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Unni-Xiongnu, il primo impero nomade della storia era multietnico

Unni-Xiongnu, il primo impero nomade della storia era multietnicoRoma, 22 apr. (askanews) – Li ricordiamo come i più distruttivi tra i “barbari” che misero fine all’Impero romano. Ma gli Unni, quelli di Attila, hanno probabilmente rappresentato nell’Eurasia antica una grande potenza, il primo “impero nomade”, in grado di spostarsi tra la Cina, dove – ammesso che, come pensano molti storici, siano lo stesso popolo – erano conosciuti col nome di Xiongnu, e l’Occidente. Ma chi erano questi fieri e crudeli cavalieri? Un nuovo studio genetico, pubblicato su Science Advances, ha confermato un fatto che mette nuova luce sulla loro storia: dal punto di vista del Dna si trattava di un popolo molto più articolato di quanto un tempo si pensasse. Inoltre, sempre sulla base di questo studio, si è capito che i Xiongnu assegnavano un ruolo di primo piano alle donne.

L’Impero unno per quasi tre secoli, dal 200 a.C., ha controllato la steppa eurasiatica orientale, dove si trova l’odierna Mongolia, la Cina settentrionale, la Siberia meridionale e l’Asia centrale. Molti storici inoltre suggeriscono anche che il ramo settentrionale degli Xiongnu siano Unni europei. Al suo apice, il primo impero nomade era una forza centrale nelle economie politiche dell’Asia centrale, interna e orientale, creando vaste reti commerciali per importare merci straniere, come il vetro romano, i tessuti persiani, l’argento greco e la seta cinese.

Quello che mancava loro era un sistema di scrittura e gran parte di ciò che si sa dei Xiongnu è stato scritto e tramandato dai suoi principali rivali politici, i cinesi della dinastia Han che governava l’Impero cinese. Gli storici Han indicarono sprezzantamente l’Impero Xiongnu come una semplice élite nomade, senza approfondire troppo i dettagli della loro organizzazione sociale e della loro cultura.

Gli studi hanno avevano già in passato rilevato nei campioni di Dna antico un alto livello di diversificazione genetica, il che fa pensare che l’Impero Xiongnu fosse un’”entità multietnica, multiculturale e multilingue”. Qualcosa di estremamente moderno. Quel che non si sapeva finora era se la diversità al suo interno si organizzasse attorno a cluster culturali omogenei o se vi fosse un livello di mescolanza tale per cui all’interno di una stessa comuniutà vivessero persone di origini diverse.

Gli studiosi hanno condotto un’intensa indagine archeogenetica su tutto il genoma di due cimiteri Xiongnu – un cimitero di alto livello e uno di basso livello – in Mongolia, e hanno generato dati per 19 individui. Da ciò hanno dedotto che sia l’impero nel suo insieme sia le comunità locali che lo componevano presentavano alti livelli di diversità genetica, con gli individui di status più basso maggiormente diversificati, il che fa pensare che provenissero da parti lontane dell’impero. “Ciò suggerisce ulteriormente l’esistenza di un’aristocrazia nell’Impero Xiongnu, che lo status e il potere d’élite fossero concentrati all’interno di sottogruppi specifici della popolazione più ampia”, afferma lo studio. Inoltre, continua, “l’elevata diversità genetica riscontrata tra gli Xiongnu durante tutti i periodi impedisce qualsiasi tentativo significativo di definire un profilo genetico ‘rappresentativo’ di Xiongnu”.

Inoltre, Bryan Miller, coautore dello studio e assistente professore presso l’Università del Michigan, ha affermato al South China Morning Post che lo studio ha rilevato come le donne svolgessero un ruolo importante nell’Impero Xiongnu. “Le nostre indagini di archeogenetica – ha sostenuto – hanno dimostrato che in luoghi come la frontiera occidentale, le donne svolgevano un ruolo significativo nelle interazioni a lunga distanza e nelle alleanze di parentela, ed erano agenti attivi dell’impero assumendo ruoli politici-chiave all’interno di comunità lontane”.

Nel cimitero dell’élite aristocratica, gli autori hanno trovato tombe contenenti i resti di donne adulte sepolte in bare di assi di legno decorate con cavalli, pecore, dischi d’oro e oggetti a mezzaluna che rappresentano il sole e la luna, e pezzi di carri cinesi in bronzo.

“I nostri risultati confermano la lunga tradizione nomade delle principesse d’élite che svolgono ruoli critici nella vita politica ed economica degli imperi, specialmente nelle regioni periferiche – una tradizione iniziata con gli Xiongnu e continuata più di mille anni dopo sotto l’impero mongolo “, ha detto il coautore dello studio Jamsranjav Bayarsaikhan. Del Max Planck Institute tedesco. “Mentre la storia – ha continuato – a volte ha liquidato gli imperi nomadi come fragili e brevi, le loro forti tradizioni non sono mai state infrante”.

Osservatorio Nazionale per la Tutela del Mare: NatPower nuovo partner

Osservatorio Nazionale per la Tutela del Mare: NatPower nuovo partnerMilano, 22 apr. (askanews) – NatPower, società indipendente attiva nello sviluppo di infrastrutture energetiche sostenibili in tutto il mondo, entra nel Partnership Program dell’Osservatorio Nazionale per la Tutela del Mare. L’annuncio arriva in occasione della Giornata della Terra, istituita nel 1970 dalle Nazioni Unite.

NatPower, infatti, nell’ottica di perseguire obiettivi di sostenibilità ambientale, ha deciso di supportare le attività di ONTM e contribuire attivamente alla realizzazione di progetti che prevedano la valorizzazione dell’ecosistema ambientale e, in particolare, marino, attraverso azioni concrete in campo Green Defence, Blue Economy e, più genericamente, innovativo, tali da garantire la tutela della biodiversità e uno sviluppo sostenibile della società. “Siamo felici che una realtà quale è NatPower, attiva in tutto il mondo esportando l’eccellenza italiana, abbia deciso di abbracciare il nostro progetto, apportando competenza ed esperienza nella promozione di dinamiche virtuose in ambito ambientale, con la progettazione e realizzazione – tra i tanti – di impianti di produzione da energie rinnovabili rispettosi dell’ecosistema in cui insistono. Siamo pronti a collaborare insieme per lanciare iniziative che siano in grado di coinvolgere anche le nuove generazioni, utilizzando il linguaggio dell’innovazione e della tecnologia per avvicinarli alle tematiche ambientali che oggi ci obbligano a nuove riflessioni e consapevolezze”, commenta Roberto Minerdo, Presidente ONTM.

Grande soddisfazione viene espressa dal CEO di NatPower Fabrizio Zag che sottolinea: “Siamo lieti di sostenere ONTM in occasione dell’Earth Day, il più famoso evento mondiale sulla tutela dell’ambiente e della terra, siamo infatti convinti che preservare la biodiversità sia essenziale per il futuro e l’abbondanza delle risorse naturali. Ogni azione concreta ha un impatto positivo e può fare la differenza in tema di sostenibilità”. “Ciò che ha avvicinato ONTM a NatPower è la chiara e concreta attenzione di questa società agli obiettivi di sostenibilità ambientale che ha voluto prefissarsi nell’ambito delle proprie attività – aggiunge Federico Ottavio Pescetto,Segretario Generale e Vicepresidente Esecutivo ONTM -. Al riguardo, nell’Osservatorio non ci stancheremo mai di sottolineare come debba essere ritenuta condizione necessaria per ogni attività di tutela dell’ambiente la capacità di portare a sintesi quest’ultima con le necessità produttive e di sviluppo economico: ebbene, NatPower rappresenta al meglio questa consapevolezza, perseguendo i propri obiettivi aziendali in maniera sostenibile, con una vision di lungo periodo, a tutela delle generazioni future”.

Il Tutto, il tempo, il mistero: “Everything” dei Nohlab a Milano

Il Tutto, il tempo, il mistero: “Everything” dei Nohlab a MilanoMilano, 22 apr. (askanews) – Un’installazione video che prova a indagare il Tutto, guidando il pubblico in una nuova dimensione della percezione, per offrire una visione diversa sull’universo, il tempo, la nostra stessa esistenza. Si tratta di “Everything”, opera dello studio turco Nohlab, ospitata a Milano da MEET Digital Culture Center con il Museo Nazionale di Arte Digitale e in collaborazione con Filmmaster Events. Nei 12:30 minuti del viaggio visivo gli artisti cercano di ritrarre “il tutto come appare”, aprendo lo spazio a “nuove possibili interazioni”.

“In Everything, come in tutti i progetti di Nohlab – ha detto ad askanews Candas Sisman, che insieme a Deniz Kader compone lo studio – noi creiamo esperienze immersive e la tecnologia ci permette di manipolare le percezioni dei sensi umani, per creare un nuovo ambiente per i corpi”. Luci, immagini, suoni, movimenti, geografie spaziali e biologiche, immaginario fantascientifico e scientifico si intrecciano in maniera affascinante, e la sensazione è quella di essere realmente trasportati altrove. “Abbiamo cercato di mettere il pubblico davanti a delle domande – ha aggiunto Sisman – davanti a dei problemi. Noi non diamo risposte, ma qualche idea e qualche suggestione sul futuro: una delle più importanti è che non dovremmo avere paure dell’ignoto e dell’oscuro, perché ci sono molte possibilità e ogni scelta definitiva finisce per escludere tutte le altre, che invece sono opportunità senza limiti”.

Il messaggio che passa è che ci sono moltissime cose che non riusciamo a percepire né a prendere in considerazione, ma proprio accettare quanta conoscenza ci sfugge può portare a una apertura al mondo in trasformazione, così come a una visione libera nei confronti delle tecnologie e delle macchine che abbiamo creato. Oltre che a una riflessione in aggiornamento sulle possibilità dell’arte digitale.

Area Sud Basilicata patrimonio Unesco: chiesto sostegno a Lombardia

Area Sud Basilicata patrimonio Unesco: chiesto sostegno a LombardiaMilano, 22 apr. (askanews) – “La Regione Basilicata sosterrà, con convinzione, la proposta del Gal ‘La Cittadella del Sapere’ di candidare l’Area Sud della Basilicata a Patrimonio dell’Unesco”. ha affermato il Presidente della Regione Basilicata Vito Bardi. “Si tratta – ha aggiunto – di un’area vasta che include il Parco nazionale del Pollino, il Parco nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri-Lagonegrese e Maratea. Territori incontaminati, i quali, per la loro immensa valenza paesaggistica, meritano di essere annoverati tra i siti riconosciuti Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Mi auguro che l’iniziativa del Gal riesca a catalizzare l’attenzione degli Enti locali e del mondo associativo, in modo da rafforzare una proposta importante per l’intera Basilicata”.

La dichiarazione di Bardi arriva in seguito all’invito rivoltogli, nei giorni scorsi, dal Gal, “La Cittadella del Sapere”, il cui Presidente è Franco Muscolino e il cui Direttore Generale è Nicola Timpone, nonchè dal giornalista Biagio Maimone, originario di Maratea e creatore del sito www.progettodivitasud.it, fondato per il riscatto socio-economico del Mezzogiorno, promotori della richiesta, che, nei prossimi giorni, sarà fatta pervenire all’Ufficio Patrimonio Mondiale Unesco, nonché al Presidente Audrey Azoulay, di avviare l’iter per l’iscrizione dell’Area Sud della Basilicata nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Il giornalista Biagio Maimone ha chiesto sostegno anche al Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana: “Le chiedo di voler sostenere, con un Suo messaggio, la proposta che lo scrivente ed il Gal, ‘La Cittadella del Sapere’ intendono formulare all’Ufficio Patrimonio Mondiale Unesco, affinché venga avviato l’iter per ottenere l’inserimento dell’Area Sud della Basilicata nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco”, scrive Maimoni che aggiunge: “Riteniamo la Lombardia un territorio all’avanguardia nel tessuto socio-economico e politico della nazione italiana” e “desideriamo creare tra il Nord Italia e il Sud Italia un legame solidale e culturale, sia sotto il profilo socio-economico, sia sotto il profilo della cultura sostenibile, che rappresenta attualmente il tema fondante il benessere dei cittadini. E’ nostro intento avviare un processo di cooperazione tra le Regioni italiane, le cui culture e le cui tradizioni sono diverse. Oggi, più di ieri, la cooperazione costituisce il fattore propulsivo di benessere per l’intero territorio italiano, se sorretta da buone prassi. Siamo convinti che lo sviluppo dei territori meridionali può determinare anche un miglioramento dell’intera economia nazionale”.

“La nostra Regione, che è la Basilicata, intende tessere relazioni costruttive con la Regione Lombardia al fine di realizzare una serie di interazioni finalizzate al benessere reciproco”, evidenzia ancora il giornalista rivolto al governatore lombardo. “La Lombardia e la Basilicata possono, anche insieme ad altre Regioni italiane, diventare artefici di un cambiamento culturale che pone al centro la pari dignità dei territori italiani, il cui ruolo è paritario per quanto attiene lo sviluppo della nazione italiana, seppure da una prospettiva diversa per questioni di natura geografica”. In questo contesto, prosegue Maimone, “la Basilicata potrà essere non solo l’esempio eccellente, ma anche il motore trainante dell’economia del nostro intero Paese, proprio in quanto modello di un’ economia virtuosa e sostenibile e, pertanto, premurosa verso la natura e, nel contempo, verso l’essere umano, che in essa vive traendone benefici salutari e vitali. E’ ben evidente come la Basilicata possa costituire un modello encomiabile di green economy, anche relativamente agli obiettivi del PNRR, che si prefigge lo sviluppo socio-economico del Sud Italia alla luce di un modello economico che salvaguardi l’ecosistema, ponendo al centro la difesa della natura e della salute dell’essere umano, nonchè la sua centralità nell’ambito delle politiche finalizzate allo sviluppo dei territori. La civiltà del popolo lucano può essere un modello di vita, che dimostra cosa debba intendersi per vero progresso umano”.

Best Energy Conference 2023: la prima edizione a Milano

Best Energy Conference 2023: la prima edizione a MilanoMilano, 22 apr. (askanews) – A Milano, il 10 maggio 2023, nel Palazzo Biandrà, sede della Banca Mediolanum, in via S.Margherita, 1, dalle ore 17.30 alle ore 20.00, si terrà la prima edizione di BEC 2023, Best Energy Conference, dal titolo “L’economia circolare in Lombardia tra innovazione, rigenerazione e sviluppo sostenibile”. Si parlerà dello scenario presente e futuro dell’economia circolare in Lombardia, tra innovazione, rigenerazione e sviluppo sostenibile. Aziende, istituzioni ed enti del terzo settore saranno insieme per un pomeriggio di confronto, condivisione di buone pratiche e networking.

IL BEC 2023, brand gestito dall’ Associazione A.I.R.S.E., è il convegno specialistico delle green economy. Si rivolge agli operatori del risparmio energetico, del riuso, del riciclo e al mondo della ricerca. Grazie alla fattiva collaborazione con la Banca Mediolanum, il BEC 2023 si qualifica come nodo di ricerca, innovazione, rigenerazione, formazione e produzione di nuovi progetti e attività da promuovere sul territorio in modo da trasformare “la comunità sostenibile lombarda” in luogo di conoscenza ed evoluzione. BEC 2023 è un progetto allargato di sostenibilità ed educazione ambientale che ha come obiettivo quello di facilitare le relazioni che si intrecciano su determinati territori, tra dinamiche delle istituzioni e dinamiche delle imprese, con lo scopo di determinare ruoli consoni nelle valutazioni scientifiche e nell’analisi strategica di chi decide nell’ambito della collettività.

La conferenza, moderata dal giornalista Roberto Salvini, che si aprirà con i saluti istituzionali di Marco Bestetti, Consigliere del Comune di Milano e di Annamaria Romeo, Presidente A.I.R.S.E, Consigliere A.I.C.C.R.E., vedrà la partecipazione di personaggi del mondo della finanza, del mondo accademico e della cultura che affronteranno specifiche tematiche riguardanti l’economia circolare quale veicolo di sviluppo, di ricerca e di innovazione, nonché la sostenibilità e la green economy, fattore di nuove opportunità economiche che pongono al centro la tutela dell’ambiente. Le tematiche affrontate saranno: “I princìpi dell’economia circolare”, relatore Laura Cantoni, AD Astarea ricerche di mercato;”Lo sviluppo dell’economia circolare tra innovazione e ricerca” , relatore Massimo Beccarello, professore associato Università Bicocca; “Materia Rinnovabile: una finestra internazionale sulla transizione circolare” relatore Emanuele Bompan, Direttore Materia Rinnovabile – Edizioni Ambiente; “La Green Economy fattore di sviluppo umano”, relatore Biagio Maimone, giornalista, docente di comunicazione socio-umanitaria; “Sostenibilità e investimenti ESG: cosa sono e perché sceglierli”, relatore Mirko Maisto, ESG Financial planner Banca Mediolanum. I casi studio saranno affrontati da Georges Papa, Ceo Tortona & Design Fashion e da Giorgio Cozzi, Presidente Isoinformazione.

Giappone schiera missili per eventuali lanci missili Nordcorea

Giappone schiera missili per eventuali lanci missili NordcoreaRoma, 22 apr. (askanews) – Il Giappone ha messo in stato di prontezza operativa le sue Forze di autodifesa in vista di un possibile lancio missilistico da parte della Corea del Nord. Secondo quanto riportano i media nipponici, il ministro delal Difesa Yasukazu Hamada ha ordinato di schierare unità missilistiche intercettrici a Okinawa e in altri luoghi.

La Corea del Nord ha annunciato nei giorni scorsi di aver completato il suo primo satellite da ricognizione militare e prevede di fare gli ultimi preparativi per il suo lancio. In risposta, Hamada ha emesso un ordine alle forze di autodifesa di prepararsi a distruggere missili balistici nel caso in cui alcuni di essi cadessero nel territorio del Giappone.

Nello specifico, le Forze di autodifesa aerea schiereranno unità di missili intercettori a terra “PAC3” nella Prefettura di Okinawa e la Forza di autodifesa marittima dislocherà una nave di classe “Aegis” dotata di radar ad alte prestazioni e missili intercettori. La Forza di autodifesa terrestre schiererà unità per ridurre al minimo i danni in caso di caduta di oggetti nella prefettura di Okinawa. La Corea del Nord non ha rivelato la data e la traiettoria di lancio, ma nel 2012 e nel 2016, quando ha lanciato missili balistici con il pretesto di “satelliti artificiali”, sono caduti vicino alle isole Sakishima nella prefettura di Okinawa. Questo il motivo per cui anche questa volta le forze di autodifesa schiereranno i sistemi “PAC3” nella principale delle isole Ryukyu.

Rinvenuto relitto nave giapponese in cui morirono 1.000 persone

Rinvenuto relitto nave giapponese in cui morirono 1.000 personeRoma, 22 apr. (askanews) – Il relitto della nave giapponese Montevideo-maru, sulla quale perirono circa 979 soldati e civili australiani nel peggior disastro marittimo della storia dell’Australia, è stato localizzato a una profondità di oltre 4.000 metri al largo della costa delle Filippine, 80 anni dopo essere stato affondato da un sottomarino americano durante la seconda guerra mondiale. Lo ha raccontato la SilentWorld Foundation, che ha coordinato la ricerca.

La posizione della nave da trasporto giapponese è rimasta un mistero da quando fu silurata il primo luglio 1942 dalla USS Sturgeon. All’insaputa del sottomarino, il Montevideo Maru trasportava prigionieri di guerra e civili che erano stati catturati durante la caduta di Rabaul pochi mesi prima. Circa 1.060 prigionieri, sia militari che civili, furono persi. La nave affondò con almeno 850 militari australiani e 210 civili provenienti da 14 paesi, che variavano da un ragazzo di 15 anni a uomini sulla sessantina. Quasi il doppio degli australiani morirono in questo incidente rispetto a quelli uccisi durante l’intera guerra del Vietnam. Significativamente di più furono persi rispetto all’affondamento dell’HMAS Sydney (645) nel 1941 e della nave ospedale Centaur (268) nel 1943.

Il relitto è stato scoperto durante una missione straordinaria organizzata dalla Silentworld Foundation di Sydney, dedicata all’archeologia e alla storia marittima, e Società olandese Fugro, specialisti in indagini in acque profonde, con il supporto del Dipartimento della Difesa. La ricerca è iniziata il 6 aprile nel Mar Cinese Meridionale, 110 km a nord-ovest di Luzon. Dopo soli 12 giorni (18 aprile), è stato registrato un avvistamento positivo utilizzando una tecnologia all’avanguardia, incluso un veicolo subacqueo autonomo (AUV) con sonar integrato.

Ci sono voluti diversi giorni per verificare il relitto utilizzando l’analisi di esperti del team del progetto, composto da archeologi marittimi, conservatori, specialisti delle operazioni e della ricerca ed ex ufficiali della marina. Quasi cinque anni di pianificazione sono stati necessari da parte di Silentworld e 20 anni di dedizione da parte della Montevideo-maru Society per riunire la squadra della spedizione, guidata dall’australiano uomo d’affari, filantropo di storia marittima ed esploratore John Mullen di Silentworld.

“La scoperta della Montevideo Maru chiude un terribile capitolo della storia militare e marittima australiana”, ha affermato Mullen. “Le famiglie hanno atteso per anni notizie dei loro cari scomparsi, prima di apprendere il tragico esito del naufragio. Alcuni non sono mai arrivati ad accettare del tutto che i loro cari fossero tra le vittime. Oggi, ritrovando la nave, speriamo di portare la chiusura alle tante famiglie devastate da questo terribile disastro”. Nessuna famiglia ha sofferto di più per la tragedia dei Turner. I loro tre inseparabili figli, Sidney, Dudley e Daryl, si sono arruolati insieme nel primo gruppo di commando, la Prima Compagnia Indipendente – e perirono insieme nell’attacco sottomarino.

L’australiano Andrea Williams era a bordo quando il relitto è stato scoperto. Sia suo nonno che il prozio sono morti nella tragedia. È socio fondatore del Rabaul e Montevideo-maru Society, costituita nel 2009 per rappresentare gli interessi dei discendenti. “Oggi è un giorno straordinariamente importante per tutti gli australiani legati a questo tragico disastro”, ha affermato la signora Williams.

Il capo dell’esercito australiano, il tenente generale Simon Stuart, ha affermato che il ritrovamento del relitto ha posto fine a 81 anni di incertezza per i cari dei perduti. “I soldati, i marinai e gli aviatori australiani che avevano combattuto per difendere Rabaul si erano arruolati da tutto il paese per servire, hanno incontrato un terribile destino in mare sulla Montevideo Maru”, ha detto il tenente generale Stuart.

“Oggi ricordiamo – ha continuato – il loro servizio e la perdita di tutti coloro che erano a bordo, comprese le 20 guardie e l’equipaggio giapponesi, i marinai norvegesi e le centinaia di civili provenienti da molte nazioni”.

Sicilia, al via la corsa a piedi più lunga d’Europa: 509 km

Sicilia, al via la corsa a piedi più lunga d’Europa: 509 kmRoma, 22 apr. (askanews) – Tutto pronto per la partenza della “Cursa di ciclopi”, la gara più lunga d’Europa con i suoi 509 chilometri, che partirà oggi da Cefalù, toccherà l’Etna per fare rientro nel comune normanno. Termine ultimo per completare il percorso è sabato 29 aprile, quindi una sola settimana per correre lungo i sentieri e le strade che toccano il territorio di 50 comuni e di 8 borghi più belli d’Italia, 4 parchi regionali, parte del Sentiero Italia, la dorsale dei Nebrodi e, appunto, il vulcano attivo più alto d’Europa.

La gara siciliana è “figlia” del Tor des Géants, storica corsa di 330 km che si corre ogni anno in Val d’Aosta, divenuta uno dei trail running di maggior prestigio internazionale, della cui consulenza si è avvalsa per le fasi organizzative. A contendersi la vittoria in quella che si preannuncia come una delle gare più impegnative del mondo (con una andatura media richiesta particolarmente elevata, un dislivello totale di 20.000 metri e la quota più alta a 2.800 metri sull’Etna) saranno 59 atleti e atlete di 17 nazioni, fra cui spiccano due vincitori del TOR ed altri atleti e atlete fra i più quotati in questa particolarissima disciplina.

Lungo il percorso, i partecipanti troveranno 8 “basi vita” e decine di punti di ristoro dove potranno riposarsi e ricevere assistenza, anche col supporto di decine di volontari e del Corpo europeo di solidarietà, coordinati dall’Associazione InformaGiovani. Fra i partenti spiccano il vincitore del Tor des Glaciers 2022 Sebastien Raichon, il vincitore della Transgrancanaria 360° nel 2021 Marco Gubert. Fra le donne, spiccano Sabrina Verjee (vincitrice del Tor 2022) e Marina Plavan che vanta la partecipazione a ben 5 edizioni della gara valdostana.

Il percorso siciliano è già stato testato da un gruppo di “pionieri” che negli scorsi mesi hanno verificato le basi vita e la percorribilità dei sentieri previsti. Una “edizione zero” che ha impegnato una decina di atleti di diverse regioni italiane, in più momenti fra l’estate e l’autunno 2022. Gli atleti e le atlete che partecipano a questa prima edizione ufficiale arrivano da Austria, Bulgaria, Canada, Cina, Filippine, Francia, Germania, Giappone, Guatemala, Italia, Romania, Singapore, Slovacchia, Spagna Svizzera, UK, USA. 21 gli italiani e le italiane coinvolti.

Pnrr: confronto Fitto, Emiliano e Decaro oggi a Gravina di Puglia

Pnrr: confronto Fitto, Emiliano e Decaro oggi a Gravina di PugliaRoma, 22 apr. (askanews) – Come impiegare al meglio i fondi del Pnrr ed europei destinati alla Puglia, evitando sprechi, inefficienze e ottimizzando l’allocazione delle risorse.

Si parlerà di questo, attraverso una serie di proposte concrete presentate alle istituzioni, al convegno organizzato da CONFSAL, prima Organizzazione italiana dei Sindacati Autonomi per numero di lavoratori iscritti, oggi, alla Fiera San Giorgio a Gravina in Puglia, nell’ambito della seconda tappa, (dopo quella di Lamezia Terme dello scorso dicembre) dell’iniziativa “Missione Mediterraneo”, nata all’interno del Dipartimento Sud di Confsal, per discutere delle potenzialità di sviluppo del nostro Mezzogiorno. All’evento parteciperanno il ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, il sindaco di Bari e presidente nazionale dell’Anci (Associazione nazionale dei Comuni Italiani) Antonio Decaro, l’eurodeputato Denis Nesci, membro della Commissione europea sullo sviluppo regionale, gli onorevoli Marco Lacarra (Commissione Giustizia) e Vito De Palma (Commissione Finanza), Riccardo Barile, Ceo di BXL Europe, in collegamento da Bruxelles, oltre al sindaco di Gravina di Puglia, Fedele Lagreca e Vincenzo Florio, Presidente VI Commissione Consiliare di Gravina in Puglia e ai vertici e rappresentanti di categoria di Confsal.

Corte suprema Usa toglie restrizioni pillola abortiva

Corte suprema Usa toglie restrizioni pillola abortivaMilano, 22 apr. (askanews) – La Corte Suprema statunitense ha preservato l’accesso delle donne alla pillola abortiva respingendo le restrizioni stabilite da un tribunale di grado inferiore.

I giudici hanno così accolto le richieste di emergenza dell’amministrazione Biden e dei Danco Laboratories di New York, produttori del farmaco mifepristone facendo appello contro una sentenza del tribunale di grado inferiore che annullerebbe l’approvazione del mifepristone da parte della Food and Drug Administration. Il farmaco è stato approvato per l’uso negli Stati Uniti dal 2000 e più di 5 milioni di persone lo hanno utilizzato. Il mifepristone è utilizzato in combinazione con un secondo farmaco, il misoprostolo, in più della metà di tutti gli aborti negli Stati Uniti.