlino ha spiegato in una dichiarazione pubblicata sul sito web della presidenza russa che la Russia continuerà i suoi “energici sforzi per fornire cereali, prodotti alimentari, fertilizzanti e altri beni all’Africa”, secondo quanto spiegato dall’Agence France-Presse.

“Voglio assicurare che il nostro paese è in grado di sostituire il grano ucraino sia su base commerciale che gratuita”, ha commentato Putin.

Legambiente, avvistati in Puglia mamma capodoglio e il suo piccolo

Legambiente, avvistati in Puglia mamma capodoglio e il suo piccoloRoma, 24 lug. (askanews) – Avvistamento speciale per Goletta Verde. La storica imbarcazione di Legambiente, in navigazione lungo la Penisola per monitorare lo stato di salute delle acque marine e della costa, ha avvistato a largo di Lecce una mamma capodoglio con il suo piccolo.

Un incontro emozionante ripreso ieri sera, poco prima del tramonto, – informa Legambiente – con l’utilizzo del drone pilotato da Steven Salamone membro dell’equipaggio di Goletta Verde. Durante l’avvistamento l’associazione ambientalista per non disturbare i due cetacei ha seguito tutte le indicazioni dell’Università di Siena con cui collabora da anni sul tema della tutela del Mediteranno e la lotta al marine litter. Inoltre, l’avvistamento è stato segnalato anche sull’app Marine Ranger del progetto LIFE DELFI pensata per monitorare la presenza dei cetacei nel Mediterraneo. Legambiente ricorda che le segnalazioni e le osservazioni sono di fondamentale importanza per i ricercatori impegnati a identificare le minacce e le aree di interazione con le attività antropiche di delfini, balene e anche foche, così da poter intervenire rapidamente in caso di emergenza (spiaggiamenti, interazioni con rete o lenze etc).

Da quando Goletta Verde ha iniziato il 30 giugno il suo viaggio partendo dalla Liguria, ha avvistato anche alcune tartarughe Caretta Caretta e dei delfini. Oggi la campagna itinerante inizierà la sua nona tappa in Puglia con una serie di appuntamenti in programma dal 24 al 26 luglio. Giunta alla 37esima edizione, Goletta Verde di Legambiente è realizzata con le partnership principali di ANEV, CONOU, Novamont e Renexia e la media partnership de La Nuova Ecologia.

Fiaso: con l’emergenza caldo aumentati del 30% gli accessi ai pronto soccorso degli ospedali

Fiaso: con l’emergenza caldo aumentati del 30% gli accessi ai pronto soccorso degli ospedaliRoma, 24 lug. (askanews) – Gli ospedali stanno potenziando la risposta all’emergenza caldo per far fronte all’aumento del numero di pazienti che cercano assistenza presso i pronto soccorso.

“Stiamo registrando un aumento medio di accessi del 30% e le aziende sanitarie e ospedaliere stanno modulando la capacità di accoglienza, con posti letto aggiuntivi nelle medicine interne o ambulatori dedicati ai codici minori per alleggerire il carico di accessi nei pronto soccorso”, spiega Giovanni Migliore, presidente della Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere-Fiaso. L’attuale situazione climatica, caratterizzata da temperature elevate e ondate di calore prolungate, ha posto notevoli sfide al sistema sanitario, ma grazie alla collaborazione delle aziende sanitarie e ospedaliere, – dichiara Fiaso – si sta rispondendo con tempestività ed efficienza all’aumento della domanda di cure mediche.

“Non deve mancare in questo momento il supporto dei medici di medicina generale e dei servizi territoriali o nei pronto soccorso la situazione diventerà critica”, aggiunge Migliore. È bene ricordare ai cittadini di adottare precauzioni adeguate per proteggersi dalle alte temperature e utilizzare i Pronto Soccorso solo in caso di effettiva necessità. Le aziende sanitarie hanno promosso campagne di sensibilizzazione, attivato numeri verdi e servizi di assistenza domiciliare, incoraggiando la popolazione a prendere misure preventive per evitare i problemi di salute legati alle alte temperature.

In Grecia dopo Rodi anche Corfù è in fiamme: evacuazioni in corso

In Grecia dopo Rodi anche Corfù è in fiamme: evacuazioni in corsoRoma, 24 lug. (askanews) – Evacuazioni in corso nell’isola di Corfù, dopo che un vasto incendio è scoppiato nella parte settentrionale, frequentata da molti turisti, in special modo britannici. La decisione delle autorità greche arriva dopo che circa 19.000 persone sono state evacuate dall’isola di Rodi, anch’essa colpita da imponenti incendi.

L’ordine di evacuazione, emesso dai servizi d’emergenza della Grecia, è arrivato nella tarda serata di ieri e riguarda un certo numero di aree di Corfù. In particolare, tutte le persone presenti nelle zone di Santa, Megoula, Porta, Palia, Perithia e Sinies sono state invitate ad allontanarsi. Imbarcazioni sono state inviate per evacuare residenti e turisti via mare, ha detto un funzionario del governo. Quasi 2.500 persone sono già state evacuate per precauzione durante la notte, secondo quuanto precisato da un portavoce dei vigili del fuoco all’AFP.

L’incendio boschivo nel nord di Corfù ha portato all’”evacuazione preventiva di 2.466 persone” questa notte, ha affermato Yannis Artopios, sottolineando che finora le fiamme non hanno provocato danni a case o strutture alberghiere.

Caldo, Fiaso: +30% gli arrivi ai pronto soccorso degli ospedali

Caldo, Fiaso: +30% gli arrivi ai pronto soccorso degli ospedaliRoma, 24 lug. (askanews) – Gli ospedali stanno potenziando la risposta all’emergenza caldo per far fronte all’aumento del numero di pazienti che cercano assistenza presso i pronto soccorso.

“Stiamo registrando un aumento medio di accessi del 30% e le aziende sanitarie e ospedaliere stanno modulando la capacità di accoglienza, con posti letto aggiuntivi nelle medicine interne o ambulatori dedicati ai codici minori per alleggerire il carico di accessi nei pronto soccorso”, spiega Giovanni Migliore, presidente della Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere-Fiaso. L’attuale situazione climatica, caratterizzata da temperature elevate e ondate di calore prolungate, ha posto notevoli sfide al sistema sanitario, ma grazie alla collaborazione delle aziende sanitarie e ospedaliere, – dichiara Fiaso – si sta rispondendo con tempestività ed efficienza all’aumento della domanda di cure mediche.

“Non deve mancare in questo momento il supporto dei medici di medicina generale e dei servizi territoriali o nei pronto soccorso la situazione diventerà critica”, aggiunge Migliore. È bene ricordare ai cittadini di adottare precauzioni adeguate per proteggersi dalle alte temperature e utilizzare i Pronto Soccorso solo in caso di effettiva necessità. Le aziende sanitarie hanno promosso campagne di sensibilizzazione, attivato numeri verdi e servizi di assistenza domiciliare, incoraggiando la popolazione a prendere misure preventive per evitare i problemi di salute legati alle alte temperature.

Il Partito Popolare spagnolo avverte: o governa Feijoo o si torna al voto

Il Partito Popolare spagnolo avverte: o governa Feijoo o si torna al votoRoma, 24 lug. (askanews) – Per il Partito Popolare, primo gruppo politico in Spagna dopo le elezioni legislative di ieri, non ci sono alternative: o si forma un governo guidato da Alberto Nunez Feijoo o si torna alle urne per un nuovo voto. “Ci sono due opzioni, o Feijóo sarà presidente o ci sarà un blocco che porterà a ripetere le elezioni. E questo dovrebbe essere giustificato da tutti coloro che hanno perso” ieri alle urne, ha precisato il coordinatore generale del Pp, Elías Bendodo, dopo i risultati del voto.

“Stiamo parlando di un blocco e della ripetizione delle elezioni. Nessuno di questi è uno scenario buono per ciò di cui il nostro Paese ha bisogno”, ha insistito. “Ci assumeremo la nostra responsabilità di guidare la coalizione della maggioranza di governo”, ha concluso Bendodo. Analoga la posizione espressa dalla segretaria generale del Pp, Cuca Gamarra, che in un’intervista televisiva citata dal El Pais ha avvertito che “la via alternativa all’investitura di Feijóo è un Frankenstein 2”. Il riferimento di Gamarra è al soprannome con cui l’opposizione e i media conservatori hanno definito la coalizione di PSOE e Unidas Podemos con il sostegno parlamentare di partiti come ERC e Bildu durante l’ultima legislatura. Una strada, quest’ultima, che evidentemente il Pp non ritiene percorribile. “O si materializza un’investitura con Feijóo o quello che propone Sßnchez è il blocco e la ripetizione elettorale”, ha affermato Gamarra.

Feijóo, intanto, inizierà presto un giro di contatti per cercare di formare un governo. “Feijóo chiamerà Pedro Sßnchez”, ha confermato Gamarra.

E’ morta Gloria, è il secondo caso di suicidio assistito in Italia

E’ morta Gloria, è il secondo caso di suicidio assistito in ItaliaMilano, 24 lug. (askanews) – La signora ‘Gloria’, paziente oncologica veneta di 78 anni, è morta il 23 luglio alle 10.25: è la seconda persona in Italia ad aver scelto di porre fine alle proprie sofferenze tramite l’aiuto alla morte volontaria, reso legale a determinate condizioni dalla sentenza della Corte costituzionale 242/2019 sul caso Cappato-Antoniani. ‘Gloria’ è la prima persona nel nostro Paese ad aver ottenuto la consegna del farmaco e di quanto necessario da parte dell’azienda sanitaria.

‘Gloria’ è morta nella sua abitazione dopo essersi auto somministrata il farmaco letale attraverso la strumentazione fornita dall’azienda sanitaria locale. La procedura di suicidio medicalmente assistito è avvenuta sotto il controllo medico del dottor Mario Riccio, consigliere Generale dell’Associazione Luca Coscioni, che nel 2006 aveva assistito Piergiorgio Welby ed era stato il medico di fiducia di Federico Carboni, il primo italiano un anno fa ad aver chiesto e ottenuto nelle Marche il 16 giugno 2022 l’accesso alla tecnica. ‘In questo momento il nostro pensiero va alla famiglia di ‘Gloria’, al marito, vicino a lei fino all’ultimo istante – hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato, segretaria Nazionale e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni – Anche se ‘Gloria’ ha dovuto attendere alcuni mesi, ha scelto di procedere in Italia per avere accanto la sua amata famiglia e sentirsi libera nel suo paese. Ringraziamo il dottor Mario Riccio, che ha seguito la vicenda fin dall’inizio e che dopo l’impossibilità da parte dell’azienda sanitaria di fornire anche assistenza medica ha aiutato ‘Gloria’ in questa fase finale, nel rispetto della sentenza 242/19 della Corte costituzionale. Le è stata risparmiata una fine che non avrebbe voluto, grazie alle regole stabilite dalla Consulta e grazie alla correttezza e all’umanità del sistema sanitario veneto e delle istituzioni regionali presiedute da Luca Zaia. E grazie anche a Fabiano Antoniani, Davide Trentini e alle nostre azioni di disobbedienza civile che hanno portato i tribunali a intervenire e la Corte Costituzionale a emanare la sentenza che oggi ha permesso che fosse rispettata la scelta di ‘Gloria’.

‘Gloria’ è la seconda cittadina residente in Veneto, dopo Stefano Gheller, affetto da distrofia muscolare, ad aver ottenuto la verifica delle condizioni per poter accedere al suicidio assistito e il relativo parere favorevole da parte dell’azienda sanitaria e del comitato etico. Mentre in Italia, per quanto se ne abbia notizia, è la quarta volta che accade. Intanto il Veneto è la prima Regione d’Italia ad aver raggiunto, e poi depositato, la soglia delle firme necessaria per poter portare la proposta di legge regionale sul suicidio assitito in Consiglio regionale. Sono oltre 7.000 i cittadini veneti che hanno sottoscritto il testo di ‘Liberi Subito’, la proposta di legge regionale elaborata dall’Associazione Luca Coscioni per regolamentare l’aiuto medico alla morte volontaria su cui si stanno raccogliendo le firme anche in Piemonte, Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia. Analoga proposta verrà depositata in Basilicata e Lazio attraverso l’iniziativa dei Comuni ed è già stata depositata da consiglieri regionali in Sardegna, Puglia e Marche. Qui lo scenario nazionale completo. Il via libera definitivo da parte dell’azienda sanitaria regionale e dal Comitato Etico alla verifica delle condizioni per poter accedere al suicidio medicalmente assistito di ‘Gloria’ era arrivato il 30 marzo scorso. Il 19 maggio la signora aveva ricevuto conferma sul farmaco e sulle modalità per la morte volontaria. Dopo circa 6 mesi dall’avvio dell’iter si era conclusa la procedura di verifica delle condizioni e delle modalità per poter accedere alla tecnica. ‘Gloria’ aveva prima chiesto a Marco Cappato informazioni per andare in Svizzera e poi, una volta appreso che avrebbe potuto procedere in Italia, ha scelto di chiedere la verifica delle condizioni e di procedere con i suoi cari vicini a casa sua. Ha così preso contatti con Filomena Gallo, avvocata e segretaria dell’associazione Luca Coscioni, che l’ha seguita anche nella fase di richieste e verifica insieme al team legale dell’Associazione Luca Coscioni. Aveva poi iniziato la procedura, nel novembre 2022, con una richiesta all’azienda sanitaria competente di effettuare tutte le verifiche per accedere all’aiuto alla morte volontaria.

L’azienda sanitaria, tramite i propri medici, aveva dunque attivato le verifiche necessarie e aveva riscontrato che possedeva tutti i requisiti previsti dalla sentenza 242/19 della Consulta. Accertando che quindi avesse autonomamente e consapevolmente deciso di procedere con l’aiuto alla morte assistita; che fosse affetta da patologia irreversibile; che tale patologia producesse sofferenze che lei stessa reputava intollerabili; che i trattamenti con ‘farmaci antitumorali mirati’ costituissero sostegno vitale. A fine marzo 2023, l’azienda sanitaria aveva comunicato alla signora che, a seguito della relazione multidisciplinare prodotta dai medici dell’azienda sanitaria, anche il Comitato etico aveva rilevato la sussistenza dei requisiti previsti. Nell’aprile 2023, a seguito di una serie di interlocuzioni con i legali della donna, l’azienda sanitaria ha poi comunicato la tipologia di farmaco idoneo per poter procedere e le modalità di assunzione per poter procedere. Successivamente, dopo la richiesta di chiarimenti sulla fornitura del farmaco e della strumentazione, l’azienda aveva comunicato che avrebbe fornito la strumentazione necessaria all’autosomministrazione del farmaco letale.

Federico Carboni, un anno fa, è stato il primo italiano ad aver avuto accesso al suicidio medicalmente assisito in Italia, ma non volendo attendere altro tempo per chiedere anche l’assistenza dal Servizio Sanitario nazionale nella fase finale, aveva dovuto farsi carico dei costi del farmaco e del macchinario, acquistato poi grazie a una raccolta fondi aperta dall’Associazione Luca Coscioni. Il 12 luglio, ‘Gloria’ aveva fatto un appello alle istituzioni, al Presidente della regione Veneto affinché il rinnovo delle verifiche sulla sussistenza dei requisiti, prima della consegna del farmaco e di quanto è necessario, fossero effettuate quanto prima visto il peggioramento delle sue condizioni. I medici dopo 5 giorni hanno verificato che la signora avesse ancora piena capacità di autodeterminarsi e autosomministrarsi il farmaco nonostante l’avanzare della malattia. Oltre Federico Carboni e ‘Gloria’ – anche altri due italiani, Stefano Gheller e ‘Antonio’ hanno ottenuto il via libera dal Comitato Etico della regione di appartenenza (ultimo step prima del ‘semaforo verde’) e sono dunque ora liberi di scegliere il momento più opportuno per confermare le proprie volontà o eventualmente modificare le proprie intenzioni iniziali. Numerosi invece sono i connazionali ancora costretti a emigrare in Svizzera. Tra quelli assistiti da Marco Cappato e i ‘disobbedienti civili’ iscritti a Soccorso Civile, figurano le storie degli italiani che non erano dipendenti da trattamenti classici intesi di sostegno vitali riconducibili ad una interpretazione restrittiva dell sentenza della Consulta (come Elena, Romano, Massimiliano e Paola). All’attenzione della magistratura la verifica dei fatti esposti per l’aiuto fornito a Elena, Romano, Massimiliano e Paola, da Marco Cappato, Chiara Lalli, Felicetta Maltese e Virginia Fiume, assistiti dall’Avvocata Filomena Gallo e dal collegio legale dell’associazione Luca Coscioni stabiliranno, come vogliono dimostrare i difensori, se la loro condizione era descrivibile come ‘dipendente da trattamenti di sostegno vitale. Altri vorrebbero accedere alla morte volontaria assistita e sono in attesa della verifica delle condizioni, ma son finiti intrappolati nelle sabbie mobili delle lungaggini burocratiche e vittime del reato di ‘tortura’ da parte dello Stato (attualmente è nota la vicenda di Laura Santi in Umbria, ‘Anna’ in Friuli Venezia Giulia) e costretti a un interminabile percorso nei tribunali contemporaneo e direttamente proporzionale a un peggioramento delle condizioni di salute. Infine vi sono casi come Fabio Ridolfi e Giampaolo costretti a rinunciare al lungo e faticoso percorso scegliendo loro malgrado il ricorso alla sospensione delle terapie e una lenta morte sotto sedazione profonda con distacco dell’alimentazione e dell’idratazione, un epilogo che non avrebbero desiderato.

Droni ucraini colpiscono due edifici non residenziali a Mosca

Droni ucraini colpiscono due edifici non residenziali a MoscaMilano, 24 lug. (askanews) – Due droni ucraini hanno colpito nel corso della notte due edifici non residenziali a Mosca. I droni, secondo quanto riferito da Mosca, sono stati poi distrutti e l’attacco “terroristico del regime di Kiev” è stato “sventato”. La Russia ha accusato l’Ucraina dell’attacco con droni. Il ministero della Difesa russo ha reso noto che due droni sono stati “soppressi e si sono schiantati”, aggiungendo che non ci sono state vittime.

Secondo le agenzie russe un drone è caduto vicino allo stesso ministero. Il sindaco di Mosca, Sergei Sobyanin, ha detto che gli attacchi hanno colpito edifici “non residenziali” intorno alle 4 ora locale (le 3 in Italia). Ha aggiunto che gli edifici non hanno subito gravi danni. Ma le agenzie di stampa statali hanno riferito che alcuni frammenti di droni sono stati trovati a soli 2 km dall’edificio del ministero della Difesa. “Un tentativo del regime di Kiev di compiere un atto terroristico utilizzando due droni su obiettivi nel territorio della città di Mosca è stato fermato”, ha spiegato il ministero russo in un comunicato pubblicato su Telegram. L’agenzia di stampa statale Tass ha precisato che detriti di droni sono stati trovati anche lungo Komsomolsky Avenue. Il dipartimento dei trasporti di Mosca ha scritto su Telegram che il traffico lungo il percorso è stato bloccato e le foto mostrano i servizi di emergenza che stanno lavorando sul posto. Il traffico è stato interrotto anche su Likhachev Avenue, dove è stato danneggiato un grattacielo. Filmati pubblicati sul canale televisivo Zvezda mostrano finestre mancanti in cima all’edificio. L’attacco con droni su alcuni palazzi a Mosca avvenuto nelle ultime ore è un’operazione speciale della direzione principale dell’intelligence ucraina. Lo dicono fonti nei servizi speciali di Rbk-Ucraina, che parlando in codice lasciano intendere: “tutti gli uccelli sono volati a Mosca”. Il Ministero della Difesa della Federazione Russa ha riferito di aver “intercettato due droni” e ha già accusato la parte ucraina dell’attacco.

Sono due i droni che hanno attaccato Mosca. È stato riferito che uno ha colpito il centro commerciale in cui si trova il negozio Leroy Merlin e l’altro è caduto poco distante dall’edificio del Ministero della Difesa della Federazione Russa e al quartier generale dell’intelligence informatica militare. L’obiettivo dell’attacco, molto probabilmente, era la sede del Ministero della Difesa russo nella capitale russa ovvero l’edificio sull’argine di Frunzenskaya: il centro di business su Komsomolsky Prospekt, colpito, è a pochi passi dal Ministero della Difesa. Nel frattempo, l’investigatore di Bellingcat Hristo Grozev ha attirato l’attenzione sul fatto che vicino al luogo in cui è caduto il relitto di un drone, c’è un’università militare, oltre a diverse strutture segrete della direzione principale dell’intelligence della Federazione Russa, in particolare il “quartier generale dell’attacco informatico del Gru”, i servizi segreti militari russi.

In Spagna non c’è “l’ondata Meloni”: Sanchez tiene e argina Vox

In Spagna non c’è “l’ondata Meloni”: Sanchez tiene e argina VoxRoma, 24 lug. (askanews) – Che cosa significa a livello europeo il risultato delle elezioni in Spagna e le tante incognite seminate dal voto che non assegna nè alle destre, nè alle sinistre una maggioranza assoluta? “Il timore di una nuova alleanza di Paesi guidati dalla destra nel Consiglio europeo svanisce, ma preparatevi al ritorno della Catalogna come questione politica o a nuove elezioni”, commenta stamane Politico. “Insomma, ci saranno altre notizie da Madrid durante il resto della presidenza spagnola del Consiglio”.

Bruxelles attendeva il risultato del voto anticipato spagnolo perché la Spagna da luglio è alla presidenza di turno dell’Ue (il premier Sanchez ha rinviato il discorso di inaugurazione al parlamento europeo per opportunità elettorale) ma soprattutto perché dalle urne spagnole poteva uscire un decisivo sdoganamento delle destre e relativi equilibri anche in chiave Ue, in vista delle europee del 2024. La premier Giorgia Meloni ha sostenuto Vox e il suo leader Santiago Abascal; una settimana fa è intervenuta in collegamento a un raduno del partito a Valencia, ha parlato dell’ora dei “patrioti”. Al parlamento europeo nel 2021 Meloni ha evitato l’alleanza con i sovranisti di cui fa parte anche la Lega di Salvini, assicurandosi la collaborazione del Partito Popolare Europeo. Simile schema in qualche modo è stato riprodotto dal Partito Popolare spagnolo, che ha già avviato una serie di accordi a livello di enti locali con l’estrema destra. Ma alla luce dello scrutinio di ieri questo forse gli ha giocato contro: la scommessa di arrivare al governo trovando accordi con Vox non ha pagato, i risultati di ieri non lasciano spazio a un ingresso dell’estrema destra in una coalizione governativa. “La Spagna ferma l’ondata Meloni, l’ondata Orban, l’ondata Morawiecki, l’alleanza della destra con l’estrema destra, ma non ha completato la creazione di una formula di governance stabile”, osserva (e titola) oggi il quotidiano La Vanguardia, riferendosi al fatto che Fratelli d’Italia appartiene alla famiglia europea dei Conservatori e riformisti, un gruppo che comprende i polacchi di Diritto e giustizia e Vox.

“Alberto Nunez Feijóo vince senza numeri per governare. Niente può fare con Vox”, e d’altro canto “Sanchez ha resistito, ma la sua investitura potrebbe essere bloccata dall’uomo di Waterloo, Carles Puigdemont”, l’ex presidente della Generalitat in esilio, il cui partito Junts si ritrova ago della bilancia della governablità a Madrid. Insomma, sempre citando La Vanguardia, “tutti gli attori e gli ingredienti dell’effervescente politica spagnola si sono ricombinati in modo davvero sorprendente”, gli scenari sono aperti, ma quelli europei meno di quanto sembrasse due giorni fa. Intanto in Germania il presidente del gruppo parlamentare conservatore CDU/CSU al Bundestag, Friedrich Merz, ha detto ieri che il suo partito è “certamente” pronto a collaborare con l’estrema destra nazionalista di Alternative fur Deutschland (AfD) a livello comunale. Una presa di posizione clamorosa e di portata storica, che ha sollevato un coro di voci contrarie in seno alla Cdu, ma che la stessa Afd ha tradotto nella fine del “cordone sanitario” tra conservatori ed estrema destra in Germania.

Ricerca, Covid: disturbi neurologici meno frequenti nel tempo

Ricerca, Covid: disturbi neurologici meno frequenti nel tempoRoma, 24 lug. (askanews) – Disturbi neurologici meno frequenti e nella maggioranza dei casi, risolti, spesso anche in tempi brevi, nelle ondate pandemiche successive alla prima. Questi gli esiti dello studio Neuro-Covid Italy, promosso dalla Società Italiana di Neurologia (Sin), recentemente pubblicato sulla rivista scientifica internazionale “Neurology”, giornale ufficiale della American Academy of Neurology.

I disturbi neurologici associati all’infezione da Covid-19, chiamati collettivamente con il termine “neuro-Covid”, sono tra gli aspetti più allarmanti, controversi e meno compresi della recente pandemia. Si tratta di sintomi e malattie diverse – dall’encefalopatia acuta (ovvero un grave stato confusionale, con disorientamento e allucinazioni) fino all’ictus ischemico, l’emorragia cerebrale, le difficoltà di concentrazione e memoria, la cefalea cronica, la riduzione dell’olfatto e del gusto, alcune forme di epilessia e di infiammazione dei nervi periferici. Il progetto Neuro-Covid Italy ha coinvolto 38 unità operative di Neurologia in Italia e nella Repubblica di San Marino ed è stato coordinato dal Prof. Carlo Ferrarese, direttore della Clinica Neurologica dell’Università di Milano-Bicocca presso la Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza.

Lo studio, ideato dai ricercatori dell’Università degli Studi di Milano (Prof. Vincenzo Silani e Alberto Priori, rispettivamente direttore del Dipartimento di Neuroscienze di Auxologico IRCCS e direttore della Clinica Neurologica III, Polo Universitario San Paolo) e di Milano-Bicocca (Prof. Carlo Ferrarese), è stato presentato al Comitato Etico di Auxologico IRCCS a Milano il 26 Marzo 2020, ed è durato per un periodo di 70 settimane, da Marzo 2020 fino a Giugno 2021, con un successivo follow-up fino a Dicembre 2021. Su quasi 53.000 pazienti ospedalizzati per Covid-19, circa 2.000 pazienti erano affetti da disturbi neuro-Covid e sono stati seguiti per almeno 6 mesi dopo la diagnosi, per analizzare l’evoluzione dei disturbi.

“Lo studio Neuro-Covid Italy è stato un grande lavoro di squadra, svolto con impegno e dedizione da 160 neurologi impegnati in prima linea durante il periodo più duro della pandemia – afferma Carlo Ferrarese, coordinatore dello studio -. Lo studio è stato promosso dalla Società Italiana di Neurologia, che fin dall’inizio ha supportato tutte le attività di ricerca”. Il dott. Simone Beretta, neurologo presso la Fondazione Irccs San Gerardo dei Tintori di Monza e primo autore dello studio sottolinea l’importanza dei risultati ottenuti. “Un primo dato importante è che i disturbi neuro-Covid sono diventati gradualmente meno frequenti ad ogni successiva ondata pandemica, passando da circa l’8 per cento della prima ondata a circa il 3 per cento della terza ondata. Questo indipendentemente dalla severità respiratoria del virus e prima dell’arrivo dei vaccini. La ragione più probabile di questa riduzione sembra quindi legata alle varianti stesse del virus, che passando da quella originale di Wuhan fino a Delta hanno reso il virus meno pericoloso per il sistema nervoso. Con la variante Omicron e l’uso dei vaccini, la situazione è andata ulteriormente migliorando e i disturbi neuro-Covid sono ora diventati molto rari”.

Un secondo dato, riguarda il recupero neurologico nei mesi successivi all’infezione, come spiega il professore Carlo Ferrarese. “In oltre il 60 per cento dei pazienti c’è stato una risoluzione completa dei sintomi neurologici oppure la persistenza di sintomi lievi, che non impediscono le attività della vita quotidiana. Questa percentuale arriva a oltre il 70 per cento per i pazienti in età lavorativa, tra i 18 e i 64 anni”. “Non bisogna però dimenticare che – prosegue Ferrarese – in circa il 30 per cento dei pazienti, i sintomi neurologici sono durati oltre i 6 mesi dall’infezione. Questo è vero soprattutto per quanto riguarda i pazienti con ictus associato all’infezione da Covid, che nelle prime ondate sono stati gravati anche da una elevata mortalità intraospedaliera. Ma anche per i disturbi cognitivi, della concentrazione e della memoria, la risoluzione dei sintomi è stata molto più lenta rispetto ad altre condizioni neurologiche, tanto da rientrare in quella che è stata chiamata sindrome long-Covid. Questa nuova sindrome è attualmente seguita in molti centri neurologici coinvolti nello studio”. Il Professor Alberto Priori, direttore della Scuola di Specializzazione in Neurologia e della Clinica Neurologica dell’Università degli Studi di Milano presso il Polo Universitario San Paolo alla ASST Santi Paolo e Carlo di Milano, che con i suoi collaboratori ha descritto per primo i disturbi cognitivi associati al Covid, rileva inoltre che “se, quando e quanto l’infezione da Sars-Cov-2 potrà determinare un incremento del rischio di patologie neurologiche ad essa correlate a distanza di anni rimane ovviamente da essere studiato. Visti i dati della pandemia appena finita, i numeri potrebbero ipoteticamente essere importanti. Ciò implica che i sistemi sanitari europei oltre che le società scientifiche dovranno monitorare attentamente il quadro neuro-epidemiologico e dedicare sin da ora risorse specifiche a tale osservazione nel tempo”. “Lo studio Neuro-Covid Italy ci rende orgogliosi – conclude Vincenzo Silani – per avere intuito precocemente il coinvolgimento del sistema nervoso nella pandemia legata al Covid ed avere così determinato la raccolta dei dati nella penisola tracciando una prima valutazione dell’impatto neurologico in acuto e nel lungo termine della pandemia”.