Papa Francesco: ridurre l’inquindamento è una sfida non rinviabileMilano, 23 lug. (askanews) – “Rinnovo il mio appello ai reponsabili delle Nazioni perchè si faccia qualcosa di più concreto per limitare le emissioni di inquinati. E’ una sfida urgente e non si può rimandare, riguarda tutti: proteggiamo la nostra casa comune”. Lo ha detto Papa Francesco affacciandosi alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano davanti ai fedeli e ai pellegrini riuniti in Piazza San Pietro. subito dopo della recita dell’Angelus. Il Santo Padre si è soffermato sulla crisi climatica: “Da una parte varie Regioni sono interessate da ondate anomale di caldo e colpite da destanti incendi, dall’altra ci sono nubifragi e inondazioni come quelle che hanno flagellato la Corea del Sud. Sono vicino a quanti soffrono e a coloro che stanno assistendo le vittime e gli sfollati”.
Tajani: l’attacco alla cattedrale di Odessa è un atto criminaleMilano, 23 lug. (askanews) – “Odessa è patrimonio Unesco, colpire centro della cristianità è un atto criminale, un atto indegno”. Così il ministro degli esteri, Antonio Tajani, ha commentato inntervendo in diretta a Omnibus su La7 l’attacco missilitico russo che ha colpito la città di Odessa distruggendo parzialmente la storica cattedrale della Trasfigurazione. “Una violenza inaccettabile”, ha aggiunto il ministro che poi ha puntualizzato: “Stiamo lavorando con il Maxxi, con la Triennale e con l’architetto Boeri per partecipare alla ricoscostruzione architettonica dell’Ucraina”.
L’isola di Rodi brucia da giorni, la fuga dei turistiRoma, 23 lug. (askanews) – I turisti sono stati lasciati nel limbo dopo che gli incendi che si sono diffusi sull’isola greca Continua a essere molto preoccupante la situazione nell’isola greca di Rodi, rinomata meta turistica in preda agli incendi, dove migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare i propri alberghi e i vacanzieri – riporta la Bbc – sono stati lasciati nel limbo. Una famiglia è stata costretta a dormire sui materassi adagiati sul pavimento della sala convegni dell’albergo che avevano prenotato, mentre altre sono alla disperata ricerca di una sistemazione alternativa.
Oltre 3.500 persone sono state evacuate via terra e via mare per mettersi in salvo. I vigili del fuoco greci si sono scusati e hanno avvertito che la situazione potrebbe peggiorare. Altre 1.200 persone saranno evacuate da tre villaggi: Pefki, Lindos e Kalathos. Rodi sta combattendo da martedì contro giganteschi incendi alimentati dalle alte temperature e dai forti venti, mentre tutta l’Europa è in preda a un’ondata di caldo. La Bbc ha raccontato la storia di Lesley Young, arrivata a Lindos, Rodi, ieri mattina e che ha spiegato di non essere potuta andare in albergo perché era stato evacuato. Malgrado un’assicurazione per le vacanze del valore di 2mila sterline da utilizzare per una sistemazione alternativa, Young ha spiegato che “non siamo riusciti a trovare nulla”.
“Così siamo stati portati in un hotel della stessa catena di quello che avevamo prenotato e hanno allestito dei materassi sul pavimento di una delle loro sale conferenze. Hanno cercato di fare del loro meglio, ma non sappiamo per quanto tempo resteremo in questa situazione”, ha ammesso. Young, che è in vacanza con un gruppo di sette persone, tra cui tre bambini e quattro adulti, ha detto di aver prenotato una vacanza di due settimane, ma di non essere sicura di poter restare così a lungo. “Per fortuna abbiamo i nostri bagagli e i bambini saltano su e giù sui materassi”, ha aggiunto. Non sono stati segnalati feriti, secondo quanto riportato dal Ministero della Crisi Climatica e della Protezione Civile greco. Il dicastero ha dichiarato che i turisti sono stati evacuati in sicurezza dalle aree colpite – che rappresentano meno del 10 per cento delle strutture ricettive dell’isola – e sono stati riprotetti verso altri hotel dell’isola.
Il vicesindaco di Rodi ha avvertito che non ci sono generi di prima necessità sufficienti e che i problemi si sono “moltiplicati”. “C’è solo acqua e cibo, non abbiamo materassi e letti”, ha detto Athanasios Vyrinis. Parlando a Open TV da un punto di raccolta, il vice sindaco ha sottolineato che la gente sta utilizzando scatoloni di cartone per dormire e che i turisti arrivati a Rodi non avevano un posto dove stare. L’emittente Ert ha riferito che le aree colpite dagli incendi non hanno ancora energia elettrica. Le autorità greche stanno esortando la gente del posto a donare prodotti per la colazione come croissant e frutta, poiché molti turisti si lamentano della mancanza di un piano per il cibo.
“È molto stressante”, ha dichiarato John Miller, che è stato evacuato due volte dal suo albergo insieme alla famiglia. L’hotel in cui si trovavano a Kiotari ha avuto diverse interruzioni di corrente e quindi sono stati trasferiti a Plimmiri, ha spiegato, “A Rodi c’è il caos”. Ha aggiunto che le strade sono bloccate e che i militari sono segnalati in arrivo.
La Spagna al votoRoma, 23 lug. (askanews) – “Todo o nada”, tutto o niente: a decidere della sorte politica del premier spagnolo Pedro Sanchez saranno i trentasei milioni di elettori che si recheranno domenica alle urne in una data estiva del tutto insolita, frutto della scelta del governo di fare ricorso al voto anticipato. Una scommessa – dovuta alla secca sconfitta del partito Socialista alle recenti amministrative – che Sanchez non dispera tuttavia di vincere. La maggior parte dei sondaggi vede infatti favorita la destra del Partido Popular, sia pure di stretto margine; ma a decidere le sorti della governabilità sarà il risultato delle forze minori, dato che nessuno dei due partiti principali ha i numeri per una maggioranza assoluta. Psoe e Pp sono accreditati di circa il 30% delle preferenze, un dato peraltro difficile da tradurre in seggi visto il sistema proporzionale corretto che – non casualmente – premia il voto urbano e i partiti a più ampia distribuzione nazionale, ma sicuramente sotto la soglia fatidica dei 176 deputati necessari.
LA SINISTRA Il Psoe arriva alle elezioni col fiato corto: malgrado i buoni risultati economici complessivi, il governo ha subito una costante erosione di consensi dovuta (come altrove) alla sequenza del Covid e del conflitto ucraino, e alcuni provvedimenti benintenzionati ma piuttosto pasticciati in materia di diritti non hanno aiutato. Piuttosto che sopportare una interminabile campagna elettorale di sei mesi, Sanchez ha quindi optato per il voto anticipato, sperando in tal modo di mobilitare un elettorato di sinistra apparso tutt’altro che entusiasta, anche di fronte alla minaccia dell’approdo dell’ultradestra di Vox al governo. Perché la scommessa abbia successo tuttavia Sanchez deve sperare non solo in un buon risultato del socialisti, ma anche della neonata coalizione Sumar (ovvero Podemos e altre formazioni minori della sinistra), varata per necessità elettorali ma che al momento viene data come terza forza, con un 14% dei consensi. La somma dei deputati potrebbe permettere al premier di riproporre la coalizione attualmente al governo, senza peraltro risolverne i problemi interni – come il peso dei partiti catalani e baschi, che potrebbero rivelarsi decisivi.
LA DESTRA Il Pp di Alberto Nuñez Feijoo è dato come favorito per la vittoria finale, sebbene in leggero calo stando agli ultimi sondaggi: ma l’ex governatore della Galizia ha dovuto rompere gli indugi ed esplicitare l’obbligo di un’intesa con Vox come condizione necessaria per poter governare, intesa già varata peraltro in diverse comunità autonome all’indomani delle amministrative. In generale, non si tratterebbe certo di una rivoluzione, dal momento che la differenza fra i due partiti è più formale che sostanziale; e tuttavia, non è scevra da rischi dal momento che una frazione dell’elettorato moderato – di cui Feijoó vorrebbe farsi portavoce – potrebbe rifuggire da un coinvolgimento diretto di Vox al governo, con un conseguente travaso di voti verso il Psoe (che di fatto è ormai un partito centrista a esclusiva vocazione governativa) o l’astensione; inoltre, potrebbe mobilitare l’elettorato di sinistra – il che è esattamente ciò che spera Sanchez. Per Vox, dato come quarta forza con un 13% dei voti – peraltro in netto calo rispetto alle ultime politiche – il voto è la grande occasione di istituzionalizzarsi e certificare l’opa su almeno una parte della base del Pp, che dopo aver rifagocitato Ciudadanos sperava di poter fare rientrare nei ranghi anche la sua ala più estrema e riconquistare in tal modo l’egemonia politica della destra. Per il resto, il programma di governo non sarebbe un problema: Vox, alfiere del nazionalismo “españolista”, vuole semplicemente quel che vorrebbe il Pp se non fosse costretto ad automoderarsi per non perdere quella parte del voto centrista necessario per assicurarsi la maggioranza.
LE ALTRE FORZE Pochi deputati, ma che possono fare la differenza: sono quelli degli indipendentisti catalani di Erc, Junts e della Cup, dei nazionalisti baschi del PNV e della sinistra radicale di Bildu, nonché delle altre formazioni regionali minori. Per loro, il voto è l’occasione di poter costringere il futuro governo di Madrid, quale che sia. a concessioni economiche – e nel caso catalano, politiche. A Barcellona tuttavia il fronte indipendentista non è affatto unito: se la sinistra di Erc insiste per un voto utile che fermi l’ascesa di Vox, i conservatori di Junts non considerano affatto la sopravvivenza di Sanchez una priorità, dato che nei fatti la differenza di atteggiamento fra Psoe e Pp, fatta salva una maggior teorica disponibilità al dialogo dei socialisti, si è rivelata minima. Il governo uscente ha sì instaurato un “tavolo di discussione”, sostenuto da Erc, che al momento tuttavia si è distinto solo per gli innumerevoli rinvii: per Junts – vicina alle posizioni dell’ex presidente della Generalitat, Carles Puigdemont – una semplice perdita di tempo. Infine, l’astensione: la data non aiuta di certo, mentre il voto postale ha fatto registrare un nuovo record fra gli elettori vacanzieri; se tradizionalmente la bassa affluenza favorisce la destra, percentuali inusitatamente alte potrebbero effettivamente indicare una mobilitazione a sinistra ma renderebbero i sondaggi – tarati su una partecipazione media – pressoché inutili. I seggi si apriranno alle 9 e si chiuderanno alle 20; i primi exit poll sono attesi per le 21 (ovvero le 20 alle Canarie) e lo scrutinio dovrebbe essere completato già nella notte.
Russia, Putin incontra Lukashenko: controffensiva Ucraina è fallitaRoma, 23 lug. (askanews) – La controffensiva ucraina “è fallita”. Lo ha sottolineato il presidente russo Vladimir Putin, che sta incontrato il leader bielorusso Alexander Lukashenko per colloqui a San Pietroburgo.
Secondo le agenzie di stampa russe, Lukashenko ha dichiarato: “Non c’è nessuna controffensiva”. Il presidente russo ha puntualizzato: “Esiste, ma è fallita”. L’Ucraina ha iniziato la sua controffensiva, attesa da tempo, il mese scorso, ma finora ha ottenuto solo piccoli progressi contro le forze russe ben radicate che controllano più di un sesto del suo territorio.
Il generale statunitense Mark Milley ha dichiarato martedì che l’offensiva ucraina è “tutt’altro che un fallimento”, ma sarà lunga, dura e sanguinosa.
Missili russi su Odessa, colpita anche la Cattedrale della TransfigurazioneMilano, 23 lug. (askanews) – Odessa sotto attacco russo. Raid missilistici russi hanno colpito la città nella notte, provocando ingenti danni anche anche storica Cattedrale della Trasfigurazione, rimasta parzialmente distrutta dopo i bombardamenti. Il raid che ha colpito il principale luogo di culto di Odessa, riferisce il Kiev Indipendent, ha anche provocato un morto e 18 feriti, compresi 4 bambini.
Per tutta questa settimana, l’esercito russo ha attaccato ripetutamente Odessa con missili e bombe che hanno colpito importanti infrastrutture, causando morti e feriti tra i civili. E’ così arrivata la condanna da parte dell’Unesco che all’inizio dell’anno aveva dichiarato il centro storico di Odessa patrimonio dell’umanità.
Elon Musk annuncia che l’uccellino non sarà più il logo di TwitterRoma, 23 lug. (askanews) – Una rivoluzione nel mondo dei social network. Il proprietario di Twitter Elon Musk ha annunciato un cambio di nome e di identità visiva per la piattaforma. “Diremo addio al marchio Twitter e, a poco a poco, a tutti gli uccelli”, ha scritto su Twitter verso le 6 del mattino, in riferimento al logo emblematico del social network.
Il miliardario non ha ancora svelato il nuovo logo che sostituirà il famoso uccellino blu. Ma “se entro stasera sarà pubblicato un logo X abbastanza buono, domani sarà diffuso in tutto il mondo”, ha assicurato alla sua comunità di fan. “X” si riferisce al nuovo nome ufficiale di Twitter, X Corp. Intorno alle 7 del mattino, Elon Musk ha finalmente svelato un video che mostrava una scintillante lettera “X”. Ma questo non ha impedito agli utenti di dare sfogo alla loro immaginazione e di inventare il proprio logo. Con questo cambio di logo, Elon Musk, proprietario di Twitter dall’ottobre 2022, continua a imporre il suo marchio sul social network. Questo nonostante la crescente insoddisfazione di utenti e inserzionisti. Da quando ne ha assunto il controllo a ottobre, il magnate dell’economia si è alienato gran parte degli utenti di internet monetizzando alcuni dei servizi precedentemente gratuiti del social network, come ad esempio la certificazione degli account.
Perrino vince l’Europeo Individuale per golfisti con disabilitàRoma, 22 lug. (askanews) – Trionfo dell’azzurro Tommaso Perrino al Campionato Europeo Individuale EGA (European Golf Association) maschile per golfisti con disabilità. Con 215 (77 67 71, +2) colpi, il golfista livornese ha preceduto di due distanze l’inglese Bradley Smith, secondo con 217 (+4) e di sette il tedesco Rene Schwenk, terzo con 222 (+9). Seguono quarti gli svedesi Rasmus Lia (Campione dello scorso Open d’Italia disabili by Sanofi) e Johan Kammerstad con 224 (+11).
Sul percorso del Dutch Golf Club (par 71), ad est di Rotterdam in Olanda, in occasione della gara organizzata da EGA in collaborazione EDGA (European Disabled Golf Association) e la federazione olandese, Perrino, attuale commissario Tecnico della Squadra Nazionale Paralimpica Maschile e Femminile, grazie ad un secondo round in 67 (-4), frutto di quattro birdie, un eagle e due bogey, ha raggiunto la vetta poi abilmente confermata con un 71 (quattro birdie e quattro bogey, par) finale. L’altro giovane atleta paralimpico italiano in gara, Vittorio Cascino, ha concluso 40/o con 265 (83 89 93, +52). Nel torneo femminile successo per l’atleta di casa Daphne Van Houten con 245 (77 80 88, +37) che ha preceduto la connazionale Marcela Neggers, seconda con 249 (+36). L’azzurra Luisa Ceola, golfista del circuito EDGA dal 2018 e già protagonista in diverse gare, non ha terminato il torneo a poche buche dalla fine. Vittoria olandese anche nella competizione per giocatori su sedia a rotelle (Paragolfer), dove Richard Kluven ha festeggiato con 283 (+70) colpi.
“Una vittoria bellissima che voglio condividere con gli allenatori federali Stefano Bertola e Nicola Maestroni e con gli altri azzurri presenti Vittorio Cascino e Luisa Ceola – le parole di Tommaso Perrino – Non ero partito al massimo il primo giorno, forse perché accusavo un po’ di pressione. Poi un grande secondo giro mi ha permesso di riprendere la vetta. Nell’ultimo round ho fatto bene le prime nove buche mentre nelle seconde ho tenuto duro fino alla fine, ma ce l’ho fatta”.
Ciclismo, Tappa a Pogacar. Tour a Vingegaard, Pois a CicconeRoma, 22 lug. (askanews) – Tadej Pogacar mette il suo sigillo sulla ventesima tappa del Tour de France, La Belfort – Le Markstein, di 133.5 km, battendo in volata la maglia gialla Jonas Vingegaard che ha tentato di sorprendere il rivale all’ultima curva sul tragurado di Le Markstein. Terzo posto per Simon Yates, quarto per il sempre più convincente Felix Gall e quinto per Adam Yates, che domani sarà terzo sul podio finale di Parigi.
I due fenomeni si sono dati battaglia per la vittoria finale, hanno regalato un altro duello nell’ultima ‘vera’ tappa: in questo caso l’ha spuntata Pogacar, ma Vingegaard gestito la gara al meglio e così il danese si gode il secondo trionfo consecutivo dopo tre settimane davvero incredibili. E poi Giulio Ciccone, 28 anni, abruzzese, che conquista definitivamente la maglia a pois ed esulta sul Gpm che gli dà la certezza matematica. Dopo 31 anni, indosserà sui Campi Elisi di Parigi la prestigiosa maglia a pois di re dei Gpm, un simbolo amatissimo in Francia, seconda per importanza solo alla maglia gialla. Allora nel 1992 era stato Claudio Chiappucci a vestirla per il secondo anno consecutivo. Ciccone sarà l’undicesimo italiano vincitore della classifica della montagna, il quarto a vincere con la maglia a pois sulle spalle. Dopo la maglia azzurra nella Corsa Rosa di quattro anni fa, l’alfiere della Trek-Lidl è riuscito ad alzare l’asticella e sul podio di Parigi indosserà la casacca con sfondo bianco e pallini rossini, entrando nella storia del ciclismo tricolore. Manca solo la Vuelta. Si tratterebbe di una vera e propria impresa, perché soltanto 2 corridori hanno vinto tutte e le 3 maglie di miglior scalatore
Bonaccini tiene acceso il motore riformista del Partito DemocraticoCesena, 22 lug. (askanews) – Stefano Bonaccini lo ha ripetuto fino allo sfinimento (“guai a dividerci tra noi”, “non vogliamo indebolire la segretaria”, “questa non è una corrente”) e non c’è motivo di non credere alle sue parole. Ciononostante, la kermesse di “Energia popolare”, l’area politico-culturale (così la definisce) che fa riferimento al presidente del Pd e che rappresenta la minoranza uscita sconfitta dal congresso del febbraio scorso, ha segnalato con vigore che le divergenze di vedute politiche con la segreteria Elly Schlein sono forti e numerose, nonché i malumori che serpeggiano tra alcuni membri della minoranza. Il fil rouge dello scontento riguarda, in estrema sintesi, le idee riformiste, che in molti sentono minacciate dal nuovo corso del partito.
Oggi l’intervento più “duro” nei confronti della nuova gestione è stato quello del presidente del Copasir Lorenzo Guerini: “Io la dannazione della memoria – ha detto Guerini riferendosi agli strali incessanti della nuova segreteria contro l’ex segretario ed ex premier Matteo Renzi – non riesco più a tollerarla, non porta il partito a guardare il futuro. Sono d’accordo sul dire, come fa Stefano Bonaccini, che non bisogna segare il ramo su cui siamo seduti, ma io ho preoccupazione per l’albero, a partire delle sue radici”, perché se alcune radici col tempo nuovo” si ritiene che possano “essere tagliate, allora rischiamo di far cadere l’albero”. Più “conciliante” Delrio, anch’egli di provenienza “renziana”, che ha usato una metafora alpinistica: “Siamo tutti attaccati alla stessa corda, non si taglia la corda al capo cordata, ma spesso da sotto vedi se il capo cordata sta prendendo la via sbagliata, se si sta mettendo sotto un tetto e dobbiamo avere la libertà di dirlo perché se va sotto un tetto precipita lui e ci trascina tutti giù”.
Ma posizioni più “estremistiche”, e probabilmente più indicative dello stato d’animo di molti dirigenti e militanti del Pd, erano state espresse ieri, da esponenti minori. Tra tutti, l’ex sindaco di Lodi Simone Uggetti, assolto dopo sette anni dalla Cassazione per il reato di turbativa d’asta, il quale aveva denunciato tra gli applausi scroscianti, e alla presenza della Schlein, una “subalternità culturale sulla giustizia che proprio non mi va giù”, e sul tema del giustizialismo era arrivato ad evocare nientepopodimeno che Bettino Craxi (“Quando un magistrato si mette a dare la caccia ad una persona e non ad un reato, è un grave errore, e lo dico pensando alla vicenda di Craxi”), mentre da imprenditore aveva invitato a riflettere sulla bontà del Job Act renziano (“Se non ci fosse stato avrei fatto fatica ad assumere”), sottolineando infine, senza giri di parole, “l’infantilismo post-renziano” che sembra aver colpito la nuova dirigenza. Parole dirompenti, tanto che oggi il senatore Alessandro Alfieri, membro della segreteria e componente di “Energia popolare”, ha voluto precisare che “gli applausi di ieri a Uggetti non erano, come ha scritto un giornale, applausi a Craxi ma a una persona che ha subìto per sette anni quello che ha subìto”.
Poi con Romano Prodi, fondatore dell’Ulivo e padre nobile del Partito democratico, che ha toccato soprattutto temi di geopolitica, si è volato alto. Il professore ha parlato della necessità del riformismo, “indispensabile nella situazione attuale” italiana e mondiale, “accompagnato da una certa necessità di un radicalismo che in famiglia, fino a poche settimane fa – ha detto riferendosi con tutta probabilità alla scomparsa dell’amata moglie Flavia -, avremmo definito ‘radicalismo dolce’. Il Pd ha ancora la possibilità di essere perno di questa trasformazione, ma può farlo – secondo Prodi – solo con uno spirito unitario, condizione affinché possa ritornare a essere guida della nostra Italia”. E così Bonaccini, nelle sue conclusioni, ha avuto strada facile per evocare un ritorno alla vocazione maggioritaria di veltroniana memoria. “Abbiamo bisogno che il nostro riformismo torni a essere popolare e di popolo, ma anche che la nostra radicalità non diventi settarismo, elitarismo e massimalismo, perché – ha spiegato il presidente del Pd – un grande partito sa riconoscere tutte le minoranze e difende strenuamente i loro diritti, ma lo fa parlando, convincendo e provando a rappresentare, però, la maggioranza dei cittadini. È la differenza che separa la testimonianza e il movimentismo dalla vocazione maggioritaria che io non intendo abbandonare e vorrei riscoprissimo. Non che da solo possiamo bastare – ha precisato – ma dobbiamo rappresentare il paese per tornare a governare. Il successo del Pd dipende anche da noi perché – ha scandito – questo Paese non potrà mai avere un’alternativa praticabile se si spegne il motore riformista del Partito democratico”. Come a dire: il riformismo è nel Pd e continuerà ad esserci.