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A Videocittà l’Infn racconta con luci e suoni il bosone di Higgs

A Videocittà l’Infn racconta con luci e suoni il bosone di HiggsRoma, 10 lug. (askanews) – La fisica delle particelle approda a Videocittà – Il Festival della Visione e della Cultura Digitale, con il videomapping “Forme e colori di una scoperta”, realizzato dall’Infn per celebrare il decennale della scoperta del bosone di Higgs. Dal 13 al 16 luglio nel complesso del Gazometro di Roma, uno spettacolo di luci, forme e suoni trasformerà la facciata di uno degli opifici, portando gli spettatori all’interno del laboratorio del Cern, dove è stata realizzata la scoperta. Le proiezioni avverranno a partire dalle 22.

Sulla facciata del palazzo, – informa l’Infn – si possono seguire le particelle nella loro corsa a velocità inimmaginabili all’interno del Large Hadron Collider (LHC), il più grande acceleratore di particelle esistente, fino a vederle scontrarsi in collisioni ad altissima energia da cui scaturiscono fontane di nuove particelle. Gli elementi architettonici si trasformano poi nei rivelatori di particelle Atlas e Cms, apparati estremamente sofisticati e alti come palazzi, che osservano milioni di questi scontri al secondo. Fra le collisioni si annida il bosone di Higgs, la particella che ha dato la massa alle particelle elementari, un attimo dopo l’origine dell’universo. La scoperta del bosone di Higgs ha scritto un nuovo capitolo dei libri di fisica: l’annuncio della scoperta, il 4 luglio del 2012 al Cern, è stato seguito nel 2013 dal Premio Nobel a due dei fisici che avevano proposto l’esistenza della particella, Peter Higgs e François Englert. Giunto alla sua quinta edizione, il festival Videocittà esplora le forme più avanzate dell’audiovisivo e dei linguaggi digitali. L’evento si rivolge a un pubblico vasto ed eterogeneo attraverso proiezioni, AV performance, talk formativi e divulgativi, installazioni monumentali e immersive, videomapping e videoarte.

Il videomapping dedicato alla scoperta dell’Higgs si inserisce in questo contesto cogliendo la sfida di raccontare una storia scientifica attraverso un’esperienza visiva coinvolgente, lavorando all’ intersezione tra arte, scienza e tecnologia per trasmettere i contenuti scientifici attraverso tecniche innovative. Il progetto è stato sviluppato nel 2022 con Luca Agnani Studio – Video Projection Mapping e presentato per la prima volta al Festival della Scienza 2022 sulla facciata di Palazzo Ducale a Genova, con il contributo di ASG Supercondutors. (Info e biglietti: https://www.videocitta.com/infn-pres-forme-colori/)

Spirits, Massimo Barboni nuovo general manager di Martini & Rossi

Spirits, Massimo Barboni nuovo general manager di Martini & Rossi

Milano, 10 lug. (askanews) – Martini & Rossi, l’azienda parte del gruppo Bacardi, ha nominato Massimo Barboni nuovo general manager Italia. Barboni avrà il compito di continuare a guidare lo sviluppo del business in Italia, con un focus sulle marche premium, andando a rafforzare ulteriormente la collaborazione con gli attuali partner commerciali e raggiungendo nuovi obiettivi di business.

La nomina di Barboni, si legge nella nota, è un segnale di continuità per l’azienda: il neo general manager è entrato in Bacardi nel 2019, col ruolo di direttore vendite on-trade per l’Italia. Prima di questa esperienza, ha trascorso vent’anni in Heineken, ricoprendo diversi ruoli in ambito marketing e vendite. Durante il suo periodo in Bacardi, Barboni ha portato l’azienda dal quarto al secondo posto tra i fornitori di spirit nel canale on-trade. “È un onore e un privilegio assumere questo ruolo in un’azienda come Martini & Rossi proprio nel suo 160esimo anniversario – ha dichiarato Barboni – Sono entusiasta di lavorare con un team di professionisti altamente competenti e di mettere a frutto la mia esperienza nel settore per guidare l’azienda verso nuovi traguardi”.

L’azienda ha detto di “guardare fiduciosa al futuro sotto la guida del nuovo general manager”.

Ispra: nel 2022 più che dimezzati ecosistemi boschivi in fiamme

Ispra: nel 2022 più che dimezzati ecosistemi boschivi in fiammeRoma, 10 lug. (askanews) – Nel 2022 il nostro territorio è stato interessato da incendi di medie e grandi estensioni (superiori all’ettaro) per più di 68.500 ettari, superficie pari quasi all’estensione del Parco Nazionale Gran Paradiso. Anche se questa superficie rappresenta meno della metà di quanto bruciato l’anno precedente (169.482 ettari), il dato è comunque superiore al valore medio delle aree bruciate annualmente in Italia negli ultimi 10 anni, tra il 2012 e il 2021 (55.000 ettari). Di quanto bruciato nel 2022, oltre il 20% consisteva in ecosistemi forestali, in particolare latifoglie decidue (querceti e faggete, circa 6.800 ettari), latifoglie sempreverdi (leccete e macchia mediterranea, circa 4.700 ettari) e aghifoglie sempreverdi, (pinete mediterranee, quasi 2.700 ettari). Eccezionalmente nel 2022 è stata interessata anche una porzione boschiva ad aghifoglie decidue alpine (lariceti, 16 ettari).

È quanto emerge dalle attività di Ispra nell’ambito delle osservazioni e monitoraggi degli impatti degli incendi di medie e grandi dimensioni sugli ecosistemi. Lo scopo è quello di fornire ogni anno un dettaglio informativo a supporto delle politiche nazionali e regionali e per il ripristino e la conservazione degli ecosistemi terrestri a scala nazionale e locale. I dati relativi agli incendi – informa Ispra – sono forniti dal sistema European Forest Fires Information System del programma europeo Copernicus Emergency, ed elaborati da Ispra con sistemi di machine learning per il riconoscimento degli ecosistemi coinvolti negli incendi. Il rapporto tra la superficie complessiva percorsa da incendio (dato EFFIS) e la superficie forestale coinvolta (dato Ispra) è rimasto non troppo distante dal 20% negli ultimi cinque anni. A livello regionale, in Sicilia oltre il 50% del totale nazionale di territorio incendiato (più di 35.000 ettari), ed è risultata anche la regione che ha subito più danni in termini di superficie bruciata forestale (4.437 ettari). Sono state interessate coperture boschive anche in Calabria (più di 1.800 ettari), Lazio (più di 1.300 ettari), Campania e Toscana (quasi 1.100 ettari), Piemonte e Friuli-Venezia Giulia (circa 1.000 ettari). Rispetto al 2021, la superficie interessata da incendi è complessivamente diminuita nelle regioni del Centro-Sud, Sud e nelle isole maggiori, mentre è aumentata nelle regioni del Centro-Nord e Nord.

Il 38% degli ecosistemi forestali colpiti da incendio ricade all’interno del sistema nazionale delle aree protette terrestri. Nel 2022 le aree protette maggiormente interessate da incendi sono state: la Zona Speciale di Conservazione (ZSC) “Boschi di Piazza Armerina” nella provincia di Enna in Sicilia, già significativamente colpita da incendi anche nel 2021 (quasi 900 ettari di cui circa 500 pinete), la Riserva Naturale Regionale “Riserva naturale orientata Rossomanno-Grottascura-Bellia” sempre nella provincia di Enna (anche qui quasi 900 ettari, principalmente pinete). Sono state inoltre colpite la Zona Speciale di Conservazione “Carso Triestino e Goriziano” (circa 400 ettari quasi interamente latifoglie decidue), la ZSC “Complesso Monte Bosco e Scorace” in provincia di Trapani (circa 400 ettari). Gli eventi principali, in termini di estensione in aree boschive, – segnala Ispra – si sono verificati nei primi giorni di luglio in provincia di Enna (comuni di Aidone, Piazza Armerina – più di 900 ettari), nella terza decade di luglio in provincia di Lucca (Camaiore, Massarosa, Lucca, 750 ettari) e in provincia di Gorizia e Carso triestino-sloveno (Doberdò del Lago, Duino, Monfalcone, più di 400 ettari), nella metà di agosto in provincia di Trapani (Buseto Palizzolo, Castellammare di Stabia, circa 450 ettari). Nella seconda metà di marzo è avvenuto un episodio in provincia di Belluno (comuni di Longarone e Ponte nelle Alpi) che ha interessato poco più di 400 ettari.

Federica Di Michele people and culture director di Coca-Cola Hbc Italia

Federica Di Michele people and culture director di Coca-Cola Hbc ItaliaMilano, 10 lug. (askanews) – Coca-Cola Hbc Italia ha nominato Federica Di Michele people & culture director per l’Italia. Di Michele, si legge in una nota, “avrà il compito di guidare la strategia people di Coca-Cola Hbc Italia, sviluppando percorsi che garantiscano la crescita delle persone e delle loro competenze per rispondere alle sfide del mercato, in linea con una vision aziendale orientata all’inclusione e all’ascolto”.

Uno dei pilastri della strategia people & culture dell’azienda sono i programmi di sviluppo finalizzati ad accrescere le competenze dei 2mila dipendenti. Nel 2022, sono stare erogate oltre 50.000 ore di formazione e corsi di orientamento a più di 1.600 persone. Nello specifico, le Academy, programmi di formazione dedicati a diverse funzioni aziendali, consentono ai colleghi di rimanere aggiornati sui temi chiave del settore. “Sono entusiasta ed emozionata per questo nuovo capitolo professionale – dichiara Federica Di Michele – Il mio impegno sarà rivolto a valorizzare il talento delle persone e a diffondere una cultura aziendale basata su quei valori e comportamenti necessari per vincere le sfide del futuro”.

Di Michele, 41 anni, di Cantù (Como), ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità. È entrata in Coca-Cola HBC Italia nel 2007 come talent coordinator e ha successivamente svolto diversi incarichi nell’ambito di talent acquisition, employer branding e come Hr business partner per le funzioni commerciali. Nella sua ultima posizione, in qualità di rewards manager, ha guidato l’implementazione di alcune iniziative di well-being.

Bcc Iccrea, Riccardo Corino è il nuovo Chief Business Officer

Bcc Iccrea, Riccardo Corino è il nuovo Chief Business OfficerRoma, 10 lug. (askanews) – Il Consiglio di Amministrazione di BCC Banca Iccrea ha nominato Riccardo Corino nuovo Chief Business Officer del Gruppo. Riccardo Corino prende il posto di Luca Gasparini, nominato Direttore Generale di BCC Credito Consumo.

Lo rende noto l’istituto in un comunicato specificando che il nuovo CBO avrà l’obiettivo di contribuire a rafforzare il posizionamento commerciale delle 117 BCC del Gruppo attraverso lo sviluppo di nuove strategie e offerte di prodotti e servizi per clientela retail e corporate, anche per il tramite delle società del perimetro diretto, delle strutture interne della capogruppo, delle 6 aree territoriali mercato e delle partnership con soggetti esterni. Riccardo Corino dal 2010 ha ricoperto la carica di Direttore Generale di Banca d’Alba, oggi tra le più grandi Banche di Credito Cooperativo aderenti al Gruppo BCC Iccrea, con oltre 62.000 soci, 11 miliardi di prodotto bancario, 170 mila clienti e 73 filiali.

Sotto la sua Direzione, Banca d’Alba ha realizzato un percorso di crescita molto importante e di grande attenzione alla clientela e alla compagine sociale sino a diventare la prima Banca di Credito Cooperativo in Italia per numero di soci. Oggi il Gruppo BCC Iccrea copre l’intera gamma dell’offerta retail e corporate attraverso strutture specializzate nei comparti del risparmio gestito, del credito al consumo compresa la cessione del quinto, della bancassurance, del leasing, del noleggio, del factoring, della finanza strutturata e consulenza d’impresa, delle operazioni con l’estero, con un focus in particolare sul settore agrario e turistico.

“Desidero ringraziare Luca Gasparini per l’impegno profuso in questi anni come CBO all’interno del Gruppo BCC Iccrea e augurare buon lavoro a Riccardo Corino per le sfide che lo attendono – ha commentato Mauro Pastore, Direttore Generale del Gruppo BCC Iccrea. Oggi l’intero Gruppo guarda a obiettivi particolarmente ambiziosi sul fronte dello sviluppo delle soluzioni da offrire al mercato e che permettano a ogni BCC di essere ogni giorno più competitiva nel suo territorio di riferimento, e un manager con l’esperienza di Corino saprà dare il suo contributo di valore”.

Schlein: Meloni ostaggio di inchieste e scandali, batta un colpo

Schlein: Meloni ostaggio di inchieste e scandali, batta un colpoMilano, 10 lug. (askanews) -“”Quanto durerà ancora il silenzio di Meloni? Da settimane é in ostaggio delle inchieste, degli scandali e dei vergognosi sproloqui della sua stessa maggioranza e non abbiamo sentito da lei una sola parola sulle emergenze economiche e sociali del Paese”. Lo afferma la segretaria del Pd Elly Schlein.

Elenca Schlein: “Non una parola é arrivata sulla proposta unitaria delle opposizioni sul salario minimo e questo silenzio non punisce l’opposizione ma mortifica tre milioni di lavoratrici e lavoratori poveri. Non una parola e non un fatto sono arrivati sul caro mutui che merita risposte, sull’emergenza abitativa che il governo ha inasprito tagliando il fondo affitto. Non una parola é arrivata sulla sicurezza sul lavoro, nonostante il tragico stillicidio di vittime. Non una sola proposta su come contrastare l’inflazione galoppante che sta impoverendo il Paese. Cos’altro deve accadere perché, infine – si cheide la segretaria Pd – batta un colpo?”.

Industria calzaturiera italiana cresce in 1° trim.:+ 13,6% fatturato

Industria calzaturiera italiana cresce in 1° trim.:+ 13,6% fatturatoRoma, 10 lug. (askanews) – Continua la ripresa del comparto calzaturiero italiano, che nel primo trimestre del 2023 registra una crescita del fatturato del +13,6% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. E’ la fotografia scattata dal Centro Studi Confindustria Moda per Assocalzaturifici, che evidenzia anche un progresso del saldo commerciale (+21%).

“Dopo l’ennesimo record conseguito a consuntivo 2022 (12,65 miliardi di euro, +23% sul 2021), prosegue l’incremento dell’export, segnando +16,1% a valore – spiega in una nota Giovanna Ceolini, Presidente di Assocalzaturifici – In particolare, tutte le prime 20 destinazioni, con la sola eccezione della Svizzera (-7,8%), mostrano aumenti in valore e quasi sempre a doppia cifra. Diverso però il discorso in termini di volume, dove rallenta vistosamente il Nord America (-19,4%) e frenano la Germania (-8,8%), il Regno Unito (-10,1%) e i flussi diretti in Svizzera (-24,8%), tradizionale hub logistico delle griffe del lusso. Rimbalzo in Russia e Ucraina, anche se va tenuto conto che nel marzo dello scorso anno, subito dopo l’avvio del conflitto, le vendite verso i due mercati erano crollate; risultati premianti in Kazakistan (+77% in valore). Continua inoltre il recupero sul mercato interno (+8,2% in spesa gli acquisti delle famiglie su gennaio-marzo 2022)”. Nonostante il trend favorevole nelle principali variabili congiunturali, non mancano però elementi di preoccupazione. Sono diversi, infatti, i segnali di affievolimento (per certi versi fisiologico) della crescita, dopo il rimbalzo registrato nel 2021 e l’ulteriore consolidamento del 2022 che, seppur con un andamento piuttosto disomogeneo tra le aziende, hanno permesso al settore nella sua generalità di tornare sui livelli di fatturato del 2019 pre-Covid: le previsioni delle aziende sui ricavi nei trimestri successivi al primo, sebbene permangano positive, evidenziano una progressiva decelerazione, mentre in termini di volume il rallentamento risulta ancora più evidente, con alcuni segni negativi che già emergono nel confronto con la prima frazione dello scorso anno. Calano infatti nei primi 3 mesi, seppur lievemente, le quantità esportate (-2%) e quelle prodotte (-1% l’indice Istat della produzione industriale).

“L’indagine condotta dal Centro Studi di Confindustria Moda presso i nostri associati – rileva Giovanna Ceolini – ha evidenziato inoltre come i costi elevati di energia e materie prime rappresentino attualmente il problema maggiore per le imprese calzaturiere, per il forte impatto sui bilanci aziendali. Le risposte raccolte hanno altresì confermato l’irrigidimento negli ultimi mesi dell’offerta di credito bancario segnalato da Banca d’Italia e da Istat: ben il 39% del campione (quota che sale al 51% non considerando le imprese che hanno dichiarato di non farvi attualmente ricorso) ha sperimentato un peggioramento in tal senso. L’analisi ha infine ribadito come il problema del reperimento di manodopera qualificata sia ritenuto rilevante per la propria realtà aziendale dall’84% degli imprenditori del settore.” Il report indica inoltre come non si arresti il processo di selezione tra le imprese (-107 attive rispetto a dicembre, pari al -2,8%), mentre rimangono pressoché stabili gli addetti (-0,3%). Calano nuovamente, dopo il picco eccezionale indotto dall’emergenza pandemica, le ore di cassa integrazione autorizzate nella filiera pelle (-20,4% nei primi 5 mesi), nonostante l’inversione di tendenza del bimestre aprile-maggio (+12,6%): 5,7 milioni le ore autorizzate nel complesso, comunque ancora superiori del +76,2% rispetto ai primi 5 mesi 2019 pre-Covid.

Tornando all’export, il dettaglio per tipologia merceologica mostra andamenti disomogenei. Il comparto delle calzature con tomaio in pelle – primo per importanza con un’incidenza del 63% sulle vendite estere in valore – è l’unico a presentare nel primo trimestre incrementi dell’export sia in valore (di poco superiori alla media, +18,6%) che in volume (+1,4%) a confronto con gennaio-marzo 2022; denota però, in quantità, ancora un divario non trascurabile rispetto al 2019 (-16,6%). Tra le voci del comparto, sensibile riduzione per le calzature in pelle da bambino (-12% in volume), che interrompono il recupero dell’ultimo biennio; segni positivi per i segmenti “uomo” (+4,7% in paia globalmente, malgrado la flessione della tipologia marginale “stivali alti”) e “donna” (+1,5% in quantità, con un +2,2% per le scarpe da passeggio, +4,2% per i sandali e un -24,5% per gli stivaletti/scarponcini). Per quanto riguarda l’andamento delle esportazioni nei territori, va premesso che nella lettura dei dati vanno ovviamente considerate le distorsioni indotte dalla possibile differenza tra distretto di produzione e luogo di spedizione. Forti crescite dell’export in alcune province sono da ricondursi alla presenza di hub logistici, spesso legati alle vendite online, o di depositi delle multinazionali del lusso. In quest’ottica va letta la performance significativa di Milano, che mostra nel primo trimestre un incremento tendenziale del +64% ed è divenuta la prima provincia esportatrice del settore, scavalcando Firenze (-11%). Esaminando nel dettaglio i mercati di sbocco di questi due territori, però, si rileva il marcato aumento dei flussi da Milano verso la Svizzera, cresciuti del +251%, ovvero di 103 milioni di euro rispetto a gennaio-marzo 2022: all’incirca l’ammontare del calo registrato dalla provincia di Firenze verso lo stesso paese (-99,8 milioni di euro, pari al -28% sulla prima frazione del 2022). Variazioni legate puramente a cambiamenti nelle dinamiche distributive e non alla congiuntura distrettuale.

Per effetto di questi movimenti – conclude la nota di Assocalzaturieri – la Lombardia (con un +49,5%) ha superato la Toscana (-6%) nella graduatoria dell’export per regione, salendo nel periodo analizzato al secondo posto dietro al Veneto, che evidenzia un incremento del +12,6%. Con l’eccezione della Toscana e della Puglia (rimasta stabile, -0,2%), tutte le altre aree a vocazione calzaturiera presentano aumenti a due cifre; del +20,3% la crescita delle Marche (con intensità analoga per Fermo, +23,3%, e Macerata, +21,8%, e più moderata per Ascoli, +13,6%), grazie alla quale hanno superato del 4% i livelli del primo trimestre 2019 pre-Covid. La Campania, nonostante un +22,2%, è invece la sola, tra queste, ancora al di sotto di allora (-3,8%). Tornando ai numeri della Toscana, va sottolineato che, al netto dei flussi verso la Svizzera, l’export risulterebbe anch’esso in crescita a doppia cifra (+14,3%) in linea con la media nazionale, escludendo la presenza di particolari criticità rispetto alle altre aree.

A Vilnius si discuterà rafforzamento basi Nato: ecco i numeri

A Vilnius si discuterà rafforzamento basi Nato: ecco i numeriVilnius, 10 lug. (askanews) – Il summit della Nato che si apre a Vilnius, in Lituania, alla presenza dei capi di Stato e di governo dei Paesi membri ha tra i suoi principali temi di discussione la ridefinizione del numero di militari impiegati nelle diverse basi Nato nel continente europeo, con uno sguardo di particolare attenzione al confine est con la Russia, ad oltre un anno dall’inizio del conflitto in Ucraina.

La Nato, infatti, ha rafforzato la sua presenza nella parte orientale dell’Alleanza, con otto gruppi tattici multinazionali in Bulgaria, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia. Si tratta del più grande rafforzamento di difesa collettiva della Nato da una generazione a questa parte. In Bulgaria, l’Italia è la Nazione al comando. Sono presenti 945 militari. In Estonia, (a comando Regno Unito), sono 1.373 le unità. In Ungheria, 1.054 soldati; in Lettonia, 1.840; in Lituania (Germania al comando), 1805 unità; in Polonia (a guida Usa) sono 1.033 i militari, mentre in Romania (sotto il comando francese) ci sono 574 soldati. Infine, in Slovacchia (a guida Repubblica Ceca) sono dispiegati 1.056 militari. Gli otto gruppi tattici lungo il confine est sono dunque composti da un totale di oltre 10.200 soldati.

A Vilnius si discuterà del rafforzamento delle basi Nato, con un innalzamento delle unità impiegate, passando da un grado di battaglione a brigata. Oltre agli otto gruppi tattici multinazionali, la Nato è fortemente impegnata in altre due missioni: la Kfor, che consiste nel contribuire a mantenere un ambiente sicuro e la libertà di movimento per tutte le comunità del Kosovo, come previsto dalla risoluzione 1244 del 1999 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Nello svolgimento delle sue attività, la Nato coopera e assiste le Nazioni Unite, l’Unione Europea e altri attori internazionali. Qui sono presenti 4.511 militari, grazie al contributo di 27 Nazioni. L’Italia è il maggior contribuente con 852 unità.

Missione Nato Iraq (NMI) Al vertice NATO di Bruxelles del luglio 2018, i leader alleati hanno lanciato la Missione NATO Iraq, a seguito di una richiesta e su invito del governo iracheno. La missione è stata istituita a Baghdad nell’ottobre 2018. Il suo attuale comandante è il generale di divisione José Antonio Agüero Martínez, spagnolo. La Missione NATO in Iraq è una missione non di combattimento, ma di consulenza e sviluppo delle capacità che assiste l’Iraq nella costruzione di istituzioni e forze di sicurezza più sostenibili, trasparenti, inclusive ed efficaci, in modo che esse stesse siano in grado di stabilizzare il Paese, combattere il terrorismo e prevenire il ritorno di Daesh.

A tal fine, la NATO fornisce consulenza ai funzionari iracheni competenti in materia di difesa e sicurezza del Ministero della Difesa, dell’Ufficio del Consigliere per la Sicurezza Nazionale e del Centro Operativo Nazionale del Primo Ministro. La missione fornisce inoltre consulenza alle istituzioni irachene di formazione militare professionale nell’area di Baghdad. Le autorità irachene hanno identificato una serie di obiettivi primari per la cooperazione con l’NMI. Questi includono l’educazione alla sicurezza, la logistica, la difesa informatica e il buon governo.

Nato si riunisce a Vilnius, puntando a evitare divisioni su Ucraina

Nato si riunisce a Vilnius, puntando a evitare divisioni su UcrainaVilnius, 10 lug. (askanews) – Con la volontà di evitare divisioni rispetto alla ripetuta richiesta di adesione dell’Ucraina, la Nato si riunisce a Vilnius ai massimi livelli da domani (11 e 12 luglio) in uno dei momenti più drammatici per gli equilibri internazionali dalla nascita dell’alleanza militare. Si tratta del quarto vertice Nato dall’aggressione russa contro Kiev iniziata il 24 febbraio 2022: il primo si tenne il giorno dopo l’inizio dell’invasione – il 25 febbraio 2022, seguito da incontri a Bruxelles e a Madrid – e l’intensificarsi degli incontri dimostra come la minaccia russa sul fianco est abbia costretto l’alleanza a rafforzare la cooperazione. Quarta è anche la proroga di Jens Stoltenberg come segretario generale dell’Alleanza: un altro anno per il norvegese (in carica dal 2014), che toglie dall’ordine del giorno del vertice una questione potenzialmente infiammabile, quella appunto della successione.

Il vertice sarà comunque un momento storico importante e vedrà riuniti i leader dell’Alleanza. Per l’Italia il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Di seguito alcune della parole chiave di questo summit. VILNIUS A poche decine di chilometri dalla Bielorussia, Vilnius come sede del vertice racconta tutta la vicinanza alle minacce rappresentate in Europa da Mosca e dal suo più stretto alleato, il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko. Ma rappresenta anche un baluardo dell’occidente su diverse questioni delicate, non solo russe: nel 2021 la Lituania ha visto ad esempio l’apertura di un “ufficio rappresentativo di Taiwan”, dopo il rifiuto categorico di Pechino di ammettere Taiwan nell’Oms. La reazione cinese alla scelta del Paese baltico è stata severa: riduzione della rappresentanza diplomatica del dragone e restrizioni commerciali. Ma l’ufficio resiste.

Va notato inoltre che la piccola Lituania, oggi una nazione di circa 2,8 milioni di abitanti, ha una lunga storia di resistenza rispetto alle mire espansionistiche di Mosca: le sue terre – già descritte da Tacito nel 98 d.C. nel “De origine et situ Germanorum” – subirono nei secoli ripetute invasioni russe, repressioni e deportazioni particolarmente efferate, fino a quando alla fine del XX secolo hanno rappresentato un punto di svolta per la storia occidentale: nel 1990 fu la prima tra le repubbliche baltiche a dichiarare la propria indipendenza e svolse un ruolo determinante, quando l’esercito russo, su disposizione di Michail Gorbachev, sparò sui manifestanti lituani e contrappose i carri armati alla pacifica protesta lituana del gennaio 1991 (“domenica di sangue”). E i legami tra Russia e Lituania – confinante con l’exclave di Kaliningrad e la Bielorussia – sono rimasti difficili dall’indipendenza, e in particolare da quando lo stato baltico è entrato a far parte dell’Unione Europea e della Nato nel 2004. UCRAINA Non unica questione, ma sicuramente tema chiave del vertice sono la guerra in Ucraina e le minacce per la sicurezza globale che ne conseguono. Alla luce dei ripetuti appelli del presidente ucraino Volodymyr Zelensky affinché Kiev riceva un invito nell’Alleanza, il vertice di Vilnius appare molto concentrato sulle future relazioni della Nato con l’Ucraina. Stoltenberg ha già chiarito che Kiev non diventerà membro mentre infuria la guerra e non dovrebbe esserci un invito formale. Ma non c’è una unanime visione sulla rapidità con cui l’Ucraina dovrebbe unirsi dopo la fine dei combattimenti. Tuttavia potrebbe essere altamente simbolico il lancio di un Consiglio Ucraina-Nato con la prima riunione presieduta proprio a Vilnius da Zelensky.

I paesi dell’Europa orientale vorrebbero al vertice una road map per Kiev, altri diffidano di qualsiasi mossa che possa avvicinare l’alleanza alla guerra con la Russia. Zelensky stesso ha riconosciuto che è improbabile che Kiev possa aderire alla Nato mentre è in corso la guerra e da Mosca il leader del Cremlino Vladimir Putin ha minacciato un’azione non meglio specificata se l’Ucraina si unisse. Esiste però un dibattito interno sui tempi. Più paesi hanno sostenuto una proposta britannica per consentire a Kiev di saltare il cosiddetto programma Membership Action Plan (MAP) che stabilisce obiettivi politici, economici e militari che i candidati devono raggiungere e che altri Paesi dell’Europa orientale hanno dovuto passare prima di entrare. Resta la dichiarazione del vertice di Bucarest (2008), secondo cui l’Ucraina è destinata a diventare membro, ma senza offrire a Kiev un vero invito o calendario. A Bucarest, ricorda l’ambasciatore Stefano Stefanini, tracciando per askanews quello che ci si potrebbe aspettare, ‘la prima volta che si presentò questo problema, ci fu una discussione difficilissima che diede un segnale di divisione all’interno dell’Alleanza, perché l’Alleanza allora era divisa. Si risolse in una dichiarazione di principio, ovvero Ucraina e Georgia entreranno nella Nato, molto categorica, che fece infuriare Vladimir Putin e contemporaneamente diede una percezione di debolezza. Questo a Vilnius non succederà’.

Per qualcun altro è invece possibile che la NATO trovi una formulazione più forte rispetto al 2008 per sottolineare la prospettiva di Kiev di aderire all’Alleanza. Il tutto dopo il tour del capo di stato ucraino in Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Turchia. A Vilnius i leader dovrebbero discutere anche quali garanzie di sicurezza Kiev dovrebbe ottenere dopo la guerra, secondo impegni bilaterali con i paesi membri, compresi probabilmente aiuti militari e finanziari per dissuadere la Russia da un nuovo attacco. Ma Stoltenberg ha sottolineato che la Nato – ai sensi dell’articolo 5 del Trattato di Washington – fornirà garanzie di sicurezza a tutti gli effetti solo ai membri a pieno titolo dell’Alleanza. IL FIANCO ORIENTALE Alla luce della minaccia rappresentata dalla Russia, dopo l’invasione dell’Ucraina, i leader della Nato hanno approvato i piani per aumentare le forze dispiegate nell’ala orientale dell’Alleanza al vertice del giugno 2022. Per decenni la Nato non ha visto la necessità di piani di difesa su larga scala, ma con la guerra più sanguinosa in Europa dal 1945 che infuria, gli scenari rispetto a Mosca sono cambiati. La Nato alzerà anche gli obiettivi per lo stoccaggio di munizioni poiché Kiev sta consumando i proiettili molto più velocemente di quanto i paesi occidentali possano produrli. Allo stesso tempo, gli alleati mostreranno come intendono realizzare l’obiettivo concordato al vertice di Madrid dello scorso anno, di mettere in massima allerta oltre 300.000 soldati, rispetto ai 40.000 del passato, per contrastare la Russia. BOMBE A GRAPPOLO Gli Stati Uniti hanno annunciato venerdì che forniranno all’Ucraina le controverse bombe a grappolo, ordigni che presentano un rischio maggiore per la parte civile poiché si aprono nell’aria rilasciando ‘bombe’ più piccole su una vasta area. L’Ucraina ha promesso di usarle con attenzione, ma numerosi partner della Nato hanno espresso chiare perplessità. Comprese l’Italia e la Spagna. Anche il Canada e il Regno Unito hanno espresso preoccupazione mentre la Germania, che ha firmato il trattato di divieto, ha dichiarato che non fornirà le bombe all’Ucraina, ma ha mostrato comprensione per la posizione americana. Di certo sarà tema molto dibattuto, anche nei corridoi del vertice. SVEZIA Sotto i riflettori a Vilnius ci sarà anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il principale ostacolo che ha bloccato sinora i tentativi della Svezia di aderire alla Nato insieme con la vicina Finlandia che ha fatto il suo ingresso ad aprile come 31esimo Paese membro. La Svezia sperava di diventare il 32esimo, ma la Turchia continua a bloccare la sua adesione, accusando Stoccolma di ospitare membri di gruppi militanti sul suo territorio e affermando che deve reprimerli prima di poter aderire alla Nato. Gli alleati sperano che il presidente turco Tayyip Erdogan allenti la sua opposizione al vertice, ma non è chiaro se ciò accadrà. ‘Se la Svezia continua a rimanere a bocca asciutta – ha spiegato Stefanini – siamo di fronte a un problema Nato-Turchia che non potrebbe che rallegrare Putin: Recep Tayyip Erdogan con altri 5 anni davanti a lui, deve mollare sulla questione perché altrimenti, se continua ad avanzare motivi pretestuosi, si crea davvero un’incompatibilità tra Turchia e Nato. Ma Erdogan penso negozierà, come al solito’. BIDEN Ieri quando in Italia non erano ancora le 23.00 è atterrato a Londra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, per incontrare re Carlo III e il primo ministro Rishi Sunak in una tappa alla volta del vertice di Vilnius. Stati Uniti e Regno Unito sono tra i più forti sostenitori occidentali di Kiev. Ma il capo di stato democratico ha smorzato le speranze dell’Ucraina alla vigilia del vertice: ‘Non credo che sia pronta per far parte della Nato’, ha detto in un’intervista alla Cnn. ERDOGAN In giornata previsto anche l’incontro tra i leader turco Recep Tayyip Erdogan e lo svedese Ulf Kristersson: si incontreranno a Vilnius per i negoziati finali sull’adesione della Svezia, alla vigilia del vertice. La Casa Bianca ha detto venerdì che si aspetta che la Svezia aderisca alla NATO ‘nel prossimo futuro’, giudicando ‘possibile’ che Turchia e Ungheria cambino atteggiamento proprio al vertice di Vilnius. Venerdì a Istanbul ricevendo il presidente ucraino Zelensky, Erdogan ha dichiarato che Kiev ‘merita’ di essere ammessa all’Alleanza. Zelensky aveva appena criticato la mancanza di unità all’interno dell’organizzazione sulle adesioni di Svezia e Ucraina.

Milano-Cortina, Abodi: in 2 mesi punto su ritardi, sono ottimista

Milano-Cortina, Abodi: in 2 mesi punto su ritardi, sono ottimistaMilano, 10 lug. (askanews) – “Sono convinto che nell’arco dei prossimi due mesi si assesterà tutto anche dal punto di vista appunto dell’affidamento dei lavori, dei bandi, delle procedure e ci renderemo conto effettivamente dei ritardi. Sono ottimista anche se bisogna essere concreti e realisti”. Lo ha detto il ministro dello Sport, Andrea Abodi, a Radio24, sui Giochi olimpici invernali di Milano-Cortina 2026.

“Stiamo recuperando il ritardo, la cosa importante è che abbiamo pianificato gli interventi infrastrutturali che riguardano e le opere pubbliche che rimarranno una grande eredità, quindi le infrastrutture di collegamento su gomma e su ferro, e l’altra è l’impiantistica sportiva, è di pochi giorni fa la pubblicazione del bando per l’impianto di bob, slittino e skeleton a Cortina” ha aggiunto Abodi. “È un po’ una corsa contro il tempo nella misura in cui mancano 900 giorni scarsi e sappiamo quanto il tempo sia prezioso quando si parla di opere pubbliche per i rischi di qualsiasi problematica di cantiere, di procedimento o quant’altro, però la squadra è molto coesa, molto unita e io sono convinto che arriveremo per tempo anche se non con largo anticipo” ha concluso il ministro.