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Migranti, Piantedosi: “abbiamo il sostegno dell’Europa”

Migranti, Piantedosi: “abbiamo il sostegno dell’Europa”Catania, 9 giu. (askanews) – “Ieri abbiamo fatto un esercizio di mediazione su un testo normativo su cui si attendeva l’avvio all’approvazione da sette anni. Ovviamente si è tenuto conto delle visioni e delle posizioni di tutti. I migranti della rotta del Mediterraneo centrale arrivano in Italia”. Così il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, oggi a Catania rispondendo ad una domanda sui pacchetti del nuovo Patto sui migranti raggiunto ieri.

“Crediamo di avere posto le basi – ha aggiunto Piantedosi – per creare procedure e infrastrutture per fare in modo che se ne gestisca in maniera più dignitosa, umana e celere l’evoluzione successiva: chi ha diritto alla protezione internazionale e chi deve essere riammesso al paese d’origine. Ci conforta il fatto che abbiamo ottenuto un forte sostegno, per il supporto infrastrutturale e finanziario, da parte dell’Europa e una clausola di revisione del patto di due anno sul punto specifico. E questo ci permetterà di vedere in questo arco di tempo se avevamo visto giusto e ne valeva la pena investire o se, viceversa, bisogna cambiare rotta”.

Milano, tornano le aperture serali per scoprire il museo del Duomo

Milano, tornano le aperture serali per scoprire il museo del DuomoMilano, 9 giu. (askanews) – Tre appuntamenti estivi dedicati alle bellezze del museo del Duomo di Milano: tre momenti per ascoltare dalla voce di restauratori e storici dell’arte approfondimenti e curiosità riguardanti una selezione di opere della collezione, con la possibilità di gustare un aperitivo e visitare il museo in orario di apertura straordinaria. Tornano anche quest’anno le aperture in orario serale del museo del Duomo (piazza del Duomo, 12) in occasione dell’estate: il 20 giugno, il 4 e il 18 luglio, a partire dalle ore 18.30.

Ogni serata si aprirà con un focus alla scoperta di preziosi manufatti di epoche e materiali differenti, in dialogo con i restauratori e gli storici dell’arte che ne custodiscono la preziosità e la storia; a seguire la possibilità di un aperitivo nel cortile del Museo, all’ombra della copia della Madonnina e del campanile della Chiesa di San Gottardo in Corte. Al di là di questi momenti dedicati, i partecipanti potranno visitare liberamente il percorso museale, ammirando le altre opere in esposizione. Martedì 20 giugno, nella sala che ospita il Tesoro del Duomo di Milano, il restauratore Franco Blumer ed Elisa Mantia propongono un approfondimento sui manufatti di assoluta rarità e bellezza, opere eburnee e di alta oreficeria risalenti al V – XIII secolo. Martedì 4 luglio, invece, tra le sale del museo ci sarà una serata dedicata agli arazzi. La restauratrice Ilaria Mensi ed Elisa Mantia racconteranno come sono stati eseguiti i filati in esposizione, il loro passato e gli avvenimenti principali che ne hanno determinato l’inserimento all’interno del patrimonio dei tessili del Duomo, rendendoli oggi esemplari ampiamente valorizzati nel percorso museale. Infine martedì 18 luglio il restauratore Luca Quartana guiderà alla scoperta del “modellone ligneo del Duomo” (1519-1891), raccontando insieme ad Elisa Mantia come è arrivato fino a noi, ma soprattutto cosa ha rappresentato ai fini progettuali per gli architetti che nei secoli si sono susseguiti in capo alla progettazione del Duomo.

Patto su Immigrazione e Asilo, martedì comincia il negoziato Ue

Patto su Immigrazione e Asilo, martedì comincia il negoziato UeLussemburgo, 9 giu. (askanews) – Martedì prossimo, 13 giugno, comincerà il negoziato a tre (‘trilogo’) fra i relatori del Parlamento europeo, la presidenza di turno del Consiglio Ue e la Commissione europea sul Patto sull’Immigrazione e l’Asilo, dopo che i ministri dell’Interno dei Ventisette hanno approvato a maggioranza qualificata, ieri a Lussemburgo, la loro posizione (‘approccio generale’) su un testo di compromesso che riguarda i due regolamenti sulle procedure d’asilo (Apr) e sulla gestione dell’asilo e dell’immigrazione (Ammr).

Il compromesso, adottato con il voto contrario di Polonia e Ungheria e con l’astensione di quattro paesi (Malta, Bulgaria, Slovacchia e Lituania), è molto diverso sia dalla proposta iniziale della Commissione, dell’ormai lontano 23 settembre 2020, che dalla posizione del Parlamento europeo votata in plenaria il 20 aprile scorso (413 voti favorevoli, 142 contrari e 20 astensioni). E questo fa pensare che il negoziato sarà lungo e difficile. Un obiettivo condiviso dalle tre istituzioni è quello di arrivare a un accordo sul testo finale e definitivo entro la fine dell’attuale legislatura del Parlamento europeo (come ha detto ieri il ministro spagnolo dell’Interno, Fernando Grande-Marlaska Gómez, che assumerà la presidenza del Consiglio Ue in quest’area dal primo luglio), il che vuol dire entro meno di un anno. Una portavoce della Commissione, Dana Spinant, ha ricordato oggi che c’è una ‘roadmap’ legislativa concordata che fissa il mese di febbraio 2024 come scadenza per l’approvazione definitiva del Patto.

Il testo approvato ieri dal Consiglio introduce una serie di novità molto rilevanti, e sebbene appaia anche estremamente complesso da attuare, costituisce senza dubbio una svolta storica nella gestione della politica migratoria, come hanno sottolineato la presidente di turno svedese del Consiglio, Maria Malmer Stenergard (a cui va gran parte del merito del successo della mediazione) e la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, secondo la quale ora ‘è tornata la fiducia’ tra gli Stati membri in quest’area, dopo anni di contrapposizioni e negoziati inconcludenti, bloccati o falliti. L’accordo di ieri è anche una rilevante vittoria per l’Italia, che è riuscita, con il ministro Matteo Piatedosi, a far accettare una lunga serie di modifiche nel compromesso finale, rispetto al testo che era stato presentato dalla presidenza svedese all’inizio del Consiglio.

Piantedosi, alla fine della riunione, si è detto ‘molto soddisfatto’ perché, rispetto ai punti da cui si era partiti, ‘l’Italia ha visto riconoscere dei principi a cui da tempo lavorava, e prima di tutto quello appunto della concreta solidarietà dell’Unione europea sul tema dei migranti, ovviamente attuabile secondo quella che era una mediazione possibile’. Ma, soprattutto, è stata accettata la linea sostenuta dall’Italia rispetto alla possibilità di rimandare i migranti irregolari (in particolare i cosiddetti ‘migranti economici’) nei paesi di transito extra Ue, a condizione che siano ‘paesi sicuri’ dal punto di vista del rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale (come la Tunisia), finanziando generosamente questi paesi con accordi di cooperazione con l’Unione, affinché blocchino i flussi in uscita, trattengano i migranti nei campi, e gestiscano anche, eventualmente, i loro rimpatri.

II modello è quello seguito dalla Germania con la Turchia nel 2016, quando Berlino riuscì in questo modo, con l’avvallo dell’Ue, ad arginare la marea di profughi siriani in fuga dalla guerra civile nel loro paese. Un modello che l’Italia potrà ora riprodurre con la Tunisia (così come la Spagna potrebbe farlo con il Marocco). Di questo si parlerà sicuramente nella visita a Tunisi di domenica della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, insieme alla premier Giorgia Meloni e al primo ministro olandese Mark Rutte. Con il testo approvato dal Consiglio viene istituito innanzitutto un meccanismo di ‘solidarietà obbligatoria’, per cui gli Stati membri dovranno scegliere se accettare di ricollocare sul loro territorio di una quota di richiedenti asilo (diversa per ogni paese a seconda del suo Pil e della sua popolazione) arrivati nei paesi di primo ingresso, o se invece fornire un contributo finanziario pari a 20.000 euro per ogni migrante previsto nella propria quota e non ricollocato. Su questo punto l’Italia ha chiesto e ottenuto che il contributo di solidarietà non vada ai paesi di primo ingresso, ma confluisca in un Fondo comune Ue, che deve ancora essere istituto e che sarà gestito dalla Commissione europea. Questo fondo, secondo quanto ha riferito Piantedosi dovrà essere impiegato nella ‘dimensione esterna’ della gestione del fenomeno migratorio, ossia proprio per gli accordi con i paesi di origine e di transito dei migranti e per il finanziamento delle loro infrastrutture. ‘Abbiamo rifiutato ogni possibile compensazione in denaro, perché non ritenevamo che la dignità del nostro paese potesse mettere in campo soluzioni di questo tipo. Abbiamo voluto che quegli impegni in denaro che dovessero assumere i paesi che non accedono a dei meccansimi di solidarietà diretta (cioè che non vorranno fare i ricollocamenti, ndr) debbano confluire in un istituendo fondo per attuare quello che l’Italia ha voluto e finalmente si realizza: progetti concreti di realizzazione della cosiddetta dimensione esterna, e quindi accordi con i Paesi terzi’, ha spiegato ieri Piantedosi. ‘L’Italia non chiedeva soldi per sé, non accettava compensi per diventare il luogo di trattenimento degli immigrati; questo anche per una questione di dignità della nostra storia. Non volevamo che si facesse della nostra posizione geografica un destino naturale da questo punto di vista’, ha aggiunto il ministro. I compensi finanziari per diventare luogo di intrattenimento degl immigrati andranno invece, ora, alla Tunisia e agli altri ‘paesi terzi sicuri’, da cui transitano i migranti, se accetteranno di entrare in questo tipo di accordi con l’Ue. Il secondo punto più importante dell’accordo è quello, su cui hanno premuto soprattutto i paesi del Nord Europa, della stretta alle misure di registrazione e controllo alle frontiere esterne. I paesi di primo ingresso dovranno registrare entro 24 ore i migranti irregolari in arrivo, e avranno poi 12 settimane per espedire le procedure di concessione dell’asilo, e altre 12 settimane per attuare i rimpatri dei migranti la cui domanda d’asilo non avrà avuto esito positivo. Queste procedure molto più rapide ed efficaci alle frontiere esterne, che richiederanno più mezzi, infrastrutture, personale e finanziamenti a carico dei paesi di primo ingresso (ma con un cospicuo contributo dell’Ue, è stato assicurato), dovrebbero garantire la fine del fenomeno dei cosiddetti ‘movimenti secondari’, ovvero i viaggi all’interno dell’Ue dei migranti non registrati in modo appropriato al loro arrivo, che poi si ritrovano a chiedere l’asilo in altri Stati membri. Il testo del Consiglio chiede che almeno 30.000 migranti in arrivo in arrivo nell’Ue passino attraverso questa procedura alle frontiere accelerata, e questo due volte il primo anno (60.000), tre il secondo (90.000) e quattro il terzo anno (120.000). I numeri sono legati ai posti disponibili nei centri di raccolta dei migranti irregolari in prossimità delle frontiere, che si svuoteranno ogni volta che le richieste di asilo sono accettate o si concludono con le decisioni di rimpatrio, per poi riempirsi nuovamente con i nuovi arrivati. La soglia dei 30 migranti per tutta l’Ue è suddivisa in quote per paese proporzionali al Pil e alla popolazione, e su questa base sono decise anche le quote di migranti che ogni Stato membro dovrebbe accogliere con i ricollocamenti. Questo nuovo meccanismo più stringente alle frontiere esterne (che dovrà comunque riguardare obbligatoriamente tutti i migranti con nazionalità di paesi che hanno meno del 20% del tasso di accoglienza delle domande di asilo) potrà essere sospeso quando la soglia dei 30.000 migranti sarà raggiunta. I paesi di primo ingresso resteranno responsabili dei richiedenti asilo secondo il regolamento di Dublino per due anni, ma per un solo anno per i migranti sbarcati dopo essere stati soccorsi in mare (una richiesta dell’Italia), e per 15 mesi per i ‘migranti economici’, ovvero quelli a cui è stato negato l’asilo. Da notare, infine, che il testo approvato dal Parlamento europeo non contempla la possibilità di rinviare i migranti economici nei paesi di transito ‘sicuri’ e prevede che, per alleggerire la pressione sui paesi di primo arrivo, i ricollocamenti dei migranti a carico degli altri Stati membri siano obbligatori quando si verifichi uno ‘stato’ di crisi (che starebbe alla Commissione europea dichiarare). Questi punti appaiono fin da ora come i più difficili da risolvere nel ‘trilogo’ che comincia ora tra le istituzioni europee.

Cybersecurity, Corazza a “Digitale Italia”: mancano 200mila professionalità

Cybersecurity, Corazza a “Digitale Italia”: mancano 200mila professionalitàRoma, 9 giu. (askanews) – “Quasi 500mila professionalità in Europa, circa 200mila in Italia, esperti nel settore della cybersicurezza di cui il mercato avrebbe bisogno, ma che ad oggi non ci sono. La mancanza di competenze digitali rischia di limitare lo sviluppo socioeconomico dei Paesi membri”. Così il direttore dell’Ufficio del Parlamento Europeo in Italia, Carlo Corazza, intervendo all’interno del format web “Digitale Italia”, promosso dalla Fondazione Aidr e dedicato alle competenze digitali.

“L’Anno europeo delle competenze – ha aggiunto – rappresenta un’occasione importantissima, sono molteplici le iniziative avviate per colmare il digital mismacth, partendo dalla formazione degli studenti”. Il format “Digitale Italia” (www.aidr.it) ha visto la partecipazione, in collegamento streaming, degli studenti dell’Istituto S. Pertini di Alatri, in provincia di Frosinone, scolaresca da anni impegnata nell’integrazione delle tecnologie digitali all’interno dell’offerta didattica. “Attraverso l’utilizzo del metaverso ed in collaborazione con Parlamento e Commissione europea – ha dichiarato Roberto Vescio, ingegnere e account manager Aidr – da febbraio scorso stiamo realizzando il programma dell’Anno europeo delle competenze per avvicinare l’Unione europea ai cittadini e far scoprire la democrazia europea in particolare a chi vota per la prima volta. Per raggiungere un numero importante di cittadini abbiamo promosso un avviso pubblico per provare a fare sistema tra soggetti pubblici e privati”.

“Le competenze digitali sono fondamentali per il mondo del lavoro. La nostra azienda – ha sottolineato Roberto De Persio di Reply S.p.A. partner tecnologico della Fondazione Aidr – è in contatto non solo con le università, ma con gli istituti superiori per intercettare le eccellenze, contribuendo al percorso formativo dei ragazzi e supportando le start up. All’interno del programma dell’anno europeo delle competenze, promosso dalla Fondazione Aidr in collaborazione con Parlamento e Commissione Europea, stiamo accompagnando tantissimi studenti in un percorso immersivo nel Metaverso, offrendo la possibilità di effettuare un tour virtuale nella sede del Parlmanento europeo”.

Piazza Affari chiude settimana in calo su dati macro, affonda Mps

Piazza Affari chiude settimana in calo su dati macro, affonda MpsRoma, 9 giu. (askanews) – Chiusura di settimana negativa per Piazza Affari sotto pressione per i dati macro con la produzione industriale di aprile scesa del 7,2% su base annua. L’Ftse Mib nel finale ha ceduto lo 0,41%, a 27.162 punti. In calo lo spread Btp-Bund che si porta a 173 punti base.

In calo anche le altre piazze europee: Francoforte cede lo 0,25%, mentre Parigi perde lo 0,12%. Giù anche Londra, con il footsie indietro dello 0,50%. Sul listino, pioggi di vendite per il titolo Mps che ha ceduto il 10,8% dopo che anche Bper ha smentito il suo interesse per la banca senese. In calo anche Bper che ha ceduto l’1,96% e Saipem, in calo dell’1,98%.

Sul fronte opposto, bene Erg che ha guadagnato l’1,83% e Leonardo in rialzo dell’1,28% sulla scia di nuovi contratti firmati.

Schlein riannoda i fili in segreteria: ok a un Pd plurale ma no cacofonia

Schlein riannoda i fili in segreteria: ok a un Pd plurale ma no cacofoniaRoma, 9 giu. (askanews) – Riannodare i fili del partito, dando spazio alla “pluralità” delle posizioni purché non divengano “cacofoniche”. Questa la linea emersa alla segreteria del Pd, questa mattina, convocata da Elly Schlein in vista della direzione di lunedì. Durante la riunione la segretaria ha lanciato la proposta di una “mobilitazione” che dovrà “coinvolgere i territori”, i cui dettagli verranno definiti in direzione, e che si focalizzerà sui “grandi temi sociali: dal lavoro alla scuola, dall’ambiente alla Sanità, al Pnrr”.

Fonti del Nazareno hanno descritto il clima in segreteria come “non solo unitario ma anche unito e propositivo” perché l’obiettivo è quello di “rilanciare l’azione politica” dei Dem concentrandosi sulle cose da fare e costruendo così l’alternativa al governo di destra di Giorgia Meloni. Una riunione “intensa”, durata circa quattro ore e mezza, dove sono stati squadernati tutti i punti all’ordine del giorno dell’agenda politica e seppur “consapevoli delle difficoltà” e “con qualche sottolineatura”, assicura un partecipante all’incontro, “nessun dissenso” e anzi “sintonia e voglia di fare”.

Già alla lettura dei giornali, in un’intervista, l’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando osservava che “le primarie hanno assegnato alla segretaria un compito difficile che non si esaurisce in tre mesi” e che “ricostruire un partito su basi nuove è un lavoro che richiede una fatica particolare e pretendere che le contraddizioni accumulate nel Pd in 15 anni si risolvano in tre mesi è assurdo. Se fallisse questa aspettativa di cambiamento, sarebbe un problema anche per chi non ha appoggiato Schlein”. Due giorni fa, la minoranza, in una riunione con Stefano Bonaccini, aveva preso atto della necessità di astenersi dal far prevalere i malumori, con Bonaccini esplicito che dichiarava alle Tv: “lo sport preferito del Pd di criticare il nuovo arrivato andrebbe messo da parte”, aggiungendo però: “certamente è bene evitare una deriva minoritaria che ci metterebbe in un angolo”.

Tra le spine in casa Dem nelle ultime settimane, agli occhi dei riformisti, l’atteggiamento verso la minoranza, additata come responsabile del sì a Bruxelles sull’uso delle risorse del Pnrr per l’approvvigionamento di munizioni per l’Ucraina o la recente sostituzione come vicecapogruppo a Montecitorio di Piero De Luca con il leader di Demos Paolo Ciani, pacifista convinto, non iscritto al partito ma eletto nella lista Pd-Idp. Tema quest’ultimo su cui è tornato oggi Orlando: “se qualcuno ha pensato che nominando Ciani vicecapogruppo, lui si sarebbe trasformato in Stoltenberg, sbagliava” e poiché il Pd è “un partito dove ci sono posizioni diverse e una tradizione pacifista”, “fatto salvo che la linea deve essere chiara, queste posizioni non possono essere gestite con scomuniche”.

Libri, esce “Come si fa una campagna elettorale” di Pino Pisicchio

Libri, esce “Come si fa una campagna elettorale” di Pino PisicchioRoma, 9 giu. (askanews) – L’ultimo libro di Pino Pisicchio, professore ordinario di Diritto Pubblico Comparato alla Unint di Roma e parlamentare italiano ed europeo per sette legislature, è un pamphlet svelto e accattivante dal titolo: “Come si fa una campagna elettorale” (‘dall’Agorà alla Terza Repubblica passando per Crispi a cavallo’, Nuova Palomar, 2023).

L’origine di quest’ultima fatica editoriale la racconta l’autore: “Ho trovato in una libreria antiquaria un libriccino di Francesco Crispi che racconta di una campagna elettorale in Basilicata nell’anno di grazia 1870. Si tratta di una testimonianza straordinaria di professionalità politica da parte di un monumento dell’Italia appena ricomposta sotto uno stesso Stato: Crispi, infatti era un garibaldino, capo della Sinistra Storica, statista e più volte parlamentare del Regno. Scrisse questo libretto al fine di rendere conto ai suoi elettori di quel che faceva in Parlamento per adempiere ai doveri di rappresentanza: un gesto di grande rispetto nei confronti dei suoi elettori, purtroppo ormai caduto in desuetudine”. Crispi, infatti, attraversò a cavallo (e non doveva essere molto agevole per le strade dell’epoca) i quattordici comuni del collegio di Tricarico, incontrando il suo popolo, che non era rappresentato dai 47.000 abitanti delle comunità comprese nel collegio, ma solo da qualche centinaio di elettori, poiché all’epoca votava solo il 2% della popolazione adulta: i maschi, ricchi e alfabetizzati. Crispi, per ogni comune che andava a visitare, annotava statistiche, bisogni, produttività, tasse pagate, insomma, tutti i dati salienti che ogni politico dovrebbe conoscere del popolo dei rappresentati.

“In origine – dice ancora Pisicchio – avevo previsto qualche pagina d’introduzione e d’inquadramento storico. Poi, scavando nella ricerca, ho allargato l’orizzonte temporale, raccontando come funzionava la propaganda elettorale degli antichi, dai Greci ai Romani (praticamente gli inventori della propaganda moderna), fino ai giorni nostri”. E così si è scoperto che negli anni a noi più vicini si è sempre più rarefatto, fino alla sua completa estinzione, il rapporto della politica con i cittadini. Con gli esiti di abbandono delle urne che sono sotto gli occhi di tutti. Il quale fatto pone dei seri problemi al concetto di rappresentanza (chi rappresenta chi?) e a quello di sovranità popolare (il sovrano, in questo caso, diventa il compilatore delle liste). Un libriccino di poco più di cento pagine, rigoroso nella ricerca storica ma scritto con piglio ironico “perché quando le cose volgono al peggio – aggiunge l’autore – l’ironia ha una funzione antidepressiva”, che reca tra le sue “chicche” anche qualche slogan elettorale staccato dai muri di Pompei. Per esempio questo, dedicato proprio alla parete su cui venivano scritti i manifesti elettorali: “Mi meraviglio, o parete, che tu non sia ancora crollata sotto il peso delle sciocchezze di tanti scribacchini”.

Pnrr, Canelli (Anci): Comuni vanno veloce, governo ci dia fiducia

Pnrr, Canelli (Anci): Comuni vanno veloce, governo ci dia fiduciaRoma, 9 giu. (askanews) – “Sul Pnrr i Comuni stanno facendo la loro parte sulla base del Piano che è stato presentato e sul quale ci è stato chiesto di metterci a lavorare velocemente. Sono in corso bandi e aggiudicazioni e alcuni lavori sono già partiti. Cambiare in corsa gli investimenti sul comparto sarebbe un grave errore. I Comuni sono i più veloci a fare i progetti e a realizzarli. Chiediamo al Governo di darci e rinnovarci fiducia e di lasciarci lavorare”. E’ quanto dichiara Alessandro Canelli, delegato Anci alla finanza locale e sindaco di Novara, a margine di un intervento a RaiNews24 economia.

“Secondo le nostre elaborazioni – precisa Canelli – ai Comuni sono già stati assegnati 35,5 miliardi di euro, l’89% della dotazione finanziaria prevista dal Piano di ripresa e resilienza. Quello che serve, come ricordato anche dal presidente Decaro, sono più anticipazioni e tempi certi per i pagamenti”. “Tra marzo e aprile scorso – ricorda il sindaco di Novara – le gare bandite con i Comuni committenti sono aumentate del 18% passando da 35.033 gare bandite a 41.280”.

Ricordando che “secondo le stime Anac al momento sono state già bandite dai Comuni gare per un valore di 17 miliardi di euro”, Canelli rimarca che “il problema dei ritardi e degli sprechi inaccettabili non riguarda il comparto dei Comuni che invece stanno dimostrando di essere più veloci e che il metodo più rapido per spendere e farlo bene è quello di progettare anche medi investimenti che coprono l’intero territorio nazionale Il 30% delle risorse assegnate ai Comuni riguarda progetti del valore fino a 1 milione di euro. Questo però non è un male, anzi un bene perché la media dei tempi di realizzazione, tra affidamento ed esecuzione delle opere tra 200 e 500 mila euro equivale a poco più di un anno e mezzo, esattamente la metà del tempo che si impiega per le opere tra 2 e 5 milioni di euro”. “I Comuni – conclude Canelli – sono primi nelle assegnazioni, primi nei bandi e nell’aggiudicazione degli stessi con una dinamica positiva di ricaduta immediata sui territori. Legittimo rivedere il Piano, nelle more delle regole europee, ma chiediamo di non farlo senza considerare gli effetti che potrebbe avere su tante comunità e sui servizi offerti ai cittadini. Assicuriamo che i Comuni come sempre sanno spendere e spendere bene”.

Berlusconi, San Raffaele: nessuna criticità,controlli anticipati

Berlusconi, San Raffaele: nessuna criticità,controlli anticipatiMilano, 9 giu. (askanews) – Il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, “è attualmente ricoverato all’ospedale San Raffaele per l’esecuzione di accertamenti programmati in relazione alla nota patologia ematologica”. E quanto scrive l’ospedale milanese in una nota firmata dai professori Alberto Zangrillo e Fabio Ciceri.

“L’anticipazione, ad oggi, di tali controlli risponde a criteri clinici di normale pratica in medicina e non è correlata ad alcuna criticità né allarme” hanno aggiunto i medici.

Schlein riannoda fili in segreteria,Pd plurale ok ma cocofonia no

Schlein riannoda fili in segreteria,Pd plurale ok ma cocofonia noRoma, 9 giu. (askanews) – Riannodare i fili del partito, dando spazio alla “pluralità” delle posizioni purché non divengano “cacofoniche”. Questa la linea emersa alla segreteria del Pd, questa mattina, convocata da Elly Schlein in vista della direzione di lunedì. Durante la riunione la segretaria ha lanciato la proposta di una “mobilitazione” che dovrà “coinvolgere i territori”, i cui dettagli verranno definiti in direzione, e che si focalizzerà sui “grandi temi sociali: dal lavoro alla scuola, dall’ambiente alla Sanità, al Pnrr”.

Fonti del Nazareno hanno descritto il clima in segreteria come “non solo unitario ma anche unito e propositivo” perché l’obiettivo è quello di “rilanciare l’azione politica” dei Dem concentrandosi sulle cose da fare e costruendo così l’alternativa al governo di destra di Giorgia Meloni. Una riunione “intensa”, durata circa quattro ore e mezza, dove sono stati squadernati tutti i punti all’ordine del giorno dell’agenda politica e seppur “consapevoli delle difficoltà” e “con qualche sottolineatura”, assicura un partecipante all’incontro, “nessun dissenso” e anzi “sintonia e voglia di fare”.

Già alla lettura dei giornali, in un’intervista, l’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando osservava che “le primarie hanno assegnato alla segretaria un compito difficile che non si esaurisce in tre mesi” e che “ricostruire un partito su basi nuove è un lavoro che richiede una fatica particolare e pretendere che le contraddizioni accumulate nel Pd in 15 anni si risolvano in tre mesi è assurdo. Se fallisse questa aspettativa di cambiamento, sarebbe un problema anche per chi non ha appoggiato Schlein”. Due giorni fa, la minoranza, in una riunione con Stefano Bonaccini, aveva preso atto della necessità di astenersi dal far prevalere i malumori, con Bonaccini esplicito che dichiarava alle Tv: “lo sport preferito del Pd di criticare il nuovo arrivato andrebbe messo da parte”, aggiungendo però: “certamente è bene evitare una deriva minoritaria che ci metterebbe in un angolo”.

Tra le spine in casa Dem nelle ultime settimane, agli occhi dei riformisti, l’atteggiamento verso la minoranza, additata come responsabile del sì a Bruxelles sull’uso delle risorse del Pnrr per l’approvvigionamento di munizioni per l’Ucraina o la recente sostituzione come vicecapogruppo a Montecitorio di Piero De Luca con il leader di Demos Paolo Ciani, pacifista convinto, non iscritto al partito ma eletto nella lista Pd-Idp. Tema quest’ultimo su cui è tornato oggi Orlando: “se qualcuno ha pensato che nominando Ciani vicecapogruppo, lui si sarebbe trasformato in Stoltenberg, sbagliava” e poiché il Pd è “un partito dove ci sono posizioni diverse e una tradizione pacifista”, “fatto salvo che la linea deve essere chiara, queste posizioni non possono essere gestite con scomuniche”.